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Magistero integrale di Benedetto XVI per il Battesimo di Nostro Signore Gesù Cristo

Ultimo Aggiornamento: 04/01/2017 16:01
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04/01/2017 15:25
 
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BENEDETTO XVI

ANGELUS

Festa del Battesimo del Signore
Piazza San Pietro, 8 gennaio 2006

 

Cari fratelli e sorelle!

In questa Domenica dopo la solennità dell'Epifania, celebriamo la festa del Battesimo del Signore, che conclude il tempo liturgico del Natale. Quest'oggi fissiamo lo sguardo su Gesù che, all'età di circa trent'anni, si fece battezzare da Giovanni nel fiume Giordano. Si trattava di un battesimo di penitenza, che utilizzava il simbolo dell'acqua per esprimere la purificazione del cuore e della vita. Giovanni detto il "Battista", cioè il "Battezzatore", predicava questo battesimo ad Israele per preparare l'imminente venuta del Messia; e a tutti diceva che dopo di lui sarebbe venuto un altro, più grande di lui, il quale avrebbe battezzato non con l'acqua, ma con lo Spirito Santo (cfr Mc 1, 7-8). Ed ecco che quando Gesù fu battezzato nel Giordano, lo Spirito Santo discese, si posò su di Lui in apparenza corporea come di colomba, e Giovanni il Battista riconobbe che Egli era il Cristo, l'"Agnello di Dio" venuto per togliere il peccato del mondo (cfr Gv 1, 29). Perciò il Battesimo al Giordano è anch'esso un'"epifania", una manifestazione dell'identità messianica del Signore e della sua opera redentrice, che culminerà in un altro "battesimo", quello della sua morte e risurrezione, per il quale il mondo intero sarà purificato nel fuoco della divina misericordia (cfr Lc 12, 49-50).

In questa festa, Giovanni Paolo II usava amministrare il sacramento del Battesimo ad alcuni bambini. Per la prima volta, stamani, ho avuto anch'io la gioia di battezzare nella Cappella Sistina dieci neonati. A questi piccoli e alle loro famiglie, come pure ai padrini e alle madrine, rinnovo con affetto il mio saluto. Il Battesimo dei bambini esprime e realizza il mistero della nuova nascita alla vita divina in Cristo: i genitori credenti portano i loro figli al fonte battesimale, che rappresenta il "grembo" della Chiesa, dalle cui acque benedette vengono generati i figli di Dio. Il dono ricevuto dai neonati chiede di essere accolto da loro, una volta fattisi adulti, in modo libero e responsabile: questo processo di maturazione li porterà poi a ricevere il sacramento della Cresima o Confermazione, che, appunto, confermerà il Battesimo e conferirà a ciascuno il "sigillo" dello Spirito Santo.

Cari fratelli e sorelle, l'odierna solennità sia occasione propizia per tutti i cristiani di riscoprire con gioia la bellezza del loro Battesimo, che, se vissuto con fede, è una realtà sempre attuale: ci rinnova continuamente ad immagine dell'uomo nuovo, nella santità dei pensieri e delle azioni. Il Battesimo, inoltre, unisce i cristiani di ogni confessione. In quanto battezzati, siamo tutti figli di Dio in Cristo Gesù, nostro Maestro e Signore. Ci ottenga la Vergine Maria di comprendere sempre più il valore del nostro Battesimo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita.


Dopo l'Angelus:

Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare il gruppo di educatori di Azione Cattolica dei Vicariati di Arcella e Torre in Diocesi di Padova, la Corale Collegialis Ecclesia delle parrocchie di Offanengo e San Carlo in Crema, e i ragazzi della parrocchia Santa Maddalena di Canossa in Roma, che sabato prossimo riceveranno il sacramento della Confermazione.

Auguro a tutti una buona domenica.   

   

FESTA DEL BATTESIMO DEL SIGNORE

BENEDETTO XVI

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 7 gennaio 2007

 

Cari fratelli e sorelle,

si celebra oggi la festa del Battesimo del Signore, che chiude il tempo del Natale. La liturgia ci propone il racconto del Battesimo di Gesù al Giordano nella redazione di san Luca (cfr 3,15–16.21–22). Narra l’evangelista che, mentre Gesù stava in preghiera, dopo aver ricevuto il Battesimo tra i tanti che erano attratti dalla predicazione del Precursore, si aprì il cielo e sotto forma di colomba scese su di Lui lo Spirito Santo. Risuonò in quel momento una voce dall’alto: "Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto" (Lc 3,22).

Il Battesimo di Gesù al Giordano è ricordato e posto in evidenza, sia pure in grado diverso, da tutti gli Evangelisti. Faceva parte infatti della predicazione apostolica, giacché costituiva il punto di partenza dell’intero arco dei fatti e delle parole di cui gli Apostoli dovevano rendere testimonianza (cfr At 1,21-22;10,37-41). La comunità apostolica lo riteneva molto importante, non solo perché in quella circostanza, per la prima volta nella storia, c’era stata la manifestazione del mistero trinitario in maniera chiara e completa, ma anche perché da quell’evento aveva avuto inizio il ministero pubblico di Gesù sulle strade della Palestina. Il Battesimo di Gesù al Giordano è anticipazione del suo battesimo di sangue sulla Croce, ed è simbolo anche dell’intera attività sacramentale con cui il Redentore attuerà la salvezza dell’umanità. Ecco perché la tradizione patristica ha dedicato molto interesse a questa festa, che è la più antica dopo la Pasqua. "Nel Battesimo di Cristo - canta l’odierna liturgia - il mondo è santificato, i peccati sono perdonati; nell’acqua e nello Spirito diveniamo nuove creature" (Antifona al Benedictus, uff. delle Lodi).

C’è una stretta correlazione tra il Battesimo di Cristo ed il nostro Battesimo. Al Giordano si aprirono i cieli (cfr Lc 3,21) ad indicare che il Salvatore ci ha dischiuso la via della salvezza e noi possiamo percorrerla grazie proprio alla nuova nascita "da acqua e da Spirito" (Gv 3,5) che si realizza nel Battesimo. In esso noi siamo inseriti nel Corpo mistico di Cristo, che è la Chiesa, moriamo e risorgiamo con Lui, ci rivestiamo di Lui, come a più riprese sottolinea l’apostolo Paolo (cfr 1 Cor 12,13; Rm 6,3–5; Gal 3,27). L’impegno che scaturisce dal Battesimo è pertanto quello di "ascoltare" Gesù: credere cioè in Lui e seguirlo docilmente facendo la sua volontà, la volontà di Dio. E’ in questo modo che ciascuno può tendere alla santità, una meta che, come ha ricordato il Concilio Vaticano II, costituisce la vocazione di tutti i battezzati. Ci aiuti Maria, la Madre del Figlio prediletto di Dio, ad essere sempre fedeli al nostro Battesimo.


Dopo l'Angelus:

Stamani, come è consuetudine nella festa del Battesimo del Signore, ho avuto la gioia di battezzare alcuni bambini. Invito pertanto a pregare per questi nuovi cristiani e per i loro genitori, per i padrini e le madrine. La Vergine Maria vegli sempre su di loro.

Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i ragazzi della parrocchia di Santa Maddalena di Canossa in Roma, che sabato prossimo riceveranno il Sacramento della Confermazione. Cari ragazzi, lo Spirito Santo, che si posò su Gesù e lo accompagnò in tutta la sua missione, guidi sempre anche voi nella vostra vita. A tutti auguro una buona domenica.

   


FESTA DEL BATTESIMO DEL SIGNORE

BENEDETTO XVI

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 13 gennaio 2008

 

Cari fratelli e sorelle!

Con l’odierna festa del Battesimo di Gesù si chiude il tempo liturgico del Natale. Il Bambino, che a Betlemme i Magi vennero ad adorare dall’oriente offrendo i loro doni simbolici, lo ritroviamo ora adulto, nel momento in cui si fa battezzare nel fiume Giordano dal grande profeta Giovanni (cfr Mt 3,13). Nota il Vangelo che quando Gesù, ricevuto il battesimo, uscì dall’acqua, si aprirono i cieli e scese su di lui lo Spirito Santo come una colomba (cfr Mt 3,16). Si udì allora una voce dal cielo che diceva: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto" (Mt 3,17). Fu quella la sua prima manifestazione pubblica, dopo trent’anni circa di vita nascosta a Nazaret. Testimoni oculari del singolare avvenimento furono, oltre al Battista, i suoi discepoli, alcuni dei quali divennero da allora seguaci di Cristo (cfr Gv 1,35-40). Si trattò contemporaneamente di cristofania e teofania: anzitutto Gesù si manifestò come il Cristo, termine greco per tradurre l’ebraico Messia, che significa "unto": Egli non fu unto con l’olio alla maniera dei re e dei sommi sacerdoti d’Israele, bensì con lo Spirito Santo. Al tempo stesso, insieme con il Figlio di Dio apparvero i segni dello Spirito Santo e del Padre celeste.

Qual è il significato di questo atto, che Gesù volle compiere – vincendo la resistenza del Battista – per obbedire alla volontà del Padre (cfr Mt 3,14-15)? Il senso profondo emergerà solo alla fine della vicenda terrena di Cristo, cioè nella sua morte e risurrezione. Facendosi battezzare da Giovanni insieme con i peccatori, Gesù ha iniziato a prendere su di sé il peso della colpa dell’intera umanità, come Agnello di Dio che "toglie" il peccato del mondo (cfr Gv 1,29). Opera che Egli portò a compimento sulla croce, quando ricevette anche il suo "battesimo" (cfr Lc 12,50). Morendo infatti si "immerse" nell’amore del Padre ed effuse lo Spirito Santo, affinché i credenti in Lui potessero rinascere da quella sorgente inesauribile di vita nuova ed eterna. Tutta la missione di Cristo si riassume in questo: battezzarci nello Spirito Santo, per liberarci dalla schiavitù della morte e "aprirci il cielo", l’accesso cioè alla vita vera e piena, che sarà "un sempre nuovo immergersi nella vastità dell’essere, mentre siamo semplicemente sopraffatti dalla gioia" (Spe salvi, 12).

E’ quanto è avvenuto anche per i 13 bambini ai quali ho amministrato il sacramento del Battesimo questa mattina nella Cappella Sistina. Per essi e per i loro familiari invochiamo la materna protezione di Maria Santissima. E preghiamo per tutti i cristiani, affinché possano comprendere sempre più il dono del Battesimo e si impegnino a viverlo con coerenza, testimoniando l’amore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.


Dopo l'Angelus:

Si celebra oggi la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che quest'anno pone al centro dell'attenzione i giovani migranti. Numerosi sono infatti i giovani che vari motivi spingono a vivere lontani dalle loro famiglie e dai loro Paesi. Particolarmente a rischio sono le ragazze e i minori. Alcuni bambini e adolescenti sono nati e cresciuti in "campi-profughi": anch'essi hanno diritto ad un futuro! Esprimo il mio apprezzamento per quanti si impegnano in favore dei giovani migranti, delle loro famiglie e per la loro integrazione lavorativa e scolastica; invito le comunità ecclesiali ad accogliere con simpatia giovani e giovanissimi con i loro genitori, cercando di comprenderne le storie e di favorirne l'inserimento. Cari giovani migranti! Impegnatevi a costruire insieme ai vostri coetanei una società più giusta e fraterna, adempiendo i vostri doveri, rispettando le leggi e non lasciandovi mai trasportare dalla violenza. Vi affido tutti a Maria, Madre dell'intera umanità.

Saluto cordialmente i pellegrini di lingua italiana, in particolare i responsabili diocesani della Società di San Vincenzo de' Paoli, augurando ogni bene per la loro associazione. Saluto inoltre i cosiddetti "Consigli Comunali dei Ragazzi" della Provincia di Catania, che apprezzo per l'impegno di educazione civica, i cresimandi della parrocchia di Santa Maddalena di Canossa in Roma e la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, che oggi offre speciale assistenza agli immigrati ed ai rifugiati in Italia. A tutti auguro una buona domenica.


FESTA DEL BATTESIMO DEL SIGNORE

BENEDETTO XVI

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 11 gennaio 2009

 

Cari fratelli e sorelle!

Nell’odierna Domenica che segue la solennità dell’Epifania, celebriamo il Battesimo del Signore. Fu questo il primo atto della sua vita pubblica, narrato in tutti e quattro i Vangeli. Giunto all’età di circa trent’anni, Gesù lasciò Nazaret, si recò al fiume Giordano e, in mezzo a tanta gente, si fece battezzare da Giovanni. Scrive l’evangelista Marco: "Uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento" (Mc 1,10-11). In queste parole: "Tu sei il Figlio mio, l’amato", si rivela che cos’è la vita eterna: è la relazione filiale con Dio, così come Gesù l’ha vissuta e ce l’ha rivelata e donata.

