La presentazione a Roma de "L'insonne", l'ultimo libro di Cinzia
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ALLUVIONE ALL’ANIENE:
VELTRONI E CALABRESE LEGGONO “L’INSONNE” DI CINZIA TANI
MAI PARLANDO DI INSONNIA S’È RIUSCITO PIÙ EFFICACEMENTE A ASSOPIRE UNA PLATEA
LETTERA-RECENSIONE DI CAMILLERI – MALAGO’ STRAGAFFE: CINZIA È PIÙ VECCHIA DI ME
Reportage di Umberto Pizzi da Zagarolo
Alluvione all'Aniene, circolo canottieri in cui ha strabordato la platea di Cinzia Tani, giunta al primo romanzone di oltre 400 pagine, “L’Insonne”, edito da Segrate. Per il presenta-libro si sono scomodati Pietruzzo calabrese (da Milano) e Walter-ego Veltroni (dal Campidoglio); assente Andrea Camilleri che ha inviato come giustificazione una lettera-recensione grondante affetto e lodi per “Cinzia carissima” (vedi in fondo al pezzo il testo dell’ottuagenario padre di Montalbano).
Nella sala stracolma, posti in piedi e facce allocchite, Luciano De Crescenzo e pensionati gialli, parrucche in disordine e l’authority Corrado Calabrò, fan acceso della Tani cui invia letterine poetiche. La Rai ha timbrato il cartellino con Monica Maggioni, Livia Azzariti e Oliviero Beha. Giordano Bruno Guerri con le scarpe e l'aria del sonnambulo. La carissima amica di Malagò e Calabrese, giunta apposta da Milano, l’algida Ilaria D’Amico, Maria Rosario Omaggio, Torrini di Rivombrosa, Maria Rita Parsi, la Franca Lesini di “Storie maledette”, il criminologo Francesco “Cogne” Bruno, il sociologo Sabino Acquaviva, Enzo Golino, Angela Scarparo, Luca Damiani, Laura Cherubini.
Il momento più commovente è stato quando megalò-Malagò, presidente del Circolo Canottieri Aniene è tornato bambino e ha infilato metaforicamente la canotta per ricordare i tempi dello stabilimento Toni, in cui sguazzava con la giovane e pimpante Cinzia Tani. Ma è stato anche l’autore del momento più cafonal-esilarante, quando ha ricordato che Cinzia aveva “alcuni mesi più di me”. Un mormorio di disapprovazione dal distinto pubblico che non sapeva quello che l’aspettava. Il deus-ex machina della Mondadori Gianni Ferrari se l’è cavata con la scusa che un editore non può, per eleganza, parlare del suo libro, ma Calabrese ha invece subito premesso di aver presentato caterve di libri sottolineando di non averli mai letti, se non trasversalmente. Per Cinzia, una tantum se l’era letto tutto e l’ha voluto dimostrare alla folla dei canottieri.
Veltronissimo ha parlato a lungo di altri libri (il diletto Mc Ewan), pubblicati da altri editori, anche loro, come i protagonisti della Taneide, ebrei chiusi nei lager. Solo alla fine ha avuto un pentimento e s’è ricordato che era lì per parlare del libro della Tani e ha buttato giù , con perfetti tempi “dramma-turgidi”, un one-man-shoah che ha acceso la platea. Tanto che la Cinzia ha preso coraggio e s’è liberata: ha confessato che Walterino è il miglior sindaco di Roma, anzi del mondo e che alla Rai le sue interviste registravano sempre il maggior numero di ascolti.
Il pubblico applaudiva meccanicamente a ogni lode, poi la Tani s’è addentrata nei meandri de “L’Insonne”. Ora esistono autrici di libri edificanti che sembrano assassine e autrici come la Tani di libri sanguinolenti che sembrano santerelline, il che non le ha impedito di sollazzare il pubblico con un’estenuante autorecensione. Alla fine in un raptus di modestia si è chiesta se sarebbe mai riuscita a scrivere un altro libro come questo. E tutti le dicevano di sì, tra gli applausi.
