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Award for best one-shot - II Edizione [solo Inedite]

Ultimo Aggiornamento: 06/01/2018 10:48
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Post: 2.256
Giudice*****
18/08/2017 13:30
 
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Cari partecipanti
Adesso tocca a me!
Chiederò subito di spostare il contest tra gli scaduti, ci risentiamo lì; e inizierò subito a valutare le vostre storie.
Vi terrò aggiornati con il mio solito metodo:
[SM=g28002] per le lette
[SM=g28004] per le valutate
Grazie ancora per il vostro impegno. A presto!

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Post: 2.256
Giudice*****
01/09/2017 15:13
 
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Cari partecipanti
In questi giorni ho dovuto arrestare le valutazioni, causa altri impegni. Vi dico che sono ormai oltre la metà e conto di finirli prima del mese di scadenza.
Inoltre vi devo informare riguardo le recensioni premio. Non posso e non voglio mettere limitazioni, ma negli ultimi giorni mi è stato chiarito un punto con l'amministrazione e, visto che io lo davo per scontato e tra poco sarà ufficiale anche nel regolamento, lo chiarisco anche qui, in modo da non avere futuri fraintendimenti.
Recensisco drabble flash e one-shot di qualunque fandom e originale - se il fandom non lo conosco, sappiate che lo tratto come se stessi leggendo una storia originale. Accetto anche minilong e long, ma sappiate che lascio una recensione per capitolo, come ho sempre fatto.
Scusate per il disagio, e a presto!
[Modificato da Nirvana_04 01/09/2017 20:28]

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Post: 2.265
Giudice*****
03/09/2017 22:21
 
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Re: Cari partecipanti
Nirvana_04, 01/09/2017 15.13:

In questi giorni ho dovuto arrestare le valutazioni, causa altri impegni. Vi dico che sono ormai oltre la metà e conto di finirli prima del mese di scadenza.
Inoltre vi devo informare riguardo le recensioni premio. Non posso e non voglio mettere limitazioni, ma negli ultimi giorni mi è stato chiarito un punto con l'amministrazione e, visto che io lo davo per scontato e tra poco sarà ufficiale anche nel regolamento, lo chiarisco anche qui, in modo da non avere futuri fraintendimenti.
Recensisco drabble flash e one-shot di qualunque fandom e originale - se il fandom non lo conosco, sappiate che lo tratto come se stessi leggendo una storia originale. Accetto anche minilong e long, ma sappiate che lascio una recensione per capitolo, come ho sempre fatto.
Scusate per il disagio, e a presto!




Tranquilla, hai un mese e sfruttalo fino all'ultimo! [SM=g27987]

Per dare un'occhiata alle mie storie
milla4


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Post: 2.256
Giudice*****
04/09/2017 08:47
 
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Re: Re: Cari partecipanti
milla4, 03/09/2017 22.21:




Tranquilla, hai un mese e sfruttalo fino all'ultimo! [SM=g27987]




Grazie milla^^

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Post: 2.256
Giudice*****
13/09/2017 19:19
 
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Cari partecipanti
Vi annuncio che ho finito con le valutazioni!
Questa sera, purtroppo, ho un impegno che mi costringe fuori casa; quindi non posso pubblicarle. Ma domani, entro sera, credo proprio che finalmente potrò postarle. Mi scuso per la lunga attesa, ma ne parleremo meglio domani.
Grazie per la pazienza e l'attenzione!

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Post: 2.256
Giudice*****
14/09/2017 11:42
 
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Avvertenze




Finalmente posso dire che sto per pubblicare i risultati del contest!
Ci sono alcune cose però che vorrei prima dirvi, e a cui tengo in modo particolare in questa circostanza.
La prima cosa che voglio dire è che non sono giudizi insindacabili: sbaglio come chiunque altro e, soprattutto, non ho la presunzione di dire "ho ragione io, non intendo discutere". Sappiate che il confronto è più che ben accetto, in questa circostanza più che mai. Inoltre le mie parole, che a breve leggerete, non vogliono offendere o demoralizzarvi - e sottolineo questo concetto - solo riportare il mio personale parere.
Ci sono stati diversi motivi che mi hanno fatto tardare con le valutazioni: da un lato ho avuto diversi impegni io, ma il grosso è stato dovuto a un certo grado di indecisione da parte mia. Devo ammettere che ci sono stati diversi problemi riguardanti la voce "Grammatica" che mi hanno fatto tentennare, posso dire che mi hanno mandato in crisi. A un certo punto non ho capito più se sono io che le do troppo peso e sottraggo troppo per i diversi errori, o se è stato un problema dei partecipati - poco tempo per rivedere le storie, file sbagliato... le ho pensate un po' tutte.
Avrei tanto voluto cambiare il bando, ma le regole sono regole, e devo rispettarle pure io. Vi prego, quindi, di non prestare troppo peso ai punteggi ma di cercare di leggere ciò che ho da dirvi e poi, se volete, commentarlo, perché ci tengo ad avere un confronto aperto e cordiale. Non dimenticate che anche io sono sotto giudizio, il vostro, e se qualcosa non vi piace o non vi convince fatemelo sapere. Sono a vostra disposizione.
Quindi, ultimo favore: non commentate o scrivete nulla nel topic fin quando non avrò postato tutti i giudizi. Grazie!

P.S. Ho deciso di assegnare il Premio "Angel friend", per la segnalazione tra le scelte del sito.


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Post: 2.256
Giudice*****
14/09/2017 11:49
 
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Fili rossi (non classificata)
di Yuki002









Grammatica: 2.3/10

Mi dispiace per la decisione che ho preso, ma gli errori da te fatti sono frequenti e ripetuti, a partire dalla prima pagina in cui ne ho trovati davvero tanti, troppi per poter considerare questa storia pulita dal punto di vista grammaticale. Ci tengo comunque a darti un parere anche nelle altre voci, perché voglio che tu sappia che è stato un problema riguardante solo la grammatica. Parto col spiegarti gli errori che più hai commesso:

1. Dopo i puntini di sospensione, va inserito uno spazio.
2. La “d” eufonica va inserita solo tra vocali uguali, tranne in alcuni casi particolari che sono entrati a far parte dell’uso comune, come “ad esempio”.
3. Il pronome “gli” lo usi in modo scorretto anche nei confronti dei soggetti femminili.
4. La separazione dei participi dal nome di riferimento.
5. La virgola messa tra soggetto e predicato o tra verbo e complemento. In quest’ultimo caso, faccio presente che la punteggiatura non è assolutamente solo una questione di stile, e che essa non va usata solo come un’intonazione da dare alla narrazione. Mettere la virgola tra verbo e complemento diretto significa spezzare il legame logico tra i sintagmi di un periodo, ed è errore.
6. L’uso e la forma del testo tra le battute composte di un dialogo. A tal proposito, ti indico quali sono stati gli errori da te commessi sistematicamente.
    1. La punteggiatura va assolutamente inserita tra o/e dentro i dialoghi.
    2. Se è necessario un punto dopo il discorso diretto, la battuta che segue va messa in maiuscolo.
    3. Quando la battuta è composta (discorso diretto – narrazione – discorso diretto) a seconda dei casi va messa o una virgola o un punto dopo la narrazione e prima del discorso diretto.

Di seguito, inserisco gli errori che ho trovato, sottraendo per quelli ripetuti una penalità generale, e di cui ti offro la correzione.

“Even if my hand is small, even if we're separated, we'll walk this road
And on the day that will someday come, we'll store away our best memories¹” una melodia accompagnata dal vento, spezzava quell’assordante silenzio che aleggiava → -0.1 (La frase della canzone è separata dalla principale. Quindi va inserito un punto dopo le virgolette e va messa “una” in maiuscolo. Inoltre, dopo la citazione, avrei messo l’inizio della narrazione a capo.)
che si insinuava in ogni fessura e crepa delle rovine, oramai abbandonate → -0.8 (Un errore che commetti piuttosto spesso, anche se non in modo smodato, è la spartizione del participio o del gerundio esplicativo dal nome a cui si riferisce. In questo caso, va tolta la virgola prima di “oramai”.)
caduta nelle disperazione → -0.1 (nella)
Quella voce, quel canto spezzava → -0.2 (Devi chiudere l’inciso, mettendo una virgola dopo “canto”.)
facendo rivivere → -0.5 (Ho notato che ti sono sfuggiti diversi doppi spazi tra le parole. Ne ho individuati alcuni, e ho segnato la penalità generale.)
raccolti sapientemente in due trecce che sfuggivano spesso al suo controllo, sciogliendosi al vento lasciando mostrare tutta la loro leggerezza a chi aveva la fortuna di passare per quel luogo abbandonato → (Togli la virgola prima di “sciogliendosi” e mettine una prima di “lasciando”.)
Gli occhi erano una calamita color del cielo che portavano per forza a fissarli → -0.2 (Qui c’è un errore piuttosto grave. A chi si riferisce “portavano”. Se si riferisce a “occhi”, allora va inserita una virgola prima di “che”; se si riferisce a “calamita” allora il verbo va messo alla terza persona singolare.)
ad intrecciarsi → -0.5 (toglie la d.)
all’anulare, dove, una volta lì, c’era un anello. → -0.2 (Togli “lì”, poiché non solo c’è il soggetto di riferimento presente, ma vi è anche l’altro avverbio di luogo “dove”.)
“Ehi, tu” una voce ben distinta, ma lontana, la richiamava “Posso chiederti una cosa?” → -1.5 (Questo è uno dei casi errati di dialogo. Questa è una delle forme corrette: “Ehi, tu.” Una voce ben distinta, ma lontana, la richiamava. “Posso chiederti una cosa?”)
Non era la prima volta che un forestiero (spazio doppio.)
del resto era una dei pochi → -0.1 (una delle poche.)
Diffidava sempre dagli sconosciuti → -0.1 (In questo caso “diffidare” vuole la preposizione “di”, ovviamente articolata.)
se avevano bisogno di indicazioni lei glie le dava (gliele.)
ma mai nessuno gli aveva parlato → -0.8 (Uno dei tanti errori di pronome. Forma corretta: “le aveva parlato”.)
“Tu…sei felice?” → -0.5 (Come detto, dopo i puntini va inserito uno spazio.)
“Non fraintendermi!” si corresse, agitando le mani davanti a sé “Ma hai degli occhi così belli, che è un peccato che da essi escano delle lacrime” (O levi il punto esclamativo, che di fatto interrompe la frase, e metti in minuscolo “ma”, o metti un punto dopo “sé”.)
“Sì, ecco…” continuò l’uomo portandosi la mano dietro la nuca, grattandosi i capelli rossicci imbarazzato → -0.2 (Va chiuso l’inciso, poiché “imbarazzato” si riferisce a “uomo”. Metti una virgola dopo “rossicci”.)
Erano anni che qualcuno non gli chiedeva se stava bene ed era felice, ai tempi in cui la stessa persona che portava il suo stesso anello al dito non la coccolava, chiedendole ogni volta se era felice con lui → -0.4 Qui ci sono diversi errori. Ti scrivo direttamente la forma corretta: Erano anni che qualcuno non le chiedeva se stesse bene e fosse felice, dai tempi in cui la stessa persona che portava il suo stesso anello al dito non la coccolava, chiedendole ogni volta se era felice con lui.)
Ricorda ancora i capelli corvini → -0.2 (Ricordava.)
ad indicare (togli la d.)
Segnò con le dita un sei, stando ad indicare il tempo in cui era rimasta in lutto: l’uomo non capì. (togli la d.)
“Sei…anni, mesi, settimane o giorni?” (spazio dopo i puntini.)
fare il mestiere dell’esploratore alla sua età, non gli giovava di certo al corpo. (In questo caso “fare” assume la funzione di soggetto, quindi va tolta la virgola.)
ad indicare (togli la d.)
e non poter fare nulla per salvarlo? Cosa- → -0.1 (Non ho capito la funzione finale del trattino. Per sospendere incompleta la frase, vanno usati i puntini di sospensione.)
“Beh, forse dovrei stare zitto, visto che…” mise una mano in tasca per tirare fuori un nastro rosso, più spesso del suo “…anche io sono rimasto bloccato dalle catene del passato. Per ben dodici anni” osservò il filo attorcigliato sulla sua mano, sorridendogli calorosamente “Non ho neanche avuto la possibilità di salutarla” (va inserita una virgola dopo “del suo”, un punto dopo “anni”; “osservò” va in maiuscolo, bisogna aggiungere un punto dopo “calorosamente”. Infine devi scrivere “sorridendole”.)
mortificata da tutti quei pensieri che gli erano balenati in testa poco prima (le erano balenati.)
Ma mai troppo vecchi per ammirare queste meraviglie che il mondo gli donava. (Questo non lo segno come errore poiché ci sono delle controversie. Ma visto che la storia è al passato ed è una faccenda “lontana” dal narratore”, io ritengo più corretto scrivere “quelle meraviglie”.)
Gli venne in mente alla proposta che aveva fatto alla sua anima gemella, già trent’anni fa → -0.2 (in mente la proposta...)
alle lacrime che ha dovuto versare per non aver riveduto → -0.2 (aveva dovuto versare.)
“Vuoi liberarti anche tu da queste catene?” gli porse la mano (le porse)
ricordò lentamente a come la sua libertà le era scivolata giù per il burrone → -0.2 (togli “a”.)
sentendo la presenza del marito scivolarle sulle spalle (spazio doppio.)
per tutti quegli anni, il filo aveva lasciato i segni sul braccio e si notavano tutti gli intrecci ben impressi sulla pelle, come se il destino volesse lasciarle un piccolo souvenir. → -0.2 (avesse voluto lasciarle.)
ad una tomba (toglie la d.)
per far capire a tutte le persone defunte che stanno vivendo bene e sereni → -0.2 (manca il soggetto a cui si riferisce “stanno vivendo bene e sereni”.)
gli occhi rivolti verso la distesa immensa di mare:pareva che i suoi occhi marroni (manca uno spazio.)
“Sai, io provengo da laggiù” indicò un punto non ben precisato, alla fine dell’orizzonte ”È meraviglioso lì (anche qui mancano i punti sia dentro le virgolette che alla fine della battuta di narrazione. Inoltre le virgolette sono al contrario, le ultime.)
La ragazza toccò quel pilastro di marmo, passando le dita sulle varie crepe, una ad una, → -0.2 (“una ad una” non ha senso, poiché non si riferisce al “pilastro”, bensì a “crepe”. O aggiungi un verbo che sposti il soggetto della nuova frase con una relativa o rivedi l’intera frase.)
forma in quelle gocce salate che tanto gli ricordavano quel mare (le ricordavano.)
“A…live” (spazio dopo i puntini.)
ad intonare (togli la d.)
si spense per lasciare sul viso, solo un sorriso malinconico e triste (la virgola spezza il legame sintattico: toglila.)
“Non fermarti…Portiamo avanti le nostre vite. Per noi e per loro” (spazio dopo i puntini.)
Fu costretta a fermarsi, quando cadde a terra stremata respirando affannosamente (togli la virgola.)
ad entrambi (togli la d.)
glie la porse stupendosi dopo di quella che aveva appena fatto. (gliela e quello.)
“Torna alla tua terra natia!! Ti ricorderò per sempre!!” → -0.1 (Non si usano mai i doppi punti esclamativi.)
ad osservare (togli la d.)
quel filo da braccio? → -0.1 (dal braccio.)


Stile

Lo stile è semplice, come anche il lessico, ma a volte risulta ostico a causa della punteggiatura, la quale non è gestita nel modo corretto in alcuni casi, soprattutto, come già segnalato, in presenza di participi e gerundi. La lettura quindi risulta scorrevole fino a quando non incappa in questi ostacoli; inoltre i frequenti errori rendono ostica una narrazione che ha molto da offrire.
Ci sono due cose che mi sono piaciute del tuo stile: il modo in cui hai rivisitato, facendo tuo, la leggenda del filo rosso del destino; la sensazione di trovarsi in un’atmosfera fantasiosa e misteriosa, quasi ammantata di magia.
Per controparte, però, sono presenti alcune sviste, o comunque punti che io rivedrei.

- Gli occhi erano una calamita color del cielo che portavano per forza a fissarli, lasciando vedere tutti i filamenti azzurri, blu e bianchi intrecciarsi, come fanno i mignoli quando stringono una promessa² : sinceri e belli.
L’abito celeste ricadeva pigro fino a terra, sfumando verso il blu vicino ai bordi della gonna. Al braccio sinistro aveva legato un nastro rosso che andava ad intrecciarsi per tutta la sua lunghezza, per poi avvilupparsi intorno all’anulare, dove, una volta lì, c’era un anello.
In questo caso avrei evitato il capoverso, poiché il secondo “capoverso” riporta il resto della descrizione del personaggio, quindi forma un blocco compatto con il precedente.
Un suo molto frequente dei due punti, che in alcuni casi risulta scorretto e smodato. Ricordo in quali casi vanno utilizzati i due punti e per quale motivo.

i due punti hanno la funzione di spiegare, chiarire, dimostrare quello che è stato affermato nelle frasi precedenti. Si trovano dunque a introdurre:
– una dimostrazione, la conseguenza logica di un fatto, l’effetto di una causa
– una frase con funzione di apposizione della precedente
– una battuta del discorso diretto
– un elenco di vario genere
Per gli elenchi si deve stare attenti: se l’elenco è formato dal soggetto o dal complemento oggetto della frase, i due punti non si devono usare; mentre vanno usati se la stessa frase è resa con un’apposizione

Il narratore che hai utilizzato mi ha un po’ spiazzato. Di solito ho l’abitudine di ritrovarmi a leggere una storia con un narratore interno o esterno con focalizzazione interna; invece tu hai utilizzato un narratore esterno a focalizzazione zero, con alcuni momenti in cui dimostravi che era onnisciente. È un po’ obsoleto come metodo e tende a rendere la narrazione più ingarbugliata e a confondere, ma immagino sia una questione di abitudine. Preso il ritmo, si segue piuttosto bene.


Originalità e trama

Il lutto è un tema ricorrente e molto sfruttato dalla narrativa, ma sei riuscita a dargli una trasposizione personale, con alcuni elementi innovativi e interessanti.
Una cosa che hai saputo rendere con la giusta dose di mistero è lo sfondo. Io lo avrei curato un po’ di più, dando più spazio alle descrizioni, ma l’idea che ha costituito questo passaggio è stata molto gradevole e, a conti fatta, ben riuscita. Il fatto che la città sia distrutta e morta ha una doppia valenza, secondo me: credo che il modo in cui appaia all’inizio e come si ricrei a nuova vita verso la fine sia un’ottima metafora con la vita e la gioia e il superamento del lutto che coinvolgono la protagonista; ha reso l’idea di questa città indefinita, di cui conosciamo poco o niente, che riprende a risanarsi con la forza del canto di Lylia. Se questa idea è venuta fuori molto bene, non si può dire lo stesso della città/villaggio in cui si trovano. Hai isolato troppo i personaggi e non hai curato il contesto; questo fa risultare alcuni punti oscuri e confusi, come quando il vecchio accenna alla tradizione del paese e Lylia dice di aver notato quelle cerimonie, che però non le ha mai comprese. Mi fa sorgere molte domande: da quanto tempo lei è lì? Con il marito, quando era vivo, non le aveva mai notate, non si era informata?
Molto bene l’intervento dei ricordi a spezzare un po’ la trama principale, in modo da creare un piccolo intreccio nella storia. L’ultimo, più che un ricordo, l’ho immaginato come un messaggio dei due defunti per i loro cari.
Avrei curato un po’ di più il passato e reso più complesso e articolato l’intreccio però, che risulta avere una resa un po’ frettolosa. La trama è lineare e con non molte pretese, ma un sottofondo personale e creativo, con alcune connotazioni sovrannaturali che non mi sono dispiaciute, anche se avrei aumentato questa atmosfera misteriosa. Lylia è la sirena che ammalia e che con il suo canto può tutto, anche se non se ne rende conto, sia ridurre al degrado la città, che non spieghi veramente perché è in quello stato quindi deduco in qualche modo c’entri lei, o farla ritornare a nuova vita. L’incontro con Jack è reso molto bene, e l’uomo dà subito mostra della sua personalità. Hai curato molto l’introspezione e la caratterizzazione dei personaggi. Sarebbe servita la stessa cura nella trama.


Titolo e impaginazione

Testo non giustificato.
Una cosa che non ho capito è l’uso del colore del testo. “per poi avvilupparsi intorno all’anulare” appare in nero, in mezzo a un testo blu; infine l’ultima parte è tutta nera. C’è un motivo? Io non lo compreso. Alla fine ho pensato che l’ultima parte di un altro colore simboleggiasse un po’ l’effetto visivo di chi prima vede in modo appannato e poi mette a fuoco la realtà, visto che hai isolato proprio quel passaggio in cui la città torna a risorgere. Però non ho compreso perché quel pezzo di frase sia in nero.
Il titolo è perfetto, ovviamente, inoltre anche se è una leggenda piuttosto comune, ai miei occhi ha sempre un forte effetto e il titolo quindi mi invoglia a leggere la trama. Infine è pertinente al contesto e alla narrazione, la quale segna proprio un legame tra i vivi e i morti amati e mai andati del tutto via. Il filo rosso, indossato in quella maniera in segno di lutto, simboleggia anche come i morti possano vivere e realizzarsi attraverso i vivi.