Stamani, secondo la tradizione, nella Cappella Sistina, ho amministrato il Sacramento del Battesimo a tredici neonati. Ai genitori, ai padrini e alle madrine, il celebrante di solito domanda: "Che cosa chiedete alla Chiesa di Dio per i vostri bambini?"; alla loro risposta: "Il Battesimo", egli replica: "E il Battesimo che cosa ci dona?". "La vita eterna", essi rispondono. Ecco la stupenda realtà: la persona umana, mediante il Battesimo, viene innestata nella relazione unica e singolare di Gesù con il Padre, così che le parole risuonate dal cielo sul Figlio Unigenito diventano vere per ogni uomo e ogni donna che rinasce dall’acqua e dallo Spirito Santo: Tu sei il figlio mio, l’amato.

Cari amici, quant’è grande il dono del Battesimo! Se ce ne rendessimo pienamente conto, la nostra vita diventerebbe un "grazie" continuo. Quale gioia per i genitori cristiani, che hanno visto sbocciare dal loro amore una nuova creatura, portarla al fonte battesimale e vederla rinascere dal grembo della Chiesa, per una vita che non avrà mai fine! Dono, gioia, ma anche responsabilità! I genitori, infatti, insieme con i padrini, devono educare i figli secondo il Vangelo. Questo mi fa pensare al tema del VI Incontro Mondiale delle Famiglie, che si svolgerà nei prossimi giorni a Città del Messico: "La famiglia formatrice nei valori umani e cristiani". Questo grande meeting familiare, organizzato dal Pontificio Consiglio per la Famiglia, si svilupperà in tre momenti: dapprima il Congresso Teologico-Pastorale, nel quale verrà approfondita la tematica, anche mediante lo scambio di esperienze significative; quindi, il momento di festa e di testimonianza, che farà emergere la bellezza di incontrarsi tra famiglie di ogni parte del mondo, unite dalla stessa fede e dallo stesso impegno; e infine la solenne Celebrazione eucaristica, come azione di grazie al Signore per i doni del matrimonio, della famiglia e della vita. Ho incaricato il Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone di rappresentarmi, ma io stesso seguirò con viva partecipazione lo straordinario evento, accompagnandolo con la preghiera e intervenendo in videoconferenza. Fin da ora, cari fratelli e sorelle, vi invito ad implorare su quest’importante incontro mondiale delle famiglie l’abbondanza delle grazie divine. Lo facciamo invocando la materna intercessione della Vergine Maria, Regina della famiglia.


Dopo l'Angelus:

[Rivolgo un cordiale saluto ai polacchi. Il battesimo di Gesù nel Giordano ci introduce nel mistero della giustizia e della misericordia di Dio. Il prediletto Figlio di Dio si identifica con i peccatori, perché grazie alla sua opera di redenzione, nella potenza dello Spirito Santo, siano giustificati. Anche noi lo siamo attraverso la grazia del sacramento del Battesimo. Oggi ringraziamo per essa. Dio vi benedica!]

Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare la rappresentanza dei farmacisti titolari di parafarmacia. A tutti auguro che la luce interiore, ricevuta nel tempo del Natale e dell’Epifania, rischiari il cammino quotidiano e infonda conforto nelle difficoltà. Buona domenica!



FESTA DEL BATTESIMO DEL SIGNORE

BENEDETTO XVI

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 10 gennaio 2010

(Video)

  

Cari fratelli e sorelle!

Questa mattina, durante la santa Messa celebrata nella Cappella Sistina, ho amministrato il sacramento del Battesimo ad alcuni neonati. Tale consuetudine è legata alla festa del Battesimo del Signore, con la quale si conclude il tempo liturgico del Natale. Il Battesimo suggerisce molto bene il senso globale delle Festività natalizie, nelle quali il tema del diventare figli di Dio grazie alla venuta del Figlio unigenito nella nostra umanità costituisce un elemento dominante. Egli si è fatto uomo perché noi possiamo diventare figli di Dio. Dio è nato perché noi possiamo rinascere. Questi concetti ritornano continuamente nei testi liturgici natalizi e costituiscono un entusiasmante motivo di riflessione e di speranza. Pensiamo a ciò che scrive san Paolo ai Galati: “Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli” (Gal 4,4-5); o ancora san Giovanni nel Prologo del suo Vangelo: “A quanti l’hanno accolto / ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12). Questo stupendo mistero che è la nostra “seconda nascita” – la rinascita di un essere umano dall’“alto”, da Dio (cfr Gv 3,1-8) – si realizza e si riassume nel segno sacramentale del Battesimo.

Con tale sacramento l’uomo diventa realmente figlio, figlio di Dio. Da allora, il fine della sua esistenza consiste nel raggiungere in modo libero e consapevole ciò che fin dall’inizio era ed è la destinazione dell'uomo. “Diventa ciò che sei” – rappresenta il principio educativo di base della persona umana redenta dalla grazia. Tale principio ha molte analogie con la crescita umana, dove il rapporto dei genitori con i figli passa, attraverso distacchi e crisi, dalla dipendenza totale alla consapevolezza di essere figli, alla riconoscenza per il dono della vita ricevuta e alla maturità e alla capacità di donare la vita. Generato dal Battesimo a vita nuova, anche il cristiano inizia il suo cammino di crescita nella fede che lo porterà ad invocare consapevolmente Dio come “Abbà – Padre”, a rivolgersi a Lui con gratitudine e a vivere la gioia di essere suo figlio.

Dal Battesimo deriva anche un modello di società: quella dei fratelli. La fraternità non si può stabilire mediante un’ideologia, tanto meno per decreto di un qualsiasi potere costituito. Ci si riconosce fratelli a partire dall’umile ma profonda consapevolezza del proprio essere figli dell’unico Padre celeste. Come cristiani, grazie allo Spirito Santo ricevuto nel Battesimo, abbiamo in sorte il dono e l’impegno di vivere da figli di Dio e da fratelli, per essere come “lievito” di un’umanità nuova, solidale e ricca di pace e di speranza. In questo ci aiuta la consapevolezza di avere, oltre che un Padre nei cieli, anche una madre, la Chiesa, di cui la Vergine Maria è il perenne modello. A lei affidiamo i bambini neo-battezzati e le loro famiglie, e chiediamo per tutti la gioia di rinascere ogni giorno “dall’alto”, dall’amore di Dio, che ci rende suoi figli e fratelli tra noi.


Dopo l'Angelus:

Due fatti hanno attirato, in modo particolare, la mia attenzione in questi ultimi giorni: il caso della condizione dei migranti, che cercano una vita migliore in Paesi che hanno bisogno, per diversi motivi, della loro presenza, e le situazioni conflittuali, in varie parti del mondo, in cui i cristiani sono oggetto di attacchi, anche violenti.

Bisogna ripartire dal cuore del problema! Bisogna ripartire dal significato della persona! Un immigrato è un essere umano, differente per provenienza, cultura, e tradizioni, ma è una persona da rispettare e con diritti e doveri, in particolare, nell’ambito del lavoro, dove è più facile la tentazione dello sfruttamento, ma anche nell’ambito delle condizioni concrete di vita. La violenza non deve essere mai per nessuno la via per risolvere le difficoltà. Il problema è anzitutto umano! Invito, a guardare il volto dell’altro e a scoprire che egli ha un’anima, una storia e una vita e che Dio lo ama come ama me.

Vorrei fare simili considerazioni per ciò che riguarda l’uomo nella sua diversità religiosa. La violenza verso i cristiani in alcuni Paesi ha suscitato lo sdegno di molti, anche perché si è manifestata nei giorni più sacri della tradizione cristiana. Occorre che le Istituzioni sia politiche, sia religiose non vengano meno – lo ribadisco – alle proprie responsabilità. Non può esserci violenza nel nome di Dio, né si può pensare di onorarlo offendendo la dignità e la libertà dei propri simili.

* * *

[Saluto cordialmente tutti i Polacchi. Oggi ricordiamo il Battesimo di Gesù al Giordano. Ricevendolo, il Figlio di Dio si sottomise alla volontà del Padre, assunse pubblicamente la missione salvifica, anticipò la propria morte e risurrezione. Tornando col pensiero al nostro battesimo, ricordiamo che esso è il fondamento del nostro legame con Dio. Costruiamo su di esso l’edificio della nostra vita e della nostra vocazione.]

Rivolgo infine un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. Cari fratelli e sorelle, vi auguro di conservare viva nello spirito la luce delle feste del Natale, perché vi guidi nel cammino di ogni giorno. Buona domenica!


FESTA DEL BATTESIMO DEL SIGNORE

BENEDETTO XVI

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 9 gennaio 2011

(Video)

  

Cari fratelli e sorelle!

Oggi la Chiesa celebra il Battesimo del Signore, festa che conclude il tempo liturgico del Natale. Questo mistero della vita di Cristo mostra visibilmente che la sua venuta nella carne è l’atto sublime di amore delle Tre Persone divine. Possiamo dire che da questo solenne avvenimento l’azione creatrice, redentrice e santificatrice della Santissima Trinità sarà sempre più manifesta nella missione pubblica di Gesù, nel suo insegnamento, nei miracoli, nella sua passione, morte e risurrezione. Leggiamo, infatti, nel Vangelo secondo san Matteo che «appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento”» (3,16-17). Lo Spirito Santo “dimora” sul Figlio e ne testimonia la divinità, mentre la voce del Padre, proveniente dai cieli, esprime la comunione d’amore. «La conclusione della scena del battesimo ci dice che Gesù ha ricevuto questa “unzione” autentica, che Egli è l’Unto [il Cristo] atteso» (Gesù di Nazaret, Milano 2007, 47-48), a conferma della profezia di Isaia: «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto in cui mi compiaccio» (Is 42,1). È davvero il Messia, il Figlio dell’Altissimo che, uscendo dalle acque del Giordano, stabilisce la rigenerazione nello Spirito e apre, a quanti lo vogliono, la possibilità di divenire figli di Dio. Non a caso, infatti, ogni battezzato acquista il carattere di figlio a partire dal nome cristiano, segno inconfondibile che lo Spirito Santo fa nascere «di nuovo» l’uomo dal grembo della Chiesa. Il beato Antonio Rosmini afferma che «il battezzato subisce una segreta ma potentissima operazione, per la quale egli viene sollevato all’ordine soprannaturale, vien posto in comunicazione con Dio» (Del principio supremo della metodica…, Torino 1857, n. 331). Tutto questo si è nuovamente avverato questa mattina, durante la celebrazione eucaristica nella Cappella Sistina, dove ho conferito il sacramento del Battesimo a 21 neonati.

Cari amici, il Battesimo è l’inizio della vita spirituale, che trova la sua pienezza per mezzo della Chiesa. Nell’ora propizia del Sacramento, mentre la Comunità ecclesiale prega e affida a Dio un nuovo figlio, i genitori e i padrini s’impegnano ad accogliere il neo-battezzato sostenendolo nella formazione e nell’educazione cristiana. E’ questa una grande responsabilità, che deriva da un grande dono! Perciò, desidero incoraggiare tutti i fedeli a riscoprire la bellezza di essere battezzati e appartenere così alla grande famiglia di Dio, e a dare gioiosa testimonianza della propria fede, affinché questa fede generi frutti di bene e di concordia.

Lo chiediamo per intercessione della Beata Vergine Maria, Aiuto dei cristiani, alla quale affidiamo i genitori che si stanno preparando al Battesimo dei loro bambini, come pure i catechisti. Tutta la comunità partecipi alla gioia della rinascita dall’acqua e dallo Spirito Santo!


Dopo l'Angelus:

[Saluto cordialmente tutti i Polacchi. La liturgia della Domenica del Battesimo del Signore ci conduce sulle rive del Giordano dove Gesù, Figlio di Dio, riceve il battesimo di penitenza. In questo modo manifesta la sua solidarietà con ogni uomo bisognoso di conversione. Gesù, attraverso il sacramento del Battesimo, ci rende liberi dai peccati, ci fa uomini nuovi, uomini di Dio. Chiediamogli di essere fedeli agli impegni assunti nel nostro Battesimo e di professare coraggiosamente la nostra fede. Dio vi benedica.]

Saluto i pellegrini di lingua italiana, in particolare il Coro della città di Ala, presso Trento, con una rappresentanza della comunità parrocchiale e civile. A tutti auguro una buona domenica. Grazie a tutti voi. Buona domenica!

   

FESTA DEL BATTESIMO DEL SIGNORE

BENEDETTO XVI

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 8 gennaio 2012

(Video)

  

Cari fratelli e sorelle!

