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Santa Messa del giorno - 4

Ultimo Aggiornamento: 20/08/2012 05:54
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V SETTIMANA DI PASQUA - MERCOLEDÌ
MESSALE


Antifona d'Ingresso Sal 70,8.23
Della tua lode sia piena la mia bocca,
perché io possa cantare;
esulteranno, a te cantando, le mie labbra, alleluia.



Repleátur os meum laude tua,

ut possim cantáre; gaudébunt lábia mea,

dum cantávero tibi, allelúia.


Colletta
O Dio, che salvi i peccatori e li rinnovi nella tua amicizia, volgi verso di te i nostri cuori: tu che ci hai liberato dalle tenebre con il dono della fede, non permettere che ci separiamo da te, luce di verità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio ...


Deus, innocéntiæ restitútor et amátor, dírige ad te tuórum corda famulórum, ut, quos de incredulitátis ténebris liberásti, numquam a tuæ veritátis luce discédant. Per Dóminum.


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura At 15, 1-6
Fu stabilito che salissero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione.

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, alcuni, venuti [ad Antiòchia] dalla Giudea, insegnavano ai fratelli: «Se non vi fate circoncidere secondo l’usanza di Mosè, non potete essere salvati».
Poiché Paolo e Bàrnaba dissentivano e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro salissero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione. Essi dunque, provveduti del necessario dalla Chiesa, attraversarono la Fenìcia e la Samarìa, raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande gioia in tutti i fratelli.
Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani, e riferirono quali grandi cose Dio aveva compiuto per mezzo loro. Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: «È necessario circonciderli e ordinare loro di osservare la legge di Mosè».
Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 121
Andremo con gioia alla casa del Signore.

Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!

Gerusalemme è costruita
come città unita e compatta.
È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore.

Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide.
Chiedete pace per Gerusalemme:
vivano sicuri quelli che ti amano.

Canto al Vangelo Gv 15,4-5
Alleluia, alleluia.
Rimanete in me ed io in voi, dice il Signore;
chi rimane in me porta molto frutto.

Vangelo Gv 15, 1-8
Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Sulle Offerte
O Dio, che in questi santi misteri compi l'opera della nostra redenzione, fa' che questa celebrazione pasquale sia per noi fonte di perenne letizia. Per Cristo nostro Signore.



Concéde, quæsumus, Dómine, semper nos per hæc mystéria paschália gratulári, ut contínua nostræ reparatiónis operátio perpétuæ nobis fiat causa lætítiæ. Per Christum.

Prefazio Pasquale V
Cristo sacerdote e vittima

E' veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
proclamare sempre la tua gloria, o Signore.
e sopratutto esaltarti in questo tempo
nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.

Offrendo il suo corpo sulla croce,
diede compimento ai sacrifici antichi,
e donandosi per la nostra redenzione
divenne altare, vittima e sacerdote.

Per questo mistero,
nella pienezza della gioia pasquale,
l'umanità esulta su tutta la terra,
e con l'assemblea degli angeli e dei santi
canta l'inno della tua gloria:

Santo, Santo, Santo ...



Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre:

Te quidem, Dómine,

omni témpore confitéri,

sed in hoc potíssimum gloriósius prædicáre,

cum Pascha nostrum immolátus est Christus.



Qui, oblatióne córporis sui,

antíqua sacrifícia in crucis veritáte perfécit,

et, seípsum tibi pro nostra salúte comméndans,

idem sacérdos, altáre et agnus exhíbuit.

Quaprópter, profúsis paschálibus gáudiis,

totus in orbe terrárum mundus exsúltat.



Sed et supérnæ virtútes atque angélicæ

potestátes hymnum glóriæ tuæ cóncinunt,

sine fine dicéntes:



Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


Comunione
Il Signore è risorto
e ha fatto splendere su di noi la sua luce;
ci ha redenti col suo sangue, alleluia.



Surréxit Dóminus et illúxit nobis,

quos redémit sánguine suo, allelúia.

Dopo la Comunione
Esaudisci, Signore, le nostre preghiere: la partecipazione al mistero della redenzione ci dia l'aiuto per la vita presente e ci ottenga la felicità eterna. Per Cristo nostro Signore.



Exáudi, Dómine, preces nostras, ut redemptiónis nostræ sacrosáncta commércia et vitæ nobis cónferant præséntis auxílium et gáudia sempitérna concílient. Per Christum.


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Vangelo di Giovanni 15,1-8

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: 1 «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. 2 Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3 Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. 4 Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. 5 Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6 Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7 Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. 8 In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Tralcio
È il legame tra il tralcio e la vite che permette al tralcio di portare il suo frutto. Gesù usa con decisione questa simbologia per rivelare l’importanza assoluta di mantenere più forte e saldo possibile il legame con lui. Perché Gesù insiste così tanto sul legame con lui? Perché la vita è fatta di legami e sussiste attraverso i legami. La vita fisica è intessuta di legami, legami chimici, legami di molecole o di cristalli, legami elettromagnetici. Il legame permette la trasmissione dell’energia e delle informazioni. I legami forti hanno un contenuto energetico maggiore e sono più difficili da rompere, i legami deboli hanno un contenuto energetico minore e sono più facili da rompere. Esistono legami di diverso tipo, grado e pregio, utilità e significato. Esistono legami psichici, relazionali, affettivi, lavorativi, di sangue, di appartenenza, culturali, ideologici, spirituali. Il legame permette la trasmissione di energia, i legami vitali trasmettono la vita, i legami mortali trasmettono la morte. Il legame più naturale è quello con la sopravvivenza, mentre quello più innaturale è quello con il dovere. Quello che si crea più velocemente è quello creato dall’imitazione, quello più lento da instaurare è quello con se stessi. Il legame più seducente è quello del potere, quello più velenoso è quello generato dall’invidia. Il più pericoloso è il legame creato dal possesso. Il legame più schiavizzante è quello generato dalla sete di dominio, quello più ignobile è il legame con la sottomissione, quello più sfibrante è il legame con il controllo. Il legame più insano è quello con la vendetta, il più stupido è il legame con il denaro, il più tossico è il legame con il passato, il più perverso è il legame con l’approvazione degli altri. Il legame che crea più dipendenza è quello con l’ambizione, il più deludente è quello con le aspettative degli altri. Il più mortale dei legami è il legame con la separazione, quello che attanaglia di più è quello con l’avidità. Il legame più satanico è il legame che Satana crea tra noi e la distrazione. Il legame più indistruttibile è quello che si crea nel perdono, quello più esaltante è il legame dell’amore che lascia liberi, il legame supremo è il legame dell’amore che rende indipendenti. Il legame più divino è il legame che si genera attraverso la lode e il ringraziamento a Dio, per la gloria di Dio.
Tutto nella vita è gestito da legami perché altrimenti non sarebbe possibile la trasmissione di energia e quindi la vita stessa. Dall’istante della creazione tutto è legato con fili invisibili all’atto creativo di Dio che dona a tutti vita, movimento, energia e significato. Perfino Satana e i suoi angeli, che da Dio si sono separati, sono a Lui ancora in qualche modo collegati altrimenti non potrebbero essere vivi, muoversi ed esprimere energia.
Il contenuto energetico del legame determina la qualità e la forza del legame e, nello stesso tempo, la qualità e la forza del legame determina il contenuto energetico del legame. In pratica lo scambio di molta energia crea un legame forte, ma anche un legame forte permette la trasmissione di molta energia. Un forte legame permette una possente trasmissione di energia. Una possente energia rende un legame fortissimo. Se il legame è debole, questo sta a significare che è a basso contenuto energetico.
Sta a noi scegliere il tipo di legame per determinare il tipo di energia che desideriamo cedere e ricevere. Con l’esempio del tralcio e della vite Gesù ci informa che il suo legame con noi è totale, fedele, indistruttibile in nome dell’amore che ci porta, perché siamo le sue creature, i suoi amatissimi figli, ma ci ispira anche a comprendere che, se noi cresciamo nella consapevolezza di quanto bello e vitale è essere costantemente e amorevolmente legati a lui, lui potrà trasmettere in noi tutta l’energia e la conoscenza necessari per vivere felici e in pace, sani, liberi, indipendenti. Dio è sempre legato a noi e ci trasmette tutti i suoi doni e ogni sua grazia in ogni istante, ma se non cresciamo nel desiderio di essere e vivere anche noi più legati a lui, allora lui non potrà trasmetterci energie e conoscenze per quel tipo di evoluzione che la nostra mente ora non riesce nemmeno a immaginare. Gesù insiste che rimaniamo fortissimamente legati a lui, perché nemmeno lui può trasmettere a noi la sua energia potente, se abbiamo un legame debole con lui. La vita come atto creativo di Dio è intessuta di legami, di innumerevoli e invisibili legami in tutte le sue dimensioni, e si mantiene in vita attraverso i legami, ma solo rimanendo uniti e legati a Gesù e al Paraclito Spirito possiamo ricevere da Dio Padre tutta l’energia della vita e dell’amore, per sempre.



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_________Aurora Ageno___________
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V SETTIMANA DI PASQUA - GIOVEDÌ
MESSALE


Antifona d'Ingresso Es 15,1-2
Cantiamo al Signore: è grande la sua gloria.
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza, alleluia.



Cantémus Dómino:

glorióse enim magnificátus est.

Fortitúdo mea et laus mea Dóminus,

et factus est mihi in salútem, allelúia.


Colletta
O Dio, che per la tua grazia, da peccatori ci fai giusti e da infelici ci rendi beati; custodisci in noi il tuo dono, perché giustificati mediante la fede, perseveriamo nel tuo servizio. Per il nostro Signore...



Deus, cuius grátia iusti ex ímpiis et beáti effícimur ex míseris, adésto opéribus tuis, adésto munéribus, ut quibus inest fídei iustificátio non desit perseverántiæ fortitúdo. Per Dóminum.


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura At 15, 7-21
Ritengo che non si debbano importunare quelli che dalle nazioni si convertono a Dio.

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, poiché era sorta una grande discussione, Pietro si alzò e disse loro: «Fratelli, voi sapete che, già da molto tempo, Dio in mezzo a voi ha scelto che per bocca mia le nazioni ascoltino la parola del Vangelo e vengano alla fede. E Dio, che conosce i cuori, ha dato testimonianza in loro favore, concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi; e non ha fatto alcuna discriminazione tra noi e loro, purificando i loro cuori con la fede. Ora dunque, perché tentate Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri né noi siamo stati in grado di portare? Noi invece crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati, così come loro».
Tutta l’assemblea tacque e stettero ad ascoltare Bàrnaba e Paolo che riferivano quali grandi segni e prodigi Dio aveva compiuto tra le nazioni per mezzo loro.
Quando essi ebbero finito di parlare, Giacomo prese la parola e disse: «Fratelli, ascoltatemi. Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto scegliere dalle genti un popolo per il suo nome. Con questo si accordano le parole dei profeti, come sta scritto: “Dopo queste cose ritornerò e riedificherò la tenda di Davide, che era caduta; ne riedificherò le rovine e la rialzerò, perché cerchino il Signore anche gli altri uomini e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio nome, dice il Signore, che fa queste cose, note da sempre”. Per questo io ritengo che non si debbano importunare quelli che dalle nazioni si convertono a Dio, ma solo che si ordini loro di astenersi dalla contaminazione con gli idoli, dalle unioni illegittime, dagli animali soffocati e dal sangue. Fin dai tempi antichi, infatti, Mosè ha chi lo predica in ogni città, poiché viene letto ogni sabato nelle sinagoghe».

Salmo Responsoriale Dal Salmo 95
Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
È stabile il mondo, non potrà vacillare!
Egli giudica i popoli con rettitudine.

Canto al Vangelo Gv 10,27
Alleluia, alleluia.
Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore,
e io le conosco ed esse mi seguono.
Alleluia.

Vangelo Gv 15, 9-11
Rimanete nel mio amore, affinché la vostra gioia sia piena.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».

Sulle Offerte
O Dio, che in questo misterioso scambio di doni ci fai partecipare alla comunione con te, unico e sommo bene, concedi che la luce della tua verità sia testimoniata dalla nostra vita. Per Cristo nostro Signore.



Deus, qui nos, per huius sacrifícii veneránda commércia, uníus summæque divinitátis partícipes effecísti, præsta, quæsumus, ut, sicut tuam cognóvimus veritátem, sic eam dignis móribus assequámur. Per Christum.

Prefazio Pasquale V
Cristo sacerdote e vittima

E' veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
proclamare sempre la tua gloria, o Signore.
e sopratutto esaltarti in questo tempo
nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.

Offrendo il suo corpo sulla croce,
diede compimento ai sacrifici antichi,
e donandosi per la nostra redenzione
divenne altare, vittima e sacerdote.

Per questo mistero,
nella pienezza della gioia pasquale,
l'umanità esulta su tutta la terra,
e con l'assemblea degli angeli e dei santi
canta l'inno della tua gloria:

Santo, Santo, Santo ...



Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre:

Te quidem, Dómine,

omni témpore confitéri,

sed in hoc potíssimum gloriósius prædicáre,

cum Pascha nostrum immolátus est Christus.



Qui, oblatióne córporis sui,

antíqua sacrifícia in crucis veritáte perfécit,

et, seípsum tibi pro nostra salúte comméndans,

idem sacérdos, altáre et agnus exhíbuit.

Quaprópter, profúsis paschálibus gáudiis,

totus in orbe terrárum mundus exsúltat.



Sed et supérnæ virtútes atque angélicæ

potestátes hymnum glóriæ tuæ cóncinunt,

sine fine dicéntes:



Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


Comunione
Per tutti Cristo è morto, perché quelli che vivono,
non per se stessi vivano, ma per lui,
che per essi è morto ed è risorto, alleluia.



Pro ómnibus mórtuus est Christus,

ut et qui vivunt iam non sibi vivant,

sed ei qui pro ipsis mórtuus est et resurréxit, allelúia.


Dopo la Comunione
Assisti il tuo popolo, Dio onnipotente, e poiché lo hai colmato della grazia di questi santi misteri, concedigli di passare dalla nativa fragilità umana alla vita nuova nel Cristo risorto. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.



Pópulo tuo, quæsumus, Dómine, adésto propítius, et, quem mystériis cæléstibus imbuísti, fac ad novitátem vitæ de vetustáte transíre. Per Christum.


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Vangelo di Giovanni 15,9-11
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: 9 «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10 Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11 Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».

Amare
Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. In questo versetto è presente 2 volte il verbo amare (greco: agapào) e una volta il sostantivo amore (greco: agàpe), che torna altre 2 volte nel versetto successivo.
Cosa significa amare e cosa significa amore?
Il verbo agàpao nella lingua greca prebiblica aveva un significato piuttosto debole e incerto, soprattutto di fronte alla presenza di filèo, “sono amico, voglio bene”, ed erào, “bramo, desidero”. Significava solamente: “accontentarsi di qualcosa”. Ma quando i Settanta, nella traduzione della bibbia ebraica in lingua greca, hanno adottato agapào per trasporre il verbo ebraico dell’amore ‘ahàv (corrispondente all’aramaico chàv, “accendersi, prendere fuoco”) – erào e filèo, infatti, non potevano in nessun modo esprimere in greco il significato di ‘ahav –, il verbo agapào ha completamente assimilato il significato di ‘ahàv, prendendo, da questo momento, vita, identità e caratteristiche proprie. Il verbo ‘ahav in sé è pregno di una moltitudine di significati. L’area semantica di amare/amore, nell’idioma dell’Antico Testamento, abbraccia tanto l’attrazione reciproca tra uomo e donna, quanto la comunione coniugale, sottolinea ed esprime i legami familiari del padre con il figlio preferito, o della madre con il figlio prediletto, il rapporto suocera-nuora (vedi in particolare il Libro di Ruth), l’amicizia tra uomini, il forte attaccamento del popolo al generale, l’amore per il prossimo, l’apertura-amore verso lo straniero, l’amicizia in genere. Indica il rapporto tra Dio e Israele, traduce l’amore forte che unisce e impiega tutte le forze, l’amore per il tempio, l’amore per il Nome di Dio, l’amore di Dio per la sua creatura. Il vocabolo ‘ahav mantiene nella bibbia un aspetto considerevolmente pragmatico, sta a indicare cioè il realizzarsi di azioni e compiti a motivo della persona amata, quindi, più che un termine, un’espressione che descrive un sentimento, una disposizione interiore che nasce da sensazioni e sentimenti, è l’espressione di un modo di essere, di un modo di conoscere e di riconoscere, è espressione di un modo di agire. In Gesù, poi, questo termine si carica ulteriormente di nuove prospettive e significati. Gesù usa amare/amore sia per esprimere la potenza inconoscibile del legame tra lui, il Padre e lo Spirito, e tra lui e noi, sia per esprimere la potenza di un legame tra persone, legame dall’altissimo contenuto energetico che assicura la gioia, la pienezza del benessere, la felicità sovrabbondante. Gesù rivela che l’amore vero non è come noi lo conosciamo, lo pensiamo, come riusciamo a viverlo, l’amore vero è come lui è amato dal Padre e come lui ama noi. Il come di Gesù – come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi – non indica consequenzialità riflessa, una derivazione deduttiva, ma la modalità, l’unica perfetta modalità dell’amore e dell’amare. Questo rivela nelle parole Rimanete nel mio amore. L’amore è amore quando rimane nell’amore di Gesù, il Signore Dio, altrimenti, pur continuando a chiamarlo amore, non è più la stessa energia divina, portatrice di gioia. L’amore che rimane nell’amore di Gesù è l’amore che porta gioia e felicità altrimenti è amore di un’altra provenienza ed energia. L’amore che rimane nell’amore di Gesù, il Signore Dio, non si distrae, non giudica, non accusa, non condanna, non entra in conflitto, non pretende, non forza, non possiede, non attacca, non si attacca. L’amore che rimane nell’amore di Gesù, il Signore Dio, non conosce invidia, avidità, sete di possesso e dominio, non conosce la sete di successo e di prestigio, non persegue il proprio interesse e vantaggio, non conosce cosa sia la vendetta. L’amore che rimane nell’amore di Gesù, il Signore Dio, come potrebbe mai diventare l’amore che per ardore di desiderio diventa sete di vendetta, conflitto, ira, rancore, invidia? L’amore che rimane nell’amore di Gesù, il Signore Dio, lo si può riconoscere semplicemente, perfettamente e sempre, perché è un amore e insieme un amare che dona gioia e felicità, sempre e comunque. L’amore che non dona gioia e felicità non è amore, è un’altra cosa, un altro tipo di energia, di altra provenienza e significato, anche se l’umanità continua a chiamarlo amore.



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V SETTIMANA DI PASQUA - VENERDÌ
MESSALE


Antifona d'Ingresso Ap 5,12
L'Agnello immolato
e degno di ricevere potenza e ricchezza
e sapienza e forza e onore, alleluia.


Dignus est Agnus, qui occísus est,

accípere virtútem et divinitátem et sapiéntiam

et fortitúdinem et honórem, allelúia..


Colletta
Donaci, o Padre, di uniformare la nostra vita al mistero pasquale che celebriamo nella gioia, perché la potenza del Signore risorto ci protegga e ci salvi. Per il nostro Signore...

Tríbue nobis, quæsumus, Dómine, mystériis paschálibus conveniénter aptári, ut quæ lætánter exséquimur perpétua virtúte nos tueántur et salvent. Per Dóminum...

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura At 15, 22-31
E’ parso bene, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie.

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, uomini di grande autorità tra i fratelli.
E inviarono tramite loro questo scritto: «Gli apostoli e gli anziani, vostri fratelli, ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilìcia, che provengono dai pagani, salute! Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi. Ci è parso bene perciò, tutti d’accordo, di scegliere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo, uomini che hanno rischiato la loro vita per il nome del nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo dunque mandato Giuda e Sila, che vi riferiranno anch’essi, a voce, queste stesse cose. È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenersi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. Farete cosa buona a stare lontani da queste cose. State bene!».
Quelli allora si congedarono e scesero ad Antiòchia; riunita l’assemblea, consegnarono la lettera. Quando l’ebbero letta, si rallegrarono per l’incoraggiamento che infondeva.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 56
Ti loderò fra i popoli, Signore.

Saldo è il mio cuore, o Dio,
saldo è il mio cuore.
Voglio cantare, voglio inneggiare:
svégliati, mio cuore,
svegliatevi, arpa e cetra,
voglio svegliare l’aurora.

