Ospite di UdineseChannel, l'attaccante dell'Udinese Duvan Zapata parla, fra passato e presente, della sua carriera.
Sul futuro. "I medici mi hanno detto che ho un infortunio per un bel po' di tempo, ma spero di tornare più presto, lo penso. Vediamo come risponde il tendine, poi non avrò fretta ma nemmeno andare piano. Sono fiducioso e tornerò al più presto".
Sui gol fatti. "Ero contento per la continuità, arrivando è stato difficile trovare il gol. In amichevole non ne ho fatti, ma quando è iniziato il campionato ci sono state tre partite senza. Poi tre di fila, ma adesso sono infortunato e devo continuare la terapia".
Sulle richieste dell'estate. "Non ho fatto molto a Napoli, per i minuti giocati mi stavano cercando tante società. Poi è arrivata l'Udinese, con un'idea chiara, e ho scelto così. Colantuono è una grande persona, al di là dell'essere il nostro allenatore. Non gli piace perdere, in realtà a nessuno, ma a lui proprio per niente. Questa attitudine, questa grinta che trasmette prima della gara è molto importante. Andiamo in campo sapendo cosa fare".
Sulla nuova realtà. "È difficile, tutti ti guardano come un giocatore che fa la differenza, ma mi piace avere questa responsabilità così vedrò la mia qualità. Quando sono arrivato ho visto una squadra che mi ha aperto le porte, era più facile così. Fare le cose bene per portare l'Udinese più in alto possibile e magari vincere qualcosa".
Sul Napoli e lo Scudetto. "Farà molto bene, però Allan sta giocando a livello altissimo. Non solo lui, tutta la squadra sta giocando molto bene. Contro di loro sarà dura, durissima, speriamo di approfittare ogni piccolo errore loro".
Sul dualismo con Higuain. "Non c'è mai stato. Quando sono arrivato a Napoli mi hanno detto che lui era il titolare, io dovevo lavorare per guadagnarmi un posto. Sapevo, e tutti sappiamo, la sua qualità. È un giocatore fortissimo, gli spazi trovati provavo a sfruttarli".
E la Supercoppa. "Purtroppo non la ho giocata, dalla panchina abbiamo tifato, siamo stati sotto sia per uno a zero e due a uno. Abbiamo vinto ai rigori, bellissimo".
Sulla vittoria al Napoli, in Coppa Italia. "La partita è iniziata, in panchina non sapevamo perché. Poi abbiamo giocato quella gara, pur vincendola, in quel momento c'era soddisfazione ma la morte di un tifoso è gravissima. Tutta la squadra era di fianco ai tifosi e alla famiglia".
Su Sarri. "Ci sono tante differenze con Benitez, c'è un'idea di gioco diversa, oltre a un modulo. Come allenatore sono molto diversi, altra storia".
Sul rapporto con Benitez. "Come per Veron, guardando quando ero bambino vedevo la Champions in tv, c'era lui. Ho letto tante cose, avere la possibilità di essere un suo giocatore è una cosa impressionante. Non ho parole per questo. In Champions? Sono entrato, per Higuain, facendo gol. Emozione incredibile con il Marsiglia. Incredibile, abbiamo fatto dodici punti e niente passaggio del turno, in altri gruppi con quattro passavano. Poi ho segnato al Porto in Europa League, segnare fa piacere pur se non serve".
Sull'esordio a Marassi. "Era una tappa importantissima della mia carriera, volevo dimostrare perché il Napoli mi aveva comprato. Lì abbiamo vinto, piano piano ho avuto la possibilità di guadagnarmi uno spazio".
Sullo scippo del Napoli al Sassuolo. "Alla fine sono arrivati loro perché hanno fatto un'offerta più grande. Però sì, c'erano i neroverdi che mi hanno cercato anche nel calciomercato scorso, vuol dire che sto facendo le cose bene. Sono infortunato ora e voglio tornare subito".
Su Boselli e Higuain. "Bisogna imparare da giocatori così, prendere il proprio stile di gioco e implementarlo con quello che ti serve. È bello avere questi compagni con così tanta esperienza e imparare da loro. Correa della Samp? È molto promettente, deve prendere fiducia, con qualche partita addosso diventerà importantissimo".
Sul trasferimento all'Estudiantes di La Plata. "Dopo due mesi mi sono fratturato un perone, prima dell'infortunio però ho fatto esordio con gol. Dopo ho recuperato e avuto opportunità di giocare poco, ma segnare. C'era pure Juan Sebastian Veron, da bambino quando giocavo alla Playstation lo compravo. Mi fa molto piacere ricordare, averlo di fianco come compagno... era più semplice. Quando riceveva la palla sapeva cosa fare, marcava la differenza".
Sul trovare una maglia da titolare. "All'inizio ero una promessa, giocavo dieci minuti, era una cosa così. Già nel 2010 mi vedevano come un giocatore cresciuto, potevo avere la possibilità di giocare dal primo minuto. Lì è iniziata la carriera da professionista. Io quando sono in campo penso solo a fare gol, dare una mano alla squadra, ma poi devo segnare. Mi fa piacere, è una soddisfazione che non si può spiegare".
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