Il matrimonio al tempo dei predatori
antonella boralevi
Fausto Brizzi, regista bravo, famoso, importante, smentisce categoricamente di aver fatto sesso con donne non consenzienti. La moglie di Fausto Brizzi, Claudia Zanella, d’accordo con lui, fa smentire dal loro avvocato la notizia di una crisi matrimoniale.
Intanto Brizzi comunica di aver interrotto tutti i suoi progetti e chiede il rispetto della sua vita.
Va detto che nessuno l’ha denunciato e che si tratta di un rumor della rete.
E dunque non è del caso Brizzi che proverò a parlare.
Ma di un tema, secondo me fondamentale, che ha a che fare con l’esplosione dello scandalo internazionale delle molestie da parte di chi ha potere sulle donne.
Un tema parecchio scomodo. Perchè riguarda moltissime donne.
Quelle che, con il molestatore o il presunto molestatore, hanno un legame stabile di coppia. Le mogli dei predatori.
Colpisce che queste mogli, dopo anni o decenni di festosa pubblica esibizione del loro matrimonio perfetto, annuncino di aver chiesto il divorzio la mattina dopo che lo scandalo è venuto alla luce.
E’ ragionevole pensare che la moglie del predatore non si accorga di nulla?
Temo di no, magari sbaglio.
E allora cosa spinge una moglie a restargli accanto?
L’interesse economico, la conservazione della quiete familiare, la scarsa fiducia in sè stessa?
Forse questa infinita storia dei predatori ci costringe a guardare con gli occhi aperti anche la natura del matrimonio contemporaneo, nella ricca società occidentale.
Un ritorno al matrimonio borghese inventato nel primo Ottocento. Un luogo dove non si accede all’amore inteso come intimità e fiducia reciproca, responsabilità e impegno. Ma la sede di una società d’affari.
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