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. Al primo posto mettete la confessione e poi chiedete una direzione spirituale, se lo ritenete necessario. La realtà dei miei peccati deve venire come prima cosa. Per la maggior parte di noi vi è il pericolo di dimenticare di essere peccatori e che come peccatori dobbiamo andare alla confessione. Dobbiamo sentire il bisogno che il sangue prezioso di Cristo lavi i nostri peccati. Dobbiamo andare davanti a Dio e dirgli che siamo addolorati per tutto quello che abbiamo commesso, che può avergli recato offesa. (Beata Madre Teresa di Calcutta)
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Scudo Sacro Cuore Gesù: Fermati!

 

 
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i primi 9 venerdi' del mese

Ultimo Aggiornamento: 07/06/2017 17:05
07/06/2017 11:37

Terzo Venerdì - GIUDA E PIETRO

 All’apostolo Giuda che sta per tradirlo (Gv. 13:1- Il) Gesù lava i piedi per toccarne il cuore e muoverlo a ravvedimento. Ma Giuda rimase insensibile. — Dice la B. Emmerich nelle sue visioni sulla Passione che Gesù piangeva nel lavare i piedi di Giuda. — Una belva si sarebbe commossa, ma il cuore del peccatore diventa spesso una pietra che niente riesce a scalfire. Tuttavia il Cuore di Gesù insiste. Nel giardino degli Ulivi tenterà fin l'ultimò sforzo per salvare il suo apostolo infedele. Nel momento che costui con un perfido bacio compie l’orribile delitto del tradimento, Gesù, invece di svergognarlo e di rigettarlo, gli dice nel tono del più dolce e tenero rimprovero: «Amico, che sei venuto a fare qui? (Mt. 26:50).Ma Gesù come potè sopportare che quel traditore imprimesse le sue labbra impure sul suo volto divino? Gesù avrebbe dovuto almeno schivare quell’infame bacio. Non volle farlo per dare a Giuda una nuova prova della sua compassione e della sua misericordiosa bontà ardentemente bramosa d’intenerire il cuore del suo apostolo, di farlo pentire del suo delitto e conquistarlo di nuovo al suo amore.Fatica inutile! Giuda, insensibile ed avido di denaro, tradirà il divino Maestro per trenta monete d’argento, che era il prezzo fissato dalla legge per la vita di uno schiavo. Dopo aver compiuto l’atroce misfatto, l’apostolo traditore, ad un certo momento, illuminato dalla grazia divina che lo vuole salvare, rientra in sé stesso, sì rende conto del gravissimo peccato commesso, però invece di pentirsi, di chiedere perdono, di consolare il Cuore di Gesù con il suo ravvedimento, s’impiccherà disperato.



La colpa più grave di Giuda non è tanto il tradimento, già predetto dai profeti e da Gesù stesso, ma di aver diffidato della bontà di Dio: Il mio peccato è troppo grande! Gesù non mi può perdonare! — Questo è il vero peccato. Dicono i Santi che un peccatore, il quale nella sua vita ne ha commesso di tutti i colori, che per lunghi anni ha violato tutti e i i Comandamenti, offende e contrista Dio più con la sfiducia nel perdono che con tutta una vita di peccati, perché offende, quello che Dio ha di più caro: la sua Misericordia.
L’apostolo Pietro è il Capo scelto da Gesù per la sua Chiesa (Mt. 16: 18-19), è colui che riceverà tutti i poteri di Gesù Cristo fino alla potenza di fare miracoli (At 3: 1-8+5:12-15+9:32-41). Orbene dopo tante e magnifiche promesse e privilegi che mai né Angeli, né uomini avevano udito, che cosa divenne Pietro, il Capo incontrastato del Collegio Apostolico, il confidente del suo divino Maestro, il testimonio privilegiato della sua gloria (Mt. 26: 37 e Mc. 14: 33) e della sua tristezza (Mc. 14:72)? Divenne un rinnegatore di Gesù e non una sola volta, ma per ben tre volte. A Pietro presuntuoso (Mc. 14: 27-31) che diceva: Signore, anche se tu fossi occasione di caduta per tutti, non lo saresti per me! Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò!, Gesù risponde: «In verità ti dico che proprio tu, in questa notte, prima che il gallo canti due volte, tu mi rinnegherai tre volte».
Ed infatti in quella stessa notte Pietro, prima che Un gallo delle vicinanze cantasse per la seconda volta, aveva già rinnegato vigliaccamente per ben tre volte il suo divino Maestro. Al secondo canto del gallo egli si ricordò della predizione di Gesù, che proprio in quel momento passava nel cortile fra le guardie e lanciava uno sguardo di compassione sul suo povero apostolo che franava nel buio del peccato. Quello sguardo gl’illumina l’abisso in cui era caduto, riconosce il suo grande peccato, se ne pente amaramente, scoppia in pianto e in cuor suo implora il perdono di Gesù. — Una antica tradizione dice che S. Pietro, desolato e piangente, andò a rifugiarsi presso la Madonna. Imitiamolo.

