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Campionato di Serie A stagione 2016/2017

Ultimo Aggiornamento: 28/05/2017 23:58
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15/01/2017 20:46
 
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Sassuolo-Palermo 4-1, Corini si illude,
la coppia Berardi-Matri ribalta il match

In vantaggio gli ospiti con Quaison, in un quarto d'ora i padroni di casa ribaltano
il risultato, grazie a due assist del rientrante Berardi per Matri e Ragusa.
Doppietta per l'ex Juve, Politano chiude il match nella ripresa



Palermo travolto: e ora chi lo salva Corini che in settimana si era sfogato, ma che ha visto la sua squadra naufragare tristemente contro il rinato Sassuolo? Ore contate per il tecnico, da giorni delegittimato da Zamparini. Solo 24 minuti decenti, i primi, poi è un pianto.

CHE BERARDI — Nel Sassuolo c’è Berardi dal primo minuto: non era titolare dal 28 agosto. La differenza si vede subito, è lui, l’uomo mercato, a lasciare il segno con due assist e dando il via alla rimonta del Sassuolo. Eppure il Palermo nel primo tempo non gioca male, si sceglie qualche rischio e decide di fare la partita. Corini si affida al tridente formato da Embalo (in campo dopo due mesi), Nestorovski e Quaison, ed è proprio lo svedese a firmare l’1-0, sfruttando un delizioso colpo di tacco di Nestorovski, poi salta Consigli e segna nella porta vuota. Il Sassuolo accusa il colpo, stranamente si ritira nella sua meta campo per aspettare le iniziative del Palermo. Che proprio nel suo momento migliore incassa il pareggio: da Berardi in verticale per Matri che sfrutta l’indecisione di Gonzalez e batte Posavec con un gran tiro sotto la traversa. Nove minuti dopo, si replica: ancora un assist di Berardi che trova il taglio di Ragusa, un altro errore dei difensori (stavolta Vitiello che tenta un’inutile scivolata) e l’esterno batte Posavec con un pallonetto mente Gonzalez tenta inutilmente di togliere il pallone dalla porta. Il Palermo perde in fretta l’autostima e la fiducia accumulate nei primi venti minuti mentre il Sassuolo comincia a giocare come da copione: possesso palla (bravo Ricci a impostare svariando anche a destra mentre Aquilani protegge la difesa accanto a Mazzitelli) e tagli delle due ali: il ritrovato Berardi e Ragusa.

IL CROLLO — Nel secondo tempo le cose non cambiano: il Palermo è alla deriva e non riesce più a reagire. Entra Diamanti, ma il cambio non porta a nulla. Il Sassuolo colpisce altre due volte. Minuto 21: c’è il solito errore difensivo (Morganella che non si capisce con Posavec), Ragusa ne approfitta, ma viene anticipato dal portiere. Matri ribatte in rete e firma la doppietta. Minuto 38: discesa di Defrel, che passa a Politano: tiro sul secondo palo. E sul Palermo di Corini cala il sipario.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
[Modificato da binariomorto 15/01/2017 20:47]
15/01/2017 20:50
 
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Udinese-Roma 0-1, Dzeko sbaglia, Nainggolan no

Seconda vittoria in trasferta consecutiva con il minimo scarto:
decide il belga dopo 12 minuti, il bosniaco manda alto un rigore e fallisce altre occasioni


Passa la Roma a Udine, con un gol di Nainggolan nel primo tempo che vale la seconda trasferta consecutiva con tre punti nel trolley e il meno uno momentaneo dalla Juventus in classifica. Risultato giusto, al termine di un match in cui l'Udinese ha avuto la chance di pareggiare, specie nel primo tempo, ma la stessa Roma ha divorato - con uno Dzeko in giornata no - più volte la possibilità del raddoppio.

A DUE FACCE — Le formazioni sono quelle annunciate e anche l'impostazione del match, se è vero che la Roma inizia prendendo subito la metà campo dell'Udinese come fatto a Genova una settimana fa. Dopo 2' Dzeko viene fermato in fuorigioco solo davanti a Karnezis, altre 3 minuti scarsi ed ecco la prima occasione targata Roma: da Paredes a Nainggolan, il belga difende bene un pallone in area e serve El Shaarawy, controllo e destro a botta sicura del Faraone, con Karnezis che si esibisce in un grande intervento. L'Udinese sta a guardare, la squadra di Spalletti spinge e al 12' passa: da Peres a Strootman, "scucchiaiata" in verticale per Nainggolan che al volo con il destro firma il vantaggio. Poi entra in scena Dzeko: al 16' sfiora il gol con il sinistro dai 20 metri, al 18' colpisce malissimo dal dischetto, fallendo un calcio di rigore che Damato aveva concesso per un fallo di mano di Faraoni. L'episodio ha la conseguenza di accendere l'Udinese: al 22' doppia chance per i friulani, prima con Felipe di testa poi sugli sviluppi della stessa azioni. Con De Paul, in entrambi i basi è molto attento Szczesny. Stessi attori al 27': De Paul va dai 25 metri Szczesny si deve impegnare per deviare in angolo. L'Udinese prende coraggio, la Roma è meno incisiva e rischia anche al 43', quando De Paul mette dentro dalla destra e Thereau sul secondo palo sbaglia il tap-in in corsa, favorendo il rientro decisivo di Fazio. Un minuto più tardi - ed è l'ultima emozione del primo tempo - Zapata e l'Udinese chiedono un rigore per un contatto con Fazio, ma Damato lascia correre.

TOTTI FA 25 — Nel secondo tempo Delneri dopo sette minuti si gioca la carta Perica, dentro al posto di Jankto. Ma è Dzeko all'8' a cercare il raddoppio, con un sinistro dal limite che non spaventa Karnezis. I ritmi non sono bassi, la Roma si chiude bene, l'Udinese non trova varchi, El Shaarawy spreca diverse ripartenze potenzialmente importanti e allora Spalletti lo sostituisce al18' per Totti, che debutta nel 2017 fissando così il 25° anno consecutivo in campo, dal 1993 in poi. Neppure 50 secondi e il capitano giallorosso serve di prima Nainggolan, che a due passi dal portiere dell'Udinese non riesce a deviare. Delneri ristabilisce le distanze a centrocampo inserendo Hallfredsson per Zapata e riportando così De Paul in avanti. Tra il 35' e il 40' è uno Dzeko-show alla rovescia: al 35' il bosniaco è bravo a con il sinistro (attento Karnezis in angolo), ma poi fallisce un colpo di testa tutto solo a centro area. Al 37', ancora di testa, mette fuori un pallone (per la verità non semplicissimo) di Paredes, al 37', servito da Strootman, a tu per tu con il portiere dell'Udinese si fa deviare il destro del raddoppio. L'Udinese ci prova solo al 42': De Paul per Thereau e conclusione neutralizzata in due tempi da Szczesny. Finisce con Totti che fa passare il tempo vicino al settore riservato ai tifosi della Roma in festa, mentre Delneri resta a quota zero nel 2017.

Davide Stoppini

Fonte: Gazzetta dello Sport
15/01/2017 23:41
 
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Fiorentina-Juventus 2-1: gol di Kalinic, Badelj e Higuain

Il croato e Badelj infliggono la quarta sconfitta in campionato ai bianconeri.
Ad Allegri non basta Higuain, con Dybala che spreca il 2-2 nel finale




Forse il campionato è virtualmente riaperto. Poi è vero che la Juventus deve recuperare una gara (contro il Crotone), però la classifica dice Roma che tallona la Juve di un punto e Juve che esce dal Franchi imbambolata e tramortita da una Fiorentina che fin dalle prime battute ha messo qualità, perseveranza e imprevedibilità con due uomini dietro alla punta, cosa che Allegri ha abbandonato tornando ad un antico (il 3-5-2 iniziale) che non ha dato certezze come una volta. Gol di Kalinic e di Badelj, piccola illusione di Higuain: viola da urlo, Juventus che finisce con tutte e quattro le punte in campo, che comanda ancora il campionato ma col fiato addosso. Più di prima.

VENTURA, SPECCHIO, VECINO — Presente il c.t. Ventura, presentissima e spettacolare la coreografia della Fiesole, ecco che all’ultimo (o quasi) Paulo Sousa decide per il 3-4-2-1, Bernardeschi e Borja Valero dietro alla punta acuminata che è ovviamente Kalinic, in odor di mercato e di Cina. Max Allegri (senza uomini di destra di ruolo) fino all’ultimo ha avuto il dubbio se mantenere o meno la difesa a 4: ma quando Chiellini si è ristabilito dalla febbre, ecco l’impianto di una volta (il 3-5-2) con fuori Miralem Pjanic e dentro Cuadrado sulla destra; dall’altra parte, dentro Alex Sandro rientrante dall’infortunio e davanti la coppia HD, Higuain-Dybala. Il primo brivido è di Vecino che si spinge solitario verso Buffon e lo impegna in una parata tuffata. Siamo all’ottavo e la Juve si era fatta vedere giusto con un sussulto di Higuain, pescato però in fuorigioco. Poi, sale ancora Vecino: dribbling in area, botta secca, palo esterno. E’ più viola, in questo momento, la serata al Franchi. Anche perché Buffon deve intervenire pure su una botta di Chiesa al 10’.


