Creazionismo-evoluzione

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LiviaGloria
00sabato 24 luglio 2010 11:13
antiuaar.wordpress.com/2010/04/26/salgono-al-42-i-creazionisti-in-...

Salgono al 42% i creazionisti del Disegno Intelligente in America.
In Aumento numero credenti, cristiani, cattolici, Contro positivismo, neodarwinisti e dawkins, Evoluzione, darwinismo e creazione, Scienza e Fede on 26 aprile 2010 at 15:00

“I fautori del Disegno intelligente hanno conquistato posizioni. Nel 2002, secondo una ricerca di Scientific American, il 40% della popolazione degli Stati Uniti credeva alla creazione del mondo da parte di Dio, mentre Illinois, Ohio e Wisconsin meditavano di eliminare direttamente l’intera teoria dell’evoluzione dai programmi d’insegnamento. Ora quella fetta di popolazione ha raggiunto il 42%, con un 10% di convinti che l’evoluzione sia guidata da “un essere supremo” e un 64% aperto all’insegnamento del creazionismo accanto all’evoluzionismo”. La notizia è riporta su Il Foglio.
Non è certo un bene in toto. I creazionisti infatti sono spesso fondamentalisti ed interpretano erroneamente la Bibbia alla lettera, scambiandola per un libro “scientifico” e non “morale”. Inoltre pretendono, come suggerisce il filosofo della scienza cattolico Stanley Jaki, di misurare ed osservare l’Intelligenza che guida e dirige l’evoluzione. Kirk Cameron, uno dei più attivi creazionisti, ha giustamente avvertito i futuri medici, avvocati e politici più influenti del paese che “Il darwinismo è ateismo mascherato da scienza” e ha distribuito centomila copie gratuite dell’“Origine delle specie” riadattate. Ha inoltre caricato su YouTube un video di sei minuti che elenca i pericoli di ateismo, secolarizzazione e darwinismo per il futuro dell’umanità.

Meriti dei creazionisti.
I promotori dell’Intelligent Design hanno però il merito di mettere sempre più opportunamente e documentatamente in dubbio che mutazioni casuali e selezione naturale spieghino integralmente i processi vitali, come vorrebbero imporre (senza alcuna prova convincente) i neodarwinisti come Richard Dawkins. Questo filone di pensiero cresce esponenzialmente alla crescita della violenza con cui certi materialisti atei sconfinano il campo scientifico per trarre conclusioni filosofiche ed esistenziali, vedi il già citato “talebano di Darwin”, Richard Dawkins.
LiviaGloria
00sabato 24 luglio 2010 17:42
antiuaar.wordpress.com/2010/07/24/lastronomo-coyne-%C2%ABil-dinamismo-delluniverso-e-un-segno-di-di...

L’astronomo Coyne: «il dinamismo dell’Universo è un segno di Dio».
In Famosi credenti, cristiani, cattolici, Scienza e Fede on 24 luglio 2010 at 13:27

Il gesuita George Coyne è uno dei pionieri nel campo della polarimetria astronomica. La sua libertà intellettuale nella pluriennale attività scientifica, per ventotto anni presidente della Specola Vaticana, è stata riconosciuta con il Premio internazionale alla Libertà 2010, a lui assegnato dalla Associazione “Società libera”, organismo fondato nel 2003 da esponenti del mondo accademico, imprenditoriale, del giornalismo e dell’editoria italiana, con la missione di approfondire e promuovere i valori liberali nella società (vedi Ultimissime 23/6/10). Attualmente dirige gli Arizona Observatories e la sezione operativa della Specola Vaticana, la cui attività di ricerca è stata recentemente potenziata dall’installazione sul monte Graham di uno dei più grandi telescopi esistenti. Intervistato dall’Osservatore Romano, ha dichiarato: «Penso che la scienza non ci dica niente riguardo a Dio. Ma il dinamismo dell’universo è sempre stato per me una prova della fantasia e dela sua esistenza di Dio. L’universo è dinamico fin dai suoi inizi, dalla sua chimica e io vedo in questo un potere creativo. Ma il cielo lo possono guardare e studiare tutti. La fede è un dono». Rispetto al premio ricevuto ha detto: «Tutti i Papi miei datori di lavoro, non solo non hanno mai ostacolato le mie ricerche, ma le hanno incoraggiate e sovvenzionate. L’Osservatorio di Castel Gandolfo aiuta molti giovani a fare i primi passi nel mondo degli studi di astronomia. L’astronomia è stata per me una passione grandissima, non ho mai neppure pensato che fosse un lavoro. Un premio per le mie ricerche? Per avermi lasciato vivere pienamente la mia passione? Mi sembra quasi un’esagerazione». Per i risultati dei suoi studi in campo astronomico, gli è stato anche dedicato l’asteroide 14.429. Il gesuita è un membro attivo della Unione Astronomica Internazionale, l’American Astronomical Society, la Società Astronomica del Pacifico, l’ American Physical Society e la Society of America. Su Wikipedia le sue pubblicazioni scientifiche. Le sue parole ricordano quelle di Copernico, suo celebre collega: «Quale ammirevole simmetria del mondo e che sicuro nesso armonico tra il movimento e la grandezza delle orbite. Tanto divina è per certo questa fabbrica dell’Ottimo e Massimo Artefice». (De revolutionibus orbius caelestium libri sex, libro I, cap. X, Einaudi Torino 1975m pag. 97-103)


LiviaGloria
00mercoledì 28 luglio 2010 09:50
antiuaar.wordpress.com/2010/07/27/il-genetista-craig-venter-%C2%ABio-non-gioco-a-fare-dio-da-dove-viene-il-soffio-della-vit...


Il genetista Craig Venter: «io non gioco a fare Dio. Da dove viene il soffio della vita?».
In Famosi credenti, cristiani, cattolici, Scienza e Fede, Vita artificiale on 27 luglio 2010 at 13:24

Ve lo ricordate Craig Venter? E’ il celebre genetista che qualche mese fa fece pubblicare questa dichiarazione: «La vita è stata creata per la prima volta in laboratorio. Finora, creare vita è stata considerata prerogativa delle divinità» (da Focus 20/5/10). Annunciò infatti di aver per la prima volta creato una vera vita in laboratorio, ma i suoi colleghi hanno notevolmente ridimensionato la scoperta, che rimane comunque pregevole: vedi Ultimissima 24/5/10 e Ultimissima 25/5/10. Dopo due mesi, passato l’entusiasmo creazionista, ritorna sui suoi passi di creatura e dichiara al Quotidiano Nazionale: «Non mi interessa la creazione della vita in sè, non sto giocando a fare Dio. Non ci siamo posti la questione di aver creato la vita. Anzi, credo che esperimenti del genere, in realtà, abbiano solo dilatato i criteri sulla definizione di “vita”. Da dove viene il soffio vitale?».

