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Pietro a Roma?

Ultimo Aggiornamento: 02/03/2008 10:04
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24/02/2008 13:02
 
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Argomenti pro e contro la presenza di Pietro a Roma. Cosa ne pensate, visto che le scritture tacciono?

Shalom
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24/02/2008 23:08
 
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In una visita che feci al Vaticano qualche anno fa, la guida (uno studioso di fede cattolica), ci spiegò che l'unico documento che attesterebbe la presenza di Pietro a Roma, sarebbe un testo apocrifo mai riconosciuto come ufficiale. Inoltre concluse la sua spiegazione dicendoci che non esistono prove attendibili, ma che credere in tale evento è un puro atto di fede.
24/02/2008 23:14
 
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Mi ai rubato il Treath [SM=g7256] Dopo letto il libro di Luigi Cascioli la "favola di Cristo, gli dissi che era piu' appropiato il titolo la "Favola di Pietro" [SM=x1408417] [SM=x1408426]
26/02/2008 14:58
 
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Allora, dove sono tutti questi difensori della presenza di Pietro a Roma?

[SM=g8948]
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26/02/2008 15:29
 
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Quali fonti attestano che Pietro non solo fu a Roma, ma anche che fondò la chiesa di Roma e fu il primo vescovo della città?

Shalom

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26/02/2008 15:41
 
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Re:
barnabino, 26/02/2008 15.29:

Quali fonti attestano che Pietro non solo fu a Roma, ma anche che fondò la chiesa di Roma e fu il primo vescovo della città?

Shalom




ma sei puntiglioso, non ti basta la tradizione orale? [SM=x1408399]


26/02/2008 15:46
 
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Il problema è anche quella mi pare piuttosto scarsina, e soprattutto tarda, cioè viene fuori proprio con l'affermarsi dell'idea di una chiesa monarchica e del rafforzamento dell'influenza della chiesa di Roma, insomma tradizioni orali un pò sospette vista l'epoca in cui sorgono e di cui non abbiamo tracce prima.

Soprattutto trovo piuttosto inconsistenti le spiegazioni che vengono date al fatto che le scritture tacciano (tranne l'ambigua affermazioni di Pietro di essere a Babilonia, variamente interpretabile) totalmente la sua presenza in quella città come vescovo, specialmente se la carica di "capo della chiesa" fosse stata ereditaria...

Shalom

[Modificato da barnabino 26/02/2008 15:51]
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26/02/2008 17:24
 
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Re:
barnabino, 26/02/2008 15.46:

Il problema è anche quella mi pare piuttosto scarsina



era una battuta [SM=x1408403]
rivolta in special modo a chi si fida ciecamente di ciò che è tramandato a voce :-)
Comunque online ci sono diverse trattazioni al riguardo, ce ne sarebbe da parlare un bel pò...

Trattazioni decisamente schierate...

www.storialibera.it/epoca_antica/cristianesimo_e_storicita/pietro...

digilander.libero.it/domingo7/PIETRO%20FU%20DAVVERO%20A%20...


e un altro link non lo cito, sia perchè tra i gestori troviamo i soliti fuoriusciti, con tanto di sezione anti-tdG (esiste la sezione Altre religioni, ma ci è dedicata una sezione a parte tutta per noi [SM=x1408433] ) sia perchè non vorrei svergognarne le voglie più recondite che, da bravi cristiani, sfogano nella sezione "hot/sesso" dello stesso forum [SM=x1408403]

Ma parliamo di Pietro, che è meglio :))
Questo sito ad esempio mi sembra decisamente non schierato in direzione cattolica:


www.gotquestions.org/Italiano/San-Pietro-primo-papa.html


[Modificato da Chameleon. 26/02/2008 17:25]
26/02/2008 17:30
 
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Romano Penna, professore ordinario di Esegesi del Nuovo Testamento alla Pontificia Università Lateranense, ha curato un'opera nella si quale si dice:
“Paolo visitò Roma due volte ma il suo ruolo fu minimo. Per quanto riguarda Pietro, la situazione è stata succintamente e accuratamente compendiata da D. W. O'connor: 'nulla può essere determinato su quando egli venne a Roma, quanto a lungo vi rimase, o quale funzione o direzione, se mai ve ne fu una, egli esercitò nella chiesa romana” - R. Penna (a cura di), Le origini del Cristianesimo,Roma 2006, pag. 281

Questa è "Storia", il resto è "apologetica". Purtroppo non è da tutti saper distinguere i due piani.