KALINIC, JUVE NULLA — Lo spartito va avanti così: la Fiorentina manovra palla lenta ma efficace in mezzo al campo e la Juve guarda, non riesce a impossessarsene, guadagna giusto un calcio d’angolo ma senza arrivare al tiro. La sensazione è che la squadra di Allegri, dopo qualche partita con l’Albero di Natale (4-3-2-1), non riesca più a trovare i meccanismi col vecchio 3-5-2. Il primo tiro in porta bianconero è di Alex Sandro: facile per Tatarusanu. Al 25’, Sturaro – che commette un altro fallo in mezzo al campo al limite – si prende l’ammonizione: è la Fiorentina che fa tanto, la Juve esce dal guscio poco e male. E infatti la Viola va in vantaggio al 37’: palla vagante dopo un periodo di gioco confuso, Bernardeschi la dà in profondità a Kalinic, Bonucci è in ritardo, rasoiata in diagonale e Buffon va giù lento. Uno a zero interno ed è giusto così, soprattutto perché la Fiorentina ha fatto di più e la Juve praticamente nulla. E al riposo si va così.

BADELJ E PIPITA — La ripresa vede la stessa Juventus: impastata e anestetizzata. Allegri non cambia, la Fiorentina fa il suo. Perché su un’azione ripetuta, il Franchi esulta per la seconda volta con un lancione per Chiesa di Badelj che l’italiano figlio d’arte non tocca proprio; Buffon è spiazzato e la palla s’infila lenta e precisa: 2-0. E la Juve che fa? Accorcia le distanze con Higuain dopo una titubanza difensiva della Fiorentina: un sussulto ed è 2-1. La mossa di Allegri è quella di agitare un po’ la fase offensiva: fuori Sturaro e dentro Pjaca. Paulo Sousa, nel suo, decide che Bernardeschi ha dato tanto ed è il tempo di Cristoforo, poi esce Chiesa per far posto a Tello. Allegri ribatte: dentro Rincon e fuori Marchisio, dentro Mandzukic e fuori Barzagli, ovvero quattro punte, tutte quelle a disposizione. Il finale vede ancora un cambio viola (Ilicic per Borja Valero), e la furibonda veemenza della Juventus. La palla più invitante ce l'ha Dybala dopo una grande giocata di Mandzukic, ma il sinistro dell'argentino va in curva. E la Roma è solo a un punto.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
16/01/2017 23:42
 
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Torino-Milan 2-2: Bertolacci e Bacca rimontano i gol di Belotti e Benassi

Granata avanti nel primo tempo, Ljajic si fa parare un rigore da Donnarumma,
nella ripresa la rimonta rossonera: Mihajlovic non riesce a battere Montella



Piange il Toro, gioisce il Milan per una sconfitta evitata. Mai come questa volta i granata, che non vincono contro i rossoneri dal 2001, sono andati vicino a sfatare il tabù, con il solito Belotti. Primo tempo perfetto, ad eccezione del rigore del possibile 3-0 fallito da Ljajic, ancora una volta Donnarumma protagonista. Ripresa secondo tradizione, un paio di pasticci difensivi dei granata, la paura di vincere o di perdere che la fa da padrona, e Milan che trova il pari con Bacca, che il rigore non lo sbaglia. Un tempo per squadra, risultato sostanzialmente giusto, gioco piacevole anche se da entrambe le parti troppi gli errori in fase difensiva ed i palloni persi da un centrocampo senza filtro. Freddo in campo, larghi vuoti sugli spalti, ma si comincia con un brivido dopo soli 2’ con Paletta che per liberare l’area calcia su Obi e per poco la palla non fila verso la porta. Il secondo brivido arriva un minuto dopo con Donnarumma che sbaglia il tempo del rimbalzo del pallone ma si trattiene dal colpire la palla con la mano (era fuori area) e Romagnoli sbroglia. Il portiere rossonero si rifà al 6’ con una respinta coi pugni su una conclusione velenosa di Belotti. Il Toro parte sparato come quattro giorni fa a San Siro ma dopo la prima sfuriata prende posizione ed attende nella propria metà campo i rossoneri per trovare spazio in contropiede, al primo errore. Che arriva al 21’.

DIECI MINUTI DI FOLLIA — Iago Falque sul fondo si beve Romagnoli, serve Ljajic con pallone a uscire dall’area, tiro del serbo che Donnarumma potrebbe intercettare se non ci mettesse il piede Belotti tenuto in gioco da Pasalic, un rapace in area di rigore: 1-0 e gol numero 14 in A del Gallo. Cinque minuti ed il Torino raddoppia con Benassi, di tacco e di sinistro, che non è il suo piede. Azione confusa in area rossonera, batti e ribatti, Obi su Donnarumma, palla che arriva a Belotti e rimpallo, pallone a Benassi che firma il quinto gol della stagione. Il Milan sbanda paurosamente nelle retrovie tanto che Abate atterra in area Barreca e regala il rigore al Toro. Possibilità di chiudere il match al 31’ ma dal dischetto Donnarumma ipnotizza Ljajic che spara addosso al portiere, immobile, più lesto di tutti Iago Falque ad arrivare sulla palla ma lo spagnolo sbuccia e manda a lato.

RIBALTONE — Il primo segnale di risveglio degli ospiti arriva da Suso al 38’ con una conclusione da fuori area che Hart devia sopra la traversa. Fuori di poco una punizione sempre di Suso dal vertice dell’area al 42’. Nel secondo tempo, come ormai spesso accade, il Toro cala ed il Milan sale in cattedra. Baricentro alto dei rossoneri che assediano fin dai primi minuti il Toro chiuso nella propria metà campo. Hart blocca sui piedi di Romagnoli una possibile palla gol dopo sei minuti. La pressione porta i suoi frutti. Al 10’ Bertolacci trova in area la deviazione sotto rete nonostante Hart provi a respingere ma la tecnologia aiuta Tagliavento sulla decisione. Il Milan si rimette in pista anche perché pochi minuti dopo dal possibile 3-1, annullato per fuorigioco di Benassi un gol a Iago Falque, agguata il pari con Bacca su rigore (Rossettini strattona Paletta). Al 30’ girata di Belotti in area fuori di poco, al 41’ Donnarumma salva su Ljajic. E Romagnoli lascia i suoi in dieci negli ultimi minuti: espulso per somma di ammonizioni.

Francesco Bramardo

Fonte: Gazzetta dello Sport
16/01/2017 23:48
 
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SERIE A 2016/2017 20ª Giornata (1ª di Ritorno)

14/01/2017
Crotone - Bologna 0-1
Inter - Chievo 3-1
15/01/2017
Cagliari - Genoa 4-1
Lazio - Atalanta 2-1
Napoli - Pescara 3-1
Sampdoria - Empoli 0-0
Sassuolo - Palermo 4-1
Udinese - Roma 0-1
Fiorentina - Juventus 2-1
16/01/2017
Torino - Milan 2-2

Classifica
1) Juventus(*) punti 45;
2) Roma punti 44;
3) Napoli punti 41;
4) Lazio punti 40;
5) Milan(*) punti 37;
6) Inter punti 36;
7) Atalanta punti 35;
8) Fiorentina e Torino punti 30;
10) Cagliari punti 26;
11) Udinese e Chievo punti 25;
13) Sampdoria punti 24;
14) Bologna(*) e Genoa punti 23;
16) Sassuolo punti 21;
17) Empoli punti 18;
18) Palermo punti 10;
19) Crotone(*) e Pescara punti 9;

(*) Una partita in meno. Milan e Juventus, impegnate nella finale di Supercoppa italiana
a Doha, recupereranno i rispettivi incontri della 18ª Giornata mercoledì 8 febbraio 2017.
Crotone - Juventus (08/02/2017)
Bologna - Milan (08/02/2017)

(gazzetta.it)
21/01/2017 20:55
 
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Chievo-Fiorentina 0-3, Tello, Babacar
e Chiesa firmano la seconda di fila

I Viola si ripetono a Verona dopo la vittoria sulla Juventus:
decidono un gol di Tello, un rigore di Babacar e la prima rete del figlio d'arte



La Fiorentina si scopre anche cinica. Pochi fronzoli, tanta sostanza. Umile come una provinciale. Proprio contro il Chievo, da sempre maestro di praticità. Finisce 3-0 al Bentegodi, perché la difesa di Maran stavolta regala troppo per pensare di farla franca. E la Viola ringrazia.