Ti loderò fra i popoli, Signore,
a te canterò inni fra le nazioni:
grande fino ai cieli è il tuo amore
e fino alle nubi la tua fedeltà.
Innàlzati sopra il cielo, o Dio,
su tutta la terra la tua gloria.

Canto al Vangelo Gv 15,15
Alleluia, alleluia.
Vi ho chiamati amici, dice il Signore,
perché tutto ciò che ho udito dal Padre
l'ho fatto conoscere.
Alleluia.

Vangelo Gv 15, 12-17
Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.
Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Sulle Offerte
Santifica, o Dio, i doni che ti presentiamo e trasforma in offerta perenne tutta la nostra vita in unione alla vittima spirituale, il tuo servo Gesù, unico sacrificio a te gradito. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

Propítius, Dómine, quæsumus, hæc dona sanctífica, et, hóstiæ spiritális oblatióne suscépta, nosmetípsos tibi pérfice munus ætérnum. Per Christum

Prefazio Pasquale V
Cristo sacerdote e vittima

E' veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
proclamare sempre la tua gloria, o Signore.
e sopratutto esaltarti in questo tempo
nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.

Offrendo il suo corpo sulla croce,
diede compimento ai sacrifici antichi,
e donandosi per la nostra redenzione
divenne altare, vittima e sacerdote.

Per questo mistero,
nella pienezza della gioia pasquale,
l'umanità esulta su tutta la terra,
e con l'assemblea degli angeli e dei santi
canta l'inno della tua gloria:

Santo, Santo, Santo ...


Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre:

Te quidem, Dómine,

omni témpore confitéri,

sed in hoc potíssimum gloriósius prædicáre,

cum Pascha nostrum immolátus est Christus.



Qui, oblatióne córporis sui,

antíqua sacrifícia in crucis veritáte perfécit,

et, seípsum tibi pro nostra salúte comméndans,

idem sacérdos, altáre et agnus exhíbuit.

Quaprópter, profúsis paschálibus gáudiis,

totus in orbe terrárum mundus exsúltat.



Sed et supérnæ virtútes atque angélicæ

potestátes hymnum glóriæ tuæ cóncinunt,

sine fine dicéntes:



Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


Comunione
Il Cristo crocifisso è risorto dai morti
e ci ha redenti, alleluia.

Crucifíxus surréxit a mórtuis,

et redémit nos, allelúia..


Dopo la Comunione
O Dio, che ci hai nutriti con questo sacramento, ascolta la nostra umile preghiera: il memoriale della Pasqua, che Cristo tuo Figlio ci ha comandato di celebrare, ci edifichi sempre nella tua carità. Per Cristo nostro Signore.


Súmpsimus, Dómine, sacri dona mystérii, humíliter deprecántes, ut, quæ in sui commemoratiónem nos Fílius tuus fácere præcépit, in nostræ profíciant caritátis augméntum. Per Christum.


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Vangelo di Giovanni 15,12-17
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: 12 «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. 13 Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. 14 Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. 15 Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
16 Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17 Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Regola sua
Gesù sintetizza tutto il suo messaggio in questa ispirazione: Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi.
Una precisazione. Il termine greco tradotto con “comandamento”, “comando”, è entolè, che in greco significa più propriamente “procedura”, “istruzione”, cioè quel certo modo, quel modo certo, la regola madre attraverso cui fare una certa cosa affinché riesca. Il comando fa parte del mondo del dovere, dell’autorità, degli ordini, dei precetti, della legge, dell’imposizione, della morale. La procedura è una tecnica, un processo preciso, una sequenza infallibile, un procedimento certo, un metodo comprovato nella pratica. La procedura rivela l’essenza della realtà, l’intrinseca natura di una cosa. Il comando viene sempre dall’esterno, la procedura è dentro il funzionamento stesso delle cose. Una procedura per necessità può diventare un comando, ma non è detto che un comando sia una procedura, anzi è raro che rispetti rigorosamente e umilmente una procedura. Non c’è nulla al mondo che possa generare tanta ignoranza e schiavitù diseducante per l’uomo come costringerlo a obbedire a un comando che non contenga con certezza una procedura certa e comprovata. Gesù non pone ai suoi il fardello di un comando imperioso, ma la rivelazione di un’altissima procedura divina, la procedura madre, la regola madre per cui e in cui tutto esiste e sussiste.
Altra precisazione. Gesù sottolinea che questa è la sua procedura, dice infatti la mia procedura. Questa non è una precisazione così scontata come può sembrare a prima vista. In questa procedura Gesù ha messo il cuore del suo messaggio, la sintesi di tutta la sua Parola e sottolinea con decisione che questa procedura è la sua procedura e non è di nessun altro. Lui rivela la sua regola madre ed è lui stesso ad affermare: è mia, come dicesse è di mia proprietà esclusiva, è di mia provenienza, è di mia derivazione, da me procede, da me si origina e prende vita, io sono la sorgente stessa di questa regola vitale, questa procedura è di mia competenza esclusiva, mi appartiene e solo io posso donarla, solo io posso ispirare l’umanità attraverso questa procedura. Ma se tutti i santi, gli illuminati, le guide spirituali del mondo parlano di amore, lo predicano, lo cantano e indicano nell’amore le procedure della vita stessa, perché mai l’amatevi gli uni gli altri dovrebbe essere la procedura di Gesù, di sua proprietà esclusiva?
Perché solo Gesù in tutta la storia umana ha detto e ha potuto dire: come io ho amato voi. Quale uomo, per quanto santo ed evoluto, potrebbe mai dire amatevi come io vi ho amato, ponendo se stesso come misura e riferimento dell’amore per tutti gli altri? Chi mai potrebbe essere così arrogante e sciocco da porsi come il metro di paragone dell’amore, senza rendere immediatamente palese, in tutto il suo splendore, tutta la propria gigantesca, patetica debolezza intellettuale? Quale uomo potrebbe dire agli altri suoi simili amatevi come io vi ho amato senza essere immediatamente diagnosticato come un caso di malattia mentale? Chiunque si ponga come riferimento ispiratore della regola madre dell’amore è sicuramente un impostore, un imbroglione, un illuso o semplicemente un evidente caso di demenza acuta. A questo punto la questione è semplice, semplicissima: o Gesù è il più impostore, il più pazzo demente della storia, o è Dio.
Solo Gesù può ispirare questa procedura all’umanità e affermare che è sua e solo lui può porsi a riferimento ispirante, a misura stessa dell’amore, perché lui è la regola madre dell’amore, lui ne è il principio e l’incarnazione.
La regola madre dell’amore è di Gesù, è Gesù, il Signore Dio Figlio.



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12/05/2012 06:42

V SETTIMANA DI PASQUA - SABATO
MESSALE


Antifona d'Ingresso Col 2,12
Siete stati con Cristo sepolti nel Battesimo,
e con lui siete risorti
per la fede nella potenza di Dio,
che lo ha risuscitato dai morti, alleluia.



Consepúlti estis Christo in baptísmo,

in quo et resurrexístis per fidem operatiónis Dei,

qui suscitávit illum a mórtuis, allelúia.

Colletta
Dio onnipotente ed eterno, che nel Battesimo ci hai comunicato la tua stessa vita, fa' che i tuoi figli, rinati alla speranza dell'immortalità, giungano con il tuo aiuto alla pienezza della gloria. Per il nostro Signore...



Omnípotens ætérne Deus, qui nobis regeneratióne baptísmatis cæléstem vitam conférre dignátus es, præsta, quæsumus, ut, quos immortalitátis éfficis iustificándo capáces, usque ad plenitúdinem glóriæ, te moderánte, pervéniant. Per Dóminum.


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura At 16, 1-10
Vieni in Macedonia e aiutaci!

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, Paolo si recò a Derbe e a Listra. Vi era qui un discepolo chiamato Timòteo, figlio di una donna giudea credente e di padre greco: era assai stimato dai fratelli di Listra e di Icònio. Paolo volle che partisse con lui, lo prese e lo fece circoncidere a motivo dei Giudei che si trovavano in quelle regioni: tutti infatti sapevano che suo padre era greco.
Percorrendo le città, trasmettevano loro le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani di Gerusalemme, perché le osservassero. Le Chiese intanto andavano fortificandosi nella fede e crescevano di numero ogni giorno.
Attraversarono quindi la Frìgia e la regione della Galàzia, poiché lo Spirito Santo aveva impedito loro di proclamare la Parola nella provincia di Asia. Giunti verso la Mìsia, cercavano di passare in Bitìnia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro; così, lasciata da parte la Mìsia, scesero a Tròade.
Durante la notte apparve a Paolo una visione: era un Macèdone che lo supplicava: «Vieni in Macedònia e aiutaci!». Dopo che ebbe questa visione, subito cercammo di partire per la Macedònia, ritenendo che Dio ci avesse chiamati ad annunciare loro il Vangelo.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 99
Acclamate il Signore, voi tutti della terra.

Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza.

Riconoscete che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo.

Perché buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione.

Canto al Vangelo Col 3,1
Alleluia, alleluia.
Se siete risorti con Cristo,
cercate le cose di lassù,
dove è Cristo, seduto alla destra di Dio.
Alleluia.

Vangelo Gv 15, 18-21
Voi non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia.
Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».

Sulle Offerte
Accogli, Padre misericordioso, l'offerta di questa tua famiglia, perché con la tua protezione custodisca i doni pasquali e giunga alla felicità eterna. Per Cristo nostro Signore.



Oblatiónes famíliæ tuæ, quæsumus, Dómine, súscipe miserátus, ut, sub tuæ protectiónis auxílio, et colláta non perdant, et ad ætérna dona pervéniant. Per Christum.

Prefazio Pasquale V
Cristo sacerdote e vittima

E' veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
proclamare sempre la tua gloria, o Signore.
e sopratutto esaltarti in questo tempo
nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.

Offrendo il suo corpo sulla croce,
diede compimento ai sacrifici antichi,
e donandosi per la nostra redenzione
divenne altare, vittima e sacerdote.

Per questo mistero,
nella pienezza della gioia pasquale,
l'umanità esulta su tutta la terra,
e con l'assemblea degli angeli e dei santi
canta l'inno della tua gloria:

Santo, Santo, Santo ...



Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre:

Te quidem, Dómine,

omni témpore confitéri,

sed in hoc potíssimum gloriósius prædicáre,

cum Pascha nostrum immolátus est Christus.



Qui, oblatióne córporis sui,

antíqua sacrifícia in crucis veritáte perfécit,

et, seípsum tibi pro nostra salúte comméndans,

idem sacérdos, altáre et agnus exhíbuit.

Quaprópter, profúsis paschálibus gáudiis,

totus in orbe terrárum mundus exsúltat.



Sed et supérnæ virtútes atque angélicæ

potestátes hymnum glóriæ tuæ cóncinunt,

sine fine dicéntes:



Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


Comunione Gv 17,20-21
«Padre, prego per loro,
perché siano in noi una cosa sola,
e il mondo creda che tu mi hai mandato»,
dice il Signore, alleluia.



Pater, pro eis rogo,

ut ipsi in nobis unum sint,

ut credat mundus quia tu me misísti,

dicit Dóminus, allelúia.

Dopo la Comunione
Proteggi, Signore, con paterna bontà il tuo popolo che hai salvato con il sacrificio della croce, e rendilo partecipe della gloria del Cristo risorto. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.



Contínua, quæsumus, Dómine, quos salvásti pietáte custódi, ut, qui Fílii tui passióne sunt redémpti, eius resurrectióne læténtur. Qui vivit et regnat in sæcula sæculórum.


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Vangelo di Giovanni 15,18-21
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: 18 «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. 19 Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia.
20 Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. 21 Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».

È normale

Giovanni evangelista usa il termine mondo per indicare un modo di vivere governato da Satana, che si realizza quotidianamente nell’addestramento dell’umanità. Gesù cerca di acutizzare nei suoi discepoli la consapevolezza che loro, per la scelta che hanno fatto di seguirlo e di amarlo, non appartengono più all’addestramento del mondo, e di conseguenza il mondo non può più riconoscerli come un proprio prodotto. Gesù spiega che è nell’ordine delle cose, che è da considerarsi normale, assolutamente normale che il sistema dell’addestramento non riconosca, non ami e non protegga ciò che non riconosce come suo, come un suo prodotto. Gesù non dice che questo è corretto, ma ne afferma il perfetto allineamento con il sistema dell’addestramento, che non può altro che considerare ostili i discepoli di Gesù e del vangelo e considerare amichevoli i sudditi del sistema, i figli sottomessi del potere. Chi si scandalizza e resta deluso interiormente quando il sistema perseguita i profeti di Dio, istantaneamente caccia da sé chi cerca di servire il regno di Dio, ostacola i passi degli uomini e delle donne che vivono per il vero benessere dell’uomo, e dimostra nello stesso tempo di non aver capito ancora quanto il sistema sia lontano da Dio e quanto Dio lo sia dal sistema dell’addestramento umano. Chi si scandalizza di come il mondo cerca di eliminare e massacrare i servi di Dio, in qualche modo giustifica il male, il mondo di Satana e il suo sistema. È come se non volesse vedere e accettare quanto malvagio e mortale è il sistema, il mondo, il modo di vivere in cui Satana ci ha persuasi a vivere. Chi non ha capito che per i servi di Dio la persecuzione è normale, assolutamente normale, è convinto che ci sia qualcosa di vitale e di buono da salvare del sistema dell’addestramento dell’uomo, gestito dai poteri forti. Come potrebbero i sistemi dell’addestramento morale, della sottomissione culturale, del potere politico e l’egemonia delle banche non odiare con tutta la loro forza chi a loro non appartiene, chi non li serve e chi non riconoscono come un loro prodotto? Il sistema odia chi non appartiene al sistema, lo odia e lo perseguita. Il verbo greco del perseguitare, diòko, nei vangeli indica, nella maggior parte dei casi, inseguimento veloce e rapace con lo scopo di catturare una persona o una cosa, è il correre dietro in modo assoluto e determinato al fine di distruggere. Diòko indica il premere, il togliere spazio e vita, è un movimento determinato alla molestia a tutti i costi. Chi cerca umilmente di seguire Gesù e la sua Parola, deve essere normalmente pronto e sempre tranquillamente preparato alla persecuzione, deve rendere per questo il suo viso duro come pietra e non può, nel modo più assoluto, tenere in alcun conto l’approvazione degli altri, il peso delle aspettative altrui, la reputazione umana, altrimenti questo significa che non ha capito da chi è stato scelto e chi ha scelto. Per il discepolo di Gesù il nemico più grande in assoluto è la scelta illusoria di servire Dio con l’intenzione, anche inconscia, di cambiare il sistema del mondo, l’addestramento del Maligno. Questo è il veleno interiore più mortale che un discepolo di Gesù possa ingerire nel proprio dialogo interiore. Questo terribile e velenosissimo inganno si manifesta nel desiderio inconscio dell’apprezzamento da parte degli altri, nella necessità del rispetto e del favore di chi detiene il potere, nella convalida, nel plauso dell’istituzione, nell’appoggio della gerarchia.
Chi ha deciso di servire Dio su questa terra deve sapere che non è giusto e non è auspicabile, ma sarà normale, perfettamente sempre normale, non essere capito, accettato, confortato, appoggiato, gradito, accolto. Chi decide di servire Dio, in presenza del sistema di addestramento satanico del potere, deve sapere che sarà sempre contrastato, osteggiato, tradito, deriso, bloccato, censurato, escluso, per un verso invidiato, respinto ed eliminato. Chi decide di servire Dio, in presenza del sistema di addestramento satanico del potere, deve sapere anche che sarà amato dai figli di Dio, soccorso dagli angeli, coccolato dalla grazia divina ogni istante, protetto sempre e perfettamente da Maria, la grande Madre.
Anche chi decide di servire il sistema dell’addestramento e il principe di questo mondo, l’angelo Maligno, deve sapere una cosa: per prendere per gli attributi una tigre ci vuole un attimo, ma poi per stringere, beh, ci vuole tutta un’altra forza. Mettere Giovanni l’Immergitore in prigione, e poi tagliargli la testa, per il potere di allora è stato un attimo. Mettere le catene ai polsi di Gesù è stato un attimo, deridere e ridicolizzare Gesù è stato un attimo. Calunniarlo, accusarlo, portarlo in tribunale e piantarlo in croce con tre chiodi è stato un attimo. Ma poi, passata l’ebbrezza da ubriacatura del delirio di onnipotenza, chi ha avuto la forza di sopportare l’energia di reazione che queste azioni hanno scatenato?
Non è una questione di ricatto, né di farla pagare a qualcuno, né di ira divina, ma si tratta semplicemente della regola dominante di azione-reazione. Chi serve Dio deve sapere che è normale essere perseguitato, ma chi perseguita deve sapere che la stessa energia, generata con tanta facilità per perseguitare, gli si volterà indietro strappandolo via dal libro della vita e di lui non resterà nemmeno il ricordo, nemmeno la memoria.



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13/05/2012 08:28

Liturgia della VI Domenica di Pasqua - Anno B *

Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA






VI DOMENICA DI PASQUA
Anno B

MISSALE ROMANUM VETUS ORDO

LETTURE: At 10, 25-27. 34-35. 44-48; Sal 97; 1 Gv 4, 7-10; Gv 15, 9-17


Dio non fa preferenze di persone

La promessa dello Spirito Santo fatta da Gesù ai discepoli si attua continuamente nella Chiesa. Ma lo Spirito di Cristo agisce liberamente come dimostra l'episodio narrato nella prima lettura: il dono dello Spirito si effonde anche in casa di un pagano, Cornelio. Pietro allora si convince che «Dio non fa preferenze di persone», e battezza i primi pagani.

Ciò che conta è l'amore
Chi prende l'iniziativa di chiamare gli uomini a far parte del popolo dei battezzati è sempre Dio; la sua iniziativa si chiama amore (cf seconda lettura) e vuoi raggiungere tutti gli uomini. Questa è la consegna che anche Gesù ha lasciato ai suoi discepoli (cf vangelo). E in questa linea deve svolgersi l'opera della Chiesa.
Il senso della libertà religiosa è stata un'acquisizione importante del Concilio Vaticano II. In vari documenti viene affermato il rispetto della credenza religiosa (e dello stesso ateismo) di ogni persona, l'esecrazione di «qualsiasi discriminazione... per motivi di religione» (NAe 5), e il significato positiva delle diverse religioni del mondo come imperfetta rivelazione del Dio vero destinate dunque ad una pienezza, ma già effettivo bene spirituale, morale, socio-culturale di un popolo. Non sono per questo cessate intolleranze, diffidenze e incomprensioni a livello pratico e quotidiano...
La distinzione non passa più nel campo del sacro (o del culto), ma in quello dell'amore fraterno e dell'impegno per la liberazione dell'uomo. Il servizio degli altri può veramente costituire un linguaggio «religioso» di base che accentua ciò che è comune tra chiunque accoglie Cristo nei piccoli e nei poveri, anche senza riconoscerne il volto. È proprio della libertà dello Spirito suscitare nei non cristiani le «meraviglie di Dio».

Dio vede nel cuore dell'uomo
Là Chiesa non ha voluto solo per sé l'inalienabile diritto alla libertà religiosa; fondandolo sulla dignità della persona umana, lo ha sottratto ad ogni sfera pubblica, di qualsiasi tipo; il che vuoi dire che per i credenti in religioni non cristiane, per gli atei, per gli agnostici, per gli indifferenti, per gli scettici, vale il sistema dell'immunità da coercizioni da parte della pubblica autorità, anche nel caso che essi professino pubblicamente le loro idee. La Chiesa ha accettato lealmente di rinunciare a una situazione di cristianità dalla quale era escluso il pluralismo.
Senza optare minimamente per un liberalismo dottrinale che pretenda l'uguaglianza di tutte le religioni, senza rinunciare ad evangelizzare, ma rifiutando di identificare apostolato e crociata, la Chiesa riconosce nel pluralismo della società moderna una situazione che non è opposta al Vangelo.
Il Concilio parla esplicitamente di necessità per l'uomo di una «libertà psicologica», oltre che di «immunità dalla coercizione esterna». E ciò è affermato per impedire metodi contrari alla libertà e alla responsabilità umana, come sarebbero intimidazioni, lavaggi di cervello, persuasori occulti, torture fisiche e psichiche che tolgono all'individuo la libertà di scelta e il senso di responsabilità.
Anche i responsabili dei grandi organi d'informazione (stampa, televisione, cinema) sono tenuti al fondamentale rispetto della coscienza umana. È la verità stessa che lo esige.