Oggi celebriamo la festa del Battesimo del Signore. Stamani ho conferito il Sacramento del Battesimo a sedici bambini, e per questo vorrei proporre una breve riflessione sul nostro essere figli di Dio. Anzitutto però partiamo dal nostro essere semplicemente figli: questa è la condizione fondamentale che ci accomuna tutti. Non tutti siamo genitori, ma tutti sicuramente siamo figli. Venire al mondo non è mai una scelta, non ci viene chiesto prima se vogliamo nascere. Ma durante la vita, possiamo maturare un atteggiamento libero nei confronti della vita stessa: possiamo accoglierla come un dono e, in un certo senso, “diventare” ciò che già siamo: diventare figli. Questo passaggio segna una svolta di maturità nel nostro essere e nel rapporto con i nostri genitori, che si riempie di riconoscenza. E’ un passaggio che ci rende anche capaci di essere a nostra volta genitori – non biologicamente, ma moralmente.

Anche nei confronti di Dio siamo tutti figli. Dio è all’origine dell’esistenza di ogni creatura, ed è Padre in modo singolare di ogni essere umano: ha con lui o con lei una relazione unica, personale. Ognuno di noi è voluto, è amato da Dio. E anche in questa relazione con Dio noi possiamo, per così dire, “rinascere”, cioè diventare ciò che siamo. Questo accade mediante la fede, mediante un “sì” profondo e personale a Dio come origine e fondamento della nostra esistenza. Con questo “sì” io accolgo la vita come dono del Padre che è nei Cieli, un Genitore che non vedo ma in cui credo e che sento nel profondo del cuore essere il Padre mio e di tutti i miei fratelli in umanità, un Padre immensamente buono e fedele. Su che cosa si basa questa fede in Dio Padre? Si basa su Gesù Cristo: la sua persona e la sua storia ci rivelano il Padre, ce lo fanno conoscere, per quanto è possibile in questo mondo. Credere che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, consente di “rinascere dall’alto”, cioè da Dio, che è Amore (cfr Gv 3,3). E teniamo ancora una volta presente che nessuno si fa uomo: siamo nati senza il nostro proprio fare, il passivo di essere nati precede l’attivo del nostro fare. Lo stesso è anche sul livello dell’essere cristiani: nessuno può farsi cristiano solo dalla propria volontà, anche essere cristiano è un dono che precede il nostro fare: dobbiamo essere rinati in una nuova nascita. San Giovanni dice: “A quanti l’hanno accolto / ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12). Questo è il senso del sacramento del Battesimo, il Battesimo è questa nuova nascita, che precede il nostro fare. Con la nostra fede possiamo andare incontro a Cristo, ma solo Lui stesso può farci cristiani e dare a questa nostra volontà, a questo nostro desiderio la risposta, la dignità, il potere di diventare figli di Dio che da noi non abbiamo.

Cari amici, questa domenica del Battesimo del Signore conclude il tempo di Natale. Rendiamo grazie a Dio per questo grande mistero, che è fonte di rigenerazione per la Chiesa e per il mondo intero. Dio si è fatto figlio dell’uomo, perché l’uomo diventi figlio di Dio. Rinnoviamo perciò la gioia di essere figli: come uomini e come cristiani; nati e rinati ad una nuova esistenza divina. Nati dall’amore di un padre e di una madre, e rinati dall’amore di Dio, mediante il Battesimo. Alla Vergine Maria, Madre di Cristo e di tutti coloro che credono in Lui, chiediamo che ci aiuti a vivere realmente da figli di Dio, non a parole, o non solo a parole, ma con i fatti. Scrive ancora san Giovanni: “Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato” (1 Gv 3,23).


Dopo l'Angelus:


Rivolgo infine un caloroso saluto ai pellegrini di lingua italiana, in modo speciale alle famiglie e ai gruppi parrocchiali. A tutti auguro una buona domenica e, nuovamente, ogni bene per l’anno da poco iniziato. Buona domenica, buon anno. Auguri, grazie!


FESTA DEL BATTESIMO DEL SIGNORE

BENEDETTO XVI

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 13 gennaio 2013

(Video)

   

Cari fratelli e sorelle!

Con questa domenica dopo l’Epifania si conclude il Tempo liturgico del Natale: tempo di luce, la luce di Cristo che, come nuovo sole apparso all’orizzonte dell’umanità, disperde le tenebre del male e dell’ignoranza. Celebriamo oggi la festa del Battesimo di Gesù: quel Bambino, figlio della Vergine, che abbiamo contemplato nel mistero della sua nascita, lo vediamo oggi adulto immergersi nelle acque del fiume Giordano, e santificare così tutte le acque e il cosmo intero – come evidenzia la tradizione orientale. Ma perché Gesù, in cui non c’era ombra di peccato, andò a farsi battezzare da Giovanni? Perché volle compiere quel gesto di penitenza e conversione, insieme con tante persone che così volevano prepararsi alla venuta del Messia? Quel gesto – che segna l’inizio della vita pubblica di Cristo – si pone nella stessa linea dell’Incarnazione, della discesa di Dio dal più alto dei cieli all’abisso degli inferi. Il senso di questo movimento di abbassamento divino si riassume in un’unica parola: amore, che è il nome stesso di Dio. Scrive l’apostolo Giovanni: «In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui», e lo ha mandato «come vittima di espiazione per i nostri peccati» (1 Gv 4,9-10). Ecco perché il primo atto pubblico di Gesù fu ricevere il battesimo di Giovanni, il quale, vedendolo arrivare, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo» (Gv 1,29).

Narra l’evangelista Luca che mentre Gesù, ricevuto il battesimo, «stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”» (3,21-22). Questo Gesù è il Figlio di Dio che è totalmente immerso nella volontà di amore del Padre. Questo Gesù è Colui che morirà sulla croce e risorgerà per la potenza dello stesso Spirito che ora si posa su di Lui e lo consacra. Questo Gesù è l’uomo nuovo che vuole vivere da figlio di Dio, cioè nell’amore; l’uomo che, di fronte al male del mondo, sceglie la via dell’umiltà e della responsabilità, sceglie non di salvare se stesso ma di offrire la propria vita per la verità e la giustizia. Essere cristiani significa vivere così, ma questo genere di vita comporta una rinascita: rinascere dall’alto, da Dio, dalla Grazia. Questa rinascita è il Battesimo, che Cristo ha donato alla Chiesa per rigenerare gli uomini a vita nuova. Afferma un antico testo attribuito a sant’Ippolito: «Chi scende con fede in questo lavacro di rigenerazione, rinuncia al diavolo e si schiera con Cristo, rinnega il nemico e riconosce che Cristo è Dio, si spoglia della schiavitù e si riveste dell’adozione filiale» (Discorso sull’Epifania, 10: PG 10, 862).

Secondo la tradizione, stamani ho avuto la gioia di battezzare un folto gruppo di bambini che sono nati negli ultimi tre o quattro mesi. In questo momento vorrei estendere la mia preghiera e la mia benedizione a tutti i neonati; ma soprattutto invitare tutti a fare memoria del proprio Battesimo, di quella rinascita spirituale che ci ha aperto la via della vita eterna. Possa ogni cristiano, in quest’Anno della fede, riscoprire la bellezza di essere rinato dall’alto, dall’amore di Dio, e vivere come figlio di Dio.


Dopo l'Angelus:

Cari fratelli e sorelle!

Celebriamo oggi la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Nel Messaggio di quest’anno ho paragonato le migrazioni ad un «pellegrinaggio di fede e di speranza». Chi lascia la propria terra lo fa perché spera in un futuro migliore, ma lo fa anche perché si fida di Dio che guida i passi dell’uomo, come Abramo. E così i migranti sono portatori di fede e di speranza nel mondo. A ciascuno di loro rivolgo oggi il mio saluto, con una speciale preghiera e benedizione. Saluto in particolare le comunità cattoliche di migranti presenti a Roma, e le affido alla protezione di santa Cabrini e del beato Scalabrini.

Rivolgo infine il mio cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare alle famiglie e ai gruppi parrocchiali. A tutti auguro una buona domenica, una buona settimana. Buona domenica a voi tutti. Grazie!




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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04/01/2017 15:29
 
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SANTA MESSA NELLA CAPPELLA SISTINA E AMMINISTRAZIONE 
DEL SACRAMENTO DEL BATTESIMO

OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Cappella Sistina
Festa del Battesimo del Signore, 8 gennaio 2006

    

Cari genitori, padrini e madrine,
Cari fratelli e sorelle!

Che cosa succede nel Battesimo? Che cosa ci si aspetta dal Battesimo? Voi avete dato una risposta sulla soglia di questa Cappella: aspettiamo per i nostri bambini la vita eterna. Questo è lo scopo del Battesimo. Ma, come può essere realizzato? Come il Battesimo può dare la vita eterna? Che cosa è la vita eterna?

Si potrebbe dire con parole più semplici: aspettiamo per questi nostri bambini una vita buona; la vera vita; la felicità anche in un futuro ancora sconosciuto. Noi non siamo in grado di assicurare questo dono per tutto l'arco del futuro sconosciuto e, perciò, ci rivolgiamo al Signore per ottenere da Lui questo dono.

Alla domanda: «Come accadrà questo?» possiamo dare due risposte. La prima: nel Battesimo ciascun bambino viene inserito in una compagnia di amici che non lo abbandonerà mai nella vita e nella morte, perché questa compagnia di amici è la famiglia di Dio, che porta in sé la promessa dell'eternità. Questa compagnia di amici, questa famiglia di Dio, nella quale adesso il bambino viene inserito, lo accompagnerà sempre anche nei giorni della sofferenza, nelle notti oscure della vita; gli darà consolazione, conforto, luce. Questa compagnia, questa famiglia gli darà parole di vita eterna. Parole di luce che rispondono alle grandi sfide della vita e danno l'indicazione giusta circa la strada da prendere. Questa compagnia offre al bambino consolazione e conforto, l'amore di Dio anche sulla soglia della morte, nella valle oscura della morte. Gli darà amicizia, gli darà vita. E questa compagnia, assolutamente affidabile, non scomparirà mai. Nessuno di noi sa che cosa succederà nel nostro pianeta, nella nostra Europa, nei prossimi cinquanta, sessanta, settanta anni. Ma, su un punto siamo sicuri: la famiglia di Dio sarà sempre presente e chi appartiene a questa famiglia non sarà mai solo, avrà sempre l'amicizia sicura di Colui che è la vita.

E così siamo arrivati alla seconda risposta. Questa famiglia di Dio, questa compagnia di amici è eterna, perché è comunione con Colui che ha vinto la morte, che ha in mano le chiavi della vita. Essere nella compagnia, nella famiglia di Dio, significa essere in comunione con Cristo, che è vita e dà amore eterno oltre la morte. E se possiamo dire che amore e verità sono fonte di vita, sono la vita - e una vita senza amore non è vita - possiamo dire che questa compagnia con Colui che è vita realmente, con Colui che è il Sacramento della vita, risponderà alla vostra aspettativa, alla vostra speranza.

Sì, il Battesimo inserisce nella comunione con Cristo e così dà vita, la vita. Abbiamo così interpretato il primo dialogo che abbiamo avuto qui, sulla soglia della Cappella Sistina. Adesso, dopo la benedizione dell'acqua, seguirà un secondo dialogo di grande importanza. Il contenuto è questo: il Battesimo — come abbiamo visto — è un dono; il dono della vita. Ma un dono deve essere accolto, deve essere vissuto. Un dono di amicizia implica un «sì» all'amico e implica un «no» a quanto non è compatibile con questa amicizia, a quanto è incompatibile con la vita della famiglia di Dio, con la vita vera in Cristo. E così, in questo secondo dialogo, vengono pronunciati tre «no» e tre «sì». Si dice «no» e si rinuncia alle tentazioni, al peccato, al diavolo. Queste cose le conosciamo bene, ma forse proprio perché le abbiamo sentite troppe volte, queste parole non ci dicono tanto. Allora dobbiamo un po' approfondire i contenuti di questi «no». A che cosa diciamo «no»?. Solo così possiamo capire a che cosa vogliamo dire «sì».

Nella Chiesa antica questi «no» erano riassunti in una parola che per gli uomini di quel tempo era ben comprensibile: si rinuncia — così si diceva — alla «pompa diabuli», cioè alla promessa di vita in abbondanza, di quell'apparenza di vita che sembrava venire dal mondo pagano, dalle sue libertà, dal suo modo di vivere solo secondo ciò che piaceva. Era quindi un «no» ad una cultura apparentemente di abbondanza di vita, ma che in realtà era una «anticultura» della morte. Era il «no» a quegli spettacoli dove  la morte, la crudeltà, la violenza erano diventati divertimento. Pensiamo a quanto si realizzava nel Colosseo o qui, nei giardini  di Nerone, dove gli uomini erano accesi come torce viventi. La crudeltà e la violenza erano divenuti un motivo di divertimento, una vera perversione della gioia, del vero senso della vita. Questa «pompa diabuli», questa «anticultura» della morte era una perversione della gioia, era amore della menzogna, della truffa, era abuso del corpo come merce e come commercio.