E bravo Venter, più si va avanti e più si capisce sempre di più ciò che Darwin intuì: «Vi è qualcosa di grandioso in questa concezione della vita, con i suoi diversi poteri, originariamente impressi dal Creatore in poche forme o in una forma sola; e nel fatto che, mentre il nostro pianeta ha continuato a ruotare secondo l’immutabile legge della gravità, da un così semplice inizio innumerevoli forme, bellissime e meravigliose, si sono evolute e continuano ad evolversi» (Darwin, L’origine della specie, BUR Biblioteca Universale Rizzoli). La grandiosità dell’uomo può spiegarsi solo se è creata e non se è frutto di una seppur incredibile casualità. Anche il fisico Paul Davies ha dichiarato: «Come si trasformarono spontaneamente le stesse sostanze chimiche, prive di vita, nel primo essere vivente? Nessuno lo sa. Si tratta di un autentico mistero. Tradizionalmente gli scienziati materialisti supponevano che l’origine della vita fosse stato un colpo di fortuna chimico di stupefacente improbabilità. Secondo la mia opinione e quella di un crescente numero di scienziati, la scoperta che la vita e l’intelletto siano emersi come parte dell’esecuzioe naturale delle leggi dell’universo sarà una forte prova della presenza di uno scopo più profondo nell’esistenza fisica. Invocare un miracolo per spiegare la vita è esattamente quello di cui non c’è bisogno per avere la prova di uno scopo divino nell’universo» (Davies, Conferenza pronunciata a Filadelfia su invito della John Templeton Foundation e diffusa da Meta List on Science and Religion). E il Premio Nobel per la Medicina John Eccles ha detto: «L’emergere della vita non avrebbe potuto essere predetto neppure partendo da una completa conoscenza di tutti gli eventi di un mondo prebiotico; e neppure si sarebbe potuto predire l’emergere dell’autocoscienza. Contro la teoria materialistica monistica io esporrò la mia convinzione che nella nostra esistenza e nelle nostre esperienze di vita c’è un grande mistero, non spiegabile in termini materialistici. Il nostro sentimento di libertà non è un’illusione e il cosmo non è qualcosa che gira perennemente senza senso. Le nostre conoscenze non possono andare al di là del fatto che siamo tutti parte di un qualche grande disegno». (Eccles, L’origine della vita, Garzanti 1983, pag. 18,19). Il Nobel per la Fisica Albert Einstein ha infine anche lui riconosciuto: «Chiunque sia veramente impegnato nel lavoro scientifico si convince che le leggi della natura manifestano l’esistenza di uno Spirito immensamente superiore a quello dell’uomo, e di fronte al quale noi, con le nostre modeste facoltà, dobbiamo essere umili» (H. Dukas and B. Hoffmann Albert Einstein: the Humane side, Princeton 1989, p. 32).


LiviaGloria
00venerdì 30 luglio 2010 12:46
Dawkins: «l’anglicano Fisher è il più grande dei darwinisti».
In Contraddizioni, assurdità atei, Contro positivismo, neodarwinisti e dawkins, Evoluzione, darwinismo e creazione, Famosi credenti, cristiani, cattolici, Scienza e Fede on 29 luglio 2010 at 14:11

Attenzione: questo articolo dimostrerà l’assoluta contradditorietà dell’ateismo scientifico e dei neodarwinisti. Come tutti sappiamo, la tesi scientifica più strumentalizzata per escludere Dio è il darwinismo (questo di per sè la dice già lunga…). Oggi ricorre l’anniversario di morte di Sir Ronald Fisher (17 Febbraio 1890 – 29 luglio 1962), statistico, biologo evoluzionista e genetista. E’ stato descritto dallo statistico Anders Hald come «un genio che quasi da solo ha creato le basi per la moderna scienza statistica» (A History of Mathematical Statistics. New York 1998). Presidente della Royal Statistical Society, della Société de Biométrie e dell’Istituto Internazionale di Statistica (IIS), ha fatto della statistica una scienza moderna, fondandone i concetti di riferimento. Amicissimo e collaboratore dei figli e nipoti di Charles Darwin, fu uno dei più importanti promotori del darwinismo, influenzando i migliori biologi evoluzionisti del ’900. Addirittura Richard Dawkins, il pontefice dell’ateismo scientifico internazionale ha dichiarato nel suo libro River out of Eden (Basic Books, 1995) che Fisher è senza dubbio «il più importante tra i successori di Darwin» (vedi Wikipedia). Ma come, proprio Dawkins? Proprio colui che ritiene che se il darwinismo ha ragione, allora Dio non esiste? Ce lo ha detto in ogni suo libro e sotto ogni salsa da quasi vent’anni di militante divulgazione… Si dà però il caso però che Sir Fisher, il più grande dei darwinisti, sia stato un devoto cristiano, membro della Chiesa di Inghilterra, conservatore e appassionato delle Sacre Scritture. Il biologo H. Allen Orr lo ha descritto come un «anglicano profondamente devoto che, tra lo sviluppare la statistica moderna e la genetica delle popolazioni, scriveva articoli per riviste di chiesa» (vedi Gould on God, in Boston Review). Nel 1955 partecipò ad una trasmissione radiofonica su Scienza e cristianesimo dove spiegò la differenza tra la fede razionale e la fede “credulona”. Affermò anche: «ai bambini cristiani dovrebbe essere insegnato che la fede non significa la credulità, essa è invece una qualità molto simile coraggio, che permette di rimanere attaccati a ciò che è veramente buono» (da Biographical Memoirs of Fellows of the Royal Society, 1890-1962).

Celebri darwinisti agnostici e credenti. Sorprende quindi che l’autore di The God illusion, Richard Dawkins, abbia riconsociuto -almeno una volta- che essere celebri darwinisti o evoluzionisti non trova alcuna contraddizione dall’essere contemporaneamente credenti razionali. Insomma: Darwin e Dio senza alcun problema. Peccato che però continui a contraddirsi, pretendendo che solo la religione dell’ateismo può avere spazio tra i seguaci di Darwin. Sorridendo, ricordiamo che, oltre a Fisher, i veri darwinisti (e non i contraddittori neo-darwinisti) erano in maggioranza agnostici e credenti. Darwin, dopo aver chiuso il suo L’origine delle specie (1859) citando il Creatore, ebbe a scrivere vent’anni dopo: «Il mio giudizio è spesso fluttuante e persino nelle mie fluttuazioni più estreme non sono mai stato ateo nel senso di negare Dio. Credo che in generale, ma non sempre, la mia posizione possa essere descritta più appropriamente con il termine agnostico» (da Autobiografia, 1979). Fu il suo amico Thomas Huxley, definito il “Mastino di Darwin”, ad inventare il termine “agnostico”, proprio per mettere in chiaro che le sue credenze in campo biologico non portavano necessariamente ad una posizione nè teista nè atea. Alfred Russel Wallace, che propose la stessa teoria della selezione naturale contemporaneamente a Darwin, credeva in un Dio trascendente (da Il cranio di cristallo, Scarpelli 1993), come, del resto, i più celebri divulgatori del darwinismo: Lyell, Herschel, Henslow, Mivart, De Filippi, Chambers, Rosa, De Nouy, Sinnott, il gesuita Marcozzi ecc…
Concludendo: come può una teoria scientifica eliminare Dio, se questa è nata e portata avanti da uomini credenti in Lui?? Misteri dell’ateismo…