Eucaristia: «per voi e per tutti»
La preoccupazione di Giovanni per la giovane Chiesa a cui rivolgeva la sua lettera era quella che la carità regnasse tra i vari membri perché fosse conosciuto da tutti l'amore di Dio manifestato nell'invio del Figlio. Questa rimane, in ogni tempo, la condizione per la espansione della Chiesa: gli uomini saranno attirati ad essa dal segno nell'amore fraterno. Le nostre comunità, le nostre assemblee devono dunque essere aperte a tutti: i non cristiani, i poco convinti, gli indifferenti, chi è in situazione di ricerca... Da una parte, l'appartenenza visibile dei cristiani alla Chiesa mediante il battesimo, la loro esplicita professione di fede nel Signore Gesù che raggiunge il suo vertice nella celebrazione eucaristica, devono mostrare a tutti l'oggetto della loro ricerca e il termine della loro avventura spirituale. D'altra parte i credenti, gli «impegnati» debbono rinnovare continuamente la loro disponibilità a vincere la tentazione di non dialogare con chi è fuori dell'area cristiana, a ricordare che «chi teme Dio e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto» (prima lettura). Chiunque incontra assemblee cristiane dovrebbe sentirsi accolto come in casa propria, in una famiglia a cui già virtualmente appartiene, fino a che giunga alla piena conoscenza del Dio di Gesù Cristo. Solo così acquisteranno concretezza e credibilità le invocazioni al Paraclito «perché diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito» (Preghiera eucaristica III).


Dio ci ha riconciliati per mezzo di Cristo
e ci ha affidato il ministero della riconciliazione

Dal «Commento sulla seconda lettera ai Corinzi» di san Cirillo di Alessandria, vescovo (Cap. 5, 5 - 6; PG 74, 942-943)
Chi ha il pegno dello Spirito e possiede la speranza della risurrezione, tiene come già presente ciò che aspetta e quindi può dire con ragione di non conoscere alcuno secondo la carne, di sentirsi, cioè, fin d'ora partecipe della condizione del Cristo glorioso. Ciò vale per tutti noi che siamo spirituali ed estranei alla corruzione della carne. Infatti, brillando a noi l'Unigenito, siamo trasformati nel Verbo stesso che tutto vivifica. Quando regnava il peccato eravamo tutti vincolati dalle catene della morte. Ora che è subentrata al peccato la giustizia di Cristo, ci siamo liberati dall'antico stato di decadenza.
Quando diciamo che nessuno è più nella carne intendiamo riferirci a quella condizione connaturale alla creatura umana che comprende, fra l'altro, la particolare caducità propria dei corpi. Vi fa cenno san Paolo quando dice: «Infatti anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così» (2 Cor 5, 16). In altre parole: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14), e per la vita di noi tutti accettò la morte del corpo. La nostra fede prima ce lo fa conoscere morto, poi però non più morto, ma vivo; vivo con il corpo risuscitato al terzo giorno; vivo presso il Padre ormai in una condizione superiore a quella connaturale ai corpi che vivono sulla terra. Morto infatti una volta sola non muore più, la morte non ha più alcun potere su di lui. Per quanto riguarda la sua morte egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio (cfr. Rm 6, 8-9).
Pertanto se si trova in questo stato colui che si fece per noi antesignano di vita, è assolutamente necessario che anche noi, calcando le sue orme, ci riteniamo vivi della sua stessa vita, superiore alla vita naturale della persona umana. Perciò molto giustamente san Paolo scrive: «Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le vecchie cose sono passate, ecco ne sono nate di nuove!» (2 Cor 5, 17). Fummo infatti giustificati in Cristo per mezzo della fede, e la forza della maledizione è venuta meno. Poiché egli è risuscitato per noi, dopo essersi messo sotto i piedi la potenza della morte, noi conosciamo il vero Dio nella sua stessa natura, e a lui rendiamo culto in spirito e verità, con la mediazione del Figlio, il quale dona al mondo, da parte del Padre, le benedizioni celesti.
Perciò molto a proposito san Paolo scrive: «Tutto questo viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante in Cristo» (2 Cor 5, 18). In realtà il mistero dell'incarnazione e il conseguente rinnovamento non avvengono al di fuori della volontà del Padre. Senza dubbio per mezzo di Cristo abbiamo acquistato l'accesso al Padre, dal momento che nessuno viene al Padre, come egli stesso dice, se non per mezzo di lui. Perciò «tutto questo viene da Dio, che ci ha riconciliati mediante Cristo, ed ha affidato a noi il ministero della riconciliazione» (2 Cor 5, 18).


MESSALE

Antifona d'Ingresso Cf Is 48,20
Con voce di giubilo date il grande annunzio,
fatelo giungere ai confini del mondo:
il Signore ha liberato il suo popolo. Alleluia.



Vocem iucunditátis annuntiáte,

et audiátur, annuntiáte usque ad

extrémum terræ: liberávit Dóminus pópulum suum, allelúia.


Colletta
Dio onnipotente, fa' che viviamo con rinnovato impegno questi giorni di letizia in onore del Cristo risorto, per testimoniare nelle opere il memoriale della Pasqua che celebriamo nella fede. Per il nostro Signore...



Fac nos, omnípotens Deus, hos lætítiæ dies, quos in honórem Dómini resurgéntis exséquimur, afféctu sédulo celebráre, ut quod recordatióne percúrrimus semper in ópere teneámus. Per Dóminum.


Oppure:
O Dio, che ci hai amati per primo e ci hai donato il tuo Figlio, perché riceviamo la vita per mezzo di lui, fa' che nel tuo Spirito impariamo ad amarci gli uni agli altri come lui ci ha amati, fino a dare la vita per i fratelli. Per il nostro Signore...

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura At 10, 25-27. 34-35. 44-48
Anche sui pagani si è effuso il dono dello Spirito Santo.

Dagli Atti degli Apostoli
Avvenne che, mentre Pietro stava per entrare [nella casa di Cornelio], questi gli andò incontro e si gettò ai suoi piedi per rendergli omaggio. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Àlzati: anche io sono un uomo!».
Poi prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga».
Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare in altre lingue e glorificare Dio.
Allora Pietro disse: «Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?». E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Quindi lo pregarono di fermarsi alcuni giorni.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 97
Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!


Seconda Lettura 1 Gv 4, 7-10
Dio è amore.

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.
In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui.
In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.

Canto al Vangelo Gv 14,23
Alleluia, alleluia.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
Alleluia.






Vangelo Gv 15, 9-17
Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».


Sulle Offerte
Accogli Signore, l'offerta del nostro sacrificio, perché, rinnovati nello Spirito, possiamo rispondere sempre meglio all'opera della tua redenzione. Per Cristo nostro Signore.



Ascéndant ad te, Dómine, preces nostræ cum oblatiónibus hostiárum, ut, tua dignatióne mundáti, sacraméntis magnæ pietátis aptémur. Per Christum.


Prefazio Pasquale V
Cristo sacerdote e vittima

E' veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
proclamare sempre la tua gloria, o Signore.
e soprattutto esaltarti in questo tempo
nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.

Offrendo il suo corpo sulla croce,
diede compimento ai sacrifici antichi,
e donandosi per la nostra redenzione
divenne altare, vittima e sacerdote.

Per questo mistero,
nella pienezza della gioia pasquale,
l'umanità esulta su tutta la terra,
e con l'assemblea degli angeli e dei santi
canta l'inno della tua gloria:

Santo, Santo, Santo ...



Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre:

Te quidem, Dómine,

omni témpore confitéri,

sed in hoc potíssimum gloriósius prædicáre,

cum Pascha nostrum immolátus est Christus.



Qui, oblatióne córporis sui,

antíqua sacrifícia in crucis veritáte perfécit,

et, seípsum tibi pro nostra salúte comméndans,

idem sacérdos, altáre et agnus exhíbuit.

Quaprópter, profúsis paschálibus gáudiis,

totus in orbe terrárum mundus exsúltat.



Sed et supérnæ virtútes atque angélicæ

potestátes hymnum glóriæ tuæ cóncinunt,

sine fine dicéntes:



Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


Antifona alla Comunione Gv 15,5
«Chi rimane in me e io in lui, porta molto frutto,
perché senza di me non potete far nulla».
Alleluia.



Si dilígitis me,

mandáta mea serváte,

dicit Dóminus.

Et ego rogábo Patrem,

et álium Paráclitum dabit vobis,

ut máneat vobíscum in ætérnum, allelúia.


Dopo la Comunione
Dio grande e misericordioso, che nel Signore risorto riporti l'umanità alla speranza eterna, accresci in noi l'efficacia del mistero pasquale con la forza di questo sacramento di salvezza. Per Cristo nostro Signore.



Omnípotens sempitérne Deus, qui ad ætérnam vitam in Christi resurrectióne nos réparas, fructum in nobis paschális multíplica sacraménti, et fortitúdinem cibi salutáris nostris infúnde pectóribus. Per Christum.




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14/05/2012 10:25

Liturgia di S. Mattia, Apostolo *

Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA






14 MAGGIO
SAN MATTIA, APOSTOLO
Festa

LETTURE: At 1, 15-17. 20-26; Sal 112; Gv 15, 9-17


Dio ha stabilito la sua Chiesa anche sul fondamento di questa «dodicesima» colonna. Al posto di Giuda traditore, gli Undici scelsero Mattia perché aveva seguito Gesù durante il suo ministero pubblico, a cominciare dal battesimo di Giovanni fino al giorno dell’Ascensione (Atti 1,15-26). A questo titolo, ha potuto diventare come loro un testimone qualificato della Risurrezione. Secondo lo storico Eusebio di Cesarea, Mattia sarebbe stato uno dei settanta discepoli del Signore. Egli viene ora celebrato il 14 maggio (invece del 24 febbraio), nel tempo pasquale, più vicino al tempo della sua elezione ad apostolo e «testimone del Risorto».


Mostraci, Signore, chi hai designato

Dalla «Omelie sugli Atti degli Apostoli» di san Giovanni Crisostomo, vescovo
(Om. 3, 1. 2. 3; PG 60, 33-36, 38)
«In quei giorni, Pietro si alzò in mezzo ai fratelli e disse...» (At 1, 15). Dato che era il più zelante e gli era stato affidato da Cristo il gregge, e dato che era il primo nell'assemblea, per primo prende la parola: Fratelli, occorre scegliere uno tra noi (cfr. At 1, 21-22). Lascia ai presenti il giudizio, stimando degni d'ogni fiducia coloro che sarebbero stati scelti e infine garantendosi contro ogni odiosità che poteva sorgere. Infatti decisioni così importanti sono spesso origine di numerosi contrasti. E non poteva essere lo stesso Pietro a scegliere?
Certo che poteva, ma se ne astiene per non sembrare di fare parzialità. D'altra parte non aveva ancora ricevuto lo Spirito Santo. «Ne furono proposti due, Giuseppe, detto Barsabba che era soprannominato Giusto, e Mattia» (At 1, 23). Non li presentò lui, ma tutti. Lui motivò la scelta, dimostrando che non era sua, ma già contemplata dalla profezia. Così egli fu solo l'interprete, non uno che impone il proprio giudizio.
Continua: Bisogna, dunque, che tra questi uomini che sono radunati con noi... (cfr. At 1, 21). Osserva quanta oculatezza richieda già nei testimoni, anche se doveva ancora venire lo Spirito. Egli comunque tratta con grande diligenza questa scelta.
Tra questi uomini, prosegue, che sono stati con noi tutto il tempo che visse tra noi il Signore Gesù. Parla di coloro che erano vissuti con Gesù, non quindi semplici discepoli. All'inizio molti lo seguivano: ecco perché afferma: Era uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e avevano seguito Gesù.
«Per tutto il tempo in cui il Signore Gesù ha vissuto in mezzo a noi, incominciando dal battesimo di Giovanni» (At 1, 21). E sì, perché gli avvenimenti accaduti prima, nessuno li ricordava con esattezza, ma li appresero dallo Spirito. «Fino al giorno in cui (Gesù) è stato di tra noi assunto in cielo, uno divenga insieme a noi testimone della sua risurrezione» (At 1, 22). Non dice: testimone di ogni cosa, ma «testimone della sua risurrezione», semplicemente.
Infatti era più credibile uno che affermasse: Colui che mangiava, beveva e fu crocifisso, è proprio lo stesso che è risuscitato. Perciò non era necessario che fosse testimone del passato né del tempo successivo e neppure dei miracoli, ma solo della risurrezione. Gli altri avvenimenti erano noti ed evidenti; la risurrezione invece era avvenuta di nascosto ed era nota solo a quei pochi.
E pregavano insieme dicendo: «Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti, mostra...» (At 1, 24). Tu, non noi. Molto giustamente lo invocano come colui che conosce i cuori: da lui, infatti, dev'essere fatta l'elezione, non da altri. Pregavano con tanta confidenza, perché era proprio necessario che uno fosse eletto. Non chiesero: Scegli, ma: mostra l'eletto, «colui che hai eletto», ben sapendo che tutto è già stabilito da Dio. «E li tirano a sorte». Non si ritenevano degni di fare essi stessi l'elezione, per questo desiderarono essere guidati da un segno.


MESSALE

Antifona d'Ingresso Gv 15,16
«Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi
e vi ho costituito, perché andiate e portiate frutto,
e il vostro frutto rimanga». Alleluia.



Non vos me elegístis, dicit Dóminus,

sed ego elégi vos, ut eátis, et fructum afferátis,

et fructus vester máneat (T.P. allelúia).

Colletta
O Dio, che hai voluto aggregare san Mattia al collegio degli Apostoli, per sua intercessione concedi a noi, che abbiamo ricevuto in sorte la tua amicizia, di essere contati nel numero degli eletti. Per il nostro Signore...



Deus, qui beátum Matthíam Apostolórum collégio sociásti, eius nobis interventióne concéde, ut, dilectiónis tuæ sorte gaudéntes, cum eléctis numerári mereámur. Per Dóminum.


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura At 1, 15-17. 20-26
La sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli.

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni Pietro si alzò in mezzo ai fratelli – il numero delle persone radunate era di circa centoventi – e disse: «Fratelli, era necessario che si compisse ciò che nella Scrittura fu predetto dallo Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a Giuda, diventato la guida di quelli che arrestarono Gesù. Egli infatti era stato del nostro numero e aveva avuto in sorte lo stesso nostro ministero. Sta scritto infatti nel libro dei Salmi:
“La sua dimora diventi deserta
e nessuno vi abiti”,
e: “Il suo incarico lo prenda un altro”.
Bisogna dunque che, tra coloro che sono stati con noi per tutto il tempo nel quale il Signore Gesù ha vissuto fra noi, cominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di mezzo a noi assunto in cielo, uno divenga testimone, insieme a noi, della sua risurrezione».
Ne proposero due: Giuseppe, detto Barsabba, soprannominato Giusto, e Mattia. Poi pregarono dicendo: «Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti, mostra quale di questi due tu hai scelto per prendere il posto in questo ministero e apostolato, che Giuda ha abbandonato per andarsene al posto che gli spettava». Tirarono a sorte fra loro e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 112
Il Signore lo ha fatto sedere tra i prìncipi del suo popolo.

Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
Sia benedetto il nome del Signore,
da ora e per sempre.

Dal sorgere del sole al suo tramonto
sia lodato il nome del Signore.
Su tutte le genti eccelso è il Signore,
più alta dei cieli è la sua gloria.

Chi è come il Signore, nostro Dio,
che siede nell’alto
e si china a guardare
sui cieli e sulla terra?

Solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero,
per farlo sedere tra i prìncipi,
tra i prìncipi del suo popolo.

Canto al Vangelo Gv 15,16
Alleluia, alleluia.
Io ho scelto voi, dice il Signore,
perché andiate e portiate frutto
e il vostro frutto rimanga.
Alleluia.






Vangelo Gv 15, 9-17
Non vi chiamo più servi, ma vi ho chiamati amici.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Sulle Offerte
Accogli, Signore, i doni che la Chiesa devotamente ti offre nella festa di san Mattia, e sostienila sempre con la forza del tuo amore misericordioso. Per Cristo nostro Signore.



Ecclésiæ tuæ, Dómine, múnera pro festo beáti Matthíæ reverénter obláta suscípias, et per ea nos grátiæ tuæ virtúte confírma. Per Christum.

Prefazio degli Apostoli II
La Chiesa fondata sugli Apostoli e sulla loro testimonianza.

E' veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre Santo, Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.

Tu hai stabilito la tua Chiesa
sul fondamento degli Apostoli,
perché sia, attraverso i secoli,
segno visibile della tua santità,
e in nome tuo trasmetta agli uomini
la verità che sono via al cielo.

Per questo mistero di salvezza,
uniti a tutti gli angeli,
proclamiamo nel canto la tua gloria.

Santo, Santo, Santo ...



Vere dignum et iustum est,

æquum et salutáre,

nos tibi semper et ubíque grátias ágere:

Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:

per Christum Dóminum nostrum.



Quóniam Ecclésiam tuam in apostólicis tribuísti

consístere fundaméntis,

ut signum sanctitátis tuæ in terris manéret ipsa perpétuum,

et cæléstia præbéret cunctis homínibus documénta.



Quaprópter nunc et usque in sæculum

cum omni milítia Angelórum devóta

tibi mente concínimus, clamántes atque dicéntes:



Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


Antifona alla Comunione Gv 15,12
«Questo è il mio comandamento:
che vi amiate gli uni gli altri,
come io vi ho amati» , dice il Signore. Alleluia.



Hoc est præcéptum meum, ut diligátis ínvicem,

sicut diléxi vos, dicit Dóminus (T.P. allelúia).


Dopo la Comunione
Signore, non privare mai la tua famiglia di questo pane di vita eterna, e per intercessione di san Mattia accoglici nella comunione gloriosa dei tuoi santi. Per Cristo nostro Signore.



Famíliam tuam, Dómine, divínis ne cesses replére munéribus, ut, beáto Matthía pro nobis intercedénte, in partem sortis sanctórum in lúmine nos dignéris accípere. Per Christum.



======================================================================================



Lunedì 14 maggio
Gv 15, 26 – 16, 4



Il Signore torna a rassicurare i suoi: è vero presto saranno separati, ma non per stare più lontani da lui. Infatti l’amore che li ha legati fino ad allora, li ha fatti camminare insieme fino a Gerusalemme e, dopo i momenti bui della passione e morte di Gesù, li raccoglierà di nuovo attorno a lui risorto. L’amore non finisce col finire della loro vicinanza fisica. I discepoli stessi infatti sono ora chiamati a confermarsi l’un l’altro quell’amore che li ha uniti fino ad allora a lui e a testimoniarselo moltiplicandolo. È infatti un dono che non impoverisce chi lo fa, anzi, quello Spirito che viene dal Padre ed è trasmesso loro dal Figlio diventa l’amicizia e l’affetto che li lega ora in modo ancora più forte agli altri uomini. La testimonianza di questo legame potrà suscitare contrapposizioni e ostilità, dice il Signore, da parte di chi non lo conosce. Ecco allora la grande responsabilità di annunciare il Vangelo, di avvicinare tutti a lui, perché ciò che suscita a prima vista scandalo e sconcerto sia occasione di ripensamento, di scoperta di un nuovo modo di vedere e concepire la vita, quello del Signore.




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VI SETTIMANA DI PASQUA - MARTEDÌ
MESSALE


Antifona d'Ingresso Ap 19,7.6
Rallegriamoci ed esultiamo, diamo gloria a Dio,
perché il Signore ha preso possesso del suo regno,
il nostro Dio, l'Onnipotente, alleluia.


Christus resúrgens ex

mórtuis iam non móritur,

mors illi ultra non dominábitur, allelúia..


Colletta
Esulti sempre il tuo popolo, o Padre, per la rinnovata giovinezza dello spirito, e come oggi si allieta per il dono della dignità filiale, così pregusti nella speranza il giorno glorioso della risurrezione. Per il nostro Signore...

Concéde, miséricors Deus, ut, quod paschálibus exséquimur institútis, fructíferum nobis omni témpore sentiámus. Per Dóminum....

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura At 16, 22-34
Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia.