E se adesso riflettiamo, possiamo dire che anche nel nostro tempo è necessario dire un «no» alla cultura ampiamente dominante della morte. Un’«anticultura» che si manifesta, per esempio, nella droga, nella fuga dal reale verso l’illusorio, verso una felicità falsa che si esprime nella menzogna, nella truffa, nell’ingiustizia, nel disprezzo dell’altro, della solidarietà, della responsabilità per i poveri e per i sofferenti; che si esprime in una sessualità che diventa puro  divertimento senza responsabilità, che diventa una «cosificazione» - per così dire - dell’uomo, che non è più considerato persona, degno di un amore personale che esige fedeltà, ma  diventa merce, un mero oggetto. A questa promessa di apparente felicità, a questa «pompa» di una vita apparente che in realtà è solo strumento di morte, a questa «anticultura» diciamo «no», per coltivare la cultura della vita. Per questo il «sì» cristiano, dai tempi antichi fino ad oggi, è un grande «sì» alla vita. Questo è il nostro «sì» a Cristo, il «sì» al vincitore della morte e il «sì» alla vita nel tempo e nell’eternità.

Come in questo dialogo battesimale il «no» è articolato in tre rinunce, così anche il «sì» è articolato in tre adesioni: «sì» al Dio vivente, cioè a un Dio creatore, ad una ragione creatrice che dà senso al cosmo e alla nostra vita; «sì» a Cristo, cioè a un Dio che non è rimasto nascosto ma che ha un nome, che ha parole, che ha corpo e sangue; a un Dio concreto che ci dà la vita e ci mostra la strada della vita; «sì» alla comunione della Chiesa, nella quale Cristo è il Dio vivente, che entra nel nostro tempo, entra nella nostra professione, entra nella vita di ogni giorno.

Potremmo anche dire che il volto di Dio, il contenuto di questa cultura della vita, il contenuto del nostro grande «sì», si esprime nei dieci Comandamenti, che non sono un pacco di proibizioni, di «no», ma presentano in realtà una grande visione di vita. Sono un «sì» a un Dio che dà senso al vivere (i tre primi comandamenti); «sì» alla famiglia (quarto comandamento); «sì» alla vita (quinto comandamento); «sì» all'amore responsabile (sesto comandamento); «sì» alla solidarietà, alla responsabilità sociale, alla giustizia (settimo comandamento); «sì» alla verità (ottavo comandamento), «sì» al rispetto dell’altro e di ciò che gli è proprio (nono e decimo comandamento). Questa è la filosofia della vita, è la cultura della vita, che diviene concreta e praticabile e bella nella comunione con Cristo, il Dio vivente, che cammina con noi nella compagnia dei suoi amici, nella grande famiglia della Chiesa. Il Battesimo è dono di vita. È un «sì» alla sfida di vivere veramente la vita, dicendo il «no» all'attacco della morte che si presenta con la maschera della vita; ed è «sì» al grande dono della vera vita, che si è fatta presente nel volto di Cristo, il quale si dona a noi nel Battesimo e poi nell'Eucaristia.

Questo ho detto come breve commento alle parole che nel dialogo battesimale interpretano quanto si realizza in questo Sacramento. Oltre alle parole, abbiamo i gesti ed i simboli, ma sarò molto breve nell'indicarli. Il primo gesto lo abbiamo già compiuto: è il segno della croce, che ci viene dato come scudo che deve proteggere questo bambino nella sua vita;  è come un «indicatore» per la strada della vita, perché la croce è il riassunto della vita di Gesù. Poi vi sono gli elementi: l'acqua, l'unzione con l'olio, il vestito bianco e la fiamma della candela. L'acqua è simbolo della vita: il Battesimo è vita nuova in Cristo. L'olio è simbolo della forza, della salute, della bellezza, perché realmente è bello vivere in comunione con Cristo. Poi il vestito bianco, come espressione della cultura della bellezza, della cultura della vita. Ed infine la fiamma della candela, come espressione della verità che  risplende nelle oscurità della storia e ci indica chi siamo, da dove veniamo e dove dobbiamo andare.

Cari padrini e madrine, cari genitori, cari fratelli, ringraziamo in questo giorno il Signore, perché Dio non si nasconde dietro le nuvole del mistero impenetrabile, ma, come ha detto il Vangelo di oggi, ha aperto i cieli, si è mostrato, parla con noi ed è con noi; vive con noi e ci guida nella nostra vita. Ringraziamo il Signore per questo dono e preghiamo per i nostri bambini, perché abbiano realmente la vita, quella vera, la vita eterna. Amen.

SANTA MESSA NELLA CAPPELLA SISTINA 
E AMMINISTRAZIONE DEL SACRAMENTO DEL BATTESIMO

OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Festa del Battesimo del Signore
Domenica, 7 gennaio 2007

    

Cari fratelli e sorelle,

ci ritroviamo anche quest’anno per una celebrazione tanto familiare, il Battesimo di 13 bambini, in questa stupenda Cappella Sistina, dove la creatività di Michelangelo e di altri insigni artisti ha saputo realizzare capolavori che illustrano i prodigi della storia della salvezza. E vorrei subito salutare tutti voi che siete presenti: i genitori, i padrini e le madrine, i parenti e gli amici che accompagnano questi neonati in un momento così importante per la loro vita e per la Chiesa. Ogni bambino che nasce ci reca il sorriso di Dio e ci invita a riconoscere che la vita è dono suo, dono da accogliere con amore e da custodire con cura, sempre e in ogni momento.

Il tempo di Natale, che proprio oggi finisce, ci ha fatto contemplare il Bambino Gesù nella povera grotta di Betlemme, amorevolmente accudito da Maria e Giuseppe. Ogni figlio che nasce, Dio lo affida ai suoi genitori: quanto è importante allora la famiglia fondata sul matrimonio, culla della vita e dell’amore! La casa di Nazaret, dove vive la Santa Famiglia, è modello e scuola di semplicità, di pazienza e di armonia per tutte le famiglie cristiane. Prego il Signore perché anche le vostre famiglie siano luoghi accoglienti, dove questi piccoli possano crescere non solo in buona salute, ma anche nella fede e nell’amore verso Dio, che oggi con il Battesimo li rende suoi figli.

Il rito del Battesimo di questi bambini si svolge nel giorno in cui celebriamo la festa del Battesimo del Signore, ricorrenza che, come dicevo, chiude il tempo natalizio. Abbiamo ascoltato poco fa il racconto dell’evangelista Luca, che presenta Gesù confuso tra la gente, mentre si reca da Giovanni Battista per essere battezzato. Ricevuto anche Lui il battesimo, “stava, ci dice san Luca, in preghiera” (3,21). Gesù parla col Padre suo. E siamo sicuri che Egli ha parlato non solo per sé, ma anche di noi e per noi; ha parlato anche di me, di ognuno di noi e per ognuno di noi. E poi l’evangelista ci dice che sopra il Signore in preghiera si aprì il cielo. Gesù entra in contatto col Padre, il cielo è aperto su di Lui. In questo momento possiamo pensare che il cielo sia aperto anche qui, sopra questi nostri bambini che, per il sacramento del Battesimo, entrano in contatto con Gesù. Il cielo si apre sopra di noi nel Sacramento. Quanto più viviamo in contatto con Gesù nella realtà del nostro Battesimo, tanto più il cielo si apre sopra di noi. E dal cielo - ritorniamo al Vangelo – in quel giorno venne una voce che disse a Gesù: “Tu sei il mio figlio prediletto” (Lc 3,22). Nel Battesimo, il Padre celeste ripete queste parole anche per ognuno di questi bambini. Egli dice: “Tu sei il mio figlio”. Il Battesimo è adozione e assunzione nella famiglia di Dio, nella comunione con la Santissima Trinità, nella comunione col Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo. Proprio per questo il Battesimo va amministrato nel nome della Santissima Trinità. Queste parole non sono solo una formula;  sono realtà. Segnano il momento in cui i vostri bambini rinascono come figli di Dio. Da figli di genitori umani, diventano anche figli di Dio nel Figlio del Dio vivente.

Ma dobbiamo adesso meditare una parola della seconda lettura di questa liturgia nella quale san Paolo ci dice: Siamo salvati “per la misericordia di Dio mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo” (Tt 3,5). Un lavacro di rigenerazione. Il Battesimo non è soltanto una parola; non è solamente una cosa spirituale, ma implica anche la materia. Tutta la realtà della terra viene coinvolta. Il Battesimo non concerne solo l’anima. La spiritualità dell’uomo investe l’uomo nella sua totalità, corpo e anima. L’azione di Dio in Gesù Cristo è un’azione ad efficacia universale. Cristo assume la carne e questo continua nei sacramenti nei quali la materia viene assunta ed entra a far parte dell’azione divina.

Adesso possiamo chiedere perché proprio l’acqua sia il segno di questa totalità. L’acqua è l’elemento della fecondità. Senza l’acqua non c’è vita. E così, in tutte le grandi religioni l’acqua è vista come il simbolo della maternità, della fecondità. Per i Padri della Chiesa, l’acqua diventa il simbolo del grembo materno della Chiesa. In uno scrittore ecclesiastico del II-III secolo, Tertulliano, si trova una parola sorprendente. Egli dice: “Cristo non è mai senza acqua”. Con queste parole Tertulliano voleva dire che Cristo non è mai senza la Chiesa. Nel Battesimo siamo adottati dal Padre celeste, ma in questa famiglia che Egli si costituisce c’è anche una madre, la madre Chiesa. L’uomo non può avere Dio come Padre, dicevano già gli antichi scrittori cristiani, se non ha anche la Chiesa come madre. Vediamo così nuovamente come il cristianesimo non sia una realtà solo spirituale, individuale, una semplice decisione soggettiva che io prendo, ma sia qualcosa di reale, di concreto, potremmo dire qualcosa anche di materiale. La famiglia di Dio si costruisce nella realtà concreta della Chiesa. L’adozione a figli di Dio, del Dio trinitario, è contemporaneamente assunzione nella famiglia della Chiesa, inserimento come fratelli e sorelle nella grande famiglia dei cristiani. E solo se, in quanto figli di Dio, ci inseriamo come fratelli e sorelle nella realtà della Chiesa, possiamo dire “Padre nostro” al nostro Padre celeste. Questa preghiera suppone sempre il “noi” della famiglia di Dio.

Ma adesso, dobbiamo ritornare al Vangelo dove Giovanni Battista dice: “Io vi battezzo con l’acqua, ma dopo di me viene uno più forte di me che vi battezzerà con lo Spirito Santo e col fuoco” (Lc 3,16). Abbiamo visto l’acqua; adesso però s’impone la domanda: in che cosa consiste il fuoco a cui san Giovanni Battista accenna? Per vedere questa realtà del fuoco, presente nel Battesimo con l’acqua, dobbiamo osservare che il Battesimo di Giovanni era un gesto umano, un atto di penitenza, un protendersi dell’uomo verso Dio per chiedere il perdono dei peccati e la possibilità di iniziare una nuova esistenza. Era solo un desiderio umano, un andare verso Dio con le proprie forze. Ora, questo non è sufficiente. La distanza sarebbe troppo grande. In Gesù Cristo vediamo che Dio ci viene incontro. Nel Battesimo cristiano, istituito da Cristo, non agiamo solo noi con il desiderio di essere lavati, con la preghiera di ottenere il perdono. Nel Battesimo agisce Dio stesso, agisce Gesù mediante lo Spirito Santo. Nel Battesimo cristiano è presente il fuoco dello Spirito Santo. Dio agisce, non soltanto noi. Dio è presente qui, oggi. Egli assume e rende suoi figli i vostri bambini.

Ma, naturalmente, Dio non agisce in modo magico. Agisce solo con la nostra libertà. Non possiamo rinunciare alla nostra libertà. Dio interpella la nostra libertà, ci invita a cooperare col fuoco dello Spirito Santo. Queste due cose debbono andare insieme. Il Battesimo rimarrà per tutta la vita dono di Dio, il quale ha messo il suo sigillo nelle nostre anime. Ma sarà poi la nostra cooperazione, la disponibilità della nostra libertà a dire quel “si” che rende efficace l’azione divina.

