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Campionato di Serie A 2017/2018

Ultimo Aggiornamento: 21/05/2018 12:22
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24/09/2017 00:23
 
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Juventus-Torino 4-0, doppio Dybala,
Pjanic e Alex Sandro show nel derby.
Baselli rosso

La squadra di Allegri centra nella stracittadina la sesta vittoria su sei e tiene il passo del Napoli



Chissà se Paulo Dybala e Daniele Baselli sono fan di Eddie Murphy. Di certo dopo il derby dell’Allianz Stadium, che premia la Juve con comodissimo 4-0, più che per “Una poltrona per due” sarebbero stati perfetti per il casting di “Un derby per due”. La Joya si prende la copertina, col gol che spezza l’equilibrio dopo 16’ e la carezza da poker del recupero. L’ex atalantino finisce dietro la lavagna dopo 24’ da incubo: prima perde il contrasto con calamita Matuidi che porterà al primo gol di Dybala, poi entra in maniera folle su Pjanic. Imperdonabile che con già un’ammonizione sulle spalle si rischi un intervento del genere. Risultato: partita finita al netto del timbro d’autore di Mire Pjanic in chiusura di primo tempo.

E SENZA SIRIGU… — Qualsiasi discorso parte dai due episodi chiave: i restanti 66’ e recuperi raccontano di un Sirigu superlativo nel limitare il passivo di un Toro che, pur non sbracando mentalmente, non ha nessuna arma per provare a dare un minimo di senso alla ripresa. Il tris di un Alex Sandro nuovamente sui suoi superlativi livelli, è seguito da almeno quattro prodezze del portiere ex Psg, di cui due su un Mandzukic che avrebbe meritato la soddisfazione personale.

SENZA PIPITA — Già, il Pipita. Neanche i suoi più decisi detrattori possono spingersi a dire che la Juve gioca meglio senza di lui. Higuain entra senza polemiche a 10’ dalla fine, dopo un pre-partita in cui si erano inseguite le voci sui motivi della sua esclusione, puramente tecnici. Mette anche il piede nel 4-0. Ma la Juve senza l’argentino offre comunque un eccellente calcio: Mandzukic non avrà mai la sua incisività in area, ma conferma che un anno da esterno non gli ha fatto disimparare il mestiere di centravanti a tuto campo. Alle sue spalle, Cuadrado conferma di vivere un buon momento, Douglas fa timidi passi avanti e Dybala mostra che questo straordinario picco di inizio stagione non è ancora terminato. Quindi, finché Higuain non sarà il vero Pipita, si può serenamente fare a meno di lui.

IL TORO — I granata, nei 24’ di partita vera, mostrano di avere difficoltà a raggiungere il Gallo Belotti, condizione necessaria per creare pericoli. Un confusionario Niang e Iago ci capiscono poco, Ljajic fa vedere a lampi il suo talento, ma senza incidere. Quello che preoccupa Mihajlovic è una certa sensazione di vulnerabilità della difesa, soprattutto sugli esterni, con la Juve che crea anche in parità numerica. Il giovane brasiliano Lyanco mostra un potenziale da coltivare, ma contro squadre così superiori ipotizzare qualche aggiustamento non è un azzardo.

Jacopo Gerna

Fonte: Gazzetta dello Sport
24/09/2017 15:45
 
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Sampdoria-Milan 2-0, Zapata e Alvarez affondano Montella

Pessima prestazione dei rossoneri che subiscono la pressione e il ritmo dei blucerchiati
fin dal primo tempo e cadono nella ripresa sotto i colpi del colombiano e dell'argentino



Se questa era la partita per capire, per il momento in effetti è più o meno tutto chiaro: la Samp si candida per un ruolo da protagonista, subito dietro il trenino delle imprendibili, e il Milan si rende conto che la strada per agganciare gli obiettivi stagionali è una salita molto più impervia di quanto fosse lecito pensare. Dopo la Lazio, i rossoneri si schiantano anche con la Samp, che nella ripresa legittima con due gol il totale dominio dei primi quarantacinque minuti. La realtà dice che il Milan visto di questi 90 minuti non solo non ha alcuna possibilità di arrivare fra le prime quattro, ma non riuscirebbe nemmeno a bissare la qualificazione in Europa League della scorsa stagione.

CHE TONFO — La Sampdoria era in cerca di conferme, forte di un percorso ancora senza sconfitte e alla ricerca di un ruolo in questo campionato, possibilmente da potenziale outsider (l'ambizione dichiarata di Ferrero sarebbe il settimo posto). Per il Milan invece è iniziato un mini ciclo dal coefficiente di difficoltà piuttosto alto, che continuerà con la Roma e il derby. Ecco perché era molto interessante, e Montella ovviamente si era messo in cima alla lista, capire le possibilità di questo gruppo che fin qui era uscito malconcio dall'unica sfida di alto livello. Giampaolo ha riproposto dal primo minuto Strinic largo a sinistra in difesa, con Ferrari preferito a Regini, Ramirez sulla trequarti e Zapata accanto a Quagliarella. Montella ha confermato le intenzioni della vigilia tornando, rispetto all'ultima uscita contro la Spal, al 3-5-1-1 con Suso a supporto di Kalinic. In mediana Bonaventura ha rilevato Calhanoglu e la difesa a tre ha visto nuovamente dal primo minuto l'altro Zapata della sfida.

DOMINIO BLUCERCHIATO — Il primo tempo è stato quasi esclusivamente nel segno della Samp. Fortissimamente Samp, se escludiamo circa cinque minuti (tra il 35' e il 40') in cui il Milan è riuscito a mettere la testa fuori. Esatto: cinque minuti su quarantacinque. Senza ombra di dubbio la peggior prima frazione stagionale per i rossoneri, che non avevano mai approcciato una partita così timorosi, imbambolati e propensi all'errore. Di quelli gravi – ovvero palloni persi malamente in mediana - ne abbiamo contati sette, ripartiti fra Kessie (un disastro: completamente scarico, imprecisioni a ripetizione), Bonucci, Zapata e Biglia. Un Milan incapace di uscire dalla propria metà campo e tenere il pallone fra i piedi per dar modo a terzini e mezzali di salire. In altre parole, se il primo tempo è finito senza reti è soltanto grazie all'imprecisione della Samp, che ha spinto tantissimo ma, arrivata all'altezza dell'area rossonera, il più delle volte si è ingarbugliata. Comunque, un plauso alla convinzione e all’atteggiamento. E zero a zero anche perché il Milan dopo due minuti è stato salvato dalla Var: cross di Strinic, braccio di Kessie in area su cui Valeri lì per lì non ha avuto dubbi, indicando il dischetto. Le immagini però hanno cambiato il verdetto in calcio d’angolo. Un episodio che, a giudicare da quanto si è visto dopo, probabilmente ha aumentato la carica agonistica dei blucerchiati e in qualche modo spaventato a morte il Milan (che ha rischiato un autogol con Romagnoli).

ESAMI — Nella ripresa il Milan, pur senza fare meraviglie, è riuscito a tenere un po' il pallone fra i piedi, pur patendo sempre parecchio l'aggressività della Samp. E in un paio di occasioni ha fatto anche capolino dalle parti di Puggioni, prima con Suso, poi con una bella combinazione Kalinic-Suso-Kessie e poi con una conclusione di prima di Kalinic. Il gol blucerchiato è arrivato proprio nel momento in cui i rossoneri stavano prendendo un minimo di coraggio e, in perfetta aderenza con l'andamento del primo tempo, è stato un gentile omaggio del Milan, con Zapata che in area ha servito un assist "perfetto" all'omonimo blucerchiato. Regalo impossibile da non scartare. Montella poi le ha provate tutte: dentro Calhanoglu, Cutrone e Borini (per la prima volta da esterno destro, al posto di Abate), ma senza successo. Anzi: la Samp ha chiuso la pratica nel recupero con Alvarez, in gol una manciata di secondi dopo essere entrato. Per il Milan giovedì torna l'Europa League, a San Siro con il Rijeka, e non sarà un problema. Quelli sono tutti in campionato.