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LiviaGloria
00domenica 1 agosto 2010 11:18
Duro colpo per i riduzionisti: l’uomo è ben oltre i suoi geni.
In Contro positivismo, neodarwinisti e dawkins, Scienza e Fede, irriducibilità uomo on 30 luglio 2010 at 14:14

Duro colpo per il riduzionismo e il materialismo internazionale. In questi giorni Repubblica ha pubblicato la notizia dei risultati di un rapporto del Government Accountability Office (Gao), un organismo governativo americano, i quali hanno smentito impietosamente l’attendibilità dei test genetici per conoscere il rischio di contrarre una malattia. Si sente e si legge sui giornali, purtroppo non di rado, del «gene della violenza», del «gene del tradimento», del «gene gay» ecc.. , spesso sentiamo qualche militante materialista (da Atkins a Dennet) parlare dell’uomo definendolo “nient’altro che…” (il tutto per ovviamente per tentare di sminuire la sua biblica evidenza di creatura), ma l’uomo -è stato dimostrato- non è riconducibile ai suoi antecedenti genetici o biologici. Essi sono inadeguati a spiegare la complessità e misteriosità dell’uomo. Ne parla il filosofo Giacomo Samek Lodovici su Avvenire: «questi discorsi affermano che tutto il nostro agire è scritto nei geni, negano la libertà umana e quindi cancellano la nostra responsabilità morale (e, in fondo, anche giuridica). Tuttavia, con buona pace dei tentativi di dimostrare che l’uomo è una macchina, non è possibile ridurre l’essere umano alla sola componente biologica, perché noi siamo costituiti anche da una dimensione spirituale, quell’anima di cui parlano, già prima del cristianesimo, alcuni filosofi greci. Per dimostrarne l’esistenza esistono diversi argomenti filosofici, che il lettore può ricostruire anche su alcuni manuali di storia del pensiero». Il DNA sicuramente dona informazioni interessantissime ma «grazie allo spirito siamo in grado, almeno in una certa misura, di trascendere i condizionamenti, possiamo sperimentare la vertigine della libertà, siamo capaci di interrompere la prevedibilità e l’inderogabilità dei nessi fisici di causa-effetto e di dare inizio a qualcosa di nuovo». Questa è la grande differenza dagli animali, condizionati obbligatoriamente ai loro geni.

Sorprendentemente anche il neodarwinista Francesco Cavalli Sforza ha dichiarato -sempre su Repubblica- che «nessun uomo è figlio solo dei suoi geni», il nostro destino non è scritto una volta per sempre nel Dna. Il biologo Steven Rose, noto oppositore delle bizzarre teorie riduzioniste di Richard Dawkins (masssimo promotore dell’ateismo internazionale e del materialismo scettico), ha dichiarato: «L’uomo ha capacità precluse a qualsiasi altra specie animale sulla Terra. E’ unico. Anche con le scimmie c’è una differenza talmente grande, sopratutto qualitativa. Gli organismi sono multidimensionali (tre dimensioni spaziali più una temporale) mentre il DNA è una fila monodimensionale: non si può passare da 1 a 4. Non si può conoscere l’uomo (se sarà violento, religioso, radicale, conservatore, omosessuale o eterosessuale) decifrando il DNA» (La scienza e i miracoli, TEA 2006, pag. 96-97).

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LiviaGloria
00domenica 1 agosto 2010 11:20
Scienza e Fede: il DNA non definisce l’uomo.
In Contro positivismo, neodarwinisti e dawkins, Famosi credenti, cristiani, cattolici, Scienza e Fede, irriducibilità uomo on 14 aprile 2010 at 14:45

La vita non è semplice e riducibile a nostri schemi. Ne è un esempio lo studio del Dna.
L’Osservatore Romano riporta un articolo del bioetico Carlo Bellieni, che afferma: “chi pensava che il Progetto genoma svelasse il segreto della vita deve ricredersi: appena nata, la decifrazione del genoma umano come spiegazione della vita è già vecchia, tanto che l’agenzia scientifica “Nova” titola: Un fantasma nei tuoi geni per spiegare come un secondo genoma tutto ancora da scoprire agisca sul Dna.”
L’ultimo numero della rivista della American Society for Cell Biology (aprile 2010) si dilunga su come insegnarlo al pubblico e nelle università; Eva Vermuza su “Menome” del 2003 già scriveva: “Come può una molecola composta di soli quattro elementi generare tanta complessità? La risposta semplice è che il Dna non lavora da solo”.
Sempre sull’Osservatore Romano interviene l’antropologo e il paleontologo di fama internazionale Fiorenzo Facchini in merito al recente ritrovamento dell’anello mancante tra l’uomo e la scimmia, che molti hanno già strumentalizzato per confermare le tesi neodarwiniste a antiteleologiche. L’articolo intitola: La leggenda dell’anello mancante. Aspettative deluse dallo scheletro di Sterkfontein..
Lo scienziato afferma: “Si può parlare di antenato della forma umana, senza che ciò significhi una derivazione dalla scimmia, una espressione molto frequente quando si parla di evoluzione dell’uomo, ma impropria. Rispetto alle Antropomorfe (i Primati meno lontani dall’uomo dal punto di vista biologico), ci separa una storia di sei-sette milioni di anni, pur ricollegandosi sia gli Ominidi che le Antropomorfe a un ceppo comune dei Primati. Si dovrebbe più correttamente dire che la comparsa dell’uomo sulla terra si connette a un ominide divenuto capace di autocoscienza e di libertà. È questo un passaggio che sul piano filosofico corrisponde a una “discontinuità (o salto) ontologica”, espressa nel comportamento culturale, e chiama in causa, in una visione aperta al trascendente, il concorso di Dio creatore a motivo della specificità spirituale dell’uomo.”




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LiviaGloria
00domenica 1 agosto 2010 11:22
Il matematico Quarteroni: «l’Universo è controllato da un grande Regolarizzatore».
In Famosi credenti, cristiani, cattolici, Scienza e Fede on 30 luglio 2010 at 14:32

L’America’s Cup del 2003 e del 2007 è stata vinta dallo scafo di Alinghi grazie al matematico Alfio Quarteroni, che lo ha realizzato conducendo il progetto fluidinamico. Il suo campo di indagine è l’applicazione a eventi reali delle equazioni matematiche, insegna Analisi numerica presso il Politecnico di Milano e l’École Polytechnique Federale de Lausanne (EPFL). È membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei e ha ricevuto numerosi premi da varie associazioni internazionali di matematica (SIAM, ICIAM) e centri di ricerca (NASA, ICASE). Ha ricoperto importanti incarichi presso il CRS4 di Cagliari e ha insegnato all’Università Cattolica di Brescia e all’Università del Minnesota. Autore di circa duecento pubblicazioni su riviste internazionali, è stato uno dei pochi matematici italiani ad aver partecipato in qualità di relatore a un International Congress of Mathematicians.