Questi bambini vostri, che ora battezzeremo, sono ancora incapaci di collaborare, di manifestare la loro fede. Per questo assume valore e significato particolare la vostra presenza, cari papà e mamme, e la vostra, cari padrini e madrine. Vegliate sempre su questi vostri piccoli, perché crescendo apprendano a conoscere Dio, ad amarlo con tutte le forze e a servirlo fedelmente. Siate per loro i primi educatori nella fede, offrendo insieme con gli insegnamenti anche gli esempi di una coerente vita cristiana. Insegnate loro a pregare e a sentirsi membri attivi della concreta famiglia di Dio, della comunità ecclesiale.

Un aiuto importante potrà offrirvi lo studio attento del Catechismo della Chiesa Cattolica o del Compendio di tale Catechismo. Esso contiene gli elementi essenziali della nostra fede e potrà essere strumento quanto mai utile e immediato per crescere voi stessi nella conoscenza della fede cattolica e per poterla trasmettere integralmente e fedelmente ai vostri figli. Soprattutto, non dimenticate che è la vostra testimonianza, è il vostro esempio a incidere maggiormente sulla maturazione umana e spirituale della libertà dei vostri bambini. Pur presi dalle quotidiane attività spesso vorticose, non tralasciate di coltivare, personalmente e in famiglia, la preghiera che costituisce il segreto della perseveranza cristiana.

Alla Vergine Madre di Gesù, nostro Salvatore, presentato nell’odierna liturgia come il Figlio prediletto di Dio, affidiamo questi bambini e le loro famiglie: vegli Maria su di loro e sempre li accompagni, perché possano realizzare fino in fondo il progetto di salvezza che Dio ha per ciascuno. Amen.

   

 



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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04/01/2017 15:37
 
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SANTA MESSA NELLA CAPPELLA SISTINA 
E AMMINISTRAZIONE DEL SACRAMENTO DEL BATTESIMO

OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Festa del Battesimo del Signore
Domenica, 13 gennaio 2008

 

 

Cari fratelli e sorelle,

l’odierna celebrazione è sempre per me motivo di gioia speciale. Amministrare il sacramento del Battesimo, nel giorno della festa del Battesimo del Signore, è infatti uno dei momenti più espressivi della nostra fede, in cui possiamo quasi vedere, attraverso i segni della liturgia, il mistero della vita. In primo luogo, vita umana, rappresentata qui in particolare da questi 13 bambini che sono il frutto del vostro amore, cari genitori, ai quali rivolgo il mio cordiale saluto, estendendolo ai padrini, alle madrine e agli altri parenti ed amici presenti. C’è poi il mistero della vita divina, che oggi Dio dona a questi piccoli mediante la rinascita dall’acqua e dallo Spirito Santo. Dio è vita, come è anche stupendamente rappresentato da alcune pitture che impreziosiscono questa Cappella Sistina.

Non sembri però fuori luogo se accostiamo subito, all’esperienza della vita, quella opposta e cioè la realtà della morte. Tutto ciò che ha inizio sulla terra prima o poi finisce, come l’erba del campo, che spunta al mattino e avvizzisce la sera. Però nel Battesimo il piccolo essere umano riceve una vita nuova, la vita della grazia, che lo rende capace di entrare in relazione personale con il Creatore, e questo per sempre, per tutta l’eternità. Sfortunatamente l’uomo è capace di spegnere questa nuova vita con il suo peccato, riducendosi ad una situazione che la Sacra Scrittura chiama "morte seconda". Mentre nelle altre creature, che non sono chiamate all’eternità, la morte significa soltanto la fine dell’esistenza sulla terra, in noi il peccato crea una voragine che rischia di inghiottirci per sempre, se il Padre che è nei cieli non ci tende la sua mano. Ecco, cari fratelli, il mistero del Battesimo: Dio ha voluto salvarci andando lui stesso fino in fondo all’abisso della morte, perché ogni uomo, anche chi è caduto tanto in basso da non vedere più il cielo, possa trovare la mano di Dio a cui aggrapparsi e risalire dalle tenebre a rivedere la luce per la quale egli è fatto. Tutti sentiamo, tutti percepiamo interiormente che la nostra esistenza è un desiderio di vita che invoca una pienezza, una salvezza. Questa pienezza di vita ci viene data nel Battesimo.

Abbiamo sentito poco fa il racconto del battesimo di Gesù nel Giordano. Fu un battesimo diverso da quello che questi bambini stanno per ricevere, ma non privo di un profondo rapporto con esso. In fondo, tutto il mistero di Cristo nel mondo si può riassumere con questa parola, "battesimo", che in greco significa "immersione". Il Figlio di Dio, che condivide dall’eternità con il Padre e con lo Spirito Santo la pienezza della vita, è stato "immerso" nella nostra realtà di peccatori, per renderci partecipi della sua stessa vita: si è incarnato, è nato come noi, è cresciuto come noi e, giunto all’età adulta, ha manifestato la sua missione iniziando proprio con il "battesimo di conversione" dato da Giovanni il Battista. Il suo primo atto pubblico, come abbiamo ascoltato poco fa, è stato scendere al Giordano, confuso tra i peccatori penitenti, per ricevere quel battesimo. Giovanni naturalmente non voleva, ma Gesù insistette, perché quella era la volontà del Padre (cfr Mt 3,13-15).

Perché dunque il Padre ha voluto questo? Perché ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo come Agnello a prendere su di sé il peccato del mondo (cfr Gv 1,29)? Narra l’evangelista che, quando Gesù uscì dall’acqua, scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza di colomba, mentre la voce del Padre dal cielo lo proclamava "Figlio prediletto" (Mt 3,17). Fin da quel momento dunque Gesù fu rivelato come Colui che è venuto a battezzare l’umanità nello Spirito Santo: è venuto a portare agli uomini la vita in abbondanza (cfr Gv 10,10), la vita eterna, che risuscita l’essere umano e lo guarisce interamente, corpo e spirito, restituendolo al progetto originario per il quale è stato creato. Il fine dell’esistenza di Cristo è stato appunto donare all’umanità la vita di Dio, il suo Spirito d’amore, perché ogni uomo possa attingere da questa sorgente inesauribile di salvezza. Ecco perché san Paolo scrive ai Romani che noi siamo stati battezzati nella morte di Cristo per avere la sua stessa vita di risorto (cfr Rm 6,3-4). Ecco perché i genitori cristiani, come quest’oggi voi, portano appena possibile i loro figli al fonte battesimale, sapendo che la vita, che essi hanno loro comunicato, invoca una pienezza, una salvezza che solo Dio può dare. E in questo modo i genitori diventano collaboratori di Dio nel trasmettere ai loro figli non solo la vita fisica ma anche quella spirituale.

Cari genitori, insieme con voi ringrazio il Signore per il dono di questi bambini ed invoco la sua assistenza perché vi aiuti ad educarli e a inserirli nel Corpo spirituale della Chiesa. Mentre offrite loro ciò che è necessario alla crescita e alla salute, voi, aiutati dai padrini, siete impegnati a sviluppare in essi la fede, la speranza e la carità, le virtù teologali che sono proprie della vita nuova ad essi donata nel sacramento del Battesimo. Assicurerete ciò con la vostra presenza, con il vostro affetto; l’assicurerete prima di tutto e soprattutto con la preghiera, presentandoli quotidianamente a Dio, affidandoli a Lui in ogni stagione della loro esistenza. Certo per crescere sani e forti, questi bambini e bambine avranno bisogno di cure materiali e di tante attenzioni; ciò però che sarà loro più necessario, anzi indispensabile è conoscere, amare e servire fedelmente Dio, per avere la vita eterna. Cari genitori, siate per loro i primi testimoni di una fede autentica in Dio!

C’è nel rito del Battesimo un segno eloquente, che esprime proprio la trasmissione della fede ed è la consegna, per ognuno dei battezzandi, di una candela accesa alla fiamma del cero pasquale: è la luce di Cristo risorto che voi vi impegnate a trasmettere ai vostri figli. Così, di generazione in generazione, noi cristiani ci trasmettiamo la luce di Cristo, in modo che quando Egli ritornerà, possa trovarci con questa fiamma ardente tra le mani. Nel corso del rito io vi dirò: "A voi, genitori e padrini, è affidato questo segno pasquale, fiamma che sempre dovete alimentare". Alimentate sempre, cari fratelli e sorelle, la fiamma della fede con l’ascolto e la meditazione della Parola di Dio e l’assidua comunione con Gesù Eucaristia. Vi aiutino in questa stupenda, anche se non facile, missione i santi Protettori dei quali questi tredici bambini prenderanno i nomi. Aiutino, questi Santi, soprattutto loro, i battezzandi, a corrispondere alle vostre premure di genitori cristiani. Sia in particolare la Vergine Maria ad accompagnare loro e voi, cari genitori, ora e sempre. Amen!

   

FESTA DEL BATTESIMO DEL SIGNORE
SANTA MESSA E BATTESIMO DEI BAMBINI

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Cappella Sistina
Domenica, 11 gennaio 2009

 

Cari fratelli e sorelle!

Le parole che l’evangelista Marco riporta all’inizio del suo Vangelo: "Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento" (1,11) ci introducono nel cuore dell’odierna festa del Battesimo del Signore, con cui si conclude il tempo di Natale. Il ciclo delle solennità natalizie ci fa meditare sulla nascita di Gesù annunciata dagli angeli circonfusi dallo splendore luminoso di Dio; il tempo natalizio ci parla della stella che guida i Magi dall'Oriente fino alla casa di Betlemme, e ci invita a guardare il cielo che si apre sul Giordano mentre risuona la voce di Dio. Sono tutti segni tramite i quali il Signore non si stanca di ripeterci: "Sì, sono qui. Vi conosco. Vi amo. C'è una strada che da me viene a voi. E c'è una strada che da voi sale a me". Il Creatore ha assunto in Gesù le dimensioni di un bambino, di un essere umano come noi, per potersi far vedere e toccare. Al tempo stesso, con questo suo farsi piccolo, Iddio ha fatto risplendere la luce della sua grandezza. Perché, proprio abbassandosi fino all'impotenza inerme dell'amore, Egli dimostra che cosa sia la vera grandezza, anzi, che cosa voglia dire essere Dio.

Il significato del Natale, e più in generale il senso dell'anno liturgico, è proprio quello di avvicinarci a questi segni divini, per riconoscerli impressi negli eventi d’ogni giorno, affinché il nostro cuore si apra all’amore di Dio. E se il Natale e l'Epifania servono soprattutto a renderci capaci di vedere, ad aprirci gli occhi e il cuore al mistero di un Dio che viene a stare con noi, la festa del battesimo di Gesù ci introduce, potremmo dire, alla quotidianità di un rapporto personale con Lui. Infatti, mediante l’immersione nelle acque del Giordano, Gesù si è unito a noi. Il Battesimo è per così dire il ponte che Egli ha costruito tra sé e noi, la strada per la quale si rende a noi accessibile; è l'arcobaleno divino sulla nostra vita, la promessa del grande sì di Dio, la porta della speranza e, nello stesso tempo, il segno che ci indica il cammino da percorrere in modo attivo e gioioso per incontrarlo e sentirci da Lui amati.

Cari amici, sono veramente contento che anche quest’anno, in questo giorno di festa, mi sia data l’opportunità di battezzare dei bambini. Su di essi si posa oggi il "compiacimento" di Dio. Da quando il Figlio unigenito del Padre si è fatto battezzare, il cielo è realmente aperto e continua ad aprirsi, e possiamo affidare ogni nuova vita che sboccia alle mani di Colui che è più potente dei poteri oscuri del male. Questo in effetti comporta il Battesimo: restituiamo a Dio quello che da Lui è venuto. Il bambino non è proprietà dei genitori, ma è affidato dal Creatore alla loro responsabilità, liberamente e in modo sempre nuovo, affinché essi lo aiutino ad essere un libero figlio di Dio. Solo se i genitori maturano tale consapevolezza riescono a trovare il giusto equilibrio tra la pretesa di poter disporre dei propri figli come se fossero un privato possesso plasmandoli in base alle proprie idee e desideri, e l’atteggiamento libertario che si esprime nel lasciarli crescere in piena autonomia soddisfacendo ogni loro desiderio e aspirazione, ritenendo ciò un modo giusto di coltivare la loro personalità. Se, con questo sacramento, il neo-battezzato diventa figlio adottivo di Dio, oggetto del suo amore infinito che lo tutela e difende dalle forze oscure del maligno, occorre insegnargli a riconoscere Dio come suo Padre ed a sapersi rapportare a Lui con atteggiamento di figlio. E pertanto, quando, secondo la tradizione cristiana come oggi facciamo, si battezzano i bambini introducendoli nella luce di Dio e dei suoi insegnamenti, non si fa loro violenza, ma si dona loro la ricchezza della vita divina in cui si radica la vera libertà che è propria dei figli di Dio; una libertà che dovrà essere educata e formata con il maturare degli anni, perché diventi capace di responsabili scelte personali.

