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. Al primo posto mettete la confessione e poi chiedete una direzione spirituale, se lo ritenete necessario. La realtà dei miei peccati deve venire come prima cosa. Per la maggior parte di noi vi è il pericolo di dimenticare di essere peccatori e che come peccatori dobbiamo andare alla confessione. Dobbiamo sentire il bisogno che il sangue prezioso di Cristo lavi i nostri peccati. Dobbiamo andare davanti a Dio e dirgli che siamo addolorati per tutto quello che abbiamo commesso, che può avergli recato offesa. (Beata Madre Teresa di Calcutta)
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Scudo Sacro Cuore Gesù: Fermati!

 

 
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i primi 9 venerdi' del mese

Ultimo Aggiornamento: 07/06/2017 17:05
07/06/2017 11:42

Quando 5. Gregorio Magno era segretario alla corte di Costantinopoli, regnava sul trono di Oriente il giovane imperatore Tiberio Il. Costui, passando un giorno in un corridoio stretto ed oscuro del suo palazzo, vide scolpita una croce su una lastra di marmo del pavimento. «Signore, esclamò l’imperatore, noi ci segniamo con la tua croce la fronte, il petto e le spalle e poi la calpestiamO a terra? Non è possibile! E dà ordine di togliere subito quella lastra di marmo dal pavimento. Però sotto quella se ne trovò una seconda con lo stesso segno di croce. Tolta la seconda, la terza fino alla settima, le lastre portavano lo stesso segno di croce. Quando fece togliere anche quella ci fu una grande sorpresa: si trovò una cassetta piena di anelli d’oro, di verdi smeraldi, collane di perle, pallidi ametisti e tanti altri preziosissimi brillanti che l’imperatore guardava trasognato.
Come l’imperatore Tiberio ciascuno di noi attraversa il corridoio stretto ed oscuro della propria vita terrena. Ci si fanno incontro anni dolorosi segnati con la croce della sofferenza. Non disperiamoci, non lamentiamoci, ma ripetiamo anche noi: «Signore, noi ci segniamo con il segno della croce la fronte, il petto e le spalle e poi bestemmiamo, imprechiarno, ci lamentiamo quando ce la fai portare? No, ma vogliamo portare le nostre sofferenze con pazienza e dolce rassegnazione alla tua santa volontà perché alla fine della vita terrena, superata l’ultima croce, troveremo in Paradiso un tesoro incalcolabile di felicità eterna. Diceva Padre Pio al comico Campanini «Tutti quelli che ricorrono a me lo fanno per essere liberati dalle loro sofferenze, ma se costoro sapessero il grande Conclusione Per portare con pazienza e con gioia la nostra croce giornaliera, le nostre sofferenze, i nostri dolori di ogni giorno, dobbiamo scolpire nella nostra mente due verità:
1) - Nulla accade sia nel mondo materiale che in quello morale che Dio non abbia previsto, voluto o permesso fin dall’eternità.
2) - Tutto quello che accade nel mondo e a ciascuno di noi è voluto o pennesso da Dio per il nostro maggior bene e cioè per la nostra santificazione, per la nostra salvezza e per la nostra felicità eterna del Paradiso.
Se vivremo in pratica queste due verità allora anche noi ripeteremo con S. Francesco di Assisi: « E tanto il bene che io mi aspetto che ogni pena mi è diletto».



Ecco come il P. Giovanni Bigazzi S.J., morto il 13 luglio 1938, esprime il valore del dolore nell’ultima sua malattia: Il mio penare è una chiavina d’oro... piccola sì, ma che apre un gran tesoro.
È la croce, ma è la croce di Gesù:
quando l’abbraccio non la sento più.
Non ho contato i giorni del dolore; so che Gesù li ha scritti nel suo Cuore.
valore della croce, correrebbero incontro ad essa come i mondani corrono incontro ai piaceri.
Vivo momento per momento, e allora il giorno passa come fosse un’ora.
Mi han detto che, guardata dal di là, la vita tutta un attimo parrà.
Passa la vita, vigilia di festa; muore la morte.., il Paradiso resta.
Due stille ancora dell’amaro pianto, e di vittoria poi l’eterno canto.