Caratterizzazione dei personaggi

Soddisfacente, invece, è il modo in cui hai gestito il registro linguistico dei personaggi, dando profondità a questo aspetto non trascurabile. Questo ti ha permesso di renderli vivi e tridimensionali. Il background di essi, però, a mio avviso andava approfondito, poiché in alcuni punti risulta difficile da inquadrare o troppo generico. Hai sintetizzato troppo, mentre per una buona base avresti dovuto concederti una narrazione più fluida e corposa.
Per il resto, in questa voce, ho solo complimenti.
Lylia è una sirena malinconica, mi ha incantato. Ho adorato come il suo lutto colpisce l’intera città e come questo influenzi il suo modo di vedere ciò che le sta attorno. Il suo carattere schivo, diffidente, ritroso, si è amalgamato perfettamente all’innocenza e al dolore con cui affronta le parole di Jack, quasi a volerne prenderne tutta la vita che possiedono. Il modo in cui getta il nastro dentro la bottiglia per rimandarlo nella terra del suo amato, quasi di fretta prima che se ne penta, denota il coraggio e la forza dell’amore che la pervade.
Jack è un uomo che hai reso molto bene, sei riuscita a donarli quella dolce saggezza che muove le parole e le azioni di un vecchio. Lui la sprona, la consola, condivide con malinconia i suoi ricordi, con la forza di chi ha bisogno di parlare, tipica degli anziani. È un uomo che soffre il dolore con la solidità dell’età, ha perso la compagna di sempre e adesso le rende omaggio con un viaggio in questo paese particolare. È un’amante della vita, sa quanto è importante vivere per i cari, e guida a comprendere questo concetto anche Lylia.
Sei stata molto brava a rendere differente il modo di affrontare il dolore dei due protagonisti, dando prova dell’età che hanno, della differenza di carattere. Il dolore e la sofferenza patita è uguale, ma il loro modo di esternarla è diverso. Complimenti davvero per la cura che hai saputo dare a questo particolare.


Gradimento personale: 3.5/5

Ho riportato comunque il parere delle voci seguenti e, soprattutto, il punteggio del gradimento personale, perché voglio che tu sappia che è stato un problema di betaggio mancante quello che ti ha escluso dal contest. Non è qualcosa che si può ignorare vista l’importanza di un testo corretto a livello grammaticale e sintattico, però voglio che tu sappia che non è mio desiderio demoralizzarti o punirti per qualche cosa. Voglio farti sapere che la storia mi è piaciuta, e anche parecchio. Certo, gli errori e alcune sviste di realizzazione della trama non mi hanno permesso di goderne fino in fondo, ma per il resto il tuo lavoro può solo migliorare, ed è qualcosa che puoi fare benissimo perché hai una buona base da cui partire, se vuoi.
Ho adorato l’accenno a Clannad – adoro quell’anime – e hai gestito veramente bene il confronto tra i due protagonisti, che mi ha davvero coinvolto nelle loro vicende. Il tutto doveva essere reso più chiaro e definito, magari con una maggiore cura per i dettagli. Inoltre, il modo originale con cui hai adoperato alcune leggende – come quella del filo rosso del destino – mi piace e denota davvero una buona inventiva. Mi piacerebbe davvero leggere di nuovo questa storia con la cura e la stesura che merita, perché c’è un messaggio di fondo molto bello e commovente, e che io ho apprezzato tantissimo.
 


OFFLINE
Post: 2.256
Giudice*****
14/09/2017 11:53
 
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Sesta classificata
Mai fidarsi degli etero
di AtobeTezuka










Grammatica: 4/10

Considerando che la storia, per quello che c’è scritto nelle note, è betata, tutti questi errori mi hanno sconvolto. A parte quelli di distrazione che si sarebbero potuti facilmente evitare con una buona lettura, ci sono gravi errori di sintassi: molti dei complementi sono introdotti dalla preposizione sbagliata, che ne cambia totalmente il significato e spezza il legame sintattico dei sintagmi; anche gli errori di punteggiatura presenti incidono sulla sintassi, poiché fai il gravissimo errore d’inserire la virgola tra soggetto e predicato. Infine ci sono gravi errori di tempo e modo verbale.
Come tu stessa puoi vedere, il punteggio in grammatica è proprio al limite di ciò che accettavo. Di seguito ti segno tutti gli errori che ho trovato.

Alla fine, ognuno di loro, non solo l’avevano lasciato, ma il fatto che più lo doleva; è che nessuno aveva tenuto fede a quelle parole. → -0.5 (Ti riporto la frase corretta: Alla fine, ognuno di loro non solo l’aveva lasciato, ma il fatto che più gli doleva era che nessuno aveva tenuto fede a quelle parole)
Loro erano etero ed erano ed era stato solo un passatempo → -0.2 (“ed erano” va tolto perché non ha senso)
per tutto il tempo si fossero preso (si fossero presi)
Il peggiore di tutti loro, poteva essere definito → -0.8 (questo errore lo commetti in tutto il testo, quindi lo segno con una penalità generale. Devi togliere la virgola tra soggetto e predicato)
il ragazzo che gli aveva fatto più male dei suoi ex. → -2 (penalità generale. Errore grave che commetti in tutto il testo. La frase corretta è: […] più male tra i suoi ex)
erano quelle due frasi con che aveva dato inizio alla loro storia → -0.2 (erano quelle due frasi che avevano dato…)
l’unica cosa che non avrebbe mai ferito il suo cuore, era il cibo. (togli la virgola)
era partito fino in l’Italia (in Italia)
era partito fino in l’Italia e ampliare i suoi orizzonti gastronomici (per ampliare i suoi…)
gli odori intrisi su quelle padelle erano capaci di cancellare tutta la sua sofferenza; i vari ingredienti amalgamati in quei tegami, ricucivano a ricucire tutti i cocci risanando il suo organo ferito. → -0.1 (togli la virgola prima di “riuscivano”; tra l’altro c’è un errore di battitura)
Non voleva rammentare al suo ex (il suo ex)
il ventitreenne che si era preso gioco da lui fin dal principio (di lui)
In quel momento il giovane cuoco non avrebbe mai immaginato cosa Simone avesse organizzato → -0.2 (aveva organizzato)
era essere disturbato, mentre era intento a preparare i suoi deliziosi manicaretti Italiani → -0.2 (togli la virgola, spezza il legame sintattico)
«Digli di aspettare!». urlò il ventunenne sperando che dalla sala, l’italiano potesse udire la sua voce. → -0.2 (il punto prima di “urlò” va tolto. Inoltre la virgola va messa anche dopo il “che”, per chiudere l’inciso)
No, va a sentire cos’ha da dirti, è venuto da Roma fino Tokyo solo per te (a Tokyo)
venendolo avrebbe lacerato → -0.1 (vedendolo)
Cos’avevano quegli occhi verdi dell’italiano? → -0.2 (o metti “cos’avevano quegli occhi verdi?” o metti “cos’avevano gli occhi verdi dell’intaliano” Io opterei per la prima)
Credo di essere Gay → -0.1 (“gay” va scritto in minuscolo)
lasciandolo per quel ragazza → -0.1 (quella)
man a mano → -0.1 (mano a mano)
Magari dirgli tutto quello che sentiva, avrebbe potuto aiutarlo. (togli la virgola)
Dicevi di amrmi → -0.1 (amarmi)
È stata lei a baciare non me, io non ero affatto → -0.2 (a baciarmi, io non…)
«Taci! Simone a me basta averti visto». → -0.2 (Simone, a me basta…)
L'italiano non meritava il suo perdono. → -0.1 (l’italiano)
I sentimenti che provava per Simone non dovevano prendere il benché minimo sopravvento, altrimenti sarebbe tutto finito e non voleva che l’italiano l’avesse vinta. → -0.2 (metti un punto-virgola dopo “finito”)
come potresti minimamente essere interessato a uomo (a un uomo)
se non avrebbe superato le sue aspettative, lo avrebbe rispedito a Roma con i propri calci → -0.2 (se non avesse superato…)
ma sperava con tutto il sé stesso (con tutto se stesso)


Stile: 4/10

È stato difficile dare un punteggio allo stile di questa storia, perché essenzialmente non ho trovato molti elementi che ne definissero uno ben specifico. Sicuramente una grande penalità è stata data dall’uso errato e smodato dei due punti e del punto-virgola, usati in modo casuale e laddove non erano necessari. Ti ricordo che entrambi vanno usati in casi molto specifici:

i due punti hanno la funzione di spiegare, chiarire, dimostrare quello che è stato affermato nelle frasi precedenti. Si trovano dunque a introdurre:
– una dimostrazione, la conseguenza logica di un fatto, l’effetto di una causa
– una frase con funzione di apposizione della precedente
– una battuta del discorso diretto
– un elenco di vario genere
Per gli elenchi si deve stare attenti: se l’elenco è formato dal soggetto o dal complemento oggetto della frase, i due punti non si devono usare; mentre vanno usati se la stessa frase è resa con un’apposizione

Il punto virgola, invece, va usato nei seguenti casi:
– Può separare tra di loro due o più proposizioni coordinate e per questo si rivela utile nei periodi lunghi e complessi
– Si usa, inoltre, nelle enumerazioni e negli elenchi di elementi costituiti da parole accompagnate da un’apposizione
– Il punto e virgola si usa, infine, al posto della virgola quando si vogliono evitare fraintendimenti o creare particolari effetti stilistici

Manca una narrazione. Praticamente, tolta una frase messa al passato remoto che indicava un’azione, l’intero testo è scritto usando il tempo imperfetto. Questo denota che non c’è intreccio né un bilanciamento tra le parti; ma che hai sfruttato solamente i pensieri del personaggio, che l’autore sbandiera in faccia al lettore in modo ossessivo. L’altro problema, infatti, è che l’intero testo è formato da un solo concetto ripetuto fino alla nausea: il tradimento di Simone e il malessere di Ryouta. Anche le descrizioni sono inesistenti, non ti soffermi mai a descrivere l’ambiente (e una cucina, un ristorante, va bene, ma questo non mi dice assolutamente niente) né – cosa peggiore secondo me – i personaggi. Persino i dialoghi sono ripetitivi e privi di caratterizzazione un po’ estremi.
Ti segno anche un problema di capoverso:

- «È stata lei a baciare non me, io non ero affatto…». Non voleva fargli lasciare finire la frase, non meritava nessuna forma di rispetto.
«Taci! Simone a me basta averti visto».
«Lasciami finire almeno di parlare». Non voleva sentire le sue scuse, L'italiano non meritava il suo perdono.

Dopo la battuta di Simone, tu metti i pensieri di Ryouta, ma è assolutamente sbagliato. Il modo corretto di procedere è questo:
- «È stata lei a baciare non me, io non ero affatto…».
Non voleva fargli lasciare finire la frase, non meritava nessuna forma di rispetto. «Taci! Simone a me basta averti visto».
«Lasciami finire almeno di parlare».
Non voleva sentire le sue scuse, L'italiano non meritava il suo perdono.

Inoltre usi in modo errato il “?!”. Quelle che seguono sono semplici domande, fatte con lo scopo di avere una risposta, oppure non averla, ma non hanno nessuno elemento esclamativo o di sorpresa o di sconvolgimento, quindi va usato il semplice punto interrogativo.

- «Perché sei venuto qui?!».
- «Per cosa? vuoi illudermi di nuovo?!».

Detto tutto questo, io credo di aver percepito comunque un’idea che volevi infondere in questa storia. Lo stile, ma più che altro il modo in cui hai gestito i personaggi, mi hanno ricordato un po’ l’enfatizzazione che viene resa in un anime. Infatti, negli anime i personaggi tendono a essere molto marcati, i dialoghi espressi in maniera semplice e a volte ripetitiva, ogni cosa risulta essere eclatante e mostrata con espressioni esuberanti e esagerate. Ecco, io ho intravvisto questi nei tuoi personaggi: ogni cosa è stata estremizzata per renderla in maniera “manga/anime”. Il problema però è stata la resa, che è risultata vuota e malamente strutturata.


Originalità e trama: 4/10

L’originalità, proprio per quell’idea che ti ho detto sul legame “anime/manga” c’è, in un certo senso hai voluto creare uno stile marcato, reso estremo da certe movenze o azioni, ma manca purtroppo tutto il resto. Proprio per quegli elementi che ti hanno penalizzato sullo stile, io ti dico che non c’è un intreccio in questa storia, ma, cosa peggiore, non c’è trama.
Non basta ripetere continuamente “mi tradiscono tutti” e “gli etero non sono affidabili e non cambiano mai” per creare una storia. Tu avevi un’idea, una specie di bozza, ma non l’hai sviluppata. Potevi usare diversi espedienti, invece ti sei limitata a ripeterti per tutto il tempo. Potevi usare dei flashback per mostrarci l’accaduto che ha sconvolto il personaggio; avresti potuto creare una panoramica degli ambienti, dei pensieri contrastanti nei personaggi; avresti potuto sfruttare più scene, uno sfondo, anche più POV per dare una chiarezza alle dinamiche. Ma non c’è nulla di tutto questo.
Hai iniziato con un discorso del passato, con il momento in cui Ryouta comunica a suo cugino di voler tornare in Giappone (come una voce fuori campo che scorre sullo sfondo del presente, proprio come accade negli anime). E questo andava bene, poi però ti sei presa nell’anonimato.
La tua storia offre solo un personaggio che soffre terribilmente per il tradimento, che è ritornato nel ristorante della sua famiglia, in Giappone e che si ritrova a dover rivedere Simone, il suo ex, quello che gli ha spezzato il cuore. Dopo non si sa quanto tempo di continui botta e risposta con la madre, sempre uguale a se stesso, si decide ad affrontarlo e inizia lo scontro tra i due, dove tutto si ripete esattamente con gli stessi concetti e le stesse parole che esprimi nell’introspezione costante e ripetitiva. La conclusione, molto leggera e “animata” anche questa, dà una visione molto generale di quello che doveva essere un momento da strappare il cuore per la sua tenerezza.
L’angst che tu hai annunciato è praticamente inesistente, talmente leggero e superficiale che io non lo considererei tale.


Titolo e impaginazione: 5/5

Il titolo è inerente con il testo. Ricalca molto bene quello che è il cruccio di Ryouta, il fulcro della sua rabbia e del suo dolore, ovvero innamorarsi di uomini etero che si rivelano a caccia solo di una storia/novità.
Inoltre possiede quella autoironica che si lega molto bene alla leggerezza/anime della storia.
L’impaginazione è semplice, ma possiede il testo giustificato, quindi risulta pulita e ordinata. La lettura scorre visivamente bene.


Caratterizzazione dei personaggi: 5/10

Tre personaggi, non contando Masayuki, del quale non si sa proprio niente se non che è il cugino del protagonista e che probabilmente vive in Italia ed è amico di Simone.
Tutti e tre i personaggi – Ryouta, la madre di questo e Simone – non presentano minimamente delle caratteristiche fisiche, e questo è un errore grave quando si deve creare una storia. È molto importante che il lettore possa figurarsi, anche a grandi linee, i personaggi del racconto che legge. A parte la loro età – che continui a ripetere ossessivamente – e il colore dei loro capelli, non sappiano niente; addirittura, neanche queste informazioni sappiamo della madre. Questo rende i personaggi mere figure di cartone da muovere come marionette, con la voce del burattinaio che in falsetto dà voce a tutti loro. E anche questo è il secondo problema.
I personaggi non hanno carattere né personalità. Sembra che l’estremizzazione e la disperazione di Ryouta colga pure gli altri due. Tutti parlano con lo stesso registro linguistico, non sono presenti elementi – modi di fare, di dire, gesti o quant’altro – che li distinguano; e questo ti costringe a ricorrere in continuazione al soggetto per identificarli, cosa che non sarebbe necessaria – potresti usare quello sottinteso – se potessi sfruttare una buona caratterizzazione.
La madre è la tipica madre, descritta come preoccupata per il figlio e intestardita a farlo parlare con l’italiano. Altro non si può dire: è un guscio vuoto di cui si vedono i fili.
Simone ha fatto la pazzia tipica degli innamorati: è volato dal suo amore per chiarire il malinteso. Di lui almeno dai alcuni connotati: gli occhi verdi e lo sguardo luminoso che, però, adesso è spento per il dolore che prova.
Ryouta riempie la scena, perché è il protagonista. La sua personalità risulta debole e infantile, esasperata dal suo autocommiserarsi, dai suoi pensieri sempre uguali e dal dolore enfatizzato che la rottura e il tradimento hanno provocato in lui. Avresti potuto condirlo in tutti i modi, sfruttare il suo essere cuoco per dare uno sfondo anche alla sua anima, che però risulta asciutta e priva di condimento. L’unica cosa che possiamo sapere di lui è l’amore che ha per la cucina e la meticolosità e venerazione con cui prepara i suoi piatti. Un elemento carino che, però, è stato lasciato solo a caratterizzare un personaggio troppo debole per attirare l’attenzione del lettore.


Gradimento personale: 2/5

Sinceramente ho faticato a trovare delle note positive. Il fatto poi cha la storia sia betata non aiuta, e non perché hai usato un beta (io accetto i beta) ma perché la storia si presenta un disastro anche se è stata “corretta” da una seconda persona. Tra le altre cose, però, è l’assenza di una trama coinvolgente e di personaggi in cui immedesimarmi che mi ha annoiato.
L’originalità che avresti dovuto sfruttare di più, secondo me, è proprio questo effetto anime (scusa, mi rendo conto che forse è solo nella mia testa e che te l’ho ripetuto fino alla nausea). Non ho mai letto una storia così, con una vena di sottofondo teatrale ed esagerata, che si discosta molto dall’effetto realismo, ma che porta note fresche a un tipo di narrazione predominante in Italia. Ecco perché mi è dispiaciuto ancora di più il fatto che non è stata sfruttata appieno.
Una storia simile, comunque, con una trama e una narrazione così limitata sarebbe andata bene per una flash; in una one-shot il tutto sembra esser stato annacquato, lungato con ripetizione per raggiungere un conteggio di parole sufficienti. Peccato davvero.