Marco Pasotto

Fonte: Gazzetta dello Sport
24/09/2017 20:14
 
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Cagliari-Chievo 0-2, di Inglese e Stepinski i gol della vittoria

Padroni di casa generosi ma poco pericolosi, veneti organizzati e cinici:
nei minuti finali sfiorano tre volte il raddoppio, poi chiudono il match.
I sardi finiscono in 10 per l'espulsione di Pisacane



Il Cagliari arrivava dalla brutta sconfitta col Sassuolo e il Chievo dal buon pari a Marassi col Genova. Le impressioni del mercoledì sera vengono confermate: la squadra di Maran passa con merito sul campo (polveroso) della Sardegna Arena.

EQUILIBRIO — La cosa più emozionante del primo tempo è, poco prima della mezz’ora, lo scontro aereo da Andreolli e Rigoni. I due stanno fuori per un paio di minuti e rientrano con vistose fasciature. Ma il centrocampista del Chievo resiste solo qualche minuto prima di arrendersi e uscire col turbante di nuovo insanguinato. Questo per dire che la partita, bloccatissima, offre per 45 minuti ben poche emozioni. Squadre a specchio: 4-3-1-2 con i due trequartisti, Joao Pedro e Birsa, osservati speciali. Ma il gioco scorre a fatica e comunque è il Chievo a fare possesso palla, puntando, a volte, sul pressing alto. Apprezzabile lancio di esterno destro di Padoin per Sau che sciupa, Ionita al minuto 33 potrebbe rompere l’equilibrio, ma il tiro sfiora l’incrocio dei pali alla destra di Sorrentino. Al 39’ è Pisacane a salvare di testa sulla linea dopo una serie di rimpalli. Stop. Resta ben poco da segnalare del primo tempo.

SOLO CHIEVO — La ripresa è un po’ più vivace, nel senso che è il Chievo a fare la partita, senza mollare più l’iniziativa. Il Cagliari si spegne poco per volta trascinandosi molle verso il secondo k.o di fila. Rastelli prova a dare la scossa togliendo Barella (male) e mettendo Cossu trequartista con Joao Pedro mezz’ala sinistra. La mossa non riesce. Al minuto 38 Pisacane si fa cacciare per doppia ammonizione quando cerca di bloccare un contropiede di Pucciarelli, poi nel recupero il debuttante Stepinski, 22 anni, polacco, si ritaglia un po’ di gloria battendo Cragno con un gran tiro da fuori.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
24/09/2017 20:18
 
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Crotone-Benevento 2-0: Mandragora e Rohden rilanciano Nicola

Notte fonda per i ragazzi di Baroni, ultimi in classifica con zero punti.
A tre minuti dal termine Viola colpisce un palo dagli undici metri e spreca la possibilità di riaprire il match



Quando la lotta si fa dura, i… duri di Davide Nicola impongono la loro legge. Nella sfida tra disperati, la spunta il Crotone, che affossa ancora più il Benevento, rimasto a zero punti, con un solo gol all’attivo e con 16 reti incassate. Il sesto k.o. consecutivo della matricola, che ha fallito un rigore nel finale con Viola (pallone contro il palo, dopo la conferma ottenuta dalla Var dall’arbitro Orsato per l’assegnazione della massima punizione), potrebbe costare caro a Marco Baroni, che ha un contratto sino al 2019 ma rischia l’esonero. Per la sua eventuale sostituzione sarebbero finiti nel mirino del presidente Vigorito Reia e Colantuono, ma potrebbe esserci un’idea anche su De Canio. I "duri" di Nicola sono quelli che nella scorsa stagione hanno imparato a non mollare mai, realizzando l’impresa straordinaria con la rimonta-salvezza nel girone di ritorno. Con due perle di Mandragora – prima il gol personale al 43’ s.t., poi l’apertura per Trotta nell’azione che nella ripresa frutta il raddoppio di Rohden – il Crotone ottiene la prima vittoria in questo campionato in una partita correttissima, senza espulsi e ammoniti.

LE SCELTE — Dopo la debacle a Bergamo con il 3-5-2, Nicola ritorna al 4-4-2 e rispetto a mercoledì inserisce Martella, Mandragora e Trotta, rispettivamente al posto di Pavlovic, Izco e Tonev. Anche Baroni punta sul 4-4-2, è costretto a cambiare la linea difensiva per la sospensione di Lucioni (risultato positivo al controllo antidoping dopo la sfida col Benevento) e mette mano anche al centrocampo: inedita la coppia di centrali arretrati, Gravillon e Costa, con Venuti che torna a fare il terzino, e a metà campo c’è Lombardi, esterno, al posto di Chibsah.

SOLO UN FUOCHERELLO — Come se non bastasse l’emergenza nel reparto offensivo – out per infortunio Budimir e Tonev –, il Crotone perde dopo appena 53 secondi anche Tumminello, che si ferma per un problema al ginocchio destro (sospetta lesione dei legamenti crociati) e viene sostituito da Simy. Il Benevento ha un buon avvio, spinge bene sulla fascia destra con Lombardi, che detta cross invitanti per i colpi di testa di Lazaar e Coda. Ma è solo un fuoco di paglia della squadra sannita, che comincia a subire le iniziative dei rossoblù, vicini al gol soprattutto al 9’, con un tiro al "bersaglio" tentato da Rohden e Mandragora (ribattute di Costa e Belec), con spreco finale di Trotta, che manda a lato. Il Crotone conquista campo, è netto il possesso palla ma le conclusioni di Trotta, Stoian e Rohden sono imprecise e, in particolare, Simy non sfrutta una buona opportunità, controllando male il pallone. Il Benevento si limita a cercare qualche ripartenza, però è sin troppo molle a centrocampo, dove solo Memushaj sembra avere la forza per fare interdizione. La svolta arriva al 43’, quando Mandragora riceve da Stoian e, appena fuori dall’area, inventa un sinistro che non dà scampo a Belec.

SHOW MANDRAK…ORA — Nonostante nella ripresa abbia un piglio diverso e provi a lottare con maggiore determinazione, con tiri di Lazaar, Coda e Parigini, il Benevento si arrende al 13’. Infatti, il Crotone ricama l’azione più spettacolare del match e raddoppia: da sinistra, Mandragora, di prima intenzione, apre benissimo sul fronte opposto in area, dove Trotta, con un colpo di tacco delizioso, serve palla a Rohden, che firma il 2-0 con un destro imprendibile. La partita, a questo punto, vive solo su iniziative individuali dei giocatori giallorossi, pericolosi con Lombardi e con un tiro-cross di Letizia. Ma il Crotone controlla senza affanni, esce indenne anche dall’episodio-rigore fallito da Viola (fallo di Ceccherini su Lombardi, confermato ad Orsato dal contributo Var) e conquista il suo primo successo in questo campionato.

Giuseppe Calvi

Fonte: Gazzetta dello Sport
24/09/2017 20:21
 
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Verona-Lazio 0-3: Immobile, doppietta con assist a Marusic

Nonostante le numerose assenze, domina la squadra di Inzaghi, con l'attaccante incontenibile



La Lazio si rimette subito in marcia nonostante le assenze (sette, tutte per infortuni) e nonostante il contraccolpo della pesante sconfitta col Napoli. Contro un Verona sempre più in crisi basta e avanza il super Immobile di questo periodo. Altre due reti (e un assist) per il bomber napoletano che è sempre più l'immagine di una Lazio che non vuole porsi limiti. I biancocelesti danno prova di una grande maturità e passano senza problemi su un Verona che, dopo l'illusione del pari strappato con la Samp, ripiomba nelle angosce del suo tormentato inizio di campionato. Il Bentegodi ha già decretato chi siano i due responsabili di questa situazione: il presidente Setti e l'allenatore Pecchia. Fischi sonori per entrambi già nel corso della partita e poi a ancora di più a fine gara. La panchina del tecnico traballa.