Tra il pubblico Marcello Veneziani con i capelli corti e la testa più grande – pedinato dalla vispa Irene Bufo. Cotroneo vestito da festival dell’Unità. Arbore con la badante Marisa Laurito che gli faceva scudo con l’Abs delle sue tette biscottate. Fatale e bionda Tamara Borghini, Strinati senza occhiali, Chessa senza qualcosa ma era difficile capire cosa. Margherita Buy si sentiva abbandonata e andava su e giù tra i fotografi. La mejo battuta dei soliti cinici romani a proposito della presentazione de “L’Insonne”? “Mai parlando di insonnia si è riuscito più efficacemente ad addormentare una platea”…
LETTERA-RECENSIONE DI ANDREA CAMILLERI DEL ROMANZO “L’INSONNE”
Cinzia carissima,
ti avevo promesso, quando due anni fa presentai il tuo “Amori crudeli”, che sarei stato ben felice di fare lo stesso in occasione del tuo primo romanzo. O meglio: del tuo romanzo più maturo. Purtroppo non posso mantenere la promessa. Ho dovuto scoprire a ottanta anni, che mentre da una parte l'età ti concede una sempre più ampia libertà interiore, dall'altra t'imprigiona in una ragnatela di visite mediche, di disponibilità di accompagnatori, d'improvvisi acciacchi, di soste obbligatorie.
Spero che mi capirai.
Non volendo però essere assente del tutto, t'invio questa lettera come testimonianza della stima che ho per te.
Dunque, il tuo corposo romanzo mi è arrivato e, sotto un certo aspetto, non mi ha per niente sorpreso. Via via che andavi pubblicando storie di assassine, da sole o in coppia, di delitti londinesi, di amori tragici, sempre più si delineava il tuo orientamento verso la narrativa pura, verso la fiction, come si usa dire oggi con una parola che mi è odiosa.
Desiderio sottolineare, prima di tutto, il tuo involontario coraggio a iniziare un romanzo di ben 429 pagine con la figura di uno scienziato hitleriano, Martin Krieger, che si occupa del problema del sonno. Ti saresti potuta tirare addosso facili ironie, come per esempio la domanda: ma se le cavie umane dello scienziato avessero letto questo libro, ce l'avrebbero fatta a rimanere svegli? Sto scherzando, naturalmente. Perché in realtà il tuo romanzo, che s'intitola appunto “L'insonne”, avrebbe potuto essere un prezioso alleato di Martin Krieger, in quanto è assai difficile riuscire a staccarsi dalle sue pagine una volta che lo si è iniziato. Un tempo un paradossale slogan per magnificare certi romanzi gialli era: “questo libro non vi farà dormire”. E allora ti domando: ma tu, scegliendo questo titolo, sapevi già che avresti reso insonni i lettori, anche se il romanzo non è, a tutti gli effetti, un giallo tradizionale?
Ti devo confessare che “L'insonne” è stato invece, per un altro verso, una sorpresa. Almeno per me. A forza di leggere le tue storie di delitti ispirate alla cronaca, mi ero convinto che il tuo primo libro di narrativa autonoma sarebbe stato un romanzo poliziesco con tutti i sacramenti. Ti sottovalutavo. Il tuo lo è anche, una sorta di giallo, ma solo nella seconda parte.
La prima parte è, francamente, straordinaria. Inizi con una certa quantità di nascite, una sorta di biblica elencazione di figli, padri e madri, e poi prosegui percorrendo un amplissimo arco temporale che va dagli anni che precedono il nazismo alla fine della seconda guerra mondiale ed esponendo nitidamente le varie vicende singole di una molteplicità di personaggi, che ora si sfiorano, ora si attraversano, ora s'intersecano, ora si perdono di vista, ora si ritrovano, ma sempre in un contesto rigorosamente, direi pignolescamente, storico.
Qui la tua abilità di narratrice dà, a mio parere, il meglio di sé. Ti muovi e ci fai muovere, con scioltezza, con consapevolezza, con partecipazione emotiva, adoperando un tuo personale filo d'Arianna narrativo, dentro un labirinto di nomi e di fatti che mai, in nessun momento, fanno perdere al lettore l'interesse e l'attenzione.
Ogni personaggio che fai comparire sulla pagina è definito perfettamente, non presenta aspetti tirati via, lati irrisolti o incomprensibili, ha una sua forza perché nasce da una vera necessità di racconto. Brava.
Possiedi il dono di una narrazione fluida, chiara, che tiene benissimo la lunga durata. Ti consideravo col respiro di una centometrista, invece mi hai dimostrato di avere anche il fiato di una maratoneta.
E la seconda parte è all'altezza della prima anche perché tra l'una e l'altra non ci sono cesure. Anzi, sei stata abilissima a traghettare il lettore, ad agganciarlo con quell’omicidio proprio alla fine della prima parte, Max, Sophie e Thomas, ormai adulti, al centro di un autentico thriller.
Questa miscela di romanzo storico e di romanzo d'indagine, che sulla carta poteva parere un poco azzardata, ti è perfettamente riuscita. Ha un gusto forte, originale. Complimenti. Ti abbraccio e ti auguro un milione di lettori.
Andrea
Dagospia 05 Ottobre 2005