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Trinità e mistero dell'Assoluto

Ultimo Aggiornamento: 08/03/2008 10:29
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06/03/2008 16:54
 
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L'IO SPECCHIO DELLA TRINITA?
UN PO DI MEDITAZIONE NATURALE SULLE BASI TRINITARIE

L'amore prima di porsi con gli altri, deve prima sapersi porre in se stesso, relazionarsi con se stesso, cosa che facciamo chi ci crede e lo vive, senza necessità di essere multipli di se stessi.
Chi è in conflitto con se stesso lo sarà potenzialmente anche con il suo prossimo, dato che nel suo relazionarsi con se stesso non trova un armonia.

ADAMO
Questo equilibrio Adamo lo perse, e così uccise in se stesso la sua persona come figlio di Dio, in nome di un ego che contemplò il concetto dell'amore principalmente in modo oggettivo, possessivo; avendo con ciò messo sull’altare dell’idolatria la sua anima pura e senza macchia , sacrificandola in nome di questo tipo di amore oggettivo, idolatrico,( non intendendo con ciò il deificare questo o quello.
E così pure ha continuato a fare una sua certa sua progenie, in se stessi e negli altri.
“Tu bramerai tuo marito, ed egli ti dominerà" Tutto ciò riflette il risultato di questa loro scelta.
Si potrebbe dire che lo stesso Caino ereditò da sua madre la gelosia, e da suo padre l’idea di omicidio.

Quindi ce amore e amore. Anche satana è innamorato delle creature terrene., servendogli anche come organi da trapiantarsi (o meglio in cui trapiantarsi)…così dicono in termini pseudoscientifici.

Un uomo che per avidità di emozioni mette in serio pericolo la sua vita, lo farà anche rispetto ai suoi cari, o altri, mettendo in pericolo la loro vita anche per i propri capricci esistenziali.

Questo significa possedere se stessi in modo oggettivo, non rispettando la sacralità della vita, perciò strumentalizzandola rispetto al suo scopo e significato.
Il che ci porta a strumentalizzare gli altri sullo stesso piano da noi creato in noi stessi.
Questo concetto di amore per se stessi, per la vita, e dunque per gli altri non ha nessuna regola ed è impersonale, nel senso che il suo valore principale è di tipo oggettivo.

Cioè per l'individuo in questo caso conta principalmente la funzione vitale è l'intrinseco piacere dell'esistere, al di sopra di regole di bene e di male.

Pertanto con questo tipo di posizione esistenziale, non è necessaria nemmeno una caratterizzazione personale, perchè si vive più appieno in tal senso oggettivo, cioè fisiologico, se si riesce a vivere con molteplici facce, e ruoli, in pratica io posso vivere ad esempio il sesso in modo più appieno se lo vivo con tanti, uomo o donna, ragazzi, l’orgia ,ecc, l'onesto e il farabutto.
In modo impersonale, posso essere tutto e tutti, e che è il fine ultimo di una certa depravazione morale.
In realtà sono niente, sono un senza nome, non avendo fedeltà al mio ruolo naturale, o come padre o come figlio, o moglie. Chi è tutto in tale senso o modo, in realtà è niente rispetto alla caratterizzazione, che è tipica di ogni ordine morale e funzionale.. da ciò l'armonia prima discussa, e da cui non possiamo scindere nemmeno l'universo fisico, se si vuole che esista.

In ogni caso l'essere umano è potenzialmente in grado di divenire questo e quello.
Per manifestare amore relazionale, devi prima averne la capacità o il potenziale di manifestarlo.
Se ti accosti a una pietra, anche accarezzandola, non potrà mai manifestare ciò che non ha.
Questi miracoli avvengono solo nel pensiero evoluzionistico,per la quale le cose vengono dal nulla, senza una causa, anche l'universo, come se il nulla si potesse anche pensare. .
.
ERESIE
Per potere dire che Dio è amore lui doveva obbligatoriamente,( lo stabiliamo noi?) avere una relazione schizoide con se stesso? Cosa significherebbe, che Dio prima sotto tale aspetto era una pietra?

Dio non poteva essere amore(= armonia con se stesso e in modo sublimamente creativo e costruttivo), se non aveva un doppio se con cui relazionarsi?

Ma nel doppio se, non cadiamo nel discorso dell'amore possessivo, possedendo se stesso in modo egoistico nei confronti dell'altro se stesso legato da un cordone ombelicale ? In pratica dell'io negato nella sua piena espressione di libertà d'essere?
E questo poi non si sarebbe manifestato anche nel creato?

E questo il significato e lo scopo dell'io, del se, quello di rimanere legato per la vita e l'eternità nell'embrione della madre? .
Non mi pare che la natura creata dal Creatore rifletta questo pensiero.
NON MI PARE AFFATTO UNA ESPRESSIONE DI AMORE
Piuttosto questo lo considero il pensiero del distruttore, o dittatore da cui ne ho concluso quanto prima scritto.
Un simbolo una manifestazione di potere con amore possessivo e oggettivo.