Tanto Giuda quanto Pietro hanno tradito e rinnegato il Signore. Però mentre Giuda, dubitando della bontà misericordiosa di Gesù, si dispera e si uccide, Pietro al contrario si pente e confida nella divina misericordia, chiede perdono a Gesù che, senza rimproverarlo affatto, non solo lo perdona ma, dopo la sua resurrezione, lo confermerà nella sua carica di Capo supremo della sua Chiesa.
Riflettiamo allora e non dimentichiamo mai che i peccati di una persona, anche se sono molto numerosi e gravi, scompaiono nell’abisso della Misericordia di Dio come una goccia di acqua scompare in mezzo al mare. Bastava che Giuda avesse detto: Signore, ti ho gravemente offeso, me ne pento sinceramente, perdonami! Gesù non solo l’avrebbe perdonato, ma chissà quali meraviglie avrebbe operato in lui, così come fece con l’apostolo Pietro! Perciò non disperiamo mai, ma confidiamo sempre nella bontà misericordiosa di Gesù.
Gesù diceva alla sua confidente Suor Benigna:
« Scrivi, Benigna, apostolo della mia Misericordia, che la principale cosa che desidero che si sappia è che Io sono tutto Amore e che la più grande pena che si potrebbe fare al mio Cuore sarebbe dubitare della mia Bontà. Il più grande danno che il demonio fa alle anime, dopo aver fatto loro commettere il peccato, è la sfiducia. Se un’anima confida ha ancora la strada aperta, ma se il demonio giunge a chiudere il cuore con la sfiducia, oh quanto mi tocca lottare per riconquistare quell’anima! E certo che cento peccati mi offendono più di uno, ma se quest’uno fosse di diffidenza mi ferirebbe il Cuore più di cento altri, perché la sfiducia ferisceìl mio Cuore nel più intimo. Amo tanto gli uomini!».
Queste parole concordano e confermano quanto Gesù disse a S. Caterina da Siena: «I peccatori che in punto di morte disperano della mia misericordia, mi offendono molto più gravemente e mi disgustano più con questo che con tutti gli altri peccati commessi... La mia Misericordia è un numero infinito cli volte maggiore di tutti i peccati che si possono commettere da una creatura».
Al riguardo scrive S. Teresa del B.G.: «Non perché sono stata preservata dal peccato mortale io mi elevo a Dio con la confidenza e l’amore. Ah! Io sento che, quand’anche avessi sulla coscienza tutti i peccati che si possono commettere, non perderei nulla della mia confidenza, ma andrei col cuore contrito dal pentimento nelle braccia del mio Signore. So che Egli predilige il figliuol prodigo, ho udito le sue parole a 5. Maddalena, alla donna adultera, alla samaritana. No, nessuno potrebbe atterrirmi perché so come regolarmi nei riguardi del suo amore e della sua misericordia. So che tutta quella moltitudine di offese si inabisserebbe in un batter d’occhi come una goccia d’acqua gettata in un braciere ardente».
Quanto afferma S. Teresina lo mise in pratica un grande peccatore: Carlo De Foucauld. Nel mese di giugno del 1916, in una insurrezione a Tamanrasset, l’illustre Padre Carlo De Foucauld veniva assassinato da uno di quegli indigeni per i quali aveva sostenuto tanti sacrifici e persecuzioni. Morte gloriosa la sua! Dopo aver conquistato con una dura penitenza di 30 anni la palma delle più eroiche virtù, il Padre De Foucauld otteneva pure quella del martirio.
Orbene la salita di P. De Foucauld a così grande altezza di santità è tanto più ammirabile in quanto egli è risalito dal più basso fondo dell’immoralità. Già a 16 anni egli aveva gustato abbastanza il fango dell’impurità. Diventato Ufficiale di Artiglieria si distinse fra tutti i suoi colleghi per la condotta disonesta. La sua sfrenatezza scandalizza così i suoi compagni d’armi che giungono al punto di chiamarlo «il porco». In Algeria infrange la disciplina militare per la sua immoralità e si ribella agli ordini dei suoi superiori che gli impongono di mandare via la donna dei suoi disordini! ... 
La misura è colma: la degradazione è completa; Carlo De Foucauld è caduto fino in fondo del precipizio! Ebbene nel fondo di quell’immondo e inestricabile burrone la misericordia sconfinata di Dio gli fa sentire la sua voce. Nell’abisso in cui è caduto Carlo sente il fetore dei suoi molti peccati, ma non si scoraggia. Confidando nella bontà misericordiosa di Dio, Carlo si pente dei suoi peccati, decide di cambiare vita. Si presenta a Parigi a Padre Huvelin una sera del 27 ottobre 1886, s’inginocchia ai suoi piedi e confessa tutta la sua vita. Si rialza completamente trasformato. Da quel momento la vita dell’ex ufficiale sarà interamente consacrata al Signore. Scopre che la siia vocazione è il deserto. Costruisce un eremitaggio nel centro dell’Algeria e lì passa la vita in penitenza e preghiera per la conversione del mondo mussulmano.
Per 27 anni non dormì mai una sola notte nel letto, ma ora su una stuoia per terra, ora su una cassa o sul pavimento della chiesa. Una volta fu sorpreso a dormire in sacrestia così stretta che non poteva distendersi. A chi gli faceva notare il disagio, rispose: Gesù sulla croce non era steso. — Aveva scelto come norma di vita «Ad ogni minuto vivere come se dovessi morire martire stasera». La grazia di Dio non solo lo perdonerà, ma Io fece salire per il monte della virtù fino a condurlo alla vetta splendente della santità. Fratello carissimo, forse tu sei sfiduciato per la tua grande debolezza, senti tanto l’orrore dell’abisso che le tue colpe hanno scavato tra te e il buon Dio e ti pare impossibile poter risorgere dalla tua misera condizione. No, fratello mio, allontana questi pensieri e fatti coraggio: Gesù ti aspetta con gioia fra le sue braccia per darti il bacio del perdono con la stessa compassione con cui il padre del figliuol prodigo accolse il figlio suo che ritornava pentito alla casa paterna. Tante umili creature pregano e soffrono per la conversione di peccatori, quindi anche per te. Queste anime sconosciute, che solo nell’eternità potrai incontrare, ti aiuteranno a riaccendere la fiamma della tua fede, e fortificare la tua debole volontà per abbandonare la via insidiosa del peccato e a rimetterti sulla via del Cielo. Imita Carlo De Foucauld, pentiti dei tuoi peccati, confessati con dolore, confida nell’infinita misericordia del buon Gesù, fai bene i Nove Primi Venerdì, così anche tu ti assicurerai la salvezza eterna, il Paradiso.