Punteggio: 24/50

[Modificato da Nirvana_04 14/09/2017 21:35]

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14/09/2017 11:57
 
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Quinta classificata
Solo un gioco
di milla4














Grammatica: 4/10

È stata una strage, lo devo ammettere. Il testo è poco curato, poiché gli errori che hai fatto, per la maggior parte, sono errori di battitura, tantissimi doppi spazi dappertutto, d eufoniche – che io consiglio sempre di usare solo tra vocali uguali. Molto spesso ti è sfuggito di vista il plurale e il singolare. Ho già letto altri tuoi scritti e so che questi errori non sono da te. Mi chiedo se non hai sbagliato a mandarmi il file, perché è stato davvero un campo minato. Un vero peccato, perché, come vedrai più avanti, molti punti erano più che buoni.
Ma andiamo con ordine.
Un errore che hai commesso e che ti ha sottratto una grande penalità sono stati i dialoghi. Metto qui le regole generali, nella lista non riporto tutti gli errori perché sono sempre gli stessi:
1. Il trattino alla fine, se la battuta non è composta, non va messo, come nel seguente caso:
- Entro stanotte potresti aver finito.-
2. I punti vanno inseriti o all’interno del dialogo o nella battuta narrativa, se dopo il discorso è indipendente. Inoltre, i trattini vanno separati dal dialogo. Esempio:
-Hai ancora tempo: se… se ti metti all’opera- a quella parola un ghigno comparve sul volto della giovane di fronte a lei. (La forma corretta sarebbe stata: - Hai ancora tempo: se… se ti metti all’opera. – A quella parola un ghigno[…])
3. Nel caso qui sopra indicato, il discorso dopo il dialogo va messo in maiuscolo perché non introduce un verbo dicendi. In presenza di quest’ultimo, invece, il discorso continua in minuscolo.
Di seguito, gli altri errori.

le schegge dello specchio frantumato solleticarle la pianta del piede→ -0.5 (penalità generica per i doppi spazi)
pianta del piede destro; il latrato di un cane lontano la
la fretta è una cattiva consigliera e lei quella sera non doveva sbagliare
corrotta dal pudore, era accasciato contro
come una bomba ad aria compressa; di quello che una volta era stato un (Fino a qui ti ho segnato le frasi dove ci sono doppi spazi, ma il testo è pieno di questi errori di battitura e dovresti dare una revisione al tutto)
i due corpi erano appoggiato l’uno sull’alto, come l’ abbraccio funereo della morte. → -0.2
Lui, vecchio con la bocca spalancata regalando un urlo muto, la faccia gonfia di liquidi, il viso sformato, gonfio di viscido liquido → -0.2 (“vecchio con la bocca spalancata, come a regalare un urlo muto”. Inoltre, ripeti due volte lo stesso concetto.)
Di quello scempio sarebbe rimasta solo cenere e fumo → -0.2 (sarebbero rimasti)
Due leoni scolpiti delle zampe della scrivania in legno pregiato → -0.2 (Questa frase è molto confusa. Volevi dire che nei piedi del tavolo sono scolpite le zampe di un leone? Va rivista un po’)
un oscura vitalità → -0.2 (un’oscura)
nessuna emozione un quella mano → -0.1 (in quella mano)
l’eccitazione ed il piacere non le entrava dentro, rimaneva all’esterno → -0.2 (“non le entravano dentro, rimanevano all’esterno”. Inoltre dovresti togliere la d))
che poco istanti dopo → -0.2 (pochi)
in quel luogo vi erano solo il letto su stava sbavando → -0.2 (su cui stava sbavando)
La casa era vuota, anche l’ultimo invitato, quello più alticcio era stato opportunamente → -0.2 (“quello più alticcio” è un’attribuzione, va considerato inciso. Metti una virgola dopo “alticcio”)
Hai il ventiquattro?- la voce di Alice era decisa: non era più la sua piccolina, non più da quando l’incidente gliel’aveva portata via e un altro gliel’aveva ridata. → -1.5 (penalità generica)
Sapeva prima che o poi sarebbe successo → -0.2 (Sapeva che prima o poi)
ad esserle → -0.5 (penalità generica. Togli la d)
Lo capiva dai continui sospiri mentre sua l’altra parlava ed a quel punto mise in gioco tutto il rancore accumulate in tanto tempo. → -0.3 (o metti “l’altra” o metti “sua madre. Inoltre è “accumulato”)
quella mano, quel tocco della fronte erano stati quasi fastidiosi per lei → -0.2 (“quel tocco della fronte” è un inciso, aggiungi una virgola. Inoltre il verbo va messo al singolare)
volevo solo uscire fuori da questo giro perverso di distruzione → -0.1 (voleva)
Rovistò sulla scrivania di sua madre, ma non trovò nulla solo appunti per una cena a cui non sarebbe ovviamente mai andata. → -0.1 (Metti una virgola dopo “nulla” o, ancora meglio, i due punti)
Alzò la tesa → -0.1 (la testa)
sapeva dove sua madre tenesse i sacchi per la “consegna” → -0.2 (teneva)
prese il sacco dove dietro scorse delle carte ingiallite dagli anni. → -0.2 (Questa frase è confusa: io metterei “dietro al quale”)
tra questi vi era un un biglietto solitario con solo una scritta → -0.1 (togli un “un”)
il luogo dove sua made diceva id andare → -0.1 (madre)
dalle grande guance rosse → -0.1 (grandi)
La strada i notte → -0.1 (di notte)
ad una lavanderia (togli la d)
nessun indizio malattia o di scarso nutrimenti erano solo infinti e vivi → -0.2 (Questa frase è completamente sbagliata, va riscritta in modo completamente diverso)
L’uomo di fermò → -0.1 (si fermò)
ad un fratello (togli la d)


Stile: 6/10

Un gravissimo problema dello stile di questa storia è la punteggiatura. Non posso considerare tali errori sintattici, perché tecnicamente il più delle volte usi semplicemente mettere più principali nello stesso periodo – e non è errore – però lo fai con frasi che non c’entrano niente le une con le altre; oppure usi il punto virgola tra frasi distinte e separate; in molti casi hai ignorato invece l’uso dei due punti. Tutto questo ha penalizzato moltissimo la lettura che, insieme a tutti gli errori presenti, procede a singhiozzo. Il testo risulterebbe molto più scorrevole con la giusta interpunzione, la narrazione sarebbe più limpida e le relazioni sintattiche più chiare e meno confusionarie. La storia ne guadagnerebbe moltissimo, perché, come dirò meglio tra poco, il tuo modo di scrivere è molto piacevole. Ma, anche qui, procediamo con ordine!
Ti riporto un esempio, per spiegarmi meglio:

- Ingrid entrò con circospezione, le unghie laccate di rosso rubavano la luce dell’unica lampada poggiata malamente per terra: il paralume era coperto di sangue raggrumato.
In questo caso, il fatto che il paralume fosse coperto di sangue non ha nulla a che vedere con il fatto che le sue unghie sono rosse; quindi non vanno usati i due punti. Diverso sarebbe stato se le unghie “apparivano” rosse. Ti faccio un esempio:
- Ingrid entrò con circospezione, le unghie che rubavano la luce dell’unica lampada poggiata malamente per terra, laccandosi di rosso: il paralume era coperto di sangue raggrumato.
In questo esempio, i due punti vanno bene perché tu spieghi per quale motivo la luce che le sue unghie catturano è rossa.

Ci sono moltissimi altri casi, soprattutto dell’uso della virgola e del metodo, molto confusionario e caotico, in cui relazioni i vari periodi principali, nel testo, ma non li riporterò. Devi però curare molto questo aspetto del tuo stile.
Un’altra cosa, questa credo sia stata dovuta dalla fretta, che ti ha penalizzato sono state alcune ripetizioni, a volte di interi concetti (come ho riportato in uno degli errori di sopra), altri di parole presenti nello stesso rigo. Anche in questo caso, va ridata una limatura al testo. Il lessico, in generale, è comunque semplice e di facile comprensione, ma è usato molto bene e coinvolge, sapendo arricchirsi nei spezzoni descrittivi o in quelli dove la narrazione segue passo passo le gesta della ragazza.
Detto questo posso dire che comunque ci sono delle note molto positive nel tuo racconto, a partire dal modo in cui hai gestito gli spazi: amalgami molto bene parti descrittive alla narrazione, aggiungendo i giusti dettagli per creare l’ambientazione, sono molto mirati; inoltre anche i dialoghi sono gestiti molto bene, hanno rappresentato benissimo i due personaggi.
Un complimento va sicuramente a certe espressioni, metafore, che io ho trovato non solo ben scritte e originali, attinenti al testo, ma soprattutto coinvolgenti, che facevano immedesimare molto bene nelle atmosfere, come quella che usa per descrivere le due emozioni che l’hanno guidata all’ultimo folle gesto o la descrizione metaforica della morte e del gioco.
La scelta di usare entrambi i punti di vista per narrare la vicenda ha fatto sì che entrambe le due introspezioni venissero chiarite al lettore; inoltre hai gestito molto bene il cambio di Pov, sapendo usare “l’occhio della telecamera” senza sbavare o cadere fuori. Complimenti.


Originalità e trama: 10/10

Come puoi vedere dal risultato in questa voce, la trama è stata molto ben congeniata. A partire dall’originalità! Il patto con la morte è un tema usato molto sia nella narrativa che, soprattutto, nei film; però ho assolutamente trovato originale l’immagine di una Morte “giardiniere”. Hai creato una bellissima antitesi di concetti: la Morte, che per sua definizione è distruzione e annullamento, ha un giardino, il quale dovrebbe essere per definizione simbolo di vita e vigore. Questa scena è stata resa molto bene, con le giuste descrizioni e atmosfere. Inoltre ben pensato è anche il patto originale che stringe con la morte: tante vite, ogni anno, quanti sono gli anni che ha; ogni anno una vita in più. Hai davvero fatto un ottimo lavoro.
Riguardo alla trama, anche qui, sei riuscita molto bene nell’organizzazione delle varie scene. Hai gestito molto bene le informazioni, creando curiosità e intrigo. Penso che sia stata un’ottima scelta quella di rivelare solo in un secondo momento il legame familiare tra Alice e Ingrid – un legame che, come dirò dopo, si è reciso molto tempo prima della scena fatale, il giorno dell’incidente in realtà – perché ha creato sorpresa e sbigottimento, per poi portare alla comprensione e alla riflessione, tratti questi che hanno reso avvincente la lettura. Molto bene, quindi, questo svelare un po’ per volta: all’inizio pensavo che Ingrid fosse la Morte o una sua sicaria; poi si capisce che è una vittima costretta da un patto, ma solo in un secondo momento viene svelato che questo patto non è stato voluto da lei. Le ultime due scene prima dell’epilogo sono state molto bene rese e esplicative delle due donne: la morte della madre esplica il suo sacrificio e allo stesso tempo il dolore di Ingrid; mentre la parte nel “giardino” – che sembra l’altra faccia del giardino dell’Eden – chiude questo cerchio che non ha più molto senso senza Alice (visto che era lei a volere la vita della figlia). In ultimo questo mi ha fatto molto pensare alla famosa frase: un genitore non dovrebbe sopravvivere ai propri figli. Ingrid, quindi, dopo la morte della madre si sente libera d i poter ricercare la sua fine, visto che è sopravvissuta abbastanza da poter vegliare sua madre nel momento della sua dipartita.


Titolo e impaginazione: 4.5/5

Manca il testo giustificato. Inoltre ho notato un’altra cosa, forse non te ne sei accorta. Per dividere i vari Pov tu utilizzi il simbolo dell’infinito, e va benissimo. Però non capisco perché solo in uno dei cambi hai inserito il nome del personaggio, come a indicare di chi fosse il Pov, mentre negli altri non lo hai fatto.
Il titolo è molto semplice, ma l’ho trovato comunque intrigante e, cosa molto importante, affine con la trama e il suo messaggio. L’ho trovato leggero, quasi “galleggiante”, un po’ come è la parte finale della Morte, in questa sua quotidiana potatura del suo giardino. Mi ha trasmesso un senso di “superficialità”, in senso positivo, proprio perché per lei è un gioco come un altro, senza alcuna importanza. Questo concetto è espresso molto bene e si denota anche dalla disperata richiesta finale con cui Ingrid implora di farla finita: ha reso il contrasto tra l’orrore per lei e la consuetudine per la Morte, una richiesta di poco conto. Complimenti!


Caratterizzazione dei personaggi: 10/10

Direi che i protagonisti sono tre, e tutti e tre – chi più e chi meno, in base alla loro importanza – sono stati ben curati lungo la narrazione.
Partiamo dalla madre, Alice: donna altolocata, che incarna in modo estremo il desiderio di una madre, o meglio di un genitore: non sopravvivere ai propri figli. Ed è a questo desiderio che si attacca giorno dopo giorno, anno dopo anno, alfine di portare avanti questo patto perverso con la morte. Una madre darebbe la sua vita e quella degli altri per un figlio, e Alice fa entrambe le cose. È vero però che la sua caratterizzazione non si limita solo a questo profondo ma semplice concetto. C’è in lei anche un senso di orrore e senso di colpa, egoismo e debolezza che vengono fuori nel momento del confronto con la figlia. Sa quanto è sbagliato, sa quanto orrore passa nell’anima della ragazza, eppure non ne può fare a meno, egoisticamente; questo la designa come donna debole, incapace di trovare il bene per la figlia ma piuttosto un bene per lei, per non vivere con la perdita. Da questo punto di vista, il suo personaggio è insensibile e fragile, ma comunque molto umano.
Poi c’è Ingrid, lei è la protagonista indiscussa: ne dai una sparsa descrizione fisica, senza creare un malloppo descrittivo, il che è una tecnica che io prediligo alla solita lista. La descrivi come una ragazza dai tratti carini; ciò che mi ha colpito di più, però, è lo smalto rosso delle unghie, come un segno di malvagità (proprio per la classica associazione del rosso come colore del diavolo e del malocchio). Il suo personaggio si trascina avanti sempre con meno forza, l’ho trovato con una doppia valenza: se da un lato uccide solo per fa felice sua madre – ed è infatti proprio a lei che chiede di poterla far finita – dall’altro è anche vero che una parte di lei sembra non desiderare davvero la morte, o comunque temerla – e questo si può vedere dal palpito che sente mentre il vecchio si avvicina. Ho compreso la doppia valenza anche dei suoi sentimenti: l’amore per la madre da un lato; la rabbia e l’odio per la sua maledizione dall’altro. E tutto si versa verso questa donna che lei non vede più neanche come una madre, non sempre almeno. Questo contrasto, questa dualità, sono stati resi molto bene.
E infine, non posso non spendere due parole per la figura che più mi ha affascinato: la Morte. Un vecchio sadico eppure stanco, sereno e compassionevole; sembra una figura strettamente legata con il suo ruolo. In realtà sono la stessa cosa, ma il fatto che tu l’abbia incarnata in un corpo la rende in qualche modo più tangibile. Ingrid definisce il suo un “gioco”, ma io direi che si possa dire anche che è “nella sua natura” di Morte; essa non ha morale, e si muove come gli viene più logico fare, senza sentimentalismi o ragionamenti; semplicemente compie il suo dovere. Ho trovato molto originale questa figura in associazione con quella di un vecchio che si occupa del suo giardino. E cos’è che fa? Uccide, taglia i rami secchi, quelli che non hanno più ragion di vivere o restare legati a questo mondo. Un’immagine che mi ha colpito davvero tanto. Complimenti!


Gradimento personale: 3/5

Tu non puoi avere idea di quanto io abbia amato la trama e l’originalità di questa storia, e quanto sia stato, comunque, difficile arrivare alla fine. Avrei tanto voluto… no, non lo posso dire o ti sconvolgerei. Però mi hai fatto arrabbiare, ecco! Una così bella idea non può essere resa con così tanti errori di distrazione e poca cura della narrazione. Ci sono stati picchi di metafore molto belle, che mi fanno capire quanto tu sia in gamba, però il risultato finale è ostico e confusionario. Devi stare molto attenta con la punteggiatura, interi periodi li ho dovuti leggere più volte per capirli.
Infine, avrei tanto voluto dire che ho adorato il tutto, ma la verità è che l’idea era lì, pronta a farsi ammirare, ma non è stata fatta bella per il suo debutto!

Punteggio: 37.5/50


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Giudice*****
14/09/2017 12:00
 
Quota

Quarta classificata
Brain Damage
di MemeMei










Grammatica: 8.4/10

La grammatica è buona, ho trovato solo qualche svista qua e là, qualche errore di battitura e un inciso dimenticato. L’unica cosa che ti consiglio è di limitare l’uso della “d” eufonica davanti a vocali uguali, tranne in casi particolari come “ad esempio”.
Di seguito ti riporto gli errori che ho trovato.

ad ogni taglio → -0.5 (penalità generica. Togli la d)
ad esternarle (togli la d)
Ci sono persone che stanno vivendo un inferno terribile, mille volte peggio del mio e questi sognerebbero una vita come la mia → -0.2 (metti una virgola dopo “mio”)
ed altre belle (togli la d)
Solo che come potrei giustificarmi davanti alla mia coinquilina se mi vedesse piena di cerotti? → -0.2 (“Solo che” usato in questa maniera è un intercalare della lingua parlata, quindi la frase risulta scorretta. Visto che è un diario, può anche andar bene, ma io inserirei comunque dei puntini di sospensione prima di “come”, renderebbe l’effetto più chiaro e impedirebbe l’errore sintattico)
Oltretutto sento la mia migliore amica vicina questi giorni → -0.2 (in questi giorni)
il realtà è solo il mio cervello che → -0.1 (in realtà)
ad una missione (togli la d)
Vedo me stessa dall'esterno, seduta sulla seggiolina con le ruote e con gli avambracci appoggiati alla scrivania mentre le dita scorrono sulla tastiera e buttano fuori i pensieri che sgorgano lenti dalla sua mente. → -0.2 (Dopo va bene l’uso della terza persona, perché il soggetto è la coscienza che vede dall’esterno, ma in questa frase il soggetto rimane “io”, quindi va scritto “dalla mia mente”)
La speranza che le cose possano a migliorare → -0.2 (possano migliorare)


Stile: 8/10

La prima cosa che ho notato è la poca versatilità della punteggiatura, che a mio parere penalizza sempre un testo: lo priva di musicalità, lo rende piatto e poco variegato, sembra che ogni cosa proceda sempre con lo stesso tono. Se volevi rendere l’idea di ripetitività dei suoi pensieri, potevi benissimo farlo senza penalizzare le pause tra i vari periodi. A mio parere, i concetti e il ciclo vizioso della vita della protagonista è reso abbastanza bene senza che venga esasperato dalla punteggiatura. Ti riporto alcuni casi:

- Non so cosa mi tenga ancora insieme, mi sembra di essere fragile come una foglia secca, basterebbe una lieve folata di vento per trascinarmi via, lontano da tutto e da tutti.
Secondo me andrebbero messi i due punti dopo “secca”; inoltre io darei più enfasi alla prima frase, mettendo un punto dopo il primo periodo.

- Ne parlo sempre in modo da sminuire il problema, di solito li accenno con una battuta, è più semplice.
Anche in questo caso metterei i due punti prima dell’ultima subordinata perché, tra l’altro, è legata al secondo periodo e questo concetto sarebbe più chiaro sintatticamente se reso con i due punti.

- Non riesco a pensare, non sono nemmeno capace di capire il perché di tutto ciò. Sento solo il respiro mozzo, allargo la cassa toracica senza inalare aria, se parlassi avrei la voce strozzata, come se avessi il magone.
Questa frase, invece, è molto lunga. Da una che ha il respiro mozzo, mi aspetto un pensiero più frammezzato, periodi più corti. Metterei un punto-virgola dopo “aria”, così da indicare anche il cambio del flusso del pensiero.

In definitiva ho trovato un uso smodato della virgola, che ha dato al testo un ritmo decrescente, come quando uno cerca di parlare a lungo con una sola inspirazione e poi il fiato, via via, viene a mancare, tanto che la voce si affievolisce fino a finire. Periodi più brevi avrebbero aiutato a creare il senso di ansietà del personaggio, avrebbero incalzato di più. Un’altra cosa che ho visto un po’ esagerata è stato l’uso dei capoversi: a parte che in alcuni casi non erano affatto necessari – di solito i capoversi servono a separare quelle parti della narrazione che indicano un cambiamento di contesto o di prospettiva o anche il passaggio tra descrizione e narrazione; in generali ho trovato che dilungassero un testo che sembrava perdersi nel foglio, troppo sparso e poco ordinato anche a livello visivo.
Per contro, mi è piaciuta l’idea del diario, molto curata: hai usato le date, il tono colloquiale e senza freni che ti ha permesso di dare una forte introspezione; ottimo l’uso dello spazio per indicare i buchi tra una scrittura all’altra nello stesso giorno, e buona la ridondanza dei concetti, atta a esasperare questa condizione viziosa e chiusa del personaggio. Ovviamente questo ha monopolizzato la scena, annullando espedienti come la descrizione e il dialogo. Forse il tutto è stato reso un po’ svuotato, a favore di una marcata e primeggiante introspezione soffocante – ed è un complimento, perché, direi, che lo scopo della storia era proprio rendere questo aspetto di blocco soffocante della protagonista.
Alcuni giochi di parole mi hanno colpito, come il seguente:

- Vorrei una bacchetta magica, ma tutto ciò che ho ottenuto finora è stato solo un gran magone.
L’accoppiamento di “bacchetta magica” e “magone” nella stessa frase ha creato un ottimo contrasto semantico e gioco fonetico. Questi particolari – intendo sfumature, metafore, variazioni lessicali – sarebbero dovute essere usate di più, per sopperire alla tipologia di testo che, di per sé, tende a essere monocorde.
Sono dell’idea che quando si fanno queste scelte stilistiche – lettera o diario, per citarne alcune – si debba bilanciare la tipologia di testo con una ricchezza stilistica, che qui è venuta un po’ a mancare, anche a causa del lessico.
Ho trovato il lessico molto ben riuscito da un punto di vista ma un po’ vuoto nell’insieme: quando usi termini per spiegare le sue crisi, per descriverle, il lessico è vario e ben adoperato, ricco e coinvolgente; nei passaggi generali invece viene trascurato, è un po’ ripetitivo e semplice.
In definitiva, ho trovato alcune parti – la maggior parte - molto ben riuscite, coinvolgenti e atte a far immedesimare il lettore nella protagonista; altre, invece, poco curate e con un effetto più blando, poco aiutate dallo stile.