CIRO BUM-BUM — Pronti via e la Lazio si sistema subito nella metà campo veronese. Perché Inzaghi quello ha chiesto ai suoi giocatori (con una difesa priva di 4 titolari meglio tenere la palla il più lontano possibile dalla propria aerea) e perché il 4-5-1 abbottonassimo di Pecchia è fatto apposta per invitare gli avversari ad aggredire. Fino al 24', però, la squadra biancoceleste - a parte un colpo di testa di Leiva neutralizzato da Nicolas - non produce granché. Ma se stazioni stabilmente nei pressi dell'area avversaria prima o poi qualcosa succede. E infatti succede. Sul cambio di gioco di Lulic per Marusic Souprayen prova ad anticipare l'esterno montenegrino ma trova le sue gambe. Rigore ineccepibile che Immobile trasforma tirando forte e centrale. La partita si mette in discesa per la formazione di Inzaghi che tuttavia preferisce restare guardinga piuttosto che spingere sulle ali dell'entusiasmo. Ma, prima dell'intervallo, al 40', il raddoppio arriva lo stesso. E il merito è tutto di Immobile. Che lavora sulla trequarti una palla ricevuta da Luiz Felipe, la scambia con Marusic sul limite dell'area, quindi sfonda la difesa veronese e fredda Nicolas. E il Verona? Si sveglia solo nei minuti finali del primo tempo quando è già sotto di due reti. Una punizione dal vertice dell'area di Fossati costringe Strakosha ad una parata complicata, poi sulla ribattuta Zaccagni calcia alto.

CHIUDE MARUSIC — Dopo l'intervallo Pecchia tenta il tutto per tutto gettando sul campo l'artiglieria pesante che forse avrebbe fatto meglio a usare prima. Entrano Kean e Cerci per Souprayen e Zaccagni. Ma la partita, per la squadra di casa, è ormai andata. Le sostituzioni, anzi, la rendono ancora più vulnerabile. La Lazio ne approfitta per chiudere a chiave la vittoria. I biancocelesti lo fanno già al quarto d'ora con Marusic che realizza il 3-0 su assist dello scatenato Immobile. Ma già in precedenza l'esterno montenegrino aveva sfiorato la terza marcatura. E un'occasione l'aveva avuta pure Lulic. Lazio, insomma, padrona del campo. Tanto che il Verona, una volta sotto di tre reti, non prova neppure a cercare il gol della bandiera. A nulla serve il terzo cambio di Pecchia (il coreano Lee per Valoti), mentre le sostituzioni di Inzaghi (Murgia, Caicedo e Di Gennaro per Lukaku, Luis Alberto e Leiva) servono solo a far rifiatare i titolari. Finisce con i biancocelesti che esultano sotto la curva dei loro tifosi, mentre il resto del Bentegodi fischia Pecchia e se la prende col presidente Setti.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
24/09/2017 20:25
 
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Inter-Genoa 1-0: D'Ambrosio decide di testa

I nerazzurri fanno fatica, Spalletti le prova tutte (nella ripresa spazio a Eder, Karamoh e Joao Mario).
Ci pensa però il terzino all'87' a sfondare il muro rossoblu


No, l’Inter non si stacca, non ancora. Arranca, suda, fatica. Vede allontanarsi i battistrada, poi trova l’ultima spinta per piegare il Genoa e non ripetere la frenata dell’ultimo turno. La “botta di vita”, in un pomeriggio sonnacchioso, arriva da Yann Karamoh, classe 1998, inserito a 20’ dalla fine. Nel tabellino dei marcatori c’è D’Ambrosio, ma è da un tiro improvviso del ragazzo che nasce l’angolo che il terzino di testa trasforma il gol. Dopo ne fa ammonire due e espellere uno (Taarabt), accendendo i 50mila di San Siro, che fin lì si erano sorbiti la solita solfa di passaggi orizzontali, conditi da sparute iniziative di Perisic e Brozovic.


NON È — Non è la soluzione a tutti i problemi, ma almeno il franco-ivoriano è un’alternativa in una squadra che si è un po’ “incartata” nella sua formazione tipo e nelle sue contraddizioni e assenze di ritmo. La vittoria sul Genoa non è un trionfo, ma mantiene Spalletti nella scia delle prime due e lo allontana da Milan, a due settimane dal derby. Per lo spettacolo serve altro (forse pure altri uomini) e partite giocate così sarà più facile pareggiarle che vincerle, in futuro. Non è da Champions, oggi come oggi, l’Inter. Ma ce ne sono quattro che lo sono di più?

CENTROCAMPO — Giù Spalletti, come ormai di consueto, prova soluzioni alternative nel triangolo di centrocampisti: stavolta tocca a Vecino e Brozovic aggiungersi a Borja Valero, che pare l’unico inamovibile. Cambiano gli uomini ma mai il ritmo: palla lenta, palleggio faticoso e che non trova mai uno sbocco. La prima accelerazione di un centrocampista si vede al 45’, con Vecino, e sugli sviluppi arriverà il palo di Brozovic, fin lì evanescente. Il croato ha i colpi, ma non sa cosa sia la continuità, nemmeno in 90’. Non che lì in mezzo i compagni facciano molto più di lui: l’unico che sembra avere sempre la possibilità di creare qualcosa è Perisic, mentre Icardi ne tocca poche, ne difende meno, non c’è mai sui cross, anche i pochi che arrivano in zona.

PAURA GENOA — Il Genoa si piazza lì ordinato e paziente, Rossettini mette sorprendentemente la museruola a Icardi, pian piano si prova qualche sortita e arrivano una palla buona per Pellegri e un tiro da fuori di Taarabt. Pellegri non ripete i miracoli, ma per quasi tutta la gara è lasciato davanti al suo destino: per lo meno lotta. La qualità a disposizione di Juric non è molta (o almeno bisogna trovarla in giornata buona), e lo spavento preso la scorsa stagione pare indurre tutti a una dose di prudenza a tratti eccessiva. Ecco che così i punti in classifica sono due, con due pareggi. A San Siro poteva arrivare il terzo, con Omeonga e Laxalt che nella ripresa hanno anche avuto occasioni per passare in vantaggio. Poi la “sbracata” finale, con il gol preso e i due rossi (Omeonga fermava Eder lanciato a rete). La strada è lunga, ma i compagni nella lotta per non retrocedere sono parecchi.

Valerio Clari

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24/09/2017 20:29
 
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Serie A, Sassuolo-Bologna 0-1, Okwonkwo fa esultare Donadoni

In un match senza emozioni il giovane nigeriano regala tre punti ai rossoblù,
che lasciano la squadra di Bucchi al 15esimo posto con 4 punti in classifica



Non sarà stata la partita dell’anno ma meglio vincere giocando male che perdere dopo aver dato spettacolo. Il Bologna porta a casa un 1-0 preziosissimo in casa del Sassuolo: punti già pesanti per cominciare ad avvicinarsi a una salvezza tranquilla. A deciderla è Orji Okwonkwo, 19enne attaccante nigeriano, mandato nella mischia da Donadoni nel finale di partita. Bucchi non riesce a trovare continuità dopo la vittoria di Cagliari, nonostante la scelta di confermare l'undici vittorioso con l'unica novità di Berardi al fianco di Matri. Donadoni risponde schierandosi a specchio: 3-5-2 con De Maio dall'inizio per Di Francesco.

LA PARTITA — Se l’intento del Bologna era quello di coprirsi allora la mossa è azzeccata. I neroverdi sono più in confidenza con il modulo e partono più aggressivi, dando la sensazione di sapere cosa fare con la palla tra i piedi mentre i rossoblù puntano soprattutto a rompere le trame avversarie. Primo squillo con Matri al 17’, che viene murato da Da Costa. Ma i ritmi stentano a decollare: il Bologna porta spesso Masina e Mbaye sulla linea dei centrali, formando un 5-3-2 e aspettando l’iniziativa dei neroverdi, che fan girare bene la palla ma mancano di incisività negli ultimi metri. L’unica azione del Bologna è di Verdi: al 44’ fa partire un tiro deviato dagli emiliani in corner. E così si torna negli spogliatoi senza sussulti.