Esempio

Nella città di Guadalajara, in Messico, un povero massone era agonizzante. Due membri della loggia massonica lo sorvegliavano perché nessun prete lo avvicinasse. Sconfessare la setta massonica alla fine della vita con una conversione a Cristo è il delitto più grave che il massone possa commettere.
I vicini di casa, accortisi del fatto, andarono ad avvisare il R. Games, salesiano, apostolo dei giovani univ.rsitari di Guadalajara, tipo burbero, deciso, coraggioso, che non si fermava di fronte a nessuna difficoltà.
— Vado subito — rispose il P. Games.
Si vestì in borghese, con un cappellaccio in testa e due rivoltelle ai fianchi, prese la SS. Eucarestia, l’olio degli infermi e andò alla casa indicata. Col calcio della rivoltella picchiò tre colpi alla porta. I due massoni di guardia vennero ad aprire e P. Games li affrontò così:
— Il Capo vuole che andiate a prendere una boccata d’aria e a bere alla sua salute. Vi sostituisco io. I due furono contenti della proposta e prima di andarsene gli dissero:
— Stai attento al P. Games, che potrebbe venire a rovinarci tutto!
— Se viene il P. Games — rispose — lo saprò accogliere io come si merita — e fece vedere le armi.
I due se ne andarono e P. Games entrò, chiuse la porta a chiave e si precipitò verso il moribondo, che giaceva nel suo letto.
— Che cosa hai fatto — gli gridò — per meritarti una grazia simile?
Il poveretto nel vedere quel figurone, con quelle rivoltelle, mandò un gemito, temendo che gli affrettasse la morte.
Allora P. Games si tolse il cappello, lasciò le rivoltelle e con voce più amabile disse:
— Io sono il P. Games e sono venuto a confessarti, a comunicarti e ad aiutarti a morire da buon cristiano. Che cosa hai fatto per meritarti questa grazia?
— Oh, benedetto il Signore, benedetta la Madonna! — mormorò il morente. — Sono stati fedeli. Quand’ero ragazzo ho fatto la Comunione riparatrice ai Primi Nove Venerdì del mese e ai Cinque Primi Sabati del mese, e il Sacro cuore di Gesù e il Cuore Immacolato di Maria non si sono dimenticati di me, povero peccatore, nell’ora della mia morte.
Al P. Games non riuscì difficile disporre il malato alla confessione, al Viatico e al Sacramento degli infermi. Poi ottenne che il malato firmasse due copie di una dichiarazione, nella quale rinunziava alla massoneria e attestava di voler morire da buon cattolico. Il P. Games controfirmò, lasciò una copia sul tavolo e partì portando con sé la seconda copia.
Quando i due custodi ritornarono e videro il malato cambiato e lessero la dichiarazione, non poterono che esclamare: — Il P. Games ce l’ha fatta! — E dovettero allontanarsi.
Il P. Games poté ritornare, vestito da prete, ed assistette il malato fino alla morte edificantissima. Più tardi anche i due vollero l’assistenza religiosa del P. Games e morirono in pace con Dio e con la Chiesa.
(Dal periodico, « Il Santuario del Sacro Cuore» di Bologna del i giugno 1980).

Quarto Venerdì - SACRO CUORE DI GESÙ, CONFIDO IN TE

 Una delle più terribili tentazioni di cui spesso sono assalite anche le anime pie è quella dello scoraggiamento e della sfiducia, per cui il demonio presenta Dio come un padrone austero, un giudice senza pietà che tiene sempre in mano la spada della sua giustizia inesorabile pronto a far cadere su di loro i fulmini della sua collera.

«Chissà — va sussurrando il tentatore — se Dio ti ha perdonato! Sei poi sicuro d’esserti confessato bene?... di aver detestato sinceramente le tue colpe?... di essere in grazia di Dio?... No, no!.:. non è possibile che Dio ti abbia perdonato!» — Contro questa tentazione occorre ravvivare lo spirito di fede che ci mette davanti un Dio tutto pieno di bontà e di misericordia, sempre disposto ad accogliere il peccatore e sempre pronto a perdonano.
Bisogna credere fermamente all’amore di Gesù per ciascuno di noi. Noi siamo molto più miserabili di quanto possiamo credere, ma la nostra immensa miseria attira la sua infinita misericordia. Bisogna aver fiducia nell’amore misericordioso di Gesù non malgrado le nostre miserie, ma proprio a causa delle nostre miserie perché è la miseria che attira la misericordia. Dice P. Giraud M.S.: «Le meraviglie dell’amore di Dio, sono talmente grandi che ci lasciano quasi incerti se crederle o no, perché noi siamo così meschini da non poter capire una persona dal cuore magnanimo, dal cuore superiore». 

S. Agostino spiega così la parola «misericordia»: «miseris cor dare», dare il cuore ai miseri, un cuore che si dona ai miserabili, un cuore che si nutre delle miserie consumandole. Tante volte noi, vedendoci sempre indegni, sempre codardi che cadiamo ad ogni istante, siamo tentati di sfiducia. Ebbene in questi momenti di diffidenza riflettiamo che l’amore di Gesù è senza limiti, che la sua misericordia è senza confini, infinita. Riflettiamo che per il Cuore di Gesù il perdonare è un bisogno, è una gloria, è una gioia.
a) È un bisogno — perché la sua misericordia non può esercitarsi se non trova miserie da distruggere.
b) È una gloria — perché i peccatori salvati dal i: suo amòre misericordioso splenderanno come gemme e saranno la corona della divina misericordia.
c) E una gioia — perché tutto il Paradiso si rallegra e fa festa con Lui alla loro conversione. Quindi ci vuole non diffidenza, non scoraggiamento, ma grande fiducia nella inesauribile bontà misericordiosa del buon Gesù; ci vuole molta umiltà per le nostre cadute; vero pentimento per avere offeso Dio e volontà seria di non farlo più con l’aiuto del Signore.
Non dimentichiamo che tra il Padre giustiziere e noi miserabili peccatori c’è un ponte di speranza: il Figlio Misericordioso! — «Guardate — Egli ci dice — la mia mangiatoia, la mia croce, la mia Eucaristia. Fiducia! Voglio colmare l’abisso della vostra paura con l’abisso della mia misericordia. Quel che più mi offende è la vostra diffidenza! ».
Voi che non siete mai soddisfatti delle vostre confessioni, che ritornate con frequenza sui peccati tanQuarto te volte accusati, ascoltate: — Una persona scrupolosa, che aveva fatto una dozzina di confessioni generali, si preparava un giorno a confessarsi. Dopo un accurato esame scrive i suoi peccati, si esamina ancora e fa delle aggiunte alla lista già lunga. Poi va a inginocchiarsi al confessionale, spiega il suo foglio e, moltiplicando i particolari, fa la sua confessione. Dura lungamente la sua accusa che è ascoltata in silenzio. Finalmente si ferma. — Figlia mia, c’è altro?
— Sì, balbetta lei, c’è ancora questo e poi quest’altro... poi... — si ferma una seconda volta. — Figlia mia, c’è ancora un’altra cosa: c’è l’oltraggio che mi reca la tua diffidenza!...
Turbata, smarrita solleva gli occhi. Il confessionile era vuoto: al posto del confessore le aveva risposto Gesù stesso. Non è male fare lunghe confessioni, ma vivere di paura è dubitare del Cuore di Gesù che è venuto a stabilire la legge della grazia e della misericordia. Mostrargli che temiamo è ferirlo al Cuore. Sapete qual’è stata la più grande sventura di Giuda? Il suo tradimento? Il suicidio? No! stato il non aver creduto all’amore misericordioso di Gesù; l’aver dubitato della sua infinita bontà. 