Intervistato dall’Osservatore Romano ha dichiarato: «Galileo, come Keplero, Newton e Cartesio, furono sostenitori dell’idea che il mondo fisico fosse stato dotato da Dio di una struttura matematica. Per chi ha fede il Dio creatore non può esimersi dall’essere anche un matematico. Il più grande di tutti, naturalmente. Perché ha risolto il più complesso problema inverso che mai sia stato posto: determinare le condizioni iniziali giuste (al tempo zero, quello della creazione) affinché il sistema dinamico dell’evoluzione dell’universo arrivasse a oggi a possedere questa meravigliosa grandezza».

E lui, che opinione scientifica si è fatto di Dio?
«Non sono mai riuscito a farmi “una ragione” incontrovertibile dell’esistenza di Dio. Tuttavia io Dio lo “sento”, non solo perché il sistema dinamico dell’universo non degenera nonostante le sue innumerevoli componenti siano talmente non lineari dal doversi ineluttabilmente piegare (sui tempi lunghi) a instabilità e degenerazioni irreversibili, se seguissero solo le leggi della matematica e della fisica, e non fossero invece controllate a distanza da un “grande Regolarizzatore”».

Grande Regolarizzatore o Spirito immensamente superiore, come lo chiamava Albert Einstein («chiunque sia veramente impegnato nel lavoro scientifico si convince che le leggi della natura manifestano l’esistenza di uno Spirito immensamente superiore a quello dell’uomo, e di fronte al quale noi, con le nostre modeste facoltà, dobbiamo essere umili» (H. Dukas and B. Hoffmann Albert Einstein: the Humane side, Princeton 1989, p. 32), insomma l’universo appare progettato da una mente matematico-razionale e non certo basato sul caos o sulla casualità cosmica, come qualche militante scientista vorrebbe far credere. Un importante matematico della Normale di Pisa, Antonio Ambrosetti (autore di La matematica e l’esistenza di Dio, Lindau 2009) ebbe a dire: «Negli ultimi anni in televisione è stato dato troppo spazio a personaggi come Odifreddi che hanno portato avanti la tesi dell’incompatibiltà tra fede e scienza con argomentazioni logico-filosofiche che, comunque, hanno poco a che fare con la matematica. Diceva Ennio De Giorgi: “All’inizio e alla fine, abbiamo il mistero. La matematica ci avvicina al mistero, ma nel mistero non riesce a penetrare”. La matematica mi fa intuire la presenza di Dio» (da Avvenire 11/12/08).


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LiviaGloria
00martedì 31 agosto 2010 21:25
antiuaar.wordpress.com/2010/08/31/evoluzionisti-scoprono-nuovi-errori-nel-pensiero-di-charles...


Evoluzionisti scoprono nuovi errori nel pensiero di Charles Darwin.
In Contro positivismo, neodarwinisti e dawkins, Evoluzione, darwinismo e creazione on 31 agosto 2010 at 15:57

L’evoluzione è certamente un dato di fatto (anche se non è galileanamente dimostrabile). Quello che è assurdo e che va fortemente criticato sono gli -ismi: il creazionismo (protestante americano), lo scientismo, il riduzionismo, il razionalismo e sopratutto il neodarwinismo, quella deriva filosofica che strumentalizza il pensiero di Darwin per giustificare la propria posizione ateistica. La selezione naturale è una teoria scientifica non un dogma, è falsificabile e criticabile come tutte le altre teorie. E’ inoltre piena di lacune e di non spiegazioni e questo la rende molto traballante, sono quindi ridicoli i tentativi delle cricche laiciste, con a capo Richard Dawkins, di promuovere l’ateismo basandosi sul dogma darwiniano (qui il pensiero di alcuni grandi evoluzionisti contemporanei).

Dogma, ripetiamo scorretto ed incompleto, come dimostrano le sempre più critiche che riceve, non solo da ambienti creazionisti ma anche da quelli laicisti. Si veda il testo pubblicato recentemente anche in Italia da due evoluzionisti atei: Gli errori di Darwin (di cui abbiamo parlato più volte: Ultimissima 29/4/10 e Ultimissima 1/5/10). Uno degli autori, l’evoluzionista Massimo Piattelli-Palmarini, ha addirittura dichiarato: «Il darwinismo è morto e non resuscitabile» (cfr. Ultimissima 18/6/10).

Due anni fa era la rivista scientifica New Scientist a screditare il pensiero di Darwin. E in questi giorni alcune riviste di biologia stanno pubblicando altri risultati che contraddicono il pensiero del grande naturalista sulla sopravvivenza del più forte. Ad esempio, Biology Letters ha scritto: «Charles Darwin ha avuto torto quando ha sostenuto che la concorrenza fra le specie è stata la forza trainante fondamentale dell’evoluzione. Lui ha immaginato un mondo in cui gli organismi hanno combattuto per la supremazia del più forte. Ma la nuova ricerca individua la disponibilità di “spazio vitale” non abitato da altri animali, piuttosto che la concorrenza, come il fattore fondamentale per l’evoluzione». Questi nuovi studi sono stati condotti dagli evoluzionisti Sarda Sahney, Michael Benton e i colleghi dell’Università di Bristol, i quali hanno dichiarato alla BBC News: «La concorrenza non ha giocato un grande ruolo nello schema generale dell’evoluzione».

Questo è solo un esempio fra i tanti che dimostra la fallacità del darwinismo. Ma la questione è diventata per alcuni una questione assolutamente ideologica e folle. Il talebano di Darwin, Richard Dawkins, proprio quest’anno ha pubblicato il suo ultimo ed ennesimo noioso libro intitolato “Perché Darwin aveva ragione” e il suo chierichetto Piergiorgio Odifreddi lo ha preceduto con “In principio era Darwin“. Fra qualche anno sarà necessario avviare un filone di pensiero che tenti la riconciliazione tra ateismo e scienza.
LiviaGloria
00domenica 5 settembre 2010 16:02
Scienziati contro Dawkins: «ha ancora una vecchia visione dell’evoluzione».
In Contro positivismo, neodarwinisti e dawkins on 1 settembre 2010 at 12:22

Sono tanti, sempre più, gli scienziati (quelli veri) che si oppogono alla visione totalitaria e scientista del sacerdote ateo più famoso del mondo, lo zoologo pensionato Richard Dawkins. Oggi tocca all’emerito docente di linguistica all’Università delle Hawaii, Derek Bickerton. In un articolo su Psychology Today ha criticato il punto di vista del “talebano di Darwin”: «Il determinismo genetico di Richard Dawkins vede i geni come spietati dittatori che impongono le loro volontà irreversibili su tutte le forme di comportamento e sulla fisiologia. Effettivamente i geni sono veramente potenti, determinando quante membra avrà un organismo, di quale tipo e quanto grandi dovranno essere, con un’influenza relativamente leggera legata all’ambiente. Ma per quanto riguarda il comportamento è diverso. I geni non lo determinano. Ne consegue che, mentre la fisiologia è cumulativa, il comportamento non lo è». Mentre per il materialista Bonicelli la coscienza «è una facoltà spuntata fuori quasi dal nulla» (cfr. Le forme della vita, pag. 156), per Dawkins tutto sarebbe spiegabile dalla casualità darwinistica: dalla morale al libero arbitrio, dalla pietà (definita «imperfezione darwiniana»), all’amore (per lui non esiste amore o amicizia disinteressata ma solo utilitaristica), dall’altruismo fino alla monogamia.