SECONDO TEMPO — Nella ripresa gli ospiti partono con ben altri ritmi. Palacio dopo 25 secondi si divora il vantaggio a porta vuota, Consigli deve bloccare subito dopo un bolide di Donsah. Ma le buone intenzioni dei ragazzi di Donadoni si spengono rapidamente. Attorno al 25’ Bucchi prova a dare peso all'attacco: dentro Falcinelli per Matri e il Bologna risponde con Petkovic per Verdi ma ormai di benzina nelle gambe ne resta ben poca da entrambi i lati. Lo dimostra anche la seconda ammonizione di Magnanelli, presa a distanza di 7 minuti dalla prima, che lascia i neroverdi in dieci all’80’ dopo un’entrata in netto ritardo su Pulgar. Alla fine il gioco dei cambi lo vince Donadoni, pescando il jolly Okwonkwo dalla panchina. Il nigeriano è bravo a farsi trovare pronto quando all'89' Palacio penetra in area e ad avventarsi sul tap in dopo l'intervento super di Consigli sull'argentino. Rete di grande importanza, sia per il 19enne africano che alla terza presenza in Serie A riesce già a timbrare sia per la banda Donadoni, ora a quota 8 punti e al 10° posto in campionato.

Michele Nardi

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25/09/2017 00:18
 
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Fiorentina-Atalanta 1-1: Freuler al 94' risponde a Chiesa

Perla del 19enne, Sportiello para un rigore a Gomez e fa altri interventi decisivi ma non basta a Pioli:
la squadra di Gasperini trova il gol del pareggio con lo svizzero all'ultima azione


Freuler al 94' gela il Franchi e consegna un pareggio meritatissimo all'Atalanta. Chiesa e Sportiello avevano trascinato i viola per tutta la gara, ma il destro del centrocampista nel recupero brucia i padroni di casa: è 1-1. Pioli recupera Laurini a destra, piazza Sanchez al posto dello squalificato Badelj e punta su Gil Dias a destra con Benassi in panchina. Gasperini replica affidando l'attacco ad Ilicic con Gomez che parte da sinistra: out Petagna mentre Spinazzola torna titolare. Il primo tiro è di Thereau al 6', palla troppo morbida e centrale per impensierire Berisha. L'occasione vera arriva però sul piede di Kurtic, servito da Gomez, al minuto numero dieci. Sportiello è bravo a respingere in calcio d'angolo. Passano due minuti e la Fiorentina va in vantaggio con un altro gol gioiello di Chiesa. Federico raccoglie un colpo di testa di Thereau, si smarca e dai 20 metri fa partire un bolide di destro che supera l'incolpevole Berisha.

SUPER SPORTIELLO — L'Atalanta reagisce ed un liscio di Veretout libera Gomez che serve Freuler a centro area. Sportiello, ex con il dente avvelenato, si supera per deviare il pallone in corner. Si fa male Toloi (problema muscolare) e Gasperini lancia un altro ex, Mancini. Al 30' tocca ad Ilicic calciare in porta, ma il destro non è il piatto forte della casa. Chiesa è una furia e fa impazzire Castagne, Gil Dias dalla parte opposta invece soffre la prepotenza fisica di Spinazzola. Il primo tempo si chiude con il colpo di testa di Palomino alto sopra la traversa.


ATALANTA ALL'ULTIMO RESPIRO — Si riparte senza cambi e con una buona occasione per Ilicic (punizione), il cui tiro sfiora l'incrocio dei pali. Gasperini corre ai ripari: fuori Kurtic, dentro Cornelius ed attacco più pesante. Nei viola fuori un generoso Simeone, dentro Babacar. Al 15' ci prova da fuori Veretout, conclusione che si perde sul fondo. Al 17' Pezzella tocca Ilicic in area, Pairetto fischia il rigore tra le proteste viola. Sportiello però, in serata di grazia, si distende e devia la conclusione dagli undici metri di Gomez. Altri due k.o. Al 70' Biraghi che deve uscire per un problema alla caviglia destra: dentro Maxi Olivera. Fuori anche Ilicic, zoppicante, sostituito da Orsolini. Pioli si gioca anche la carta Eysseric al posto di uno stanchissimo Thereau, provando ad aumentare il palleggio in mezzo al campo per interrompere la pressione atalantina. Gli ospiti insistono ed Orsolini in rovesciata sugli sviluppi di un corner calcia alto da buona posizione. Astori reclama il rigore per un fallo sugli sviluppi di un corner. Poi è Castagne a presentarsi da solo davanti al portiere ma Sportiello compie un altro miracolo salvando il risultato. All'85' è Gil Dias in contropiede a presentarsi davanti a Berisha che lo tocca. Proteste dello stadio ma per Pairetto (e per la Var) non è rigore per la rabbia di Pioli e tutta la Fiorentina. Babacar si mangia il 2-0 tutto solo davanti a Berisha, errore gravissimo visto che al 94' Freuler con un gran destro da fuori supera Sportiello. Finisce 1-1 con l'Atalanta che ha meritato il pareggio. Ed i viola a ribollire di rabbia verso Pairetto... e la Var.

Giovanni Sardelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
25/09/2017 00:23
 
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SERIE A 2017/2018 6ª Giornata (6ª di Andata)

23/09/2017
Roma - Udinese 3-1
Spal - Napoli 2-3
Juventus - Torino 4-0
24/09/2017
Sampdoria - Milan 2-0
Cagliari - Chievo 0-2
Crotone - Benevento 2-0
Hella Verona - Lazio 0-3
Inter - Genoa 1-0
Sassuolo - Bologna 0-1
Fiorentina - Atalanta 1-1

Classifica
1) Napoli e Juventus punti 18;
3) Inter punti 16;
4) Lazio punti 13;
5) Roma(*) e Milan punti 12;
7) Sampdoria(*) e Torino punti 11;
9) Atalanta, Chievo e Bologna punti 8;
12) Fiorentina punti 7;
13) Cagliari punti 6;
14) Spal, Sassuolo e Crotone punti 4;
17) Udinese punti 3;
18) Genoa, e Hellas Verona punti 2;
20) Benevento punti 0.

(*) Sampdoria e Roma una partita in meno.


(gazzetta.it)
25/09/2017 19:26
 
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all'inizio del campionato pensavo ad un milan primo in classifica dalla prima all'ultima giornata
mi sono sbagliato
30/09/2017 23:32
 
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Udinese-Sampdoria 4-0, doppio Maxi Lopez e rigori di De Paul e Fofana

Dopo 3 k.o. consecutivi i friulani tornano alla vittoria:
decisiva l'ingenuità di Puggioni per il penalty che sblocca
l'incontro nel primo tempo, poi l'espulsione di Barreto al 40' fa il resto



Il trionfo (provvidenziale) di Delneri, il tonfo (imprevedibile) di Giampaolo. Una bella partita, due regaloni della Samp a spianare la via della gloria a un'Udinese comunque determinata e compatta nel cercare la strada che la portasse fuori dalla crisi dopo una settimana intera di ritiro. A volte serve... CADEAU — Il primo omaggio ai bianconeri lo fa il portiere Puggioni, classe 1981, non esattamente un pivellino. Esce a vanvera fino al limitare della sua area, per giunta dalla parte della bandierina, e va a tamponare fragorosamente e inutilmente (soprattutto) l'ignaro Maxi Lopez che stava semplicemente controllando un pallone, spalle alla porta e quindi in posizione innocua. Patapum, e dallo scontro viene fuori il rigore sblocca risultato. De Paul lo trasforma in maniera impeccabile.

CADEAU-BIS — Siamo a metà di un primo tempo fin lì equilibrato e che continua a riservare azioni da una parte e dall'altra anche se quelle blucerchiate non hanno il crisma della pericolosità mentre i bianconeri falliscono in fase di rifinitura almeno tre contropiede assai interessanti. Beh, al 40' ecco l'altro omaggio ai padroni di casa. E questo è ancora più determinante sullo sviluppo del match. A centrocampo Edgar Osvaldo Barreto, classe 1984, entra in ritardo e soprattutto inutilmente su Lasagna. Un tackle scivolato di cui non si avverte l'urgenza sotto gli occhi dell'arbitro in una zona del campo innocua.

