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Ratzinger e la parabola del ricco epulone

Ultimo Aggiornamento: 15/05/2017 10:41
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15/04/2017 12:11
 
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Re: Re: Re:
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ome dimostra Numeri 26:10 in relazione all' episodio di Numeri 16:33 no, visto quello che scrive Numeri 26:10 citando quell' episodio e che vado a ripetere:

"10 la terra spalancò la bocca e li inghiottì insieme con Core, quando quella gente perì e il fuoco divorò duecentocinquanta uomini, che servirono d'esempio. " (Numeri 26:10 CEI)

Vuoi che ti spieghi cosa significa Numeri 16:32-33?
Non hai che da chiedermelo....


Tranquillo non c'è bisogno, lo so già. Tutti questi di fatto morirono che per un ebreo del tempo significava essere rinchiuso nello Sceol ed assumere uno stato dormiente.


ma tu pensa!
In Salmo 146:4 (scritto da ebrei...) leggiamo che nel giorno della morte “svaniscono tutti i suoi disegni” (CEI), quindi anche il “disegno” preso coscientemente da Giacobbe, da un essere umano vivente, di “scendere in lutto” dal figlio nello sceol.

La LXX, nello stesso Salmo, traduce il termine ebraico lì presente (che CEI rende con “disegno”) con il sostantivo dialogismos, che secondo il Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento (pagina 813) significa “pensiero, riflessione”!

Dovrai forse dare una lettura diversa al passo della Genesi?
Non sarà che forse Giacobbe stava semplicemente manifestando il sentimento di un uomo piegato dal dolore? Non pensava semplicemente che il figlio diletto fosse morto, nella tomba, per cui, sopraffatto dal dolore, voleva morire anche lui?


No Aquila, tu fai l'errore di tutti quelli di questo forum che pensano all'occidentale.
E' solo chi muore che scende nello Sceol e assume lo stato di incoscienza. Chi non muore ed è vivo se riesce a scavare un pozzo profondo chilometri e raggiungere la caverna dello Sceol nelle profondità della terra vi riesce ad accedervi da vivo.
Ma di quale allegoria parli? L'uomo ebreo "primitivo" non aveva nessuna capacità allegorica, per lui era tutto letterale. Solo quando intorno al secondo secolo a.C la cultura giudaica incontra quella ellenica, da questa assorbe la capacità di parlare per simboli.




come piegare le Scritture alla propria ideologia!
In Filippesi 2 viene banalmente detto che il Cristo è stato esaltato a una posizione superiore e gli è stato dato un nome che è al di sopra di ogni nome, affinchè nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio, anche di quelli che sono defunti, sotto terra.
Non perchè se ne stiano nell' Ades vivi a piegare le ginocchia a Gesù (visto poi che nell' apologo di Luca al quale tanto ti attacchi, nell' Ades ci va il ricco!), ma perchè anche a loro, grazie al sacrificio di riscatto di Cristo, viene offerta la salvezza, infatti confronta Filippesi 2:11 con Romani 10:9-10.
Alla risurrezione, potranno scrivere il loro nome nel libro della vita (Apoc. 20:12).



Il problema tuo è che fai dire al testo quello che non dice in maniera diretta. Dove vedi scritto che questi morti avrebbero piegato le ginocchia una volta risuscitati? Io non vedo scritta da nessuna parte la parola risurrezione.
Inoltre, come spesso fai, non tieni minimamente in conto il tempo dei verbi. Se fosse come dici tu Paolo dovrebbe parlare al futuro e non al presente. Cosa centra dire che al tempo di Paolo i morti dovevano piegare le ginocchia se questo si sarebbe realizzato solo dopo diversi millenni?
Mi sembra quindi evidente che proprio il presente usato fa intendere che questa azione di piegare le ginocchia accadeva nell'istante in cui Paolo parlava.


"Li sorprenda improvvisa la morte, scendano vivi nello Sceol" (Salmo 55:16 CEI)

La nota in calce della Bibbia di Gerusalemme al Salmo 55:16 afferma: "la morte improvvisa e prematura è il castigo dell' empio"

Una Bibbia cattolica, a proposito del Salmo da te citato a sproposito, parla di morte dell' empio!

Come vedi, non devo andare a leggere la Torre di Guardia e per ora mi fermo qui, ma solo per ora....


E quindi? Perché mai la morte improvvisa era descritta con lo scendere vivi nello Sceol? Cosa cetra l'essere vivi?


Ma nel verso successivo (Giobbe 26:6) che dice: “Davanti a lui è nudo lo sceol e senza velo è l' abaddon (che significa "distruzione)"”.

Quindi i refaim non hanno alcuna vita umbratile, pensa che non hanno più neppure alcun ricordo di Dio:

"Nessuno tra i morti ti ricorda.
" (Salmo 6:6 CEI)




Aquila, però non possiamo stare qui a ripetere le stesse cose. Conte e Barnabino avevamo faticosamente convenuto che l'Ades non era un luogo di distruzione e adesso tu torni alla carica con la parola "distruzione"?

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