Eppure, proprio l’inadeguatezza dei geni a spiegare l’uomo ha fatto nascere un nuovo filone di ricerca la Evolutionary developmental biology, “evo-devo” che, come dice Bicketon, dimostra che «i geni sono lontani dall’essere dittatori. Essi sono pluripotenti e le interazioni tra geni producono risultati molto diversi. Si sta dimostrando che gli animali possono giocare un ruolo decisivo nella loro evoluzione, essi praticano comportamenti che vanno al di là di quanto dicono i loro geni. Dawkins e i neodarwinisti sono vittime di una visione superata di evoluzione».

Anche Steven Rose, biologo della Open University e University of London, ha avuto modo di criticare Dawkins: «Le tecniche riduzionistiche della scienza non sono in grado di affrontare le complessità del mondo sociale, le interazioni del cervello ad esempio. Occorre una comprensione molto più ampia, animata da uno spirito assai meno riduzionista di quello di Dawkins. Occorre una comprensione decisamente più olistica. Questo è il nuovo tipo di scienza che viene forgiato attualmente» (da La scienza e i miracoli, TEA 2007).


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LiviaGloria
00domenica 5 settembre 2010 16:22
LiviaGloria
00sabato 2 ottobre 2010 18:58
Origine dell’universo: nuova serie di documentari in risposta ad Hawking.
antiuaar.wordpress.com/2010/09/15/origine-delluniverso-nuova-serie-di-documentari-in-risposta-ad-...
LiviaGloria
00venerdì 8 ottobre 2010 18:32
antiuaar.wordpress.com/2010/10/05/lorigine-della-vita-non-e-un-caso-gli-antiteisti-allora-tirano-fuori-gli-extrate...

L’origine della vita non è un caso, gli antiteisti allora tirano fuori gli extraterrestri.
In Creazione, Scienza e Fede on 5 ottobre 2010 at 14:54

L’apparizione dell’uomo sulla Terra è un autentico mistero. Sono sempre meno coloro che credono nel “colpo di fortuna” sostenuto dagli ideologi materialisti. Fred Hoyle ad esempio, fra i più celebri astronomi mai esistiti, dall’impossibilità che la vita abbia potuto sgorgare dal calcolo probabilistico approdò all’idea di un Universo assunto come Entità Intelligente, una sorta di dio intelligente, ma immanente. Lo stesso è stato ammesso da un laico come Franco Prattico, che considera la vita «un evento misterioso e lontano dalla probabilità. Nulla obbliga la chimica a produrre la vita». E perfino l’ateo Monod ammise che: «la vita è apparsa sulla Terra, ma qual’era, prima di questo avvenimento, la probabilità che esso si verificasse? La sua probabilità a priori era quasi nulla» (Dal caso alla coscienza, Latera 1998, pag. 72-79). L’ateo Francis Crick ritenne l’origine della vita un «miracolo», per il biochimico Erwin Chargaff un «autentico mistero», per Bonicelli è «assolutamente improbabile», mentre per il genetista Francis Collins «nessuno scienziato serio oserebbe oggi affermare di avere a portata di mano una spiegazione naturalistica dell’origine della vita» (da Le forme della vita, Einaudi 2006, pag. 174-176 e Il linguaggio di Dio, Sperling & Kupfer 2007, pag. 20-22). Recentemente il celebre fisico Paul Davies ha dichiarato: «Come si trasformarono spontaneamente le stesse sostanza chimiche, pribe di vita, nel primo essere vivente? Nessuno lo sa. Si tratta di un autentico mistero. Invocare un miracolo per spiegare la vita è esattamente quello di cui non c’è bisogno per avere la prova di uno scopo divino dell’universo» (da Scienza e Religione nel XXI secolo, e da www.disf.org).

Proprio ragionando sull’impossibilità del formarsi della vita dalla non vita, alcuni, sempre per non dover ammettere filosoficamente una forza creatrice soprannaturale, hanno ipotizzato un’origine extraterrestre, la cosidetta “panspermia”. Ovviamente è una teoria secondaria e “metafisica”, ma sembra l’ultima frontiera della propaganda antireligiosa nel mondo contemporaneo. Queste visioni, bizzarre quanto accattivanti, hanno conquistato negli anni un pubblico molto vasto, ma stanno solo negli ultimi tempi un esplosivo successo grazie all’opera di un curioso scrittore di origine ebraico-azera, Zacharia Sitchin, autore di una riuscitissima serie di saggi pubblicati in tutto il mondo.

Sul sito Libertà e Persona la teoria viene analizzata in tutte le sue sfaccettature e contraddizioni.
LiviaGloria
00domenica 24 ottobre 2010 13:57
Gli scienziati: «l’uomo è l’unica eccezione di non dipendenza dal DNA».
antiuaar.wordpress.com/2010/10/22/gli-scienziati-%C2%ABluomo-e-lunica-eccezione-di-non-dipendenza-dal-dn...
LiviaGloria
00martedì 23 novembre 2010 10:01
New York University: la teoria di Darwin non è più sostenuta dalla geologia.
antiuaar.wordpress.com/2010/11/19/new-york-university-la-teoria-di-darwin-non-e-piu-sostenuta-dalla-g...


Come sappiamo, la teoria del darwinismo è l’argomento principale con cui gli atei moderni giustificano la loro posizione esistenziale. Eppure non occorre certo essere dei creazionisti per riconoscere quanto la teoria di Darwin sia, anno dopo anno, sempre più barcollante e sempre meno utilizzata dal panorama scientifico per spiegare il processo evolutivo, nonostante l’accanimento di personaggi come Richard Dawkins. Uno dei colpi più importanti di quest’anno alla intoccabile ipotesi scientifica era stato sferrato dal duo evoluzionista Palmarini-Piattelli/Fodor (entrambi atei e quindi non tacciabili di creazionismo), con il loro scandaloso libro: Gli errori di Darwin, nel quale dichiaravano esplicitamente che il neodarwinismo è morto e non resuscitabile. Ma in questi giorni è arrivata una cannonata più violenta: «la teoria dell’evoluzione graduale formulata da Charles Darwin non è più compatibile con la storia geologica». Questa intollerante dichiarazione non è partita da un fanatico promotore del movimento creazionista americano, ma dall’illustre geologo Michael Rampino dell’Università di New York, nel suo saggio pubblicato dalla rivista Historical Biology (qui un estratto) l’8 novembre 2010 e ripreso dalle maggiori riviste e siti internet di divulgazione scientifica.