Eup


26/02/2008 17:31
 
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Naturalmente i siti cattolici e protestanti sono schierati su posizioni opposte.

In genere gli storici protestanti sono possibilisti, la ragione principale è che sulla presenza o morte di Pietro a Roma (tranne la I Pietro che parla di Babilonia) non vi sono altre tradizioni significative da opporre. Ammettono però tutti che non esiste nessuna evidenza che a Roma sia stato vescovo, per di più monarchico, o che abbia fondato la comunità.

Invece gli storici cattolici devono per forza di cose essere di parte e assolutamente dogmatici nel negare ogni possibile idea contraria alla presenza di Pietro a Roma, basti vedere i salti mortali di Polymetis per negarlo senza avere nessuna fonte serie, e basandosi solo sull'"evidenza" della tradizione successiva!

Di fatto negarlo significherebbe togliere ogni autorità al Papa, per questo tanto affanno...

Shalom

[Modificato da barnabino 26/02/2008 17:35]
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26/02/2008 17:45
 
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Re:
barnabino, 26/02/2008 17.31:



Di fatto negarlo significherebbe togliere ogni autorità al Papa, per questo tanto affanno...

Shalom




Infatti...
Ci si inviluppa in un ragionamento viziato in partenza dalla volontà di dimostrare a tutti i costi la liceità della successione papale, creando un aggancio fittizio tra un personaggio di rilievo del NT e quanto verrà dopo.
26/02/2008 17:48
 
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Invece gli storici cattolici devono per forza di cose essere di parte e assolutamente dogmatici nel negare ogni possibile idea contraria alla presenza di Pietro a Roma, basti vedere i salti mortali di Polymetis per negarlo senza avere nessuna fonte serie, e basandosi solo sull'"evidenza" della tradizione successiva!



Polymetis non mi risulta sia uno storico.
E comunque ci sono studiosi obiettivi anche in campo cattolico (vedi mia citazione sopra)

Ciao
26/02/2008 18:04
 
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Citavo Polymetis non come storico, naturalmente.

E' vero che, naturalmente, ci sono storici obiettivi anche in campo cattolico, ma devo dire che la libertà che hanno quando devono indicare come mitica o frammentaria una fonte scritturale non la prendono quando si tratta di traditio... no, no, no! In quel caso si cerca di difenderla fino al ridicolo.

Comunque se alcuni hanno dovuto ammettere (e ci mancherebbe altro) che le fonti, anche quelle della traditio, non sono sufficienti a stabilire quale ruolo avesse Pietro a Roma, per quanto ne sappia non ci sono storici cattolici che mettino in dubbio, o almeno siano possibilisti, sulla presenza e morte di Pietro a Roma. Tu ne conosci?

[SM=x66]
[Modificato da barnabino 26/02/2008 18:08]
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26/02/2008 19:57
 
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Re:

per quanto ne sappia non ci sono storici cattolici che mettino in dubbio, o almeno siano possibilisti, sulla presenza e morte di Pietro a Roma. Tu ne conosci?



Sì. Ernesto Buonaiuti nella sua opera "Storia del Cristianesimo", Newton&Compton, ristampa settembre 2002, pag. 92-102, è molto critico sia sulla presenza di Pietro a Roma sia sulla successione apostolica.
Neanche a dirlo ... fu scomunicato.
Ma ad un certo livello ... l'obiettività ha un prezzo, lo stesso pagato da Kung e molti altri.

Comunque, io credo che il vero problema non sia tanto la "presenza" ma la base autoritaria che si vuole darle. Quand'anche fosse stato a Roma, come si legge in Penna, "nulla può essere determinato sulla funzione o direzione, se mai ve ne fu una, che egli esercitò nella chiesa romana".