Comprendiamo dunque finalmente che Gesù è venuto per i peccatori e che chiede un amore tutto pervaso di fiducia. Capì bene questo il buon ladrone. Egli, legato alla sua croce, osserva il comportamento di Cristo. — Dall’alto della croce, a cui era inchiodato, Gesù sta per parlare. La prima parola che dice non assomiglia affatto alle parole di bestemmia e di maledizione solite ai condannati amorte, ma: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc. 23-24). Egli domina l’odio, la violenza e la vendetta non solo contro i soldati romani, che compiono un dovere, ma soprattutto contro i suoi veri nemici: gli Scribi, i Farisei, i Sommi Sacerdoti e gli Anziani del popolo. Questa preghiera e la calma, la pazienza e la mansuetudine di Gesù impressionano fortemente il mal- fattore che sta alla sua destra. La sua mente s’illumina di una viva fede che gli fa confessare la divinità di Gesù, gli fa vedere la bruttura dei suoi delitti, lo fa pentire e chiedere perdono al divino Condannato. Il suo cuore è confortato da una grande fiducia nell’infinito amore misericordioso del Signore per cui gli rivolge una preghiera ardente: «Signore, ricordati di me quando sarai nel tuo regno» (Lc. 23-42).
Il buon ladrone ha le mani piene di iniquità, ma importa poco. Il suo pentimento e la sua fiducia bastano al Cuore di Gesù, che, dall’alto della croce, Canonizza il primo Santo: «Oggi sarai con me in Paradiso. Per te non ci sarà inferno, non ci sarà purgatorio. Quello sguardo fiducioso che mi hai rivolto, quell’incontro dei nostri sguardi, tu nella mia misericordia ed io nella tua fede e nel tuo pentimento, ti ha purificato in un istante per i miei meriti infiniti. Eccoti ora puro e pronto per il Paradiso».
Diceva Gesù ad un’altra anima privilegiata, Suor Consolata: «S. Disma in croce ha un solo atto di confidenza in me e tanti peccati, ma in un istante è perdonato e nel giorno stesso del suo ravvedimento entra a possedere il mio Regno ed è un Santo. Vedi il trionfo della mia misericordia e della confidenza in Me! O Consolata, tu confida, confida sempre... perché Io sono buono, sono immensamente buono e misericordioso e non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva». 

A questo punto, per ravvivare la speranza di quelle anime pie che soffrono per il timore eccessivo, talora opprimente, di non conseguire l’eterna salvezza, — (e poiché questa mancanza di speranza cristiana mentre da una parte nuoce all’anima, dall’altra offende il Cuore di Gesù nel suo intimo, cìoè nel suo amore misericordioso e nella sua volontà salvifica) — riporto quanto Gesù stesso diceva, in altra occasione, alla sua confidente. 1115 dicembre 1935 Gesù faceva scrivere a Suor Consolata per tutte le anime quanto segue: «Consolata, sovente anime buone, anime pie e molto spesso anime a Me consacrate, con una frase diffidente feriscono l’intimo del mio Cuore: Chissà se mi salverò! Apri il Vangelo e leggi le mie promesse. Alle mie pecorelle ho promesso: «Io do loro la vita eterna e in eterno non periranno e nessuno le strapperà dalle mie mani (Gv. 10:28). Hai capito, Consolata? Nessuno può strapparmi un’anima. Perché allora il dubbio: Chissà se mi salverò!, se Io nel Vangelo ho assicurato che nessuno può strapparmi un’anima e che do a questa anima la vita eterna e quindi non perirà? Credimi, Consolata, all’inferno ci va chi vuole, cioè chi vuole veramente andarci perché, se nessuno può strapparmi un’anima dalle mani, l’anima, per la libertà concessale, può tradirmi, rinnegarmi e passare di propria volontà al demonio. Oh, se invece di ferire il mio Cuore con queste diffidenze, pensaste un po’ al Paradiso che vi attende, perché io vi ho creati non per l’inferno ma per il Paradiso, non per andare a fare compagnia al demonio, ma per godermi eternamente nell’Amore. Vedi, Consolata, va all’inferno chi vuole andarvi! ... pensa come è stolto il vostro timore di dannarvi». — (Gesù si riferisce qui all’eccessivo ed ingiustificato timore che talvolta opprime anche le anime pie). — « Dopo che per salvare la vostra anima ho versato il mio sangue, dopo che per una intera esistenza l’ho circondata di grazie, di grazie, di grazie... all’ultimo istante della vita, quando sto per raccogliere il frutto della Redenzione e quindi quest’anima sta per amarmi eternamente, Io, che nel santo Vangelo ho promesso di dare ad essa la vita eterna e che nessuno me la strapperà di mano, me la lascerò rubare dal demonio, dal mio peggior nemico? Ma, Consolata, si può credere a questa mostruosità? — Vedi, l’impenitenza finale è per quell’anima che vuole andare all’inferno di proposito e quindi ostinatamente rifiuta la mia immensa misericordia, perché Io non rifiuto il perdono a nessuno, a tutti offro e dono la mia immensa misericordia, perché per tutti ho versato il mio Sangue, per tutti! — No, non è la moltitudine dei peccati che danna l’anima, perché Io li perdono se essa si pente, ma è l’ostinazione a non volere il mio perdono, a volersi dannare». — (Tale ostinazione, dice S. Tommaso, equipara gli uomini ai demoni). 

Le ultime parole di Gesù — «Non è la moltitudine dei peccati che danna l’anima... ma è l’ostinazione a non volere il mio perdono, a volersi dannare» — trovano una conferma in un fatto mistico (bilocazione) di Edvige Carboni. L’episodio è stato testimoniato dalla sua intima amica, Vitalia Scodina, al Processo di Beatificazione.
«Un giorno io — è Vitalia che parla — mi trovavo in casa di Edvige, era presente anche Paolina (sorella di Edvige). La vedemmo assorta in preghiera e la sentimmo pronunziare parole di questo genere: “Tu devi convertirti... se vuoi essere eterno nemico di Dio, lo sarai” Quando si riebbe, la sorella le chiese a chi mai dovessero riferirsi quelle parole. Essa rispose di essere stata, in quel breve intervallo di tempo, nella dimora di Stalin a Mosca, di avere attraversato enormi saloni sotto lo sguardo delle guardie che non la fermavano e di essere arrivata al cospetto del dittatore. — Ai miei inviti alla conversione, Stalin mi rispose: Non mi convertirò mai, voglio essere nemico eterno di Dio! Così si spiegano le ultime parole pronunciate dalla serva di Dio (Vitalia)».
Da tale episodio appare molto evidente la misericordia infinita del Cuore di Gesù che per salvare le anime ricorre anche a mezzi straordinari. Guai a chi rifiuta la sua misericordia e si ostina nel peccato! Alla volontà salvifica di Dio deve dunque corrispondere la sua conversione a Dio: «Mi alzerò e andrò dal padre mio» (Lc. 15:18). 

