Le Falci dei Custodi

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BrightBlade
00domenica 7 settembre 2008 19:13
OT: ha qui inizio il racconto di cui avevo parlato con Eruner ed altri: questo è il capitolo introduttivo.
Buona lettura a tutti!

Ah, dimenticavo: per i nomi in "giapponese", uso questo sito:
Online Japanese Dictionary
In pratica, scrivo una parola inglese e lui mi restituisce la traduzione giapponese, di cui prendo la pronuncia (tipo: scrivo scyte, cioè falce, lui mi dà due strani caratteri e mi dice che si legge "kama", e il gioco è fatto. A volte dà anche più di un'alternativa, per cui bisogna leggersi i significati. E' molto istruttivo!). Tanto per non inventarmi parole a caso!
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Le Falci dei Custodi


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«Perdonatemi, Nasari-Dono. Un viandante chiede di voi».
Il giovane monaco alzò per un istante gli occhi da terra, scrutando la nuca lucida dello Shudoushi dove campeggiava, da orecchio a orecchio, un tatuaggio sacro. Si trattava di un complesso ideogramma dell'antica lingua del Katai, il cui significato era noto solamente allo Shudoushi in persona.
«Fatelo entrare» disse quest'ultimo.
«Poi, tornate al vostro incarico».
Con un rapido inchino, il giovane monaco si congedò, lasciando lo Shudoushi solo nella camera.
Shudoushi significa letteralmente «colui che studia le Arti Elevate», ed è il termine con cui in Katai sono indicati i responsabili dei più importanti santuari del paese.
Nella cultura Katai, sono considerate «Arti Elevate» la filosofia, la matematica, la musica e le arti marziali. Tutti gli aspiranti monaci (detti «Kenkiunin») studiano le Arti dall'ingresso nei monasteri – che avviene non più tardi del quarto anno di età – fino al raggiungimento del ventunesimo anno di età. A quel punto, il Kenkiunin viene sottoposto al Kenmei na Saiban, una dura prova finale studiata per testare la padronanza delle Arti. Se la prova è superata, l'adepto diventa finalmente un monaco; in caso contrario, è scacciato dal monastero e non può più farvi ritorno.
Una volta ottenuto il loro status, molti monaci si stabiliscono in un monastero, dedicandosi ad approfondire ulteriormente il loro sapere, oppure scelgono di viaggiare di villaggio in villaggio per mettere il proprio talento al servizio della gente.
I monaci sono guidati dal Tatsujin, o «il Maestro». Ogni Tatsujin sceglie il suo successore al momento della propria elezione e resta in carica a vita. I suoi unici incarichi sono amministrare il monastero di Katai (la principale città del continente omonimo) e scegliere gli Shudoushi, che sono i custodi dei santuari, ovvero i templi che custodiscono le più importanti reliquie del paese.
Nasari-Dono rivestiva quel ruolo da venticinque anni; se non li avesse rasati a zero, i suoi capelli avrebbero testimoniato la sua età, superiore ai settant'anni.
Eppure, il tempo non aveva riscosso alcun tributo da Nasari-Dono. Alto un metro e ottanta – un vero gigante, per la media del suo popolo – Nasari sfoggiava il fisico di un uomo decine di anni più giovane, grazie all'addestramento. I suoi occhi corvini non tradivano alcun segno di stanchezza, e le piccole rughe che attraversavano il suo volto lo facevano apparire saggio, più che vecchio.
Lo Shudoushi sedeva a gambe incrociate su di un semplice tappeto, le mani poggiate sull'elsa delle due corte spade rituali che portava alla cintura, simbolo del suo status.
I suoi occhi chiusi non si aprirono neppure quando l'ospite sconosciuto entrò nella stanza e venne a mettersi proprio alle sue spalle.
«Ditemi», disse semplicemente.
«Vi ringrazio per avermi ricevuto, Nasari-Dono» esordì lo straniero, «Il mio nome è Sagachi Kojima; sono un contadino, vengo dal villaggio di Koya».
«Avete affrontato un lungo viaggio» mormorò lo Shudoushi.
«Proprio così, ''danna''. Sono in viaggio per ordine di Ogure-San, il nostro capo villaggio. Vedete, il villaggio di Koya è da sempre specializzato nella produzione di riso. Tutti i villaggi della zona mangiano il riso di Koya, e anche i mercanti di Niwa visitano spesso il nostro mercato. In pratica, Nasari-Dono, si potrebbe dire che ogni abitante di Koya coltiva riso».
«Proseguite», disse lo Shudoushi.
«Certo, ''danna''. Vedete, il nostro villaggio sorge sulla sponda del lago Tsukimi, dal quale prendiamo l'acqua per le nostre risaie.
Tuttavia, qualche mese fa il lago si è completamente prosciugato! Senza l'acqua del lago, le nostre risaie saranno ben presto distrutte, e il nostro villaggio andrà in rovina.
Così, Nasari-Dono, Ogure-San vi implora di concederci la Bannin-Kama custodita in questo tempio, la Spada della Rinascita. La vostra reliquia racchiude il potere della primavera, e Ogure-San dice...»
«Basta così, Sagachi-San. Conosco perfettamente il potere della Bannin-Kama che mi è stata affidata. Mi ritenete forse uno sprovveduto?»
«Certo che no, ''danna''. Io...»
«Se fosse così, certo vi sareste sforzato molto di più, per ingannarmi».
Lo Shudoushi si alzò in piedi.
«Ma cosa dite! Io...»
«Silenzio! Siete venuto a me presentandovi come un contadino, eppure non avete portato nessuna offerta al mio tempio, come è dovere di ciascun membro della vostra classe. Inoltre, dite di venire da Koya, nella regione di Niwa: eppure, vi rivolgete a me chiamandomi ''danna'', cioè Signore, un termine generico che viene usato soltanto dalla gente di Katai e dei villaggi circostanti. Infine, soltanto noi Shudoushi conosciamo il nome delle Bannin-Kama. Quindi, poiché sapete che qui è custodita la Spada della Rinascita, ciò significa che probabilmente avete parlato con uno Shudoushi...»
«Questo non...»
«Probabilmente, con lo Shudoushi di Niwa, Arachi-Dono, che è stato ucciso proprio due settimane fa assieme a tutti i monaci del Tempio dell'Inverno»
Nasari si avvicinò alla parete, dove era agganciata una lunga arma ad asta, nota come ''naginata''. Impugnata l'arma, lo Shudoushi si voltò.
«La notizia della distruzione del Tempio dell'Inverno ci è giunta soltanto un'ora fa. Siete stato veloce, straniero, ma non abbastanza».
Il presunto contadino lasciò cadere a terra il mantello che lo aveva avvolto fino a quel momento, rivelando abiti degni di un samurai e una spada corta appesa al fianco.
«E voi siete astuto, Nasari, ma non abbastanza. Visto che avete previsto la mia venuta, dovreste anche sapere che voglio impossessarmi della vostra Bannin-Kama. Solo uno sciocco ruberebbe soltanto una delle quattro Falci dei Custodi: presa singolarmente, ognuna delle quattro armi ha un debole potere. Ma quando vengono unite...»
Lo straniero sorrise sinistramente, prima di proseguire.
«Comunque sia, Nasari, siete uno sciocco. Ho ucciso personalmente Arachi, che è senz'altro molto più esperto di voi nel combattimento. Sareste dovuto fuggire invece di restare ad affrontarmi».
Questa volta, fu Nasari-Dono a sorridere.
«Come avete detto voi, non siete qui per me, bensì per la Bannin-Kama. Perché fuggire, se non sono io il vostro obiettivo?»
Il ghigno scomparve dalle labbra dello sconosciuto.
«Cosa intendete dire?»
Ma lo Shudoushi non rispose. Lanciando il suo grido di guerra, si scagliò sul nemico.