Cari genitori, cari padrini e madrine, vi saluto tutti con affetto e mi unisco alla vostra gioia per questi piccoli che oggi rinascono alla vita eterna. Siate consapevoli del dono ricevuto e non cessate di ringraziare il Signore che, con l’odierno sacramento, introduce i vostri bambini in una nuova famiglia, più grande e stabile, più aperta e numerosa di quanto non sia quella vostra: mi riferisco alla famiglia dei credenti, alla Chiesa, una famiglia che ha Dio per Padre e nella quale tutti si riconoscono fratelli in Gesù Cristo. Voi dunque oggi affidate i vostri figli alla bontà di Dio, che è potenza di luce e di amore; ed essi, pur tra le difficoltà della vita, non si sentiranno mai abbandonati, se a Lui resteranno uniti. Preoccupatevi pertanto di educarli nella fede, di insegnar loro a pregare e a crescere come faceva Gesù e con il suo aiuto, "in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini" (cfr Lc 2,52).

Tornando ora al brano evangelico, cerchiamo di comprendere ancor più quel che oggi qui avviene. Narra san Marco che, mentre Giovanni Battista predica sulle rive del fiume Giordano, proclamando l’urgenza della conversione in vista della venuta ormai prossima del Messia, ecco che Gesù, confuso tra la gente, si presenta per essere battezzato. Quello di Giovanni è certo un battesimo di penitenza, ben diverso dal sacramento che istituirà Gesù. In quel momento, tuttavia, si intravede già la missione del Redentore poiché, quando esce dall’acqua, risuona una voce dal cielo e su di lui scende lo Spirito Santo (cfr Mc 1,10): il Padre celeste lo proclama suo figlio prediletto e ne attesta pubblicamente l’universale missione salvifica, che si compirà pienamente con la sua morte in croce e la sua risurrezione. Solo allora, con il sacrificio pasquale, si renderà universale e totale la remissione dei peccati. Con il Battesimo non ci immergiamo allora semplicemente nelle acque del Giordano per proclamare il nostro impegno di conversione, ma si effonde su di noi il sangue redentore del Cristo che ci purifica e ci salva. E’ l’amato Figlio del Padre, nel quale Egli ha posto il suo compiacimento, che ci riacquista la dignità e la gioia di chiamarci ed essere realmente "figli" di Dio.

Tra poco rivivremo questo mistero evocato dall’odierna solennità; i segni e simboli del sacramento del Battesimo ci aiuteranno a comprendere quel che il Signore opera nel cuore di questi nostri piccoli, rendendoli "suoi" per sempre, dimora scelta del suo Spirito e "pietre vive" per la costruzione dell’edificio spirituale che è la Chiesa. La Vergine Maria, Madre di Gesù, il Figlio amato di Dio, vegli su di loro e sulle loro famiglie, li accompagni sempre, perché possano realizzare fino in fondo il progetto di salvezza che con il Battesimo si compie nelle loro vite. E noi, cari fratelli e sorelle, accompagniamoli con la nostra preghiera; preghiamo per i genitori, i padrini e le madrine e per i loro parenti, perché li aiutino a crescere nella fede; preghiamo per tutti noi qui presenti affinché, partecipando devotamente a questa celebrazione, rinnoviamo le promesse del nostro Battesimo e rendiamo grazie al Signore per la sua costante assistenza. Amen!


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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04/01/2017 15:46
 
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FESTA DEL BATTESIMO DEL SIGNORE
CELEBRAZIONE DELLA SANTA MESSA 
E AMMINISTRAZIONE DEL BATTESIMO A 14 NEONATI

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Cappella Sistina
Domenica, 10 gennaio 2010

(Video)
Immagini della celebrazione

 

Cari fratelli e sorelle!

Nella festa del Battesimo del Signore, anche quest’anno ho la gioia di amministrare il sacramento del Battesimo ad alcuni neonati, che i genitori presentano alla Chiesa. Siate i benvenuti, cari papà e mamme di questi piccoli, e voi padrini e madrine, amici e parenti, che fate loro corona. Rendiamo grazie a Dio, che oggi chiama queste sette bambine e questi sette bambini a diventare suoi figli in Cristo. Li circondiamo con la preghiera e con l’affetto e li accogliamo con gioia nella Comunità cristiana, che da oggi diventa anche la loro famiglia.

Con la festa del Battesimo di Gesù continua il ciclo delle manifestazioni del Signore, che è iniziato a Natale con la nascita a Betlemme del Verbo incarnato, contemplato da Maria, Giuseppe e i pastori nell’umiltà del presepe, e che ha avuto una tappa importante nell’Epifania, quando il Messia, attraverso i Magi, si è manifestato a tutte le genti. Oggi Gesù si rivela, sulle rive del Giordano, a Giovanni e al popolo d'Israele. È la prima occasione in cui egli, da uomo maturo, entra nella scena pubblica, dopo aver lasciato Nazaret. Lo troviamo presso il Battista, da cui si reca un gran numero di gente, in una scena inconsueta. Nel brano evangelico, poc’anzi proclamato, san Luca osserva anzitutto che il popolo “era in attesa” (3,15). Egli sottolinea, così, l’attesa di Israele, coglie, in quelle persone che avevano lasciato le loro case e gli impegni abituali, il profondo desiderio di un mondo diverso e di parole nuove, che sembrano trovare risposta proprio nelle parole severe, impegnative, ma colme di speranza del Precursore. Il suo è un battesimo di penitenza, un segno che invita alla conversione, a cambiare vita, perché si avvicina Colui che “battezzerà in Spirito santo e fuoco” (3,16). Infatti, non si può aspirare ad un mondo nuovo rimanendo immersi nell’egoismo e nelle abitudini legate al peccato. Anche Gesù abbandona la casa e le consuete occupazioni per raggiungere il Giordano. Arriva in mezzo alla folla che sta ascoltando il Battista e si mette in fila come tutti, in attesa di essere battezzato. Giovanni, non appena lo vede avvicinarsi, intuisce che in quell’Uomo c’è qualcosa di unico, che è il misterioso Altro che attendeva e verso il quale era orientata tutta la sua vita. Comprende di trovarsi di fronte a Qualcuno di più grande di lui e di non essere degno neppure di sciogliergli i lacci dei sandali.

Presso il Giordano, Gesù si manifesta con una straordinaria umiltà, che richiama la povertà e la semplicità del Bambino deposto nella mangiatoia, e anticipa i sentimenti con i quali, al termine dei suoi giorni terreni, giungerà a lavare i piedi dei discepoli e subirà l’umiliazione terribile della croce. Il Figlio di Dio, Colui che è senza peccato, si pone tra i peccatori, mostra la vicinanza di Dio al cammino di conversione dell’uomo. Gesù prende sulle sue spalle il peso della colpa dell’intera umanità, inizia la sua missione mettendosi al posto dei peccatori, nella prospettiva della croce.

Mentre, raccolto in preghiera, dopo il battesimo, esce dall’acqua, si aprono i cieli. È il momento atteso da schiere di profeti. “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!”, aveva invocato Isaia (63,19). In questo momento, sembra suggerire san Luca, tale preghiera viene esaudita. Infatti, “Il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo” (3,21-22); si udirono parole mai ascoltate prima: “Tu sei il Figlio mio, l’amato, in te ho posto il mio compiacimento” (v. 22). Gesù salendo dalle acque, come afferma san Gregorio Nazianzeno, “vede scindersi e aprirsi i cieli, quei cieli che Adamo aveva chiuso per sé e per tutta la sua discendenza” (Discorso 39 per il Battesimo del Signore, PG 36). Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo scendono tra gli uomini e ci rivelano il loro amore che salva. Se sono gli angeli a recare ai pastori l'annuncio della nascita del Salvatore, e la stella ai Magi venuti dall’Oriente, ora è la voce stessa del Padre che indica agli uomini la presenza nel mondo del suo Figlio e che invita a guardare alla risurrezione, alla vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte.

Il lieto annuncio del Vangelo è l'eco di questa voce che scende dall’alto. A ragione, perciò, Paolo, come abbiamo ascoltato nella seconda lettura, scrive a Tito: “Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini” (2,11). Il Vangelo, infatti, è per noi grazia che dà gioia e senso alla vita. Essa, prosegue l’Apostolo, “ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà” (v. 12); ci conduce, cioè, ad una vita più felice, più bella, più solidale, ad una vita secondo Dio. Possiamo dire che anche per questi bambini oggi si aprono i cieli. Essi riceveranno in dono la grazia del Battesimo e lo Spirito Santo abiterà in loro come in un tempio, trasformando in profondità il loro cuore. Da questo momento, la voce del Padre chiamerà anche loro ad essere suoi figli in Cristo e, nella sua famiglia che è la Chiesa, donerà a ciascuno il dono sublime della fede. Tale dono, ora che non hanno la possibilità di intendere pienamente, sarà deposto nel loro cuore come un seme pieno di vita, che attende di svilupparsi e portare frutto. Oggi vengono battezzati nella fede della Chiesa, professata dai genitori, dai padrini e dalle madrine e dai cristiani presenti, che poi li condurranno per mano nella sequela di Cristo. Il rito del Battesimo richiama con insistenza il tema della fede già all’inizio, quando il Celebrante ricorda ai genitori che chiedendo il battesimo per i propri figli, essi assumono l’impegno ad “educarli nella fede”. Questo compito è richiamato in modo ancora più forte a genitori e padrini nella terza parte della celebrazione, che inizia con le parole loro rivolte: “A voi il compito di educarli nella fede perché la vita divina che ricevono in dono sia preservata dal peccato e cresca di giorno in giorno. Se dunque, in forza della vostra fede, siete pronti ad assumervi questo impegno… fate la vostra professione in Cristo Gesù. E’ la fede della Chiesa nella quale i vostri figli vengono battezzati”. Le parole del rito suggeriscono che, in qualche modo, la professione di fede e la rinuncia al peccato di genitori, padrini e madrine rappresentano la premessa necessaria perché la Chiesa conferisca il Battesimo ai loro bambini.

Immediatamente prima dell’infusione dell’acqua sul capo del neonato vi è, poi, un ulteriore richiamo alla fede. Il celebrante rivolge un’ultima domanda: “Volete che il vostro bambino riceva il Battesimo nella fede della Chiesa, che tutti insieme abbiamo professato?”. E solo dopo la loro risposta affermativa viene amministrato il Sacramento. Anche nei riti esplicativi - unzione con il crisma, consegna della veste bianca e del cero accesso, gesto dell’”effeta” - la fede rappresenta il tema centrale. “Abbiate cura - dice la formula che accompagna la consegna del cero – che i vostri bambini… vivano sempre come figli della luce; e perseverando nella fede, vadano incontro al Signore che viene”; “Il Signore Gesù – afferma ancora il Celebrante nel rito dell’”effeta” – ti conceda di ascoltare presto la sua parola, e di professare la tua fede, a lode e gloria di Dio Padre”. Tutto poi è coronato dalla benedizione finale che ricorda ancora ai genitori il loro impegno di essere per i figli “i primi testimoni della fede”.

Cari amici, oggi per questi bambini è un grande giorno. Con il Battesimo, essi, divenuti partecipi della morte e risurrezione del Cristo, iniziano con lui l’avventura gioiosa ed esaltante del discepolo. La liturgia la presenta come un’esperienza di luce. Infatti, consegnando a ciascuno la candela accesa al cero pasquale, la Chiesa afferma: “Ricevete la luce di Cristo!”. È del Battesimo illuminare con la luce di Cristo, aprire gli occhi al suo splendore e introdurre al mistero di Dio attraverso il lume divino della fede. In questa luce i bambini che stanno per essere battezzati dovranno camminare per tutta la vita, aiutati dalle parole e dall’esempio dei genitori, dei padrini e delle madrine. Questi dovranno impegnarsi ad alimentare con le parole e la testimonianza della loro vita le fiaccole della fede dei bambini, perché possa risplendere in questo nostro mondo, che brancola spesso nelle tenebre del dubbio, e recare la luce del Vangelo che è vita e speranza. Solo così, da adulti potranno pronunciare con piena consapevolezza la formula collocata al termine della professione di fede presente nel rito: “Questa è la nostra fede. Questa è la fede della Chiesa. E noi ci gloriamo di professarla in Cristo Gesù nostro Signore”.