VALANGA — Questo mette k.o i liguri. Perchè nella ripresa si gioca a una porta e l'Udinese viaggia sul velluto. Arriva un altro rigore (fallo di Torreira su Fofana), stavolta trasformato da Maxi Lopez, che al 40' si esibisce con un pregevole pallonetto di controbalzo per calare il tris. Chiude la girandola Fofana, steso dall'ennesimo spintone in area, questo di Strinic: stavolta il rigore lo calcia lui. La corsa della Samp subisce un arresto, i friulani si lagnano solo del fatto che adesso per incontrare squadre liguri dovranno aspettare un po': il primo e unico successo precedente lo avevano ottenuto sul Genoa...

Nicola Cecere

Fonte: Gazzetta dello Sport
30/09/2017 23:35
 
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Serie A, Genoa-Bologna 0-1.
Palacio fa esultare Donadoni

Dopo un primo tempo avaro di emozioni il match si sblocca nella ripresa.
Gol dell'ex per il 35enne argentino. Seconda vittoria di fila per gli emiliani



È una sorta di maledizione quella che affonda il Genoa e mette Juric a forte rischio esonero. I rossoblù giocano una partita complicata, soffrono a lungo, ma creano anche le occasioni per vincere, ma vengono puniti dall’ex Palacio e dal suo contropiede fulminante, che esalta il Bologna, e vengono respinti, alla fine, pure dalla sfortuna. La squadra di Donadoni centra così la terza vittoria in trasferta e vola a 11 punti.

MATCH BLOCCATO — Equilibrio e tensione. Per un tempo Genoa-Bologna propone poco altro. Un paio di conclusioni dalla distanza di Veloso, un tiro da buona posizione di Petkovic, favorito da uno spunto di Palacio e da un errore di Biraschi e l'opportunità migliore, al 25’, con Palacio abile a crossare da destra in maniera pericolosa con Verdi che non arriva a toccare in rete da pochi passi. Solo con lo scorrere del tempo il Genoa trova un po’ di convinzione, anche se al 7’ rischia su un tiro dal limite di Verdi, deviato da Veloso e respinto con difficoltà da Perin.

RIPRESA — Nel secondo tempo l’ingresso di Lazovic, per Rosi, sembra suonare la carica per la squadra di casa. Il Genoa trova spazio a destra e, contemporaneamente, vede crescere Palladino a sinistra. Il Bologna arretra pericolosamente: Laxalt e Ricci sprecano due buone intuizioni di Palladino, poi, al 27’, è Mirante a opporsi, con due prodezze, prima Palladino e poi a Veloso, innescati da Lazovic. È il momento migliore del Genoa, quello in cui arriva però il castigo del Bologna al 28’: lancio improvviso di Pulgar, velo di Destro e Palacio si invola in contropiede, resiste a Laxalt e batte abilmente Perin. È un colpo da k.o., anche perché il Genoa è anche sfortunato: Galabinov, pescato in area da Palladino al 45’, vede respingere il suo colpo di testa dal palo, poi in pieno recupero Palladino fallisce il pari da ottima posizione.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
01/10/2017 14:43
 
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Napoli-Cagliari 3-0: Hamsik, Mertens e Koulibaly.
Sarri fa sette su sette

Continua la corsa a punteggio pieno degli azzurri, che piegano il Cagliari senza troppi problemi.
Si sblocca il capitano



Un gol è per sempre, almeno lo è quello che Hamsik ha segnato dopo quattro minuti al Cagliari su assist (sontuoso) di Mertens perché si tratta del numero 116 in maglia azzurra, uno in più di Maradona. Per il capitano una rete speciale che ha scacciato via un periodo difficile, per il Napoli una partita subito in discesa ed il settimo successo in altrettante partite di campionato. Troppo tenero il Cagliari (che ha perso Sau poco dopo la mezz'ora) per impensierire la squadra di Sarri, capace di mettere in fila dodici successi tra lo scorso anno e quello in corso. Un cammino che lascia presagire una stagione da sogno per gli azzurri.

MERTENS DI RIGORE — Neanche il tempo di annotare le formazioni (confermate le indiscrezioni della vigilia) e Napoli dunque già avanti con il Cagliari costretto a rivedere il suo disegno tattico. Discreta comunque l'organizzazione degli ospiti come la qualità di palleggio di Barella, addirittura una delizia il pallone che quest'ultimo ha servito a Pavoletti al 10' ma la volée in scivolata del centravanti è finita fuori. Nel Napoli, come al solito, la corsia mancina ha creato i maggiori grattacapi agli avversari tanto che Rastelli è stato costretto al 4-4-2 (specie dopo l'uscita di Sau) con Ionita largo a destra per provare ad arginare uno scatenato Ghoulam. Con un taglio da sinistra al centro, Insigne ha sfiorato il gol di testa al 25 dopo un'altra gran giocata di Mertens mentre la prima parata di Cragno è arrivata al 31' su Callejon. Senza forzare il Napoli ha trovato il raddoppio su rigore prima dell'intervallo: fallo ingenuo di Romagna su Mertens, che ha trasformato sicuro. Settimo centro in campionato per il belga e primo tempo in archivio.


ACCADEMIA — La ripresa è iniziata per il Cagliari peggio della prima frazione: due minuti e Koulibaly ha fatto tre a zero approfittando di una dormita colossale della difesa ospite. Il difensore senegalese non ha avuto ostacoli dinanzi a Cragno, battuto da un tocco sporco sotto misura. A quel punto la partita è diventata una sorta di allenamento per gli azzurri che hanno deliziato il pubblico con le loro geometrie e la loro tecnica (vedi tacco di Mertens per Callejon al 10', bravo Cragno a deviare in angolo il tiro dello spagnolo). Il Cagliari da encefalogramma piatto è stato graziato da qualche preziosismo di troppo degli azzurri. Sarri ha fatto esordire Mario Rui e sperimentato prima Rog e poi Ounas (entrato per Allan) al posto di Callejon. Al 37' è arrivato il primo - e unico - tiro in porta degli ospiti con Deiola. Al triplice fischio di Abisso, invece, azzurri in vetta alla classifica aspettando stasera Atalanta-Juve.

Gianluca Monti

Fonte: Gazzetta dello Sport
01/10/2017 19:01
 
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Benevento-Inter 1-2: doppietta di Brozovic, per i campani D'Alessandro

La squadra di Spalletti, aspettando la Juve che gioca stasera, strappa i 3 punti e si porta al secondo posto in classifica:
decide una doppietta del trequartista croato.
Ai campani che colpiscono due legni non basta un gol di D'Alessandro


Senza dare spettacolo, senza convincere appieno, ma con la valigia piena di tre punti l’Inter torna da Benevento con un 2-1 firmato Brozovic (inutile il gol di D’Alessandro) che la tiene lassù, appiccicata alle favorite per lo scudetto e a pieno titolo “dentro” la corsa alla Champions. Si può sorridere in attesa di sistemare soprattutto quelle falle d’attenzione che costringono il popolo nerazzurro a tenere il respiro fino al novantesimo. E oltre.

CI PENSA BROZO — Trasferta a Benevento per l’Inter prima della sosta. La gara perfetta da sottovalutare, quella contro una squadra a quota zero punti, in evidente difficoltà e con un solo gol segnato finora dal pure assente Ciciretti. Luciano Spalletti prosegue con il 4-2-3-1 preferendo Nagatomo a Dalbert come terzino sinistro, Vecino a Gagliardini al fianco di Borja Valero e Brozovic a tutti gli altri candidati nel cantiere del trequartista. Marco Baroni, dopo una settimana di ritiro, annulla le anticipazioni e vara una squadra ben diversa dalle previsioni. Fuori Coda, Puscas, Lazaar e Di Chiara per un 4-5-1 con Lombardi a destra e D’Alessandro a sinistra a supportare l’unica punta Iemmello. Pressione campana e pressione lombarda, i primi dieci minuti sono così nel Vigorito tutto esaurito. Solo che la pressione del Benevento è figlia della voglia di fare e densa di limiti tecnici, quella dell’Inter più ragionata e di qualità. Anche se le conclusioni di Skriniar e di D’Ambrosio sono deboli (lo slovacco scivola) e attutite (deviata quella del Nazionale). Nel frullatore ci entra anche la tattica spallettiana con i tre alle spalle di Icardi che ruotano molto. Al 12’ Brozovic ci prova su calcio di punizione, molto defilato, sul quale Belec mette i pugni per respingere. I nerazzurri ci provano ancora da lontano, questa volta con Candreva, Belec respinge ancora. Alla prima manovra organizzata la squadra di Spalletti passa. Minuto 19, Nagatomo crossa corto sul primo palo da sinistra, Candreva taglia e si porta la palla verso l’esterno ma riesce a girarsi e rimettere ancora in mezzo trovando la testa di Brozovic. Inter avanti 1-0. Tre minuti e i nerazzurri raddoppiano. Icardi si guadagna una punizione da limite in zona centrale, Marcelo insiste per batterla e la infila all’incrocio. Il croato rompe in tre minuti due tabù: primi gol stagionali e gol dalla trequarti centrale su punizione, zona nella quale la squadra di Spalletti era, prima della settima giornata, la meno abituata a prendersi falli.