«L'avete trovata?»
Più che parlare, aveva ringhiato.
Il ninja scosse la testa.
«Abbiamo perquisito ogni cadavere e frugato in ogni stanza. Non c'è traccia della Bannin-Kama.
«Maledizione!»
Lo straniero si voltò, strappò da terra una lancia e attraversò il giardino, pieno di cadaveri.
Sebbene i monaci fossero tutti addestrati a combattere, i ninja avevano attaccato in superiorità numerica di quattro a uno, e di sorpresa. Più che uno scontro, era stata una carneficina.
Dopo aver scansato con un calcio il cadavere di un monaco, lo straniero si avvicinò a Nasari.
Lo Shudoushi giaceva a terra in una pozza di sangue. Il ventre era squarciato da una lunga ferita, dalla quale fuoriusciva parte delle sue interiora. Lo straniero non sembrava minimamente sconvolto da quella vista raccapricciante, né mosso a compassione dal rantolo agonizzante del vecchio monaco.
«Dove l'avete nascosta?»
Il volto del monaco si contorse in una sorta di ghigno, mentre il sangue sgorgava a fiotti dalle sue labbra.
Con un secco movimento, lo straniero sollevò la lancia e la piantò sull'uomo.

«Perdonatemi, Nasari-Dono. Un viandante chiede di voi».
Il giovane monaco alzò per un istante gli occhi da terra, scrutando la nuca lucida dello Shudoushi dove campeggiava, da orecchio a orecchio, un tatuaggio sacro. Si trattava di un complesso ideogramma dell'antica lingua del Katai, il cui significato era noto solamente allo Shudoushi in persona.
«Fatelo entrare» disse quest'ultimo.
«Poi, tornate al vostro incarico».
Con un rapido inchino, il giovane monaco si congedò, lasciando lo Shudoushi solo nella camera. Attraversato rapidamente il giardino, il monaco entrò in silenzio nel sancta-sanctorum del tempio. Si trattava di una stanza piuttosto piccola e poco illuminata, alla quale solo lo Shudoushi aveva accesso. Ma non in quella occasione.
Dopo essersi inchinato in segno di riverenza, il monaco si avvicinò all'altare. Su di esso, era esposta una lunga katana dal fodero turchese, abbinata ad una spada più corta. Quel genere di coppia di armi era nota tra i guerrieri del Katai come ''daisho'': ma quelle sull'altare non erano armi comuni.
Il monaco stava infatti guardando una delle quattro Bannin-Kama, le Falci dei Custodi, sul cui conto circolava ogni sorta di leggenda.
Dopo essersi inchinato nuovamente, il giovane monaco prese le due reliquie e le avvolse in un panno di seta, che aveva portato con sé. Quindi, avvolse il panno in un ulteriore rettangolo di stoffa, questa volta molto più grezza, e legò l'involucro con della corda.
Fatto ciò, si inchinò nuovamente ed uscì dal tempo, portando il fagotto tra le mani.
Attraversò il monastero senza dire nulla e senza alzare gli occhi da terra. Giunto all'uscita, si fermò per un attimo.
«Andiamo» disse quindi a se stesso: scesi i gradini, si unì a una piccola comitiva di pellegrini, che lasciava in quel momento il tempio, e si allontanò in silenzio, meditando sulla sua prossima meta: la casa del Maestro, la Jutaku-Tatsujin.