Originalità e trama: 7.5/10

La trama è stata un cerchio chiuso da far paura. Mi ha ricordato un po’ l’idea di ansia e claustrofobia che mi ha fatto provare “Carnage” con Kate Winslet, un film del 2011 se non vado errato: la trama si svolge nel blocco creato nella mente del personaggio, così come quella del film si svolge in un’unica stanza. Ho trovato molte analogie con quel film: i genitori che litigano mentre i figli tornano a giocare insieme fuori, come se nulla fosse stato, così come la tua protagonista scoppia dentro mentre fuori non riesce a mostrare i suoi sentimenti; i problemi che escono fuori un po’ alla volta, formando un mosaico di eventi concatenanti e destabilizzanti, che vanno a minare l’equilibrio psichico; fattori senza alcun vero significato che scaturiscono queste crisi; il gioco ciclico con cui queste si ripresentano, così come i personaggi tornavano, ogni stramaledetta volta in quella casa. Hai creato una storia molto atipica, che comunque, per quanto io trovi analogie, è molto originale e innovativa.
Il contesto si dipana molto lentamente, dev’essere estrapolato dai pensieri ridondanti della protagonista. Pian piano capiamo che è un’universitaria che non crede in ciò che studia, non porta a compimento gli esami e ha crisi d’ansia per questo; ha paura di pesare sulla famiglia, di finanze modestie, di deludere le aspettative e di non realizzarsi. La tua storia è molto introspettiva e viene penalizzata la trama in sé. La ripetitività degli stati d’animo, di questa gabbia che la tiene prigioniera, penalizza il contesto. Sappiamo davvero poco del mondo che la circonda, le atmosfere descritte sono solo quelle interiori; quindi si perde il background generale. L’intreccio è ristretto a pochi accenni, come quelli che sopra citati, e non hanno il giusto valore. Questo crea diversi problemi ad alcuni punti – come l’intreccio e la messa in disparte di alcuni personaggi che, se approfonditi, avrebbero aiutato a solidificare il contesto e le dinamiche – ma dall’altra parte ti permette di dare profondità a questa protagonista e alle sue emozioni.
Mi sarebbe piaciuto, infine, capire quale sia, alla fine, il problema della protagonista e, cosa poco approfondita o chiarita, quale sia il legame sintomatico con il suo compleanno.
Anche il tema della musica è molto blando e non spicca quando dovrebbe. I suoi effetti sulla protagonista non sembrano essere costanti o così di aiuto come ella dice, tranne in quelle occasioni in cui riesce a fare presa. Avrei pensato che la musica forse un perno nella sua vita, che l’aiutasse o la tenesse a galla, ma è qualcosa che citi all’inizio e di cui ti ricordi alla fine, ma manca nello svolgimento.


Titolo e impaginazione: 5/5

Il testo è giustificato, anche se si presenta molto dispersivo a causa dei continui capoversi. Il testo risulta comunque con una buona impaginazione di base, la pagina è pulita e ordinata.
Il titolo, all’inizio, mi ha diviso un po’. Di solito non amo i titoli in inglese, ma in questo caso era un ottimo riferimento diretto alla canzone dei Pink Floyd, che la protagonista ascolta volentieri lungo il racconto. Un titolo però non dovrebbe solo rimandare a un particolare ma essere esplicativo di una trama, significativo, rappresentativo. Il titolo, secondo me, richiama molto bene questo “antidoto” alla “pigrizia” e incapacità di reagire della protagonista, ma nella mia mente richiamava anche un problema fisico, che si doveva andare a collegare con una trama che trovava uno sbocco, una ragione (soprattutto perché a un certo punto tu dici che lei aspetta dei risultati clinici, se non sbaglio). Questa soluzione, questa spiegazione, però, non arriva e per un attimo, lì per lì, mi hai lasciato in uno stato confuso e interdetto. Poi ho capito che il titolo richiama la visione della protagonista: ella è convinta di avere un problema che vada a spiegare la sua inettitudine, le sue crisi di panico, la sua ansia e la sua aggressività; il titolo è, ancora una volta, parte del pensiero del punto di vista narrante.
Anche il titolo, come la trama, mi ha scioccato, mia ha fuorviato: mi ha fatto credere una cosa per poi darmene un’altra. Mi ha sorpreso, inoltre l’ho trovo molto ben congeniato. Complimenti!


Caratterizzazione dei personaggi: 8.5/10

Dico subito che, sostanzialmente, il motivo per cui non hai punteggio pieno è la scelta che hai fatto riguardo i personaggi. A parte la protagonista, di cui parlerò fra poco, non hai approfondito gli altri, tanto che sembrano solo presenze indipendenti dalla trama, il che non è esattamente vero.
I genitori! Di loro dai un piccolo background, ne dimostri i sacrifici che fanno per mantenere gli studi della figlia, però non ne dipingi la parte fondamentale: il rapporto con lei. La vita della ragazza, i suoi attacchi, non sono elementi che possono passare inosservati a una famiglia o a degli amici, per quanto lei provi a nasconderli. Quindi, mi chiedo: i genitori dove sono? In che rapporti è con loro?
Un elemento di cui si sente di più la mancanza è una caratterizzazione della coinquilina: vive a stretto contatto con la giovane, ma neanche di lei sappiamo molto. Nota gli attacchi? Come reagisce? È spaventata, preoccupata, indifferente? Sono amiche o dividono semplicemente lo stesso appartamento?
Hai curato poco il contesto, focalizzandoti solamente sull’unico personaggio su cui è possibile parlare.
La protagonista è una presenza che si attacca al cervello del lettore. Anche se manca – e a ragione – la sua descrizione fisica, è lo stesso facilmente da immaginare. Anzi, è facilissimo immedesimarsi in lei, poiché l’assenza di connotati specifici fanno sì che può essere chiunque, persino il lettore.
È stata la parte che hai meglio curato, direi quasi che ella è l’intera storia, la sua mente è la storia. Seppur manchi una ragione razionale, io ho visto quella vena folle che attanaglia molti ragazzi della sua età, che forse in lei è portata agli estremi. Fatto sta che il tuo personaggio è intrappolato nella sua insicurezza, nell’apatia che ha preso il sopravvento sulla sua vita; la paura è un blocco che gestisce a piacimento le sue giornate. Sente i sogni forse troppo grandi per poterli realizzare, così inverosimili che sperarci sembra una sciocchezza che la atterrisce. Sembra quasi rappresentare l’orologio di Shopenhauer: scatta da momenti di apatia/grigi a picchi di nervosismo e paura/neri; e solo per effimeri momenti passa, mentre è in movimento da un punto all’altro, da momenti di speranza.
Ho apprezzato molto il suo distacco da se stessa, il suo senso critico che si scontra con la parte di lei che è fortemente legata, che sembra quasi aver bisogno di star male per giustificare il suo non reagire. Questa dualità sempre in conflitto, che rappresenta molto bene il labirinto senza uscita in cui è rinchiusa.
Un ultimo accenno va fatto al suo continuo pensare alla morte ma sapere di non essere abbastanza disperata da farlo. L’ho trovato un concetto molto profondo e realistico: si dev’essere disperati e già morti dentro per compiere un gesto simile. Mentre lei, a dispetto dei suoi pensieri e, forse, proprio per quelli, lotta e spera.


Gradimento personale: 4/5

Hai presente il film che ti ho citato prima? Beh, quando l’ho visto ho giurato al mio povero stato mentale che non lo avrei più rivisto. Tu, con il tuo testo, mi hai fatto provare le stesse sensazioni di ansia e claustrofobia, il che – possiamo dedurre – implica il fatto che l’introspezione è più che ben riuscita. Inoltre alcune parti, alcuni momenti da te descritti nella vita di questa ragazza, mi hanno ricordato dei passati, squarci del mio passato che avrei lasciato lì ma che comunque risvegliare mi ha aiutato anche a capire. Comprendo perfettamente la confusione della protagonista, la sua insicurezza e la pressione che si sente addosso; altre parti erano totalmente lontane da me ma tu hai reso talmente bene che sono comunque arrivate.
Come quel film, però, il tuo testo mi ha lasciato con un’insoddisfazione: è questa la fine? È molto aperta, per certi versi adatta alla storia, però a me mi lascia un po’ così, all’aria. Non credo di saper spiegare meglio questa sensazione, è come se questo circolo vizioso, alla fine, dicesse: è inutile che continuo a girarti davanti agli occhi, tanto è sempre così; può bastare. E la soluzione? Ecco, questo mi sconvolge sempre, è la stessa sensazione provata in quella sala cinematografica. Mi hai lasciato a boccheggiare, sul serio. Sono sensazioni che restano, che mi hanno colpito e lasciato… così.

Punteggio: 41.4/50


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Post: 2.256
Giudice*****
14/09/2017 12:03
 
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Terza Classificata
Alle tue dipendenze
di Sarabi





Grammatica: 7.4/10

La sintassi è perfetta, i legami tra i sintagmi sono logici e supportati da un’ottima punteggiatura. Anche la grammatica non ha chissà quali pecche, tolto un uso smodato della “d” eufonica – consiglio sempre di limitarlo solo nei casi in cui le vocali sono uguali, tranne in quelle accezioni di uso comune, entrate nella norma, come “ad esempio”.
Il problema di tale penalità sopraggiunge soprattutto dalla punteggiatura all’interno del discorso diretto. Sono consapevole che ci sono diversi metodi, ognuno adottato dalle differenti case editrici, ma nonostante io ne abbia controllati diversi, nessuno riconosce quello utilizzato da te. Quindi, io ti dirò quello che ho considerato errore.
1. I “verbi dicendi” vanno in minuscolo dopo il discorso diretto
2. In presenza di questi non va inserito il punto all’interno del discorso diretto
3. Quando la battuta è composta (discorso diretto – narrazione – discorso diretto) a seconda dei casi va messa o una virgola o un punto dopo la narrazione e prima del discorso diretto.
4. Stesso discorso per le battute che vengono introdotte dalla narrazione, come nel seguente caso:
Scuoti la testa “poi sarei il bastardo?”
Va messo il punto e il discorso si apre con la maiuscola.
5. Fai più attenzione in certi passaggi, calibrando bene il momento in cui portare a capo o quando usare le maiuscole, come in questo caso:
"Un giorno ti farai ammazzare."Le tue labbra si incurvano a metà tra un sorriso ed una smorfia “Ti mancherei molto, giusto?” lei risponde con una risata roca.
“Certo che mi mancheresti...” ti scopri felice a sentirglielo dire “altrimenti chi mi darebbe la roba?” aggiunge poi.
Il metodo corretto sarebbe portare a capo da “le tue labbra[…]” fino a “[…]giusto?”. “Lei risponde[…]” va messo a capo e in maiuscolo, e continua con il resto della battuta senza altri capoversi.

Detto questo, ti riporto gli errori riscontrati, meno quelli delle battute dei discorsi poiché li ho affrontati sopra e potrai ritrovarli facilmente da sola.

“Grazie, ma non mi sei utile.” Rispondi → -1.5 (Il punto e mezzo sottratto è generico, gli altri casi non li riporterò)
ad occuparsi → -0.5 (sottrazione generica per tutti i casi)
"Cosa ti è successo sta volta?" → -0.1 (stavolta)
"Ho provato a rifilare roba scadente alla persona sbagliata."le spieghi sbrigativo. → -0.1 (manca lo spazio dopo le virgolette.)
ed una smorfia
"Un giorno ti farai ammazzare."Le tue labbra → -0.1 (manca uno spazio dopo le virgolette)
ad evitarlo
sul pavimento di casa di Bob, o nel letto di qualche sconosciuta che avresti derubato all’alba → -0.2 (sono coordinate dirette, sorrette dallo stesso verbo, quindi togli la virgola)
ad essere
Cerchi di individuare un punto in cui la pelle e meno martoriata dai fori precedenti → -0.2 (è meno martoriata)


Stile: 8/10

Uso interessante quello della seconda persona, inusuale per testi simili. Di solito l’ho visto adoperato in flash o drabble o piccole scene di una narrazione più ampia, ma mai su delle one-shot e su tutta la narrazione. Personalmente ho giudicato il tuo un azzardo che, nel complesso, è ben riuscito, ma che non hai sfruttato fino in fondo. L’uso della seconda persona permette al narratore di parlare con il protagonista della vicenda, di criticarlo, incoraggiarlo, deriderlo, porgergli delle domande, far notare alcuni aspetti. Insomma ti dà la possibilità di far sentire “la voce dell’autore/narratore”. Questo aspetto non è stato sfruttato. Hai fatto della seconda persona narrante un uso limitato alla semplice visione, non dando alcun effetto particolare alla narrazione. In questo modo il testo mi è apparso molto rigido, conciso, privo di effetti di limatura. Se da un lato l’asetticità del tono ha messo a nudo lo squallore della vita dei due protagonisti, dall’altro lato non ha dato la profondità che mi aspettavo da un simile espediente, mostrando il tutto con occhio distante e bidimensionale, un po’ piatto.
Le frasi sono semplici, c’è una forte predilezione per periodi lineari e concetti chiari. La lettura risulta scorrevole ma priva di metafore o similitudini, con una base nitida e omogenea. Lo stile risulta coerente dall’inizio alla fine, la mancata ricerca di un elaborato più evocativo o suggestivo o introspettivo l’ho visto in linea con l’atmosfera e il contesto trattato. Hai caratterizzato quindi molto bene la coerenza tra stile e trama, non creando un contrasto ostico alla lettura.
Il lessico è ben adoperato e molto semplice, alla mano, in alcuni tratti usi termini più “rozzi” se così li vogliamo chiamare, o meglio dire adeguati a un linguaggio informale e malfamato come la zona in cui vivono i due protagonisti. Nel complesso lo stile è adatto al contesto, quindi ottimo lavoro.
Le descrizioni si limitano a tratti sommari, non scendono mai nei particolari, neanche quando devi raccontarne la vita dei protagonisti o il loro passato. Da questo punto di vista, la privazione di descrizioni ha reso lo spaccato di vita molto generico, come se l’intenzione principale fosse dar voce a una realtà che la maggior parte di noi ignora, volendole dare carattere attraverso un amore impossibili e debilitante, non curando la storia in sé.


Originalità e trama: 9/10

Una storia dallo sfondo tetro e orribile, che parla da sé e si spiega al lettore con semplicità, senza troppe spiegazioni.
Libri e film hanno aperto diversi squarci sulla malavita e l’amore e i sentimenti contrastanti che possono nascere in questi quartieri dell’ombra, ma l’originalità della tua piccola storia sta nel presentarceli nel loro degrado più infido, senza mezzi termini e senza offrirci un lieto fine che rincuori. Ciò che ho trovato originale è stata l’umanità fallace e vile di un finale che scema senza colpi di scena ma che proprio per questo ha saputo dare una visione profonda di quella realtà, che molti si limitano semplicemente a sfruttare per elevarla a grandi cose. Ciò che voglio dire è che tu non dai speranza senza nulla in cambio, come a dire: è una realtà e non ha sempre un lieto fine. C’è denuncia nella tua storia, e allo stesso tempo dei retroscena che rendono i personaggi meno “etichettabili” e più vicini al lettore.
La trama non ha grandi pretese d’intreccio, ma apre uno squarcio su una storia in media res, nel pieno del suo sviluppo e ce ne mostra una piccola parte, senza chiudere del tutto la porta. Anche questo effetto mi è piaciuto. Vediamo il protagonista scampare all’ennesima truffa, un cliché del suo lavoro, e tornare a casa dove per un attimo ha un incontro ravvicinato con il suo incubo peggiore: i clienti della sua coinquilina. Il battibecco tra i due mostra la monotonia di ciò che si ripete quasi sempre uguale a se stesso, dando l’idea della quotidianità e dell’impossibilità di risoluzione della vicenda. Lei lo seduce, lo convince; lui troppo debole e sempre più incline a cedere all’annullamento per cacciare quei sentimenti nati contro la sua volontà, si lascia andare a un gioco contraddittorio tra l’accontentarla e darle la dose mortale e la premura di assicurarsi che ogni cosa sia fatta per bene, quasi a scongiurare che quella sia davvero la dose mortale.
Entrambi i personaggi sono preda di un circolo vizioso, schifati dalla loro vita in diverso modo e l’affrontano insieme nella solitudine di una dose. L’incomprensione e la mancanza di una soluzione fanno sì che questa accoppiata resti comunque separata, dando perfettamente l’idea dell’interpretazione un po’ macabra della frase “si può essere soli anche in compagnia”. Ed è la solitudine la coprotagonista di questa trama lineare ma con i suoi profondi messaggi al lettore.


Titolo e impaginazione: 4.5/5

Manca il testo giustificato: -0.5
All’inizio il titolo non mi convinceva, stavo per dare un voto più basso. Però, ragionando e leggendo con accuratezza la trama, ho capito che fosse perfetto, che in realtà c’è una reciproca dipendenza tra i due: quella di lei, che viene mostrata con più semplicità, facile da capire (poi chissà cosa veramente le passa per la testa), perché lei ha bisogno della dose che lui le dà ed è pronta a vendersi, senza troppi pensieri a tormentarla e a renderle la vita un inferno; e quella di lui, più complessa e dai risvolti più angoscianti in un certo senso, alle dipendenze di lei. Lui l’ha seguita in quella casa, a fare combriccola insieme, a mettersi in “affari”; lui è prigioniero dei sentimenti che prova per lei; lui si lascia abbindolare dalla sua piccola dose di carezze e baci; ed è ancora lui che, a una sua richiesta, le dà la droga per farsi.
“Alle sue dipendenze” è il titolo perfetto per un rapporto che si stende su un letto di droga e malavita, ma che in realtà va ben oltre e prende la sua forza da un amore malato che ha avuto la sfortuna di nascere, e quasi con ogni probabilità morire, in una stanza da quattro soldi e una notte e via.


Caratterizzazione dei personaggi: 9/10

Ciò che mi piace dei tuoi personaggi è che non sono le classiche figure di drogati, spacciatori e prostitute che fanno da sfondo, in modo negativo, a una storia che guarda oltre i loro motivi; né sono i tipici personaggi che partono dal basso e scoprono di avere un futuro e una vita migliore ad attenderli, se solo lottassero. I tuoi personaggi sono soli, abbandonati da tutti, persino il mondo li ignora (nota come hai dipinto la loro vita quotidiana, con nulla di diverso dalle altre), ma è la loro caratterizzazione mentale a distinguerli. Loro hanno dei sentimenti e una vita che fa schifo con cui lottare, e sanno che perderanno.
Nadia è disillusa, non prova neanche a combattere la sua vita e il futuro che le si prospetta davanti. Anzi, scappa e si rifugia nella droga. La descrivi come una ragazza scaltra, che sa come essere “indipendente” dal giogo di uomini che vogliono sfruttarla, che sa come manipolare i giovani e prendere il controllo di tutto ciò che può, a partire da John. Mi è sembrato di intravvedere dell’affetto quasi materno, molto stucchevole all’inizio, nei suoi confronti, con quei picchi di villania e “alzata di spalle” di chi è abituato a vedere quelle cose ogni giorno e le commenta quasi con noia; e ho visto soprattutto come da questo comportamento passa a flirtare con il coinquilino tanto quanto basta per farla staccare, ottenere finalmente la sua pausa da quella maledetta vita. Nadia rimane un po’ sullo sfondo, di lei avrei tanto voluto che ne approfondissi i meccanismi, mentre ci mostri solo quello che vede John, non dandocene profondità come fai con lui. Il suo personaggio, in realtà, è molto lineare e non si discosta molto da alcuni cliché.
Quello che mi ha entusiasmato è il protagonista invece. John è complesso e mostra come sia difficile amare laddove la parola “amore” non ha alcun senso spirituale. Persino il suo amore è malato, quasi rifiutato e non voluto, più un desiderio morboso di provare qualcosa. John è stanco e viene mostrato come un personaggio essenzialmente debole, privo di forza di volontà, annegato nella sua vita e incapace di cambiarla, ma è sofferente proprio per questo, perché è un personaggio che mostra comunque una coscienza. Infatti la crescita, a contrario di ciò che si pensi, l’ha portato a creare una specie d’indolenza verso il suo lavoro. La stanchezza di vedere sempre i suoi clienti cercare la dose mortale l’ha sfibrato, tanto che i sensi di colpa si muovono, molto più adesso perché ha scoperto, in maniera malsana, l’illusione di avere qualcuno a cui badare e da cui tornare la notte. Quindi abbiamo un personaggio spaccato in due: da un lato vorrebbe smettere, vorrebbe avere una donna, un riscatto; ma dall’altra parte c’è l’incapacità di ottenere tutto ciò, lo sfinimento di chi è giunto al limite e si è già condannato a vivere nel dolore e nel rimpianto, nella solitudine di una vita di cui nessuno s’interessa.


Gradimento personale: 4/5

Mi ha sorpreso, lo ammetto. La storia all’inizio si presentava caotica e, letta la prima pagina, avevo pensato che fosse il figlio con la madre (flash mentali, non farci caso), proprio per il modo in cui lei lo rimprovera e gli cura la ferita; sembrava il solito figlio ribelle e la solita madre ubriaca e impossibilitata a crescerlo lungo la retta via. Una famiglia disastrata. Ma quella che mi hai dato tu da leggere non è una famiglia di sangue, ma una “famiglia” che si è scelta, lei ha scelto lui per uccidersi e lui ha scelto lei per macchiarsi l’anima, in un gioco perverso che mi ha colpito nel profondo. C’è squallore, viltà e molti sentimenti negativi che mi hanno ripugnato per la loro incapacità di essere sconfitti; eppure è stata l’umanità dei personaggi e la caratterizzazione che vi sta dietro ad avermi comunque convinto che la solitudine è un’arma che gioca a sfavore dei più deboli, e che unita a un contesto infelice genera una sconfitta dento prima che fuori. C’è spazio per lottare, ma il buio davanti annulla qualsiasi forza di rivalsa, annegandola nella droga.
Sei stata davvero molto brava. Ciò che mi è mancata è stata una trama più arricchita, che si concedesse più spazio per analizzare ancora un po’ i personaggi, magari Nadia, e che desse più spazio a uno sfondo che avrebbe dovuto prendere un po’ il sopravvento per creare quell’atmosfera vivida, uno sfondo che non fosse solo sfondo. In altre parole, mi piacerebbe che il tuo spaccato diventasse una storia completa, con un finale aperto certo, con dinamiche più definite da te e meno dall’idea generale della situazione.