Il sito internet della New York University, informa che Rampino sostiene una teoria più precisa dell’evoluzione graduale, che postula il fatto che siano stati lunghi periodi di stabilità evolutiva a causare le estinzioni di massa, così come proposto dallo scozzese Patrick Matthew prima di Darwin. Lo scienziato ha dichiarato: «Matthew ha scoperto e divulgato l’idea della selezione naturale, applicata all’origine delle specie, e l’ha collocata nel contesto di un risultato geologico caratterizzato da estinzioni di massa catastrofiche, seguite da adattamenti relativamente rapidi». Continua Rampino: «Alla luce della recente accettazione dell’importanza verso le catastrofiche estinzioni di massa nella storia della vita, forse è il momento di riconsiderare il punto di vista evolutivo di Patrick Matthew, tanto più in linea con le idee presenti riguardanti l’evoluzione biologica rispetto a quelle di Darwin».

Nel suo “Naval Timber and Arboriculture” del 1831, Matthew descrisse la teoria della selezione naturale in una modalità che venne ripresa da Darwin successivamente (nonostante sia Darwin che Wallace ammisero questo, gli storici attribuirono a loro la genesi della teoria). Ma mentre Matthews spiegò questo processo concentrandosi sugli eventi catastrofici e le estinzioni di massa come fattori primari nel processo evolutivo, Darwin nel suo “L’origine delle specie” (scritto circa 30 anni dopo) rifiutò esplicitamente il ruolo del cambiamento catastrofico nella selezione naturale e delineò una teoria evolutiva basata sulla continua lotta per la sopravvivenza tra gli individui all’interno delle popolazioni di specie (quindi cambiamenti graduali nelle caratteristiche degli organismi sopravvissuti).
Tuttavia, come nota Rampino, «la storia geologica è segnata da lunghi periodi di stabilità punteggiati da grandi cambiamenti ecologici verificatisi sporadicamente e rapidamente». Per questo sempre più scienziati evoluzionisti sono concordi nel mettere in dubbio la teoria di Darwin basata sul «processo molto graduale di competizione tra gli organismi e dell’adattamento ad un ambiente relativamente stabile»

Sperando che questi risultati non incoraggino ulteriormente i creazionisti, non si può non constatare come l’unico argomento dell’ateismo scientifico sia ormai preso continuamente di mira dalla scienza stessa. Ricordiamo che Matthew era convinto di una Benevolenza in natura, di una casualità intelligente, che lui stesso definiì come “Provvidenza”. La sua visione religiosa è riassumibile nella cosiddetta “Teologia naturale”: vedi Wikipedia e Ucmp.com

La notizia, data la sua grande rilevanza, è stata pubblicata anche da questi canali di divulgazione scientifica, con il titolo “La teoria dell’evoluzione graduale di Darwin non è supportata dalla storia della geologia”: Archaeology Daily News, Science Centric, Science Daily, LabSpace, Science News, Science Blog, Physorg.com, Science 2.0, Scientific Computing.
Heleneadmin
00lunedì 3 gennaio 2011 21:25
antiuaar.wordpress.com/2010/12/22/gli-scienziati-%C2%ABla-razionalita-umana-non-puo-emergere-da-processi-naturali-casual...

Gli scienziati: «la razionalità umana non può emergere da processi naturali casuali».
InScienza e Fede su 22 dicembre 2010 a 14:50

Il Presidente della Federazione Mondiale degli Scienziati, Antonino Zichichi, ha scritto un interessante articolo su La Bussola, nuovo quotidiano cattolico online (nei primi due giorni sono state oltre 200mila le pagine scaricate, e 150mila accessi, un boom che ha reso impossibile per alcune ore l’accesso al sito). Il tema è il “terzo Big-Bang”, cioé il passaggio da un universo con vita priva di ragione ad un universo con vita dotata di ragione. L’universo avrebbe potuto essere esattamente com’è, con le stesse strutture e gli stessi dettagli, ma privo della nostra presenza. Lo scienziato sottolinea che si è scoperto solo una parte delle stelle è come il Sole, anche se nessuna è identica a un’altra. Se il nostro Sole fosse più grande, moriremmo di caldo; più piccolo, moriremmo di freddo; ferma restando la condizione di rimanere alla stessa distanza dal Sole nella quale ci troviamo ora. Noi non abbiamo scelto questa distanza, nè abbiamo stabilito quale dovesse essere la massa del Sole. Non solo: se la Terra fosse più piccola, quindi più leggera, non potrebbe tenere legato a sé quello strato d’aria cui diamo il nome di atmosfera e che ci permette di vivere. Se la Terra fosse più pesante, dovremmo avere una struttura ossea e muscolare adeguata alla forza gravitazionale in gioco. Ovviamente -continua Zichichi- sappiamo che ci sono nell’universo duecento miliardi di galassie, ciascuna contenente duecento miliardi di stelle. Il totale fa quarantamila miliardi di miliardi di posti in cui potrebbe esserci la vita così come è da noi, sulla Terra. Questo numero deve, però, essere messo a confronto con i dettagli necessari per dar vita a qualcosa di analogo alla nostra forma di materia vivente, dotata di quella proprietà cui diamo il nome di “ragione”. Allora, il problema è quello di capire quanti dettagli debbono essere presenti per arrivare a una forma di materia vivente capace di una attività intellettuale (la ragione) simile alla nostra, in grado di scoprire le grandi conquiste cui è arrivata la nostra forma di materia vivente. Calcolando tutte le condizioni necessarie per arrivare alla materia vivente dotata di ragione, se ne deduce che le stelle presenti nel nostro universo sono troppo poche. Ce ne vorrebbe un numero di gran lunga superiore a quello prima citato – quarantamila miliardi di miliardi – per potere realizzare quell’enorme quantità di “dettagli” necessari all’esistenza della materia vivente dotata di “ragione”. A conti fatti, risulta che, con il numero di stelle e galassie che compongono l’universo, l’esistenza della materia vivente dotata di ragione è davvero un miracolo. Dovrebbero esistere centomila miliardi di miliardi di miliardi di universi per averne uno dotato di vita come la nostra. Fu il padre della scienza, Galileo Galilei, a dire che “Colui che ha fatto il mondo” è più intelligente di tutti. Doveva toccare a un cattolico come Galileo Galilei, scoprire le prime Leggi Fondamentali della Natura da lui chiamate “le prime impronte del Creatore”.

Sono veramente tanti gli scienziati che confermano questa evidenza. Citiamo ad esempio il Nobel per la Fisica, Tony Hewish, spiega a Il Foglio del 9/2/08: «Dall’osservazione scientifica mi sembra, sia per gli esseri viventi che per gli elementi fondamentali della vita, vi sia un messaggio molto chiaro. E il messaggio è questo: l’universo è stato prodotto da un essere intelligente». Anche l’ex paladino dell’ateismo scientifico (ci piace chiamarlo spesso in causa proprio per la sua radicale conversione e per la sua attualtià), Antony Flew, dopo la conversione ha sostenuto in un’intervista alla Bbc nel 2004 e nel suo libro “Dio esiste. Come l’ateo più famoso del mondo ha cambiato idea” (Alfa & Omega 2010), che una «superintelligenza è l’unica spiegazione valida dell’origine della vita e della complessità della natura». La razionalità dell’uomo quindi è proprio la scatola nera degli atei materialisti: non è possibile infatti che essa emerga mediante processi naturali non guidati.