Eruner
00mercoledì 17 settembre 2008 22:19
NdBright: Intervento riposizionato nel post successivo!
BrightBlade
00sabato 20 settembre 2008 17:32
«... Insomma, Sommo: la situazione mi preoccupa un po'».
Arrossendo leggermente per il gioco di parole in cui era involontariamente caduto, BrightBlade sollevò gli occhi dalle carte dispiegate sul tavolo davanti a lui e osservò lo Re.
Il Sommo Ostri dava parzialmente le spalle al Paladino, ma quest'ultimo riuscì comunque a notare il sorriso stampato sulle labbra del Sovrano.
«Che cosa non vi preoccupa ultimamente, mio vecchio amico?»
In quel momento, qualcuno bussò due volte alla porta.
«Avanti», disse il Sommo Ostri.
La porta si spalancò, rivelando un guerriero rivestito da capo a piedi da un'armatura completa che dava l'aria di essere decisamente pesante.
«Un viandante chiede udienza, Sommo. Dice di portare un messaggio da parte del Tasu... Tattsu.. ehm... dal Katai».
La voce del Guardman suonava leggermente metallica a causa dell'armatura, come se il soldato avesse parlato attraverso un corto tubo di ferro.
«Fatelo entrare», disse il Sommo.
Il Guardman prese congedo e sparì, sferragliando vagamente lungo il corridoio. Si trattava di un rumore tipico di quegli strani guerrieri, che faceva sorridere il Paladino di Atlantide, ma che non mancava di incutere timore in qualunque soldato lo avesse udito senza trovarsi all'ombra dei vessilli del Regno, come BrightBlade sapeva bene. Molti reputavano impossibile combattere indossando protezioni così pesanti. In effetti, una persona normale avrebbe faticato persino a camminare, con una simile armatura addosso. Chiunque conoscesse il genere di addestramento a cui si sottoponevano i Guardman, tuttavia, non dubitava affatto della possibilità di combattere indossando quelle corazze... bensì dell'eventualità di sopravvivere all'addestramento stesso!
Eppure, sfidando ogni buon senso, i Guardman continuavano a indossare le loro gigantesche armature, marciando in battaglia sotto cascate di proiettili senza neppure curarsi di sollevare gli scudi e sbaragliando i propri avversari metodicamente, senza essere rallentati minimamente dal loro pesantissimo equipaggiamento.
Fu proprio vedendo una di queste ''tipiche'' scene che un giovane Aspirante, un bel giorno, ebbe un'idea. Se un Guardman si muoveva con la stessa rapidità di un uomo normale indossando una corazza così pesante, ragionò il giovane, allora se si fosse tolto quella corazza avrebbe potuto colpire con forza e rapidità sovrumane! Così, il ragazzo andò da un Guardman e gli chiese di provare a combattere senza la sua armatura. Il soldato fece come diceva l'Aspirante... ma dopo pochi minuti di maldestri tentativi si rimise subito l'armatura, dichiarando che senza di essa era talmente sbilanciato da non riuscire neppure a tenersi in piedi! E così, il giovane Aspirante scoprì che si può trarre vantaggio anche da una condizione apparentemente svantaggiosissima... e che non tutte le buone idee si rivelano essere tali. Dopotutto, pensò in seguito, se in tutti quegli anni nessuna tartaruga aveva mai lasciato il guscio sul bagnasciuga, doveva pur esserci un motivo...
Intento a immaginare come potesse apparire una tartaruga senza guscio lanciata ''al galoppo'' su un'ipotetica, esotica spiaggia, BrightBlade non si accorse che il viandante nel frattempo era entrato finché questi non aprì bocca: quando ciò avvenne il Paladino trasecolò e, sgranchendosi la voce, chiese perdono per l'interruzione.
«Non preoccupatevi» disse il viandante, vagamente accigliato.
«Stavo dicendo... il mio maestro, Orowa-Dono, vi invia questa lettera. Egli spera che possiate aiutarci, dal momento che tutti i nostri strumenti si sono rivelati... inefficaci».
Detto ciò, il messo estrasse da una delle sue lunghe maniche un plico ripiegato, realizzato con la strana e pregiata carta tipica del Katai e bollato da numerosi sigilli di ceralacca, e lo porse al Sommo.
Lo Re prese la lettera e, rotti i sigilli, iniziò a leggere. Nel frattempo, il messo si era messo a osservare il Paladino e, probabilmente per non sprecare senza far nulla il tempo necessario al Sommo per la lettura, si mise a spiegare la situazione anche all'atlantideo.
«Dovete sapere – iniziò a dire – che nella nostra terra sorgono numerosi santuari, molti dei quali contengono antiche reliquie del nostro passato. In particolare, sono molto venerati i quattro Templi delle Stagioni, dove sono conservate le quattro Bannin-Kama, che nella vostra lingua significa ''Falci dei Custodi''. Ogni Bannin-Kama è composta da una spada ricurva, o katana, e da una spada più corta, che noi chiamiamo wakizashi. La coppia delle due spade è anche nota come Daisho.
Secondo la leggenda, queste armi furono forgiate migliaia di anni fa, per sconfiggere l'entità che voi chiamate Tur. Come potrete immaginare, sono armi dotate di un potere spaventoso: e proprio per questo, furono realizzate quattro Bannin-Kama. Soltanto quando le quattro spade sono riunite si scatena tutto il loro potere; inoltre, singolarmente le quattro spade si bilanciano.
Come certamente saprete, non furono le Bannin-Kama a sconfiggere Tur: tuttavia esse erano state create, e si trattava di artefatti molto pericolosi se non custoditi appropriatamente.
Fu così che il mio popolo costruì quattro templi, disposti come i quattro punti cardinali. Ognuno dei templi prese in consegna uno dei Daisho e lo affidò a un Custode, o 'Bannin' nella nostra lingua, e proprio per questo i quattro artefatti sono chiamati Bannin-Kama, o anche Bannin-Daisho.
Come potete immaginare, circola ogni genere di storia sul conto di questi Bannin: si dice che siano immortali e che abbiano ereditato parte dei poteri del Daisho che custodiscono»
«... E sono sicuro che non si tratti di dicerie senza alcun fondamento, giusto?»
Il messo si aspettava almeno un'occhiata incredula: quando invece vide che il Paladino non dubitava delle sue parole, riprese a spiegare animatamente.
«Proprio così! Sapete, i Bannin vivono sigillati all'interno del loro Tempio e nessuno giunge mai al loro cospetto. Più di duecento anni fa, tuttavia, avvenne qualcosa di unico al Tempio dell'Autunno. Uno dei miei antenati era un monaco proprio in quel luogo, e la storia di quell'episodio è stata tramandata di padre in figlio fino a me.
Dovete sapere che il Tempio della Primavera fu attaccato da un orrendo kami infernale – suppongo voi li chiamiate demoni – il quale riuscì a penetrare fin dentro il 'sancta sanctorum' del Tempio. Nessuno sa esattamente cosa avvenne all'interno: sta di fatto che il demone non uscì mai dal Tempio. Qualche giorno dopo, inoltre, il Daisho della Primavera fu ritrovato fuori dal Tempio stesso.
Il mio progenitore, come vi dicevo, scampò alla distruzione provocata dal kami, anche se da allora perse completamente la vista. Molti anni dopo, raccontò di aver guardato dentro il sancta sanctorum: lo fece così tardi perché volgendo gli occhi nel luogo più sacro del Tempio aveva commesso un grave peccato; pare inoltre che fosse stato lui stesso a cavarsi gli occhi per questo motivo.
Quale che sia la verità, egli raccontò di avere visto un guerriero dotato di forza e velocità sovrumane affrontare il kami impugnando le due spade sacre: al culmine della battaglia pare che il kami e il guerriero si siano scontrati usando le loro tecniche più potenti, e che siano scomparsi entrambi in una sfavillante esplosione di energia. In seguito, come vi ho detto, la Bannin-Kama della Primavera fu ritrovata all'esterno del tempio: il Tatsujin fece prendere la spada e la affidò ad un altro monastero, che si trovava molte miglia più a sud.
Quella che vi ho raccontato è l'unica testimonianza delle azioni di un Bannin dall'era leggendaria: né prima né dopo qualcuno ha mai più visto un Custode, né gli altri tre Templi furono violati... almeno fino a poche settimane fa».
«Che cosa intendete?» disse BrightBlade.