Per conforto di tutti, specialmente dei peccatori, riporto quanto Gesù diceva ad un’altra anima mistica, Suor Faustina Kowalska: «Desidero che i miei Sacerdoti annunzino questa mia grande misericordia per le anime peccatrici. Il peccatore non tema di avvicinarsi a me. Anche se Pani- ma fosse come un cadavere in piena putrefazione, se umanamente non ci fosse più rimedio, non è così davanti a Dio. Le fiamme della misericordia mi consumano, desidero effonderle sulle anime degli uomini. Sono tutto amore e. misericordia. Un’anima che ha fiducia in me è felice perché io stesso mi prendo cura di lei.
Nessun peccatore, fosse pure un abisso di abbiezione, esaurirà mai la mia misericordia, poiché più vi si attinge e più aumenta. Figlia mia, non cessare di annunziare la mia misericordia, col farlo darai refrigerio al mio Cuore consumato da fiamme di compassione per i peccatori. Quando dolorosamente mi ferisce la mancanza di fiducia nella mia bontà!
Per punire ho tutta l’eternità, adesso invece prolungo il tempo della misericordia per essi. Anche se i suoi peccati fossero neri come la notte, rivolgendosi alla mia misericordia, il peccatore mi glorifica e onora la mia Passione. Nell’ora della sua morte io lo difenderò come la mia stessa gloria. Quando un’anima esalta la mia bontà, Satana trema davanti ad essa e fugge fin nel profondo dell’inferno. Il mio cuore soffre perché anche le anime consacrate ignorano la mia misericordia e mi trattano con diffidenza. Quanto mi feriscono! Se non credete alle mie parole, credete almeno alle mie piaghe!».
Padre Roothen S.J. voleva che, predicando esercizi spirituali a Suore e Preti, non mancasse mai la meditazione sulla miserìcordia di Dio perché sono proprio loro che per la loro posizione privilegiata, diffidano di più quando peccano. 

Un giorno Suor Faustina diceva a Gesù: «Signore, ti ho dato tutto, non possiedo più nulla da poterti offrire!». — E Gesù le dissè: «Figlia mia, non mi hai offerto quello che è realmente tuo». — Mi concentrai, dice Suor Faustina, in me stessa e conobbi di amare Dio con tutte le forze dell’anima e non potendo capire quale fosse la cosa che non avessi dato al Signore, domandai: Gesù, dimmelo e te la darò subito con generosità di cuore. — Gesù mi disse con bontà: «Figlia, dammi la tua miseria poiché essa è tua esclusiva proprietà». — All’istante un raggio di luce illuminò la mia anima e conobbi tutto l’abisso della mia miseria. Subito mi strinsi al Cuore Sacratissimo di Gesù con tanta fiducia che, anche se avessi avuto sulla mia coscienza i peccati di tutti i dannati, non avrei dubitato della misericordia divina e con il cuore profondamente pentito mi sarei gettata nell’abisso della sua misericordia. Credo, Gesù, che non mi avresti respinta, ma assolta per mano di un tuo rappresentante, il Sacerdote.
Un’altra volta Gesù le dice: «Esorta le anime alla fiducia nella mia misericordia. E la tua missione sulla terra e in Cielo. Sono tre volte santo e provo disgusto per il minimo peccato, ma quando i peccatori si pentono non c’è limite alla mia generosità. Li inseguo con la mia misericordia su tutte le loro strade e quando tornano a me dimentico le amarezze di cui hanno
abbeverato il mio Cuore e gioisco per il loro ritorno... Li perseguito con prove e rimorsi, con tempeste e fulmini (dolori e tribolazioni), con la voce della Chiesa, ma se rifiutano tutte le mie grazie, li lascio a loro stessi e do loro ciò che desiderano. I più grandi peccatori raggiungerebbero una grande santità se confidassero nella mia misericordia. Non faccio uso di castighi se non quando gli uomini stessi mi costringono a farlo. Prima del giorno della giustizia mando il giorno della misericordia. Di, figlia mia che sono tutto amore e misericordia... I più grandi peccatori, prima di ogni altro, hanno diritto alla fiducia nella mia misericordia. A tali anime concedo grazie che superano i loro desideri... Non posso punire.., colui che si appella alla mia pietà...». Dottrina consolantissima che deve aprire i nostri cuori alla più grande fiducia nella bontà misericordiosa del Signore, però non dobbiamo dimenticare che come Dio è misericordioso con noi, così anche noi dobbiamo essere misericordiosi col prossimo,. infatti Gesù ci dice nel santo Vangelo: «Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati; date e vi sarà dato; vi sarà versata in seno una buona misura, pi giata, scossa e traboccante perché sarà usata verso di voi la stessa misura di cui voi vi siete serviti» (Lc: 6/36-38). E Gesù raccomanda alla sua confidente: «Sii misericordiosa come io sono misericordioso. Ama i tuoi fratelli per amore mio, anche i tuoi nemici più accaniti, affinché la mia misericordia si rifletta nel tuo cuore». — E Suor Faustina prega con grande fervore: 

« Signore, aiutami: fai che i miei occhi siano misericordiosi, perché non sospetti e non giudichi dalle apparenze, ma veda quanto vi è di bello nelle anime e venga in loro aiuto; 

« Signore, aiutami: fai che il mio udito sia misericordioso, perché si chini sulle necessità dei miei fratelli e le mie orecchie non rimangano indifferenti ai loro gemiti e dolori; 

« Signore, aiutami: fai che la mia lingua sia misericordiosa, perché non parli mai male del prossimo, ma abbia per ognuno una parola di conforto e di perdono; 

«Signore, aiutami: fai che le mie mani siano misericordiose e colme di opere buone, in modo che io faccia solo del bene e prenda su di me i lavori più duri e faticosi; 

«Signore, aiutami: fai che i miei piedi siano misericordiosi, perché io sia sempre pronta ad accorrere in aiuto del prossimo vincendo la mia fatica e la mia stanchezza. Il mio riposo sia nell’essere servizievole; 

«Signore, aiutami: fai che il mio cuore sia misericordioso e compatisca tutte le sofferenze altrui. A nessuno chiuderò il mio cuore, tratterò tutti con sincerità anche coloro dei quali so che ibuseranno della mia bontà, mentre io stessa mi rinchiuderò nel tuo Cuore misericordioso. La tua misericordia riposi in me Signore mio!». 