Eup







26/02/2008 20:49
 
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Re:
Se restiamo al testo biblico del NT che non è affatto muto, anche se il sig. Polymetis dice che è stato creato dalla sua chiesa, assodiamo che (verbo assodare):

- Pietro dice di scrivere da Babilonia. Siccome non è autore di una lettera in stile apocalittico non c'è motivo di prendere per simbolica la sua affermazione. Chi ha problemi a credere che sia un luogo da prendere alla lettera dovrebbe poter dimostrare l'impossibilità che Pietro potesse materialmente scrivere da Bibilonia. Questo potrebbe essere fatto dimostrando che a Babilonia non esisteva una comunità cristiano/ebraica nel primo secolo. Lo ritengo un compito arduo. Sarei interessato a leggere le ricerche dei "negazionisti" a riguardo.

- Paolo o chi per lui scrive una lettera indirizzata alla comunità di Roma. Si preoccupa di salutare molte persone, citandole per nome, "dimenticandosi" pero' di Pietro. Siccome la sua eventuale presenza non gli sarebbe certamente sfuggita, il saluto sarebbe stato obbligatorio, ergo Pietro nel periodo di redazione della lettera non era a Roma e non vi svolgeva un ruolo rilevante. Per cercare di scavalcare questa obiezione c'è chi cerca di supporre che Pietro sia andato a Roma solo successivamente alla scrittura della lettera. In quel caso Pietro si sarebbe diretto a Roma in età relativamente avanzata, dopo un lungo periodo di residenza nei pressi di Gerusalemme. I motivi di questo tardo trasferimento non sono noti e, a mio avviso, non sono facilmente spiegabili. L'apostolo delle "genti" era notoriamente Paolo che si impegno' in vari viaggi missionari e vantava sia un'educazione che una conoscenza delle lingue decisamente superiore a Pietro. Oltre a questo, cosa non trascurabile, possedeva la cittadinanza romana, che Pietro non poteva in alcun modo vantare.

Il Polymetis è costretto a supporre che il pescatore Pietro conoscesse a sufficienza il greco e, in qualche modo, se la cavasse egregiamente anche con una terza lingua, il latino. Ritengo tutto questo questo assai improbabile, soprattutto nel caso di un presunto trasferimento in tarda età. Per cercare di evitare una parte del problema il Polymetis suppone che la comunità cristiana di Roma fosse esclusivamente di lingua greca, non latina. Prendendo per buono che i ritrovamenti su cui si basano le sue affermazioni esistano, e che risalgano a comunità cristiane primitive autentiche, resterebbe da capire dove sarebbero dovuti andare i "poveri cristiani" che volevano accettare la fede e che parlavano solo la lingua dell'impero e di Roma, notoriamente il latino. Considerato che la possibilità di imparare una lingua straniera è decisamente piu' alta oggi che non ai tempi di Paolo, ritengo remota la possibilità che sia esistita una "chiesa di Roma" in lingua unicamente greca, e con essa la possibilità che Pietro vi abbia eventualmente potuto svolgere un ruolo primario.

Simon
26/02/2008 21:22
 
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Vorrei aggiungere che oltre alla posizione di Pietro come primo vescovo di Roma e primo papa, non c'è vera certezza, anzi totale incertezza su coloro che furono i suoi supposti successori.

Il liber pontificalis, redatto in epoca ben successiva,
pone Lino di Volterra come successore di Pietro. Le notizie intorno a Lino sono incerte e avvolte da molti dubbi, alcuni sostengono che fosse il Lino nominato da Paolo nella lettera ai Romani, ma in effetti non si sa nulla di certo intorno a lui.

Anche di Cleto, il terzo presunto papa molti mettono in dubbio la stessa esistenza, mentre con il successivo ( Clemente Romano ) non c'è più alcun dubbio della sua storicità.

Un'altra considerazione da farsi è che, se fosse vera la supremazia spirituale del papa di Roma in qualità di vicario di Cristo, risulterebbe incomprensibile che la Rivelazione sia stata data a Giovanni e non al papa coevo.

A quanto mi sembra non solo esistono prove inconsistenti sia della presenza di Pietro a Roma, ma anche della attendibilità della successione apostolica, ma che anzi abbondano le prove contrarie.

Francesco.