«Circa venticinque giorni fa, il Tempio dell'Inverno e quello della Primavera sono stati completamente distrutti. Come vi ho detto, il Tempio dell'Autunno non era protetto da alcun Custode, essendo il suo Bannin scomparso nello scontro con il kami: sebbene fossero tutti altamente addestrati, i monaci di quel monastero sono dunque stati spazzati via. Conoscevo personalmente lo Shudoushi del monastero, e vi assicuro che era un guerriero saggio e capace. Piango ancora la sua morte...»
Dopo essere rimasto qualche istante in silenzio, il messo riprese il suo racconto:
«Questo, tuttavia, è nulla in confronto a quanto è avvenuto al Tempio dell'Inverno. Vi dirò soltanto che del monastero non resta nulla: il Tempio è stato letteralmente incenerito. I miei colleghi ritengono che ciò sia il risultato del potere del Bannin, ma io non sono d'accordo. Se è vero che i Custodi traggono potere dal Daisho che custodiscono, mi riesce difficile credere che il Custode dell'Inverno, il cui dominio è il freddo, abbia potuto bruciare un Tempio»
«Mi sembra un'obiezione ragionevole» mormorò BrightBlade.
«Lo penso anch'io. Inoltre, nessuna delle Bannin-Kama è stata più vista dal giorno dell'attacco. Se il Custode fosse riuscito a sconfiggere l'aggressore, avrebbe dovuto far ritrovare il suo Daisho accanto al Tempio, come già aveva fatto il Bannin del Tempio della Primavera».
«Siete sicuri che questo Custode non si sia allontanato dal Tempio, magari per portare al sicuro le due spade sacre?»
«E' quel che penso anch'io. Dopotutto, sappiamo che il custode del Tempio d'Inverno è un elfo – mentre i Bannin del Tempio d'Estate e d'Autunno sono rispettivamente un nano e un uomo, o almeno così dice la leggenda – e che egli è reputato essere il più potente dei quattro Bannin, ragion per cui mi riesce difficile credere che possa essere stato sconfitto».
BrightBlade annuì in silenzio, quindi chiese:
«E il Tempio della Primavera? Sapete qualcosa della Bannin-Kama che vi era custodita?»
Il messo scosse il capo.
«Anche in questo caso, non ci sono testimoni». Poi tacque, ma BrightBlade notò che stava per aggiungere qualcosa.
«Suppongo abbiate una vostra teoria anche in questo caso», disse allora, pungolando il suo interlocutore.
«Ehm... a dire il vero sì.
Vedete, il fatto è che in seguito non è stato attaccato nessuno degli altri due templi. Come vi ho spiegato, ogni Falce è un'arma piuttosto potente, ma è quando i quattro Daisho sono riuniti che il loro vero potere si scatena. Se io fossi riuscito a mettere le mani su due Falci, non vedo perché dovrei attendere e non cercare subito di ottenere le altre due... senza contare che disporrei già di ben due Daisho da usare in battaglia!».
«Sono d'accordo. Dunque, secondo voi il vostro misterioso assalitore ha fallito almeno una volta?»
«Esatto: almeno una volta. Ma se il mio intuito non mi tradisce – il messo aveva abbassato via via la voce, fin quasi a bisbigliare – ritengo di poter dire che ha fallito entrambe le volte».
BrightBlade si fece più vicino.
«E come mai pensate questo?» chiese, sussurrando a sua volta.
«Beh, il Tempio della Primavera è stato attaccato pochissimo tempo dopo quello dell'Inverno. Sembra che gli assalitori si siano letteralmente precipitati al secondo Tempio: perché? Certo, si potrebbe pensare che volessero conservare il più possibile il vantaggio dell'effetto sorpresa... ma perché non attaccare allora il Tempio d'Autunno, che è molto più vicino al Tempio dell'Inverno di quanto non lo sia il Tempio della Primavera? Come vi ho detto, questo non si trova più dov'era un tempo, ma si è spostato più a sud, di circa sessanta miglia.
Soltanto una ragione può averli spinti a muoversi ad oriente piuttosto che ad occidente e a fare tutta quella strada in più: e cioè il sospetto che il Bannin dell'Inverno si sarebbe rifugiato nel Tempio della Primavera con il suo Daisho. Fate attenzione, queste sono solo mie supposizioni! Non ho nessuna prova a riguardo... ma non riesco a immaginare altra spiegazione al loro comportamento.
Insomma: secondo me hanno attaccato il Tempio dell'Inverno, ma hanno fallito. Pensando per qualche ragione che il Bannin, visto distrutto il suo Tempio, si sarebbe rifugiato al Tempio della Primavera, si sono precipitati alla volta di quest'ultimo, dove non solo non hanno trovato il Daisho dell'Inverno, ma neppure quello della Primavera (e sul perché di quest'ultimo fatto, non ho proprio idee). Il doppio fallimento li ha costretti a fermarsi: se tutto è andato come ho appena detto, ora ignorano la posizione di ben due delle quattro Falci, mentre nei Tempi restanti la sorveglianza è stata naturalmente triplicata, una volta che la notizia si è sparsa».
BrightBlade sorrise.
«Speriamo sia come dite voi, messere. Mi sembra una ricostruzione abbastanza plausibile: sarebbe interessante capire, però, perché il Custode dell'Inverno abbia scelto il Tempio della Primavera piuttosto che quello dell'Autunno, che come dite voi era più vicino... e dove il Bannin avrebbe potuto anche contare sull'aiuto di un suo collega!
Può darsi invece che i vostri nemici abbiano scelto l'altro Tempio proprio per non trovarsi ad affrontare contemporaneamente due Custodi, giusto?».
Il messo si carezzò il mento, sgranando leggermente gli occhi e mormorando:
«Non ci avevo pensato... Non si hanno notizie che il Bannin dell'Inverno sia giunto al Tempio dell'Autunno, è vero, ma chissà di quali poteri dispongono questi Cust...».
«Bene, se voi due avete finito di cospirare...»
Il Sommo Ostri aveva concluso da tempo la lettura della lettera, e si era divertito ad ascoltare le elucubrazioni dei due fino a quel momento.
«Da quanto ho letto – proseguì il Sommo – la situazione sembra preoccupante... giusto Bright?»
«In effetti...» disse il Paladino grattandosi il capo, consapevole che il Sommo stava citando una delle espressioni più tipiche dell'atlantideo.
Ostri rimase in silenzio qualche secondo, carezzandosi la folta barba mentre decideva il da farsi.
Ad un tratto, sembrò aver raggiunto una conclusione.
«Benissimo. Messere, tornate pure dal vostro Tatsujin e ditegli che invierò quanto prima degli aiuti».
Il messo sfoderò il miglior sorriso di cui disponeva.
«Intendete dire che ci manderete uno dei vostri Aspiranti Vassalli?» chiese, speranzoso.
«Non esattamente...» disse il Sommo, sorridendo a sua volta mentre puntava lo sguardo sul Paladino di Atlantide.
Quest'ultimo spostò i suoi occhi dal Sommo al messo, quindi di nuovo al Sovrano. Dopodiché, trasse un sospiro.
«Vado a preparare le mie cose...»
L'atlantideo era quasi arrivato all'uscio, quando lo Re lo richiamò.
«Bright... naturalmente non andrete da solo. Voglio che portiate con voi Albins o ThunderBlade: sono entrambi originari del luogo, uno dei due potrebbe farvi comodo».
Il Gran Maestro annuì e fece per uscire, quindi ci ripensò.
«Per voi va bene se porto con me anche qualcun altro? Sapete, conosco due o tre Aspiranti che non vedono l'ora di fare esperienza... Per esempio Drago o Claudium, per non parlare del mio allievo Eruner...»
«Proprio ciò che avevo in mente» concluse il Sommo, salutando quindi con un cenno della mano il Paladino mentre questi usciva.
Durante l'ultimo scambio di battute, il messo era rimasto in silenzio. Una volta uscito BrightBlade, si avvicinò al Sommo.
«Perdonatemi, Maestà... quello era un vostro Aspirante?» chiese, ammiccando verso la porta da cui il Paladino di Atlantide era appena andato via.
«Quello? – disse il Sommo, divertito – No, non proprio...
Ascoltatemi: ora tornate al vostro paese e rassicurate Orowa-Dono: entro pochi giorni dal vostro arrivo, riceverete visite da parte nostra...».
I due discussero ancora per qualche minuto, definendo i dettagli, quindi il messo prese congedo e fece ritorno alle proprie stanze.
Uscendo, attraversò un lungo corridoio, le cui pareti erano completamente ricoperte da scudi dipinti. Si trattava degli stemmi di tutti i Vassalli della storia del Regno, ma fu uno in particolare ad attrarre l'attenzione del messo: era uno scudo diviso in quarti bianchi e azzurri, separati da una croce azzurra e d'oro sulla quale campeggiava l'emblema del Regno; i quarti bianchi erano a loro volta occupati da due piccole croci d'oro. Ma non era lo stemma in sé ad aver colpito il messo, bensì il nome riportato più in basso: ''BrightBlade, Paladino di Atlantide''.