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, la folla [degli abitanti di Filippi] insorse contro Paolo e Sila, e i magistrati, fatti strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli e, dopo averli caricati di colpi, li gettarono in carcere e ordinarono al carceriere di fare buona guardia. Egli, ricevuto quest’ordine, li gettò nella parte più interna del carcere e assicurò i loro piedi ai ceppi.
Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i prigionieri stavano ad ascoltarli. D’improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito si aprirono tutte le porte e caddero le catene di tutti.
Il carceriere si svegliò e, vedendo aperte le porte del carcere, tirò fuori la spada e stava per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. Ma Paolo gridò forte: «Non farti del male, siamo tutti qui». Quello allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando cadde ai piedi di Paolo e Sila; poi li condusse fuori e disse: «Signori, che cosa devo fare per essere salvato?». Risposero: «Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia». E proclamarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa.
Egli li prese con sé, a quell’ora della notte, ne lavò le piaghe e subito fu battezzato lui con tutti i suoi; poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 137
La tua destra mi salva, Signore.

Oppure:
Signore, il tuo amore è per sempre.

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo.

Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.

La tua destra mi salva.
Il Signore farà tutto per me.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani.

Canto al Vangelo Gv 16,7.13
Alleluia, alleluia.
Manderò a voi lo Spirito di verità, dice il Signore;
egli vi guiderà a tutta la verità.
Alleluia.

Vangelo Gv 16, 5-11
Se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore.
Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi.
E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».

Sulle Offerte
O Dio, che in questi santi misteri compi l'opera della nostra redenzione, fa' che questa celebrazione pasquale sia per noi fonte di perenne letizia. Per Cristo nostro Signore.

Súscipe múnera, Dómine, quæsumus, exsultántis Ecclésiæ, et cui causam tanti gáudii præstitísti, perpétuæ fructum concéde lætítiæ. Per Christum.

Prefazio Pasquale V
Cristo sacerdote e vittima

E' veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
proclamare sempre la tua gloria, o Signore.
e sopratutto esaltarti in questo tempo
nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.

Offrendo il suo corpo sulla croce,
diede compimento ai sacrifici antichi,
e donandosi per la nostra redenzione
divenne altare, vittima e sacerdote.

Per questo mistero,
nella pienezza della gioia pasquale,
l'umanità esulta su tutta la terra,
e con l'assemblea degli angeli e dei santi
canta l'inno della tua gloria:

Santo, Santo, Santo...


Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre:

Te quidem, Dómine,

omni témpore confitéri,

sed in hoc potíssimum gloriósius prædicáre,

cum Pascha nostrum immolátus est Christus.



Qui, oblatióne córporis sui,

antíqua sacrifícia in crucis veritáte perfécit,

et, seípsum tibi pro nostra salúte comméndans,

idem sacérdos, altáre et agnus exhíbuit.

Quaprópter, profúsis paschálibus gáudiis,

totus in orbe terrárum mundus exsúltat.



Sed et supérnæ virtútes atque angélicæ

potestátes hymnum glóriæ tuæ cóncinunt,

sine fine dicéntes:



Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


Comunione Cf Lc 24,46.26
Il Cristo doveva patire e risuscitare dai morti
e così entrare nella sua gloria, alleluia.


Stetit Iesus in médio discipulórum suórum,

et dixit eis: Pax vobis, allelúia.


Dopo la Comunione
Esaudisci, Signore, le nostre preghiere: la partecipazione al mistero della redenzione ci dia l'aiuto per la vita presente e ci ottenga la felicità eterna. Per Cristo nostro Signore.

Pópulum tuum, quæsumus, Dómine, intuére benígnus, et, quem ætérnis dignátus es renováre mystériis, ad incorruptíbilem glorificándæ carnis resurrectiónem perveníre concéde. Per Christum..


===============================================================================================================



Martedì 15 maggio
Gv 16,5-11



Il Signore ha parlato ai discepoli dell’odio del mondo e delle persecuzioni che avrebbero dovuto subire: «Poiché vi ho detto questo – continua Gesù – la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la verità: è meglio per voi che io parta; perché, se non parto, il Paraclito non verrà a voi. Se invece me ne vado, lo manderò a voi». Gesù non abbandona quelle persone alla loro incapacità; invierà lo Spirito Santo perché le sostenga, le consoli, le conforti, le custodisca e le illumini. È lo Spirito che rende vive e operanti le parole evangeliche.



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VI SETTIMANA DI PASQUA - MERCOLEDÌ
MESSALE


Antifona d'Ingresso Sal 17,50; 21,23
Ti loderò, Signore, fra tutti i popoli,
ai miei fratelli annunzierò il tuo nome, alleluia.



Confitébor tibi in pópulis,

Dómine, et narrábo nomen tuum frátribus meis, allelúia.


Colletta
O Dio, che ci chiami a celebrare nella fede la risurrezione del tuo Figlio, fa' che possiamo rallegrarci con lui insieme ai tuoi santi nel giorno della sua venuta. Egli è Dio...



Annue nobis, quæsumus, Dómine, ut, quemádmodum mystério resurrectiónis Fílii tui sollémnia cólimus, ita et in advéntum eius gaudére cum Sanctis ómnibus mereámur. Per Dóminum.


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura At 17, 15-22-18,1
Colui che, senza conoscerlo, voi adorate, io ve lo annuncio.

Dagli Atti degli Apostoli.
In quei giorni, quelli che accompagnavano Paolo lo condussero fino ad Atene e ripartirono con l’ordine, per Sila e Timòteo, di raggiungerlo al più presto.
Paolo, in piedi in mezzo all’Areòpago, disse: «Ateniesi, vedo che, in tutto, siete molto religiosi. Passando infatti e osservando i vostri monumenti sacri, ho trovato anche un altare con l’iscrizione: “A un Dio ignoto”.
Ebbene, colui che, senza conoscerlo, voi adorate, io ve lo annuncio. Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d’uomo né dalle mani dell’uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa: è lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l’ordine dei tempi e i confini del loro spazio perché cerchino Dio, se mai, tastando qua e là come ciechi, arrivino a trovarlo, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come hanno detto anche alcuni dei vostri poeti: “Perché di lui anche noi siamo stirpe”.
Poiché dunque siamo stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all’oro, all’argento e alla pietra, che porti l’impronta dell’arte e dell’ingegno umano. Ora Dio, passando sopra ai tempi dell’ignoranza, ordina agli uomini che tutti e dappertutto si convertano, perché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare il mondo con giustizia, per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti».
Quando sentirono parlare di risurrezione dei morti, alcuni lo deridevano, altri dicevano: «Su questo ti sentiremo un’altra volta». Così Paolo si allontanò da loro. Ma alcuni si unirono a lui e divennero credenti: fra questi anche Dionigi, membro dell’Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro.
Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corìnto.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 148
I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.

Lodate il Signore dai cieli,
lodatelo nell’alto dei cieli.
Lodatelo, voi tutti, suoi angeli,
lodatelo, voi tutte, sue schiere.

I re della terra e i popoli tutti,
i governanti e i giudici della terra,
i giovani e le ragazze,
i vecchi insieme ai bambini
lodino il nome del Signore.

Perché solo il suo nome è sublime:
la sua maestà sovrasta la terra e i cieli.
Ha accresciuto la potenza del suo popolo.
Egli è la lode per tutti i suoi fedeli,
per i figli d’Israele, popolo a lui vicino.

Canto al Vangelo Gv 14,16
Alleluia, alleluia.
Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito
perché rimanga con voi per sempre.
Alleluia.

Vangelo Gv 16, 12-15
Lo Spirito della verità vi guiderà a tutta la verità.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Sulle Offerte
O Dio, che in questo misterioso scambio di doni ci fai partecipare alla comunione con te, unico e sommo bene, concedi che la luce della tua verità sia testimoniata dalla nostra vita. Per Cristo nostro Signore.

Deus, qui nos, per huius sacrifícii veneránda commércia, uníus summæque divinitátis partícipes effecísti, præsta, quæsumus, ut, sicut tuam cognóvimus veritátem, sic eam dignis móribus assequámur. Per Christum.

Prefazio Pasquale V
Cristo sacerdote e vittima

E' veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
proclamare sempre la tua gloria, o Signore.
e sopratutto esaltarti in questo tempo
nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.

Offrendo il suo corpo sulla croce,
diede compimento ai sacrifici antichi,
e donandosi per la nostra redenzione
divenne altare, vittima e sacerdote.

Per questo mistero,
nella pienezza della gioia pasquale,
l'umanità esulta su tutta la terra,
e con l'assemblea degli angeli e dei santi
canta l'inno della tua gloria:

Santo, Santo, Santo...


Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre:

Te quidem, Dómine,

omni témpore confitéri,

sed in hoc potíssimum gloriósius prædicáre,

cum Pascha nostrum immolátus est Christus.



Qui, oblatióne córporis sui,

antíqua sacrifícia in crucis veritáte perfécit,

et, seípsum tibi pro nostra salúte comméndans,

idem sacérdos, altáre et agnus exhíbuit.

Quaprópter, profúsis paschálibus gáudiis,

totus in orbe terrárum mundus exsúltat.



Sed et supérnæ virtútes atque angélicæ

potestátes hymnum glóriæ tuæ cóncinunt,

sine fine dicéntes:



Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


Comunione Cf Gv 15,16.19
Dice il Signore: «Io vi ho scelto dal mondo
e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto,
e il vostro frutto rimanga», alleluia.


Dicit Dóminus:

Ego elégi vos de mundo

et pósui vos ut eátis,

et fructum afferátis, et fructus vester máneat, allelúia.


Dopo la Comunione
Assisti il tuo popolo, Dio onnipotente, e poiché lo hai colmato della grazia di questi santi misteri, concedigli di passare dalla nativa fragilità umana alla vita nuova nel Cristo risorto. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.



Pópulo tuo, quæsumus, Dómine, adésto propítius, et, quem mystériis cæléstibus imbuísti, fac ad novitátem vitæ de vetustáte transíre. Per Christum..


====================================================================================================



Mercoledì 16 maggio
Gv 16, 12-15



Gesù sembra non voler terminare di parlare ai discepoli. Siamo ormai al termine della cena e dice: «Ancora molte cose ho da dirvi, ma non potete portarne il peso, per ora». Non c’è rimprovero in queste parole. Del resto li aveva scelti personalmente e ne conosceva bene i limiti. E quella sera non lo nasconde: li ritiene ancora incapaci di portare il peso del Vangelo. Gesù però non ha bisogno di sapienti, non è in cerca di potenti e di forti a cui affidare la sua missione. Anzi, sembra fare il contrario. La sua parola, infatti, non è una dottrina alta o un’ideologia complessa che solo pochi sono in grado di comprendere e di approfondire. La sua dottrina è un’energia che riempie il cuore e trasforma la vita, e che tutti possono accogliere e vivere. È chiesto soltanto di lasciarla operare, di non frenarla.


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Vangelo di Giovanni 16,12-15
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: 12 «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13 Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14 Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15 Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».


Incapacità
Cosa succede se si versa un’intera botte di vino in un bicchiere? Succede che il contenuto della botte viene disperso, a parte quella piccolissima parte che rimane nel bicchiere. Allo stesso modo Dio non può riversare la forza della conoscenza nel cuore e nella mente dei suoi figli nella misura del suo desiderio ma nella misura della capacità di accoglienza e ricezione dei suoi figli. Che cos’è che rende piccola e limitata nella capacità di accoglienza la mente dell’uomo? Il pregiudizio. Il pregiudizio è il sistema di pensiero che si approccia alla realtà con l’utilizzo del giudizio, prima o al posto dell’analisi e della comprensione. Il pregiudizio è più pericoloso dell’ignoranza, perché l’ignoranza conduce l’umanità alla schiavitù, ma il pregiudizio la spinge verso l’abisso. Una convinzione giusta e morale nella quale la mente entra e s’insedia al sicuro dalle contraddizioni e dalle provocazioni della realtà, e spinge il possessore della convinzione a guardare gli altri uomini dall’alto in basso con sguardo inquisitorio, mentre questi si dimenano e affogano nel fango delle loro fragilità e passioni, non è più una convinzione giusta e morale ma la più perversa forma di pregiudizio. Il pregiudizio rende piccola l’intelligenza dell’uomo, incapace di aprirsi alla realtà e alla multiforme varietà e mobilità della vita. Il pregiudizio rende incapace l’intelligenza, nel senso che le toglie la capienza e dunque la possibilità di ricevere, di accogliere quanto Dio desidera offrire all’uomo della propria conoscenza e sapienza. Il pregiudizio è la prima forma di incapacità intellettuale, perché riduce drasticamente la capienza intellettiva, analitica e percettiva dell’uomo.
C’è una seconda forma di incapacità che impedisce a Dio di riempirci della sua conoscenza e della sua luce. Un esempio. Cosa succede se si versa un’intera botte di vino in una botte di eguali dimensioni ma già piena di altro vino? Succede che il contenuto si disperde e si perde completamente. Allo stesso modo Dio non può riversare la forza della conoscenza nel cuore e nella mente dei suoi figli secondo il suo desiderio, quando la mente dei suoi figli è al colmo delle proprie capacità di accoglienza e ricezione perché riempita di tutt’altro. Che cos’è che rende colma la capacità di accoglienza della mente dell’uomo? La distrazione arrogante. La distrazione è sempre informata in qualche misura dall’arroganza. Grande o limitata che sia la capacità intellettuale dell’uomo, la distrazione arrogante è sempre in grado di riempirla fino all’orlo rendendo impossibile ogni travaso. Un bicchiere pieno d’acqua non può accogliere altra acqua. La distrazione arrogante è capace di riempire senza difetto tutto lo spazio libero e aperto dell’intelligenza umana.
Quando pregiudizio e distrazione arrogante convivono nella stessa mente, quella mente diventa estremamente fragile e le è indispensabile, per stare al sicuro e sentirsi protetta, convergere nel pensiero unico, nel pensiero unico del sistema. Più fragili sono le menti degli uomini, più esse sono disposte a stabilizzarsi nel pensiero unico massificante, così come ci si aggrappa a un’ancora di salvezza. Il pensiero unico è il sistema di pensiero più vicino alla pazzia e alla demenza e serve a livellare le pretese, ad allineare le identità, ad appiattire le prospettive, a uniformare gli obiettivi. Il pensiero unico è ciò che impedisce a Dio di infondere ai suoi figli la luce della sua conoscenza e sapienza. Dio lo desidera tantissimo ma non può donare a quest’uomo fragile, affondato nei pregiudizi e arroccato nell’arroganza, la sua sapienza, perché andrebbe versata e perduta. Ecco perché Gesù afferma: Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Ed ecco anche perché il Paraclito Spirito deve attendere che l’uomo si rafforzi intellettualmente per potergli fornire le conoscenze indispensabili per costruire il vero benessere e la sua felicità. Per vincere il pregiudizio e la distrazione arrogante è indispensabile pregare, pregare, pregare tanto e in totale umiltà e guardare tanto le stelle.



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17/05/2012 08:19

VI SETTIMANA DI PASQUA - GIOVEDÌ
MESSALE

Quando l’Ascensione del Signore si Celebra Domenica prossima



Antifona d'Ingresso Cf Sal 67,8-9.20
Quando avanzavi, o Dio, davanti al tuo popolo,
e ad essi aprivi la via e abitavi con loro,
la terra tremò e stillarono i cieli, alleluia.


Cf. Ps 67,8-9 Ps 67,20 Deus,

dum egrederéris coram pópulo tuo,

iter fáciens eis, hábitans in illis, terra mota est, cæli distillavérunt, allelúia...


Colletta
O Dio, nostro Padre, che ci hai reso partecipi doni della salvezza, fa' che professiamo con la fede e testimoniamo con le opere la gioia della risurrezione. Per il nostro Signore...

Deus, qui pópulum tuum tuæ fecísti redemptiónis partícipem, concéde nobis, quæsumus, ut de resurrectióne domínica perpétuo gratulémur. Per Dóminum........

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura At 18, 1-8
Paolo si stabilì in casa loro e lavorava, e discuteva nella sinagoga.

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, Paolo lasciò Atene e si recò a Corìnto. Qui trovò un Giudeo di nome Aquila, nativo del Ponto, arrivato poco prima dall’Italia, con la moglie Priscilla, in seguito all’ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei.
Paolo si recò da loro e, poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì in casa loro e lavorava. Di mestiere, infatti, erano fabbricanti di tende. Ogni sabato poi discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere Giudei e Greci.
Quando Sila e Timòteo giunsero dalla Macedònia, Paolo cominciò a dedicarsi tutto alla Parola, testimoniando davanti ai Giudei che Gesù è il Cristo. Ma, poiché essi si opponevano e lanciavano ingiurie, egli, scuotendosi le vesti, disse: «Il vostro sangue ricada sul vostro capo: io sono innocente. D’ora in poi me ne andrò dai pagani».
Se ne andò di là ed entrò nella casa di un tale, di nome Tizio Giusto, uno che venerava Dio, la cui abitazione era accanto alla sinagoga. Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia; e molti dei Corìnzi, ascoltando Paolo, credevano e si facevano battezzare.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 97
Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

Oppure:
La tua salvezza, Signore, è per tutti i popoli.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

Canto al Vangelo Gv 14,18
Alleluia, alleluia.
Non vi lascerò orfani, dice il Signore;
vado e ritorno a voi, e il vostro cuore sarà nella gioia.
Alleluia.

Vangelo Gv 16, 16-20
Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete».
Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».
Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».

Sulle Offerte
Accogli, Signore, l'offerta del nostro sacrificio, perché rinnovati nello spirito, possiamo rispondere sempre meglio all'opera della tua redenzione. Per Cristo nostro Signore.


Ascéndant ad te, Dómine, preces nostræ cum oblatiónibus hostiárum, ut, tua dignatióne mundáti, sacraméntis magnæ pietátis aptémur. Per Christum...


Prefazio Pasquale V
Cristo sacerdote e vittima

E' veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
proclamare sempre la tua gloria, o Signore.
e sopratutto esaltarti in questo tempo
nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.

Offrendo il suo corpo sulla croce,
diede compimento ai sacrifici antichi,
e donandosi per la nostra redenzione
divenne altare, vittima e sacerdote.

Per questo mistero,
nella pienezza della gioia pasquale,
l'umanità esulta su tutta la terra,
e con l'assemblea degli angeli e dei santi
canta l'inno della tua gloria:

Santo, Santo, Santo...


Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre:

Te quidem, Dómine,

omni témpore confitéri,

sed in hoc potíssimum gloriósius prædicáre,

cum Pascha nostrum immolátus est Christus.



Qui, oblatióne córporis sui,

antíqua sacrifícia in crucis veritáte perfécit,

et, seípsum tibi pro nostra salúte comméndans,

idem sacérdos, altáre et agnus exhíbuit.

Quaprópter, profúsis paschálibus gáudiis,

totus in orbe terrárum mundus exsúltat.



Sed et supérnæ virtútes atque angélicæ

potestátes hymnum glóriæ tuæ cóncinunt,

sine fine dicéntes:



Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


Comunione Mt 28,20
«Ecco io sono con voi tutti i giorni
sino alla fine del mondo», alleluia.


Mt 28,20 Ecce ego vobíscum sum ómnibus diébus,

usque ad consummatiónem sæculi, allelúia...


Dopo la Comunione
O Dio grande e misericordioso, che nel Signore risorto riporti l'umanità alla speranza eterna, accresci in noi l'efficacia del mistero pasquale, con la forza di questo sacramento di salvezza. Per Cristo nostro Signore.


Omnípotens sempitérne Deus, qui ad ætérnam vitam in Christi resurrectióne nos réparas, fructus in nobis paschális multíplica sacraménti, et fortitúdinem cibi salutáris nostris infúnde pectóribus. Per Christum.



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Giovedì 17 maggio
Gv 16, 16-20



Gesù continua a parlare ai discepoli di come debbano vivere un nuovo modo di restare vicino a lui. Dice loro infatti che presto non staranno più insieme, ma allo stesso tempo lui tornerà ad essere accanto a loro. Evidentemente parla della sua morte e resurrezione, ma anche di come da quello strappo doloroso che è la sua partenza dalla terra per tornare al Padre viene anche la resurrezione di una vita con lui che non finisce più e vince ogni lontananza, se lo si continua a cercare e desiderare vicino. I discepoli sono sconcertati da quello che sembra un paradosso: come può la lontananza fisica divenire vicinanza ancora più stretta? Gesù non lascia senza risposta quello sconcerto e rivela come proprio il bisogno e la mancanza che sentiranno di lui, tanto da rattristarsi e piangere, sarà preghiera di invocazione capace di far mutare la loro tristezza nella gioia di una vicinanza ritrovata. Infatti dopo la sua ascensione al Padre ogni uomo e ogni donna, in ogni angolo della terra, potrà avere il Signore accanto a sé se lo invocherà col lamento e le lacrime della propria preghiera.