Punteggio: 41.9/50


OFFLINE
Post: 2.256
Giudice*****
14/09/2017 12:08
 
Quota

Seconda Classificata
L’ultima notte
di aware_













Grammatica: 9.1/10

La storia è corretta da un punto di vista ortografico e morfologico, e molto curata da quello sintattico. Ho solo riscontrato un uso frequente della “d” eufonica, che io consiglio sempre di limitare davanti a vocali uguali, tranne in eccezioni ormai divenute di uso comune, come “ad esempio”. Le altre sono sviste che possono capitare. Quindi, complimenti per la cura del testo: è lodevole!
Di seguito, gli errori che ho trovato con le rispettive penalità.

E la città era livida, salma ancor prima di morire, interamente ricoperta dallo strato sottile di polvere che i cannoni e un vento arido avevano portato con sé in quegli ultimi giorni. → -0.2 (avevano portato con loro.)
ed ancora → -0.5 (penalità generica, per uso inusuale della d eufonica.)
ad una forza (togli la d)
ed immergersi (togli la d)
In quei palazzi, in quei vicoli riconobbe → -0.2 (“in quei vicoli” funge come rinforzante del complemento che lo precede, quindi va trattato come un inciso. Aggiungi una virgola dopo di esso.)


Stile: 9.5/10

Lo stile l’ho trovato adatto alla narrazione, focalizzato molto sull’introspezione di un soldato generico, che mostra, attraverso accenni mirati e piccoli indizi, quello che è stato l’assedio a Costantinopoli e di quali eventi abbiano preceduto la sua disfatta. Una cosa che ho apprezzato e che voglio lodare, perché non la do più per scontato, è l’uso della punteggiatura. A parte l’utilizzo iniziale dei due punti su cui ho qualche riserva, ho notato che non hai sfruttato in modo esagerato la punteggiatura e che hai rispettato ogni legame sintattico della frase. I periodi sono ben bilanciati: ci sono frasi più lunghe e prive di punteggiatura che danno il senso del flusso dei pensieri del soldato; e altre frammezzate da molte virgole, quasi a darne un’impronta pesante e ricca d’ansia e turbamento. Ho visto anche che prediligi l’uso dell’asindeto alla congiunzione, e l’ho trovato un ottimo espediente per un testo di stampo storico e che narra della vigilia di un assedio: ha saputo rendere il calzare degli eventi e il susseguirsi malinconico e in un certo qual modo pacato del protagonista.
Questo scambio continuo tra frasi corte e brevi, punteggiatura serrata o più scarsa, rende scorrevole e vario il testo, aumentando anche la capacità narrativa della lettura, la quale scorre piacevole e senza intoppi. Complimenti!
Il lessico di fondo è semplice, a volte si ripete un po’ o si ingarbuglia in frasi poco armoniche; ma lungo la narrazione ho visto termini più forbiti, mirati, che hanno tenuto alto e dato profondità ad alcuni passaggi, soprattutto quando hai utilizzato gli antichi epiteti di Costantinopoli. Bellissima, invece, è la metafora che hai usato per descrivere la passerella di legno costruita dal Sultano per superare la striscia di terra e giungere al mare dall’altra parte. L’ho trovata ben creata e soprattutto di una poeticità antica, che ben si collocava nel periodo storico in cui è ambientata la storia, creando, e collegandosi perfettamente, alla leggenda che a cui accennavi nel rigo precedente, mantenendone i connotati. Un’immagine che non dimenticherò, davvero.
Una cosa che ho adorato e che hai gestito in maniera magistrale è l’anonimato, e quindi la generalità, del protagonista: non ha nome, non ha passato né background; può essere chiunque tra gli uomini all’interno della città. Eppure, nonostante tutto questo, hai saputo crearne un’introspezione che ha sa rendere partecipe e coinvolto il lettore nelle vicende e nelle emozioni che lui per primo prova e che tu descrivi in maniera travolgente lungo il testo.
Non sono presenti dialoghi, ma per il tipo di testo che hai messo in atto va bene anche così. Un’altra cosa che ho notato è l’uso che hai fatto dell’introspezione del personaggio: non la utilizzi solo per far immedesimare il lettore in lui, ma la adoperi anche per creare lo sfondo, dare definizione alle descrizioni in modo da renderle ben amalgamate con il testo. Le atmosfere sono tridimensionali, l’ambientazione è viva e partecipe, rispecchia l’animo del protagonista, la sorte della città e non si limita a essere un semplice scenario. Davvero complimenti!


Originalità e trama: 7.5/10

Mi è piaciuta molto la realizzazione di questa storia, come hai gestito gli elementi storici senza entrare nei particolari. Hai preso un momento realmente accaduto e vi hai collocato il tuo personaggio, dandone i tratti salienti e rendendolo il simbolo emotivo di un intero popolo. Quello che voglio dire è che tu hai mostrato la vigilia dello scontro attraverso un uomo specifico, ma che hai dato di lui solo l’aspetto sensoriale; questo lo rende allo stesso tempo uno e tutti. È vero che ognuno reagisce in modo diverso ai vari eventi della vita: a Costantinopoli ci saranno stati gli intrepidi, quelli che tremavano dalla paura, quelli che invocavano l’aiuto divino, quelli che avrebbero tanto voluto scappare. Ma ciò che nella tua storia viene esaltato è la simbologia di questo uomo con ciò che incarnava la città: lui, le sue emozioni, rappresentano la città e il suo essere più profondo.
Attraverso lui, quindi, tu narri i sentimenti della città, la sua austera e melanconica fatalità davanti al destino del Creatore. Se da un lato, la trama si lega solo e solamente a fatti ineluttabili e già esistenti, dall’altro lato tu ne hai creato una resa davvero molto ben gestita.
Sei stata molto brava a inserire senza pesantezza o richiedeva chissà quale conoscenza storica molti elementi di quell’evento, ne hai creato una cronologia molto dettagliata, purtroppo però superficiale. Gli elementi utilizzati in questa maniera ti sono serviti per dare spessore e una base alle sensazioni del personaggio, ma non hanno saputo intrecciare una narrazione varia.
Una cosa che ti ha penalizzato è stato infatti la tecnica degli accenni: hai nominato molti elementi avvenuti in quella notte – gli aiuto giunti da Genova, il cielo plumbeo, le leggende, gli epiteti, la Vergine e il sultano - eppure non ti sei soffermata mai su nessuno di essi. Tanto che, alla fine, la trama si è un po’ persa. Molti elementi che fanno da sfondo, ma nessuno principale, se non l’introspezione del personaggio unico protagonista.
In definitiva manca un po’ di approfondimento narrativo e d’intreccio.


Titolo e impaginazione: 4.5/5

Il testo è giustificato, anche se appare con un’impaginazione molto semplice e basilare. Però va bene, la pagina si mostra pulita e ordinata.
Il titolo l’ho trovato un po’ neutro. Voglio dire, è idoneo al testo, chiarisce perfettamente il senso ineluttabile della fine, dà la sensazione di fatale destino funesto; inoltre si mantiene su tonalità generiche, senza tante specificazione, e questo è un tratto che ho visto legato molto bene allo stile utilizzato con il personaggio. Però è un titolo comune, senza attrattive particolari. In mezzo a un elenco di altri titoli si perderebbe un po’, ed è un peccato visto il contenuto.
Tolta questa penalità attrattiva, “l’ultima notte” è un ottimo richiamo alla disperazione e alla rassegnazione che permea la storia. Richiama la fine di Costantinopoli e la vigilia in cui ogni cosa assume connotati incerti seppur già scritti.


Caratterizzazione dei personaggi: 9.75/10

Qui hai fatto un ottimo lavoro!
Lo descrivi in maniera molto generale, senza dargli veramente corpo, eppure qualcosa di lui si può lo stesso evincere dalla narrazione, ricca di dettagli e piccoli indizi.
Ciò che ho trovato geniale e costruito alla perfezione è la calma che, al contrario di come hai fatto con la trama, ti sei presa per definire lo spessore di quest’unico personaggio. Hai saputo dosare ogni elemento, senza sviscerarlo né compattarlo in un unico blocco, ma hai disseminato introspezione e caratterizzazione lungo tutta la narrazione.
All’inizio, è stato un colpo di genio aprire il suo punto di vista come se il lettore sapesse già chi fosse, senza introdurre un soggetto o un nome identificativo. È un’incognita che prestava i suoi occhi al narratore. Poi, ecco lì gli indizi. Ne hai descritto i movimenti, dicendo che camminava sopra le mura, e così hai fatto capire che è un soldato; ne hai mostrato la confusione e l’onore, il suo legame con la città e la sua fedeltà profonda, e poi ne hai calcato anche lo spirito di credente, quando egli rimette il suo destino nelle mani del Creatore. Questo mi ha dato l’idea di un uomo votato al suo ruolo e alla sua fede, pieno di timore per ciò che sarebbe accaduto, colmo di dubbi che minacciavano di smontare la sua esistenza, ma fermo nel suo onore di soldato e credente.
Un’altra cosa che, seppure hai poco approfondito e di cui avresti potuto approfittare per dare più informazioni sull’epoca e su di lui, sei stata capace di inserire sono stati alcuni elementi del suo vestiario, tipici della città e dell’epoca, come i calzari aperti che si ricoprono di terra insieme a i piedi. Può sembrare un po’ una ripicca la penalità a questo voto(non lo è, ovviamente), quindi ci tengo a spiegarti perché manca 0.25 di punteggio: ho visto quello che sai fare – inserire elementi del vestiario – e ho visto che non lo hai sfruttato; è come dire so farlo e poi non farlo comunque. Quello che voglio dire è che avresti potuto ampliare ancora di più gli elementi, tanto da arricchire anche il contesto.
A livello introspettivo, comunque, sei stata capace di non far sentire la mancanza di un descrizione fisica, dando rilievo e sostanza a questo uomo simbolo della città.
Un’altra cosa che ho ammirato è stata la capacità con cui hai saputo, attraverso la sua descrizione emotiva, dare caratterizzazione alla città, rendendo Costantinopoli stessa un protagonista vivo e partecipe della narrazione. Questo non solo mi ha sorpreso, poiché è un elemento che io noto e apprezzo e che non riscontro molto spesso nelle storie che leggo, ma mi ha entusiasmato. Complimenti, davvero!


Gradimento personale: 4/5

Vuoi sapere perché manca un punto? Troppo corta! La storia è finita troppo presto, ne avrei voluto ancora e ancora. Avrei tanto voluto entrare nel vivo, vedere e non solo sentire. Hai lavorato molto con l’introspezione, ma lo hai fatto talmente bene che ho sentito il bisogno di approfondire, di ampliare l’effetto sensoriale tanto da includere anche la vista, i movimenti, la moltitudine. In altre parole, vorrei una mini long o che so io basato su questo racconto.
Può sembrare stupida come motivazione, ma avevi a disposizione altre 7.000 e più parole e avrei tanto voluto che le sfruttassi.
Il legame quasi simbiotico tra protagonista e città mi ha avvinto nelle sue vicende. Sei riuscita a calarmi con molta semplicità e neanche tanti elementi visivi in quel momento, all’interno dei quei fatti. Ho amato tantissimo la tua storia, le atmosfere, il personaggio, il contesto e soprattutto la realizzazione di una narrazione fluida e accattivante; e ne voglio ancora!

Punteggio: 44.35/50


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Giudice*****
14/09/2017 12:12
 
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Prima Classificata e vincitrice del Premio "Angel Friend"
Essi sono tra noi
di OldFashioned










Grammatica: 8.9/10

La grammatica è pressoché perfetta, ho trovato solo alcune imprecisione lessicali e sintattiche.
Un solo particolare ti è sfuggito. Quando usi i punti esclamativi, vuol dire che la frase finisce lì; quindi va usato il punto dopo la battuta composta, come nel seguente caso. La battuta composta necessita di virgole, solo quando quella di mezzo interrompe una frase che, altrimenti, come un unico periodo.

“Via, mostri maledetti!” grida con voce roca, “Tornate da dove siete venuti! Lasciateci in pace!” → -0.5 (penalità generica. Gli altri casi sono identici.)
Di seguito le altre precisazioni.

La parte inferiore del foglio era stata tagliata in modo da formare tante strisce verticali e su ognuna di esse c’era un numero di telefono. Per qualche motivo mi è caduto l’occhio e mi sono accorto che la sequenza di segni sembrava a prima vista un numero, ma in realtà era una scritta: → -0.15 (Di solito, l’espressione in senso metaforico “mi è caduto l’occhio” è seguito dal complemento introdotto dalla preposizione “su”. In questo caso, capisco che faccia riferimento alla frase precedente, ma siccome i due periodi sono distinti e separati o metti unna particella pronominale che richiami l’oggetto o aggiungi su cosa gli è caduto l’occhio.)
Prima non le avevo detto niente, temevo che anche lei come gli altri mi prendesse per pazzo e magari mi lasciasse spaventata dalle mie idee, ma ammetto che l’avevo sottovalutata. → -0.2 (Questo è un errore sintattico: se non metti la virgola prima di “spaventata” sembra che il participio si riferisca a “lui”; mettendo una virgola dopo “lasciasse” invece crei il giusto legame con il soggetto.)
Probabilmente tra qualche mese diventerà come me in grado di percepirli con precisione. → -0.15 (Anche qui credo ci sia una improprietà lessicale. O scrivi “diventerà come me capace” o scrivi “sarà come me in grado”. O ancora, puoi mettere i due punti prima di “in grado.” Può sembrare stupido, lo so, ma suona male alle mie orecchie così com’è scritto.)
Forse dovrei farla venire qui, ma come faccio a essere sicuro che non le accada niente mentre sono fuori? quando ci sono io non entrano → -0.1 (“Quando” va messo in maiuscola. È concesso mettere la minuscola solo quando si vuole accordare diverse domande con la stessa principale.)


Stile: 9.7/10

Ho trovato un grande miglioramento nella punteggiatura, sono felice che le mie indicazioni date nel precedente contest siano tornate utili. Ho notato con piacere che hai diminuito notevolmente l’abitudine di accostare diverse principali nello stesso periodo, rendendolo meno astruso e più scorrevole il racconto. Ho solo intravisto, in tutto il testo, queste tre frasi su cui vorrei darti alcuni consigli.

- Vicino a casa mia, proprio dove passo la mattina per andare al lavoro, hanno attaccato sul muro uno di quegli annunci che segnalano la scomparsa di animali domestici, c’era proprio la foto di un labrador nero.
Io aggiungerei una “e” prima di “c’era” per dare il senso di continuità del pensiero; altrimenti metterei i due punti, per dare l’idea del tipo di relazione tra le due principali. Nella forma in cui è adesso, c’è quel problema di accostamento di principali distinte e separate.

- era come se si spostassero a tempo con quella in una specie di assurda danza.
Metterei una virgola dopo “quella”, per evidenziare la subordinata legata al verbo; il periodo diventerebbe più chiaro e fluido.

- Ora hanno capito che il soggetto problematico sono io. Come abbiano fatto non lo so, ho anche il sospetto che il mio comportamento delle ultime settimane li abbia messi in allarme.
In realtà, “come abbiano fatto non lo so” si riferisce alla frase che la precede, e non a quella a cui l’hai legata con la virgola. Puoi separarla da entrambe o unirla a quella prima, ma dovresti mettere un punto in ogni caso dopo “non lo so”.

Queste sono solo piccole precisazioni, quisquiglie da puntigliosi come me che vanno a cercare il pelo nell’uovo, perché per il resto ho solo complimenti.
Hai scelto la forma di diario, alternando periodi di racconto più lunghi a periodi più brevi, con lassi di tempo variabile tra un’annotazione all’altra, quasi a scandire la confusione distaccata prima e la frenetica disperazione dopo con cui il protagonista necessita di scrivere, e quindi andando a rispecchiare il suo modo di vivere la giornata.
Hai curato molto bene l’introspezione del personaggio, caratterizzando con un ottimo stile i suoi pensieri. In tal senso, mi è piaciuta l’alternanza tra periodi sintattici più brevi, con quelli più lunghi e, a volte, ripetitivi; i quali non ho visto come errori, ma come espedienti stilistici atti a rendere molto bene l’ossessione del protagonista.
Un passaggio vorrei riportare alla tua attenzione, perché ho apprezzato molto a livello metaforico e stilistico, con la doppia valenza di cui lo hai investito.

- Come se io avessi bisogno di visite.
Mi è piaciuto il doppio senso, un ottimo stratagemma per insinuare il dubbio nel lettore e per mettere in evidenzia i due filoni su cui si muove la storia: ovvero quello della pazzia e quello dell’invasione, due idee che si rincorrono parallelamente, con cui tu giochi in modo magistrale.
Il lessico mi ha sorpreso: non è particolarmente forbito, cosa a cui in realtà mi hai abituato, e non presenta dettagli molto tecnici, a parte quelli inerenti ai termini che lui capta degli alieni. Però l’ho trovato perfetto per questo tipo di narrazione, molto adatto a questo personaggio di media estrazione sociale – mi par di capire – appartenente a un circolo sociale comune, di tutti i giorni. Sei stato molto bravo a calibrare quindi il lessico e le espressioni. Complimenti!


Originalità e trama: 9.5/10

Quante volte abbiamo sentito parlare di invasioni aliene, gente contaminata da un parassita alieno, di integrazioni nascoste di altre forme di vita nella nostra? Beh, se da un lato questo è proprio il classico argomento alla X-files, non posso certo dire che la realizzazione non sia originale. Ciò che ho assolutamente ammirato è il modo in cui hai saputo rendere questo argomento innovativo e coinvolgente, come se ne stessi leggendo per la prima volta. Sei strato incredibilmente bravo a muoverti su due filoni, giocando praticamente sull’istillare il dubbio “amletico” nel lettore: gli alieni ci sono o sono solo nella sua testa? Hai trattato l’argomento con un’aria fresca, contaminata di dubbi, con una visione interna al personaggio “visionario”: ti faccio i miei complimenti.
La trama si basa proprio su questo: il dubbio. All’inizio abbiamo la visione esterna di quelli che sembrano umani: pompieri, poliziotti e… un dottore. Loro mostrano la scena come se fosse la realizzazione di un pazzo squilibrato, malato, preda di allucinazioni e credenze di UFO. E poi entriamo nella mente del personaggio.
Personalmente avrei dato una continuità tra il pezzo iniziale e la forma di diario, magari inserendo una figura di poco conto che lo raccogliesse o roba così, giusto per non creare questo brusco distacco tra le due forme narrative. È l’unica nota dolente di una trama e di una narrazione pressoché perfetta.
Ciò che invece hai saputo fare molto bene è ribaltare questa visione iniziale, ovvero collegare il pezzo iniziale, con il dialogo molto importante del dottore che parla al telefono, con le parole che sistematicamente utilizza il protagonista per spiegare chi sono gli “ispettori spaziali”. Questo ha creato una specie di circolo vizioso tra l’inizio e la visione dell’uomo.
Alla fine, però, non si ha alcuna risposta: qual è la vera storia? Mi piace questo finale aperto e ambiguo, soprattutto perché è stato reso con un ottimo operato.
Un’altra cosa che ho notato è l’escalation con cui l’uomo prima non dà peso alle cose strane, o comunque le considera come un problema suo; poi, quasi inconsciamente, comincia a recepirle come un problema esterno da spiegare. Infine, si convince che sono vere e che qualcosa non va, con naturalezza e istinto ambiguo: può essere un’ossessione ingigantita o la percezione di uno dei pochi umani in grado di percepire queste forme di vita invasori.
A questo proposito, ho notato come a metà storia, il lettore è portato a credere alla pazzia del protagonista, per il semplice fatto che dubita di aver riposto malamente la sua fiducia nell’amico di sempre. Si viene spinti, quindi, a credere che questo cambio di idea nei confronti dell’amico denoti il suo problema mentale. Tutto questo è poi ribaltato dall’entrata in campo, forse un po’ brusca e a sorpresa, della ragazza, la quale è preda delle stesse convinzioni/percezioni del protagonista.


Titolo e impaginazione: 5/5

Il testo è giustificato. Non presenta alcuni accorgimenti – come le rientranze per i capoversi – però la pagina è pulita, e tanto mi basta.
Chi sono tra noi: i pazzi o gli alieni? Il titolo è perfetto, mi piace il fatto che tu utilizzi il soggetto “essi” per indicare le forme di vita alieni, quasi fossero delle cose, che è poi il termine che continua mentalmente a usare anche il protagonista. D’altra parte, mi ha molto attratto questo sottinteso – il titolo fa pensare subito agli alieni – che però non viene mai confermato del tutto, tanto che l’obiettivo della tua storia continua a girarci senza dare soluzione, in un abile gioco narrativo.
Trovo pertanto il titolo attinente al testo, molto carino anche se semplice, e con la giusta dose di mistero, atta ad attirare l’attenzione di un lettore.