Cosa è che influenza questi pensieri idolatrici, lo tratterrò in altro spot sul tema IDOLATRIA. L'idolatria rappresenta un chiaro tentativo subliminale di condizionamento morale e mentale.

L'allegato riportato non centra nulla con l'argomento, serve però a dare un idea e un sospetto. Le figure di sinistra sono di Zeus, cioè compresa la testa.

06/03/2008 18:22
 
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Provo ad esprimere, quanto, forse, Marcuccio intendeva dire, per non sbagliare cito liberamente da parole di Benedetto XVI

"Dio è amore" (1 Gv 4, 8.16).Egli non è solitudine infinita, ma comunione di luce e di amore, vita donata e ricevuta in un eterno dialogo(…)Egli stesso si è fatto conoscere così. Chi incontra il Cristo ed entra con Lui in un rapporto di amicizia, accoglie la stessa Comunione (…) nella propria anima, secondo la promessa di Gesù ai discepoli: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Gv 14, 23).
Chi vuole al posto dei puntini può inserire le tre persone della Trinità

Questo è anche il mio pensiero.

Pavel
06/03/2008 18:58
 
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la differenza.
Ed è proprio questo il punto, se parliamo di trinità ciò implica un tipo di amore di cui io ne faccio volentiere a meno, se invece parliamo di Dio uno come lo sono io in me stesso e con gli altri, e quindi immagine maschio e femmina, di io Dio, allora è accetto.

Chi interiorizza psicologicamente il concetto teorico multiplo poi i risultati si vedono, questo a differenza di chi invece lo contempla solo come teoria, ma non lo interiorizza, per sua e altrui fortuna.

Il diverso modo di dimorare di Lui in noi fa di molto la differenza, non a livello teorico di cui non ci si rende conto che cosa significa e comporta, ma a livelo pratico.
06/03/2008 19:58
 
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Caro Pavel,

Infatti, non si capisce perchè l'amore di Dio debba implicare un limite in Dio, cioè il bisogno di essere "tre persone" (non si capisce perchè "due" visto che lo scambio di amorosi sensi sarebbe consentito).

Ma questo è ininfluente, perchè ci muoviamo su un terreno che non era quello di Giovanni. Io trovo esegeticamente estrememente abusiva l'idea di usare I Giovanni 4:8 per tali ragionamenti, quel passo è in un contesto ben preciso che è quello di un evento storico determinato e non un contesto mistico, cioè il sacrifizio di Cristo, infatti il v.9 dice:

"Da questo l’amore di Dio fu reso manifesto nel nostro caso, perché Dio mandò il suo unigenito Figlio nel mondo affinché ottenessimo la vita per mezzo di lui"

Dunque l'amore qui non è riferito a nessuna unione mistica tra le persone di uno stesso Dio, ma all'evento dentro la storia del sacrificio del Figlio, secondo il contesto semitico del sacrificio cruento nel tempio.

Insomma, una cattiva esegesi porta ad una peggiore interpretazione.

Shalom

PS. Caspita Salvatore, sei un filosofo!
[Modificato da barnabino 06/03/2008 19:59]
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07/03/2008 10:09
 
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Per Barnabino
“Infatti, non si capisce perchè l'amore di Dio debba implicare un limite in Dio”

Tutt’altro che un limite, l’amore di Dio si espande nella creazione, dono d’amore e coinvolge l’uomo creato, è un Amore che cerca reciprocità, non ritorna mai su se stesso,

“cioè il bisogno di essere "tre persone" “

Da Pr 8,22-31 la personificazione della Sapienza dell'AT vicinissima a Dio ci rimanda al Cristo del NT, Figlio coeterno del Padre, con l’aiuto della lettera ai Romani (5,5) :La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.”
già ci orientiamo verso la Trinità e in questa prospettiva rileggiamo Gv. 15,9 -"Come il Padre ha amato me così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore"

Quindi se vogliamo un assunto che sembra essere solo elucubrazione filosofica non è affatto teorica, anzi le sue ricadute nella vita concreta sono fortissime e può ritrovare una base scritturale accompagnata da una lettura teologica.

Cattiva esegesi o diversa impostazione ermeneutica?

Saluti

Pavel
07/03/2008 10:14
 
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Cattiva esegesi o diversa impostazione ermeneutica?



Entrambi. Gli apostoli ci hanno tramandato nella Bibbia questa regola: "Non andate oltre ciò che è scritto"

La Trinità è l'oltre e questo a causa proprio di un uso improprio, forzato ed eccessivo dell'esegetica e dell'ermeneutica.
07/03/2008 10:27
 
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Se poi vogliamo proprio disguire filosoficamente della questione DIO E' AMORE (e per questo sarebbe più persone) Ti dirò la mai esegesi del fatto:

Se Dio fosse stato dal principio Tre Persone non sarebbe potuto essere AMORE. Il fatto che era solo ci dimostra che è AMORE.