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18/05/2012 09:40

VI SETTIMANA DI PASQUA - VENERDÌ
MESSALE


Antifona d'Ingresso Ap 5,9-10
Ci hai redenti, o Signore, con il tuo sangue
da ogni tribù, lingua, popolo e nazione,
e hai fatto di noi un regno di sacerdoti
per il nostro Dio, alleluia.


Redemísti nos, Dómine,

in sánguine tuo, ex omni tribu, et lingua,

et pópulo, et natióne, et fecísti nos Deo nostro regnum et sacerdótes, allelúia....


Colletta
Si compia in ogni luogo, Signore, con la predicazione del vangelo, la salvezza acquistata dal sacrificio del Cristo, e la moltitudine dei tuoi figli adottivi ottenga da lui, parola di verità, la vita nuova promessa a tutti gli uomini. Per il nostro Signore...



Exáudi, Dómine, preces nostras, ut, quod tui Verbi sanctificatióne promíssum est, evangélico ubíque compleátur efféctu, et plenitúdo adoptiónis obtíneat quod prædíxit testificátio veritátis. Per Dóminum.......


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura At 18, 9-18
In questa città io ho un popolo numeroso.

Dagli Atti degli Apostoli
[Mentre Paolo era a Corìnto,] una notte, in visione, il Signore gli disse: «Non aver paura; continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male: in questa città io ho un popolo numeroso». Così Paolo si fermò un anno e mezzo, e insegnava fra loro la parola di Dio.
Mentre Gallione era proconsole dell’Acàia, i Giudei insorsero unanimi contro Paolo e lo condussero davanti al tribunale dicendo: «Costui persuade la gente a rendere culto a Dio in modo contrario alla Legge». Paolo stava per rispondere, ma Gallione disse ai Giudei: «Se si trattasse di un delitto o di un misfatto, io vi ascolterei, o Giudei, come è giusto. Ma se sono questioni di parole o di nomi o della vostra Legge, vedetevela voi: io non voglio essere giudice di queste faccende». E li fece cacciare dal tribunale. Allora tutti afferrarono Sòstene, capo della sinagòga, e lo percossero davanti al tribunale, ma Gallione non si curava affatto di questo.
Paolo si trattenne ancora diversi giorni, poi prese congedo dai fratelli e s’imbarcò diretto in Siria, in compagnia di Priscilla e Aquila. A Cencre si era rasato il capo a causa di un voto che aveva fatto.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 46
Dio è re di tutta la terra.

Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra.

Egli ci ha sottomesso i popoli,
sotto i nostri piedi ha posto le nazioni.
Ha scelto per noi la nostra eredità,
orgoglio di Giacobbe che egli ama.

Ascende Dio tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni.

Canto al Vangelo Lc 24,46.26
Alleluia, alleluia.
Cristo doveva patire e risorgere dai morti,
ed entrare così nella sua gloria.
Alleluia.

Vangelo Gv 16, 20-23a
Nessuno potrà togliervi la vostra gioia.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.
La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».

Sulle Offerte
Accogli, Padre misericordioso, l'offerta di questa tua famiglia, perché con la tua protezione custodisca i doni pasquali e giunga alla felicità eterna. Per Cristo nostro Signore.

Oblatiónes famíliæ tuæ, quæsumus, Dómine, súscipe miserátus, ut, sub tuæ protectiónis auxílio, et colláta non perdant, et ad ætérna dona pervéniant. Per Christum..

Prefazio Pasquale V
Cristo sacerdote e vittima

E' veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
proclamare sempre la tua gloria, o Signore.
e sopratutto esaltarti in questo tempo
nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.

Offrendo il suo corpo sulla croce,
diede compimento ai sacrifici antichi,
e donandosi per la nostra redenzione
divenne altare, vittima e sacerdote.

Per questo mistero,
nella pienezza della gioia pasquale,
l'umanità esulta su tutta la terra,
e con l'assemblea degli angeli e dei santi
canta l'inno della tua gloria:

Santo, Santo, Santo...


Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre:

Te quidem, Dómine,

omni témpore confitéri,

sed in hoc potíssimum gloriósius prædicáre,

cum Pascha nostrum immolátus est Christus.



Qui, oblatióne córporis sui,

antíqua sacrifícia in crucis veritáte perfécit,

et, seípsum tibi pro nostra salúte comméndans,

idem sacérdos, altáre et agnus exhíbuit.

Quaprópter, profúsis paschálibus gáudiis,

totus in orbe terrárum mundus exsúltat.



Sed et supérnæ virtútes atque angélicæ

potestátes hymnum glóriæ tuæ cóncinunt,

sine fine dicéntes:



Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


Comunione Rm 4, 25
Cristo nostro Signore
è stato messo a morte per i nostri peccati
ed è risuscitato per la nostra giustificazione, alleluia.

Rm 4,25 Tráditus est Christus Dóminus noster propter delícta nostra, et resurréxit propter iustificatiónem nostram, allelúia..

Dopo la Comunione
Proteggi, Signore, con paterna bontà, il tuo popolo che hai salvato con il sacrificio della croce, e rendilo partecipe della gloria del Cristo risorto. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.


Contínua, quæsumus, Dómine, quos salvásti pietáte custódi, ut, qui Fílii tui passióne sunt redémpti, eius resurrectióne læténtur. Qui vivit et regnat in sæcula sæculórum....


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Venerdì 18 maggio
Gv 16, 20-23



L’amicizia con il Signore è come un parto, cioè è frutto di una gestazione lunga e faticosa. Non è l’improvvisazione di qualcuno che si crede geniale o particolarmente capace. Infatti come nella gravidanza la donna partecipa personalmente al crescere di una nuova vita accolta nel suo seno, ma nello stesso tempo lo sviluppo del bambino non è frutto della sua abilità o di qualche dote, così la Parola di Dio se accolta nel proprio cuore cresce e si sviluppa, genera una vita nuova non perché siamo particolarmente meritevoli o migliori, ma perché agisce con potenza in chi la conserva, pur fra mille difficoltà. Non bisogna allora lasciarsi abbattere dalla difficoltà con cui a volte fatichiamo ad accogliere la Parola, a non farla sfuggire lontano da noi come qualcosa di scontato o di inutile. Questo lavoro paziente ci donerà un’interiorità più profonda, cioè la capacità di gustare la dolcezza di ogni Parola che ci viene dal Vangelo. È questo un dono che nessuno ci può negare o togliere, perché frutto della fedeltà dell’ascolto che ciascuno può vivere, se lo vuole.


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19/05/2012 10:07

Sabato 19 maggio
Gv 16, 23-28



Il Signore insegna ai suoi discepoli a pregare. Ma non lo fa con un insegnamento teorico, ma più semplicemente offrendo se stesso come esempio. Questo significa infatti chiedere al Padre nel suo nome, cioè con la sua stessa fiducia che saremo ascoltati, con la sua stessa certezza che egli non negherà cosa è buono per noi e per tutti. Perché nell’atto stesso di chiedere ci facciamo umili, riconosciamo il nostro bisogno di aiuto, affermiamo che non possiamo bastare a noi stessi. il Signore si è presentato a noi come Figlio, cioè sottomesso ad una volontà più grande di lui e che veniva prima di lui, e come ha fatto per primo lui propone anche a noi di sottometterci ad una logica di amore più grande del nostro. È la logica che ha spinto il Figlio a lasciare il Padre per amore degli uomini, pur sapendo cosa avrebbe dovuto patire; è la logica che ha fatto sì che il Padre lo resuscitasse dalla morte, ed è la logica che ora lo fa tornare al Padre, dopo avere compiuta tutta intera la sua volontà. Immergiamoci in questo modo di vivere e di essere non per se stessi ma per gli altri e impareremo le parole per chiedere al Padre e il cuore per non dubitare della sua risposta.


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20/05/2012 08:43

Liturgia della Ascensione del Signore - Anno B *

Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA






ASCENSIONE DEL SIGNORE
Anno B - Solennità

MISSALE ROMANUM VETUS ORDO

LETTURE: At 1,1-11; Sal 46; Ef 4,1-13; Mc 16,15-20


Il destino dell'uomo nuovo

San Luca ci ha lasciato due racconti dell’Ascensione, che presentano lo stesso avvenimento in una luce diversa: nel vangelo il racconto costituisce quasi una dossologia: il finale glorioso della vita pubblica di Gesù; negli Atti l’Ascensione è vista come il punto di partenza dell’espansione missionaria della Chiesa (questa è pure la prospettiva degli altri due sinottici: Mt 28 e Mc 16).

Un’umanità nuova inaugurata da Cristo Signore
L’insieme delle letture invita ad andare al di là dell’avvenimento dell’Ascensione descritto in termini spazio-temporali: la «elevazione» al cielo del Signore risorto, i «quaranta giorni» dopo la Pasqua, sono solo un modo per indicare la conclusione di una fase della storia della salvezza e l’inizio di un’altra.
Quel Gesù con il quale i discepoli hanno «mangiato e bevuto» continua la sua permanenza invisibile nella Chiesa. Essa è chiamata a continuare la missione e la predicazione di Cristo e riceve il compito di annunciare il Regno e rendere testimonianza al Signore. Per questo gli angeli, dopo l’Ascensione del Risorto, invitano gli apostoli a non attardarsi a guardare il cielo: l’avvenimento a cui hanno assistito non coinvolge solamente loro; al contrario, da esso prende il via un dinamismo universale, «salvifico» e «missionario» che sarà animato dallo Spirito Santo (cf prima lettura, v. 5).
Per la forza di questo Spirito, il Cristo glorificato e costituito Signore universale (cf seconda lettura A, vv. 20-21), capo del Corpo-Chiesa e del Corpo-umanità (vv. 22-23), attira a sé tutte le sue membra perché accedano, con lui e per lui, alla vita presso il Padre.
Anzi, egli stesso anima questi uomini nella loro ricerca di libertà, di dignità, di giustizia, di responsabilità; il loro desiderio di «essere di più», la loro volontà di costruire un mondo più giusto e più unito. Così, la comunità dei credenti, consapevole di aver ricevuto un potere divino, piena di slancio missionario e di gioia pasquale, diventa nel mondo testimone della nuova realtà di vita realizzata in Cristo Signore.

Realtà terrestri e impegno dei credenti
La riflessione conciliare sul rapporto Chiesa-mondo si è espressa nella Costituzione Gaudium et Spes con alcuni testi fondamentali: Reazione ad una presentazione alienante della religione: «Tra le forme dell’ateismo moderno non va trascurata quella che si aspetta la liberazione dell’uomo soprattutto dalla sua liberazione economica e sociale. Si pretende che la religione sia di ostacolo, per natura sua, a tale liberazione, in quanto, elevando la speranza dell’uomo verso una vita futura e fallace, la distoglie dall’edificazione della città terrena» (GS 20).
Un nuovo equilibrio da ritrovare: «Certo, siamo avvertiti che niente giova all’uomo se guadagna il mondo intero ma perde se stesso. Tuttavia l’attesa di una terra nuova non deve indebolire, bensì piuttosto stimolare la sollecitudine nel lavoro relativo alla terra presente, dove cresce quel corpo dell’umanità nuova che già riesce ad offrire una certa prefigurazione che adombra il mondo nuovo. Pertanto, benché si debba accuratamente distinguere il progresso terreno dallo sviluppo del Regno di Dio, tuttavia, nella misura in cui può contribuire a meglio ordinare l’umana società, tale progresso è di grande importanza per il Regno di Dio» (GS 39; cf anche GS 43 e 57).

L’assemblea liturgica, testimonianza viva della presenza di Cristo Signore
Gesù è presente in mezzo ai suoi principalmente in forma mentale ed ecclesiale; da questa presenza del Signore scaturisce la responsabilità e la missione della evangelizzazione.
Tutto ciò si realizza ed è per così dire «ritualizzato» nella celebrazione eucaristica. L’assemblea che si riunisce per l’azione liturgica è già una testimonianza e un annuncio del Signore Gesù; egli è presente con la Parola e l’Eucaristia, realizzando la promessa: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo».
Nella liturgia della Parola si adempie il comando di Gesù: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura». La parola proclamata suscita, nel «Credo», la risposta di fede nel mistero di Cristo. E colui che presiede proclama a nome dell’assemblea la speranza comune di essere un giorno, per sempre, uniti nella gloria al Signore Gesù, vincitore del peccato e della morte (cf prefazio).
La sua presenza in noi è pegno che parteciperemo come con lui e con lui alla vita presso il Padre; anzi, la realtà sacramentale già ce lo fa pregustare oggi. Una assemblea liturgica che celebra con sincera adesione questi aspetti del mistero, diventa testimonianza viva dell’azione di Cristo nella sua Chiesa e dell’umanità nuova da lui inaugurata con la sua «ascensione» presso il Padre.


Nessuno è mai salito al cielo,
fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo

Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo
(Disc. sull'Ascensione del Signore, ed. A. Mai, 98, 1-2; PLS 2, 494-495)
Oggi nostro Signore Gesù Cristo è asceso al cielo. Con lui salga pure il nostro cuore.
Ascoltiamo l'apostolo Paolo che proclama: «Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio. Pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra» (Col 3, 1-2). Come egli è asceso e non si è allontanato da noi, così anche noi già siamo lassù con lui, benché nel nostro corpo non si sia ancora avverato ciò che ci è promesso.
Cristo ormai esaltato al di sopra dei cieli, ma soffre qui in terra tutte le tribolazioni che noi sopportiamo come sue membra. Di questo diede assicurazione facendo sentire quel grido: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?» (At 9, 4). E così pure: «Io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare»(Mt 25, 35).
Perché allora anche noi non fatichiamo su questa terra, in maniera da riposare già con Cristo in cielo, noi che siamo uniti al nostro Salvatore attraverso la fede, la speranza e la carità? Cristo, infatti, pur trovandosi lassù, resta ancora con noi. E noi, similmente, pur dimorando quaggiù, siamo già con lui. E Cristo può assumere questo comportamento in forza della sua divinità e onnipotenza. A noi, invece, è possibile, non perché siamo esseri divini, ma per l'amore che nutriamo per lui. Egli non abbandonò il cielo, discendendo fino a noi; e nemmeno si è allontanato da noi, quando di nuovo è salito al cielo. Infatti egli stesso dà testimonianza di trovarsi lassù mentre era qui in terra: Nessuno è mai salito al cielo fuorché colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo, che è in cielo (cfr. Gv 3, 13).
Questa affermazione fu pronunciata per sottolineare l'unità tra lui nostro capo e noi suo corpo. Quindi nessuno può compiere un simile atto se non Cristo, perché anche noi siamo lui, per il fatto che egli è il Figlio dell'uomo per noi, e noi siamo figli di Dio per lui.
Così si esprime l'Apostolo parlando di questa realtà: «Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo» (1 Cor 12,12). L'Apostolo non dice: «Così Cristo», ma sottolinea: «Così anche Cristo». Cristo dunque ha molte membra, ma un solo corpo.
Perciò egli è disceso dal cielo per la sua misericordia e non è salito se non lui, mentre noi unicamente per grazia siamo saliti in lui. E così non discese se non Cristo e non è salito se non Cristo. Questo non perché la dignità del capo sia confusa nel corpo, ma perché l'unità del corpo non sia separata dal capo.


MESSALE

Antifona d'Ingresso At 1,11
«Uomini di Galilea,
perché fissate nel cielo lo sguardo?
Come l'avete visto salire al cielo,
così il Signore ritornerà». Alleluia.



Viri Galilæi,

quid admirámini aspiciéntes in cælum?

Quemádmodum vidístis eum

ascendéntem in cælum, ita véniet, alléluia.


Nella vigilia:

Regna terræ cantáte Deo,

psállite Dómino, qui ascéndit

super cælum cæli; magnificéntia

et virtus eius in núbibus, allelúia.


Colletta
Esulti di santa gioia la tua Chiesa, o Padre, per il mistero che celebra in questa liturgia di lode, poiché nel tuo Figlio asceso al cielo la nostra umanità è innalzata accanto a te, e noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere Cristo, nostro capo, nella gloria. Egli è Dio...



Fac nos, omnípotens Deus, sanctis exsultáre gáudiis, et pia gratiárum actióne lætári, quia Christi Fílii tui ascénsio est nostra provéctio, et quo procéssit glória cápitis, eo spes vocátur et córporis. Per Dóminum.



Oppure:

Concéde, quæsumus, omnípotens Deus, ut, qui hodiérna die Unigénitum tuum Redemptórem nostrum ad cælos ascendísse crédimus, ipsi quoque mente in cæléstibus habitémus. Qui tecum.


Nella vigilia:

Deus, cuius Fílius hódie in cælos, Apóstolis astántibus, ascéndit, concéde nobis, quæsumus, ut secúndum eius promíssionem et ille nobíscum semper in terris et nos cum eo in cælo vívere mereámur. Qui tecum.


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura At 1,1-11
Fu elevato in alto sotto i loro occhi.

Dagli atti degli apostoli
Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo.
Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».
Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra».
Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

Salmo Responsoriale Dal Salmo 46
Ascende il Signore tra canti di gioia.
Oppure:
Alleluia, alleluia, alleluia.

Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra.

Ascende Dio tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni.

Perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo.

Seconda Lettura Ef 4, 1-13
Raggiungere la misura della pienezza di Cristo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni.

Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell'amore, avendo a cuore di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.

Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti. A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo è detto: «Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini». Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra?
Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose. Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all'uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.

Canto al Vangelo Mt 28,19a.20b
Alleluia, alleluia.
Andate e fate discepoli tutti i popoli, dice il Signore.
Ecco, io sono con voi tutti i giorni,
fino alla fine del mondo.
Alleluia.





Vangelo Mc 16, 15-20
Il Signore fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, [ Gesù apparve agli Undici ] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.


Sulle Offerte
Accogli, Signore, il sacrificio che ti offriamo nella mirabile ascensione del tuo Figlio, e per questo santo scambio di doni fa' che il nostro spirito si innalzi alla gioia del cielo. Per Cristo nostro Signore.

Cristo nostro Signore.



Sacrifícium, Dómine, pro Fílii tui súpplices venerábili nunc ascensióne deférimus: præsta, quæsumus, ut his commérciis sacrosánctis ad cæléstia consurgámus. Per Christum.

Nella vigilia:
Deus, cuius Unigénitus, Póntifex noster, semper vivens sedet ad déxteram tuam ad interpellándum pro nobis, concéde nos adíre cum fidúcia ad thronum grátiæ, ut misericórdiam tuam consequámur. Per Christum.

Prefazio dell'Ascensione del Signore I
Il mistero dell’Ascensione

È veramente cosa buona e giusta,
che tutte le creature in cielo e sulla terra
si uniscano nella tua lode, Dio onnipotente ed eterno:

Il Signore Gesù, re della gloria,
vincitore del peccato e della morte,
oggi è salito al cielo
tra il coro festoso degli angeli.

Mediatore tra Dio e gli uomini,
giudice del mondo e Signore dell’universo,
non si è separato dalla nostra condizione umana,
ma ci ha preceduti nella dimora eterna,
per darci la serena fiducia
che dove è lui, capo e primogenito,
saremo anche noi, sue membra, uniti nella stessa gloria.

Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale,
l’umanità esulta su tutta la terra,
e con l’assemblea degli angeli e dei santi
canta l’inno della tua gloria:

Santo, Santo, Santo ...



Vere dignum et iustum est,

æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere:

Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:



Quia Dóminus Iesus, Rex glóriæ,

peccáti triumphátor et mortis, mirántibus Angelis,

ascéndit (hódie) summa cælórum,

Mediátor Dei et hóminum,

Iudex mundi Dominúsque virtútum;

non ut a nostra humilitáte discéderet,

sed ut illuc confiderémus,

sua membra, nos súbsequi quo ipse,

caput nostrum principiúmque, præcéssit.



Quaprópter, profúsis paschálibus gáudiis,

totus in orbe terrárum mundus exsúltat.

Sed et supérnæ virtútes atque

angélicæ potestátes hymnum

glóriæ tuæ cóncinunt, sine fine dicéntes:



Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.

Nella vigilia:


Vere dignum et iustum est,

æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere:

Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:



Quia Dóminus Iesus, Rex glóriæ,

peccáti triumphátor et mortis, mirántibus Angelis,

ascéndit (hódie) summa cælórum,

Mediátor Dei et hóminum,

Iudex mundi Dominúsque virtútum;

non ut a nostra humilitáte discéderet,

sed ut illuc confiderémus,

sua membra, nos súbsequi quo ipse,

caput nostrum principiúmque, præcéssit.