Il giovane paladino, abbigliato negli strani abiti del Katai acquistati durante il suo ultimo viaggio, che lo aveva condotto anche in quei luoghi, stava lentamente passeggiando nei pressi della sala d'accesso al castello del Sommo, osservando i viandanti che andavano e venivano e salutando con leggeri gesti del capo gli Aspiranti e i Vassalli che lo conoscevano. Ben pochi rispetto a quanti ricordava... Fortunatamente, molte nuove leve erano giunte a riempire i posti di coloro che se ne erano andati.
«Speriamo che possano reggere il confronto con il passato... Sarà un'ardua sfida, non li invidio affatto!», mormorò Eruner.
Improvvisamente, avvertì che l'aura del suo Maestro gli si avvicinava. Voltandosi verso di lui, lo osservò, sollevando l'unico occhio che gli era rimasto.
«Il Sommo ci aspetta, Eruner. Direi che non è il caso di farlo attenderlo troppo a lungo, non vi pare?»
Da quando l'elfo era tornato, sul viso del Gran Maestro campeggiava un imperituro sorriso. Forse, ora, sorrideva anche per l'allievo, che sembrava essere perennemente avvolto nella malinconia.
«Certo, Maestro, avete ragione; andiamo pure».
Gli ultimi due paladini della scomparsa Atlantide si avviarono verso la Sala del Duplice Trono, il Vassallo davanti, a indicare la via, l'Aspirante poco più indietro, il passo leggero, quasi impercettibile, pensieroso su cosa lo aspettasse e sull'imminente incontro, dopo molto tempo, con il suo Re. Una volta entrati, Ostri li salutò calorosamente, fermandosi di colpo a guardare l'atroce cicatrice che solcava il volto dell'elfo, un tempo perfetto, prima di dirgli, quasi sofferente:
«Amico mio, cosa vi è successo?»
L'Aspirante, con un sorriso amaro, rispose:
«Nulla, mio Sommo, ma la battaglia per la Luce richiede sempre dei sacrifici... I miei sono stati un occhio e la mia spada, Drath'Kahn».
Il Vassallo annuì alle parole dell'allievo, ponderando, silenzioso e imperscrutabile come è solito fare, le sue parole. Il Sommo guardò l'Aspirante, sondandolo. Eruner sapeva che Ostri avrebbe desiderato sapere di più sull'accaduto, ma non volle proseguire il discorso. Le ferite dell'anima erano ancora troppo recenti perché il giovane paladino potesse sopportarne il peso... Ostri quindi decise di passare oltre, rimandando al momento in cui il Paladino fosse stato pronto ad aprirgli il suo cuore lacerato. Voltandosi, mosse qualche passo verso il trono.
«Il vostro Maestro, nonché mio vecchio amico, mi ha messo al corrente della vostra volontà di ricercare un'arma che possa divenire la base di partenza per la vostra nuova compagna. Sebbene conosca e comprenda l'importanza che le Lame hanno per i paladini di Atlantide, quella che vi accingete a intraprendere non è un'impresa non da poco, spero ve ne rendiate conto...»
L'elfo paladino osservò il suo sovrano con intensità, poi BrightBlade, che annuì, quindi riportò lo sguardo sul monarca e rispose:
«Ne sono al corrente, mio signore. Intendo però ugualmente tentare la cerca, se me lo permetterete».
Il Sommo Paladino si voltò e sorrise verso l'Aspirante, compiaciuto della sua risposta.
«Vedo che le vostre ferite non hanno intaccato il vostro coraggio! Bene!
Ho la missione adatta a questo scopo. Pochi giorni fa, come BrightBlade sa, è giunto al Regno un dispaccio urgente dal Tatsujin del Katai recante il suo sigillo personale, identificante solo i documenti della massima importanza e strettamente rivolti a noi Sommi. In esso, veniva richiesto l'aiuto del Regno per porre termine a eventi che altrimenti potrebbero condurre a una catastrofe inimmaginabile, tale da mettere in pericolo non il solo Continente Orientale, bensì l'intero Mondo come noi lo conosciamo»
Il Vassallo e l'Aspirante voltarono all'unisono il capo, prima l'uno verso l'altro, quindi nuovamente verso Ostri. Eruner, approfittando del momento di silenzio offertogli dal Sommo, prese la parola.
«Mio signore, se la questione è di tale rilevanza, non sarebbe forse meglio affidarla a uno dei Vassalli? La mia ricerca di una Lama, sebbene ciò mi addolori, può attendere: non vale un prezzo tanto alto!»
Il Sommo sorrise nuovamente verso l'elfo.
«Eruner, è proprio questa vostra umiltà a rendermi ancora più fiducioso della mia scelta! I particolari sarebbe meglio se ve li rendesse noti il Tatsujin stesso, essendo lui la persona che li conosce meglio, quindi io vi dirò solamente la data dell'incontro, che avverrà fra due mesi a partire da domani. Il messo del Tatsujin vi precederà di qualche giorno, ed avrà già informato il Tatsujin del vostro imminente arrivo. Ben sapendo l'imminenza di tale evento, inoltre, ho già provveduto a far preparare tutto l'occorrente al vostro viaggio: prenderete una nave, già fornita delle provviste necessarie alla traversata, e farete rotta su Niwa. Da lì, una volta sbarcati, raggiungerete via terra la capitale, Katai, nella quale vi attende il Tatsujin con tutte le informazioni che vi servono. O almeno, quelle a lui note! Nel frattempo, comunque, BrightBlade potrà spiegarvi qualcosa».
Quindi, il sovrano si interruppe, voltandosi verso una zona leggermente in ombra dell'enorme sala.
«Drago, vi prego, venite avanti...»
Un soldato della Guardia Reale, in livrea blu e oro, si avvicinò al palco dove si trovava il monarca. Prima di quel momento i due Paladini non l'avevano notato, nonostante i sensi molto sviluppati, ma sapevano che nella sala del Duplice Trono era sempre presente la guardia di uno dei Sommi, quindi non si sorpresero più di tanto. La Guardia Reale si fermò, sull'attenti. Eruner notò sul petto lo stemma degli Aspiranti.
«Mio signore, sono pronto e ai vostri ordini».
Ostri si voltò nuovamente verso Eruner.
«Costui è Drago, membro della Guardia Reale e, come voi, Aspirante Vassallo. Vi accompagnerà, sia per aiutarvi, sia per dare alla vostra missione un valore di forte vicinanza dei Sommi nei confronti di un alleato, nonché vecchio amico, in gravissima difficoltà»
Il soldato, dopo aver salutato il Gran Maestro dei Paladini, si avvicinò all'elfo e ne strinse con forza la mano.
«Sarà un onore per me accompagnarvi, Sir Eruner; l'intero Regno ha avvertito la vostra mancanza!»
«No, sarà mio l'onore di viaggiare al vostro fianco! Inoltre, basta solo Eruner, non vi sono superiore ne in grado, ne in null'altro».
«Oltre a lui – proseguì il sovrano – Verrà con voi anche Albins, che voi, Eruner, non conoscete ancora, ma che è originario del Katai e potrà aiutarvi molto per orizzontarvi e muovervi facilmente per quelle terre, sebbene, da ciò che vedo, anche voi siete già stato in quei luoghi. Lo incontrerete alla Taverna del Viandante, è già stato avvisato ed è pronto a partire non appena lo sarete voi».
Eruner sorrise per la seconda volta da quando era tornato. Il Sommo era sicuro che avrebbe accettato, tanto da aver preparato ogni cosa nei minimi particolari.
«So che per la prima parte del viaggio BrightBlade vi accompagnerà: immagino che trarrete tutti grande beneficio dalla sua esperienza»
«Siete troppo generoso con questo umile atlantideo, mio signore...»
«Suvvia, Bright, non siate modesto! Conosciamo tutti la vostra maestria e le vostre conoscenze, Eruner più di ogni altro! Bene, amici miei, la vostra cerca inizia da ora! Buona fortuna, emissari del Drago Blu, che la Luce vi accompagni e prevalga sempre!».
I tre, prima di voltarsi per uscire dalla Sala del Duplice Trono, esclamarono all'unisono: «Holux, Sommo Ostri! Che la Luce prevalga!».
L'udienza era appena terminata. L'avventura, al contrario, non era che iniziata.


