Il patriarca copto cattolico Ibrahim Isaac Sidrak
Il patriarca copto cattolico Ibrahim Isaac Sidrak commenta l'arrivo del Pontefice nel Paese sconvolto dagli attentati: «Avrà ripercussioni positive in tutta la nazione». «Dopo gli attacchi, la aumentati i fedeli presenti alle celebrazioni». «Al Sisi attento alle minoranze»
salvatore cernuzio
roma
“Il Papa della Pace nell’Egitto della Pace”. Per il patriarca copto cattolico Ibrahim Isaac Sidrak il motto scelto per il viaggio di Francesco del 28-29 aprile «non è un auspicio ma una certezza». Nonostante in un Egitto ancora sotto shock per il doppio attentato della Domenica delle Palme a Tanta e Alessandria, e che vive costantemente con lo spettro delle persecuzioni verso la minoritaria comunità cristiana, sia difficile parlare di pace. Un obiettivo per il quale, tuttavia, nel Paese delle Sfingi lavorano tutti: cristiani, musulmani, vescovi, politici, lo stesso presidente al-Sisi. E ora anche Papa Francesco che con il suo arrivo - atteso con «sentimenti contrastanti» dalla popolazione - darà indubbiamente nuovo slancio al processo di pace, come spiega il patriarca Sidrak a Vatican Insider.
Come vivono i cristiani in Egitto dopo gli ultimi attentati? Qualche giorno fa si è verificata una nuova esplosione davanti al monastero di Santa Caterina…
«Lo stato d’animo non è certo dei migliori, la gente è preoccupata per l’ondata di violenza che puntualmente si verifica prima o durante le festività cristiane, lo sgomento è naturale. Nonostante ciò la partecipazione alle celebrazioni non è diminuita anzi è andata quasi crescendo e questo è un segnale molto incoraggiante. I fedeli sanno trovare nei momenti difficili un sostegno sicuro nella fede, rinforzando la loro identità di cristiani copti egiziani».
Che radice ha questa violenza? Secondo lei, c’è un nesso con la visita di Papa Francesco?
«La radice è senz’altro terroristica, di coloro che vogliono il male dell’Egitto e far cadere lo Stato. Del resto sono stati proprio i fondamentalisti islamici a rivendicare gli ultimi attentati. Per quanto riguarda il legame con la visita del Papa non saprei con certezza… Da un lato è possibile, dall’altro è anche vero che sono un genere di attacchi che si verificano sistematicamente poco avanti o durante le feste cristiane e che prendono di mira tutti, anche i musulmani. Se avessero voluto intimorire l’ambiente per la visita papale avrebbero aspettato la fine delle celebrazioni pasquali».
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