Quaprópter, profúsis paschálibus gáudiis,

totus in orbe terrárum mundus exsúltat.

Sed et supérnæ virtútes atque

angélicæ potestátes hymnum

glóriæ tuæ cóncinunt, sine fine dicéntes:



Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.



Si dice la Preghiera Eucaristica I o Canone Romano: ha il Comunicantes dell’Ascensione


Antifona alla Comunione Mc 16,15
«Andate in tutto il mondo,
predicate il Vangelo a ogni creatura». Alleluia.



Ecce ego vobíscum sum ómnibus

diébus usque ad consummatiónem sæculi, allelúia.

Nella vigilia:

Christus, unam

pro peccátis ófferens hóstiam,

in sempitérnum sedet in déxtera Dei, allelúia.


Dopo la Comunione
Dio onnipotente e misericordioso, che alla tua Chiesa pellegrina sulla terra fai gustare i divini misteri, suscita in noi il desiderio della patria eterna, dove hai innalzato l'uomo accanto a te nella gloria. Per Cristo nostro Signore.



Omnípotens sempitérne Deus, qui in terra constitútos divína tractáre concédis, præsta, quæsumus, ut illuc tendat christiánæ devotiónis afféctus, quo tecum est nostra substántia. Per Christum.

Nella vigilia:

Quæ ex altári tuo, Domine, dona percépimus, accéndant in córdibus nostris cæléstis pátriæ desidérium, et quo præcúrsor pro nobis introívit Salvátor, fáciant nos, eius vestígia sectántes, conténdere. Qui vivit et regnat in sæcula sæculórum..



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21/05/2012 08:57

Lunedì 21 maggio
Gv 16, 29-33



I discepoli hanno la presunzione di
aver capito tutto. Poiché Gesù ha
aperto loro il suo cuore, rivelando la
bellezza della vita col Padre che gli
viene offerta, credono di possederla
già. Il Signore ancora una volta ha
pietà di loro. Non li condanna alla loro
arroganza e non lascia che rimangano
schiavi del presuntuoso credersi arrivati.
Li mette di fronte alla loro debolezza,
alla fragilità della loro vita che
di lì a poco li farà temere per se stessi
e fuggire davanti alla minaccia di essere
coinvolti nella passione del loro
Maestro. Anche questo è un segno
della sua misericordia. Li riporta infatti
alla loro dimensione reale perché
solo riconoscendo il proprio bisogno
potranno accettare l’aiuto che è loro
offerto. È questa infatti la pace vera:
non il credere di essere esente da ogni
problema, ma sapere che il Signore è
pronto a soccorrerci in ogni situazione,
per quanto grave e miserevole possa
essere. E di certo possiamo aver fiducia
nel suo potere buono che ha già vinto
in modo definitivo ciò che teneva gli
uomini e le donne soggiogati, la morte.
Essa non è più l’ultima parola, ma è la
tribolazione attraverso cui passare per
incontrare la Resurrezione alla vita
nuova.


ASuaImmagine



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28/05/2012 01:02

VIII SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - LUNEDÌ
MESSALE


Antifona d'Ingresso Sal 17,19-20
Il Signore è mio sostegno,
mi ha liberato e mi ha portato al largo,
è stato lui la mia salvezza perché mi vuole bene.


Factus est Dóminus protéctor meus,

et edúxit me in latitúdinem,

salvum me fecit, quóniam vóluit me.


Colletta
Concedi, Signore, che il corso degli eventi nel mondo si svolga secondo la tua volontà nella giustizia e nella pace, e la tua Chiesa si dedichi con serena fiducia al tuo servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


Da nobis, quæsumus, Dómine, ut et mundi cursus pacífico nobis tuo órdine dirigátur, et Ecclésia tua tranquílla devotióne lætétur. Per Dóminum.

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura 1 Pt 1, 3-9
Voi amate Gesù Cristo, pur senza averlo visto e credete in lui; perciò esultate di gioia indicibile.

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo
Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, in vista della salvezza che sta per essere rivelata nell’ultimo tempo.
Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro – destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco – torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà. Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 110
Il Signore si ricorda sempre della sua alleanza.

Renderò grazie al Signore con tutto il cuore,
tra gli uomini retti riuniti in assemblea.
Grandi sono le opere del Signore:
le ricerchino coloro che le amano.

Egli dà il cibo a chi lo teme,
si ricorda sempre della sua alleanza.
Mostrò al suo popolo la potenza delle sue opere,
gli diede l’eredità delle genti.

Mandò a liberare il suo popolo,
stabilì la sua alleanza per sempre.
Santo e terribile è il suo nome.
La lode del Signore rimane per sempre.

Canto al Vangelo 2 Cor 8,9
Alleluia, alleluia.
Gesù Cristo, da ricco che era, si è fatto povero per voi,
perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
Alleluia.

Vangelo Mc 10, 17-27
Vendi quello che hai e vieni! Seguimi!

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».


Sulle Offerte
O Dio, da te provengono questi doni e tu li accetti in segno del nostro servizio sacerdotale: fa' che l'offerta che ascrivi a nostro merito ci ottenga il premio della gioia eterna. Per Cristo nostro Signore.

Deus, qui offerénda tuo nómini tríbuis, et obláta devotióni nostræ servitútis ascríbis, quæsumus cleméntiam tuam, ut, quod præstas unde sit méritum, profícere nobis largiáris ad præmium. Per Christum.

Antifona alla Comunione Sal 12,6
Voglio cantare a Dio per il bene che mi ha fatto,
voglio lodare il nome del Signore Altissimo.


Cantábo Dómino,

qui bona tríbuit mihi,

et psallam nómini Dómini Altíssimi.


Oppure: Mt 28,20
« Ecco, io sono con voi tutti i giorni,
sino alla fine del mondo », dice il Signore.


Ecce ego vobíscum sum ómnibus diébus,

usque ad consummatiónem sæculi, dicit Dóminus.


Dopo la Comunione
Padre misericordioso, il pane eucaristico che ci fa tuoi commensali in questo mondo, ci ottenga la perfetta comunione con te nella vita eterna. Per Cristo nostro Signore.


Satiáti múnere salutári, tuam, Dómine, misericórdiam deprecámur, ut, hoc eódem quo nos temporáliter végetas sacraménto, perpétuæ vitæ partícipes benígnus effícias. Per Christum.






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29/05/2012 07:56

VIII SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - MARTEDÌ
MESSALE


Antifona d'Ingresso Sal 17,19-20
Il Signore è mio sostegno,
mi ha liberato e mi ha portato al largo,
è stato lui la mia salvezza perché mi vuole bene.


Factus est Dóminus protéctor meus,

et edúxit me in latitúdinem,

salvum me fecit, quóniam vóluit me.


Colletta
Concedi, Signore, che il corso degli eventi nel mondo si svolga secondo la tua volontà nella giustizia e nella pace, e la tua Chiesa si dedichi con serena fiducia al tuo servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


Da nobis, quæsumus, Dómine, ut et mundi cursus pacífico nobis tuo órdine dirigátur, et Ecclésia tua tranquílla devotióne lætétur. Per Dóminum.

LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura 1 Pt 1, 10-16
I profeti preannunciavano la grazia a voi destinata; perciò restate sobri e abbiate speranza.

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo
Carissimi, sulla salvezza indagarono e scrutarono i profeti, che preannunciavano la grazia a voi destinata; essi cercavano di sapere quale momento o quali circostanze indicasse lo Spirito di Cristo che era in loro, quando prediceva le sofferenze destinate a Cristo e le glorie che le avrebbero seguite. A loro fu rivelato che, non per se stessi, ma per voi erano servitori di quelle cose che ora vi sono annunciate per mezzo di coloro che vi hanno portato il Vangelo mediante lo Spirito Santo, mandato dal cielo: cose nelle quali gli angeli desiderano fissare lo sguardo.
Perciò, cingendo i fianchi della vostra mente e restando sobri, ponete tutta la vostra speranza in quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si manifesterà. Come figli obbedienti, non conformatevi ai desideri di un tempo, quando eravate nell’ignoranza, ma, come il Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta. Poiché sta scritto: «Sarete santi, perché io sono santo».

Salmo Responsoriale Dal Salmo 97
Il Signore ha rivelato la sua giustizia.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

Canto al Vangelo Mt 11,25
Alleluia, alleluia.
Ti rendo lode, Padre,
Signore del cielo e della terra,
perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.
Alleluia.

Vangelo Mc 10, 28-31
Riceverete in questo tempo cento volte tanto insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».
Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».


Sulle Offerte
O Dio, da te provengono questi doni e tu li accetti in segno del nostro servizio sacerdotale: fa' che l'offerta che ascrivi a nostro merito ci ottenga il premio della gioia eterna. Per Cristo nostro Signore.

Deus, qui offerénda tuo nómini tríbuis, et obláta devotióni nostræ servitútis ascríbis, quæsumus cleméntiam tuam, ut, quod præstas unde sit méritum, profícere nobis largiáris ad præmium. Per Christum.

Antifona alla Comunione Sal 12,6
Voglio cantare a Dio per il bene che mi ha fatto,
voglio lodare il nome del Signore Altissimo.


Cantábo Dómino,

qui bona tríbuit mihi,

et psallam nómini Dómini Altíssimi.


Oppure: Mt 28,20
« Ecco, io sono con voi tutti i giorni,
sino alla fine del mondo », dice il Signore.


Ecce ego vobíscum sum ómnibus diébus,

usque ad consummatiónem sæculi, dicit Dóminus.


Dopo la Comunione
Padre misericordioso, il pane eucaristico che ci fa tuoi commensali in questo mondo, ci ottenga la perfetta comunione con te nella vita eterna. Per Cristo nostro Signore.


Satiáti múnere salutári, tuam, Dómine, misericórdiam deprecámur, ut, hoc eódem quo nos temporáliter végetas sacraménto, perpétuæ vitæ partícipes benígnus effícias. Per Christum.



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30/05/2012 10:23



VIII SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - MERCOLEDÌ
MESSALE


Antifona d'Ingresso Sal 17,19-20
Il Signore è mio sostegno,
mi ha liberato e mi ha portato al largo,
è stato lui la mia salvezza perché mi vuole bene.


Factus est Dóminus protéctor meus,

et edúxit me in latitúdinem,

salvum me fecit, quóniam vóluit me.


Colletta
Concedi, Signore, che il corso degli eventi nel mondo si svolga secondo la tua volontà nella giustizia e nella pace, e la tua Chiesa si dedichi con serena fiducia al tuo servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


Da nobis, quæsumus, Dómine, ut et mundi cursus pacífico nobis tuo órdine dirigátur, et Ecclésia tua tranquílla devotióne lætétur. Per Dóminum.

LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura 1 Pt 1, 18-25
Foste liberati dalla vostra vuota condotta con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia.

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo
Carissimi, voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia. Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma negli ultimi tempi si è manifestato per voi; e voi per opera sua credete in Dio, che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, in modo che la vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio.
Dopo aver purificato le vostre anime con l’obbedienza alla verità per amarvi sinceramente come fratelli, amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri, rigenerati non da un seme corruttibile ma incorruttibile, per mezzo della parola di Dio viva ed eterna. Perché ogni carne è come l’erba
e tutta la sua gloria come un fiore di campo.
L’erba inaridisce, i fiori cadono,
ma la parola del Signore rimane in eterno.
E questa è la parola del Vangelo che vi è stato annunciato.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 147
Celebra il Signore, Gerusalemme.

Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.

Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce.

Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.

Canto al Vangelo Cf Mc 10,45
Alleluia, alleluia.
Il Figlio dell’uomo è venuto per servire
e dare la propria vita in riscatto per molti.
Alleluia.

Vangelo Mc 10, 32-45
Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato.

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti ai discepoli ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti.
Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà».
Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».


Sulle Offerte
O Dio, da te provengono questi doni e tu li accetti in segno del nostro servizio sacerdotale: fa' che l'offerta che ascrivi a nostro merito ci ottenga il premio della gioia eterna. Per Cristo nostro Signore.

Deus, qui offerénda tuo nómini tríbuis, et obláta devotióni nostræ servitútis ascríbis, quæsumus cleméntiam tuam, ut, quod præstas unde sit méritum, profícere nobis largiáris ad præmium. Per Christum.

Antifona alla Comunione Sal 12,6
Voglio cantare a Dio per il bene che mi ha fatto,
voglio lodare il nome del Signore Altissimo.


Cantábo Dómino,

qui bona tríbuit mihi,

et psallam nómini Dómini Altíssimi.


Oppure: Mt 28,20
« Ecco, io sono con voi tutti i giorni,
sino alla fine del mondo », dice il Signore.


Ecce ego vobíscum sum ómnibus diébus,

usque ad consummatiónem sæculi, dicit Dóminus.


Dopo la Comunione
Padre misericordioso, il pane eucaristico che ci fa tuoi commensali in questo mondo, ci ottenga la perfetta comunione con te nella vita eterna. Per Cristo nostro Signore.


Satiáti múnere salutári, tuam, Dómine, misericórdiam deprecámur, ut, hoc eódem quo nos temporáliter végetas sacraménto, perpétuæ vitæ partícipes benígnus effícias. Per Christum.


=======================================================================



Mercoledì 30 maggio
Mc 10,32-45

La richiesta dei due discepoli è in
stridente contrasto con quanto
Gesù ha appena confidato ai discepoli.
Ma tutti sappiamo bene
quanto l’amore per se stessi (la
filautìa, come dicono i Padri)
renda sordi e duri di cuore. La
richiesta dei due fratelli, che seguono
Gesù dalla prima ora,
sembra infatti avere buone motivazioni.
Essi non vogliono onore,
ma un effettivo potere: sedere,
appunto, alla sua destra e alla
sua sinistra. Al termine della
vita di Gesù, saranno due ladroni
a stare alla sua destra e
alla sua sinistra! Il battesimo
che Gesù deve ricevere è l’immersione
piena nella morte con
la discesa negli inferi, ossia nel
più profondo del dolore umano.
Questa via tracciatagli fin
dall’inizio era stata da lui accettata
totalmente. I due discepoli,
seguendo la logica del mondo,
pensano sia sufficiente far
parte del gruppo per ottenere
gli onori conseguenti. Per Gesù
l’onore nasce da un’altra logica:
quella dell’amore che non conosce
alcun limite. È qui il primato
evangelico dell’amore. Per
questo Gesù, intervenendo nella
disputa sorta tra i discepoli,
si allontana dal metro di giudizio
del mondo e afferma: «Tra
voi non è così». La sua via è
opposta: «Chi vuol essere il
primo sia il servo di tutti». E lo
mostra con il suo stesso esempio:
«Il Figlio dell’uomo non è
venuto per essere servito, ma
per servire».


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31/05/2012 09:53

Liturgia della Visitazione della Beata Vergine Maria *

Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA






31 MAGGIO
VISITAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
Festa

LETTURE: Sof 3, 14-18; Cant 2,8.10-14; Lc 1, 39-56


Il mese che la devozione popolare cristiana vuole dedicato in particolare al culto della Madre di Dio si chiude con la festa liturgica che ricorda il secondo «mistero gaudioso». Maria vergine andò sollecita dalla cugina Elisabetta per offrire i servizi che una giovane donna può compiere per una donna anziana, che attende di diventare madre. Maria fu pure mossa dal desiderio di comunicare alla cugina la gioia che essa provava per la «meraviglia» operata in lei dal Signore. A queste ragioni umane Luca ne aggiunge un’altra di ordine divino.
Il frasario che egli usa per riferire il fatto fa capire che l’abitazione di Dio in mezzo agli uomini si colloca su un nuovo piano anche nella persona di Maria. Mentre porta il suo bambino, ella è la vera dimora di Dio e come tale viene riverita dalla cugina. Ecco dunque che Dio viene ad abitare fra gli uomini, ma la dimora non e più un tempio di pietra è una persona! D’ora innanzi non sarà più con le pietre che si edificherà la abitazione di Dio sulla terra, ma con la fede, la carità, la dedizione, la speranza. La festa della «Visitazione» è stata celebrata dai Francescani fin dal secolo XIII. Papa Bonifacio IX la introdusse nel calendario universale della Chiesa e Clemente VIII (1608) compose i testi liturgici dell’officiatura precedente l’ultima riforma. Tradizionalmente celebrata il 2 luglio, questa festa è stata anticipata dal nuovo calendario per armonizzarla con la memoria degli avvenimenti del Vangelo lungo l’anno liturgico, ponendola tra l’Annunciazione del Signore il 25 marzo e la nascita di Giovanni Battista il 24 giugno.
L’Eucaristia, mentre celebra oggi il fatto della visita di Maria alla cugina Elisabetta, attua la incessante «visita» di Dio alla sua Chiesa e alla nostra assemblea, per fare di ognuno un «portatore di Cristo».






Maria magnifica il Signore che opera in lei

Dalle «Omelie» di san Beda il Venerabile, sacerdote
(Lib. 1, 4; CCL 122, 25-26, 30)
«L'anima mia magnifica il Signore ed il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore» (Lc 1, 46). Con queste parole Maria per prima cosa proclama i doni speciali a lei concessi, poi enumera i benefici universali con i quali Dio non cessò di provvedere al genere umano per l'eternità.
Magnifica il Signore l'anima di colui che volge a lode e gloria del Signore tutto ciò che passa nel suo mondo interiore, di colui che, osservando i precetti di Dio, dimostra di pensare sempre alla potenza della sua maestà.
Esulta in Dio suo salvatore, lo spirito di colui che solo si diletta nel ricordo del suo creatore dal quale spera la salvezza eterna.
Queste parole, che stanno bene sulle labbra di tutte le anime perfette, erano adatte soprattutto alla beata Madre di Dio. Per un privilegio unico essa ardeva d'amore spirituale per colui della cui concezione corporale ella si rallegrava. A buon diritto ella poté esultare più di tutti gli altri santi di gioia straordinaria in Gesù suo salvatore. Sapeva infatti che l'autore eterno della salvezza, sarebbe nato dalla sua carne, con una nascita temporale e in quanto unica e medesima persona, sarebbe stato nello stesso tempo suo figlio e suo Signore.
«Cose grandi ha fatto a me l'onnipotente e santo è il suo nome».
Niente dunque viene dai suoi meriti, dal momento che ella riferisce tutta la sua grandezza al dono di lui, il quale essendo essenzialmente potente e grande, è solito rendere forti e grandi i suoi fedeli da piccoli e deboli quali sono. Bene poi aggiunse: «E Santo è il suo nome», per avvertire gli ascoltatori, anzi per insegnare a tutti coloro ai quali sarebbero arrivate le sue parole ad aver fiducia nel suo nome e a invocarlo. Così essi pure avrebbero potuto godere della santità eterna e della vera salvezza, secondo il detto profetico: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato» (Gl 3, 5).
Infatti è questo stesso il nome di cui sopra si dice: «Ed esultò il mio spirito in Dio, mio salvatore».
Perciò nella santa Chiesa è invalsa la consuetudine bellissima ed utilissima di cantare l'inno di Maria ogni giorno nella salmodia vespertina. Così la memoria abituale dell'incarnazione del Signore accende di amore i fedeli, e la meditazione frequente degli esempi di sua Madre, li conferma saldamente nella virtù. Ed è parso bene che ciò avvenisse di sera, perché la nostra mente stanca e distratta in tante cose, con il sopraggiungere del tempo del riposo si concentrasse tutta in se medesima.


MESSALE

Antifona d'Ingresso Sal 65,16
Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio:
vi racconterò quanto ha fatto il Signore
per l'anima mia.



Veníte, audíte, et narrábo, omnes

qui timétis Deum, quanta fecit

Dóminus ánimæ meæ (T.P. allelúia).


Colletta
Dio onnipotente ed eterno, che nel tuo disegno di amore hai ispirato alla beata Vergine Maria, che portava in grembo il tuo Figlio, di visitare sant'Elisabetta, concedi a noi di essere docili all'azione del tuo Spirito, per magnificare con Maria il tuo santo nome. Per il nostro Signore Gesù...



Omnípotens sempitérne Deus, qui beátam Vírginem Maríam, Fílium tuum gestántem, ad visitándam Elísabeth inspirásti, præsta, quæsumus, ut, afflánti Spirítui obsequéntes, cum ipsa te semper magnificáre possímus. Per Dóminum.


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Sof 3, 14-18
Re d’Israele è il Signore in mezzo a te.