Anche ai nostri giorni la fede è un dono da riscoprire, da coltivare e da testimoniare. Con questa celebrazione del Battesimo, il Signore conceda a ciascuno di noi di vivere la bellezza e la gioia dell’essere cristiani, perché possiamo introdurre i bambini battezzati alla pienezza dell’adesione a Cristo. Affidiamo questi piccoli alla materna intercessione della Vergine Maria. Chiediamo a Lei che, rivestiti della veste bianca, segno della loro nuova dignità di figli di Dio, siano per tutta la loro vita fedeli discepoli di Cristo e coraggiosi testimoni del Vangelo. Amen.

   



FESTA DEL BATTESIMO DEL SIGNORE
CELEBRAZIONE DELLA SANTA MESSA 
E AMMINISTRAZIONE DEL BATTESIMO A 21 NEONATI

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Cappella Sistina
Domenica, 9 gennaio 2011

(Video)
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Cari fratelli e sorelle,

sono lieto di darvi un cordiale benvenuto, in particolare a voi, genitori, padrini e madrine dei 21 neonati ai quali, tra poco, avrò la gioia di amministrare il Sacramento del Battesimo. Come è ormai tradizione, tale rito avviene anche quest’anno nella santa Eucaristia con cui celebriamo il Battesimo del Signore. Si tratta della Festa che, nella prima domenica dopo la solennità dell’Epifania, chiude il tempo natalizio con la manifestazione del Signore al Giordano.

Secondo il racconto dell’evangelista Matteo (3,13-17), Gesù venne dalla Galilea al fiume Giordano, per farsi battezzare da Giovanni; infatti, da tutta la Palestina accorrevano per ascoltare la predicazione di questo grande profeta, l’annuncio dell’avvento del Regno di Dio, e per ricevere il battesimo, cioè per sottoporsi a quel segno di penitenza che richiamava alla conversione dal peccato. Pur chiamandosi battesimo, esso non aveva il valore sacramentale del rito che celebriamo oggi; come ben sapete, è infatti con la sua morte e risurrezione che Gesù istituisce i Sacramenti e fa nascere la Chiesa. Quello amministrato da Giovanni, era un atto penitenziale, un gesto che invitava all’umiltà di fronte a Dio, invitava ad un nuovo inizio: immergendosi nell’acqua, il penitente riconosceva di avere peccato, implorava da Dio la purificazione dalle proprie colpe ed era inviato a cambiare i comportamenti sbagliati, quasi morendo nell’acqua e risorgendo a una nuova vita.

Per questo, quando il Battista vede Gesù che, in fila con i peccatori, viene a farsi battezzare, rimane sbalordito; riconoscendo in Lui il Messia, il Santo di Dio, Colui che è senza peccato, Giovanni manifesta il suo sconcerto: egli stesso, il battezzatore avrebbe voluto farsi battezzare da Gesù. Ma Gesù lo esorta a non opporre resistenza, ad accettare di compiere questo atto, per operare ciò che è conveniente ad «adempiere ogni giustizia». Con questa espressione, Gesù manifesta di essere venuto nel mondo per fare la volontà di Colui che lo ha mandato, per compiere tutto ciò che il Padre gli chiede; è per obbedire al Padre che Egli ha accettato di farsi uomo. Questo gesto rivela anzitutto chi è Gesù: è il Figlio di Dio, vero Dio come il Padre; è Colui che “si è abbassato” per farsi uno di noi, Colui che si è fatto uomo e ha accettato di umiliarsi fino alla morte di croce (cfr Fil 2,7). Il battesimo di Gesù, di cui oggi facciamo memoria, si colloca in questa logica dell’umiltà e della solidarietà: è il gesto di Colui che vuole farsi in tutto uno di noi e si mette realmente in fila con i peccatori; Lui, che è senza peccato, si lascia trattare come peccatore (cfr 2Cor 5,21), per portare sulle sue spalle il peso della colpa dell’intera umanità, anche della nostra colpa. È il “servo di Dio” di cui ci ha parlato il profeta Isaia nella prima lettura (cfr 42,1). La sua umiltà è dettata dal voler stabilire una comunione piena con l’umanità, dal desiderio di realizzare una vera solidarietà con l’uomo e con la sua condizione. Il gesto di Gesù anticipa la Croce, l’accettazione della morte per i peccati dell’uomo. Questo atto di abbassamento, con cui Gesù vuole uniformarsi totalmente al disegno d’amore del Padre e conformarsi con noi, manifesta la piena sintonia di volontà e di intenti che vi è tra le persone della Santissima Trinità. Per tale atto d’amore, lo Spirito di Dio si manifesta e viene come una colomba sopra di Lui, e in quel momento l’amore che unisce Gesù al Padre viene testimoniato a quanti assistono al battesimo da una voce dall’alto che tutti odono. Il Padre manifesta apertamente agli uomini, a noi, la comunione profonda che lo lega al Figlio: la voce che risuona dall’alto attesta che Gesù è obbediente in tutto al Padre e che questa obbedienza è espressione dell’amore che li unisce tra di loro. Perciò, il Padre ripone il suo compiacimento in Gesù, perché riconosce nell’agire del Figlio il desiderio di seguire in tutto alla sua volontà: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento» (Mt 3,17). E questa parola del Padre allude anche, in anticipo, alla vittoria della risurrezione e ci dice come dobbiamo vivere per stare nel compiacimento del Padre, comportandoci come Gesù.

Cari genitori, il Battesimo che voi oggi chiedete per i vostri bambini, li inserisce in questo scambio d’amore reciproco che vi è in Dio tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; per questo gesto che sto per compiere, si riversa su di loro l’amore di Dio, inondandoli dei suoi doni. Attraverso il lavacro dell’acqua, i vostri figli vengono inseriti nella vita stessa di Gesù, che è morto sulla croce per liberarci dal peccato e risorgendo ha vinto la morte. Perciò, immersi spiritualmente nella sua morte e resurrezione, essi vengono liberati dal peccato originale ed in loro ha inizio la vita della grazia, che è la vita stessa di Gesù Risorto. «Egli - afferma San Paolo - ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone» (Tt 2,14).

Cari amici, donandoci la fede, il Signore ci ha dato ciò che vi è di più prezioso nella vita, e cioè il motivo più vero e più bello per cui vivere: è per grazia che abbiamo creduto in Dio, che abbiamo conosciuto il suo amore, con cui vuole salvarci e liberarci dal male. La fede è il grande dono con il quale ci dà anche la vita eterna, la vera vita. Ora voi, cari genitori, padrini e madrine, chiedete alla Chiesa di accogliere nel suo seno questi bambini, di dare loro il Battesimo; e questa richiesta la fate in ragione del dono della fede che voi stessi avete, a vostra volta, ricevuto. Con il profeta Isaia, ogni cristiano può ripetere: “il Signore mi ha plasmato suo servo fin dal seno materno” (cfr 49,5); così, cari genitori, i vostri figli sono un dono prezioso del Signore, il quale ha riservato per sé il loro cuore, per poterlo ricolmare del suo amore. Attraverso il sacramento del Battesimo, oggi li consacra e li chiama a seguire Gesù, attraverso la realizzazione della loro vocazione personale secondo quel particolare disegno d’amore che il Padre ha in mente per ciascuno di essi; meta di questo pellegrinaggio terreno sarà la piena comunione con Lui nella felicità eterna.

Ricevendo il Battesimo, questi bambini ottengono in dono un sigillo spirituale indelebile, il “carattere”, che segna interiormente per sempre la loro appartenenza al Signore e li rende membra vive del suo corpo mistico, che è la Chiesa. Mentre entrano a far parte del Popolo di Dio, per questi bambini, inizia oggi un cammino che dovrebbe essere un cammino di santità e di conformazione a Gesù, una realtà che è posta in loro come il seme di un albero splendido, che deve essere fatto crescere. Perciò, comprendendo la grandezza di questo dono, fin dai primi secoli si ha avuto la premura di dare il Battesimo ai bambini appena nati. Certamente, ci sarà poi bisogno di un’adesione libera e consapevole a questa vita di fede e d’amore, ed è per questo che è necessario che, dopo il Battesimo, essi vengano educati nella fede, istruiti secondo la sapienza della Sacra Scrittura e gli insegnamenti della Chiesa, così che cresca in loro questo germe della fede che oggi ricevono e possano raggiungere la piena maturità cristiana. La Chiesa, che li accoglie tra i suoi figli, deve farsi carico, assieme ai genitori e ai padrini, di accompagnarli in questo cammino di crescita. La collaborazione tra comunità cristiana e famiglia è quanto mai necessaria nell’attuale contesto sociale, in cui l’istituto familiare è minacciato da più parti e si trova a far fronte a non poche difficoltà nella sua missione di educare alla fede. Il venir meno di stabili riferimenti culturali e la rapida trasformazione a cui è continuamente sottoposta la società, rendono davvero arduo l’impegno educativo. Perciò, è necessario che le parrocchie si adoperino sempre più nel sostenere le famiglie, piccole Chiese domestiche, nel loro compito di trasmissione della fede.

Carissimi genitori, ringrazio con voi il Signore per il dono del Battesimo di questi vostri figlioli; nell’elevare la nostra preghiera per loro, invochiamo abbondante il dono dello Spirito Santo, che oggi li consacra ad immagine di Cristo sacerdote, re e profeta. Affidandoli alla materna intercessione di Maria Santissima, chiediamo per loro vita e salute, perché possano crescere e maturare nella fede, e portare, con la loro vita, frutti di santità e d’amore. Amen!





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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04/01/2017 16:01
 
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Cari fratelli e sorelle!

E’ sempre una gioia celebrare questa Santa Messa con i Battesimi dei bambini, nella Festa del Battesimo del Signore. Vi saluto tutti con affetto, cari genitori, padrini e madrine, e tutti voi familiari e amici! Siete venuti – l’avete detto ad alta voce – perché i vostri neonati ricevano il dono della grazia di Dio, il seme della vita eterna. Voi genitori avete voluto questo. Avete pensato al Battesimo prima ancora che il vostro bambino o la vostra bambina venisse alla luce. La vostra responsabilità di genitori cristiani vi ha fatto pensare subito al Sacramento che segna l’ingresso nella vita divina, nella comunità della Chiesa. Possiamo dire che questa è stata la vostra prima scelta educativa come testimoni della fede verso i vostri figli: la scelta è fondamentale!

Il compito dei genitori, aiutati dal padrino e dalla madrina, è quello di educare il figlio o la figlia. Educare è molto impegnativo, a volte è arduo per le nostre capacità umane, sempre limitate. Ma educare diventa una meravigliosa missione se la si compie in collaborazione con Dio, che è il primo e vero educatore di ogni uomo.

Nella prima Lettura che abbiamo ascoltato, tratta dal Libro del profeta Isaia, Dio si rivolge al suo popolo proprio come un educatore. Mette in guardia gli Israeliti dal pericolo di cercare di dissetarsi e di sfamarsi alle fonti sbagliate: “Perché, dice, spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia?” (Is 55,2). Dio vuole darci cose buone da bere e da mangiare, cose che ci fanno bene; mentre a volte noi usiamo male le nostre risorse, le usiamo per cose che non servono, anzi, che sono addirittura nocive. Dio vuole darci soprattutto Se stesso e la sua Parola: sa che allontanandoci da Lui ci troveremmo ben presto in difficoltà, come il figlio prodigo della parabola, e soprattutto perderemmo la nostra dignità umana. E per questo ci assicura che Lui è misericordia infinita, che i suoi pensieri e le sue vie non sono come i nostri – per nostra fortuna! – e che possiamo sempre ritornare a Lui, alla casa del Padre. Ci assicura poi che se accoglieremo la sua Parola, essa porterà frutti buoni nella nostra vita, come la pioggia che irriga la terra (cfr Is 55,10-11).

A questa parola che il Signore ci ha rivolto mediante il profeta Isaia, noi abbiamo risposto con il ritornello del Salmo: “Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza”. Come persone adulte, ci siamo impegnati ad attingere alle fonti buone, per il bene nostro e di coloro che sono affidati alla nostra responsabilità, in particolare voi, cari genitori, padrini e madrine, per il bene di questi bambini. E quali sono “le sorgenti della salvezza”? Sono la Parola di Dio e i Sacramenti. Gli adulti sono i primi a doversi alimentare a queste fonti, per poter guidare i più giovani nella loro crescita. I genitori devono dare tanto, ma per poter dare hanno bisogno a loro volta di ricevere, altrimenti si svuotano, si prosciugano. I genitori non sono la fonte, come anche noi sacerdoti non siamo la fonte: siamo piuttosto come dei canali, attraverso cui deve passare la linfa vitale dell’amore di Dio. Se ci stacchiamo dalla sorgente, noi stessi per primi ne risentiamo negativamente e non siamo più in grado di educare altri. Per questo ci siamo impegnati dicendo: “Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza”.