[Modificato da fr44 26/02/2008 21:25]
E di sicuro combatteranno contro di te, ma non prevarranno contro di te, poiché ‘io sono con te’, è l’espressione di Geova, ‘per liberarti’”
(Geremia 1:19)
26/02/2008 22:24
 
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Sì. Ernesto Buonaiuti nella sua opera "Storia del Cristianesimo", Newton&Compton, ristampa settembre 2002, pag. 92-102, è molto critico sia sulla presenza di Pietro a Roma sia sulla successione apostolica.
Neanche a dirlo ... fu scomunicato.
Ma ad un certo livello ... l'obiettività ha un prezzo, lo stesso pagato da Kung e molti altri.

Comunque, io credo che il vero problema non sia tanto la "presenza" ma la base autoritaria che si vuole darle. Quand'anche fosse stato a Roma, come si legge in Penna, "nulla può essere determinato sulla funzione o direzione, se mai ve ne fu una, che egli esercitò nella chiesa romana".

Eup




C'è un'altra opera che ritengo compilata da uno storico onesto, il quale pur optando per l'interpretazione cattolica, non nasconde i numerosi problemi presenti. Purtroppo è disponibile solo in lingua inglese:
M. Chappel, "Introduction to Church history", Ed. Piemme

Un punto di vista equilibrato, non dogmatico.
Vengono prese in considerazione tutte le possibili interpretazioni e offerte le evidenze a sostegno o contro ognuna di esse.

Consiglio una lettura attenta delle pagine da 93 a 104.

Io continuo a sostenere che dovremmo dare maggior peso alla ipotetica "autorità" di Pietro, più che alla sua presenza in un determinato luogo.

Eup


26/02/2008 22:49
 
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Caro Eupeptico,


Io continuo a sostenere che dovremmo dare maggior peso alla ipotetica "autorità" di Pietro, più che alla sua presenza in un determinato luogo



Beh, il Polymetis sostiene che il silenzio su Roma dipenda proprio da questa "autorità" data per scontata nel I secolo e quindi non ulteriormente ribadita in altri scritti.

E' comunque anche ipotizzata l'esistenza di una ipotetica autorità petrina, per nulla evidente dalle Scritture, si dovrebbe dimostrare che fosse ritenuta ereditaria e che tale eredità appartenesse proprio al vescovo di Roma... ammesso che vi fosse un solo vescovo e non un collegio di vescovi, come indicano le Scritture.

Insomma a me pare che le difficoltà siano troppe per partirsene con i discorsi che si leggono online ma anche in tanta, troppa, letteratura cattolica, anche molto qualificata. Interessantissimo il Buonaiuti, che sono andato a rileggere, molto acuta la spiegazione sul motivo per cui fin dalla metà del II secolo cominciò a svilupparsi la leggenda di Pietro a Roma insieme a Paolo...

Shalom

PS. Non riesco a trovare su Amazon il libro di Chappel, sei sicuro del titolo e dell'autore?
[Modificato da barnabino 26/02/2008 22:52]
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26/02/2008 23:09
 
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Non riesco a trovare su Amazon il libro di Chappel, sei sicuro del titolo e dell'autore?



Scusa... il nome è Chappin.

www.internetbookshop.it/code/9788838417986/chappin-marcel/introduction-church-hist...

Sei pure fortunato... è in sconto al 50%

Ciao
Eup




[Modificato da Eupeptico 26/02/2008 23:10]
26/02/2008 23:12
 
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La tomba di Pietro è in Vaticano?

“LA TOMBA del Principe degli Apostoli è stata ritrovata” fu l’annuncio esultante di Pio XII trasmesso dai microfoni di Radio Vaticana. Era la fine del 1950, e da poco si era conclusa una complessa serie di scavi sotto la basilica di S. Pietro. Secondo alcuni, i risultati delle indagini archeologiche dimostravano che Pietro era veramente sepolto in Vaticano. Ma non tutti erano d’accordo.

Per i cattolici la chiesa di S. Pietro in Vaticano ha un significato particolare. “Il fulcro del pellegrinaggio a Roma è l’incontro con il successore di Pietro e la benedizione ricevuta da lui”, dice una guida cattolica, “perché Pietro è venuto a Roma e vi è stato sepolto”.1 Ma Pietro è veramente sepolto a Roma? La sua tomba si trova in Vaticano? Sono state trovate le sue ossa?