TELLO GOL — Eppure la storia della contesa all'inizio pareva un'altra. Vivo il Chievo, molto più della Fiorentina. Castro (9') scalda le mani di Tatarusanu, Meggiorini (13') manda di poco fuori sul primo palo dopo l'iniziativa di Cacciatore. Gioca il Chievo, ma il regalo è in arrivo. Dainelli, 173 partite con la Viola, trasforma (18') un comodo disimpegno difensivo in un assist inatteso per Tello, che salta anche Cesar e manda la Fiorentina in vantaggio. Reagisce il Chievo, al 20' Meggiorini spedisce fuori di testa un cross dell'attivissimo Castro dimostrando di aver assorbito in fretta il colpo. Pericolosa la Fiorentina al 24', con il sinistro a giro di Chiesa a cui risponde (31') il Chievo con una bella combinazione fra Pellissier e Meggiorini il cui sinistro chiama Tatarusanu alla parata a terra. Ha spazi la Fiorentina per liberare i suoi talenti. Al 40' Cesar stende Chiesa e sulla punizione dal limite il sinistro di Bernardeschi chiama Sorrentino alla deviazione in angolo, ultimo sussulto prima del riposo.

CHIESA RIGORE E GOL — La Fiorentina riparte con Olivera al posto di Tello e prova a rimanere nella metà campo del Chievo. Bernardeschi (5') trova i guanti di Sorrentino, prontissimo sulla respinta ad opporsi anche a Babacar. Non perdona la Fiorentina, che due minuti dopo si ritrova due gol avanti perché Cacciatore è ingenuo nello stendere Chiesa ormai senza sbocchi vicino alla riga di fondo e Babacar dal dischetto spiazza Sorrentino proprio davanti ai tifosi viola. La Fiorentina rallenta, fa possesso palla, prova ad anestetizzare un Chievo ferito ma sempre orgoglioso. Tatarusanu (18') interviene sul tocco di Meggiorini dopo una combinazione fra Inglese e Castro, il Chievo è sempre in partita anche se davanti non ha più Pellissier costretto ad uscire per infortunio. Meggiorini (43') fallisce il gol che avrebbe ravvivato gli ultimi minuti. Cinque di recupero, impreziositi (49') dal primo gol in Serie A di Federico Chiesa nel contropiede del 3-0. La festa viola è completa.

Alessandro De Pietro

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/01/2017 23:12
 
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Milan-Napoli 1-2: Insigne e Callejon decidono, Kucka non basta

Sarri si aggiudica lo scontro Champions a San Siro e vola a 44 punti, agganciando la Roma e a -1 dalla Juve.
Montella, stavolta la rimonta non riesce



Se questa era la sfida da cui sarebbe dovuta uscire la pretendente più chiara per il terzo posto, il verdetto è arrivato: la partita e la classifica dicono Napoli in virtù dei tre punti (ora gli azzurri sono a +7 sul Milan, che però ha una gara in meno), un po’ meno in termini di gioco, dal momento che gli uomini di Sarri hanno dato spettacolo per la prima mezzora e poi si sono inspiegabilmente fermati. Quella campana resta però una vittoria pesantissima in chiave Champions, in casa di una diretta concorrente. Il Milan infatti fallisce un crocevia fondamentale per il podio del torneo, restando ovviamente in piena corsa per l’Europa League.

SCELTE — Montella aveva due dubbi in vigilia, entrambi a sinistra: il terzino e la mezzala. Sono stati risolti a favore di Calabria e Pasalic, con Antonelli e Bertolacci in panchina. Gli squalificati Romagnoli e Locatelli sono stati rilevati da Gustavo Gomez e Sosa, che evidentemente hanno un legame particolare col Napoli: entrambi hanno esordito in rossonero nella gara di andata (e il Principito è pure un ex, sebbene decisamente poco rimpianto). In avanti, i soliti tre degli ultimi tempi: Suso, Bacca e Bonaventura, chiamato a complicati compiti di equilibrio fra i reparti. Sarri invece si era portato a San Siro problemi di infermeria, con i centrali di difesa Albiol e Tonelli febbricitanti. Qualche pastiglia li ha evidentemente sorretti bene, dal momento che hanno giocato entrambi dal primo minuto. Davanti alla difesa ha agito Jorginho, alla sua destra Allan è stato preferito a Zielinski e il tridente è stato il solito: Callejon, Mertens e Insigne, con Pavoletti in panchina.

NAPOLI SPRINT MA... — Per il Milan è stato un avvio di partita choc come mai era successo nell’era Montella. Anche a Torino lunedì scorso i rossoneri ne avevano presi due nel primo tempo, ma stavolta parliamo di nove minuti. Un doppio timbro che ha sconvolto i pensieri milanisti, totalmente incapaci di reagire. Il denominatore comune di entrambe le reti è stata – forse è questa la notizia più grossa – l’incertezza di Donnarumma, apparso poco convinto sia sul gol di Insigne (sinistro potente ma non trascendentale), sia su quello di Callejon (errata copertura del proprio palo). La segnalazione è doverosa perché ormai da Gigio ci si aspettano sempre i miracoli, ma ovviamente ci sono diversi errori di piazzamento a monte. Di reparto sul primo gol e nei singoli sul secondo. Mattatore assoluto Mertens, che ha servito due assist magnifici ai compagni, ma ha sulla coscienza la palla che avrebbe potuto chiudere la partita alla mezzora, quando Callejon lo spedisce da solo dritto verso Donnarumma. Ma incredibilmente il belga strozza la conclusione da due passi. Mezzora, appunto. E’ a questo punto che il Napoli toglie il piede dell’acceleratore, probabilmente convinto di poter gestire un avversario senza spirito di reazione. Errore grave, perché gli ultimi quindici minuti sono tutti di marca rossonera. Al 35’ Gustavo Gomez sfiora il palo di testa da ottima posizione (poteva senz’altro fare meglio) e due minuti più tardi i rossoneri accorciano su un errore di Tonelli, dopo il quale Kucka si infila centralmente quasi senza opposizione e supera Reina in uscita. Gara riaperta.

TRAVERSA PASALIC — Riaperta anche perché il Napoli nella ripresa è rientrato in campo con la stessa svagatezza con cui aveva finito il primo tempo. Un atteggiamento incomprensibile figlio però anche di quello rossonero: propositivo, reattivo, denso di motivazioni. Qualche esempio: dopo due minuti Pasalic ha spedito di testa sull’incrocio dei pali a difesa azzurra praticamente immobile e pochi secondi dopo il croato ha sbagliato un assist elementare per Bacca, che si sarebbe trovato a tu per tu con Reina. Il problema del Napoli è evidente, perché gli azzurri sbagliano una grande quantità di appoggi, anche semplici, che impediscono loro di ripartire e allo stesso tempo danno coraggio al Milan. La prima reazione vera arriva al 25’ con Mertens, che prova un destro a giro su cui Donnarumma compie un mezzo prodigio. Parzialmente perdonato. Dopo di che, succede più poco. Nell’ultimo quarto d’ora di gara il Milan perde il grosso della spinta propulsiva che gli aveva permesso di dominare nei tre quarti d’ora precedenti e il Napoli non corre più grandi rischi.

Marco Pasotto

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22/01/2017 17:32
 
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Juventus-Lazio 2-0, gol di Dybala e Higuain in avvio

Le reti dei due argentini chiudono i conti dopo 16'.
Convince la formazione iper-offensiva di Allegri, biancocelesti mai pericolosi


Il “dentro tutti” è l’elogio della follia, il messaggio di Max al mondo: mi criticate, pretendete lo champagne oltre ai punti, e allora io ve li metto dentro tutti. Gli attaccanti, si intende, ed ecco servita la Juve più offensiva degli ultimi anni, con benefici immediati: la Lazio perde il sonno e i riferimenti di fronte al 4-2-3-1 di Allegri, sbilanciato come nessuno si sarebbe immaginato. Nel successo pomeridiano che allontana gli incubi di Firenze, la formazione è un inno alla gioia: causa assenza di Marchisio, Pjanic fa l’interno assieme a Khedira e nel tris dietro al Pipita, ai lati di un Dybala extra-lusso, Mandzukic si trasforma in esterno sinistro come a inizio carriera e Cuadrado assalta dall’altro lato. Il solito 4-3-3 di Simone Inzaghi è ciò che gli ha permesso di stupire finora, ma anche lui paga l’effetto-sorpresa: quando sprigionano tutti i cavalli e giocano così bene, i bianconeri non hanno rivali.