E veniamo ora alla seconda Lettura e al Vangelo. Essi ci dicono che la prima e principale educazione avviene attraverso la testimonianza. Il Vangelo ci parla di Giovanni il Battista. Giovanni è stato un grande educatore dei suoi discepoli, perché li ha condotti all’incontro con Gesù, al quale ha reso testimonianza. Non ha esaltato se stesso, non ha voluto tenere i discepoli legati a sé. Eppure Giovanni era un grande profeta, la sua fama era molto grande. Quando è arrivato Gesù, si è tirato indietro e ha indicato Lui: “Viene dopo di me colui che è più forte di me… Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo” (Mc 1,7-8). Il vero educatore non lega le persone a sé, non è possessivo. Vuole che il figlio, o il discepolo, impari a conoscere la verità, e stabilisca con essa un rapporto personale. L’educatore compie il suo dovere fino in fondo, non fa mancare la sua presenza attenta e fedele; ma il suo obiettivo è che l’educando ascolti la voce della verità parlare al suo cuore e la segua in un cammino personale.

Ritorniamo ancora alla testimonianza. Nella seconda Lettura, l’apostolo Giovanni scrive: “E’ lo Spirito che dà testimonianza” (1 Gv 5,6). Si riferisce allo Spirito Santo, lo Spirito di Dio, che rende testimonianza a Gesù, attestando che è il Cristo, il Figlio di Dio. Lo si vede anche nella scena del battesimo nel fiume Giordano: lo Spirito Santo scende su Gesù come una colomba per rivelare che Lui è il Figlio Unigenito dell’eterno Padre (cfr Mc 1,10). Anche nel suo Vangelo Giovanni sottolinea questo aspetto, là dove Gesù dice ai discepoli: “Quando verrà il Paraclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio” (Gv 15,26-27). Questo ci è di grande conforto nell’impegno di educare alla fede, perché sappiamo che non siamo soli e che la nostra testimonianza è sostenuta dallo Spirito Santo.

E’ molto importante per voi genitori, e anche per i padrini e le madrine, credere fortemente nella presenza e nell’azione dello Spirito Santo, invocarlo e accoglierlo in voi, mediante la preghiera e i Sacramenti. E’ Lui infatti che illumina la mente, riscalda il cuore dell’educatore perché sappia trasmettere la conoscenza e l’amore di Gesù. La preghiera è la prima condizione per educare, perché pregando ci mettiamo nella disposizione di lasciare a Dio l’iniziativa, di affidare i figli a Lui, che li conosce prima e meglio di noi, e sa perfettamente qual è il loro vero bene. E, al tempo stesso, quando preghiamo ci mettiamo in ascolto delle ispirazioni di Dio per fare bene la nostra parte, che comunque ci spetta e dobbiamo realizzare. I Sacramenti, specialmente l’Eucaristia e la Penitenza, ci permettono di compiere l’azione educativa in unione con Cristo, in comunione con Lui e continuamente rinnovati dal suo perdono. La preghiera e i Sacramenti ci ottengono quella luce di verità grazie alla quale possiamo essere al tempo stesso teneri e forti, usare dolcezza e fermezza, tacere e parlare al momento giusto, rimproverare e correggere nella giusta maniera.

Cari amici, invochiamo dunque tutti insieme lo Spirito Santo, perché scenda in abbondanza su questi bambini, li consacri ad immagine di Gesù Cristo, e li accompagni sempre nel cammino della loro vita. Li affidiamo alla guida materna di Maria Santissima, perché crescano in età, sapienza e grazia e diventino veri cristiani, testimoni fedeli e gioiosi dell’amore di Dio. Amen.

   


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Cari fratelli e sorelle!

La letizia scaturita dalla celebrazione del Santo Natale trova oggi compimento nella festa del Battesimo del Signore. A questa gioia viene ad aggiungersi un ulteriore motivo per noi che siamo qui riuniti: nel sacramento del Battesimo che tra poco amministrerò a questi neonati si manifesta infatti la presenza viva e operante dello Spirito Santo che, arricchendo la Chiesa di nuovi figli, la vivifica e la fa crescere, e di questo non possiamo non gioire. Desidero rivolgere uno speciale saluto a voi, cari genitori, padrini e madrine, che oggi testimoniate la vostra fede chiedendo il Battesimo per questi bambini, perché siano generati alla vita nuova in Cristo ed entrino a far parte della comunità dei credenti.

Il racconto evangelico del battesimo di Gesù, che oggi abbiamo ascoltato secondo la redazione di san Luca, mostra la via di abbassamento e di umiltà, che il Figlio di Dio ha scelto liberamente per aderire al disegno del Padre, per essere obbediente alla sua volontà di amore verso l’uomo in tutto, fino al sacrificio sulla croce. Diventato ormai adulto, Gesù dà inizio al suo ministero pubblico recandosi al fiume Giordano per ricevere da Giovanni un battesimo di penitenza e di conversione. Avviene quello che ai nostri occhi potrebbe apparire paradossale. Gesù ha bisogno di penitenza e di conversione? Certamente no. Eppure proprio Colui che è senza peccato si pone tra i peccatori per farsi battezzare, per compiere questo gesto di penitenza; il Santo di Dio si unisce a quanti si riconoscono bisognosi di perdono e chiedono a Dio il dono della conversione, cioè la grazia di tornare a Lui con tutto il cuore, per essere totalmente suoi. Gesù vuole mettersi dalla parte dei peccatori, facendosi solidale con essi, esprimendo la vicinanza di Dio. Gesù si mostra solidale con noi, con la nostra fatica di convertirci, di lasciare i nostri egoismi, di staccarci dai nostri peccati, per dirci che se lo accettiamo nella nostra vita Egli è capace di risollevarci e condurci all’altezza di Dio Padre. E questa solidarietà di Gesù non è, per così dire, un semplice esercizio della mente e della volontà. Gesù si è immerso realmente nella nostra condizione umana, l’ha vissuta fino in fondo, fuorché nel peccato, ed è in grado di comprenderne la debolezza e la fragilità. Per questo Egli si muove a compassione, sceglie di “patire con” gli uomini, di farsi penitente assieme a noi. Questa è l’opera di Dio che Gesù vuole compiere: la missione divina di curare chi è ferito e medicare chi è ammalato, di prendere su di sé il peccato del mondo.

Che cosa avviene al momento in cui Gesù si fa battezzare da Giovanni? Di fronte a questo atto di amore umile da parte del Figlio di Dio, si aprono i cieli e si manifesta visibilmente lo Spirito Santo sotto forma di colomba, mentre una voce dall’alto esprime il compiacimento del Padre, che riconosce il Figlio unigenito, l’Amato. Si tratta di una vera manifestazione della Santissima Trinità, che dà testimonianza della divinità di Gesù, del suo essere il Messia promesso, Colui che Dio ha mandato a liberare il suo popolo, perché sia salvato (cfr Is 40,2). Si realizza così la profezia di Isaia che abbiamo ascoltato nella prima Lettura: il Signore Dio viene con potenza per distruggere le opere del peccato e il suo braccio esercita il dominio per disarmare il Maligno; ma teniamo presente che questo braccio è il braccio esteso sulla croce e che la potenza di Cristo è la potenza di Colui che soffre per noi: questo è il potere di Dio, diverso dal potere del mondo; così viene Dio con potenza per distruggere il peccato. Davvero Gesù agisce come il Pastore buono che pasce il gregge e lo raduna, perché non sia disperso (cfr Is 40,10-11), ed offre la sua stessa vita perché abbia vita. E’ per la sua morte redentrice che l’uomo è liberato dal dominio del peccato ed è riconciliato col Padre; è per la sua risurrezione che l’uomo è salvato dalla morte eterna ed è reso vittorioso sul Maligno.

Cari fratelli e sorelle, che cosa avviene nel Battesimo che tra poco amministrerò ai vostri bambini? Avviene proprio questo: verranno uniti in modo profondo e per sempre con Gesù, immersi nel mistero di questa sua potenza, di questo suo potere, cioè nel mistero della sua morte, che è fonte di vita, per partecipare alla sua risurrezione, per rinascere ad una vita nuova. Ecco il prodigio che oggi si ripete anche per i vostri bambini: ricevendo il Battesimo essi rinascono come figli di Dio, partecipi della relazione filiale che Gesù ha con il Padre, capaci di rivolgersi a Dio chiamandolo con piena confidenza e fiducia: “Abbà, Padre”. Anche sui vostri bambini il cielo è aperto, e Dio dice: questi sono i miei figli, figli del mio compiacimento. Inseriti in questa relazione e liberati dal peccato originale, essi diventano membra vive dell’unico corpo che è la Chiesa e sono messi in grado di vivere in pienezza la loro vocazione alla santità, così da poter ereditare la vita eterna, ottenutaci dalla risurrezione di Gesù.

Cari genitori, nel domandare il Battesimo per i vostri bambini, voi manifestate e testimoniate la vostra fede, la gioia di essere cristiani e di appartenere alla Chiesa. È la gioia che scaturisce dalla consapevolezza di avere ricevuto un grande dono da Dio, la fede appunto, un dono che nessuno di noi ha potuto meritare, ma che ci è stato dato gratuitamente e al quale abbiamo risposto con il nostro “sì”. È la gioia di riconoscerci figli di Dio, di scoprirci affidati alle sue mani, di sentirci accolti in un abbraccio d’amore, allo stesso modo in cui una mamma sostiene ed abbraccia il suo bambino. Questa gioia, che orienta il cammino di ogni cristiano, si fonda su un rapporto personale con Gesù, un rapporto che orienta l’intera esistenza umana. È Lui infatti il senso della nostra vita, Colui sul quale vale la pena di tenere fisso lo sguardo, per essere illuminati dalla sua Verità e poter vivere in pienezza. Il cammino della fede che oggi comincia per questi bambini si fonda perciò su una certezza, sull’esperienza che non vi è niente di più grande che conoscere Cristo e comunicare agli altri l’amicizia con Lui; solo in questa amicizia si dischiudono realmente le grandi potenzialità della condizione umana e possiamo sperimentare ciò che è bello e ciò che libera (cfr Omelia nella S. Messa per l’inizio del pontificato, 24 aprile 2005). Chi ha fatto questa esperienza non è disposto a rinunciare alla propria fede per nulla al mondo.

A voi, cari padrini e madrine, l’importante compito di sostenere e aiutare l’opera educativa dei genitori, affiancandoli nella trasmissione delle verità della fede e nella testimonianza dei valori del Vangelo, nel far crescere questi bambini in un’amicizia sempre più profonda con il Signore. Sappiate sempre offrire loro il vostro buon esempio, attraverso l’esercizio delle virtù cristiane. Non è facile manifestare apertamente e senza compromessi ciò in cui si crede, specie nel contesto in cui viviamo, di fronte ad una società che considera spesso fuori moda e fuori tempo coloro che vivono della fede in Gesù. Sull’onda di questa mentalità, vi può essere anche tra i cristiani il rischio di intendere il rapporto con Gesù come limitante, come qualcosa che mortifica la propria realizzazione personale; «Dio viene visto come il limite della nostra libertà, un limite da eliminare affinché l'uomo possa essere totalmente se stesso» (L’infanzia di Gesù, 101). Ma non è così! Questa visione mostra di non avere capito nulla del rapporto con Dio, perché proprio a mano a mano che si procede nel cammino della fede, si comprende come Gesù eserciti su di noi l’azione liberante dell’amore di Dio, che ci fa uscire dal nostro egoismo, dall’essere ripiegati su noi stessi, per condurci ad una vita piena, in comunione con Dio e aperta agli altri. «“Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui” (1 Gv 4,16). Queste parole della Prima Lettera di Giovanni esprimono con singolare chiarezza il centro della fede cristiana: l’immagine cristiana di Dio e anche la conseguente immagine dell’uomo e del suo cammino» (Enc. Deus caritas est, 1).

L’acqua con la quale questi bambini saranno segnati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, li immergerà in quella “fonte” di vita che è Dio stesso e che li renderà suoi veri figli. E il seme delle virtù teologali, infuse da Dio, la fede, la speranza e la carità, seme che oggi è posto nel loro cuore per la potenza dello Spirito Santo, dovrà essere alimentato sempre dalla Parola di Dio e dai Sacramenti, così che queste virtù del cristiano possano crescere e giungere a piena maturazione, sino a fare di ciascuno di loro un vero testimone del Signore. Mentre invochiamo su questi piccoli l’effusione dello Spirito Santo, li affidiamo alla protezione della Vergine Santa; lei li custodisca sempre con la sua materna presenza e li accompagni in ogni momento della loro vita. Amen.

         

 


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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