Un “giallo” archeologico

Gli scavi, intrapresi intorno al 1940 e durati una decina d’anni, sono stati al centro di molte polemiche. Cosa trovarono gli archeologi incaricati dal papa? Prima di tutto un cimitero pagano con parecchie tombe. In mezzo ad esse, proprio sotto l’attuale altare papale, identificarono un monumento a edicola (cioè con una nicchia atta a contenere una statua o un’immagine) addossato a un muro con intonaco rosso e chiuso da due muri laterali. Infine, venne alla luce piuttosto misteriosamente qualche resto umano che, si disse, proveniva da uno dei due muri laterali.

A quel punto cominciarono le interpretazioni. Secondo diversi studiosi cattolici, i ritrovamenti confermavano la tradizione secondo cui Pietro era venuto a Roma ed era morto martire sotto Nerone, forse nella persecuzione del 64 E.V. Qualcuno, anzi, arrivò a dire che i resti trovati erano quelli dell’apostolo, identificati anche da un graffito che, secondo una delle interpretazioni, diceva “Pietro è qui”. E, nel 1968, papa Paolo VI sembrò avallare questa ipotesi, dichiarando che erano stati ritrovati i “resti mortali di San Pietro, degni di tutta la nostra devozione e venerazione”.

Con le interpretazioni, tuttavia, sono arrivate anche le polemiche. Un archeologo cattolico, il gesuita Antonio Ferrua, che prese parte agli scavi vaticani ha affermato più volte di ‘non aver potuto pubblicare’ tutte le informazioni in suo possesso, le quali smentirebbero chi sostiene di aver identificato le reliquie di Pietro.2 Inoltre una guida di Roma, curata dal cardinale cattolico Paul Poupard e pubblicata nel 1991, diceva che “le ossa umane ritrovate sotto le fondamenta del Muro rosso non hanno rivelato, all’esame scientifico, alcun rapporto con l’apostolo Pietro”.3 Stranamente, nell’edizione successiva (sempre del 1991) la frase è stata tolta ed è stato invece aggiunto il capitolo: “Una certezza: Pietro a S. Pietro”.

Interpretazione dei reperti

È evidente che i reperti vanno interpretati e che, a seconda del punto di vista da cui li si guarda, possono dire cose diverse. Gli storici cattolici più autorevoli riconoscono infatti che “il problema storico dell’effettivo martirio a Roma di Pietro e quello del luogo della sua sepoltura sono ancora oggetto di dibattito”.4 Cosa rivelano i reperti?

Il monumento a edicola, stando a coloro che cercano conferme della tradizione cattolica, è il “trofeo” di cui parlava un certo Gaio, un religioso vissuto ai primi del III secolo. Secondo Eusebio di Cesarea, storico ecclesiastico del IV secolo, Gaio si diceva in grado di ‘mostrare il trofeo di Pietro sul Vaticano’. I fautori della tradizione sostengono che l’apostolo venne sepolto lì, sotto quello che è stato poi chiamato “trofeo di Gaio”. Altri, però, interpretano diversamente i risultati degli scavi e fanno notare che i primi cristiani prestavano scarsa attenzione alla sepoltura dei loro morti e che, anche supponendo che Pietro fosse stato giustiziato lì, sarebbe stato molto improbabile poterne ricuperare il corpo. (Vedi il riquadro a pagina 29).

Per alcuni, poi, il “trofeo di Gaio” (sempre che quello sia il reperto rinvenuto) non era una tomba, ma un monumento eretto a ricordo di Pietro verso la fine del II secolo e che solo in seguito “finì per essere ritenuto un monumento funebre”.5 Secondo il teologo Oscar Cullmann, perciò, gli “scavi vaticani non permettono affatto di identificare una tomba di Pietro”.6

E le ossa? Va detto, in primo luogo, che la loro effettiva provenienza è tuttora un enigma. Poiché nel I secolo sul colle Vaticano sorgeva una necropoli pagana, i resti umani vi abbondano e ne sono stati infatti ricuperati parecchi. Il graffito incompleto (probabilmente del IV secolo) che secondo alcuni identifica il luogo in cui si trovavano le reliquie può al massimo riferirsi “alla presunta presenza delle ossa di Pietro”.7 Molti epigrafisti, oltretutto, ritengono che la scritta possa addirittura significare ‘Pietro non è qui’.8