PRIMO TEMPO — Il lunch match è utile alla Juve anche a presentare il nuovo logo al suo popolo (che ricorda i 39 dell’Heysel in una bella coreografia pre-match), mentre poi in campo arriva subito la prova empirica di tanta sfacciata bellezza: sulla sponda di Mandzukic, Higuain porta via i due centrali e Dybala si inventa un sinistro di prima radente. Ok, Marchetti poteva arrivarci, ma l’azione ha un suo perché: nasce e cresce all’interno di questo suggestivo abito tattico. E la Joya, prima della settimana decisiva per il rinnovo, allontana qualche cattivo pensiero. Conferma pure che è giusto avvicinare il suo status a quello di Higuain. Ah, il Pipita: poco dopo, giusto per non essere da meno, timbra il suo 13esimo gol alla Lazio bruciando De Vrij su cross di Cuadrado. Se la prima rete fiorisce da sinistra, la seconda ha origine dall’asse di destra. Ovunque la si guardi, oggi pomeriggio la Signora è ben truccata. Mentre la Lazio dei miracoli di Simone soffre della solita malattia: non sa reagire di fronte alla spavalderia juventina allo Stadium. Solo un tiro di Milinkovic-Savic nel primo tempo, mentre alla Juve viene giustamente annullato un gol su spizzata di Higuain. Il tris è sfiorato da una volata di Bonucci in versione assaltatore.

SECONDO TEMPO — Dopo l’intervallo la Lazio ha ben altra convinzione e spinge subito con più audacia. Arriva qualche grattacapo per Buffon, assieme a una conferma per Allegri: questo modulo, forse il migliore per esaltare la macchina da guerra, riluce solo se si occupa militarmente la metà campo avversaria. Il concerto di piedi buoni in campo, poi, fa il resto e in una delle più belle azioni della partita Dybala sfiora la doppietta su suggerimento di Cuadrado. Dopo è il Pipita, con un assist geniale, a dargli un’altra occasione, fallita ancora per un soffio. Quando entrano Lukaku e Djordjevic, Inzaghi rimescola le carte con un più sbarazzino 4-2-3-1: senza Biglia, c’è il serbo accanto a un deludente Immobile. Non cambia molto perché la follia di Allegri è lucidissima e tutti gli esterni offensivi, a partire da un applauditissimo Mandzukic, si spolmonano per tornare indietro. Ora la sfida di Max sarà ripetersi: già dai quarti di Coppa Italia, è necessario riprovare l’azzardo del “dentro tutti”.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/01/2017 17:36
 
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Bologna-Torino 2-0, Dzemaili doppietta da 3 punti

Lo svizzero sblocca al 43' poi raddoppia al 38' della ripresa: seconda vittoria di fila per Donadoni.
Per Mihajlovic è la quarta sconfitta nelle ultime 7 partite: Europa lontana 9 punti


Il Bologna dà una scossa al suo tranquillo campionato e salta il Torino grazie al suo uomo migliore: lo svizzero Dzemaili, protagonista con una doppietta, quarto gol in quattro partite. Vittoria che non fa una piega: cercata fin dall’inizio. Male i granata nonostante gli appelli della vigilia di Mihajlovic: spenti e abulici. Per Donadoni è la seconda vittoria consecutiva, mentre per Mihajlovic è la quarta sconfitta nelle ultime sette di campionato (il bilancio si completa con una vittoria e due pareggi): per i granata la zona Europa in classifica è adesso lontana 9 punti, sono i punti che dividono il Torino a 30 punti e l'Inter quinta a 39.

PIÙ BOLOGNA — Raccontiamo subito l’episodio che arriva al minuto 43 e che dà la svolta alla partita: Di Francesco da destra taglia il campo con un lungo lancio, Krejci fa la sponda di testa per Dzemaili che s’infila tra Benassi e Rossettini e batte Hart. Per mezz’ora è la squadra di Donadoni a fare la gara: più corta, più aggressiva di un Torino apatico che sceglie il basso profilo e aspetta l’avversario nella sua metà campo. L’assenza di Belotti, squalificato, è vistosa e non c’è neppure il suo sostituto, Maxi Lopez, non convocato perché fuori forma. Il peso dell’attacco ricade così su Boyé (con questa 16 presenze e zero gol) che però non è un centravanti, e si vede. Arretra troppo aspettando cross che non arrivano anche perché Ljajic e soprattutto Iago Falque sono ben frenati dai terzini rossoblù, Krafth e Masina. Vero, gol a a parte, le occasioni sono in parità: minuto 4, testa di Oikonomou su punizione di Pulgar, vola Hart. Minuto 39: punizione di Ljajic, stavolta vola Mirante. Ma è il Bologna ad avere quasi sempre l’iniziativa con un Destro non più statico: il Toro si limita a un grigio possesso palla. E quindi l’1-0 all’intervallo è un risultato giusto. Dopo aver srotolato uno striscione in ricordo di Pascutti ("Ciao Ezio eterna bandiera rossoblù") i tifosi di casa, che non vedevano il Bologna da oltre un mese, possono finalmente esultare.


ZERO REAZIONE — Il Toro non sa reagire neppure nel secondo tempo anche se Mihajlovic cambia modulo, mettendo Iturbe per Valdifiori e passando a un più offensivo 4-2-3-1. Ma la sostanza non cambia: senza Belotti, è una squadra spuntata. Il Bologna non corre molti pericoli. Donadoni al 27’ fa entrare Verdi che non vedeva il campo dal 29 ottobre (frattura del malleolo contro la Fiorentina): il ragazzo ha un gran voglia di recuperare e si fa notare con un paio di tiri da fuori. Al minuto 38, il gol che chiude la partita: Donsah per Dzemaili che batte Hart con un perfetto diagonale di sinistro. Il Dall’Ara esulta: giusto così.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/01/2017 17:39
 
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Empoli-Udinese 1-0, Mchedlidze regala tre punti d'oro ai toscani

Un stacco imperioso di testa del georgiano al 38' della ripresa decide la gara.
Toscani a quota 21 (+11 dal terz’ultimo posto), terza sconfitta consecutiva per i bianconeri



Nel segno di Mchedlidze. L’Empoli piega l’Udinese grazie ad un gol del centravanti georgiano nel finale di gara (4 reti nelle ultime 5 presenze in A) e saluta il Palermo: a +11 dal terz’ultimo posto, la salvezza è in cassaforte. Finisce in festa al Castellani, mentre i bianconeri pur giocando una buona gara devono arrendersi all’evidenza: attaccanti spuntati (Zapata, Théréau e Perica), niente svolta.

JANKTO ALL’ASSALTO — Martusciello deve rinunciare a Saponara (botta alla caviglia in allenamento) e si affida sulla trequarti a Pucciarelli, mentre Delneri preferisce Hallfredsson a Kums in cabina di regia. Le due squadre provano a dispiegare un gioco d’attacco decente e si dividono la scena nei primi 20’ con due pericoli creati da Bellusci di testa su angolo di Pasqual e da Zapata in fondo ad un’azione personale insistita (deviazione in angolo di Skorupski). Empoli col solo Croce in grado di creare superiorità numerica e Udinese fisica e ben organizzata come al solito. La copertina del primo tempo se la prende Jankto: splendido il suo sinistro al volo al 34’ su spiovente di De Paul, altrettanto spettacolare è la respinta in tuffo del portiere dell’Empoli.

VAI MCHEDLIDZE — Ritmi più alti nella ripresa e Udinese col piede sull’acceleratore. Ma l’Empoli riesce a contenere il forcing offensivo dei bianconeri, per lo più ispirato da un ottimo De paul elettrico sulla fascia destra. Il match si trascina tra scontri di gioco, passaggi in mezzo e qualche sporadica sortita da una parte e dall’altra, fino al lampo che illumina il cammino dei padroni di casa: è il solito Mchedlidze a segnare di testa in torsione al 37’ e ad avvicinare la salvezza. A più 11 sul Palermo, per i toscani può cominciare un nuovo campionato senza patemi. Mentre l’Udinese, al terzo k.o. di fila dopo quelli con Inter e Roma, ripiomba nelle tenebre.

Alessio D'Urso

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/01/2017 17:42
 
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Genoa, Cholito e Ocampos non bastano. Il Crotone c’è: finisce 2-2

Al doppio vantaggio dei rossoblù, il primo di Simeone e
l’altro su rigore dell’argentino, rispondono i due centrali di Nicola:
Ceccherini (prima rete in A per lui) e Ferrari



Un punticino non fa contento nessuno. Il Genoa non ritrova il successo, anche se tiene a distanza la zona retrocessione; il Crotone fa un piccolo passo avanti, ma non vede avvicinarsi il traguardo salvezza, anzi vede allungare davanti a se l’Empoli. Il Genoa subisce la pressione del momento negativo. Cauto, persino timido, il Grifone pensa soprattutto a non scoprirsi, provando a sfondare a destra con la sovrapposizione di Edenilson su Lazovic. Il Crotone non si fa sorprendere, chiude il varco e prova a pungere, a sua volta con poco successo. La prima svolta della partita è casuale: Rigoni si infortuna e al 30’ lascia il posto a Cofie. Il mediano sorprende tutti al 43’, sfoderando un assist sontuoso per Simeone, che scatta sul filo del fuorigioco e batte Cordaz con un diagonale di destro.

