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Quando vince il giornalismo di servizio

Ultimo Aggiornamento: 22/01/2017 13:41
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22/01/2017 12:55
 
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Quando vince il giornalismo di servizio

roberto saviano

Il ruolo della stampa, dell’osservazione del potere, ha subito una modifica totale negli ultimi anni. Il cane da guardia della democrazia come più volte veniva descritto, il muscolo giornalistico allenato a raccontare il potere, oggi si trova a confrontarsi con una dimensione nuova, divenuta quasi un nemico della ricerca della verità: il tempo. Se un giornalista non riesce a descrivere in poco tempo qualsiasi cosa non sarà letto e, quindi, la precisione, l’analisi, l’approfondimento saranno una zavorra alla diffusione di una notizia.

Non solo, una notizia, anche se falsa o imprecisa, se diventa virale assume dignità d’esser ripresa. «Trump appoggiato dal Papa», notizia falsa partita durante campagna elettorale in Usa, una volta condivisa milioni di volte viene presa in considerazione pur non avendo nemmeno un sapore di verosimiglianza. La viralità è il contrario dell’approfondimento perché deve essere veloce, ciò che è virale è immediato, deve parlare all’emotività e quindi per definizione l’emotività è legata all’istinto, al percepito non alla conoscenza, al tempo di meditazione più che alla meditazione e il rischio è perciò quello di utilizzare il racconto del potere per generare quello che è un istinto di attacco, di delegittimazione verso tutto ciò che esiste. Diventare catalizzatore d’odio è l’obiettivo di alcuni giornali, fingere di essere contro ogni potere, ma prestarsi ad assecondarne ognuno.

Il giornalismo da retroscena, finge di essere un raccontatore del potere e diventa un estorsore del potere che monopolizza l’odio, scandaglia le notizie private, manipola, inventa, spia. Al servizio del potere, che paga di più per far tacere, si mostra come buco della serratura degli impotenti cittadini, ne alimenta le invidie e i rancori. E’ molto complicato distinguere un giornalismo fatto di inchiesta, monitoraggio, prove (ovviamente non scevro da errori) da un giornalismo apparentemente contro il potere, spesso violento contro i potenti, ma che ha il solo obiettivo di ottenere l’attenzione dei potenti sotto forma di denaro: in forma di pubblicità. La posizione è proprio questa, il giornalismo vincente negli ultimi anni è quello che più aderisce alla pancia della rete, che usa il verosimile e che fingendo di essere libero porta avanti la tesi dell’haters: sono tutti uguali. E’ stata la tesi per anni del sistema giornalistico del berlusconismo. In una condizione dove tutti i politici, tutti i personaggi pubblici, chiunque fossero, sono identici - corrotti, assetati di potere e comodità, fruitori di favori e autori di ricatti - nessuno può permettersi di giudicare e in questo modo il sistema è salvo. Perciò la tangente, l’estorsione, l’informazione, la bega raccontata, il tradimento sono semplicemente delle dinamiche che tutti usano verso tutti. La declinazione contemporanea di questo giornalismo c’è sempre stata anche in passato, ma relegata nelle fogne della comunicazione, nel becero dossieraggio. Ora invece è la regina delle comunicazioni. È una specie di Dio è morto, tutto è possibile. In un contesto del genere difficile che il giornalismo libero continui a fondarsi su una regola precisa, cioè non lasciarsi determinare dal denaro dei propri editori, perché questo danneggerebbe gli investimenti degli editori stessi. Questa regola aurea è complesso mantenerla, ma è nelle dita e nella mente del giornalista.
22/01/2017 12:56
 
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Condivido la conclusione finale dello scrittore:

"È ovvio che l’editore condizioni una linea editoriale, ma l’investimento sarà tanto migliore quanto più i giornalisti riusciranno ad ottenere un margine di libertà critica, insomma tirando fuori il vecchio metodo di Max Weber: non può esistere al di fuori della chimica, della matematica quindi della dinamica scientifica una verità oggettiva, l’importante però è che la propria soggettività possa procedere ricercando le proprie ragioni con rigore e con libertà, non con pregiudizio, calunnia e strategia falsificante. Ma l’editore investiva in informazioni autorevoli perché maggiore autorevolezza significava maggiore guadagno, maggiore potere politico. Oggi al contrario l’autorevolezza è soltanto un rallentatore del guadagno e un’arma spuntata. L’unico modo, spesso, per tirare su danaro è dossierare, manipolare informazioni; a quel punto la pubblicità sul giornale non sarà comprata per essere letta ma per fermare il giornale dai dossier e dalle info spifferate. Questo è il destino del giornalismo? La manipolazione può avere soltanto l’argine del lettore che deve pretendere di darsi tempo per capire laddove è la bugia. Quindi il destino del giornalismo è negli occhi del lettore e nelle sue scelte."

www.lastampa.it/2017/01/22/cultura/opinioni/editoriali/quando-vince-il-giornalismo-di-servizio-EoSFG8QoqnbgzRd5nRHefK/pag...

Nell'epoca della post-verità, dove i politicanti si comprano i followers in Africa, per ingrossare le proprie fila in modo virtuale, temo non ci resti che... piangere. [SM=g2037509]

Simon
22/01/2017 13:23
 
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Stamattina avevo letto anche io il pezzo di Saviano...
altro che giornali cani da guardia del potere...a volte scodinzolano vistosamente...
ma ha ragione quando dice che il lettore deve prendersi il tempo di capire dove la bugia..
ci vuole sforzo ...ma specialmente la voglia di capire.

ma in tutto questo, in un mondo sempre piu veloce e connesso, è impresa non da poco. A volte manca la materia prima: appunto il desiderio di capire davvero.
22/01/2017 13:41
 
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Re:
Giandujotta.50, 22/01/2017 13:23:

Stamattina avevo letto anche io il pezzo di Saviano...
altro che giornali cani da guardia del potere...a volte scodinzolano vistosamente...
ma ha ragione quando dice che il lettore deve prendersi il tempo di capire dove la bugia..
ci vuole sforzo ...ma specialmente la voglia di capire.

ma in tutto questo, in un mondo sempre piu veloce e connesso, è impresa non da poco. A volte manca la materia prima: appunto il desiderio di capire davvero.



Penso che la reazione, in questi tempi sempre piu' veloci e ancora in accelerazione, sia quella di distanziarsi dall'informazione "di regime". I giornali vengono tenuti in vita artificialmente, tramite contributi piu' o meno statali, che compensano in parte gli abbonamenti mancati (e a volte finanziano anche qualche truffa).

A quando il primo No-Feis-Buk-Day? [SM=g10765]

Simon
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