Riprendo in mano in questi giorni il libro "Gesù di Nazaret" di Joseph Ratzinger. Mi pare interessante quanto scrive a proposito della parabola del ricco epulone e Lazzaro, che spesso i TdG sono accusati di interpretare in maniera "forzata" per negare la presunta immortalità dell'anima.
A pag. 254, riprendendo Jeremias, scrive:
"nella descrizione dell'aldilà, che segue puoi nella parabola, Gesù si attiene ai concetti nel giudaismo del suo tempo. Pertanto non è lecito forzare questa parte del testo: Gesù adotta gli elementi immaginifici preesistenti
senza con questo elevarli formalmente a suo insegnamento sull'aldilà"
E poi continua
"Approva, tuttavia, chiaramente la sostanza della immagini. Non è privo d'importanza che Gesù riprenda le idee dello stato intermedio tra morte e risurrezione (...) Il ricco si trova nell'Ade come luogo
provvisorio e non nella "geenna" (l'inferno) che è il termine per lo
stato definitivo (Jeremias, p.152). Gesù non conosce una 'risurrezione nella morte'."
Ovviamente Ratzinger
non condivide e non arriva alle nostre conclusioni... ma notate: Gesù usa solo
elementi immaginifici, li usa solo come simboli. l'ades è solo un luogo provvisorio, uno stato di inesistenza, di morte, di sonno (diremmo noi) in attesa delle risurrezione, ed diverso dalla geenna, che invece è lo stato definitivo, cioè la distruzione eterna... Interessante.
Shalom