IL BENEVENTO C'È — La reazione del Benevento arriva al 25’ con la traversa di Memushaj e il conseguente gol annullato a Iemmello per fuorigioco. Quattro minuti e un errore in impostazione di Perisic lancia la ripartenza di D’Alessandro che arriva fino in area nerazzurra, calcia in diagonale e trova un dito di Handanovic a deviare la palla in calcio d’angolo. La partita tendente al sonno viene risvegliata da una ripartenza improvvisa dei campani chiusa da D’Alessandro: un palo-gol che riapre la partita proprio sul finire del primo tempo, al 42’. Borja Valero al 45’ prova a ripristinare il doppio vantaggio, ma la palla sfila a lato. Finisce così la prima frazione con la partita aperta almeno per il risultato. Perché l’Inter ha mostrato una qualità tecnica ben superiore al Benevento, ma anche un rigurgito di superficialità d’attenzione non giustificabili.

ENTRA GAGLIA — Al 6’ della ripresa il primo cambio della partita: dentro Joao Mario per Candreva e il portoghese si sistema almeno inizialmente al posto del Nazionale. Il Benevento sale di tono, anche se sarebbe meglio dire che sale Benevento, la città infilata al Vigorito. Tecnicamente sempre in affanno, la squadra di Baroni spinge con improvvise trovate, come quella del 13’. Cross dalla destra e colpo di testa di D’Alessandro che finisce sul palo. Handanovic sembrava sorpreso, sicuramente lo era la difesa interista che si era persa l’esterno dei campani. Baroni inserisce Chibsah per Memushaj in maniera tale da fornire ossigeno fresco alla mediana. Parigini entra al 28’ al posto di Lombardi e Baroni lo sistema sull’esterno alto di sinistra. Con i mediani ammoniti (Borja Valero e Vecino), Spalletti inserisce Gagliardini al posto dello spagnolo per evitare di finire in inferiorità la gara. Baroni e i suoi la mettono sull’orgoglio e il finale può essere rovente. Al 39’ il Benevento perde palla in fase di impostazione, l’Inter riparte e il destro di Perisic che chiude l’azione è deviato quel poco che basta da Belec per alzare la palla in corner. L’ultimo accorgimento di Baroni è Lazaar che subentra a Viola, mentre quello di Spalletti è Dalbert per Nagatomo.

ANDAMENTO DA SCUDETTO, MA... — Dal finale fumoso non emerge alcun arrosto e così l’Inter vince 2-1 chiudendo anche questo settore tra le pause delle nazionali con un andamento da scudetto. Parola indicibile giustamente, sorretta almeno dalla serie di 6 vittorie e un pareggio. Intanto, una buona base. Il Benevento invece resta fermo a zero punti ma con la consapevolezza di avere corsa, voglia, orgoglio e una città attorno. Non sommano punti, però Baroni – se dovesse essere confermato – sa di poter plasmare una squadra da salvezza su queste fondamenta.

Matteo Brega

Fonte: Gazzetta dello Sport
01/10/2017 19:04
 
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Chievo-Fiorentina 2-1: Simeone in gol, Castro ribalta il risultato

Dopo il vantaggio dei viola firmato dal Cholito al 6',
i padroni di casa crescono e prendono in pugno il match:
Castro prima realizza il pareggio al 25', poi a
inizio ripresa batte ancora Sorrentino, di testa



Quando vedeva la Fiorentina, il Chievo si bloccava: otto sconfitte e un pareggio negli ultimi nove incontri, fino ad oggi. Ma ci pensa Lucas Castro, prima doppietta in A, a cambiare le cifre e gli umori: Rolando Maran esulta con un urlo liberatorio, Stefano Pioli fila a testa bassa negli spogliatoi. I viola vanno in vantaggio, mancano il raddoppio e poi si fanno rimontare. Troppi errori sui lati difensivi, poca lucidità nel cercare il 2-2. Il Chievo non si scompone dopo lo 0-1, cresce in maniera costante e sale a quota 11 dopo sette giornate. E’ un bel vivere.

BOTTA E RISPOSTA — La partita è sempre viva, con occasioni e ripartenze, anche perché le squadre non sono troppo corte. La Fiorentina va in gol al primo tentativo: recupero palla sulla trequarti, tacco di Chiesa per Thereau che crossa per Simeone. Il suo colpo di testa non lascia scampo a Sorrentino. Il pareggio del Chievo arriva grazie anche a un liscio di Biraghi sul cross di Birsa. Castro è solo e non fatica a battere Sportiello da pochi passi. Simeone potrebbe raddoppiare, sempre di testa, prima dell’intervallo: vola Sorrentino all’angolo, mentre Inglese sull’altro fronte non trova la misura sotto porta.

IL SORPASSO — Il raddoppio è fin troppo facile: libero Hetemaj sul cross, liberissimo dall’altro lato Castro che con un pallonetto di testa trova il bis. Sono passati soltanto 50 secondi nella ripresa. Pioli allora cambia: dentro Gil Dias per Chiesa (anche sofferente al ginocchio), Saponara per Thereau e poi Babacar per Benassi. Tre punte e un trequartista. Maran sistema la difesa con Cesar, Depaoli e inserisce Bastien per Birsa che ha appena fallito il 3-1. I tiri della Viola sono sempre sballati, il Chievo resiste e trova la prima vittoria in casa di questa stagione.

Pierfrancesco Archetti

Fonte: Gazzetta delo Sport
01/10/2017 19:07
 
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Lazio-Sassuolo 6-1: Luis Alberto show

L'iniziale vantaggio neroverde illude Bucchi, che poi subisce il ritorno dei padroni di casa:
spagnolo migliore in campo, super la sua punizione a fine primo tempo.
Esordio per Nani


Una Lazio da applausi a scena aperta incassa l’ottava vittoria stagionale (su dieci gare), rifilando sei reti al malcapitato Sassuolo. Un successo che rinsalda i progetti Champions ed esalta uno stato di forma eccezionale della squadra di Inzaghi. Che deve rimediare allo svantaggio iniziale, ma poi con Luis Alberto e De Vrij, recuperati alla vigilia, ribalta il risultato per poi dilagare. Prova strepitosa di Luis Alberto, alla prima doppietta con la Lzio. Due gol anche per Parolo. A segno pure il bomber Immobile, giunto alla 14esima rete stagionale (nazionale compresa). Senza scampo il Sassuolo che nel primo tempo si era illuso di poter imbrigliare la squadra di Inzaghi, che nella ripresa ha poi sfoderato il meglio di se stessa.