IL PRIMO DI GIACCHERINI — È il primo tiro in assoluto del Genoa verso la porta del Crotone. Non basta perché gli ospiti in avvio di secondo tempo trovano il pari, sfruttando abilmente un calcio di punizione di Barberis, con Ceccherini che incorna alle spalle di Lamanna segnando la sua prima rete in A, poi sfiorano il vantaggio con una conclusione al volo di Trotta su assist di Sampirisi. Il Genoa, però, appare più sciolto e beneficia dell’ingresso di Pandev. Così al 19’ torna in vantaggio: cross di Laxalt, sponda di Simeone e spinta evidente sul macedone in area. Dal dischetto Ocampos riporta avanti il Genoa. Quella sui calci da fermo, però, per I rossoblù è una vera maledizione: al 29’ Ceccherini si ripete, ma trova la respinta di Lamanna, Ferrari è pronto e pareggia.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/01/2017 17:44
 
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Palermo-Inter 0-1. Joao Mario firma la sesta

Sesta vittoria consecutiva per la squadra di Pioli, che passa
con un gol del portoghese, subentrato a Banega, su assist di Candreva



L'Inter sta davvero diventando grande. Perché riesce a vincere anche a Palermo - sesto successo in fila in campionato, otto considerando Europa League e Coppa Italia - malgrado stavolta regali una prestazione approssimativa, anche se di cuore. Decide una zampata nella ripresa di Joao Mario, appena subentrato nella classica staffetta con Banega. Sotto a un nubifragio, espulsi Ansaldi, Gazzi e Pioli. I nerazzurri scavalcano il Milan (che però deve recuperare il match col Bologna) e ora sono a un punto dalla Lazio, quarta.

POCA INCISIVITÀ — Corini insiste col 3-5-2 in cui Quaison affianca Nestorovski in attacco, Pioli risponde con Gagliardini-Brozovic cerniera di centrocampo nel consueto 4-2-3-1. Forse anche per l'atmosfera surreale che aleggia sul Barbera (spalti semi vuoti, contestazione a Zamparini), l'Inter inizia il match con troppa sufficienza. Il Palermo ci mette l'orgoglio e per 10' è padrone del campo, pur non creando nitide occasioni da gol. Anche perché sull'unica Murillo fa la diagonale da maestro anticipando Nestorovski sul cross basso di Rispoli, sfuggito ad Ansaldi. I nerazzurri si affacciano sulla trequarti avversaria solo all'11', con Icardi che riceve un lancio lungo di Miranda e fa tutto bene tranne il tiro, troppo centrale. Quaison è il più frizzante dei suoi, ma al 21' calcia male. I rosanero rinculano ma Posavec dice no a Brozovic e Candreva. Episodio dubbio al 33' con Gagliardini che trattiene per la maglia Goldaniga. Irrati, che pure arbitra in modo troppo fiscale spezzettando continuamente il gioco, qui lascia correre. L'Inter potrebbe passare al 38', ma Candreva sbaglia il cross su un contropiede partito da un angolo per il Palermo. Gazzi però svirgola, Posavec evita la frittata. Al 43' grande imbucata di Brozovic per Icardi, steso da Goldaniga (giustamente ammonito) al limite dell'area. Primo tempo confuso, con i giocatori di maggior classe dell'Inter che giocano a nascondino e Gagliardini che con Brozovic non ha ancora l'intesa mostrata invece con Kondogbia. I due di fatto si annullano con Jajalo e Bruno Henrique. Ben marcato da Gazzi, Banega fatica a trovare posizione e tempi. Così l'attacco di Pioli non si accende e il Palermo - un punto in casa in tutto il campionato prima di oggi - non sfigura pur mostrando parecchi limiti tecnici.

SECONDO TEMPO — Nessun cambio nell'intervallo, ma ora l'Inter mette all'angolo l'avversario. Decisivi prima Cionek, in anticipo su Miranda in agguato sul secondo palo, e Gazzi, che prende il tempo a Gagliardini, pronto a girare in porta sul colpo di testa di Murillo. Pioli dopo 10' toglie Banega per Joao Mario. Gagliardini al 16' vede il taglio di Icardi, bravo a calciare di esterno in controtempo, ma Posavec è reattivo. Sotto al diluvio, l'Inter passa meritatamente al 20'. Sul cross mancino di Candreva dalla destra, Bruno Henrique si perde Joao Mario che da centro area di destro al volo non può sbagliare. Corini ci prova con Balogh per lo stesso Henrique, con l'ungherese che affianca Quaison in quello che diventa un 3-4-2-1. Pioli risponde con Kondogbia che rileva Perisic e fa alzare Brozovic. Diamanti (fuori Rispoli) è la mossa della disperazione dei padroni di casa. Ma a riaccendere il match è l'espulsione di Ansaldi, che al 33' prende il secondo giallo per un fallo a metà campo su Nestorovski. Corini allora ci prova con Chochev per Jajalo, mentre Pioli - anche lui allontanato da Irrati, ma per proteste - sacrifica Candreva per inserire Santon, passando al 4-4-1 con Joao e Brozovic larghi. Sotto al nubifragio, il finale è più caotico che mai, Quaison trova il sette su punizione battuta in fretta da Diamanti, ma l'arbitro non aveva fischiato. Quando lo fa per tre volte consecutive l'Inter può tirare un enorme sospiro di sollievo.

Luca Taidelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/01/2017 17:48
 
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Pescara-Sassuolo 1-3: la doppietta di
Matri e il gol di Pellegrini domano Oddo

In un giorno di profonda commozione per il dramma di Rigopiano,
gli emiliani trovano il terzo risultato utile consecutivo e lasciano gli abruzzesi ultimi



In un giorno di profonda commozione per il dolore provocato dal dramma di Rigopiano, Eusebio Di Francesco prova anche l’emozione del ritorno nella sua città. Passa per 3-1 il suo Sassuolo – 7 punti nelle ultime 3 gare -, che torna a vincere in trasferta dopo quasi 5 mesi, visto che l’unico successo esterno risaliva alla prima giornata di campionato, a Palermo. Alessandro Matri apre e chiude, con la seconda doppietta consecutiva, e in mezzo il sigillo di Pellegrini. E’ l’ennesimo k.o. per il Pescara, che ha sperato dopo il provvisorio pareggio di Bahebeck in avvio di ripresa. Ancora senza affermazioni sul campo in questo torneo (solo quello a tavolino, proprio contro il Sassuolo, per il caso-Ragusa), la formazione di Oddo, penalizzata da errori clamorosi del portiere Bizzarri, è ora isolata in coda alla classifica, con 12 punti di distacco dall’Empoli, peraltro avvantaggiato anche dal 4-0 rifilato alla diretta concorrente nella sfida all’Adriatico.

TRISTEZZA — Nei giorni della grande sofferenza per il tragico evento di Farindola al Rigopiano, batte forte il cuore dei tifosi biancazzurri che, prima della partita, espongono in curva nord due striscioni per trasmettere la solidarietà verso i conterranei: "Non si può tifare e far finta di niente… rispettiamo il dolore della nostra gente…" e "Oggi il silenzio è dovere!". Messaggi anche dalla tribuna "Adriatica", "Non c’è calamità naturale che ci possa piegare", dalla curva sud, "Uniti a voi per una sola speranza: non mollate!" e dal settore riservato a una decina di supporters ospiti, "Sassuolo e l’Emilia vicini al centro d’Italia".

LE FORMAZIONI — Squalificato e sostituito in panchina dal "secondo" Marcello Donatelli, Oddo sceglie il 3-4-2-1, fa esordire Stendardo al centro della difesa: a centrocampo, esterni Crescenzi e Biraghi (rientra dopo la squalifica), con Cristante (Memushaj è in panchina) e Bruno mezzali; in attacco la sorpresa è Bahebeck in campo dall’inizio. Nel Sassuolo Di Francesco, pescarese doc, punta sul 4-2-3-1. Rilancia Cannavaro dopo l’infortunio e affida le chiavi del gioco ad Aquilani –fresco ex, fischiato dal pubblico – e Mazzitelli (Sensi è l’escluso), mentre sul fronte offensivo Matri è il terminale, supportato dal tridente composto da Berardi, Pellegrini e Politano esterni. Parte dalla panchina Defrel, distratto dalle voci di mercato, considerato che la Roma conta di convincere il patron Squinzi a cederlo nei prossimi giorni.

PRONTI, VIA — Neppure cominciata, la gara si mette in salita per il Pescara. Passano, infatti, appena 53 secondi e il Sassuolo va in vantaggio. Lirola tenta il cross, ribattuto, poi il pallone è messo in area da Politano per Matri, sul quale Stendardo non chiude: sul destro in scivolata dell’attaccante, il portiere Bizzarri è nettamente sorpreso. Il Pescara reagisce in modo disordinato (pericoloso su testa di Stendardo, con tocco rischioso di Aquilani), riesce a concludere solo da fuori area e, con una difesa sempre più "ballerina" , lascia varchi agli avversari, che prima sprecano un’occasione con Berardi e poi sfiorano il raddoppio con un bolide di Aquilani da fuori area. Proprio il centrocampista romano è la guida sicura ed elegante della formazione di Di Francesco, che però risulta sin troppo leziosa nella finalizzazione della manovra. Mazzitelli sfiora la traversa con un destro a giro, la replica dei locali è tutta in un tiro potente di Caprari, respinto da Cannavaro a due metri dalla linea di porta. Nel finale di tempo, Berardi punge dalla distanza, stavolta Bizzarri è reattivo e devia sul fondo.