**********



NdBright: ho aggiunto la seconda parte della mia introduzione e rimesso a seguire l'intervento di Eruner, subito dopo il mio stemma (già che c'ero, l'ho anche corretto secondo i canoni del team di correzione) e ho anche corretto qua e là qualcosa.
A questo punto, direi che ogni partecipante dovrebbe scrivere un breve post dove descrive la sua preparazione alla partenza (tutto ciò serve solo a confermare i partecipanti [SM=x92702]) e quindi si può partire.
Ultima cosa: entro breve, si unirà a noi anche Claudium (a meno che qualcuno non abbia qualcosa in contrario): deciderà lui a che punto della storia comparire (ci stiamo tenendo in contatto via FFZ).
Buona lettura a tutti!
Drago.89
00sabato 20 settembre 2008 19:58
La Guardia Reale era appena tornato nelle sue stanze e già sentiva crescere dentro di sè l'emozione di questa nuova avventura.
-"Ho ascoltato tutte le conversazioni nella sala del Trono e devo dire che farei qualunque cosa per aiutare un amico in difficoltà,inoltre sono orgoglioso di poter svolgere questa missione in questo modo aiuterò anche Eruner..amici aspettatemi..
Iniziò col togliersi le vesti ordinarie delle guardie reali,poi si dette da fare per trovare l'Armatura completa in mythrill..
-"Ma dove l'avrò messa...mmm...forse sarà qui...eccola!"
Trovò i vari pezzi(corazza,elmo,bracciali,gambali,guanti e stivali) della suddetta armatura in un baule in bronzo,rimase sbalordito dalla sua lucentezza e integrità,era ancora in perfetto stato.Dopo aver indossato il tutto si guardò per un'istante allo specchio,a questo punto mancavano le sue due spade.Sia la Spada dell'Alba che la Spada del Tramonto erano abbastanza grandi e preferiva,come al solito,portarle dietro la schiena.Prima di partire alla volta della Taverna del Viandante,dove sicuramente avrebbe trovato Albins,Eruner e Brightblade si fermò un attimo a scrutare la spada del Tramonto..
-"Per quale strano motivo sei stata forgiata?ahh se potessi rispondermi..."
Poco dopo si mise subito in cammino alla volta della Taverna,sperando di non essere stato l'ultimo ad essere arrivato.
Intanto alla Taverna era tutto tranquillo,il ninja era seduto fuori in attesa della compagnia e di tanto in tanto pensava alla sua città natale e su cosa si sarebbe dovuto aspettare..di colpo si intravide all'orizzonte un uomo in armatura con due spadoni dietro la schiena che correva verso la Taverna,aveva già capito chi era.
Arrivò col fiatone:
"Allora...puff...sono in...hanf...ritardo?"
"No devo dire che certe volte siete anche più veloce di me.."
I due scoppiarono in una fragorosa risata e si apprestarono ad entrare nella taverna per bere un boccale di birra ed attendere il resto dei compagni.

P.S.OT-Caspita complimenti a Brightblade ed Eruner è una storia di tutto rispetto,molto intrigante e coinvolgente.-OT
Claudium
00sabato 20 settembre 2008 20:45
Claudium stava attraversando il corridoio della Gilda dei Paladini, dirigendosi verso lo studio del Gran Maestro. Arrivato di fronte alla porta bussò:
<<Avanti>>.
<<Permesso. Holux Gran Maestro>>.
<<Oh! Holux Claudium. Prego, sedetevi pure>> rispose BrightBlade facendo cenno verso la sedia poco distante. Claudium si avvicinò lentamente e si sedette:
<<Mi avete fatto chiamare?>>
<<Sì, ricordate quei servigi di pulizia e rassettamento che vi avevo richiesto presso le Stalle della Gilda come punizione per la semidistruzione della Palestra causata da quel vostro piccolo esperimento?>>
<<Ehm... sì purtroppo>>.
<<E che mi direste se vi dicessi che potreste evitare tale "oneroso" incarico ponendo la vostra abilità e la vostra magia al servizio del Regno, in una difficile missione da cui dipendono le sorti di tutti i continenti ed in cui rischieremo più volte la vita?>>
<<Vi risponderei chiedendovi solo dove sia il nemico e quando si parta>>.
<<Perfetto, era la risposta che mi aspettavo. Vi spiegherò brevemente la situazione: alcuni giorni fa è giunto presso i Sommi un messaggero proveniente dal Katai portando seco una richiesta di aiuto da parte del Tatsujin. Nel messaggio esso chiedeva l'assistenza dei Sommi per compiere una missione estremamente delicata, le cui ripercussioni potrebbero portare ad una catastrofe mondiale. Il Sommo Ostri ha così creato una compagnia formata da me, dal Paladino Eruner, dalla Guardia Reale Drago e dal Ninja Albins per portare a termine la missione. Desidererei quindi che vi uniste a noi, in quanto ritengo che le vostre capacità magiche e belliche possano tornarci molto utili. Confermate la vostra adesione?>>
<<Certo Maestro BrightBlade, sarei ben lieto di partecipare ad una missione di così grande importanza. Inoltre non avrei potuto chiedere compagni migliori: Albins e Drago, due Aspiranti la cui abilità è fuori discussione, e Voi ed Eruner, due tra i più potenti Paladini del Regno. Direi che solo uno sciocco non accetterebbe>>.
<<Eccellente, potete andare allora; partiremo fra qualche ora dalla Taverna del Viandante. Holux Claudium>>.
<<Holux Gran Maestro>> detto questo l'Aspirante uscì dallo studio.