Heleneadmin
00venerdì 11 febbraio 2011 16:13
Recenti scoperte: le origini dell’uomo potrebbero essere in Isreale
www.uccronline.it/2011/02/08/recenti-scoperte-lo-origini-delluomo-potrebbero-essere-in-...


Archeologi israeliani hanno scoperto manufatti antichi in una grotta al di fuori di Tel Aviv e nuova luce sembra essere gettata sulla teoria delle origini umane. L’archeologo della Tel Aviv University, Ran Barkai, ha spiegato che ciò che è stato trovato nella Qesem Cave rivela un popolo molto più avanzato rispetto all’immagine accettata dei nostri antenati dell’età della pietra nel periodo Paleolitico Medio. «Sappiamo che avevano una serie di coltelli diversi, quasi come un macellaio moderno, che usavano nella grotta per tagliare la carne. E abbiamo anche quello che noi chiamiamo posate …soltanto che siamo in pieno Paleolitico». Gli archeologi hanno anche trovato denti umani in vari strati della grotta. «E’ stato subito chiaro -spiega l’archeologo- dalla comparazione che la dentatura umana trovata nel Qesem Cave somigliavano alla maggior parte dei denti dell’homo-sapiens che ha vissuto in Israele molto tempo dopo». Secondo una teoria largamente accettata dalla comunità scientifica, gli esseri umani moderni sarebbero emersi in Africa circa 200.000 anni fa. Eppure gli antropologi dentali europei e statunitensi che hanno studiato i denti trovati nella Qesem Cave, come la paleo-antropologa dentale Shara Bailey della New York University, hanno dichiarato che questi sarebbe anteriori a quel periodo, come riporta WorldScience. In un recente articolo, apparso sul Journal of Physical Anthropology, Barkai e il suo team suggeriscono tre teorie: i denti della Qesem Cave possono appartenere ad esseri umani primitivi sviluppatisi in maniera indipendente da quelli in Africa e in Europa. Potrebbero oppure rappresentare, come suggerisce Shara Bailey, un’evoluzione dell’uomo di Neanderthal nel sud-ovest asiatico. Un’altra ipotesi è che potrebbero appartenere a specie di ominidi sconosciuti ed estinti. Occorerà verificare le ipotesi, rimane comunque decisamente aperta la possibilità che quegli otto denti ritrovati in Israele e datati fino a 400.000 anni fa potrebbero proprio appartenere a ominidi della nostra specie, Homo sapiens. Se la datazione fosse corretta, dice l’archeologo Avi Gopher, «cambierebbe l’intero quadro dell’evoluzione umana moderna». Ciò vorrebbe dire che in verità l’uomo moderno si originò nell’area mesopotamica e questo indubbiamente potrebbe aiutare a guardare con ancora più attendibilità l’Antico Testamento, nonostante esso -occorre ripeterlo- non sia stato scritto per affermare verità storico-scientifiche, ma esclusivamente morali. La notizia è riprotata anche su Sciencedaily.
Heleneadmin
00sabato 25 giugno 2011 20:42
www.uccronline.it/2011/06/18/lenigma-dellabiogenesi/

di Michele Forastiere*
*insegnante di matematica e fisica in un liceo scientifico.



Il problema della nascita della vita dalla materia inanimata (la cosiddetta “abiogenesi”) è sicuramente centrale nel dibattito sull’evoluzione. Sappiamo bene quanto facilmente questo argomento tenda a riscaldare gli animi nelle controversie sul darwinismo. D’altro canto – comunque la si pensi – è innegabile che la storia dei viventi sulla Terra deve essere cominciata in un momento ben preciso, prima del quale non esisteva che materia inanimata.

In primo luogo, occorre tenere presente che ogni attività svolta dagli organismi viventi comporta una lotta costante contro la tendenza della materia a decadere verso il disordine. Detto in altri termini, la vita è un fenomeno “anti entropico”. Ciò è permesso dal Secondo Principio della Termodinamica, poiché la biosfera è un sistema che scambia energia con l’esterno. Come si sa, la fonte energetica primaria è il Sole, grazie al quale avviene la fotosintesi – che permette la crescita degli organismi autotrofi (le piante) – che costituiscono la fonte di energia biochimica per alcuni organismi eterotrofi (gli erbivori) – che sono il nutrimento di altri organismi eterotrofi (i predatori). Avrò semplificato un po’ troppo: però le cose vanno oggi più o meno così.

Ma cosa succedeva all’inizio della storia? Molti studiosi ritengono che i primi viventi, comparsi qualcosa come tre miliardi e mezzo di anni fa, fossero eterotrofi. È però evidente che, se una parte di loro non si fosse molto presto avviata verso la fotosintesi, non sarebbe stata possibile l’evoluzione di organismi complessi (si sarebbero esaurite prima le risorse). Ciò nonostante, non vi era alcun vantaggio evolutivo immediato (nell’accezione darwiniana) nella comparsa sulla scena degli autotrofi. Come dire: se capita, capita; ma un salto del genere non è destinato ad accadere in virtù di qualche legge fondamentale. E il fatto che sia capitato è stato indubbiamente un gran bel colpo di fortuna.

Ma se non fosse stato quello il colpo di fortuna più grosso? Proviamo a riflettere sul momento preciso della transizione da materia inanimata a vita. Non mi addentrerò nelle inesauribili polemiche che ruotano intorno al famigerato esperimento di Miller; diamo pure per scontata l’esistenza di un “brodo primordiale” traboccante delle molecole essenziali per la vita primitiva – lipidi, amminoacidi, nucleotidi. La prima cosa da osservare è che il processo di replicazione del DNA/RNA – presente anche nelle più semplici forme di vita – non è una reazione chimica spontanea, perché corrisponde a una diminuzione del disordine. In altri termini, l’avvio dell’evoluzione biologica richiede per forza l’esistenza di una “macchina” associata, cioè un processo in grado di diminuire l’entropia del sistema. Il problema dell’abiogenesi si riduce, dunque, all’individuazione del primitivo “motore” termodinamico che avrebbe dato il calcio d’inizio all’inesauribile catena di reazioni biochimiche che sostengono la vita.

Girando su Internet mi sono imbattuto nel video divulgativo prodotto da Jack W. Szostak, professore della “Harvard Medical School”. Szostak ritiene di aver trovato il meccanismo all’origine dell’evoluzione biologica. Il ragionamento seguito è grosso modo il seguente: 1) Nel “brodo primordiale” si formano spontaneamente microscopiche bolle formate da una pellicola di grasso (vescicole lipidiche) che permettono l’ingresso delle molecole piccole (nucleotidi isolati), ma non l’uscita delle molecole grandi (una doppia elica di nucleotidi in successione casuale, che definiamo “DNA/RNA casuale”). 2) La riproduzione spontanea del “DNA/RNA casuale” avviene intorno alle fumarole sottomarine, dove si generano correnti circolari che permettono la rottura della doppia elica (nei punti in cui l’acqua è calda) e la sua successiva riproduzione (dove l’acqua è fredda). 3) Una vescicola grande tenderà a “risucchiare” le vescicole piccole, ingrandendosi; a un certo punto, poi, si frammenterà ripartendo il proprio “materiale genetico” tra le “vescicole figlie”. 4) In questo modo verrà selezionato il “DNA/RNA casuale” che si ricombina più velocemente. 5) Analogamente, in seguito verrà selezionata qualsiasi mutazione casuale capace di accrescere l’efficienza di riproduzione e di “predazione” delle vescicole.