BIS MATRI — Nella ripresa gli abruzzesi arrivano a illudersi, con il pareggio firmato da Bahebeck all’11’, bravo su cross di Biraghi a infilare il portiere Consigli con un piattone di destro. Ma è solo un sussulto, perché il Sassuolo si rimette in carreggiata e, tra il 20’ e il 28’, piazza altri due colpi, arrivando sull’1-3. Le firme sono di Pellegrini, di testa, e di Matri, con una girata di destro, ma la "coproduzione" è ancora di Bizzarri, tanto disattento soprattutto sul cross di Mazzitelli per l’incornata, comoda a quel punto, proprio di Pellegrini. In chiusura, il Pescara sbaglia anche il suo quarto rigore (su 6) in campionato: per fallo commesso da Consigli su Memushaj, dal dischetto batte Biraghi, che calcia praticamente un sinistro morbido, per la parata del portiere.

Giuseppe Calvi

Fonte: Gazzetta dello Sport
[Modificato da binariomorto 22/01/2017 17:48]
22/01/2017 23:54
 
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Atalanta-Sampdoria 1-0: decide il calcio di rigore di Gomez al 55'

Un rigore dell'argentino regala i tre punti ai nerazzurri e
consente loro di riconquistare il sesto posto ai danni del Milan.
I blucerchiati restano quintultimi a 24 punti,
ma con un margine più che rassicurante di +14 sulla terzultima


Sempre più giovane, sempre più vincente. L'Atalanta batte la Sampdoria ed esaudisce i propri desideri di pronta risalita: sette giorni dopo il k.o. dell’Olimpico, ecco tre punti utili per infiltrarsi nuovamente in zona Europa, approfittando dei passi falsi, nelle ore precedenti, di Milan e Lazio (rispettivamente scavalcato e avvicinata). Ora l’Atalanta è di nuovo sesta, a -2 dal quarto posto, e ha la febbre a trentotto (punti).

MINIERA D'ORO — E Gasperini vince l’ennesima scommessa, centrando i tre punti nel giorno del lancio dal primo minuto di due esordienti assoluti: Bastoni e Melegoni, mandati in campo nella sorpresa generale, un po' come lo stesso tecnico fece, lo scorso 2 ottobre, con Caldara e Gagliardini, che all’epoca erano semi-carneadi e che, tre mesi e mezzo dopo, hanno conquistato Juventus e Inter, fruttando due cessioni milionarie. Rispetto ad allora, però, c’è una grossa differenza: Alessandro Bastoni e Filippo Melegoni hanno cinque anni in meno dei colleghi, sono due classe ’99 e non hanno ancora raggiunto la maggiore età. Il primo se la cava egregiamente nel terzetto di difesa giocando senza paura e anticipando da veterano, in un paio di occasioni, Quagliarella e Djuricic; il secondo gioca un tempo in mezzo al campo, con un po' di timidezza appiccicata addosso.

LA GARA — Anche con due esordienti diciassettenni, i bergamaschi vincono. E lo fanno pure in una giornata che non sembrava delle migliori: per una volta, il solito valzer armonioso sembra funzionare meno bene, contro una Samp messa bene in campo, che nel primo tempo blocca quasi ogni idea altrui e crea le uniche occasioni. Al 24', Quagliarella gira alto al volo, poi al 30' Schick calcia alto da due passi dopo una bella percussione di Bruno Fernandes. L'Atalanta cresce con il passare dei minuti, ma prima dell'intervallo crea una sola occasione, quella che frutta il gol di Petagna, annullato per netto fuorigioco, al 37'. La ripresa, però, inizia in maniera diversa, visto che al 9' Gomez impegna Puggioni con una conclusione ravvicinata e che, subito dopo, Torreira stende Petagna: rigore, primo gol dal dischetto di Gomez in campionato e partita incanalata nel migliore dei modi. Poi, Freuler spreca il rigore in movimento del possibile raddoppio (19') e la Samp si getta all’attacco a testa bassa, ma senza fare male, con Masiello a salvare sul lanciatissimo Schick al 27'. E’ per l'Atalanta è l'ennesima giornata d’oro: Gasperini, dalla tribuna (era squalificato: l'ha sostituito in panchina il vice Tullio Gritti) ride.

Matteo Spini

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/01/2017 23:56
 
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Roma-Cagliari 1-0: Dzeko la decide,
i giallorossi restano a un punto dalla Juve

Il bosniaco decide nella ripresa e colpisce una traversa nel finale.
Joao Pedro espulso nel recupero: brutta entrata su Strootman



Le altre, davanti e dietro in classifica, avevano vinto tutte. La Roma era chiamata a rispondere e l'ha fatto, faticando forse più del previsto, grazie a una rete - la numero 14 in campionato, 20 stagionale - di Dzeko, a lungo contestata da Rastelli e i suoi giocatori. Spalletti resta così in scia alla Juventus a distanzia nuovamente il Napoli in classifica.

LE SCELTE — La Roma ritrova molti dei titolari non protagonisti giovedì in Coppa Italia. Rastelli invece si abbottona: 4-4-1-1 con Farias vicino a Borriello, ma il più delle volte è una linea a cinque di centrocampo che la Roma, con il suo ormai consueto 3-4-2-1, fatica da matti a superare. Ci prova al 9': cross di Peres, testa di Perotti sull'altra fascia, ma la conclusione è debole. Al 16' gran lavoro sulla trequarti di Dzeko, apertura per Peres sulla destra, cross del brasiliano ma Perotti all'altezza del dischetto cicca il destro. Spalletti non è soddisfatto, il Cagliari tiene senza rischiare troppo. E allora il tecnico giallorosso cambia impostazione: Rüdiger passa dal centrosinistra di un difesa a tre a terzino destro e la Roma si mette in campo con il 4-2-3-1. È ancora Peres al 23' a intercettare un pallone di Tachtsidis, ma la centrata dell'esterno non è raccolta da Dzeko. Il bosniaco, al 31', si divora l'unica vera grande chance giallorossa della prima frazione: apertura a memoria dalla trequarti di De Rossi - fin lì il migliore in campo giallorosso, poi calerà nel finale di tempo con due palloni persi -, Dzeko a centro area devia al volo con il destro, ma il tiro è facile presa di Rafael. Il Cagliari non soffre più, anzi in due occasioni spreca contropiede in superiorità numerica, quando Farias prima e Barella poi cercano l'azione personale invece di velocizzare il gioco.

NUOVO CAMBIO — Nel secondo tempo Spalletti cambia di nuovo, tornando alla difesa a tre. Al 3' si fa vivo il Cagliari, con un destro da posizione defilata che finisce fuori. Al 5' Fazio e Szczesny rischiano il pasticcio in uscita, al 7' è ancora Cagliari: Peres sbaglia il disimpegno, Farias punta la porta ma si vede ribattuto il tiro. Al 10' passa la Roma, nel momento più difficile e con una rete contestata dal Cagliari: cross di Rüdiger dalla sinistra in mezzo, Dzeko si libera con un corpo a corpo di Murru e con il destro batte Rafael. Così Rastelli cambia: fuori Dessena e dentro Joao Pedro. Ma è Borriello a provarci al 24': Nainggolan serve a De Rossi un pallone "avvelenato", il pallone finisce a Borriello che va via a Manolas, tenta il sinistro, m Fazio devia in angolo. Al 25' ci prova Perotti dall'altra parte: l'argentino riconquista un pallone sulla trequarti, entra in area e scarica il destro, Rafael si rifugia in angolo. Rastelli sceglie anche Sau, Dzeko al 29' si vede giustamente annullare il raddoppio (fuorigioco) dopo un cross di Peres. E' proprio il brasiliano a divorarsi il 2-0: minuto 31, cross di Emerson, Dzeko di testa impegna Rafael che non trattiene, Peres ha sul destro la più facile delle occasioni ma mette fuori il tap-in. Altre chance Roma, due volte vicina al raddoppio: al 38' Nainggolan con il destro al volo spaventa Rafael, al 39' Dzeko colpisce la traversa con un colpo di testa su cross di Emerson. È di fatto l'ultima emozione, c'è spazio giusto per l'espulsione di Joao Pedro per un'entrataccia su Strootman. Per la Roma è il terzo 1-0 vincente del 2017.

