La battaglia di Punicum

@Il messo@
00lunedì 2 ottobre 2017 17:00
Oggi all’alba, nella piana presso la cittadina di Punicum, vicino Civitas Vetula, sono venuti ad impattare due grandi eserciti: il primo, ordinatamente implotonato ed inquadrato nei propri ranghi, indossava dei tabarri neri e arancio, mentre il secondo era costituito da una disordinata orda di barbari, che hanno caricato l’esercito. I due schieramenti si sono dati battaglia senza esclusione di colpi e sfruttando ogni possibile energia fino al tramonto quando le truppe di entrambi i fronti sono state richiamate all’ordine dai rispettivi corni, lasciando l’erba della piana a rosseggiare di sangue e punteggiata da cadaveri.

I due comandanti si sono fatti avanti in campo aperto, e hanno stabilito una momentanea tregua per raccogliere i caduti e onorare i propri defunti. Questa sera non ci saranno canti di guerra ma entrambi gli eserciti penseranno a leccarsi le ferite dopo questo primo giorno di sangue e battaglia.
@Il messo@
00martedì 3 ottobre 2017 14:51
La battaglia continua…

Dopo la tregua notturna, gli eserciti si sono nuovamente riorganizzati e questa mattina hanno ripreso le ostilità. Stavolta, entrambi erano determinati a non cedere nemmeno un palmo allo schieramento avversario. I misteriosi individui in nero e arancio hanno impiegato un massiccio reparto di incursori leggeri che ha attaccato più volte ai loro fianchi con minime perdite, mentre i guerrieri facevano muro contro l’orda di barbari resistendo il più possibile. Le sorti del combattimento sono state incerte per molte ore, fino a che nel cielo non ha cominciato a sentirsi una strana e agghiacciante nenia.

Sotto gli occhi decisi dell’esercito, i barbari venuti da nord che avevano perso la vita durante la battaglia si rialzano lentamente, pronti a dar nuovamente battaglia, sebbene la fiamma che li anima è una ben pallida imitazione della furia che li prendeva in vita. A quel punto, il comandante avversario si lancia alla carica, seguito da un pugno di fedelissimi che, a colpi di spada, si aprono la strada nelle fila dei barbari che provano di tutto pur di fermarli. E’ una lotta titanica che dura svariate ora, ma infine i soldati riescono a raggiungere gli stregoni che stanno recitando il loro sacrilego mantra.

Feriti ma non battuti, i membri dell’esercito sbarcato ad Antium riescono ad abbatterli e quando il loro comandante spicca la testa all’ultimo stregone con un fendente, il capo dei barbari, riconoscibile dall’elmo cornuto, la corporatura massiccia e i numerosi tatuaggi che attestano il suo grado, gli è sopra. E’ solo per il sacrificio di uno dei suoi uomini, che si frappone fra il suo comandante e il fendente della gigantesca ascia bipenne venendo quasi tagliato in due, che egli si salva dalla stessa sorte. Il comandante si volta, un solo sguardo al commilitone ormai morto che gli ha salvato la vita e imbraccia meglio lo scudo, incassando il capo nelle spalle.

Attorno a loro, gli eserciti creano uno spazio mentre i due individui, forti della loro determinazione, stringono i denti e, facendo appello alle loro forze, si gettano l’uno contro l’altro. Le lame delle loro armi si scontrano con fragore così assordante che sembra far tremare la terra, sprizzando scintille tutto intorno, mentre il sole si appresta alla metà del pomeriggio.
@Il messo@
00mercoledì 4 ottobre 2017 18:44
Dopo il primo, devastante impatto, i due comandanti indietreggiano di un passo, spinti dalla foga del rispettivo avversario mentre tra gli eserciti scende il silenzio. I barbari, visibilmente preda delle loro emozioni, tremano come se volessero gettarsi nella mischia da un momento all'altro, ma l'onore e il rispetto per il loro capo li trattiene fermi al loro posto, mentre dall'altra parte i guerrieri arancio-nero sono immobili e ordinati come statue, le armi ancora sguainate ma nessuna traccia di emozione passa nei loro occhi.

Il Capo dei barbari fa roteare la gigantesca bipenne al suo fianco con un urlo spaventoso e vibra un poderoso fendente alle gambe dell'avversario, che lo schiva agilmente con un salto all'indietro, per poi scattare in avanti con la lama tesa verso il petto del suo sfidante che, nonostante la mole, è abile a schivarlo con una certa, furiosa grazia.

I due combattono per ore con la stessa intensità, ferendosi reciprocamente, ma senza mai riuscire a portare un colpo fatale ed è mentre il sole avanza nel suo percorso celeste e già si allungano le ombre della sera che avviene la svolta. I due guerrieri, dopo l'ennesimo, furioso assalto, si separano e si guardano fisso leggendo negli occhi dell'altro la stessa determinazione, i loro corpi sono ricoperti di lucido sudore misto a sangue e polvere, ma entrambi non hanno intenzione di retrocedere e i loro guerrieri hanno osservato il loro duello per tutta la sua durata, senza scomporsi. Gli sfidanti stanno per gettarsi nuovamente uno contro l'altro quando, dopo un passo, le forze di entrambi sembrano venire meno: barcollano e crollano in ginocchio, sostenendosi alle loro armi, ora piantate nel terreno, mentre entrambi hanno il respiro pesante. Passano lunghissimi istanti prima che si rialzino in piedi e tornino tra le loro fila, dicendo qualcosa nelle loro lingue incomprensibili.

I due eserciti mettono campo per la notte e, verso la decima ora della sera, i due condottieri vengono visti avviarsi, con due soldati di scorta ognuno, al centro della terra di nessuno. La discussione, che nessuno riesce a sentire, si protrae per molto tempo, prima che i due comandanti si stringano la mano e tornino indietro ai rispettivi alloggi. Sembra che tra le due popolazioni sia nata un'alleanza.
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