E, conclude Szostak, “Questo è tutto”! Secondo me, però, questo sarebbe tutto… se la faccenda fosse davvero così semplice. Il modello di Szostak, infatti, non ha niente a che vedere con alcun microorganismo reale, neanche nella più primitiva versione ipotizzabile. In effetti, Szostak non descrive affatto un plausibile “motore” molecolare interno per la duplicazione del DNA/RNA, bensì un gigantesco e inefficiente “motore” esterno! Provo a fare un paragone: diciamo che una cellula vivente equivale a un telefono cellulare. Bene, in questa ottica il modello appena visto descriverebbe una locomotiva a vapore. È vero che i due oggetti hanno in comune alcuni principi fisici fondamentali; però nessuno si sognerebbe di affermare che un cellulare funziona più o meno come un treno a vapore, né che la costruzione del primo si deduce banalmente da quella del secondo. Neanche Szostak, dunque, risolve il dilemma di partenza: come potrebbe essere comparso il “motore” biochimico primordiale, se non per puro caso?

Se di caso si deve parlare, allora, vale la pena di chiedersi se la nascita della vita possa essere stata davvero solo un evento fortunato, e di provare a calcolare quanta fortuna sia stata coinvolta in esso. Un calcolo del genere ha senso, perché coinvolge solo processi chimici, che possono essere sottoposti ad analisi probabilistica. In realtà, c’è chi lo ha già fatto: e sembrerebbe che la fortuna occorrente sia veramente tanta – anche avendo a disposizione tutte le galassie dell’Universo e tutto il tempo trascorso dalla sua nascita.

Ma questo, come si diceva una volta, lo vedremo nella prossima puntata…
Heleneadmin
00venerdì 1 luglio 2011 23:09
www.uccronline.it/2011/06/25/lenigma-dellabiogenesi-ii%C2%B...

di Michele Forastiere*
*insegnante di matematica e fisica in un liceo scientifico.



Nel precedente articolo (“L’enigma dell’abiogenesi”) abbiamo esaminato in dettaglio le difficoltà insite in un certo tentativo di spiegazione riduzionistica della nascita della vita dalla materia inanimata. Ricordo che ci eravamo lasciati con un’osservazione e una promessa. L’osservazione era che la probabilità dell’apparizione – imprevista e casuale – di un meccanismo di traduzione/replica doveva essere estremamente bassa. La promessa era quella di dimostrare quest’ultima affermazione.

A parte le risposte date da studiosi più o meno invisi al darwinismo (come Luciano Benassi ), penso che la dimostrazione migliore sia quella fornita dal biologo evolutivo Eugene Koonin. Egli osserva che perfino nei più semplici sistemi biologici moderni (i virus a RNA) il meccanismo di “copiatura” del codice genetico richiede l’azione di una proteina specifica formata da 300 amminoacidi. A sua volta, naturalmente, l’informazione relativa alla “fabbricazione” di questa proteina deve essere codificata da una catena di RNA. Ora, è noto che un singolo amminoacido è “memorizzato” da una serie di tre molecole appartenenti alla famiglia dei nucleotidi. Dunque, una proteina formata da una sequenza di 300 amminoacidi viene “memorizzata” da una particolare catena di 900 nucleotidi. Koonin mette subito in evidenza due paradossi legati al problema dell’origine.

1) Per ottenere la minima complessità necessaria all’avvio dell’evoluzione biologica, si richiede la preesistenza di un meccanismo biochimico già notevolmente evoluto.

2) Il secondo riguarda la possibilità di pervenire al sistema di traduzione/replica mediante la selezione darwiniana: fino a che il complesso biochimico che effettua la traduzione dal DNA o RNA alle proteine non produce molecole funzionali, non esiste alcun vantaggio evolutivo che ne favorisca la selezione.
Provo a fare un paragone: facciamo finta che quella che segue sia la “parola” minima necessaria per far partire l’evoluzione: “NELMEZZODELCAMMINDINOSTRAVITAMIRITROVAIPERUNASELVAOSCURA”. Diciamo che dobbiamo ottenere il nostro obiettivo lanciando moltissime volte un dado a 21 facce, su ognuna delle quali è impressa una lettera dell’alfabeto. Bene, Koonin afferma in pratica che non ci potremo ritenere soddisfatti fino a che non otterremo esattamente la sequenza giusta, perché qualunque differenza – anche di un solo carattere – renderebbe la frase incomprensibile. Riuscite a immaginare quanto sia improbabile infilare per caso la sequenza giusta? Bene, il nostro biologo evolutivo lo ha calcolato esattamente, ed è giunto alla conclusione che sarebbe veramente molto improbabile, anche avendo a disposizione miliardi di dadi e miliardi di anni di lanci. Su questo file PDF è possibile seguire l’intero procedimento di Koonin. Alla fine dei calcoli Koonin stabilisce che sarebbe praticamente certa – da qualche parte e in qualche epoca dell’Universo – la comparsa di una catena di RNA con n =102. È come dire che sarebbe relativamente facile – avendo a disposizione miliardi di anni e miliardi di pianeti su cui lanciare i dadi – concatenare per caso la “parola”: “NELMEZZODELCAMMINDINOSTRAVITAMIRIT”. Purtroppo, secondo Koonin il sistema minimo non potrebbe essere costituito da meno di 1800 nucleotidi. Il guaio è che, in tal caso, sarebbe richiesta una quantità di risorse probabilistiche ben 10 elevato alla 1018-sima volte superiore a quella disponibile (faccio notare che solo per leggere questo numero dobbiamo ripetere 113 volte la parola “miliardi”)! Avendo a disposizione un solo Universo, non avrei difficoltà a definire questa eventualità decisamente impossibile.

Come ho avuto modo di discutere in “Evoluzionismo e cosmologia” (Edizioni Cantagalli 2011), tale osservazione porta Koonin a sostenere l’esistenza di infiniti universi (il cosiddetto multiverso). D’altra parte, quali alternative rimangono in mano a uno scienziato (ultradarwinista o meno) che non voglia accettare il multiverso? Non molte, credo. Forse rimane solo una possibilità: che l’avvio dell’evoluzione biologica dipenda da un qualche meccanismo molecolare tuttora sconosciuto ma molto semplice, tanto da poter comparire facilmente nel “brodo primordiale”: insomma, un vero e proprio nano-robot molecolare. Bene, non credo che valga la pena di considerare come scientifica un’idea del genere, al momento nient’altro che un indimostrato mito tecnologico. E dunque? Penso proprio che possiamo tranquillamente concludere con questa semplice osservazione: nonostante i proclami, l’abiogenesi rimane ancora oggi un enigma irrisolto.
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