Carissimo fratello, che oggi, con la grazia di Dio e l’assistenza della Madre Celeste, compi i Nove Primi Venerdì del mese secondo le intenzioni del Cuore di Gesù per ottenere la sua Grande Promessa, rifletti spesso sulla conclusione delle riflessioni di questo nono venerdì e sforzati di viverla nella vita pratica di ogni giorno ed allora vedrai la tua vita illuminata e riscaldata dall’amore sconfinato del Cuore di Gesù che con la sua Grande Promessa ti assicura il Paradiso: il Regno dell’Amore e della Felicità vera, piena ed eterna. 


Preghiera per ottenere la forza di portare bene la nostra croce. Signore Gesù, abbi pietà di noi che abbiamo paura della Croce. Nonostante questa paura ti adoriamo, ti benediciamo, ti ringraziamo d’averla istituita: La Croce, salvezza del mondo! 
La Croce, glorificazione di Dio!
La Croce, santificazione dei Santi!
Piega il nostro cuore ad amarla. Per virtù della Croce dà a noi:
la forza nel dolore, per non soffrire male la pace nel dolore, per soffrire bene iniziaci anche alla gioia nel dolore per soffrire molto bene come soffrono i Santi.
(P. Plus S.J.)

l Esempio

Il fatto avvenne nella città di Lovanio (Belgio) ed è narrato da un Sacerdote testimone di questa grazia singolare concessa dal Sacro Cuore di Gesù ad una pia signora di quella città, che era solita, conclusa una serie delle Comunioni dei nove primi venerdì, di cominciarne un’altra.
Era costei leggermente indisposta ed essendo vicino il primo venerdì del mese mandò ad avvertire il suo Confessore perché desiderava confessarsi e ricevere subito i Sacramenti. Il Sacerdote venne, la confessò per aderire al suo desiderio, ma quanto ad amministrarle il S. Viatico e l’estrema Unzione disse che non c’era una ragione sufficiente per farlo.
Si manda intanto a chiamare il dottor Levebre, insigne professore dell’università cattolica di Lovanio.
Al suo apparire la signora gli dice:
— Dottore siamo alla fine, desidero ricevere gli ultimi Sacramenti.
— Signora —, dice il dottore che era della stessa opinione del Sacerdote — per ricevere gli ultimi Sacramenti si richiede che vi sia almeno qualche pericolo di morte, mentre in lei non ve n’è alcuno, perciò non potrei in alcun modo dare il mio consenso.
La signora però tanto insistette e scongiurò di essere accontentata, che il Sacerdote, impensierito della sicurezza con cui ripeteva che tra poco sarebbe morta, finì col portarle la Comunione.
Appena comunicata in pochi istanti si ridusse agli estremi e si fece appena in tempo a somministrarle l’Estrema Unzione, ricevuta la quale, 4isse: «Ora bisogna lasciare tutto».
Ed in verità lasciava molto: un marito che era un angelo di bontà, quattro cari figliuoli e un ricchissimo patrimonio dalla cui rendita poteva sottrarre ogni anno una forte somma per opere pie.
— Bisogna lasciare tutto, — ripeteva — tale è la volontà di Dio; il mio cuore è in pace.
Pochi istanti dopo spirò con la dolce speranza di raggiungere il Paradiso promesso dal Sacro Cuore di Gesù ai suoi devoti.
(Milani: La Grande Promessa. Ediz. Luigi Favero - Vicenza).

2° Esempio

Una mattina di giugno — racconta il Sacerdote Ildebrando Antonio Santangelo (vedi opera citata) — fui chiamato al capezzale di Rosa M. Ella era ormai in corna per un colpo apoplettico. Dispiaciutissimo per non poterla confessare per riconciliarla con Dio, raccomandai ai parenti di chiamarmi sé essa avesse acquistato i sensi.
Dopo due giorni mi chiamarono. Rosa M. ragionava perfettamente. Si confessò, si comunicò e ricevette l’estrema Unzione con devozione. Meravigliato di tale lucidità improvisa e completa, le chiesi: Hai fatto forse i Nove Primi Venerdì? — Sì, mi rispose l’ammalata, molti anni addietro —.
Poco dopo perdette i sensi e morì.

 



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