Caratterizzazione dei personaggi: 9/10

Il protagonista è l’occhio di focalizzazione di tutta la narrazione. Della sua vita prima di queste percezioni non dici molto, ma mi viene istintivo comunque farmi un’idea di essa. Vita comune, da impiegato in un ufficio; la sua vita è serena, va alle feste, ha amici e parenti e… una ragazza. L’argomento ragazza lo rimando a dopo.
Hai dato una caratterizzazione di quest’uomo partendo dall’esterno, mostrandoci prima di tutto come appare al culmine degli eventi: un uomo sepolto in casa, incurante del suo aspetto, spiritato e preda di allucinazione. E poi, in maniera magistrale, ce ne dai un ottimo assaggio interiore, con questo diario scritto di suo pugno. E scopriamo che è un uomo comune con una vita comune e tranquilla, dalla mente razionale, o che si mantiene tale per la prima metà dell’opera. Sei stato molto bravo a creare queste tre quattro fasi del personaggio: la prima, in cui cerca una spiegazione razionale al suo disturbo; la seconda, in cui a livello inconscio inizia a recepire il problema come esterno a sé; il terzo, in cui la sua convinzione diventa paura e ricerca del problema e di una soluzione; e l’ultima, tragica e ambigua, in cui l’ossessione lo rende pazzo, a prescindere che sia vero o no ciò che crede. Ed è questo finale che mi ha colpito: gli alieni, veri o no, sono riusciti nell’intento che lui aveva previsto, ovvero farlo diventare instabile. Hai reso alla perfezione questo suo decadimento, dovuto all’isolamento e all’incapacità di trovare un appiglio su cui contare.
E questo ci riporta alla comparsa improvvisa della sua ragazza, forse introdotta un po’ bruscamente. È un personaggio secondario, ma che diventa di una certa rilevanza per il protagonista e per il lettore. Il fatto che anche lei è preda delle sue stesse percezioni avvalora la tesi del protagonista, ma questo non ci rende in grado di poterci immedesimare in lei. Ho trovato strano il fatto che il protagonista continuasse ad accennarla con l’epiteto “la mia ragazza”, mai una volta che ne pronuncia il nome; di fatto, il ruolo della donna è quello di oggetto, atto ad avvalorare la tesi del personaggio; ed è così che anche lui la tratta, non dandone spessore nemmeno nei suoi pensieri.
Non ci sono altri personaggi di rilievo, né l’amico né la famiglia, che comunque non aveva in effetti senso approfondire; avrei però dato un senso più concreto alla presenza femminile, importante all’inizio, nello spezzone iniziale, e soprattutto alla fine.


Gradimento personale: 4.5/5

La storia mi è piaciuta moltissimo, ho adorato il senso ambivalente della trama e l’intensità crescente dei pensieri per personaggio. Ci sono solo due cose che mi hanno poco convinto: il netto distacco stilistico tra la prima parte e la seconda, e l’inserimento del personaggio femminile. La ragazza doveva essere una controparte molto importante, che potevi sfruttare molto bene, ma che hai completamente usato come se fosse un bambolotto. Questo mi è dispiaciuto molto, perché ha reso meno convincente la relazione tra il protagonista e la ragazza e ha reso il finale meno struggente, mentre dovevi in qualche modo convincermi che fosse innamorato. Anche se su questo non ne ho tutte le convinzioni: voglio dire, continua a chiamarla “la mia ragazza”, quasi in modo petulante, e non ne scrive mai il nome, quasi non ne avesse importanza. Che il loro rapporto fosse occasionale o comunque un amore passeggero, almeno da parte di lui? Questa cosa mi ha un po’ perplesso.
Tolto questo, la lettura è stata più che piacevole, me la sono goduta in tutta tranquillità, immedesimandomi in questo personaggio “pazzo” e cercando di decidere da che parte stare, che è stata proprio la parte preponderante di tutta la storia. Mi ha proprio catturato, e sappi che non ho ancora deciso se credere o no! Mi hai proprio lasciato in impasse! Complimenti!

Punteggio: 46.6/50


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Post: 2.256
Giudice*****
14/09/2017 12:12
 
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A voi la parola!

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Post: 310
Giudice***
14/09/2017 12:37
 
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Questo giudizio così approfondito e lusinghiero mi ha un po' commossa, l'ammetto. Ripensando alla mia storia, specialmente negli ultimi giorni, mi sono resa conto di quante pecche presentasse - e mi ero un po' demoralizzata... Sono conscia dei molti dettagli che avrei potuto approfondire e che non ho fatto: un po' per la scelta di tenere tutto come pervaso da una nebbia di mistero e un po' per superficialità (i guess??).
Per quanto riguarda il lessico, l'avevo iniziata a scrivere due anni fa - quando utilizzavo un stile molto semplice, anche un po' "banale": anche rivedendola un po' non sono riuscita ad adattarla molto al mio stile odierno (le onde di legno sono propria una delle aggiunte nuove, infatti ahah), per cui si sente un po' la differenza tra vari pezzi. La prossima volta farò di meglio, promesso! [SM=g27998]

Per il resto, davvero, grazie. Hai scritto delle parole così belle che proprio non me l'aspettavo ;; [SM=g27998]
Sono più che soddisfatta! E anche complimenti a te per la profondità, la puntualità e la competenza dell'analisi. Una tale attenzione al dettaglio non è affatto da tutti!
Grazie ancora [SM=g27998] [SM=g27998]

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Post: 2.256
Giudice*****
14/09/2017 12:52
 
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Re:
aware_, 14/09/2017 12.37:

Questo giudizio così approfondito e lusinghiero mi ha un po' commossa, l'ammetto. Ripensando alla mia storia, specialmente negli ultimi giorni, mi sono resa conto di quante pecche presentasse - e mi ero un po' demoralizzata... Sono conscia dei molti dettagli che avrei potuto approfondire e che non ho fatto: un po' per la scelta di tenere tutto come pervaso da una nebbia di mistero e un po' per superficialità (i guess??).
Per quanto riguarda il lessico, l'avevo iniziata a scrivere due anni fa - quando utilizzavo un stile molto semplice, anche un po' "banale": anche rivedendola un po' non sono riuscita ad adattarla molto al mio stile odierno (le onde di legno sono propria una delle aggiunte nuove, infatti ahah), per cui si sente un po' la differenza tra vari pezzi. La prossima volta farò di meglio, promesso! [SM=g27998]

Per il resto, davvero, grazie. Hai scritto delle parole così belle che proprio non me l'aspettavo ;; [SM=g27998]
Sono più che soddisfatta! E anche complimenti a te per la profondità, la puntualità e la competenza dell'analisi. Una tale attenzione al dettaglio non è affatto da tutti!
Grazie ancora [SM=g27998] [SM=g27998]



Ti ringrazio molto per aver apprezzato il mio lavoro e sono felice che la valutazione sia stata appropriata^^
La storia mi è piaciuta molto, soprattutto come hai reso simbiotico l'argomento con le emozioni del personaggio. Semmai scriverai un seguito, fammelo sapere. Ci tengo molto.
Ti chiedo, se vuoi, di indicarmi le due storie da recensire; se non hai preferenze, scelgo io.
Fammi sapere. Al più presto lascerò anche le valutazioni come recensione.
Spero di poterti vedere in altri miei contest:)

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Post: 310
Giudice***
14/09/2017 13:02
 
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Re: Re:
Nirvana_04, 14/09/2017 12.52:



Ti ringrazio molto per aver apprezzato il mio lavoro e sono felice che la valutazione sia stata appropriata^^
La storia mi è piaciuta molto, soprattutto come hai reso simbiotico l'argomento con le emozioni del personaggio. Semmai scriverai un seguito, fammelo sapere. Ci tengo molto.
Ti chiedo, se vuoi, di indicarmi le due storie da recensire; se non hai preferenze, scelgo io.
Fammi sapere. Al più presto lascerò anche le valutazioni come recensione.
Spero di poterti vedere in altri miei contest:)




Di storie ne ho pubblicate solo quattro, lol, questa inclusa. Le recensioni quindi mi piacerebbe riceverle a basic instinct e hands, a cui tengo molto - ma se preferisci l'altra non c'è problema :))
Per quanto riguarda un seguito, non saprei: penso di aver perso un po' quella primigenia ispirazione che mi animava due anni fa quando la iniziai, e ce ne vuole per fare una storica, ahahah!

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Post: 46
14/09/2017 13:11
 
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Re:
Nirvana_04, 14/09/2017 12.00:


Quarta classificata
Brain Damage
di MemeMei










Grammatica: 8.4/10

La grammatica è buona, ho trovato solo qualche svista qua e là, qualche errore di battitura e un inciso dimenticato. L’unica cosa che ti consiglio è di limitare l’uso della “d” eufonica davanti a vocali uguali, tranne in casi particolari come “ad esempio”.
Di seguito ti riporto gli errori che ho trovato.

ad ogni taglio → -0.5 (penalità generica. Togli la d)
ad esternarle (togli la d)
Ci sono persone che stanno vivendo un inferno terribile, mille volte peggio del mio e questi sognerebbero una vita come la mia → -0.2 (metti una virgola dopo “mio”)
ed altre belle (togli la d)
Solo che come potrei giustificarmi davanti alla mia coinquilina se mi vedesse piena di cerotti? → -0.2 (“Solo che” usato in questa maniera è un intercalare della lingua parlata, quindi la frase risulta scorretta. Visto che è un diario, può anche andar bene, ma io inserirei comunque dei puntini di sospensione prima di “come”, renderebbe l’effetto più chiaro e impedirebbe l’errore sintattico)
Oltretutto sento la mia migliore amica vicina questi giorni → -0.2 (in questi giorni)
il realtà è solo il mio cervello che → -0.1 (in realtà)
ad una missione (togli la d)
Vedo me stessa dall'esterno, seduta sulla seggiolina con le ruote e con gli avambracci appoggiati alla scrivania mentre le dita scorrono sulla tastiera e buttano fuori i pensieri che sgorgano lenti dalla sua mente. → -0.2 (Dopo va bene l’uso della terza persona, perché il soggetto è la coscienza che vede dall’esterno, ma in questa frase il soggetto rimane “io”, quindi va scritto “dalla mia mente”)
La speranza che le cose possano a migliorare → -0.2 (possano migliorare)


Stile: 8/10

La prima cosa che ho notato è la poca versatilità della punteggiatura, che a mio parere penalizza sempre un testo: lo priva di musicalità, lo rende piatto e poco variegato, sembra che ogni cosa proceda sempre con lo stesso tono. Se volevi rendere l’idea di ripetitività dei suoi pensieri, potevi benissimo farlo senza penalizzare le pause tra i vari periodi. A mio parere, i concetti e il ciclo vizioso della vita della protagonista è reso abbastanza bene senza che venga esasperato dalla punteggiatura. Ti riporto alcuni casi:

- Non so cosa mi tenga ancora insieme, mi sembra di essere fragile come una foglia secca, basterebbe una lieve folata di vento per trascinarmi via, lontano da tutto e da tutti.
Secondo me andrebbero messi i due punti dopo “secca”; inoltre io darei più enfasi alla prima frase, mettendo un punto dopo il primo periodo.

- Ne parlo sempre in modo da sminuire il problema, di solito li accenno con una battuta, è più semplice.
Anche in questo caso metterei i due punti prima dell’ultima subordinata perché, tra l’altro, è legata al secondo periodo e questo concetto sarebbe più chiaro sintatticamente se reso con i due punti.

- Non riesco a pensare, non sono nemmeno capace di capire il perché di tutto ciò. Sento solo il respiro mozzo, allargo la cassa toracica senza inalare aria, se parlassi avrei la voce strozzata, come se avessi il magone.
Questa frase, invece, è molto lunga. Da una che ha il respiro mozzo, mi aspetto un pensiero più frammezzato, periodi più corti. Metterei un punto-virgola dopo “aria”, così da indicare anche il cambio del flusso del pensiero.

In definitiva ho trovato un uso smodato della virgola, che ha dato al testo un ritmo decrescente, come quando uno cerca di parlare a lungo con una sola inspirazione e poi il fiato, via via, viene a mancare, tanto che la voce si affievolisce fino a finire. Periodi più brevi avrebbero aiutato a creare il senso di ansietà del personaggio, avrebbero incalzato di più. Un’altra cosa che ho visto un po’ esagerata è stato l’uso dei capoversi: a parte che in alcuni casi non erano affatto necessari – di solito i capoversi servono a separare quelle parti della narrazione che indicano un cambiamento di contesto o di prospettiva o anche il passaggio tra descrizione e narrazione; in generali ho trovato che dilungassero un testo che sembrava perdersi nel foglio, troppo sparso e poco ordinato anche a livello visivo.
Per contro, mi è piaciuta l’idea del diario, molto curata: hai usato le date, il tono colloquiale e senza freni che ti ha permesso di dare una forte introspezione; ottimo l’uso dello spazio per indicare i buchi tra una scrittura all’altra nello stesso giorno, e buona la ridondanza dei concetti, atta a esasperare questa condizione viziosa e chiusa del personaggio. Ovviamente questo ha monopolizzato la scena, annullando espedienti come la descrizione e il dialogo. Forse il tutto è stato reso un po’ svuotato, a favore di una marcata e primeggiante introspezione soffocante – ed è un complimento, perché, direi, che lo scopo della storia era proprio rendere questo aspetto di blocco soffocante della protagonista.
Alcuni giochi di parole mi hanno colpito, come il seguente:

- Vorrei una bacchetta magica, ma tutto ciò che ho ottenuto finora è stato solo un gran magone.
L’accoppiamento di “bacchetta magica” e “magone” nella stessa frase ha creato un ottimo contrasto semantico e gioco fonetico. Questi particolari – intendo sfumature, metafore, variazioni lessicali – sarebbero dovute essere usate di più, per sopperire alla tipologia di testo che, di per sé, tende a essere monocorde.
Sono dell’idea che quando si fanno queste scelte stilistiche – lettera o diario, per citarne alcune – si debba bilanciare la tipologia di testo con una ricchezza stilistica, che qui è venuta un po’ a mancare, anche a causa del lessico.
Ho trovato il lessico molto ben riuscito da un punto di vista ma un po’ vuoto nell’insieme: quando usi termini per spiegare le sue crisi, per descriverle, il lessico è vario e ben adoperato, ricco e coinvolgente; nei passaggi generali invece viene trascurato, è un po’ ripetitivo e semplice.
In definitiva, ho trovato alcune parti – la maggior parte - molto ben riuscite, coinvolgenti e atte a far immedesimare il lettore nella protagonista; altre, invece, poco curate e con un effetto più blando, poco aiutate dallo stile.


Originalità e trama: 7.5/10

La trama è stata un cerchio chiuso da far paura. Mi ha ricordato un po’ l’idea di ansia e claustrofobia che mi ha fatto provare “Carnage” con Kate Winslet, un film del 2011 se non vado errato: la trama si svolge nel blocco creato nella mente del personaggio, così come quella del film si svolge in un’unica stanza. Ho trovato molte analogie con quel film: i genitori che litigano mentre i figli tornano a giocare insieme fuori, come se nulla fosse stato, così come la tua protagonista scoppia dentro mentre fuori non riesce a mostrare i suoi sentimenti; i problemi che escono fuori un po’ alla volta, formando un mosaico di eventi concatenanti e destabilizzanti, che vanno a minare l’equilibrio psichico; fattori senza alcun vero significato che scaturiscono queste crisi; il gioco ciclico con cui queste si ripresentano, così come i personaggi tornavano, ogni stramaledetta volta in quella casa. Hai creato una storia molto atipica, che comunque, per quanto io trovi analogie, è molto originale e innovativa.
Il contesto si dipana molto lentamente, dev’essere estrapolato dai pensieri ridondanti della protagonista. Pian piano capiamo che è un’universitaria che non crede in ciò che studia, non porta a compimento gli esami e ha crisi d’ansia per questo; ha paura di pesare sulla famiglia, di finanze modestie, di deludere le aspettative e di non realizzarsi. La tua storia è molto introspettiva e viene penalizzata la trama in sé. La ripetitività degli stati d’animo, di questa gabbia che la tiene prigioniera, penalizza il contesto. Sappiamo davvero poco del mondo che la circonda, le atmosfere descritte sono solo quelle interiori; quindi si perde il background generale. L’intreccio è ristretto a pochi accenni, come quelli che sopra citati, e non hanno il giusto valore. Questo crea diversi problemi ad alcuni punti – come l’intreccio e la messa in disparte di alcuni personaggi che, se approfonditi, avrebbero aiutato a solidificare il contesto e le dinamiche – ma dall’altra parte ti permette di dare profondità a questa protagonista e alle sue emozioni.
Mi sarebbe piaciuto, infine, capire quale sia, alla fine, il problema della protagonista e, cosa poco approfondita o chiarita, quale sia il legame sintomatico con il suo compleanno.
Anche il tema della musica è molto blando e non spicca quando dovrebbe. I suoi effetti sulla protagonista non sembrano essere costanti o così di aiuto come ella dice, tranne in quelle occasioni in cui riesce a fare presa. Avrei pensato che la musica forse un perno nella sua vita, che l’aiutasse o la tenesse a galla, ma è qualcosa che citi all’inizio e di cui ti ricordi alla fine, ma manca nello svolgimento.


Titolo e impaginazione: 5/5

Il testo è giustificato, anche se si presenta molto dispersivo a causa dei continui capoversi. Il testo risulta comunque con una buona impaginazione di base, la pagina è pulita e ordinata.
Il titolo, all’inizio, mi ha diviso un po’. Di solito non amo i titoli in inglese, ma in questo caso era un ottimo riferimento diretto alla canzone dei Pink Floyd, che la protagonista ascolta volentieri lungo il racconto. Un titolo però non dovrebbe solo rimandare a un particolare ma essere esplicativo di una trama, significativo, rappresentativo. Il titolo, secondo me, richiama molto bene questo “antidoto” alla “pigrizia” e incapacità di reagire della protagonista, ma nella mia mente richiamava anche un problema fisico, che si doveva andare a collegare con una trama che trovava uno sbocco, una ragione (soprattutto perché a un certo punto tu dici che lei aspetta dei risultati clinici, se non sbaglio). Questa soluzione, questa spiegazione, però, non arriva e per un attimo, lì per lì, mi hai lasciato in uno stato confuso e interdetto. Poi ho capito che il titolo richiama la visione della protagonista: ella è convinta di avere un problema che vada a spiegare la sua inettitudine, le sue crisi di panico, la sua ansia e la sua aggressività; il titolo è, ancora una volta, parte del pensiero del punto di vista narrante.
Anche il titolo, come la trama, mi ha scioccato, mia ha fuorviato: mi ha fatto credere una cosa per poi darmene un’altra. Mi ha sorpreso, inoltre l’ho trovo molto ben congeniato. Complimenti!


Caratterizzazione dei personaggi: 8.5/10

Dico subito che, sostanzialmente, il motivo per cui non hai punteggio pieno è la scelta che hai fatto riguardo i personaggi. A parte la protagonista, di cui parlerò fra poco, non hai approfondito gli altri, tanto che sembrano solo presenze indipendenti dalla trama, il che non è esattamente vero.
I genitori! Di loro dai un piccolo background, ne dimostri i sacrifici che fanno per mantenere gli studi della figlia, però non ne dipingi la parte fondamentale: il rapporto con lei. La vita della ragazza, i suoi attacchi, non sono elementi che possono passare inosservati a una famiglia o a degli amici, per quanto lei provi a nasconderli. Quindi, mi chiedo: i genitori dove sono? In che rapporti è con loro?
Un elemento di cui si sente di più la mancanza è una caratterizzazione della coinquilina: vive a stretto contatto con la giovane, ma neanche di lei sappiamo molto. Nota gli attacchi? Come reagisce? È spaventata, preoccupata, indifferente? Sono amiche o dividono semplicemente lo stesso appartamento?
Hai curato poco il contesto, focalizzandoti solamente sull’unico personaggio su cui è possibile parlare.
La protagonista è una presenza che si attacca al cervello del lettore. Anche se manca – e a ragione – la sua descrizione fisica, è lo stesso facilmente da immaginare. Anzi, è facilissimo immedesimarsi in lei, poiché l’assenza di connotati specifici fanno sì che può essere chiunque, persino il lettore.
È stata la parte che hai meglio curato, direi quasi che ella è l’intera storia, la sua mente è la storia. Seppur manchi una ragione razionale, io ho visto quella vena folle che attanaglia molti ragazzi della sua età, che forse in lei è portata agli estremi. Fatto sta che il tuo personaggio è intrappolato nella sua insicurezza, nell’apatia che ha preso il sopravvento sulla sua vita; la paura è un blocco che gestisce a piacimento le sue giornate. Sente i sogni forse troppo grandi per poterli realizzare, così inverosimili che sperarci sembra una sciocchezza che la atterrisce. Sembra quasi rappresentare l’orologio di Shopenhauer: scatta da momenti di apatia/grigi a picchi di nervosismo e paura/neri; e solo per effimeri momenti passa, mentre è in movimento da un punto all’altro, da momenti di speranza.
Ho apprezzato molto il suo distacco da se stessa, il suo senso critico che si scontra con la parte di lei che è fortemente legata, che sembra quasi aver bisogno di star male per giustificare il suo non reagire. Questa dualità sempre in conflitto, che rappresenta molto bene il labirinto senza uscita in cui è rinchiusa.
Un ultimo accenno va fatto al suo continuo pensare alla morte ma sapere di non essere abbastanza disperata da farlo. L’ho trovato un concetto molto profondo e realistico: si dev’essere disperati e già morti dentro per compiere un gesto simile. Mentre lei, a dispetto dei suoi pensieri e, forse, proprio per quelli, lotta e spera.