RINCORSA LAZIALE — In avvio La Lazio fa valere le sue doti sul piano della manovra. Il Sassuolo opta per un approccio guardingo. Il tandem Luis Alberto-Immobile prova subito qualche combinazione. Al 13’ incornata del centravanti che finisce sul fondo. Ma è il Sassuolo a procurarsi la prima vera chance: al 15’ è alta la botta di Sensi su traversone di Lirola. Al 21’, cambio negli emiliani: Peluso rileva Letschert (problemi al ginocchio). Al 27’ Sassuolo in vantaggio con Berardi su rigore concesso per un intervento di De Vrij su Matri che lascia qualche dubbio. L’attaccante emiliano a segno per la quarta sfida di fila contro la Lazio. La squadra di Inzaghi riparte con molta frenesia. Il Sassuolo cerca di approfittarne, ma Strakosha è reattivo sui tentativi insidiosi di Berardi e Duncan. Al 36’ Lazio vicina al pareggio: incornata di Immobile alta di poco. Al 39’, una lunga azione manovrata porta al tiro Lucic, che non centra la porta. Bucchi deve rinunciare anche a Peluso (k.o. per una botta al naso) e al 43’ fa entrare Mazzitelli. La difesa del Sassuolo si ricompatta con quattro elementi: Lirola e Adjapong ai lati dei centrali Acerbi e Cannavaro. Al 46’ la Lazio pareggia con una perla di Luis Alberto. Su punizione dai 25 metri lo spagnolo colpisce all’incrocio dei pali, alla sinistra di Consigli.


EFFETTI SPECIALI — Dopo l’intervallo, si fa notare subito Immobile, ma il colpo di testa viene cotrollato da Consigli. Replica del Sassuolo con Berardi: Strakosha vigila. La Lazio si scalda. Rasoiata di Marusic, sula respinta di Consigli, Acerbi anticipa Immobile su . All’11’ sorpasso della Lazio: su corner di Luis Alberto, colpo di testa imperioso di De Vrij dal centro dell’area. Al 13’ nuova ondata di una Lazio ormai irrefrenabile: Immobile anticipato da Consigli in uscita, sul pallone si avventa Luis Alberto che elude il portiere e va a segnare concludendo un’azione spettacolare nel tripudio dell’Olimpico. Terza sostituzione nel Sassuolo: Politano al posto di Missiroli. La Lazio non si ferma: al 19’, il quarto gol. Lo firma Parolo, pronto a sfruttare di sinistro un rimpallo su tentativo di Lulic. Inzaghi innesta Luis Felipe per far rifiatare De Vrij. La Lazio imperversa. Al 25’, il quinto gol: azione tambureggiante, colpo finale di Parolo. Sassuolo non vuole arrendersi: Strakosha salva su Berardi. Al 27’ standing ovation dell’Olimpico: esce Luis Alberto per cedere il posto a Luis Nani, all’esordio in biancoceleste. Manca Immobile all’appello del gol e il bomber realizza al 36’ su rigore che lui stesso si è procurato in un scontro con Mazzitelli. Nona rete in campionato per il centravanti della Lazio. Inzaghi dà spazio anche al ritorno di Mauricio che avvicenda Radu. Finisce 6-1 con l’Olimpico al top delle emozioni per una Lazio sempre più bella.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
01/10/2017 19:10
 
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Serie A, Spal-Crotone 1-1: Simy risponde al gol di Paloschi

I padroni di casa partono in vantaggio con Paloschi, ma i calabresi rispondono nel secondo tempo con il nigeriano


Chi interrompe la serie di quattro sconfitte di fila, chi porta a casa il primo punto in trasferta. Un pari che in teoria accontenta tutti, figlio di una partita a due facce: meglio la Spal nel primo tempo, meglio il Crotone nel secondo.

SUBITO PALOSCHI — Venti minuti di equilibrio, anzi è il Crotone a partire meglio con l’inedita coppia d’attacco Simy-Nalini, perché Nicola inizialmente tiene in panchina Budimir e Trotta. Dopo pochi secondi gran tiro da fuori di Mandragora, Gomis para con una certa fatica. E’ il 4-4-2 previsto alla vigilia, con due esterni offensivi come Rodhen e Stoian che cercano di chiedere la fasce, là dove nasce e si sviluppa il gioco della Spal. Semplici risponde con il solito, e collaudato, 3-5-2 con Costa che spinge più di Lazzari. E’ proprio l’ala sinistra a dare il via, minuto 18, a una bella azione in velocità: cross, sponda di Borriello, Antenucci tira, fuori di poco. Due minuti più tardi tocca a Stoian: sventola e brivido. Dopo che Borriello esce per infortunio, la Spal conquista il campo e non lo molla più. Al 37’ Mazzoleni annulla giustamente un gol di Antenucci per un fallo di Paloschi su Ceccherini. Questione di poco e il nuovo entrato colpisce, alla sua maniera. Minuto 39: da Mora ad Antenucci che tira, il pallone corre verso il fondo quando ecco Paloschi che, partito in posizione regolare (lo tiene in gioco Ceccherini) mette dentro da pochi passi. Il tempo di protestare per un mani di Simy, poi si chiude il primo tempo.

BRAVO SIMY — Il Crotone comincia il secondo come il primo: buttandosi in avanti. Errore di Vicari che regala il pallone a Nalini, tiro e paratona di Gomis. Al 14’ la squadra di Nicola pareggia con merito: lasciato libero da Salamon, il gigantesco Simy aggancia un pallone e fa partire un tiro chirurgico col destro. Gomis battuto. La Spal cala vistosamente il ritmo e non riesce più a prendere l’inizativa. Potrebbe passare in vantaggio quando Ajeti svirgola verso Cordaz, bravissimo a respingere e poi a ripetersi su Paloschi con l’aiuto di Simic (proteste degli spallini ma non sembra rigore). Finisce pari: giusto così.

IL RICORDO — Prima della partita Donata Bergamini, sorella di Denis (trovato morto in circostanze misteriose sulla statale jonica nel novembre 1989) ha consegnato una targa al presidente della Spal, Walter Mattioli e all’allenatore del Crotone, Davide Nicola per premiare . Nicola, nel suo pellegrinaggio post salvezza in bici dalla Calabria a Torino, si era fermato dove fu trovato il corpo dell’ex centrocampista del Cosenza: un gesto apprezzato dalla famiglia Bergamini, originaria di Boccaleone di Argenta, a pochi chilometri da Ferrara.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
01/10/2017 19:14
 
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Serie A: Torino-Verona 2-2.
Miha si illude, poi la rimonta di Kean e Pazzini

Incredibile al Grande Torino.
I granata vanno in vantaggio con Iago Falque e Niang ma subiscono la rimonta con due gol allo scadere



Come buttare una partita già vinta e rendersi la vita difficile. Impiega mezz’ora il Toro per riassorbire il contraccolpo del derby, segnando due gol nei primi 45’ con Iago Falque e Niang, poi, in cinque minuti, in zona recupero, arriva la doppia rimonta del Verona consegnata su un piatto d’argento. Gol di Kean che riapre la partita, rete confermata dalla Var che annulla la decisione del direttore di gara di fuorigioco, e rigore regalato da Molinaro per un fallo di mano. È Pazzini tenuto per un’ora in panchina a rimettere in piedi il risultato e salvare la panchina a Pecchia.

GOL GRANATA INUTILI — Il Verona era anche partito bene ma con tutti i limiti degli scaligeri, troppo impalpabili sotto rete. Non a caso la squadra di Pecchia, prima del regalo granata aveva segnato ad oggi un solo gol, alla prima giornata di campionato su rigore di Pazzini. Al contrario il Torino di Mihajlovic è una macchina da guerra, 99 gol segnati in 49 partite con Sinisa in panchina (contando la Coppa Italia), miglior media gol del Toro dopo Superga.

BELOTTI K.O. — Il Toro con l’uscita di Belotti dal campo si è disunito. Il Gallo avrebbe dovuto uscire già prima dell’infortunio per un colpo subito nel primo tempo e che lo stava condizionando. All’80’ il ginocchio destro si è girato e Belotti è uscito in barella tra la preoccupazione del Toro, e in questo caso anche del c.t. azzurro Ventura. A quel punto i padroni di casa sono rimasti in dieci con Mihajlovic che non aveva più sostituzioni a disposizione. E così il Verona ha preso coraggio. Il Torino, rimasto senza attaccanti, ha arretrato pericolosamente il baricentro e il Verona si è rovesciato nella metà campo granata trovando il gol con Kean. L'ex Juve prende prima la traversa a porta vuota e poi segna da due passi sul tiro di Cerci, il gol viene inizialmente annullato per fuorigioco e poi concesso dalla Var. La rete ha l’effetto di una scossa tra i gialloblù che grazie a un paio di parate di Nicolas erano rimasti in partita. Al 46’, nel primo dei 5’ di recupero il braccio di Molinaro combina il patatrac: calcio di rigore che Pazzini non sbaglia e terzo pareggio per il Verona che nella sosta potrà lavorare con più tranquillità e preparare lo scontro salvezza con il Benevento.

