Addio a Gianni Asti

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!LULLABY!
00domenica 16 febbraio 2014 21:05
Addio maestro, sei stato un grande esempio

Roberto Pacchetti ricorda Gianni Asti, suo mentore ai tempi della Robur et Fides. «Sono andato a trovarlo: abbiamo parlato per 5' della sua salute e per due ore di basket»

Gianni Asti, quello vero. Lo ripetevamo spesso fra noi, giovani allenatori di basket. E l’omonimo ma meno conosciuto coach piemontese non si offenderà. Per tantissime generazioni a Varese, Milano e nel resto d’Italia il suo nome ha fatto rima con una sola parola: fondamentali. E negli ultimi anni di una carriera mai interrotta (panchina o tribuna quando”la sai lunga” è lo stesso) la ripeteva con ossessione e si, a volte lo prendevamo anche un po' in giro.
Teneva a quello e all’immagine della sua Robur et Fides, una famiglia, e una seconda casa. Sui social network in questi giorni spopola la pagina "Non sei di Varese se...". Beh, non sei di Varese se non sai la storia della pallacanestro e Gianni Asti ne faceva parte. A pieno titolo. Nella mia personale "Hall of Fame" Gianni è ai primissimi posti. Come tantissimi gli ero davvero affezionato. Amico e quasi coetaneo di mio padre (il primo 30 anni fa a dirmi chi era e cosa aveva fatto) avevo per lui una venerazione, ricambiata soprattutto negli ultimi tempi. Ci si vedeva con molta meno frequenza ma lui seguiva sempre con grande affetto e attenzione il mio lavoro di giornalista, si informava spesso e non passava Natale, Pasqua e compleanno che io non ricevessi una telefonata o un suo sms. Davvero unico.
L’ultima volta che ho visto Gianni è stato qualche giorno fa, a Niguarda. Con noi c’era Pippo Crippa, uno dei tanti “figliocci”. Cinque minuti a parlare dei suoi problemi di salute, due ore a parlare di basket: la Robur ovviamente, ma anche la Pallacanestro Varese e l’Olimpia Milano. Era lucidissimo, combattivo, ma realista. Sapeva che avrebbe perso, ai supplementari, di un punto.
A trovarlo andavano davvero in tanti e lui era felicissimo, anche se non gradiva – lui sempre inappuntabile - farsi vedere in una situazione così difficile. «Perché ti sei disturbato, con tutto quello che hai da fare!» mi ha detto un’altra volta, sempre a Niguarda. E io gli ho ricordato quanto è stato importante per me, per la mia formazione. Io alla Robur sono diventato un uomo ed è anche grazie a persone come lui, che mi hanno aiutato a crescere con qualche sonora cazziata, tanti ottimi consigli e delle gustose pizze in compagnia.
Come dimenticare quella volta, tantissimi anni fa, che durante una trasferta feci un pauroso incidente d’auto. Ero da solo, seguivo la squadra Allievi che era partita prima di me per Treviglio. Io non mi sentivo bene, ma volli andare lo stesso. Risultato:macchina distrutta e io in ospedale, per fortuna senza conseguenze gravi. E chi mi chiamò subito e si occupò prima di me e poi della mia auto? Gianni Asti che allora lavorava per la mitica "Mamma Car", come chiamava la sua concessionaria d’auto in viale Certosa, a due passi da casa. Non era tenero, il buon Gianni, con chi sbagliava, ma era sempre pronto a dispensare (gratis) suggerimenti e consigli, in primis al suo adorato cugino Guido Saibene, che ha conosciuto tutti i tratti del suo carattere forte e ha condiviso il suo grande e infinito amore per la palla a spicchi.
Ciao maestro, che la terra ti sia lieve.

14/02/2014

Roberto Pacchetti
sport@varesenews.it
Pozz4ever
00lunedì 17 febbraio 2014 09:23
porca troia non lo sapevo... ero pure stato allenato da lui in una partita di beneficenza...
!LULLABY!
00lunedì 17 febbraio 2014 16:45
Pozz non so se hai capito, non è il "nostro" Gianni Asti, è l'omonimo di Varese.
Pozz4ever
00lunedì 17 febbraio 2014 16:47
ah [SM=g27829]
!LULLABY!
00lunedì 17 febbraio 2014 16:49
Mi sembrava :) io neanche sapevo ci fosse un omonimo
the fire bug
00lunedì 17 febbraio 2014 17:17
!LULLABY!, 17/02/2014 16:45:

Pozz non so se hai capito, non è il "nostro" Gianni Asti, è l'omonimo di Varese.



Mi hai bruciato la gag. Fischi per lei.
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