Ergo, è l'amore che ti spinge a farti una famiglia e a condividere con altri quello che è tuo e solo tuo. La Vita era solo di Dio e Lui da solo era completo, ma l'Amore lo ha spinto a donare l'esistenza ad altri sino a creare una famiglia in Cielo e sulla Terra.

Il suo primo amore l'ha versato in quella che fu la sua prima creatura, il Logos, poi è venuto tutto il resto. Fu sempre l'amore a spingerLo a rendere partecipe il Figlio alla sua creazione successiva e alla salvezza eterna degli uomini dopo il Peccato.
[Modificato da La Freccia Nera 07/03/2008 10:28]
08/03/2008 10:29
 
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Caro Pavel,


è un Amore che cerca reciprocità, non ritorna mai su se stesso



Non vedo dove puoi stabilire che "amore" richieda una reciprocità. Questa è una nostra visione di amore, che ci viene dalla mistica, e non è detto che sia quella che aveva in mente Giovanni quando scrive che "Dio è amore".

Come ho detto quella lettura è semplicemente abusiva da un punto di vista esegetico, perchè è Giovanni stesso a dirci il significato di quell'affermazione nel suo contesto, dicendoci che Dio è amore perchè ad un certo punto della storia umana ha sacrificato il suo unigenito figlio per il genere umano.

Dunque, non un concetto mistico ma terribilmente materiale, reale: il sacrificio cruento di un figlio, la giustizia divina, con l suo aspetto anche violento, che diventa amore supremo. Giovanni continua che il "significato" dell'amore divino è riassunto nei suoi comnadamenti.

Come vedi nulla di mistico, nessun bisogno di inventare un molteplicità di persone in Dio per giustificarne la capacità di amare! E poi, allora perchè "tre" persone e non "due" o cinque o infinite persone? Ripeto, una esegesi errata porta a conclusioni errate.


Da Pr 8,22-31 la personificazione della Sapienza dell'AT vicinissima a Dio ci rimanda al Cristo del NT, Figlio coeterno del Padre



Non capisco dove in Proverbi deduci che la Sapianza è "coeterna" al Padre. Per Paolo e i primi padri essa era creata, è il prototokos della creazione, è l'immagine di Dio, è il mediatore della creazione. Nulla fa pensare che il cristianesimo primitivo conoscesse concetti di "generazione eterna" o di "doppia natura" e simili.


l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato



Vedere un orientamento trinitario in questo passo mi sembra richieda molta fantasia, Paolo era un ebreo e per lui lo "spirito santo" era quello che è stato per millenni per gli ebrei, cioè la forza con la quale Dio agiva. Che lo spirito sia un suggello dell'adozione dei cristiani come figli di Dio non ha nulla a che fare con concetti trinitari.


Come il Padre ha amato me così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore



Trinitario? E perchè? Non direi, Giovanni continua e spiega:

"rimanete nel mio amore. 10 Se osservate i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre e rimango nel suo amore"

Dunque anche qui nessuna unione misica, ma semplicemente l'esortazioni, molto semplice, ad osservare i comandamenti di Dio: Gesù ha osservato alla perfezione i comandamenti del Padre e li ha insegnati, per meglio dire gli ha spiegati, ai suoi discepoli in primo luogo con l'esempio. I discepoli rimangono in quell'amore, che come vedi non è amore mistico ma un amore molto tangibile.


Cattiva esegesi o diversa impostazione ermeneutica?



Forse entrambi. Tu parti da un cristianesimo ellenizzato, quello che sorse da Giustino e passando per Clemente Romano e la scuola di Alessandria arrivò fino a Gregorio di Nissa e in occidente a Agostino e leggi i testi alla luce della loro ricerca filosofica che aveva emarginato, per non dire cancellato, la prospettiva semitica in cui i vangeli furono scritti e diffusi. Noi ci atteniamo a quell'orizzonte, per noi i cristianesmo è quello di Gesù e dei suoi discepoli e non quello dei teologi ellenizzati del II-III secolo.

Partendo da due prospettive evidentemente le conclusioni sono diverse, ma a questo contribuisca anche l'esegesi: un passo è stato scritto in un certo contesto linguistico, culturale e immediato. Il contesto immediato di I Gv è molto tangibile, riguarda il sacrificio di riscatto del figlio e l'esegesi a quello si deve attenere, pena dare letture anacrinistiche, applicando a passi scritti alla metà del primo secolo concetti che divennero chiari (e neppure troppo) solo nel IV secolo.

Shalom [SM=x1408420]


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