E la vita di Suor Faustina dimostra bene che ogni parola di questa preghiera mirabile è stata vissuta nella sua vita quotidiana con una carità eroica.
Carissimo fratello, ammaestrato da questi divini insegnamenti, anche se tra una Comunione e l’altra la tua debolezza ti abbia fatto ricardere nel peccato, non scoraggiarti, ma pentiti sinceramente, proponi di non ricadere e poi ricorri con grande fiducia alla misericordia del Cuore di Gesù nel Sacramento della Confessione.
Ritornato così in grazia di Dio, continua a fare Comunione dei Nove Primi Venerdì. — Recita spesso, con fervore la seguente preghiera suggerita da Gesù a Suor Benigna per ottenere una confidenza sconfinata: «Mio dolcissimo Gesù, Dio infinitamente misericordioso, Padre tenerissimo delle anime e in modo particolare delle più deboli, delle più miserabili, delle più inferme che porti con una tenerezza speciale fra le tue braccia divine, vengo a te per chiederti, per amore e per i meriti del tuo Sacro Cuore, la grazia di confidare in Te, per chiederti la grazia di sempre più confidare nella tua misericordiosa bontà, per chiederti la grazia di riposarmi sicuramente per il tempo e l’eternità nelle tue amorose braccia divine». 

Esempio
L’episodio qui narrato fu raccontato all’autore del libretto nei primi dì maggio 1981 da una signorina che a quel tempo lavorava nel Movimento Mariano di don Gobbi, che allora a Roma aveva la sede in Via Cemala 14.
Per dovuto riserbo chiamo le diverse persone con nome fittizio.
Nella parrocchia di S. Nicola a Melicucco (Reggio Calabria) la gioventù di Azione Cattolica, di cui era presidente la signorina Anna, zelava con impegno la devozìone al Sacro Cuore di Gesù mediante la Comunione rìparatrice dei Nove Primi Venerdì del mese. Al principio del 1943 la signorina Anna riesce a convincere Antonio, uno dei tanti lontani dalla chiesa, a fare i Primi Venerdì. Antonio, aiutato dalla grazia divina, ogni primo venerdì di mese va in parrocchia, si confessa e fa con devozione la Comunione in onore del Sacro Cuore. Con ammirevole costanza e gioioso impegno completa la serie delle nove Comunioni riparatrici.
Per un certo tempo Antonio continua a frequentare la chiesa e a mantenersi in grazia di Dio. Un giorno però si lascia vincere dalla tentazione e inizia una relazione illecita Con una donna sposata, Giovanna, separata dai marito. Dopo qualche tempo si accorge della relazione il fratello di Giovanna, Carlo. Questi, secondo la mentalità meridionale, decide di riscattare l’onore della Propria famiglia uccidendo Antonio. Per compiere il delitto aspetta l’occasione propizia che non tarda a presentarsi. Carlo, armato di pistola, affronta Antonio e lo colpisce mortalmente. Il ferito viene subito portato al pronto soccorso, dove il medico di turno constata la gravità e presta le cure necessarie.
Accorre la signorina Anna che cerca di confortare Antonio e poi gli dice: «Se al tuo riguardo è vero quanto si dice, tu stai lavando il tuo peccato coi tuo sangue!
— «Sì, sì... — risponde con un fil di voce Antonio. Nel frattempo arriva il Parroco che si avvicina al moribondo e gli domanda se vuole confessarsi. Alla risposta affermativa, il Sacerdote gli domanda: «Perdoni colui che ti ha sparato?».
«Sì, lo perdono di cuore», risponde. — Quindi si confessa con un Vero pentimento, riceve l’assoluzione, riceve il S. Viatico e l’Olio degli Infermi. — Dopo alcune ore Antonio muore in grazia di Dio. Il Cuore di Gesù manteneva la sua Grande Promessa. Dopo alquanto tempo la signorina Anna sogna Antonio che le dice: [o sono salvo per aver fatto i Nove Primi Venerdì. Beati coloro che li fanno!

 

Quinto Venerdì - MARIA MADRE DI MISERICORDIA

 

Il Cuore di Gesù ci ha dato prova della sua misericordia infinita in modo tutto particolare dandoci per Madre nostra la sua stessa Madre. Maria è veramente e realmente Madre nostra. Al riguardo riporto un tratto dell’ottimo libretto «Il mio ideale: Gesù, Figlio di Maria» del P. Neubert. — Parla Gesù: « Tutti i fedeli credono di saperlo perché tutti chiamano Maria loro Madre. Eppure la maggior parte di essi hanno un concetto assai imperfetto della sua maternità.
Parecchi amano Maria come se Ella fosse loro Madre. Ora colei che ti ha partorito che cosa ti risponderebbe se tu le dicessi: vi amo come se foste mia madre? Molti credono che Maria sia loro Madre unicamente per effetto di quella parola che pronunziai prima di morire, quando, vedendo mia Madre ai piedi della croce e accanto a Lei il mio discepolo prediletto, dissi a Maria: «Donna, ecco tuo figlio», e a Giovanni: «Ecco tua Madre». Senza dubbio la mia parola avrebbe potuto affidare a Maria una missione materna e creare in Lei disposizioni simili a quelle di una madre. Ma se la sua maternità fosse dipesa da quella parola soltanto, essa sarebbe una maternità puramente adottiva. Invece devi comprendere che è «vera tua Madre» nell’ordine soprannaturale come quella che ti ha generato al mondo è tua vera madre nell’ordine della natura.
La madre è quella donna che dà la vita. Ora Maria ti ha dato la vita, la vita per eccellenza. Te l’ha data a Nazaret, sul Calvario e al tuo Battesimo.