Gradimento personale: 4/5

Hai presente il film che ti ho citato prima? Beh, quando l’ho visto ho giurato al mio povero stato mentale che non lo avrei più rivisto. Tu, con il tuo testo, mi hai fatto provare le stesse sensazioni di ansia e claustrofobia, il che – possiamo dedurre – implica il fatto che l’introspezione è più che ben riuscita. Inoltre alcune parti, alcuni momenti da te descritti nella vita di questa ragazza, mi hanno ricordato dei passati, squarci del mio passato che avrei lasciato lì ma che comunque risvegliare mi ha aiutato anche a capire. Comprendo perfettamente la confusione della protagonista, la sua insicurezza e la pressione che si sente addosso; altre parti erano totalmente lontane da me ma tu hai reso talmente bene che sono comunque arrivate.
Come quel film, però, il tuo testo mi ha lasciato con un’insoddisfazione: è questa la fine? È molto aperta, per certi versi adatta alla storia, però a me mi lascia un po’ così, all’aria. Non credo di saper spiegare meglio questa sensazione, è come se questo circolo vizioso, alla fine, dicesse: è inutile che continuo a girarti davanti agli occhi, tanto è sempre così; può bastare. E la soluzione? Ecco, questo mi sconvolge sempre, è la stessa sensazione provata in quella sala cinematografica. Mi hai lasciato a boccheggiare, sul serio. Sono sensazioni che restano, che mi hanno colpito e lasciato… così.

Punteggio: 41.4/50





Innanzitutto vorrei ringraziarti per il tempo speso a leggere e correggere in modo così dettagliato le storie. Per quanto riguarda il resto sono generalmente contenta della recensione che mi hai lasciato. Infatti sono arrivata più in alto rispetto ad alcuni contest precedenti, perciò mi sento molto soddisfatta.   
Prendo nota degli appunti sulla grammatica e lo stile, spero di poter migliorare in futuro. Inoltre immaginavo che mi sarebbero stati tolti dei punti per la trama e per la caratterizzazione, effettivamente avrei dovuto costruire meglio il contorno, spiegare le relazioni con gli altri personaggi. Diciamo che mi ero concentrata sulla protagonista e avevo trascurato il resto per rendere meglio il suo punto di vista: tutto viene appiattito quando si sta male, le relazioni si incrinano e regna solo una grande indifferenza. Infatti non conta più chi le sta intorno in quanto il suo dolore è totalizzante. Inoltre non ho voluto dichiarare quale malattia fosse perché alla fine non conta dare un nome ai propri demoni, ma importa solo come li si affronta. Però terrò in ogni caso in considerazione i tuoi consigli, li trovo davvero utili e accurati.
Invece sono contenta che tu abbia apprezzato il titolo. Mi venne in mente improvvisamente, proprio mentre ascoltavo i Pink Floyd. A proposito di musica, mi rodo le mani per non aver spiegato meglio il rapporto tra essa e la a protagonista, peccato.
Per concludere, il finale l'ho lasciato volutamente aperto. Ero consapevole di portare una storia angosciante, una lettura decisamente non leggera, e non so se la sensazione di boccheggiamento che ti ha lasciato sia positiva o negativa. Se non altro sono riuscita nella mia impresa di base: trasmettere emozioni.
Allora ci rivedremo nell'altro contest (e chissà come andrà   )!

PS: Il film non lo conoscevo, purtroppo. Ora sono curiosa, penso proprio che andrò a vederlo!
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14/09/2017 13:44
 
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Re: Re: Re:
aware_, 14/09/2017 13.02:




Di storie ne ho pubblicate solo quattro, lol, questa inclusa. Le recensioni quindi mi piacerebbe riceverle a basic instinct e hands, a cui tengo molto - ma se preferisci l'altra non c'è problema :))
Per quanto riguarda un seguito, non saprei: penso di aver perso un po' quella primigenia ispirazione che mi animava due anni fa quando la iniziai, e ce ne vuole per fare una storica, ahahah!




Vanno benissimo le storie che hai scelto!^^
Sì, so quanto è difficile. Le storiche sono imprese in cui non credo mi cimenterò mai. Io comunque terrò gli occhi aperti:)

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14/09/2017 13:48
 
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Re: Re:
MemeMei, 14/09/2017 13.11:




Innanzitutto vorrei ringraziarti per il tempo speso a leggere e correggere in modo così dettagliato le storie. Per quanto riguarda il resto sono generalmente contenta della recensione che mi hai lasciato. Infatti sono arrivata più in alto rispetto ad alcuni contest precedenti, perciò mi sento molto soddisfatta.   
Prendo nota degli appunti sulla grammatica e lo stile, spero di poter migliorare in futuro. Inoltre immaginavo che mi sarebbero stati tolti dei punti per la trama e per la caratterizzazione, effettivamente avrei dovuto costruire meglio il contorno, spiegare le relazioni con gli altri personaggi. Diciamo che mi ero concentrata sulla protagonista e avevo trascurato il resto per rendere meglio il suo punto di vista: tutto viene appiattito quando si sta male, le relazioni si incrinano e regna solo una grande indifferenza. Infatti non conta più chi le sta intorno in quanto il suo dolore è totalizzante. Inoltre non ho voluto dichiarare quale malattia fosse perché alla fine non conta dare un nome ai propri demoni, ma importa solo come li si affronta. Però terrò in ogni caso in considerazione i tuoi consigli, li trovo davvero utili e accurati.
Invece sono contenta che tu abbia apprezzato il titolo. Mi venne in mente improvvisamente, proprio mentre ascoltavo i Pink Floyd. A proposito di musica, mi rodo le mani per non aver spiegato meglio il rapporto tra essa e la a protagonista, peccato.
Per concludere, il finale l'ho lasciato volutamente aperto. Ero consapevole di portare una storia angosciante, una lettura decisamente non leggera, e non so se la sensazione di boccheggiamento che ti ha lasciato sia positiva o negativa. Se non altro sono riuscita nella mia impresa di base: trasmettere emozioni.
Allora ci rivedremo nell'altro contest (e chissà come andrà   )!

PS: Il film non lo conoscevo, purtroppo. Ora sono curiosa, penso proprio che andrò a vederlo!



Sono felice che la valutazione possa esserti utile e che tu l'abbia apprezzata. Ho capito il tuo intento nell'appiattire il mondo intorno secondo la visione del personaggio, e il tuo lavoro nel complesso è molto buono.
Riguardo alla sensazione...  ... diciamo che è un misto: senza ombra di dubbio è positiva perché mi hai trasmesso l'abisso vizioso in cui è prigioniera la protagonista, e quindi è un punto a favore del buon modo in cui hai trattato il tema e l'argomento in esame; ma da un verso strettamente personale è... beh, vedi il film e capiraiXD
Comunque è positivo, perché è un effetto riuscito, quindi tranquilla^^
Non vedo l'ora di leggere l'altra storia. Al prossimo contest!

milla4
[Non Registrato]
14/09/2017 16:36
 
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Re:
Nirvana_04, 14/09/2017 11.57:

<div style="text-align: center;"><span style="color: #993300;"><strong><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;"><span style="font-size: 18pt;"><span style="font-size: 14pt;">Quinta classificata</span>
Solo un gioco
</span> </span></strong></span></div>
<div style="text-align: center;"><span style="color: #993300; font-size: 14pt;"><strong><span style="font-family: 'times new roman', times;">di milla4





</span></strong></span></div>










<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;"><strong>Grammatica: 4/10
</strong>
</span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">&Egrave; stata una strage, lo devo ammettere. Il testo &egrave; poco curato, poich&eacute; gli errori che hai fatto, per la maggior parte, sono errori di battitura, tantissimi doppi spazi dappertutto, d eufoniche &ndash; che io consiglio sempre di usare solo tra vocali uguali. Molto spesso ti &egrave; sfuggito di vista il plurale e il singolare. Ho gi&agrave; letto altri tuoi scritti e so che questi errori non sono da te. Mi chiedo se non hai sbagliato a mandarmi il file, perch&eacute; &egrave; stato davvero un campo minato. Un vero peccato, perch&eacute;, come vedrai pi&ugrave; avanti, molti punti erano pi&ugrave; che buoni. </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Ma andiamo con ordine. </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Un errore che hai commesso e che ti ha sottratto una grande penalit&agrave; sono stati i dialoghi. Metto qui le regole generali, nella lista non riporto tutti gli errori perch&eacute; sono sempre gli stessi: </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">1. Il trattino alla fine, se la battuta non &egrave; composta, non va messo, come nel seguente caso: </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">- Entro stanotte potresti aver finito.- </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">2. I punti vanno inseriti o all&rsquo;interno del dialogo o nella battuta narrativa, se dopo il discorso &egrave; indipendente. Inoltre, i trattini vanno separati dal dialogo. Esempio: </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">-Hai ancora tempo: se&hellip; se ti metti all&rsquo;opera- a quella parola un ghigno comparve sul volto della giovane di fronte a lei. (La forma corretta sarebbe stata: - Hai ancora tempo: se&hellip; se ti metti all&rsquo;opera. &ndash; A quella parola un ghigno[&hellip;]) </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">3. Nel caso qui sopra indicato, il discorso dopo il dialogo va messo in maiuscolo perch&eacute; non introduce un verbo dicendi. In presenza di quest&rsquo;ultimo, invece, il discorso continua in minuscolo. </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Di seguito, gli altri errori.

</span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">le schegge dello specchio frantumato solleticarle la pianta del piede&rarr; -0.5 (penalit&agrave; generica per i doppi spazi) </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">pianta del piede destro; il latrato di un cane lontano la </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">la fretta &egrave; una cattiva consigliera e lei quella sera non doveva sbagliare </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">corrotta dal pudore, era accasciato contro </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">come una bomba ad aria compressa; di quello che una volta era stato un (Fino a qui ti ho segnato le frasi dove ci sono doppi spazi, ma il testo &egrave; pieno di questi errori di battitura e dovresti dare una revisione al tutto) </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">i due corpi erano appoggiato l&rsquo;uno sull&rsquo;alto, come l&rsquo; abbraccio funereo della morte. &rarr; -0.2 </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Lui, vecchio con la bocca spalancata regalando un urlo muto, la faccia gonfia di liquidi, il viso sformato, gonfio di viscido liquido &rarr; -0.2 (&ldquo;vecchio con la bocca spalancata, come a regalare un urlo muto&rdquo;. Inoltre, ripeti due volte lo stesso concetto.) </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Di quello scempio sarebbe rimasta solo cenere e fumo &rarr; -0.2 (sarebbero rimasti) </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Due leoni scolpiti delle zampe della scrivania in legno pregiato &rarr; -0.2 (Questa frase &egrave; molto confusa. Volevi dire che nei piedi del tavolo sono scolpite le zampe di un leone? Va rivista un po&rsquo;) </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">un oscura vitalit&agrave; &rarr; -0.2 (un&rsquo;oscura) </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">nessuna emozione un quella mano &rarr; -0.1 (in quella mano) </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">l&rsquo;eccitazione ed il piacere non le entrava dentro, rimaneva all&rsquo;esterno &rarr; -0.2 (&ldquo;non le entravano dentro, rimanevano all&rsquo;esterno&rdquo;. Inoltre dovresti togliere la d)) </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">che poco istanti dopo &rarr; -0.2 (pochi) </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">in quel luogo vi erano solo il letto su stava sbavando &rarr; -0.2 (su cui stava sbavando) </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">La casa era vuota, anche l&rsquo;ultimo invitato, quello pi&ugrave; alticcio era stato opportunamente &rarr; -0.2 (&ldquo;quello pi&ugrave; alticcio&rdquo; &egrave; un&rsquo;attribuzione, va considerato inciso. Metti una virgola dopo &ldquo;alticcio&rdquo;) </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Hai il ventiquattro?- la voce di Alice era decisa: non era pi&ugrave; la sua piccolina, non pi&ugrave; da quando l&rsquo;incidente gliel&rsquo;aveva portata via e un altro gliel&rsquo;aveva ridata. &rarr; -1.5 (penalit&agrave; generica) </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Sapeva prima che o poi sarebbe successo &rarr; -0.2 (Sapeva che prima o poi) </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">ad esserle &rarr; -0.5 (penalit&agrave; generica. Togli la d) </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Lo capiva dai continui sospiri mentre sua l&rsquo;altra parlava ed a quel punto mise in gioco tutto il rancore accumulate in tanto tempo. &rarr; -0.3 (o metti &ldquo;l&rsquo;altra&rdquo; o metti &ldquo;sua madre. Inoltre &egrave; &ldquo;accumulato&rdquo;) </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">quella mano, quel tocco della fronte erano stati quasi fastidiosi per lei &rarr; -0.2 (&ldquo;quel tocco della fronte&rdquo; &egrave; un inciso, aggiungi una virgola. Inoltre il verbo va messo al singolare) </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">volevo solo uscire fuori da questo giro perverso di distruzione &rarr; -0.1 (voleva) </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Rovist&ograve; sulla scrivania di sua madre, ma non trov&ograve; nulla solo appunti per una cena a cui non sarebbe ovviamente mai andata. &rarr; -0.1 (Metti una virgola dopo &ldquo;nulla&rdquo; o, ancora meglio, i due punti) </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Alz&ograve; la tesa &rarr; -0.1 (la testa) </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">sapeva dove sua madre tenesse i sacchi per la &ldquo;consegna&rdquo; &rarr; -0.2 (teneva) </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">prese il sacco dove dietro scorse delle carte ingiallite dagli anni. &rarr; -0.2 (Questa frase &egrave; confusa: io metterei &ldquo;dietro al quale&rdquo;) </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">tra questi vi era un un biglietto solitario con solo una scritta &rarr; -0.1 (togli un &ldquo;un&rdquo;) </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">il luogo dove sua made diceva id andare &rarr; -0.1 (madre) </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">dalle grande guance rosse &rarr; -0.1 (grandi) </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">La strada i notte &rarr; -0.1 (di notte) </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">ad una lavanderia (togli la d) </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">nessun indizio malattia o di scarso nutrimenti erano solo infinti e vivi &rarr; -0.2 (Questa frase &egrave; completamente sbagliata, va riscritta in modo completamente diverso) </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">L&rsquo;uomo di ferm&ograve; &rarr; -0.1 (si ferm&ograve;) </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">ad un fratello (togli la d)


</span></div>
<div style="text-align: justify;"><strong><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Stile: 6/10

</span></strong></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Un gravissimo problema dello stile di questa storia &egrave; la punteggiatura. Non posso considerare tali errori sintattici, perch&eacute; tecnicamente il pi&ugrave; delle volte usi semplicemente mettere pi&ugrave; principali nello stesso periodo &ndash; e non &egrave; errore &ndash; per&ograve; lo fai con frasi che non c&rsquo;entrano niente le une con le altre; oppure usi il punto virgola tra frasi distinte e separate; in molti casi hai ignorato invece l&rsquo;uso dei due punti. Tutto questo ha penalizzato moltissimo la lettura che, insieme a tutti gli errori presenti, procede a singhiozzo. Il testo risulterebbe molto pi&ugrave; scorrevole con la giusta interpunzione, la narrazione sarebbe pi&ugrave; limpida e le relazioni sintattiche pi&ugrave; chiare e meno confusionarie. La storia ne guadagnerebbe moltissimo, perch&eacute;, come dir&ograve; meglio tra poco, il tuo modo di scrivere &egrave; molto piacevole. Ma, anche qui, procediamo con ordine! </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Ti riporto un esempio, per spiegarmi meglio:

</span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">- Ingrid entr&ograve; con circospezione, le unghie laccate di rosso rubavano la luce dell&rsquo;unica lampada poggiata malamente per terra: il paralume era coperto di sangue raggrumato. </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">In questo caso, il fatto che il paralume fosse coperto di sangue non ha nulla a che vedere con il fatto che le sue unghie sono rosse; quindi non vanno usati i due punti. Diverso sarebbe stato se le unghie &ldquo;apparivano&rdquo; rosse. Ti faccio un esempio: </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">- Ingrid entr&ograve; con circospezione, le unghie che rubavano la luce dell&rsquo;unica lampada poggiata malamente per terra, laccandosi di rosso: il paralume era coperto di sangue raggrumato. </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">In questo esempio, i due punti vanno bene perch&eacute; tu spieghi per quale motivo la luce che le sue unghie catturano &egrave; rossa.

</span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Ci sono moltissimi altri casi, soprattutto dell&rsquo;uso della virgola e del metodo, molto confusionario e caotico, in cui relazioni i vari periodi principali, nel testo, ma non li riporter&ograve;. Devi per&ograve; curare molto questo aspetto del tuo stile. </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Un&rsquo;altra cosa, questa credo sia stata dovuta dalla fretta, che ti ha penalizzato sono state alcune ripetizioni, a volte di interi concetti (come ho riportato in uno degli errori di sopra), altri di parole presenti nello stesso rigo. Anche in questo caso, va ridata una limatura al testo. Il lessico, in generale, &egrave; comunque semplice e di facile comprensione, ma &egrave; usato molto bene e coinvolge, sapendo arricchirsi nei spezzoni descrittivi o in quelli dove la narrazione segue passo passo le gesta della ragazza. </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Detto questo posso dire che comunque ci sono delle note molto positive nel tuo racconto, a partire dal modo in cui hai gestito gli spazi: amalgami molto bene parti descrittive alla narrazione, aggiungendo i giusti dettagli per creare l&rsquo;ambientazione, sono molto mirati; inoltre anche i dialoghi sono gestiti molto bene, hanno rappresentato benissimo i due personaggi. </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Un complimento va sicuramente a certe espressioni, metafore, che io ho trovato non solo ben scritte e originali, attinenti al testo, ma soprattutto coinvolgenti, che facevano immedesimare molto bene nelle atmosfere, come quella che usa per descrivere le due emozioni che l&rsquo;hanno guidata all&rsquo;ultimo folle gesto o la descrizione metaforica della morte e del gioco. </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">La scelta di usare entrambi i punti di vista per narrare la vicenda ha fatto s&igrave; che entrambe le due introspezioni venissero chiarite al lettore; inoltre hai gestito molto bene il cambio di Pov, sapendo usare &ldquo;l&rsquo;occhio della telecamera&rdquo; senza sbavare o cadere fuori. Complimenti.


</span></div>
<div style="text-align: justify;"><strong><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Originalit&agrave; e trama: 10/10

</span></strong></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Come puoi vedere dal risultato in questa voce, la trama &egrave; stata molto ben congeniata. A partire dall&rsquo;originalit&agrave;! Il patto con la morte &egrave; un tema usato molto sia nella narrativa che, soprattutto, nei film; per&ograve; ho assolutamente trovato originale l&rsquo;immagine di una Morte &ldquo;giardiniere&rdquo;. Hai creato una bellissima antitesi di concetti: la Morte, che per sua definizione &egrave; distruzione e annullamento, ha un giardino, il quale dovrebbe essere per definizione simbolo di vita e vigore. Questa scena &egrave; stata resa molto bene, con le giuste descrizioni e atmosfere. Inoltre ben pensato &egrave; anche il patto originale che stringe con la morte: tante vite, ogni anno, quanti sono gli anni che ha; ogni anno una vita in pi&ugrave;. Hai davvero fatto un ottimo lavoro. </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Riguardo alla trama, anche qui, sei riuscita molto bene nell&rsquo;organizzazione delle varie scene. Hai gestito molto bene le informazioni, creando curiosit&agrave; e intrigo. Penso che sia stata un&rsquo;ottima scelta quella di rivelare solo in un secondo momento il legame familiare tra Alice e Ingrid &ndash; un legame che, come dir&ograve; dopo, si &egrave; reciso molto tempo prima della scena fatale, il giorno dell&rsquo;incidente in realt&agrave; &ndash; perch&eacute; ha creato sorpresa e sbigottimento, per poi portare alla comprensione e alla riflessione, tratti questi che hanno reso avvincente la lettura. Molto bene, quindi, questo svelare un po&rsquo; per volta: all&rsquo;inizio pensavo che Ingrid fosse la Morte o una sua sicaria; poi si capisce che &egrave; una vittima costretta da un patto, ma solo in un secondo momento viene svelato che questo patto non &egrave; stato voluto da lei. Le ultime due scene prima dell&rsquo;epilogo sono state molto bene rese e esplicative delle due donne: la morte della madre esplica il suo sacrificio e allo stesso tempo il dolore di Ingrid; mentre la parte nel &ldquo;giardino&rdquo; &ndash; che sembra l&rsquo;altra faccia del giardino dell&rsquo;Eden &ndash; chiude questo cerchio che non ha pi&ugrave; molto senso senza Alice (visto che era lei a volere la vita della figlia). In ultimo questo mi ha fatto molto pensare alla famosa frase: un genitore non dovrebbe sopravvivere ai propri figli. Ingrid, quindi, dopo la morte della madre si sente libera d i poter ricercare la sua fine, visto che &egrave; sopravvissuta abbastanza da poter vegliare sua madre nel momento della sua dipartita.


