Infatti non sai leggere, Paolo scrive chiaramente che vuole restare vivo per aiutare i suoi fratelli, ma essendo prigioniero mette in conto anche la morte che per lui comunque sarebbe un guadagno, perché anche se dovesse morire sa che alla parousia risorgerà con Cristo. Cosa non capisci del ragionamento?
E contraddittorio il tuo ragionamento, perché se fosse fisicamente in prigione (in catene) non potrebbe mai essere di aiuto ai suoi fratelli. In questo contesto Paolo con l'essere in catene indica lo stato di processo che stava subendo e che probabilmente si è concluso con la sua condanna a morte (vedi riferimento al pretorio e non parla mai di carcere). Paolo in quanto cittadino romano aveva uno stato di privilegio rispetto agli altri che probabilmente gli permetteva di avere per così dire una libertà vigilata per tutto il periodo del processo.
E dove dice che sarebbe stato con Cristo senza risorgere? Al capitolo 3 parla esplicitamente di risurrezione e questo coerentemente con 1 Corinti 15 dove non si accenna ad alcun stato intermedio in cielo con Cristo in attesa della risurrezione...
Intanto nel capito 1 non parla di risurrezione da nessuna parte e già il contesto più immediato esclude la tua conclusione. Devi andare fino al cap. 3 ma lì, come già detto, la Bibbia di Gerusalemme esclude una risurrezione fisica. Il conformarsi alla morte di Cristo implica il partecipare alle sue sofferenze per poter rinascere in senso generale. Infatti Paolo spesso dice di essere prima morto e qui il riferimento non è ad una morte fisica, ma a quella spirituale.
Se pertanto esiste una morte spirituale (dovuta alla vita nel peccato), mi pare ovvio che Paolo possa parlare di una risurrezione di tipo spirituale (che non centra nulla con il tuo concetto di essere trasformato in uno spirito).
[Modificato da Aldo_evangelico 21/04/2017 08:59]