— 1) A Nazaret Ella ti ha concepito concependo Me. Ella sapeva che rispondendo all’Angelo Gabriele con un «sì» o con un «no» ti avrebbe dato la vita o ti avrebbe lasciato nella morte. Rispose con un «sì» affinché tu vivessi. Consentendo a dare la vita a Me, consentiva a darla anche a te. Diventando mia Madre, diventava Madre tua. Da quell’ora in poi nei disegni di Dio e nei disegni di Lei (poiché Ella conosceva i disegni di Dio e ad essi aderiva con tutte le forze dell’anima sua), tu facevi parte del mio « Corpo Mistico». Il Capo ne ero Io, ma tu ne eri un membro. Maria ci portava entrambi nel suo seno materno, sebbene in un modo diverso, poiché i membri e il capo non vanno separati. 

— 2) Sul Calvario Ella ti’ha partorito offrendomi in sacrificio per te. La tua liberazione dal peccato e dalla morte fu consumata soltato sul Golgota. Ivi ti meritai con la mia morte la grazia di vivere la mia stessa vita. Ora tutto questo lo feci in unione con Maria. Ella mi aveva concepito quale vittima, mi aveva nutrito ed allevato in previsione del sacrificio, e nel momento supremo Ella mi offrì al Padre per la sua salvezza, rinunziando ai suoi diritti materni su di Me a favore tuo. E Colei che, sempre Vergine, non ebbe altro che gioia nella nascita del suo Primogenito, partorì te e gli altri tuoi fratelli nel più acerbo dolore. In quell’ora dolorosa ebbe compimento la sua maternità a tuo riguardo e appunto per questo volli allora proclamare questa maternità affidando Maria a Giovanni e Giovanni a Maria. La mia parola «Ecco tuo figlio, ecco tua Madre» non creava questa maternità, ma la promulgava, la confermava e la completava nell’ora più solenne della mia vita, nell’ora in cui mia Madre, divenuta pienamente Madre tua, era meglio in grado di comprendere la sua missione materna. 

— 3) Al Battesimo Maria ti diede la vita soprannaturale non più solo di diritto, come sul Calvario, ma di fatto. La tua madre terrena aveva dato alla luce per così dire un bambino nato morto (riguardo alla vita soprannaturale). Perché tu giungessi a vita (alla vera vita della Grazia), si richiedeva che la Grazia Santificante ti fosse infusa al fonte battesimale.
Questa Grazia Santificante te l’ha ottenuta Maria, senza la quale nessuna grazia viene impartita ad alcuno. Quando da figlio d’ira divenisti figlio di Dio, Maria fu Colei che ti partorì alla vita divina. Comprendi tu ora che col farti partecipe della vita di Dio, Maria ti è «veramente» madre nell’ordine soprannaturale, come quella che ti ha dato la vita terrena è veramente tua madre secondo la natura? 

Ma Ella ti è Madre molto più ancora. Anzitutto per il modo con cui ti da la vita. Per partorirti Ella ha dato immensamente di più della tua madre terrena: Le sei costato dolori indicibili e la vita stessa di Colui che Le era infinitamente più caro della sua propria vita. Inoltre Ella continua per tutto il corso della tua esistenza terrena ad occuparsi di te, mentre le madri terrene si curano dei loro figli finché giungano all’età adulta. E se tu per disgrazia perdessi la vita soprannaturale (per il peccato mortale), al contrario delle madri terrene che piangono impotenti sul cadavere di un loro figlio, Maria potrebbe ridarti la vita soprannaturale ogni qual volta ne fossi rimasto privo. 

Ella ti ama nonostante tu sei imperfetto e ingrato e ti ama di un amore che vince immensamente, per l’intensità e la purezza, l’amore di tutte le madri terrene per i loro figli. (L’amore di tutte le madri terrene, da Eva all’ultima madre che ci sarà sulla terra alla fine del mondo, messo insieme e concentrato verso un unico figlio è minore dell’amore che Maria porta a ciascuno di noi).
Ma Maria ti è madre più di ogni altra soprattutto per la natura stessa della vita che ti ha dato. Questa vita non è di poca durata come la vita terrena, ma una vita senza fine, eterna; non una vita mista di imperfezioni e di pene come la presente, ma una vita incomparabilmente beata; non una vita creata (umana o angelica), ma, intendilo bene, una partecipazione alla vita increata, alla vita stessa di Dio, alla vita della Santissima Trinità e perciò questa vita non avrà mai fine e sarà incomparabilmente beata perché parteciperà dell’eternità e della felicità di Dio stesso. — Quale maternità umana potrebbe mettersi a confronto con una tale maternità? Ora Maria è tua vera Madre e madre così perfetta perché è Madre mia. E tu sei mio fratello perché mio Padre è Padre tuo e mia Madre è Madre tua» 

La chiesa ci fa invocare Maria Madre di misericordia», perché? — Gesù, nonostante la sua inesauribile misericordia conserva tuttavia giustizia. Orbene nel timore che questa giustizia a causa dei nostri peccati dovesse alle volte impedire l’esercizio della sua misericordia, Gesù ha dato a Maria, nell’economia della salvezza delle anime, soltanto l’attributo della misericordia e non quello della giustizia, quindi Maria è esclusivamente «Madre di miseriéordia».
Perciò i peccatori, per quanto miserabili e colpevoli possano essere, purché pentiti dei loro peccati, si accostino alla loro celeste Madre con assoluta fiducia e confidenza filiale. Per questi peccatori — dice il grande dottore della preghiera, S. Alfonso M. dei Liguori — che al desiderio di emendarsi uniscono la fedeltà nell’amare e invocare la Madre di Dio, sostengo che è moralmente impossibile dannarsi. Maria stessa fece tale assicurazione a S. Brigida: «Io sono la Madre della misericordia; Io sono la letizia dei giusti e la porta per cui i peccatori giungono a Dio. Sulla terra non c’è peccatore che sia privato, finché è in vita, della mia misericordia.., nessuno è così miserabile per non ottenere misericordia se mi invoca con fiducia. Io sono chiamata da tutti la Madre della misericordia e lo sofo veramente perché è la misericordia di Dio verso gli uomini che mi ha fatto misericordiosa verso di loro. Perciò nella vita eterna sarà misero e infelice per Sempre chi, potendo ricorrere in questa vita terrena aMe che sono così misericordiosa con tutti e desidero tanto soccorrere i poveri peccatori, non lo fa e si danna». A questo messaggio venuto dal Cielo quale Cuore può restare insensibile? Può fare il sordo e resistere?
Una istruttiva leggenda dice: Il Signore passeggia per il Paradiso e incontra molte facce di peccatori degni dell’inferno anziché del Paradiso. Si rivolge a S. Pietro e gli raccomanda di fare attenzione a non fare entrare se non chi lo merita. San Pietro promette maggiore vigilanza e pone maggiore impegno nel suo dovere di portinaio.
Il giorno dopo il Signore gira di nuovo per il Paradiso e incontra ancora altri peccatori che non meritano di stare lì. Chiama S. Pietro e lo ammonisce severamente. San Pietro, umiliato e confuso, promette scrupolosa vigilanza. Ma il giorno dopo si ripete la stessa scena: il Signore incontra in Paradiso nuovi peccatori. Chiama un’altra volta San Pietro, deciso a castigarlo togliendogli le chiavi del Paradiso. Questa volta però San Pietro sa difendersi benissimo perché ha scoperto in che modo quei peccatori entrano in Paradiso e riferisce al Signore che in piena notte, mentre tutti dormono, la Madonna apre la porta del Paradiso e fa entrare quei peccatori. «Orbene — conclude San Pietro — con tua Madre io non posso farci nulla! » — E il Signore di rimando: «Neppure Io!».
È una leggenda questa, però è molto istruttiva perché ci indica la missione che Dio ha affidato a Maria: salvare i suoi figli più o meno peccatori. Che cosa fa questa Madre divina per sarvarli? Fa valere davanti a Dio tutta la potenza della sua intercessione, tutta la tenerezza del suo smisurato amore. Li compatisce, li difende dal furore di Satana, allontana da loro i castighi divini, prega per loro, imprega ogni sorta di aiuti e di grazie per condurli al bene, non si da riposo fino a che, superate le tempeste del mare agitato della vita terrena, non li vede approdare al porto della salvezza, alla felicità eterna.