</span></div>
<div style="text-align: justify;"><strong><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Titolo e impaginazione: 4.5/5

</span></strong></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Manca il testo giustificato. Inoltre ho notato un&rsquo;altra cosa, forse non te ne sei accorta. Per dividere i vari Pov tu utilizzi il simbolo dell&rsquo;infinito, e va benissimo. Per&ograve; non capisco perch&eacute; solo in uno dei cambi hai inserito il nome del personaggio, come a indicare di chi fosse il Pov, mentre negli altri non lo hai fatto. </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Il titolo &egrave; molto semplice, ma l&rsquo;ho trovato comunque intrigante e, cosa molto importante, affine con la trama e il suo messaggio. L&rsquo;ho trovato leggero, quasi &ldquo;galleggiante&rdquo;, un po&rsquo; come &egrave; la parte finale della Morte, in questa sua quotidiana potatura del suo giardino. Mi ha trasmesso un senso di &ldquo;superficialit&agrave;&rdquo;, in senso positivo, proprio perch&eacute; per lei &egrave; un gioco come un altro, senza alcuna importanza. Questo concetto &egrave; espresso molto bene e si denota anche dalla disperata richiesta finale con cui Ingrid implora di farla finita: ha reso il contrasto tra l&rsquo;orrore per lei e la consuetudine per la Morte, una richiesta di poco conto. Complimenti!


</span></div>
<div style="text-align: justify;"><strong><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Caratterizzazione dei personaggi: 10/10

</span></strong></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Direi che i protagonisti sono tre, e tutti e tre &ndash; chi pi&ugrave; e chi meno, in base alla loro importanza &ndash; sono stati ben curati lungo la narrazione. </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Partiamo dalla madre, Alice: donna altolocata, che incarna in modo estremo il desiderio di una madre, o meglio di un genitore: non sopravvivere ai propri figli. Ed &egrave; a questo desiderio che si attacca giorno dopo giorno, anno dopo anno, alfine di portare avanti questo patto perverso con la morte. Una madre darebbe la sua vita e quella degli altri per un figlio, e Alice fa entrambe le cose. &Egrave; vero per&ograve; che la sua caratterizzazione non si limita solo a questo profondo ma semplice concetto. C&rsquo;&egrave; in lei anche un senso di orrore e senso di colpa, egoismo e debolezza che vengono fuori nel momento del confronto con la figlia. Sa quanto &egrave; sbagliato, sa quanto orrore passa nell&rsquo;anima della ragazza, eppure non ne pu&ograve; fare a meno, egoisticamente; questo la designa come donna debole, incapace di trovare il bene per la figlia ma piuttosto un bene per lei, per non vivere con la perdita. Da questo punto di vista, il suo personaggio &egrave; insensibile e fragile, ma comunque molto umano. </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Poi c&rsquo;&egrave; Ingrid, lei &egrave; la protagonista indiscussa: ne dai una sparsa descrizione fisica, senza creare un malloppo descrittivo, il che &egrave; una tecnica che io prediligo alla solita lista. La descrivi come una ragazza dai tratti carini; ci&ograve; che mi ha colpito di pi&ugrave;, per&ograve;, &egrave; lo smalto rosso delle unghie, come un segno di malvagit&agrave; (proprio per la classica associazione del rosso come colore del diavolo e del malocchio). Il suo personaggio si trascina avanti sempre con meno forza, l&rsquo;ho trovato con una doppia valenza: se da un lato uccide solo per fa felice sua madre &ndash; ed &egrave; infatti proprio a lei che chiede di poterla far finita &ndash; dall&rsquo;altro &egrave; anche vero che una parte di lei sembra non desiderare davvero la morte, o comunque temerla &ndash; e questo si pu&ograve; vedere dal palpito che sente mentre il vecchio si avvicina. Ho compreso la doppia valenza anche dei suoi sentimenti: l&rsquo;amore per la madre da un lato; la rabbia e l&rsquo;odio per la sua maledizione dall&rsquo;altro. E tutto si versa verso questa donna che lei non vede pi&ugrave; neanche come una madre, non sempre almeno. Questo contrasto, questa dualit&agrave;, sono stati resi molto bene. </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">E infine, non posso non spendere due parole per la figura che pi&ugrave; mi ha affascinato: la Morte. Un vecchio sadico eppure stanco, sereno e compassionevole; sembra una figura strettamente legata con il suo ruolo. In realt&agrave; sono la stessa cosa, ma il fatto che tu l&rsquo;abbia incarnata in un corpo la rende in qualche modo pi&ugrave; tangibile. Ingrid definisce il suo un &ldquo;gioco&rdquo;, ma io direi che si possa dire anche che &egrave; &ldquo;nella sua natura&rdquo; di Morte; essa non ha morale, e si muove come gli viene pi&ugrave; logico fare, senza sentimentalismi o ragionamenti; semplicemente compie il suo dovere. Ho trovato molto originale questa figura in associazione con quella di un vecchio che si occupa del suo giardino. E cos&rsquo;&egrave; che fa? Uccide, taglia i rami secchi, quelli che non hanno pi&ugrave; ragion di vivere o restare legati a questo mondo. Un&rsquo;immagine che mi ha colpito davvero tanto. Complimenti!


</span></div>
<div style="text-align: justify;"><strong><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Gradimento personale: 3/5

</span></strong></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Tu non puoi avere idea di quanto io abbia amato la trama e l&rsquo;originalit&agrave; di questa storia, e quanto sia stato, comunque, difficile arrivare alla fine. Avrei tanto voluto&hellip; no, non lo posso dire o ti sconvolgerei. Per&ograve; mi hai fatto arrabbiare, ecco! Una cos&igrave; bella idea non pu&ograve; essere resa con cos&igrave; tanti errori di distrazione e poca cura della narrazione. Ci sono stati picchi di metafore molto belle, che mi fanno capire quanto tu sia in gamba, per&ograve; il risultato finale &egrave; ostico e confusionario. Devi stare molto attenta con la punteggiatura, interi periodi li ho dovuti leggere pi&ugrave; volte per capirli. </span></div>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Infine, avrei tanto voluto dire che ho adorato il tutto, ma la verit&agrave; &egrave; che l&rsquo;idea era l&igrave;, pronta a farsi ammirare, ma non &egrave; stata fatta bella per il suo debutto!

</span></div>
<div style="text-align: justify;"><strong><span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;">Punteggio: 37.5/50 </span></strong></div>



Lo so, lo so... è una tragedia questa storia.
Sapevo che sarei arrivata tra le ultime, ma l'idea era lì e non mi andava di sprecarla.
La storia è stata finita il giorno stesso in cui l'ho inviata da un bar, visto che ero senza internet. Insomma, ho dovuto fare tutto in fretta e, sì, sono stata una stupida.
Dovevo ritirarmi forse, ma l'idea mi piaceva e volevo comunque un giudizio.

Escludendo la parte "fisica", sono davvero emozionata per come sia stat recepita la storia perché era un tema complesso da portare su carta e vedere come abbia avuto successo mi rende felice.

Quella del patto è stata l'idea originaria, inizialmente (come avevo poi accennato in un post del contest) avevo intenzione di inserire un controparte storica, ma che poi non mi ha convinta.

Devo ringraziarti, perché nel precedente contest mi hai aiutato a capire che il troppo narrativo, senza dialogo, sono un mattone e ho potuto lavorare su questo.

Per quanto riguarda la "Ingrid" tra gli infinito è perché non sapevo come far capire che fosse lei a parlare, non volevo si confondesse con Alice. Rileggendo è orrendo messo così!


Per quanto riguarda la Morte, non avrei potuta inserirla in modo diverso, in mente me l'ero immaginata proprio così, a "potare" vite secche. Un po' inquietante in effetti...



Che dire? Grazie molte per la pazienza e per il lavorone che ti è costato, mi sento tremendamente in colpa!

A presto
milla4
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14/09/2017 18:17
 
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Re: Re:
milla4, 14/09/2017 16.36:



Lo so, lo so... è una tragedia questa storia.
Sapevo che sarei arrivata tra le ultime, ma l'idea era lì e non mi andava di sprecarla.
La storia è stata finita il giorno stesso in cui l'ho inviata da un bar, visto che ero senza internet. Insomma, ho dovuto fare tutto in fretta e, sì, sono stata una stupida.
Dovevo ritirarmi forse, ma l'idea mi piaceva e volevo comunque un giudizio.

Escludendo la parte "fisica", sono davvero emozionata per come sia stat recepita la storia perché era un tema complesso da portare su carta e vedere come abbia avuto successo mi rende felice.

Quella del patto è stata l'idea originaria, inizialmente (come avevo poi accennato in un post del contest) avevo intenzione di inserire un controparte storica, ma che poi non mi ha convinta.

Devo ringraziarti, perché nel precedente contest mi hai aiutato a capire che il troppo narrativo, senza dialogo, sono un mattone e ho potuto lavorare su questo.

Per quanto riguarda la "Ingrid" tra gli infinito è perché non sapevo come far capire che fosse lei a parlare, non volevo si confondesse con Alice. Rileggendo è orrendo messo così!


Per quanto riguarda la Morte, non avrei potuta inserirla in modo diverso, in mente me l'ero immaginata proprio così, a "potare" vite secche. Un po' inquietante in effetti...



Che dire? Grazie molte per la pazienza e per il lavorone che ti è costato, mi sento tremendamente in colpa!

A presto
milla4




Assolutamente!
Quando, nel gradimento personale, ho detto "mi hai fatto arrabbiare" intendevo in modo... affettivo, se mi posso permettere. Ho letto altre tue storie, e le ho apprezzate molto, sia originali che fandom; e tutte hanno avuto cura "fisica" che contestuale ed introspettiva. In questa c'erano le ultime due, ma inaspettatamente non c'era la prima. Mi ha sbalordito.
Adesso capisco, e credimi se ti dico che ho preferito che tu l'abbia consegnata. Non avrei rinunciato a leggere un'idea simile per niente al mondo. Non è stato un lavoro pesante che mi ha annoiato, ma mi dispiace sempre dare questi voti ed esprimere pareri come quello che ti ho dato nello "stile". Ecco cosa intendevo con "mi hai fatto arrabbiare". Sapevo che poteva essere migliore, perché è nelle tue capacità! Forse ho preso troppe libertà informali nei tuoi confronti, scusa. Ma alla tua storia tenevo e mi è piaciuta tanto che poi mi è dispiaciuto ancora di più per i voti in quelle voci.
Spero comunque che tu la riprenda in mano. Ne vale veramente la pena. E spero di rivederti in un altro mio contest, perché so di poter contare sulle tue idee originali e coinvolgenti.
A presto!

milla4
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14/09/2017 18:52
 
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Re: Re: Re:
Nirvana_04, 14/09/2017 18.17:




Assolutamente!
Quando, nel gradimento personale, ho detto "mi hai fatto arrabbiare" intendevo in modo... affettivo, se mi posso permettere. Ho letto altre tue storie, e le ho apprezzate molto, sia originali che fandom; e tutte hanno avuto cura "fisica" che contestuale ed introspettiva. In questa c'erano le ultime due, ma inaspettatamente non c'era la prima. Mi ha sbalordito.
Adesso capisco, e credimi se ti dico che ho preferito che tu l'abbia consegnata. Non avrei rinunciato a leggere un'idea simile per niente al mondo. Non è stato un lavoro pesante che mi ha annoiato, ma mi dispiace sempre dare questi voti ed esprimere pareri come quello che ti ho dato nello "stile". Ecco cosa intendevo con "mi hai fatto arrabbiare". Sapevo che poteva essere migliore, perché è nelle tue capacità! Forse ho preso troppe libertà informali nei tuoi confronti, scusa. Ma alla tua storia tenevo e mi è piaciuta tanto che poi mi è dispiaciuto ancora di più per i voti in quelle voci.
Spero comunque che tu la riprenda in mano. Ne vale veramente la pena. E spero di rivederti in un altro mio contest, perché so di poter contare sulle tue idee originali e coinvolgenti.
A presto!




Ma quali libertà? Hai ragione e non mi sono affatto arrabbiata o altro, anzi.
Ovviamente parteciperò, ma prometto che rileggerò fino alla nausea e cercherò (internet e esami permettendo) di consegnare molto prima [SM=g27986]
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14/09/2017 19:19
 
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Re: Re: Re: Re:
milla4, 14/09/2017 18.52:




Ma quali libertà? Hai ragione e non mi sono affatto arrabbiata o altro, anzi.
Ovviamente parteciperò, ma prometto che rileggerò fino alla nausea e cercherò (internet e esami permettendo) di consegnare molto prima [SM=g27986]



Grazie per aver apprezzato i miei consigli:)
Non vedo l'ora di leggere la prossima storia^^ Intanto ribadisco i complimenti fatti a questa storia, e a questa particolare e incantevole Morte, che mi ha ammaliato.
Una cosa preferisco chiedertela: la valutazione la lascio sul sito(se vuoi, senza la lista degli errori, solo con le spiegazioni varie)?
[Modificato da Nirvana_04 14/09/2017 19:19]

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14/09/2017 21:06
 
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Ecco finalmente le valutazioni.
Avevo letto di non essermi qualificata, ma rileggendo bene ho visto che sono arrivata sesta ed è stata una mia svista.
Devo mettere che credo di aver messo un po' fretta alla beta e non è riuscita a rileggerla a fondo, ma se te l'avessi inviata senza che la correggeesse, non sarei arrivata sesta. Alla fine fine credo di averle messa troppa fretta ma e avevo paura di con riuscire a finirla in tempo, per un contest che sarebbe finito prima.
Adesso comincio a parlare della storia:
All'inizio questa storia doveva essere una long, ma non sono mai riuscita a rendere l'idea , così ho pensato di rifarmi con questo contest, ma credo che nemmeno in questa versione ci sono riuscita. Il fatto è spesso non riesco proprio a mettere su carta determinate storie, in quanto nella mia testa sembrano perfette ma ho difficoltà a trascriverle come vorrei e credo che si sia notato in questa one-shot.
Altra mia pecca sono le descrizioni, sono completamente negata quindi le inserisco il meno possibile perché farebbero schifo, credo che abbi notata tu stessa che non ne ho inserite in tutto il testo.

Non ho nulla da ridire sulla parte grammaticale, ma vorrei solo far notare che quel “per tutto il tempo si fossero preso” mi riferivo a tutti i suoi ex, non soltanto a Simone, visto che comunque ha avuto altri due ragazzi prima di lui.

Con questo chiudo e vorrei chiederti se è possibile averla come valutazione.
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14/09/2017 21:32
 
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Re:
AtobeTezuka, 14/09/2017 21.06:

Ecco finalmente le valutazioni.
Avevo letto di non essermi qualificata, ma rileggendo bene ho visto che sono arrivata sesta ed è stata una mia svista.
Devo mettere che credo di aver messo un po' fretta alla beta e non è riuscita a rileggerla a fondo, ma se te l'avessi inviata senza che la correggeesse, non sarei arrivata sesta. Alla fine fine credo di averle messa troppa fretta ma e avevo paura di con riuscire a finirla in tempo, per un contest che sarebbe finito prima.
Adesso comincio a parlare della storia:
All'inizio questa storia doveva essere una long, ma non sono mai riuscita a rendere l'idea , così ho pensato di rifarmi con questo contest, ma credo che nemmeno in questa versione ci sono riuscita. Il fatto è spesso non riesco proprio a mettere su carta determinate storie, in quanto nella mia testa sembrano perfette ma ho difficoltà a trascriverle come vorrei e credo che si sia notato in questa one-shot.
Altra mia pecca sono le descrizioni, sono completamente negata quindi le inserisco il meno possibile perché farebbero schifo, credo che abbi notata tu stessa che non ne ho inserite in tutto il testo.

Non ho nulla da ridire sulla parte grammaticale, ma vorrei solo far notare che quel “per tutto il tempo si fossero preso” mi riferivo a tutti i suoi ex, non soltanto a Simone, visto che comunque ha avuto altri due ragazzi prima di lui.

Con questo chiudo e vorrei chiederti se è possibile averla come valutazione.




La fretta è sempre cattiva consigliera.
A volte, può aiutare stilare una scaletta, mettere in ordine su un foglio di carta quelli che sono i principali propositi di una storia, ciò che si vuole inserire. Questo aiuta a focalizzare l'insieme, così che poi ci si possa poi concentrare sui dettagli.
Per quanto riguarda le parti descrittive, dovresti provare. Eliminarle del tutto non serve, non aiuta; quindi prova e verrai aiutata^^
Per l'errore, hai ragione, ho sbagliato la correzione: "si fossero presi", era la coordinazione del plurale; tra l'altro ho sbagliato a correggerti anche il tempo verbale. Correggerò subito e scusa l'errore.
Passerò subito a lasciarti la valutazione, e spero di rivederti in un altro contest. Mettiti alla prova e vedrai che andrà sempre meglio.
A presto!
[Modificato da Nirvana_04 14/09/2017 21:36]

14/09/2017 21:59
 
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Ciao carissima,
per prima cosa, grazie per l'enorme sbattimento di tutte le tue puntualissime correzioni. Come vedi dall'altra volta, le leggo tutte e ne faccio tesoro.
Questa storia, come hai detto anche tu, verte su un'ambiguità che non viene mai risolta: il protagonista è pazzo o ci sono veramente gli alieni? La vicenda è strutturata proprio per non dare una risposta univoca.
Da questo dipendono anche le pecche e i pregi della storia.
Essendo in forma di diario, la vicenda è il punto di vista del protagonista, che ci presenta le cose come le vede lui, e dando a esse la rilevanza che gli pare. Della ragazza non sappiamo nemmeno il nome. Non sappiamo nemmeno quello del protagonista, per inciso, inoltre ho ragionato che uno sul proprio diario non ha bisogno di scrivere cose che per lui sono arcinote. E tu mi dirai: certo, ma questo non è un "vero" diario, è un tuo espediente letterario, che quindi a noi deve dare tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno. Hai ragione anche tu...
C'è da dire anche un'altra cosa, però: una persona che sta scivolando nel delirio diventa totalmente ego-centrata, il mondo esiste solo in funzione sua e della sua struttura delirante, per cui questo suo atteggiamento serviva anche per mantenere l'ambiguità fra follia e consapevolezza dell'invasione.
Mi hai dato, fra le altre, un'ottima idea: far comparire tracce del diario nella prima scena. Giustissimo. Ora che me lo fai notare, sarebbe decisamente opportuno.
Me ne hai dati anche altri mille di suggerimenti, e sta tranquilla che li mediterò uno ad uno. Il bello di partecipare ai tuoi contest è soprattutto la cura che metti nel formulare e argomentare i tuoi giudizi.
Ti ringrazio per aver apprezzato questa storia, per averla ritenuta degna della vittoria e per averle addirittura concesso il premio speciale. È stato un onore e un piacere partecipare, ringrazio ancora te e tutti/e coloro che hanno preso parte al contest.
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Post: 1.134
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14/09/2017 22:06
 
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Re: Re:
Nirvana_04, 14/09/2017 21.32:





A volte, può aiutare stilare una scaletta, mettere in ordine su un foglio di carta quelli che sono i principali propositi di una storia, ciò che si vuole inserire. Questo aiuta a focalizzare l'insieme, così che poi ci si possa poi concentrare sui dettagli.




è il mio metodo di scrittura, ogni volta faccio una stesura sotto forma di scala, scrivendo ogni azione dei personaggi ma non mi serve molto certe volte.
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Post: 46
14/09/2017 22:29
 
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Re: Re: Re:
Nirvana_04, 14/09/2017 13.48:



Sono felice che la valutazione possa esserti utile e che tu l'abbia apprezzata. Ho capito il tuo intento nell'appiattire il mondo intorno secondo la visione del personaggio, e il tuo lavoro nel complesso è molto buono.
Riguardo alla sensazione...  ... diciamo che è un misto: senza ombra di dubbio è positiva perché mi hai trasmesso l'abisso vizioso in cui è prigioniera la protagonista, e quindi è un punto a favore del buon modo in cui hai trattato il tema e l'argomento in esame; ma da un verso strettamente personale è... beh, vedi il film e capiraiXD
Comunque è positivo, perché è un effetto riuscito, quindi tranquilla^^
Non vedo l'ora di leggere l'altra storia. Al prossimo contest!




Haha capisco, allora mi lascerò illuminare dal film. ^^
Va bene, alla prossima!
PS: Ah, anche a me piacerebbe ricevere la valutazione su Efp.   
[Modificato da MemeMei 14/09/2017 22:35]
14/09/2017 22:47
 
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Oh, giusto! Anche a me la valutazione su EFP, per favore^^
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