OT- Come ha già detto Bright vorrei unirmi anche io all'avventura. Se però sono di troppo ditemelo che mi faccio da parte [SM=x92702] -OT
Drago.89
00domenica 21 settembre 2008 10:37
OT-Ciaoo Claudium!Per me è un enorme piacere che tu stia con noi! [SM=x92709] -OT
Drago.89
00domenica 21 settembre 2008 13:15
OT-Scusami Otrebmu ma non mi sembra che io abbia messo riferimenti al racconto la tela,controlla il mio post [SM=x92713]-OT
Claudium
00domenica 21 settembre 2008 14:34
OT- Se non ci fossi Otrebmu bisognerebbe inventarti [SM=x92707] . Ho modificato tutto [SM=x92702] -OT
BrightBlade
00lunedì 22 settembre 2008 15:33
OT: Alcune comunicazioni
Comunicazione numero uno:
Grazie ad una attenta mail di Claudium, ho notato diverse incongruenze nella mia introduzione, che ho provveduto a correggere.
In particolare, ribadisco che i templi attaccati sono quello dell'Inverno e quello della Primavera, che è anche l'unico tempio a non avere un Custode, avendolo perso anni prima come narrato dal messo.
I templi inviolati sono invece quello dell'Autunno e quello dell'Estate (in parte del mio post, avevo confuso il Tempio della Primavera con quello dell'Autunno).
[SM=x92706]
Quando alla cronologia, il messo ha due giorni di vantaggio su di noi, mentre il viaggio per il Katai richiede qualche mese, ragion per cui egli arriverà due giorni prima di noi e potrà annunciare al Tatsujin, Orowa-Dono, il nostro imminente arrivo.

Sempre riguardo alla cronologia: è vero, il post Eruner è vecchio di cinque mesi. Forse però è più comodo ai fini della cronologia presumere che io ed Eruner ce ne siamo rimasti buoni buoni nel Regno per tutto quel tempo, e che il messo del Tatsujin sia arrivato pochi giorni dopo la conclusione del racconto La Tela. In questo modo, ordine cronologico "reale" e ordine cronologico "in ambientazione" coincidono, il che mi sembra un'ottima cosa! Che ne dici, Otrebmu?

Comunicazione numero due:
A mano a mano che scrivete, sto copiando i vostri interventi su un file nel mio PC e correggendo tutto quanto. Per esempio, mettendo queste virgolette, «», al posto di quelle vostre: a questo proposito, vorrei chiedervi di introdurre il vostro discorso come ha fatto Claudium, e cioè usando questi caratteri: << e >> (li trovate entrambi sullo stesso pulsante, a sinistra della zeta). Ricordatevi però di disattivare il codice HTML, altrimenti tutti i discorsi diretti non si vedono!
Così facendo, mi semplificherete parecchio il lavoro.
Grazie a tutti e buona scrittura!
Eruner
00martedì 23 settembre 2008 01:03
ot
Otrebmu, le so ancora riconoscere le frecciatine, sai? Non essere pignolo, i miei racconti hanno un inizio certo e un finale a tempo indertiminato, è sempre stato così! ihihih [SM=x92710]
ot

Eruner si avviò distrattamente verso la Gilda, ormai non più cosciente del mondo a lui circostante, tutto preso com'era a meditare su improbabili scenari apocalittici riguardanti un vetusto monaco rilucente che affrontava un'enorme demone a più braccia e diverse centinaia di teste nel bel mezzo di un desolato quanto imprecisato tempio orientale. In ogni caso, osservando il taciturno allievo avanzare, il meditabondo atlantideo si trovò a pensare una frase che spesso gli capitava di trovarsi in mente:
- A volte vorrei avere le sue doti telepatiche solo per il gusto di sapere a cosa pensa tutto il tempo. Cosa avrà di così tanto complicato da discernere per doverci riflettere giorno e notte lo sà solo lui...
Quindi, si profuse in un malinconico sospiro e rimebrò nella sua mente, con nostalgia, le immagini e i ricordi dei tempi in cui aveva una calamità biblica formato gigante come allievo:
- Quanto vorrei che tornasse esuberante come un tempo, quando per rintracciarlo mi bastava seguire il fumo, la scia di detriti e le urla di lamentele rivolte ai Guardiani. Beh, forse all'oste non farebbe molto piacere... Neanche i muratori del Regno probabilmente lo gradirebbero, per non parlare dei camerieri, dei garzoni, degli stallieri, dei passanti innocenti e dei maghi. Soprattutto i maghi eviterebbero un ritorno al passato. No, soprattutto i camerieri... Più di tutti i camerieri, decisamente.
Un lieve sorriso divertito si dipinse sul volto del paladino al ricordo dei disastrosi esperimenti "alcolici" dell'allievo, come anche di quelli di magici, per non parlare poi di quelli equestri... Proprio lui una volta aveva quasi rischiato di essere investito dal ciclone chiamato Eruner, intento a provare la velocità del suo nuovo compagno equino per le strade del Regno. Gixorn... Chissà che fine aveva fatto quel povero animale! Ora che ci pensava, Eruner non era tornato in gruppa al suo cavallo elfico, bensì su di uno nero come la notte... Che il grande stallone fosse caduto vittima dell'entità affrontata dal suo allievo tempo addietro?
Nel frattempo, Eruner lo salutò, visto che oramai erano arrivati di fronte le proprie stanze ed era giunto il momento di separarsi per raccogliere il necessario al viaggio incombente, ma il Gran Maestro tirò dritto senza degnarlo di uno sguardo, figurarsi salutarlo, ormai non più cosciente del mondo a lui circostante, tutto preso com'era a meditare su improbabili scenari apocalittici riguardanti un cavallo bianco rilucente che affrontava un'enorme demone a più teste e diverse centinaia di braccia nel bel mezzo di un assolato quanto imprecisato deserto australe. In ogni caso, osservando il meditabondo atlatideo avanzare, il taciturno elfo si trovò a pensare una frase che spesso gli capitava di trovarsi in mente:
-A volte vorrei avere i suoi poteri di Vassallo solo per il gusto di sapere a cosa pensa tutto il tempo. Cosa avrà di così tanto complicato da discernere per doverci riflettere giorno e notte lo sà solo lui...
Quindi, si profuse in un malinconico sospiro e rimebrò nella sua mente, con nostalgia, le immagini e i ricordi dei tempi in cui vagava, felice e benvoluto, tra le Taverne e le Congreghe del Regno.