Una ‘tradizione poco attendibile’

“Le fonti più antiche e attendibili non menzionano il luogo del martirio [di Pietro], ma quelle più tarde e meno attendibili sono praticamente concordi nell’indicare l’area vaticana”, dice lo storico Daniel W. M. O’Connor. Chi cerca la tomba di Pietro in Vaticano si fonda perciò su tradizioni poco attendibili. “Allorché le reliquie assunsero grande importanza”, dice O’Connor, “i cristiani finirono per credere sinceramente che il [trofeo] . . . di Pietro indicasse precisamente il suo sepolcro”.9

Queste tradizioni si svilupparono di pari passo col culto antiscritturale delle reliquie. Dal III-IV secolo in poi, nella lotta per la supremazia “spirituale” le varie sedi ecclesiastiche usarono reliquie (vere o false) per far valere la propria autorità, con vantaggi anche economici. Così i pellegrini si recavano sul presunto sepolcro di Pietro, convinti del potere miracoloso dei suoi resti. Alla fine del VI secolo, ad esempio, i devoti gettavano sulla “tomba” pezzetti di stoffa di cui determinavano prima il peso. “Fatto straordinario”, dice un resoconto dell’epoca, “se la fede del supplice è forte, la stoffa ripresa da sopra la tomba si impregna talmente di virtù divina che pesa più di prima”.10 Questo dà un’idea del livello di credulità dell’epoca.

Nel corso dei secoli leggende come questa, unite a tradizioni prive di fondamento, contribuirono moltissimo ad accrescere il prestigio della basilica vaticana. Ci furono però anche voci dissenzienti. Nei secoli XII e XIII i valdesi condannavano questi eccessi e, Bibbia alla mano, spiegavano che Pietro non era mai stato a Roma. Lo stesso fecero secoli dopo esponenti della Riforma protestante. E ancora nel XVIII secolo famosi pensatori ritenevano la tradizione infondata storicamente e scritturalmente, un punto di vista tuttora sostenuto da studiosi rispettabili, cattolici e non.

Pietro morì a Roma?

Pietro, umile pescatore della Galilea, non pensava certo a un proprio primato sugli anziani della primitiva comunità cristiana, visto che si definì un “anziano come loro”. (1 Pietro 5:1-6, CEI) L’umile figura di Pietro contrasta con lo sfarzo di cui è stata circondata la sua presunta tomba, come può notare chiunque visiti la basilica che sorge sul colle Vaticano.

Per affermare la propria supremazia sulle altre confessioni cristiane, la Chiesa Cattolica ha cercato di accreditare la tradizione ‘tarda e poco attendibile’ secondo cui Pietro risiedette per qualche tempo a Roma. È curioso, però, che secondo altre tradizioni antiche l’apostolo fu sepolto non sul Vaticano, ma altrove a Roma. Ma perché non attenersi ai fatti indicati dalla Bibbia, l’unica fonte che dà notizie di prima mano su Pietro? Dalla Parola di Dio è chiaro che Pietro, conformemente al mandato ricevuto dal corpo direttivo della congregazione cristiana a Gerusalemme, svolse la sua opera nella parte orientale del mondo antico, inclusa Babilonia. — Galati 2:1-9; 1 Pietro 5:13; confronta Atti 8:14.

L’apostolo Paolo, scrivendo ai cristiani di Roma verso il 56 E.V., salutò una trentina di componenti di quella congregazione, senza menzionare neppure una volta Pietro. (Romani 1:1, 7; 16:3-23) Poi, tra il 60 e il 65 E.V., Paolo scrisse da Roma sei lettere, nelle quali non si parla di Pietro, una solida prova indiziaria che Pietro non era lì. (Confronta 2 Timoteo 1:15-17; 4:11). L’attività di Paolo a Roma viene descritta nella conclusione del libro di Atti, ma ancora una volta, non si fa alcun cenno a Pietro. (Atti 28:16, 30, 31) Perciò, a meno che non si voglia difendere a tutti i costi una tesi precostituita, un esame obiettivo delle testimonianze bibliche non può che portare alla conclusione che Pietro non ha predicato a Roma.