TORO A PROCESSO — Altra aria in casa granata. Oltre al responso medico atteso per Belotti, saranno due settimane di “processi” agli errori per due punti gettati al vento, preziosi per chi ha come obiettivo l’Europa League: vietato perdere ancora punti contro le “piccole”. Note positive per il Torino la prestazione di Lyanco, il primo gol di Niang che sblocca il francese dopo una prestazione fino a quel momento inguardabile, il solito Iago Falque in attacco. Troppe distrazioni al contrario da metà campo in giù, centrocampo fragile e con troppi infortuni ed acciacchi.

SERENITÀ — Pecchia invece con il recupero dell’intera rosa potrà lavorare da oggi con più serenità e con Cerci, che nel secondo tempo è stato il migliore dei suoi, in crescendo di condizione.

Francesco Bramardo

Fonte: Gazzetta dello Sport
01/10/2017 23:11
 
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Milan-Roma 0-2: Dzeko e Florenzi in gol

I rossoneri giocano un buon primo tempo, poi si sfaldano al
gol del bosniaco e terminano in 10 per l'espulsione di Calhanoglu.
Quarto successo di fila in campionato per Di Francesco



Roma ci sei. Milan ci fai soltanto, e chissà se e come potrai essere da Champions. Lo scontro diretto con mille esami nell'esame premia la Roma, alla quale bastano cinque minuti per affondare il Milan a San Siro: 2-0 firmato Dzeko e Florenzi nel momento clou della partita, quando i padroni di casa spingono e i giallorossi di Di Francesco non incantano come altre volte. Ma anche questo fa la differenza tra una squadra che sta in alto da anni e può puntare a restarci ancora, e un progetto di squadra che ancora squadra non è, o quantomeno non lo è per 90 minuti. Eusebio se ne torna a casa con tre punti d'oro e un quinto posto che potrà mutare in quarto a recupero con la Samp giocato, mentre l'amico Montella si prepara a vivere i giorni peggiori da quando è sulla panchina del Milan. Gli ultimi?

ROMA COL FRENO, POI… — La sensazione è che De Rossi e compagni sembrino per troppo tempo eccessivamente rispettosi del Milan, attenti più a controllare le fiammate avversarie che non a cercare la profondità. Perché quando lo fa, la Roma dimostra di avere la qualità giusta per arrivare dalle parti di Donnarumma, bravissimo a salvare su Florenzi al 61', prima vera occasionissima della partita. In generale, il 4-3-3 di Di Francesco non riesce a svilupparsi in ampiezza e il tecnico paga le assenze in attacco, che non gli offrono alternative a un El Shaarawy in versione poco faraonica. La fame di Dzeko (com'era la storia che non segnava gol decisivi nelle grandi sfide?) è stata la chiave per risolvere il rebus, la stoccata di Florenzi il timbro per la terza vittoria consecutiva a San Siro. Non un scampagnata come nelle altre due occasioni, ma una prova di forza forse ancora più preziosa di quelle passate.

IL DIAVOLO SI SGONFIA — Per una settantina di minuti, il Milan mostra buoni passi avanti quanto a solidità: la banda Montella copre bene il campo e chiude gli spazi, grazie anche alla generosità di Borini e Rodriguez. L'attaccante reiventato esterno di centrocampo si sdoppia sfiancandosi in maniera quasi commovente: toglie l'aria e i tempi a El Shaarawy e prova a fare male quando avanza, scodellando anche un paio di cross interessanti; lo svizzero è tra i più cercati da Biglia in fase di costruzione e dai suoi piedi partono i palloni più insidiosi. Ma restano la fatica immane a creare pericoli – le parate di Alisson su Bonucci e Kalinic arrivano solo a metà ripresa – e l'incapacità di reagire nel momento di difficoltà: incassato il gol di Dzeko al 27', i rossoneri ne prendono un altro da Florenzi al 32' (inspiegabile il movimento di Rodriguez, che anziché coprire sull’esterno giallorosso davanti a Donnarumma, si sposta dalla parte opposta) e Calhanoglu completa l'opera beccandosi il rosso per doppia ammonizione. E i bonus ora sono finiti: dopo la sosta arriva il derby più delicato degli ultimi anni, con l'Inter a guardare i cugini dall'alto dei suoi 19 punti, 7 in più del Milan.

Marco Fallisi

Fonte: Gazzetta dello Sport
01/10/2017 23:14
 
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Atalanta-Juventus 2-2: Caldara e Cristante rimontano, Dybala sbaglia rigore

Succede di tutto: 2-0 Juve con Bernardeschi e Higuain, poi segnano
Caldara e Cristante, prima dell'errore dal dischetto della Joya



Atalanta-Juventus è come un grande romanzo popolare in cui trovi un po' di tutto: l'esordio con gol di Bernardeschi, la conferma di Higuain, i dispetti del promesso sposo (Caldara) e dell'ex amico (Cristante lanciato al Milan da Allegri), due interventi della Var (uno contro e uno pro i bianconeri) e un rigore sbagliato (da Dybala). Finisce 2-2, con la Signora che ferma a 6 la sua striscia di vittorie di fila all'esordio, perdendo la vetta, e con tanti complimenti alla squadra sfrontata di Gasperini, che si conferma bestia nera dei bianconeri.

BOTTA E RISPOSTA — La sblocca Bernardeschi, la chiude Higuain e la riapre Caldara. In fondo sono tutti gol di marca juventina, visto che il difensore bergamasco è di proprietà bianconera. E tutto questo succede nel primo tempo, all'inizio molto tattico, poi bello e vivace. Il primo tentativo d'assalto è un sinistro debolissimo di Higuain su sponda di testa di Mandzukic: da inserire nella categoria gol mangiati. Sei minuti dopo (21') sale in cattedra il deb Bernardeschi, che bagna la prima da titolare con la prima rete con la 33 della Signora: tiro di Matuidi e sulla pessima ribattuta di Berisha s'avventa l'ex viola. Non esente da colpe un altro bianconero in pectore, Spinazzola, che si lascia scappare l'attaccante. L'esterno, cartellino della Juve ma in prestito all'Atalanta, da caso dell'estate (voleva la Signora e la Signora voleva lui, ma il club bergamasco non ha accettato di rinunciare al giocatore in anticipo) è diventato il protagonista, in negativo, della prima parte della serata. C'è lui in marcatura anche su Higuain, che al 24' raddoppia su assist di Bernardeschi. L'Atalanta è ferita ma non s'arrende e alla mezzora riapre la partita con Caldara, che sfrutta una respinta maldestra di Buffon su punizione del Papu Gomez. Gasperini ci crede, toglie Cornelius per Ilicic e prima dell'intervallo ha l'occasione del pari con Kurtic.

VAR E PARI — La ripresa non delude le aspettative. Dopo un tiro (alto) di Higuain ci sarebbe il 3-1 di Mandzukic (12'): colpo di testa su cross pennellato di Dybala. La gioia bianconera dura pochissimo, giusto il tempo dell'intervento della Var, perché rivedendo le immagini l'arbitro annulla per una gomitata di Lichtsteiner (punita col giallo) su Gomez all'inizio dell'azione. Gol annullato gol subito: al 22' l'Atalanta pareggia con un colpo di testa di Cristante, servito magnificamente dal Papu. Allegri chiude con Douglas Costa e Cuadrado in campo (al posto di Bernardeschi e Mandzukic) e vede il settimo sigillo quando l'arbitro, anche qui dopo intervento della Var, assegna il rigore ai bianconeri per fallo di mano di Petagna in area, dopo punizione di Dybala. Batte la Joya, che però stavolta si fa ipnotizzare come da Donnarumma a Doha: penalty parato e vittoria sfumata. C'è ancora il tempo per un fallo in area di Caldara su Higuain, ma stavolta la Var resta silente.

Fabiana Della Valle

Fonte: Gazzetta dello Sport
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