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Pagelle Svezia-Italia 1-0

Ultimo Aggiornamento: 14/11/2017 12:02
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14/11/2017 03:02
 
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BUFFON s.v.-Quello con meno colpe paga più di tutti, rimettendoci il sesto Mondiale e un posto nella leggenda. Oltre al danno la beffa, se si pensa a un’eliminazione da zero parate in due partite.

BARZAGLI 4-L’unica dote che gli rimane è l’esperienza: la usa per falli evitabili, di cui uno nel recupero, che allentano ulteriormente un forcing già sterile. Male praticamente in tutto, e buon per lui che gli svedesi non abbiano tentato quasi nulla dalla sua parte. La sua presenza fuori tempo massimo, la decisione di schierarlo comunque e la latitanza degli eventuali sostituti vanno a comporre una vera e propria imago mortis del nostro calcio.

BONUCCI 5.5-Sufficienza meno inclemente per lo stoicismo con cui resiste al solito, carognesco intervento del vandalo di turno, mettendoci la faccia nel senso letterale del termine quando abbandona la maschera protettiva. La differenza è che il Cribari di Bucarest, al quale per un attimo somiglia, giocò anche una buona gara. Lui invece è il giocatore evaporato col cambio di squadra: anche in costruzione e come attaccante aggiunto, dove aveva fatto la differenza sia col club sia in azzurro. Nessuno quanto lui rende il confronto con la recente ma lontanissima Nazionale degli Europei.

CHIELLINI 6.5-Volonteroso nell’alimentare la manovra con passaggi e cross, ha sul destro (!) una palla potenzialmente vincente. Occasioni capitate sui piedi sbagliati, e d’altra parte non toccava a lui il contributo principe in materia. Salva personalmente la faccia, ammesso che sia possibile in una serata del genere.

CANDREVA 1-La chiave del (non) gioco svedese. Cento cross nelle terga dell’avversario, spesso dopo aver perso l’attimo per intestardirsi in dribbling senza senso ed eternamente uguali nella loro inconcludenza. Ottiene solo qualche corner, che nel primo tempo è quasi sempre lui a battere coi consueti risultati. Ciliegina sulla torta, spedisce sopra la traversa – sia pure con l’area piccola assai affollata – una rarissima occasione sottorete. Un simile concentrato di stupidità calcistica rimane in campo fino a un quarto d’ora dal termine, e come sbocco obbligato di una manovra della quale diventa il binario morto. Ci si può stupire delle conseguenze?

FLORENZI 6.5-Parziale assoluzione sul tiro/cross che poteva propiziare il vantaggio: davvero i compagni erano smarcati nella posizione ideale per battere a colpo sicuro? Per il resto un buon contributo di dinamismo e generosità, sia pure sostenuti da piedi non proprio fatati. Quando trova la dimensione sul centro-sinistra, il Napoleone della Lanterna lo immalinconisce sulla fascia opposta riducendolo a un Candreva meno ottuso ma più ruvido.

JORGINHO 7-Basta un perno della manovra più credibile di De Rossi e, come per incanto, si torna a conteggiare due passaggi di fila. Generoso più del previsto anche nel recuperare palloni, viene progressivamente tagliato fuori dal disfacimento della manovra, proprio lui abituato alle trame ordinate e ad alto tasso tecnico di Sarri. Tenta di inventarsi qualche verticalizzazione con discreti risultati, ma è un extra rispetto al suo ruolo di preciso e diligente cucitore di centrocampo. Misterioso l’ostracismo sino a ieri dimostrato, persino da Conte, nei suoi confronti.

PAROLO 6.5-Uno fra i pochi in campo con una logica, che non trova riscontro in un collettivo evanescente sul piano tattico. Gli inserimenti migliori sono tutti nel gioco aereo e contro avversari fisicamente inaffrontabili in quel fondamentale. Forse l’unico col piglio del match-winner, ma chiedergli di essere risolutivo fino a quel punto sarebbe troppo.