Davide Stoppini

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/01/2017 00:01
 
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SERIE A 2016/2017 21ª Giornata (2ª di Ritorno)

21/01/2017
Chievo - Fiorentina 0-3
Milan - Napoli 1-2
22/01/2017
Juventus - Lazio 2-0
Bologna - Torino 2-0
Empoli - Udinese 1-0
Genoa - Crotone 2-2
Palermo - Inter 0-1
Pescara - Sassuolo 1-3
Atalanta - Sampdoria 1-0
Roma - Cagliari 1-0

Classifica
1) Juventus(*) punti 48;
2) Roma punti 47;
3) Napoli punti 44;
4) Lazio punti 40;
5) Inter punti 39;
6) Atalanta punti 38;
7) Milan(*) punti 37;
8) Fiorentina punti 33;
9) Torino punti 30;
10) Bologna(*) e Cagliari punti 26;
12) Udinese e Chievo punti 25;
14) Sassuolo, Genoa e Sampdoria punti 24;
17) Empoli punti 21;
18) Crotone(*) e Palermo punti 10;
20) Pescara punti 9;

(*) Una partita in meno. Milan e Juventus, impegnate nella finale di Supercoppa italiana
a Doha, recupereranno i rispettivi incontri della 18ª Giornata mercoledì 8 febbraio 2017.
Crotone - Juventus (08/02/2017)
Bologna - Milan (08/02/2017)

(gazzetta.it)
29/01/2017 01:34
 
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Lazio-Chievo 0-1. Inglese segna il gol-partita al 90'

Senza Immobile, la squadra di Inzaghi domina ma non riesce a segnare.
Sorrentino decisivo in 5 occasioni. E allo scadere arriva la rete che regala la vittoria a Maran


Una gara all’attacco vanificata da tanti errori al tiro e da una sbandata difensiva che assegna la vittoria al Chievo al 90'. Il gol di Inglese gela l’Olimpico, seconda sconfitta di fila per la Lazio, rifiata invece la squadra di Maran che era reduce da 4 stop di fila.


MURO SORRENTINO — Alla squalifica di Immobile Inzaghi deve aggiungere l’assenza di Marchetti causa influenza. Tra i pali tocca a Strakosha, in difesa torna Basta e Hoedt viene preferito a Wallace, mentre in prima linea al centro c’è Djordjevic e sulla sinistra rientra Lulic. Chievo in emergenza: squalificati Meggiorini e Cesar, infortunati Castro e Pellissier. Nel pacchetto arretrato Maran inserisce Gamberini e Spolli (Dainelli parte dalla panchina), in mediana spazio a Radovanovic ed Hetemaj, in attacco viene avanzato Birsa per affiancare Inglese. Approccio alla gara molto determinato da parte della Lazio. Chievo attento e grintoso. Al 20’ tiro-cross di Anderson non agganciato da Djordjevic. Tre minuti dopo Sorrentino si supera per sventare un colpo di testa di Parolo. Che al 27’ ci riprova, ancora con uno stacco aereo, ma il portiere veneto vigila. La Lazio insiste sotto la guida di Felipe Anderson ben ispirato. Al 32’ Sorrentino devia in angolo una fiondata di Milinkovic. E poco dopo si oppone a un’altra capocciata di Parolo. Al 34’ ancora il portiere veneto in cattedra: sventa nel faccia a faccia su Anderson, entrato in area dopo una spettacolare iniziativa personale. Assedio laziale. Il Chievo regge e al 42’ De Guzman impegna Strakosha dalla distanza. Finale di tempo con l’ennesima testata di Parolo: pallone sul fondo.

IL COLPO D'INGLESE — Anche dopo l’intervallo la Lazio continua a macinare gioco. Proteste laziali per un intervento in area di Gamberini su Lulic. Frenetici e imprecisi i biancocelesti in fase offensiva. Chievo raggomitolato nella propria trequarti. Al 14’ Sorrentino si allunga su una bordata dai 30 metri di Biglia. Anderson imperversa sull’intero fronte d’attacco a caccia del guizzo giusto. Maran si copre: dentro Izco al posto di De Guzman. Il nuovo entrato va in mediana e Bastien avanza. Milinkovic reclama un rigore per un contatto con Cacciatore, ma il fallo viene fischiato ai suoi danni. Al 22’ il serbo sciupa da buona posizione. Ci riprova Parolo, Sorrentino è in guardia. Assalto senza pause della Lazio. Alla mezzora Inzaghi ricorre a Rossi, il bomber della Primavera, e a Luis Alberto che rilevano Djordjevic e Radu. Nuove forze per intensificare la manovra offensiva: il modulo passa al 4-2-3-1. Si ferma per noie muscolari Spolli e Maran lo sostituisce con Dainelli. Subito dopo altro cambio per i veneti: Rigoni avvicenda Bastien. E al 37’ il Chievo fa tremare la Lazio: il tocco arcuato di Cacciatore sfiora il palo. Immediata la replica laziale con una parabola di Anderson di poco a lato. Inzaghi fa entrare un altro esterno d’attacco, Lombardi al posto di Basta e Lulic arretra. Ma al 45’ arriva il colpo di coda del Chievo: il traversone dalla sinistra innesca Inglese per il gol partita con la difesa laziale in tilt. Esulta la squadra di Maran, si dispera la Lazio.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
[Modificato da binariomorto 29/01/2017 01:37]
29/01/2017 01:40
 
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Inter-Pescara 3-0, D'Ambrosio, Joao Mario ed Eder firmano la nona

D'Ambrosio, Joao Mario ed Eder firmano la nona vittoria consecutiva (settima in campionato).
Pioli temporaneamente a -2 dal Napoli terzo



Nona vittoria consecutiva, settima in campionato. Nessun gol subito, gioco che migliora, D'Ambrosio che trova il primo gol in stagione. Non trova punti per la Scarpa d'oro il goleador Icardi, ma questo conta poco. L'Inter si sente sempre più su e liquida il Pescara rischiando pochissimo. Tre gol, dopo D'Ambrosio hanno segnato anche Joao Mario e nel secondo tempo Eder appena entrato in campo, hanno cancellato le speranze di un Pescara ammirevole comunque nella sua volontà di proporre gioco. Ma questa Inter era troppo concentrata sui suoi obiettivi per lasciare punti per strada e concedere più di qualche metro di campo alla squadra di Oddo: la proprietà cinese può festeggiare il Capodanno con la sicurezza di avere fra le mani un gruppo che si sta evolvendo.

LE CHIAVI — Chiave del gioco è Joao Mario, che sbaglia molto, ma è nel cuore del sistema e nel primo tempo è un creatore inarrestabile. Non bastasse il risultato, le statistiche della partita danno piena ragione all'Inter: 8 tiri in porta contro 1, 8 tiri fuori contro 5, 11 corner battuti contro 3. Il terzo gol, quello segnato da Eder a metà del secondo tempo al termine di un'azione accesa dallo stesso brasiliano e perfezionato da Brozovic e Icardi, è viziato da un fuorigioco non registrato dall'arbitro, ma il dominio dell'Inter è assoluto. Corale nel primo tempo, un po' sgranato nel secondo, il gioco della squadra di Pioli è sufficiente per continuare a risalire. Se sia sufficiente per doppiare il successo di settembre contro i campioni d'Italia, lo si saprà domenica prossima. Che Pioli abbia trovato il filo del discorso nerazzurro è però ormai chiarissimo.

LA PARTITA — Davanti a Erick Thohir in tribuna, Pioli schiera in avanti il trio composto da Candreva, Joao Mario e Perisic a ridosso di Icardi. Brozovic e Gagliardini sono i due mediani. Oddo replica lanciando il giovane attaccante cipriota scuola Juve Kastanos e Benali a ridosso dell'unica punta Bahebeck. Come a Napoli, il Pescara parte bene e senza timori reverenziali. I ragazzi di Oddo giocano la palla sempre e comunque, nonostante il pressing molto alto dell'Inter. L'Inter quando attacca però è subito pericolosa, al 12' su cross di Gagliardini dalla destra è Miranda tutto solo in area a fallire di testa una facile occasione. La pressione nerazzurra aumenta minuto dopo minuto e al 23' arriva la rete del vantaggio dopo che tre minuti prima era stato annullato per fuorigioco un gol a Verre. Sblocca la partita D'Ambrosio con un tocco vincente in area su corner. Al 35' Bizzarri si supera su Joao Mario e lo stesso portoghese al 42' insacca da pochi passi sfruttando un bel cross di Perisic. Ripresa senza grandi sussulti, con i padroni di casa in controllo della partita e micidiali in contropiede. E al 72' arriva il terzo gol con Eder che sfrutta un cross di Icardi, che però era in fuorigioco quando ha ricevuto palla da Brozovic. Ovazione all'ingresso di Gabigol, anch'egli subito pericoloso.