Maria ci ama tutti col suo stupendo Cuore di Madre.

Si può immaginare qualche cosa di più bello, più puro, più forte, pù generoso, più perfetto, più divino del cuore di una madre? E certo l’espressione più sensibile del Cuore di Dio che arde di amore infinito. Il cuore della madre è tale un abisso senza fondo di bontà, di tenerezza, di comprensione, di delicatezza, e di amore che si perde in Dio.
Il cuore di una madre non sa e non può che amare tutti i suoi figli sia buoni che cattivi. Se sono buoni li ama perché consolano e inteneriscono il suo cuore; se sono cattivi li ama ancora, sebbene la facciano tanto soffrire, cercando di condurli al bene. Il cuore materno non sa che amare, amare tutti i suoi figli. Li ama se stanno bene e gode di vederli crescere sani e robusti, li ama ancora di più se hanno qualche deformità, se crescono sparuti, se qualche malattia li tiene inchiodati in un letto di dolore. Un figlio si è messo per una cattiva strada?... frequenta compagni perversi ?... commette orribili delitti?... è caduto nelle mani della giustizia?... fa pesare il disonore su tutta la famiglia?.., tutti lo odiano?... C’è ancora un cuore che lo compatisce, che prende le sue difese, che desidera il suo bene, che lo ama: è il cuore di sua madre. 

Fratello carissimo, applica tutte queste considerazioni fatte sul cuore di una madre terrena al Cuore incomparabilmente più grande, più puro e più perfetto che è quello della nostra Madre Celeste, Maria Santissima; eleva all’ennesima potenza la tenerezza del suo Cuore Materno, il suo amore sviscerato per te, il suo interesse per il tuo bene, le sue ansie per la tua salvezza eterna e potrai renderti un po’ conto di quanto è grande, puro e disinteressato il suo amore per te, che mette a tua disposizione tutti i suoi meriti e quelli del suo Figlio Gesù, perché tu possa raggiungere la salvezza dell’anima tua. Diceva Padre Giraud: «Un giorno o l’altro tutto potrà mancarci su questa terra, ma il dolce amore di Maria, il suo Cuore materno: Mai!».

Fratello, è questo Cuore della Mamma Celeste che ti offre la tessera del Paradiso pregandoti di fare anche tu i Nove Primi Venerdì per conseguire anche tu la Grande Promessa di suo Figlio Gesù. Ascolta il suo invito per consolare il suo Cuore materno che ti vuole con Lei in Paradiso.

Esempio

Una mattina di giugno — parla il Sac. Ildebrando Antonio Santangelo, autore del libretto «Sopravviverò? Come?» - Comunità Editrice - Adrano (CT) — fu’ svegliato da un gran vocio. Mi affacciai dal balcone e assistetti a questa scena. Un uomo molto nervoso, di nome Mario C., abitante di fronte casa mia, era assediato da tutti i Parenti che come tante iene lo coprivano di rimproveri e di ingiurie ad alta voce perché aveva lasciato in campagna gli operai soli a mietere il grano per venire a farsi la Comunione del primo Venerdì (allora) non vi erano Messe serali e il digiuno eucaristico cominciava dalla mezzanotte).
Mario C., stava insolitamente paziente e silenzioso. ed assorbiva tutto. Dopo un bel pezzo disse:
— Me la fate dire ora una parola?
— Parla, gli dissero i suoi.
— Se qualcuno mi avesse promesso di darmi un ettaro di agrumeto se io avessi fatto i nove primi venerdì, voi cosa avreste detto?
— Per questo sì, gli risposero i suoi.
— Gente di poca fede! — disse Mario — Io mori- e lascerà tutto. Il Paradiso vale di più di un ettaro di agrumeto ed io l’avrò per sempre con questi primi venerdì. Che m’importa se gli uomini per questa mezza giornata non fanno niente? Da allora passarono tanti anni. Un giorno Mario C. cadde ammalato. Un po’ di settimane dopo, una sera d’inverno ritirandomi alle ore 23 a casa e vedendo la luce accesa in casa di lui, pensai di fargli visita, timoroso di sembrare maleducato per l’ora tarda.
Mario C. fu lieto della visita. Mi sedetti accanto al suo letto e cominciammo a parlare di tante cose. Alla fine lo salutai e uscii. Appena chiusa la porta mi sentii chiamare da lui. Rientrai. — «Padre — egli mi disse — mi confessi».
— È troppo tardi — io risposi —‘ un’altra volta. Tanto lei non sta proprio male.
— È meglio che mi confessi ora.
Lo confessai, gli feci dire alcune preghiere e quindi me ne andai. Entrai a casa mia. Dopo pochi minuti Sentii gridare. Mi affacciai. Mario C. era morto.
Il Cuore di Gesù aveva mantenuto la sua promessa.


[Modificato da MARIOCAPALBO 07/06/2017 17:02]

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