Dal libro del profeta Sofonìa
Rallégrati, figlia di Sion,
grida di gioia, Israele,
esulta e acclama con tutto il cuore,
figlia di Gerusalemme!
Il Signore ha revocato la tua condanna,
ha disperso il tuo nemico.
Re d’Israele è il Signore in mezzo a te,
tu non temerai più alcuna sventura.
In quel giorno si dirà a Gerusalemme:
«Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia!
Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te
è un salvatore potente.
Gioirà per te,
ti rinnoverà con il suo amore,
esulterà per te con grida di gioia».

Oppure Rm 12, 9-16
Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, la carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda.
Non siate pigri nel fare il bene; siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore.
Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità.
Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile.

Salmo Responsoriale Ct 2,8.10-14
La tua visita, Signore, ci colma di gioia

Una voce! Il mio diletto!
Eccolo, viene saltando per i monti,
balzando per le colline.

Ora parla il mio diletto e mi dice:
«Alzati, amica mia, mia tutta bella, e vieni!
Perché, ecco, l'inverno è passato,
è cessata la pioggia, se n'è andata.

I fiori sono apparsi nei campi,
il tempo del canto è tornato
e la voce della tortora ancora si fa sentire
nella nostra campagna.
Il fico ha messo fuori i primi frutti
e le viti fiorite spandono fragranza.

O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia,
nei nascondigli dei dirùpi,
mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce,
perché la tua voce è soave,
il tuo viso è leggiadro».

Canto al Vangelo Cf Lc 1,39,44
Alleluia, alleluia.
Maria si mise in viaggio, sollecita, verso la montagna;
alla voce del suo saluto, Elisabetta trasalì di gioia.
Alleluia.



Vangelo Lc 1, 39-56
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente: ha innalzato gli umili.

Dal vangelo secondo Luca
In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:

«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Sulle Offerte
Dio onnipotente, che hai accolto e benedetto il gesto di carità di Maria, Madre del tuo unico Figlio, accetta i doni che ti offriamo e trasformali per noi in sacrificio di salvezza. Per Cristo nostro Signore.



Maiestáti tuæ, Dómine, hoc nostrum gratum sit sacrifícium salutáre, sicut beatíssimæ Unigéniti tui Matris habuísti acceptábilem caritátem. Per Christum.


Prefazio della Beata Vergine Maria II
La Chiesa con Maria magnifica il Signore

E' veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza, renderti grazie, o Padre,
per le meraviglie che hai operato nei tuoi santi,
Ma è sopratutto dolce e doveroso
in questa memoria della beata Vergine Maria
magnificare il tuo amore per noi
con il tuo stesso cantico di lode.

Grandi cose tu hai fatto Signore,
per tutta l'estensione della terra,
e hai prolungato nei secoli l'opera della tua misericordia,
quando, volgendoti all'umile tua serva,
per mezzo di lei ci hai donato il Salvatore del mondo,
il tuo Figlio, Gesù Cristo, nostro Signore.

E noi, con tutti gli angeli del cielo,
innalziamo a te il il nostro canto,
e proclamiamo insieme la tua gloria:

Santo, Santo, Santo ...



Vere dignum et iustum est,

æquum et salutáre,

in ómnium Sanctórum provéctu

te mirábilem confitéri, et potíssimum,

beátæ Vírginis Maríæ memóriam recoléntes,

cleméntiam tuam ipsíus grato magnificáre præcónio.



Vere namque in omnes terræ fines magna fecísti,

ac tuam in sæcula prorogásti misericórdiæ largitátem,

cum, ancíllæ tuæ humilitátem aspíciens,

per eam dedísti humánæ salútis auctórem,

Fílium tuum, Iesum Christum, Dóminum nostrum.



Per quem maiestátem tuam adórat exércitus

Angelórum, ante conspéctum tuum in æternitáte

lætántium.

Cum quibus et nostras voces ut admítti iúbeas,

deprecámur, sócia exsultatióne dicéntes:



Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.


Antifona alla Comunione Lc 1,48-49
Tutte le generazioni mi chiameranno beata,
perché grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente,
e santo è il suo nome.



Beátam me dicent omnes generatiónes,

quia fecit mihi magna qui potens est,

et sanctum nomen eius (T.P. allelúia).


Dopo la Comunione
Ti magnifichi, o Padre, la tua Chiesa, perché hai operato grandi cose per coloro che, sull'esempio di Maria, credono nella tua parola, e come Giovanni sentì la presenza nascosta di Cristo tuo Figlio, così il popolo esultante riconosca in questo sacramento la presenza del suo Signore. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.



Magníficet te, Deus, Ecclésia tua qui tuis fecísti magna fidélibus, et, quem laténtem beátus Ioánnes cum exsultatióne præsénsit, eúndem semper vivéntem cum lætítia in hoc percípiat sacraménto. Qui vivit et regnat in sæcula sæculórum.



=======================================================================================================



Medita

L’esperienza della gravidanza e della maternità, dicono le mamme, è qualcosa che non si può raccontare. È una esperienza che può essere compresa solo da chi la vive. Cosa avrà provato Maria nei mesi della gravidanza, dopo l’annuncio sconvolgente dell’angelo, la crisi con il suo sposo, l’isolamento a cui è stata costretta nella comunità? Maria va di fretta da Elisabetta, e fa un cammino in salita. Vuole aiutare la parente più anziana, certo, ma forse vuole anche capire qualcosa di più di quello che le è successo. Solo un’altra donna che aspetta un figlio può aiutarla a capire. I mariti, notoriamente, capiscono fino a un certo punto.
Il saluto delle donne e l’esplosione di gioia del Magnificat, che Luca costruisce assemblando brani della Scrittura, sono il segno di una fede che sta crescendo nella comprensione del disegno misterioso di Dio.

Per Riflettere
Quando riusciamo a vedere il nostro posto nel disegno di Dio, proviamo una grande gioia. Tutto ci appare d’improvviso chiaro e limpido.
Quando ci è accaduta questa grazia?



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1 GIUGNO
VIII SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - VENERDÌ
SAN GIUSTINO, MARTIRE (m)
MESSALE


Antifona d'Ingresso Cf Sal 118,85.46
I superbi mi hanno narrato cose vane,
ignorando la tua legge; io invece parlavo
della tua legge davanti ai re senza arrossire.

Colletta
O Dio, che hai donato al santo martire Giustino una mirabile conoscenza del mistero del Cristo, attraverso la sublime follia della Croce, per la sua intercessione allontana da noi le tenebre dell'errore e confermaci nella professione della vera fede. Per il nostro Signore...


LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura 1 Pt 4, 7-13
Siate buoni amministratori della multiforme grazia di Dio.

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo
Carissimi, la fine di tutte le cose è vicina. Siate dunque moderati e sobri, per dedicarvi alla preghiera. Soprattutto conservate tra voi una carità fervente, perché la carità copre una moltitudine di peccati. Praticate l’ospitalità gli uni verso gli altri, senza mormorare.
Ciascuno, secondo il dono ricevuto, lo metta a servizio degli altri, come buoni amministratori della multiforme grazia di Dio. Chi parla, lo faccia con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con l’energia ricevuta da Dio, perché in tutto sia glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartengono la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen!
Carissimi, non meravigliatevi della persecuzione che, come un incendio, è scoppiata in mezzo a voi per mettervi alla prova, come se vi accadesse qualcosa di strano. Ma, nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 95
Tua è la gloria, Signore, nei secoli.

Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
È stabile il mondo, non potrà vacillare!
Egli giudica i popoli con rettitudine.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta.

Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.

Canto al Vangelo Gv 15,16
Alleluia, alleluia.
Io ho scelto voi, dice il Signore,
perché andiate e portiate frutto
e il vostro frutto rimanga.
Alleluia.


Vangelo Vangelo Mc 11, 11-26
La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni. Abbiate fede in Dio.

Dal vangelo secondo Marco
[Dopo essere stato acclamato dalla folla, Gesù] entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània.
La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. Rivolto all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l’udirono.
Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. E insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto:
“La mia casa sarà chiamata
casa di preghiera per tutte le nazioni”?
Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città.
La mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato fin dalle radici. Pietro si ricordò e gli disse: «Maestro, guarda: l’albero di fichi che hai maledetto è seccato». Rispose loro Gesù: «Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe».

Sulle Offerte
O Dio, che in questo misterioso scambio di doni ci fai partecipare alla comunione con te, unico e sommo bene, concedi che la luce della tua verità sia testimoniata dalla nostra vita. Per Cristo nostro Signore.

Sulle Offerte
Accogli le nostre offerte, Signore, e donaci di celebrare degnamente questi misteri, che il tuo martire san Giustino testimoniò e difese con intrepida fortezza. Per Cristo nostro Signore.

Antifona alla Comunione 1 Cor 2,2
Ritengo di non saper altro in mezzo a voi,
se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso.

Dopo la Comunione
O Dio, che in questo sacramento ci hai dato il cibo della vita eterna, fa' che seguendo gli insegnamenti del martire san Giustino, viviamo in perenne rendimento di grazie per i tuoi benefici. Per Cristo nostro Signore.





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02/06/2012 09:35

VIII SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - SABATO
MESSALE


Antifona d'Ingresso Sal 17,19-20
Il Signore è mio sostegno,
mi ha liberato e mi ha portato al largo,
è stato lui la mia salvezza perché mi vuole bene.


Factus est Dóminus protéctor meus,

et edúxit me in latitúdinem,

salvum me fecit, quóniam vóluit me.


Colletta
Concedi, Signore, che il corso degli eventi nel mondo si svolga secondo la tua volontà nella giustizia e nella pace, e la tua Chiesa si dedichi con serena fiducia al tuo servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


Da nobis, quæsumus, Dómine, ut et mundi cursus pacífico nobis tuo órdine dirigátur, et Ecclésia tua tranquílla devotióne lætétur. Per Dóminum.

LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura Gd 17. 20-25
Dio può preservarvi da ogni caduta e farvi comparire davanti alla sua gloria senza difetti.

Dalla lettera di san Giuda apostolo
Voi, o carissimi, ricordatevi delle cose che furono predette dagli apostoli del Signore nostro Gesù Cristo.
Costruite voi stessi sopra la vostra santissima fede, pregate nello Spirito Santo, conservatevi nell’amore di Dio, attendendo la misericordia del Signore nostro Gesù Cristo per la vita eterna.
Siate misericordiosi verso quelli che sono indecisi e salvateli strappandoli dal fuoco; di altri infine abbiate compassione con timore, stando lontani perfino dai vestiti, contaminati dal loro corpo.
A colui che può preservarvi da ogni caduta e farvi comparire davanti alla sua gloria senza difetti e colmi di gioia, all’unico Dio, nostro salvatore, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, gloria, maestà, forza e potenza prima di ogni tempo, ora e per sempre. Amen.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 62
Ha sete di te, Signore, l'anima mia.

O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua.

Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode.

Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca.

Canto al Vangelo Col 3,16.17
Alleluia, alleluia.
La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza;
tutto fate rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre.
Alleluia.

Vangelo Mc 11, 27-33
Con quale autorità fai queste cose?

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?».
Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi».
Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Diciamo dunque: “Dagli uomini”?». Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo».
E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».


Sulle Offerte
O Dio, da te provengono questi doni e tu li accetti in segno del nostro servizio sacerdotale: fa' che l'offerta che ascrivi a nostro merito ci ottenga il premio della gioia eterna. Per Cristo nostro Signore.

Deus, qui offerénda tuo nómini tríbuis, et obláta devotióni nostræ servitútis ascríbis, quæsumus cleméntiam tuam, ut, quod præstas unde sit méritum, profícere nobis largiáris ad præmium. Per Christum.

Antifona alla Comunione Sal 12,6
Voglio cantare a Dio per il bene che mi ha fatto,
voglio lodare il nome del Signore Altissimo.


Cantábo Dómino,

qui bona tríbuit mihi,

et psallam nómini Dómini Altíssimi.


Oppure: Mt 28,20
« Ecco, io sono con voi tutti i giorni,
sino alla fine del mondo », dice il Signore.


Ecce ego vobíscum sum ómnibus diébus,

usque ad consummatiónem sæculi, dicit Dóminus.


Dopo la Comunione
Padre misericordioso, il pane eucaristico che ci fa tuoi commensali in questo mondo, ci ottenga la perfetta comunione con te nella vita eterna. Per Cristo nostro Signore.


Satiáti múnere salutári, tuam, Dómine, misericórdiam deprecámur, ut, hoc eódem quo nos temporáliter végetas sacraménto, perpétuæ vitæ partícipes benígnus effícias. Per Christum.






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04/06/2012 11:35

IX SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - LUNEDÌ
MESSALE


Antifona d'Ingresso Sal 24,16.18
Volgiti a me, Signore, e abbi misericordia,
perché sono triste e angosciato;
vedi la mia miseria e la mia pena
e perdona tutti i miei peccati.


Réspice in me, et miserére mei,

Dómine, quóniam únicus et pauper sum ego.

Vide humilitátem meam et labórem meum,
et dimítte ómnia peccáta mea, Deus meus.


Colletta
O Dio, che nella tua provvidenza tutto disponi secondo il tuo disegno di salvezza, allontana da noi ogni male e dona ciò che giova al nostro vero bene. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio ...


Deus, cuius providéntia in sui dispositióne non fállitur, te súpplices exorámus, ut nóxia cuncta submóveas, et ómnia nobis profutúra concédas. Per Dóminum.


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura 2 Pt 1, 1-7
Dio ci ha donato i beni grandissimi e preziosi a noi promessi, affinché per loro mezzo diventiate partecipi della natura divina.

Dalla seconda lettera di san Pietro apostolo
Carissimi, grazia e pace siano concesse a voi in abbondanza mediante la conoscenza di Dio e di Gesù Signore nostro.
La sua potenza divina ci ha donato tutto quello che è necessario per una vita vissuta santamente, grazie alla conoscenza di colui che ci ha chiamati con la sua potenza e gloria. Con questo egli ci ha donato i beni grandissimi e preziosi a noi promessi, affinché per loro mezzo diventiate partecipi della natura divina, sfuggendo alla corruzione, che è nel mondo a causa della concupiscenza.
Per questo mettete ogni impegno per aggiungere alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la temperanza, alla temperanza la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l’amore fraterno, all’amore fraterno la carità.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 90
Mio Dio in te confido.

Chi abita al riparo dell'Altissimo
passerà la notte all'ombra dell'Onnipotente,
Io dico al Signore: «Mio rifugio e mia fortezza,
mio Dio, in cui confido».

«Lo libererò, perché a me si è legato,
lo porrò al sicuro, perché ha conosciuto il mio nome.
Mi invocherà e io gli darò risposta;
nell’angoscia io sarò con lui.

Lo libererò e lo renderò glorioso.
Lo sazierò di lunghi giorni
e gli farò vedere la mia salvezza».

Canto al Vangelo Cfr. Ap 1,5
Alleluia, alleluia.
Gesù Cristo, testimone fedele, primogenito dei morti,
tu ci hai amati e hai lavato i nostri peccati nel tuo sangue.
Alleluia.

Vangelo Mc 12, 1-12
Presero il figlio amato, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù si mise a parlare con parabole [ ai capi dei sacerdoti, agli scribi e agli anziani]: «Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Al momento opportuno mandò un servo dai contadini a ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. Ma essi lo presero, lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. Mandò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. Ne mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li bastonarono, altri li uccisero.
Ne aveva ancora uno, un figlio amato; lo inviò loro per ultimo, dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!". Ma quei contadini dissero tra loro: “Costui è l’erede Su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra!”. Lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.
Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri. Non avete letto questa Scrittura: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; “questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”?».
E cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. Lo lasciarono e se ne andarono.


Sulle Offerte
Fiduciosi nella tua misericordia, Signore, ci accostiamo con doni al tuo santo altare, perché il mistero che ci unisce al tuo Figlio sia per noi principio di vita nuova. Per Cristo nostro Signore.


In tua pietáte confidéntes, Dómine, cum munéribus ad altária veneránda concúrrimus, ut, tua purificánte nos grátia, iísdem quibus famulámur mystériis emundémur. Per Christum.


Antifona alla Comunione Sal 16,6
Innalzo a te il mio grido e tu mi rispondi, o Dio;
tendi a me il tuo orecchio, ascolta le mie parole.

Oppure: Mc 11,23.24
Dice il Signore: «In verità vi dico:
tutto quello che domandate nella preghiera,
abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato».


Amen dico vobis, quidquid orántes pétitis,
crédite quia accipiétis, et fiet vobis, dicit Dóminus

Dopo la Comunione
O Padre, che ci hai nutriti con il corpo e il sangue del tuo Figlio, guidaci con il tuo Spirito perché non solo con le parole, ma con le opere e la vita possiamo renderti testimonianza e così entrare nel regno dei cieli. Per Cristo nostro Signore.


Rege nos Spíritu tuo, quæsumus, Dómine, quos pascis Fílii tui Córpore et Sánguine, ut te, non solum verbo neque lingua, sed ópere et veritáte confiténtes, intráre mereámur in regnum cælórum. Per Christum.





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5 GIUGNO
IX SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - MARTEDÌ
SAN BONIFACIO, VESCOVO E MARTIRE (m)
MESSALE

Antifona d'Ingresso
Questo santo lottò fino alla morte
per la legge del Signore,
non temette le minacce degli empi,
la sua casa era fondata sulla roccia.


Iste sanctus pro lege Dei sui certávit usque ad mortem,

et a verbis impiórum non tímuit; fundátus enim erat supra firmam petram.


Colletta
Interceda per noi, o Signore, il santo vescovo e martire Bonifacio, perché custodiamo con fierezza e professiamo con coraggio la fede che egli ha insegnato con la parola e testimoniato con il sangue. Per il nostro Signore...

Sanctus martyr, Dómine, Bonifátius pro nobis intervéntor exsístat, ut fidem, quam ore dócuit et sánguine consignávit, fírmiter teneámus, et opéribus profiteámur confidénter. Per Dóminum.

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura 2 Pt 3, 12-15a.17-18
Aspettiamo nuovi cieli e una nuova terra.

Dalla seconda lettera di san Pietro apostolo
Carissimi, quale deve essere la vostra vita nella santità della condotta e nelle preghiere, mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli in fiamme si dissolveranno e gli elementi incendiati fonderanno! Noi infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia.
Perciò, carissimi, nell’attesa di questi eventi, fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia. La magnanimità del Signore nostro consideratela come salvezza.
Voi dunque, carissimi, siete stati avvertiti: state bene attenti a non venir meno nella vostra fermezza, travolti anche voi dall’errore dei malvagi. Crescete invece nella grazia e nella conoscenza del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo. A lui la gloria, ora e nel giorno dell’eternità. Amen.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 89
Signore, tu sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.

Prima che nascessero i monti
e la terra e il mondo fossero generati,
da sempre e per sempre tu sei, o Dio.

Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.

Gli anni della nostra vita sono settanta,
ottanta per i più robusti,
e il loro agitarsi è fatica e delusione;
passano presto e noi voliamo via.

Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e il tuo splendore ai loro figli.

Canto al Vangelo Ef 1,17-18
Alleluia, alleluia.
Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo
illumini gli occhi del nostro cuore
per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati
Alleluia.

Vangelo Mc 12, 13-17
Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio.

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso.
Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?».
Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono.
Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio».
E rimasero ammirati di lui.


Sulle Offerte
Il sacrificio che ti presentiamo in memoria del santo martire Bonifacio, ti sia gradito, Signore, come fu preziosa ai tuoi occhi l'offerta della sua vita. Per Cristo .....


Obláta múnera, quæsumus, Dómine, tua benedictióne sanctífica, quæ, te donánte, nos illa flamma tuæ dilectiónis accéndat, per quam sanctus N. torménta sui córporis univérsa devícit. Per Christum.


Antifona alla Comunione Mt 16,24
«Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso,
prenda la sua croce e mi segua», dice il Signore.


Qui vult veníre post me, ábneget semetípsum,

et tollat crucem suam, et sequátur me, dicit Dóminus.