Alessandra Bocci

Fonte: Gazzetta dello Sport
29/01/2017 15:43
 
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Torino-Atalanta 1-1. Iago Falque sblocca, pari di Petagna

Granata ottimi nei primi 20', poi l'Atalanta prende il dominio del campo:
al 16' Iago timbra di testa, nella ripresa bel gol del centravanti dell'U21.
Gli uomini di Gasperini sprecano tanto


Finisce con un nulla di fatto, un pareggio (1-1) che taglia fuori il Torino dalle residue speranze d’Europa contro una diretta rivale, l'Atalanta, che prolunga la striscia positiva. Granata ottimi nei primi 20', poi la ripresa tutta dell’Atalanta che nel finale spreca con Kurtic (due volte), Petagna e Conti le occasioni per portare a casa bottino pieno.

TORNA BELOTTI — Archiviato amaramente il progetto Europa, a fine gara l'Olimpico per la prima volta contesta il patron Urbano Cairo. Il Toro resta imbattuto in casa (pari con Juve e Milan) ma ha vinto una sola volta nelle ultime otto giornate; altro ritmo, invece, per i bergamaschi reduci da tre vittorie nelle ultime cinque partite. Scontato il turno di squalifica, nel Toro rientra Andrea Belotti, una pedina fondamentale nel gioco di Mihajlovic. Senza il Gallo (14 gol e 2 rigori falliti) i granata non hanno mai vinto. Fuori Zappacosta per infortunio, c'è De Silvestri sulla corsia e Obi al posto di Baselli completano la formazione granata. Nell’Atalanta Kessie è tornato dalla Coppa d’Africa, ma Gasperini gli preferisce in avvio Grassi inserendolo poi in campo al primo della ripresa. Gomez regolarmente nell'undici: risolti i problemi al ginocchio sinistro.


LA NONA DI IAGO — Gara subito dura con Freuler ammonito dopo appena un minuto per un brutto intervento sulla caviglia di Valdifiori. La prima conclusione rimpallata in angolo è di Iago Falque, la seconda, fuori è di Ljajic. In partenza, il Torino fa la partita: linea alta oltre la metà campo, pressing e velocità con i bergamaschi che faticano ad intercettare palla ed uscire dall’assedio. Al 16’ il Torino passa in vantaggio: bel cross dalla sinistra di Barreca, incornata di testa al centro dell'area imparabile di Iago Falque (nono gol in campionato). Freuler e Grassi sono in difficoltà in mezzo al campo, cedono metri e palla al tridente granata più rapido e grintoso. Gritti richiama la linea di centrocampo ad una maggiore pressione e contatto con gli avversari. Alla mezz’ora Mihajlovic è costretto al primo cambio con Obi k.o. per un problema muscolare, al suo posto Baselli.

HART DECISIVO — Scavalcati i primi 20', il Torino sembra perdere di entusiasmo e l'Atalanta comincia ad accendersi. Al 23’, ad esempio, i bergamaschi vanno vicini al gol da calcio d’angolo grazie a Barreca che rischia l’autogol mandando il pallone sul palo. La reazione dell'Atalanta c'è e la squadra di Gasperini prende coraggio col passare dei minuti: ancora da calcio d’angolo va vicina al pari con colpo di testa di Toloi respinto da Hart che poi si ripete un minuto dopo su Gomez. Hart decisivo in due occasioni in 2'. Si scuote l’Atalanta, abbassa il baricentro il Torino e la gara si riapre.


COLPACCIO SFIORATO — Nella ripresa Gritti manda nella mischia Kessie al posto di Grassi. L'equilibrio iniziale dura pochi minuti, poi l'Atalanta prende il possesso del campo con Kessie che aumenta qualità e peso specifico in mezzo al campo. Al 13’ Moretti salva in area chiudendo su Petagna ormai davanti ad Hart. Il Toro prova a reagire in contropiede, ma fallisce un paio di ripartenze. Al 18' Gomez si fa neutralizzare da Hart (tiro centrale). Il pari dell’Atalanta è nell'aria e arriva al 22' con Petagna (5° gol in campionato) lesto a liberarsi in area della marcatura e a bucare di destro rasoterra Hart. Sull'1-1, l'Atalanta non cala. Anzi, sale in cattedra ed il Torino fatica a frenare le folate offensive, soprattutto a centrocampo dove i granata vanno in difficoltà. Mihajlovic chiama fuori Valdifiori e passa con Iturbe al 4-2-3-1, un assetto tattico che fatica in fase di non possesso ad intercettare palloni. Ljajic si rivede al 36’ su punizione (sfiora il palo), Hart si avvita per agguantare una conclusione di Petagna al 39'. Kurtic (due volte) e Conti hanno le occasioni per piazzare il colpo del k.o. ma il punteggio non si sblocca. Nei minuti di recupero, in contropiede, Belotti spaventa Berisha.

Francesco Bramardo

Fonte: Gazzetta dello Sport
29/01/2017 18:48
 
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Crotone-Empoli 4-1: segnano Stoian,
Mchedlidze e Falcinelli (tripletta)

I calabresi vincono lo scontro diretto per la salvezza e si
portano a meno 8 lunghezze dai ragazzi di Martusciello



Diego Falcinelli segna e fa… per tre. Con la tripletta rifilata all’Empoli, l’attaccante tiene ancora aperta la pratica-salvezza, regalando una speranza anche alle altre concorrenti in coda alla classifica. Il Crotone affonda con un 4-1 la squadra di Martusciello, che può contare ancora su 8 punti di vantaggio sul terzultimo posto, occupato proprio da Cordaz e compagni che, dopo il 2-1 subito nella gara d’andata, ora hanno una migliore differenza reti nei confronti diretti con i toscani (nel finale in campo anche l’esordiente Zajc). Dopo il primo tempo, chiuso sull’1-1 con le reti di Stoian, davvero scatenato, e Mchedlidze (per lui 5 centri negli ultimi 6 incontri), nella ripresa si scatena Falcinelli, che balza a quota 8 gol nella classifica cannonieri.

LE SCELTE — Nicola manda in panchina Trotta (durante la settimana condizionato da un affaticamento muscolare) e al suo posto rilancia Palladino, nel ruolo di seconda punta, al fianco di Falcinelli. Salutato Saponara, passato alla Fiorentina, Martusciello deve rinunciare agli esterni difensivi titolari Laurini e Pasqual, sostituiti da Veseli e Dimarco, e lascia in panca Buchel (dolorante dopo un colpo ricevuto contro l’Udinese), per dare spazio a Diousse, play basso. In attacco, Mchedlidze è supportato da Marilungo (ancora preferito a Maccarone), anche se tocca al trequartista Pucciarelli tentare di ispirare la manovra.

AVVIO CROTONE — È la formazione calabrese a fare la partita, con Stoian che si interscambia bene sulla sinistra con Martella, lesto a sovrapporsi, e dialoga con efficacia con Palladino, sempre elegante e forse alla sua ultima partita con il Crotone (il Genoa pressa per riportarlo in Liguria). Da un cross dell’esterno difensivo mancino, nasce il primo pericolo per l’Empoli ma Costa anticipa Falcinelli. Dopo un’uscita a vuoto di Cordaz, che si scontra con il compagno Martella, il Crotone sblocca il risultato al 24’: Stoian serve da sinistra Palladino, preciso a imbeccare ancora il romeno che, quasi dal limite dell’area, infila il portiere Skorupski (battuto dopo 294 minuti) con un destro a giro. I rossoblù provano a sfruttare il momento, arrivando al tiro con Falcinelli. I toscani, però, cominciano ad alzare il baricentro e al 37’ arrivano per la prima volta alla conclusione nello specchio della porta: debole il destro da 20 metri di Pucciarelli, parato da Cordaz. Al 39’ la squadra di Martusciello pareggia: Marilungo, con il petto stoppa per Mchedlidze, che si sistema il pallone sul sinistro e sorprende Cordaz, che deve fare i conti anche con la deviazione di Ferrari.

DIEGO SHOW — Nel secondo tempo, la difesa dell’Empoli – solo 26 gol incassati e appena 2 nelle ultime 6 partite, prima del match allo Scida – crolla di schianto, aprendo varchi ai tentativi di Palladino, straordinario , Stoian e Falcinelli. Dopo aver sprecato una ghiotta opportunità (su assist del solito Palldino), "Falci" è perfetto, anticipando tutti di testa su punizione battuta da Barberis. Sul 2-1 i toscani cercano di reagire, pungono con Maccarone (subentrato a Marilungo, che sembra non gradire il cambio), che manca il bersaglio al 34’ con una voleè di destro, finita a lato. Il Crotone, già vicino al terzo gol con Palladino (colpo di testa, alzato da Skorupski oltre la traversa), fa festa nel finale. Al 46’ Veseli atterra Stoian: è rigore e dal dischetto Falcinelli (stavolta Trotta ci prova appena a convincere il compagno a lasciargli la battuta) non sbaglia. Passa un minuto e ancora Diego, su passaggio di Rohden, fa centro, per il tripudio dei tifosi dello Scida. "Stiamo arrivando, Palermo stiamo arrivando…", cantano i supporters dalla curva sud, preparando l’esodo in Sicilia per il confronto con i rosanero.

Giuseppe Calvi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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