Il “primato” del papato, perciò, si fonda su tradizioni non attendibili e sull’applicazione errata di certi passi biblici. Gesù, non Pietro, è il fondamento del cristianesimo. ‘Cristo è il capo della congregazione’, dice Paolo. (Efesini 2:20-22; 5:23) È Gesù Cristo che Geova ha mandato per benedire e salvare chi ha fede. — Giovanni 3:16; Atti 4:12; Romani 15:29; vedi anche 1 Pietro 2:4-8.

A chi si reca su quella che sinceramente ritiene essere la tomba di Pietro per ‘incontrare il suo successore’ si pone perciò il problema se dar credito a ‘tradizioni poco attendibili’ o alla fidata Parola di Dio. Poiché vogliono che la loro adorazione piaccia a Dio, i cristiani ‘guardano attentamente al Perfezionatore della loro fede, Gesù’, e al perfetto esempio che lui ci ha lasciato da seguire. — Ebrei 12:2; 1 Pietro 2:21.

Riferimenti bibliografici

 1. Paul Poupard, Guida a Roma, Piemme, Casale Monferrato, 1991, pp. 5, 10.

 2. Antonio Ferrua, “La tomba di San Pietro”, in La Civiltà Cattolica, 3 marzo 1990, pp. 460-7; “Pietro in Vaticano”, in La Civiltà Cattolica, 17 marzo 1984, pp. 573-81.

 3. Paul Poupard, op. cit., p. 20.

 4. Giuseppe Alberigo, Il cristianesimo in Italia, Laterza, Bari, 1989, p. 10.

 5. Daniel W. M. O’Connor, “Peter in Rome: A Review and Position”, in Christianity, Judaism and Other Greco-Roman Cults, a cura di J. Neusner, Leida, 1975, parte II, p. 160.

 6. G. Kittel, Grande Lessico del Nuovo Testamento, continuato da G. Friedrich, ed. italiana a cura di F. Montagnini, G. Scarpat, O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1965-1988, vol. X, coll. 158-60.

 7. Daniel O’Connor, op. cit., p. 159.

 8. Supplément au Dictionnarie de la Bible, a cura di L. Pirot, A. Robert, H. Cazelles & A. Feuillet, Letouzey & Ané, Parigi, 1966, vol. 7, coll. 1397-400; O. Cullmann, Il primato di Pietro, “San Pietro. Discepolo-Apostolo-Martire”, Il Mulino, Bologna, 1965, pp. 200-1; Antonio Ferrua, “La tomba di San Pietro”, cit., p. 465.

 9. Daniel O’Connor, op. cit., p. 160.

10. Gregorio di Tours, De gloria martyrum, cap. XXVIII.

[Note in calce]

Intorno al 60-61 E.V., Paolo scrisse da Roma le lettere agli Efesini, ai Filippesi, ai Colossesi, a Filemone e agli Ebrei; verso il 65 E.V. scrisse la seconda lettera a Timoteo.

La domanda “Pietro fu mai a Roma?” è stata presa in esame nella Torre di Guardia del 1° aprile 1973, pagine 220-3.

[Riquadro a pagina 29]

“Lo scavo non ha rivelato tracce certe di una tomba sotto l’Edicola; né può veramente esserci alcuna certezza che la comunità cristiana abbia mai ricuperato dalle mani dei carnefici il corpo di S. Pietro per effettuarne la sepoltura. È del tutto possibile che il corpo di uno straniero (peregrinus), che tra l’altro agli occhi della legge era un delinquente comune, venisse gettato nel Tevere. . . . Per di più, in quel primo periodo non doveva esserci lo stesso interesse a conservare reliquie umane che ci fu in seguito, quando la credenza in un’imminente fine del mondo era svanita e il culto dei martiri aveva cominciato a fare la sua comparsa. Perciò la possibilità che in effetti il corpo di S. Pietro non sia stato ricuperato per essere sepolto è concreta”. — Jocelyn Toynbee e John Ward Perkins, The Shrine of St. Peter and the Vatican Excavations, Londra, 1956, pp. 155-6.


Tratto da: w94 15/10 27-30
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