Dopo la Comunione
La partecipazione ai tuoi santi misteri, ci comunichi, o Padre, lo Spirito di fortezza che rese san Bonifacio fedele nel servizio e vittorioso nel martirio. Per Cristo



Præstent nobis, quæsumus, Dómine, sacra mystéria quæ súmpsimus eam ánimi fortitúdinem, quæ beátum N. mártyrem tuum réddidit in tuo servítio fidélem et in passióne victórem. Per Christum




Martedì 5 giugno
Mc 12,13-17

La giornata di Gesù continua ancora. Questa volta sono i farisei e gli erodiani che gli si avvicinano. E gli pongono la questione del tributo a Cesare. Fin dall’inizio si nota la loro doppiezza. Essi adulano Gesù per poi tendergli un tranello. Ma non è con la furbizia che ci si accosta al Vangelo. La parola di Gesù non si compra con le proprie astuzie o con raggiri. Essa è chiara e buona, senza infingimenti e sotterfugi. Gesù non accetta la falsità e sposta la questione. Se nella moneta c’è l’immagine di Cesare sia ridata a lui. Ma bisogna altresì ridare a Dio tutto ciò che ha la sua impronta, la sua immagine. È su questo che Gesù chiede la decisione: date a Dio quel ch’è di Dio. E l’uomo è di Dio, perché è nell’uomo che è iscritta l’immagine di Dio. L’uomo, ogni uomo, anche il più piccolo e indifeso, appartiene a Dio e a Dio deve tornare. C’è un primato assoluto di Dio sulla vita dell’uomo che va difeso ad ogni costo. Come pure si deve rispetto alla società civile e alle sue leggi. Questa pagina evangelica deve aiutare al rispetto e alla tolleranza, sapendo però che nessuno può ferire e umiliare la vita dell’uomo. Solo Dio è Padre e Signore di tutti.






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IX SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - MERCOLEDÌ
MESSALE


Antifona d'Ingresso Sal 24,16.18
Volgiti a me, Signore, e abbi misericordia,
perché sono triste e angosciato;
vedi la mia miseria e la mia pena
e perdona tutti i miei peccati.


Réspice in me, et miserére mei,

Dómine, quóniam únicus et pauper sum ego.

Vide humilitátem meam et labórem meum,
et dimítte ómnia peccáta mea, Deus meus.


Colletta
O Dio, che nella tua provvidenza tutto disponi secondo il tuo disegno di salvezza, allontana da noi ogni male e dona ciò che giova al nostro vero bene. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio ...


Deus, cuius providéntia in sui dispositióne non fállitur, te súpplices exorámus, ut nóxia cuncta submóveas, et ómnia nobis profutúra concédas. Per Dóminum.


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura 2 Tm 1, 1-3. 6-12
Ravviva il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio e secondo la promessa della vita che è in Cristo Gesù, a Timòteo, figlio carissimo: grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro.
Rendo grazie a Dio che io servo, come i miei antenati, con coscienza pura, ricordandomi di te nelle mie preghiere sempre, notte e giorno.
Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza.
Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo.
Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia. Questa ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità, ma è stata rivelata ora, con la manifestazione del salvatore nostro Cristo Gesù. Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo, per il quale io sono stato costituito messaggero, apostolo e maestro.
È questa la causa dei mali che soffro, ma non me ne vergogno: so infatti in chi ho posto la mia fede e sono convinto che egli è capace di custodire fino a quel giorno ciò che mi è stato affidato.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 122
A te, Signore, alzo i miei occhi.

Oppure:
A te, Signore, innalzo la mia preghiera.

A te alzo i miei occhi,
a te che siedi nei cieli.
Ecco, come gli occhi dei servi
alla mano dei loro padroni.

Come gli occhi di una schiava
alla mano della sua padrona,
così i nostri occhi al Signore nostro Dio,
finché abbia pietà di noi.

Canto al Vangelo Gv 11,25
Alleluia, alleluia.
Io sono la risurrezione e la vita, dice il Signore;
chiunque crede in me non morirà in eterno.
Alleluia.

Vangelo Mc 12, 18-27
Non è Dio dei morti, ma dei viventi.

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».


Sulle Offerte
Fiduciosi nella tua misericordia, Signore, ci accostiamo con doni al tuo santo altare, perché il mistero che ci unisce al tuo Figlio sia per noi principio di vita nuova. Per Cristo nostro Signore.


In tua pietáte confidéntes, Dómine, cum munéribus ad altária veneránda concúrrimus, ut, tua purificánte nos grátia, iísdem quibus famulámur mystériis emundémur. Per Christum.


Antifona alla Comunione Sal 16,6
Innalzo a te il mio grido e tu mi rispondi, o Dio;
tendi a me il tuo orecchio, ascolta le mie parole.

Oppure: Mc 11,23.24
Dice il Signore: «In verità vi dico:
tutto quello che domandate nella preghiera,
abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato».


Amen dico vobis, quidquid orántes pétitis,
crédite quia accipiétis, et fiet vobis, dicit Dóminus

Dopo la Comunione
O Padre, che ci hai nutriti con il corpo e il sangue del tuo Figlio, guidaci con il tuo Spirito perché non solo con le parole, ma con le opere e la vita possiamo renderti testimonianza e così entrare nel regno dei cieli. Per Cristo nostro Signore.


Rege nos Spíritu tuo, quæsumus, Dómine, quos pascis Fílii tui Córpore et Sánguine, ut te, non solum verbo neque lingua, sed ópere et veritáte confiténtes, intráre mereámur in regnum cælórum. Per Christum.



Mercoledì 6 giugno
Mc 12,18-27


È l’ultimo dibattito di Gesù nel tempio. Avviene con i sadducei sul tema della resurrezione, alla quale essi non credono. Usando lo stile rabbinico, essi si profondono in una esercitazione teorica sul matrimonio che conduce all’assurdo. Di qui, essi concludono, l’impossibilità della fede nella resurrezione. Gesù non risponde sul piano della razionalità teorica, ma su quello delle Scritture e della potenza di Dio. Riprende anzitutto le parole rivolte da Dio stesso a Mosè dal roveto ardente, quando gli aveva detto che era il Signore dei vivi e dei morti. Gesù afferma quindi che Dio è il creatore e il Signore della vita e protegge i suoi figli salvandoli dal potere della morte. In queste parole evangeliche c’è come l’apertura di uno spiraglio sulla Gerusalemme del cielo: in essa i credenti, liberati dai vincoli della carne, vivranno come angeli, ossia saranno animati dallo Spirito che è più forte della carne. Ma questa vita dei cieli inizia già da questa terra quando i credenti si lasciano guidare dalla parola del Signore che è seme di eternità e di incorruttibilità.






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07/06/2012 03:17

IX SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - GIOVEDÌ
MESSALE


Antifona d'Ingresso Sal 24,16.18
Volgiti a me, Signore, e abbi misericordia,
perché sono triste e angosciato;
vedi la mia miseria e la mia pena
e perdona tutti i miei peccati.


Réspice in me, et miserére mei,

Dómine, quóniam únicus et pauper sum ego.

Vide humilitátem meam et labórem meum,
et dimítte ómnia peccáta mea, Deus meus.


Colletta
O Dio, che nella tua provvidenza tutto disponi secondo il tuo disegno di salvezza, allontana da noi ogni male e dona ciò che giova al nostro vero bene. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio ...


Deus, cuius providéntia in sui dispositióne non fállitur, te súpplices exorámus, ut nóxia cuncta submóveas, et ómnia nobis profutúra concédas. Per Dóminum.


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura 2 Tm 2, 8-15
Ma la parola di Dio non è incatenata. Se moriamo con lui, con lui anche vivremo.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
Figlio mio,
ricòrdati di Gesù Cristo,
risorto dai morti,
discendente di Davide,
come io annuncio nel mio Vangelo,
per il quale soffro
fino a portare le catene come un malfattore.
Ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna. Questa parola è degna di fede:
Se moriamo con lui, con lui anche vivremo;
se perseveriamo, con lui anche regneremo;
se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà;
se siamo infedeli, lui rimane fedele,
perché non può rinnegare se stesso.
Richiama alla memoria queste cose, scongiurando davanti a Dio che si evitino le vane discussioni, le quali non giovano a nulla se non alla rovina di chi le ascolta. Sfòrzati di presentarti a Dio come una persona degna, un lavoratore che non deve vergognarsi e che dispensa rettamente la parola della verità.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 24
Fammi conoscere, Signore, le tue vie.

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.

Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà
per chi custodisce la sua alleanza e i suoi precetti.
Il Signore si confida con chi lo teme:
gli fa conoscere la sua alleanza.

Canto al Vangelo 2Tm 1,10
Alleluia, alleluia.
Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte
e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.
Alleluia.

Vangelo Mc 12, 28b-34
Non c’è altro comandamento più grande di questi.

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio».
E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.


Sulle Offerte
Fiduciosi nella tua misericordia, Signore, ci accostiamo con doni al tuo santo altare, perché il mistero che ci unisce al tuo Figlio sia per noi principio di vita nuova. Per Cristo nostro Signore.


In tua pietáte confidéntes, Dómine, cum munéribus ad altária veneránda concúrrimus, ut, tua purificánte nos grátia, iísdem quibus famulámur mystériis emundémur. Per Christum.


Antifona alla Comunione Sal 16,6
Innalzo a te il mio grido e tu mi rispondi, o Dio;
tendi a me il tuo orecchio, ascolta le mie parole.

Oppure: Mc 11,23.24
Dice il Signore: «In verità vi dico:
tutto quello che domandate nella preghiera,
abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato».


Amen dico vobis, quidquid orántes pétitis,
crédite quia accipiétis, et fiet vobis, dicit Dóminus

Dopo la Comunione
O Padre, che ci hai nutriti con il corpo e il sangue del tuo Figlio, guidaci con il tuo Spirito perché non solo con le parole, ma con le opere e la vita possiamo renderti testimonianza e così entrare nel regno dei cieli. Per Cristo nostro Signore.


Rege nos Spíritu tuo, quæsumus, Dómine, quos pascis Fílii tui Córpore et Sánguine, ut te, non solum verbo neque lingua, sed ópere et veritáte confiténtes, intráre mereámur in regnum cælórum. Per Christum.





Giovedì 7 giugno
Mc 12,28-34

Uno scriba si avvicina a Gesù e gli chiede qual è il primo dei comandamenti. In genere lo scriba è un buon conoscitore della Legge; questi tuttavia si avvicina al Maestro non per metterlo alla prova, bensì per apprendere da lui questo importante insegnamento. Aveva ragione: nessuno può essere maestro a se stesso. Tutti abbiamo bisogno di continuare a chiedere al Signore il senso profondo delle Scritture per la nostra vita. E Gesù risponde che il primo comandamento è duplice: amare Dio e amare il prossimo. Sono due amori inscindibili; anzi, formano un solo amore, una cosa sola. Scrive l’apostolo Giovanni: «Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (1Gv 4, 20). Gesù che ha amato Dio sopra ogni cosa, più della sua stessa vita, e che ugualmente ha amato gli uomini sopra ogni cosa, più della sua stessa vita, ci offre l’esempio più alto del primo comandamento. Quello scriba, soddisfatto della risposta di Gesù, si sentì dire che non era lontano dal regno di Dio. Molto di più che a quello scriba è stato dato a noi. Apprendiamo da lui almeno la sua disponibilità a chiedere e la sua prontezza a ricevere.




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08/06/2012 09:33

IX SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - VENERDÌ
MESSALE



Antifona d'Ingresso Sal 24,16.18
Volgiti a me, Signore, e abbi misericordia,
perché sono triste e angosciato;
vedi la mia miseria e la mia pena
e perdona tutti i miei peccati.


Réspice in me, et miserére mei,

Dómine, quóniam únicus et pauper sum ego.

Vide humilitátem meam et labórem meum,
et dimítte ómnia peccáta mea, Deus meus.


Colletta
O Dio, che nella tua provvidenza tutto disponi secondo il tuo disegno di salvezza, allontana da noi ogni male e dona ciò che giova al nostro vero bene. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio ...


Deus, cuius providéntia in sui dispositióne non fállitur, te súpplices exorámus, ut nóxia cuncta submóveas, et ómnia nobis profutúra concédas. Per Dóminum.

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura 2 Tm 3, 10-16
Tutti quelli che vogliono rettamente vivere in Cristo Gesù saranno perseguitati.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
Figlio mio, tu mi hai seguito da vicino nell’insegnamento, nel modo di vivere, nei progetti, nella fede, nella magnanimità, nella carità, nella pazienza, nelle persecuzioni, nelle sofferenze. Quali cose mi accaddero ad Antiòchia, a Icònio e a Listra! Quali persecuzioni ho sofferto! Ma da tutte mi ha liberato il Signore! E tutti quelli che vogliono rettamente vivere in Cristo Gesù saranno perseguitati. Ma i malvagi e gli impostori andranno sempre di male in peggio, ingannando gli altri e ingannati essi stessi.
Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente. Conosci coloro da cui lo hai appreso e conosci le sacre Scritture fin dall’infanzia: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene mediante la fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 118
Grande pace, Signore, per chi ama la tua legge.

Molti mi perseguitano e mi affliggono,
ma io non abbandono i tuoi insegnamenti.
La verità è fondamento della tua parola,
ogni tuo giusto giudizio dura in eterno.

I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme solo le tue parole.
Grande pace per chi ama la tua legge:
nel suo cammino non trova inciampo.

Aspetto da te la salvezza, Signore,
e metto in pratica i tuoi comandi.
Osservo i tuoi precetti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.

Canto al Vangelo Gv 14,23
Alleluia, alleluia.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
Alleluia.

Vangelo Mc 12, 35-37
Come mai dicono che il Cristo è figlio di Davide?

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, insegnando nel tempio, Gesù diceva: «Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide? Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo:
“Disse il Signore al mio Signore:
Siedi alla mia destra,
finché io ponga i tuoi nemici
sotto i tuoi piedi”.
Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?».
E la folla numerosa lo ascoltava volentieri.

Sulle Offerte
Fiduciosi nella tua misericordia, Signore, ci accostiamo con doni al tuo santo altare, perché il mistero che ci unisce al tuo Figlio sia per noi principio di vita nuova. Per Cristo nostro Signore.


In tua pietáte confidéntes, Dómine, cum munéribus ad altária veneránda concúrrimus, ut, tua purificánte nos grátia, iísdem quibus famulámur mystériis emundémur. Per Christum.


Antifona alla Comunione Sal 16,6
Innalzo a te il mio grido e tu mi rispondi, o Dio;
tendi a me il tuo orecchio, ascolta le mie parole.

Oppure: Mc 11,23.24
Dice il Signore: «In verità vi dico:
tutto quello che domandate nella preghiera,
abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato».


Amen dico vobis, quidquid orántes pétitis,
crédite quia accipiétis, et fiet vobis, dicit Dóminus

Dopo la Comunione
O Padre, che ci hai nutriti con il corpo e il sangue del tuo Figlio, guidaci con il tuo Spirito perché non solo con le parole, ma con le opere e la vita possiamo renderti testimonianza e così entrare nel regno dei cieli. Per Cristo nostro Signore.


Rege nos Spíritu tuo, quæsumus, Dómine, quos pascis Fílii tui Córpore et Sánguine, ut te, non solum verbo neque lingua, sed ópere et veritáte confiténtes, intráre mereámur in regnum cælórum. Per Christum.



Venerdì 8 giugno
Mc 12,35-37


Gesù non smette di parlare, nonostante le opposizioni e le minacce. E neppure rifiuta di affermare l’autorevolezza con cui insegna: lui è il vero pastore, colui che si prende cura del gregge e lo guida verso pascoli erbosi. La gente – come nota Marco – lo ascolta volentieri perché finalmente ha trovato un maestro che sa dire parole autentiche e concrete per la vita. Gesù, appunto, come maestro buono, esorta tutti ad abbandonare la via degli scribi, che è la via della superbia, dell’autosufficienza, dell’orgoglio che porta sempre ad essere buoni con se stessi e cattivi con i deboli. È facile per tutti sentirsi scribi, ossia persone sagge e sapienti che sanno quel che conta nella vita e per questo degne di essere rispettate ed ascoltate. La vera sapienza è mettersi ogni giorno alla sequela del Vangelo, alla scuola dell’unico Maestro, il Signore Gesù venuto sulla terra perché tutti abbiano la vita, e l’abbiano in abbondanza. Con lui non si perde nulla, si guadagna tutto.





_________Aurora Ageno___________
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09/06/2012 10:51

IX SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - SABATO
MESSALE


Antifona d'Ingresso Sal 24,16.18
Volgiti a me, Signore, e abbi misericordia,
perché sono triste e angosciato;
vedi la mia miseria e la mia pena
e perdona tutti i miei peccati.


Réspice in me, et miserére mei,

Dómine, quóniam únicus et pauper sum ego.

Vide humilitátem meam et labórem meum,
et dimítte ómnia peccáta mea, Deus meus.


Colletta
O Dio, che nella tua provvidenza tutto disponi secondo il tuo disegno di salvezza, allontana da noi ogni male e dona ciò che giova al nostro vero bene. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio ...


Deus, cuius providéntia in sui dispositióne non fállitur, te súpplices exorámus, ut nóxia cuncta submóveas, et ómnia nobis profutúra concédas. Per Dóminum.


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura 2 Tm 4, 1-8
Compi la tua opera di annunciatore del Vangelo. Io sto già per essere versato in offerta e il Signore mi consegnerà la corona di giustizia.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
Figlio mio, ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento.
Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, pur di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro alle favole. Tu però vigila attentamente, sopporta le sofferenze, compi la tua opera di annunciatore del Vangelo, adempi il tuo ministero.
Io infatti sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 70
La mia bocca, Signore, racconterà la tua giustizia.

Della tua lode è piena la mia bocca:
tutto il giorno canto il tuo splendore.
Non gettarmi via nel tempo della vecchiaia,
non abbandonarmi quando declinano le mie forze.

Io, invece, continuo a sperare;
moltiplicherò le tue lodi.
La mia bocca racconterà la tua giustizia,
ogni giorno la tua salvezza.

Verrò a cantare le imprese del Signore Dio:
farò memoria della tua giustizia, di te solo.
Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito
e oggi ancora proclamo le tue meraviglie.

Allora io ti renderò grazie al suono dell’arpa,
per la tua fedeltà, o mio Dio,
a te canterò sulla cetra, o Santo d’Israele.

Canto al Vangelo Mt 5,3
Alleluia, alleluia.
Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Alleluia.

Vangelo Mc 12,38-44
Questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».



Sulle Offerte
Fiduciosi nella tua misericordia, Signore, ci accostiamo con doni al tuo santo altare, perché il mistero che ci unisce al tuo Figlio sia per noi principio di vita nuova. Per Cristo nostro Signore.


In tua pietáte confidéntes, Dómine, cum munéribus ad altária veneránda concúrrimus, ut, tua purificánte nos grátia, iísdem quibus famulámur mystériis emundémur. Per Christum.


Antifona alla Comunione Sal 16,6
Innalzo a te il mio grido e tu mi rispondi, o Dio;
tendi a me il tuo orecchio, ascolta le mie parole.

Oppure: Mc 11,23.24
Dice il Signore: «In verità vi dico:
tutto quello che domandate nella preghiera,
abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato».


Amen dico vobis, quidquid orántes pétitis,
crédite quia accipiétis, et fiet vobis, dicit Dóminus

Dopo la Comunione
O Padre, che ci hai nutriti con il corpo e il sangue del tuo Figlio, guidaci con il tuo Spirito perché non solo con le parole, ma con le opere e la vita possiamo renderti testimonianza e così entrare nel regno dei cieli. Per Cristo nostro Signore.


Rege nos Spíritu tuo, quæsumus, Dómine, quos pascis Fílii tui Córpore et Sánguine, ut te, non solum verbo neque lingua, sed ópere et veritáte confiténtes, intráre mereámur in regnum cælórum. Per Christum.






Sabato 9 giugno
Mc 12,38-44



È l’ultimo episodio nel tempio. Marco lo pone a conclusione della vita pubblica di Gesù e del suo insegnamento. Il giovane profeta di Nazareth ha appena tracciato un ritratto impietoso degli scribi, i quali «divorano le case delle vedove». Mentre sta parlando vede avvicinarsi una povera vedova verso la cassetta ove si gettano le elemosine. Nessuno fa caso al piccolo gesto che ella compie. Del resto, in un mondo fatto di calcolo e di misure, di mercanteggio e di dare e avere, cosa poteva valere quello spicciolo gettato furtivamente nella cassetta del tempio? Eppure Gesù, che guarda nel profondo, la osserva e la propone ad esempio per tutti, facendo emergere la sua grandezza di cuore e la sua generosità: «ha gettato tutto ciò che aveva, non ha trattenuto nulla per sé». Per Gesù, quella donna povera e indifesa è modello di vita per i discepoli di ogni tempo. Ecco perché nessuno è tanto povero da non poter aiutare altri più poveri di lui. Quel che conta è il cuore. E il cuore toccato da Dio sa compiere miracoli.




_________Aurora Ageno___________
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