DARMIAN 3-Le corse a perdifiato sulla fascia non devono commuovere: se non ne esce un cross decente neanche per sbaglio e con nessuno dei due piedi, diventano un contributo al catenaccio avversario. Costruire la partita sugli esterni, per disperante mancanza di alternative, e schierare in quel ruolo due crossatori che si marcano da soli: non male.

GABBIADINI 5-Qualche sprazzo di qualità finché non finisce la benzina, vale a dire dopo mezz’ora: le partite durano un po’ di più. Non tenta quasi mai il tiro, una fra le sue doti migliori. Forse aveva più senso spendere le sue poche energie nel finale.

IMMOBILE 4-La squadra non gli dà riferimenti, e lui ricambia. Generoso, ma totalmente confusionario e con le polveri bagnate al tiro. Servirebbe qualcuno in grado di innescarlo in verticale, ma le modestissime risorse in materia rimangono in gran parte fuori dal match.

EL SHAARAWY 6.5-Vivace, abbastanza ispirato nel dribbling, riesce ad andare al tiro. Considerato che gli esterni non erano frenati da mansioni difensive, serviva molto prima.

BELOTTI 4.5-Dovrebbe giostrare come centroboa, scade in un ruolo da centravanti tattico nel quale dimostra limiti tecnici imbarazzanti. Del tutto fuori condizione e sfruttato ancora peggio: il capolavoro di 180 minuti quasi senza tiri in porta, contro una squadra di scarponi rissaioli e un portiere che non tenta neanche la presa, passa anche da lì.

BERNARDESCHI s.v.-Potenziale jolly con le sue conclusioni accentrandosi da destra, viene spostato come interno sinistro dove dimostra un’intelligenza tattica inadeguata a tutto ciò che vada oltre lo spunto del solista. Mossa che si integra con lo spostamento a destra di Florenzi, già citato in precedenza.


VENTURA -59-Come gli anni trascorsi dall’ultima, analoga catastrofe nazionale.
La squadra ritrova un briciolo di amor proprio, ma senza nessuna idea di gioco.
Le sue scelte sugli esterni, più quanto già descritto a proposito di cambi e riposizionamenti, chiudono le ultime vie di fuga.
Come se non bastasse, manda davanti alle telecamere un Buffon in lacrime al passo d’addio, evitando di metterci la faccia: un fallito e una mezza figura fino all’ultimo.
A lui e chi non lo ha cacciato dopo Madrid andrebbe revocata la cittadinanza italiana.


LAHOZ 4-Dimentica l’esistenza del calcio di rigore nel Regolarmento: ne spariscono due per gli Azzurri, uno e mezzo per gli svedesi.
Certo che, sanzionando l’evidentissimo fallo su Parolo, la partita sarebbe forse cambiata.
Tutto chiacchiere e distintivo nell’opporsi al vergognoso ostruzionismo, alle continue provocazioni, alle perdite di tempo di un avversario fra i più antisportivi degli ultimi decenni.
Domanda: nelle ultime edizioni, la dottrina Blatter aveva imposto la partecipazione delle ex vincitrici della Coppa del Mondo come se si trattasse di un memorial e non di una manifestazione agonistica.
Si spiegano così porcherie in serie nelle qualificazioni, in testa il mani di Henry in Francia-Eire.
Qui c’era in ballo una Nazionale quattro volte Campione del Mondo, ma nessuno ha dimostrato di gradirne la presenza: casomai il contrario, a giudicare da due arbitraggi chiaramente ostili.
Il voto va anche all’inesistenza politica e non della Federcalcio, incapace o addirittura disinteressata nel farsi rispettare, che costringe a rimpiangere amaramente il piduista Franchi e persino il democristiano Matarrese.
E che contribuisce, a livello di premesse, all’inesistenza della squadra.

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