E' diventato ufficialmente l'allenatore del Napoli solo ieri sera, Maurizio Sarri. Appuntamento a Roma, negli uffici della FilmAuro, intorno alle 20, per firmare un contratto che ha avuto una "gestazione" travagliata tra problemi burocratici, analisi legali di clausole e postille varie e persino ripensamenti dell'ultim'ora. Poco dopo le 21.30, ricorda l'edizione odierna di Cronache di Napoli, il tweet del club. Sarri sulla panchina che era stata di Benitez, mai come ora scomoda come il tappeto chiodato di un fachiro. Perchè, appena insediato, l'ex tecnico dell'Empoli si ritrova già sotto esame. Lo ha posto in questa svantaggiosa condizione anzitutto De Laurentiis, tutt'altro che convinto di puntare su di lui al punto da essere pronto a preferirgli in extremis Montella, salvo fare di nuovo dietrofront dinanzi all'ennesimo no dell'ex tecnico viola. Il contratto proposto a Sarri, un anno più opzione sul secondo ed eventualmente sul terzo con ingaggio da 1 milione più bonus, la dice lunga. E anche i paletti imposti dal patron alla composizione dello staff (sì al vice Calzona e al preparatore atletico Sinatti, "congelati" il tattico Martusciello e il collaboratore Simone Bonomi, ex azzurro) vanno nella stessa direzione: Sarri deve far bene subito, altrimenti sarà lui a pagare. Così, il tecnico nato a Napoli ma cresciuto in Toscana si trova dinanzi ad una prospettiva scomoda, quella di dover convincere dall'inizio in un colpo solo la squadra e la piazza. Sono entrambi compiti ardui. In tanti, tra i calciatori azzurri, sono perplessi dalla scelta di De Laurentiis di affidare la squadra ad un allenatore che è alla prima esperienza alla guida di una big e per giunta solo al suo secondo anno di A. Il rischio concreto è che Sarri possa essere snobbato da alcuni a causa del suo scarso pedigree e mal visto da altri, specie quelli che nel suo 4-3-1-2 in teoria non trovano posto. Se a questo si aggiungono i malumori di un gruppo abituato comunque a puntare ai vertici e oggi spiazzato da un così repentino cambio di direzione, il quadro è completo. Non solo: Sarri dovrà poi superare l'esame più difficile in assoluto, quello della città. Giustamente scettici, i tifosi sono allibiti dalle scelte contraddittorie di De Laurentiis. Pur apprezzando quanto Sarri ha fatto ad Empoli, colgono i segnali chiari di un ridimensionamento che inizia dalla panchina e si avvia a toccare anche la squadra e il mercato. Non a caso, il gelo tra la città e De Laurentiis è arrivato a toccare temperature polari, anche se oggi Maurizio Sarri è il solo a camminare sui carboni ardenti. Le sue idee tattiche, che porta avanti da anni e con la stessa convinzione avrebbero bisogno di tempo per essere sviluppate sul campo e di una società in grado di "proteggerlo", difendendo la scelta fatta in panchina con parole chiare sia dinanzi ai giocatori che dinanzi ai supporter. Condizioni che nel Napoli sono irrealizzabili: difficilmente Sarri avrà la squadra già fatta per l'inizio del ritiro, fissato l'11 luglio, e sinora De Laurentiis non solo non ha difeso la scelta di affidarsi a Sarri ma addirittura ha cercato di tornare indietro. Una situazione complicata e potenzialmente esplosiva. Una situazione che rende inquieti i giorni del Napoli e della sua gente che spera in una stagione positiva dopo la delusione della scorsa.
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