Una volta finito di raccogliere lo zaino, preparato in precedenza all'incontro con il Sommo, e aver ritrovato il libro di magia arcana Atlantideo prestatogli qualche giorno prima dal Maestro, nascosto fittamente sotto cumoli di pergamene e fiale alchemiche varie, il giovane elfo paladino si diresse tranquillamente verso la Taverna del Viandante, riuscendo a evitare di un soffio e per pura fortuna una sorta di meteora in corsa che riuscì a malapena a riconoscere come Drago. Appena entrato, riprendendosi dalla bolgia di risate, odori e schiamazzi che ogni volta lo investiva appena oltre la soglia del locale unico in legno che costituiva l'interno della Taverna, individuò la posizione della Guardia Reale, seduta a fianco di un altro figuro, sconosciuto all'Aspirante Vassallo. Avvicinatosi ai due, fece guizzare l'unico occhio sano rimasto dall'uno all'altro.
<<Salve a tutti. Drago ho già avuto il piacere di conoscerlo, al contrario non conosco l'identità del suo amico avventore... Mi presento, il mio nome è Eruner>>.
BrightBlade
00mercoledì 24 settembre 2008 14:02
Il Gran Maestro aveva già preparato le sue cose, che si trovavano disposte in bell'ordine sulla scrivania: Lama di Atlantide, spada elfica, mantello di pelliccia, borsa di cuoio, otre (quest'ultimo ancora vuoto, lo avrebbe riempito alla fontana prima di partire) e due tuniche di ricambio.
Dopo aver riposto tutti gli oggetti nella borsa – ad eccezione delle spade e del mantello – il Paladino si voltò ed esaminò la sua armatura, sistemata su un fantoccio a un angolo dello studio.
Forgiata nella sua isola natale, la corazza rifulgeva sotto la luce delle torce, mandando riflessi argentei in tutta la stanza. Come molte armature di qualità superiore, era stata forgiata nel famoso e leggerissimo mithrill (o mythrill che dir si voglia). Non tutti sanno che su Atlantide non esistevano miniere di mithrill: gli atlantidei, però, riuscirono ad ottenerlo come lega di metalli molti secoli fa. Gli alchimisti devono ancora stabilire se la lega creata ad Atlantide e il metallo che gli elfi estraggono dal terreno siano la stessa cosa: entrambi i materiali sono famosi per leggerezza e resistenza, ma differiscono leggermente nel colore (quello naturale è argenteo, mentre quello di Atlantide ha leggere sfumature azzurrine, simili alle venature del marmo).
Naturalmente, la ''formula del mithrill'' fa gola a molti: tuttavia, gli unici reperti in quel materiale sopravvissuti alla caduta di Atlantide sono le spade e la corazza di BrightBlade, il quale ha permesso che gli alchimisti del Regno li studiassero. E così, uno dei tanti favolosi tesori del Regno di Blue Dragon – accuratamente custodito in una sala segreta del Castello – è la formula grazie alla quale, combinando metalli comuni, si può ottenere il metallo superiore: questo spiega anche perché nel Regno persino i soldati di più basso rango siano regolarmente equipaggiati con cotte di mithrill.
Indossata la corazza che gli aveva salvato la vita innumerevoli volte, il Paladino di Atlantide agganciò sulle spalle il pesante mantello di pelliccia, suo inseparabile compagno di avventure, e cinse ai fianchi le armi, una per lato. Infine, si gettò lo scudo sulle spalle e, preso in mano l'elmo, si guardò allo specchio.
Quello che vide fu un uomo dall'aspetto giovanile, alto circa un metro e ottanta, con il volto ovale incorniciato da una fitta barba nera, sebbene qualcuno vi vedesse anche delle sfumature rossastre, e da capelli dello stesso colore (per la verità, la sua chioma si assottigliava notevolmente sulla sommità del capo, ma BrightBlade non se n'era mai curato). Oltre la barba, attiravano l'attenzione il naso aquilino e i grandi occhi, il cui colore attraversava tutte le tonalità del verde prima di sfumare nel marrone e poi quasi nel giallo avvicinandosi all'iride.
L'armatura nascondeva un fisico asciutto, propenso più alla resistenza che alla forza bruta: l'atlantideo sembrava non avere addosso neanche un grammo di grasso, ma non sfoggiava certo la muscolatura pronunciata tipica dei lottatori.
BrightBlade rimase a guardare la sua immagine riflessa per quasi un minuto, studiandosi attentamente e riconoscendosi sul volto ancora giovane i primi segni della fatica e di una lunga vita di avventure. Gli atlantidei, infatti, invecchiano più lentamente degli uomini e non sembrano mai davvero vecchi, neppure al momento della loro morte, che avviene in media attorno ai centottant'anni. Sebbene dimostrasse appena trent'anni, dunque, l'atlantideo in realtà aveva probabilmente superato la cinquantina: non conoscendo con esattezza l'anno della sua nascita, il Paladino poteva basarsi solamente sulle congetture del Cronologo del Regno, Otrebmu Ittoram, con il quale aveva avuto una lunga discussione a riguardo.
«Sarà meglio sbrigarsi».
Prese le sue cose e lanciata un'ultima occhiata allo specchio, BrightBlade uscì dalla stanza, chiudendo silenziosamente la porta alle sue spalle prima di dirigersi all'uscita.
Fuori era piuttosto freddo, ma BrightBlade, avvolto nel suo caldo mantello, si sentiva perfettamente a suo agio. Dopo aver girato attorno alla Gilda, il Paladino si incamminò fischiettando verso la Taverna, dove probabilmente si erano già riuniti i suoi compagni di viaggio.
Era molto presto: le strade del Regno, che più tardi sarebbero state invase dalla gente come in una fiera di paese, erano ancora deserte, fatta eccezione per qualche saltuario passante.
Il cielo stava lentamente cambiando colore: a occidente la notte sembrava non voler ancora cedere il passo al giorno, mentre sopra la testa del Paladino si stendevano come onde sprazzi di rosso, giallo e arancione, pronti a trasformarsi nell'azzurro di una bella giornata d'autunno.
Camminando per tutto il tragitto con il naso all'insù, BrightBlade raggiunse infine la Taverna. Nonostante l'ora, i saloni erano già pieni di grida e schiamazzi e l'aria era pervasa da un odore stranissimo, un miscuglio di pancetta affumicata, latte bollito, marmellata e birra.
Guardandosi attorno, il Gran Maestro individuò subito i suoi compagni. Immaginando che stessero facendo conoscenza – non tutti si erano incontrati prima di allora – il Paladino non andò subito al loro tavolo, ma raggiunse invece il bancone.
Riconoscendolo e notando che Nappa era impegnato altrove, una giovane cameriera si precipitò a servirlo:
«Buongiorno, signore! Che cosa desidera?»
«Buongiorno... ieri sera ero passato ad ordinare delle razioni da viaggio...»
«Un attimo, vado a chiedere in cucina».
Mentre aspettava, il Paladino si voltò a osservare i suoi futuri compagni di viaggio.
Non sembravano male assortiti: erano tutti ottimi combattenti da prima linea, ma non mancava loro né la discrezione, grazie alle arti da ninja di Albins, né la magia, grazie al passato di Eruner.
Erano decisamente un buon gruppo, concluse BrightBlade.
«Ecco a voi!»
La ragazza era tornata con due grossi sacchi: in previsione della permanenza in Katai, il Vassallo aveva fatto preparare razioni di pane elfico sufficienti a sfamare tutti quanti per almeno due settimane. In questo modo, il Paladino aveva speso una vera cifra, ma d'altronde quello era l'unico alimento che si sarebbe conservato per i due mesi del viaggio in mare senza ammuffire.
Naturalmente, avrebbero potuto farsi sfamare dal Tatsujin: BrightBlade però aveva sentito dire che l'estate appena trascorsa era stata molto arida in Katai, e che ora il continente si trovava sull'orlo della carestia.
Dopo aver messo in spalla le provviste e ringraziato la cameriera, il Paladino si avvicinò infine al tavolo dove si trovavano i compagni.
«Buongiorno a tutti, signori!».
Su consiglio del Vassallo, ordinarono latte caldo e una fetta della crostata con marmellata di castagne che la moglie del Taverniere aveva appena sfornato e che si dimostrò essere buonissima.
Non appena ebbero finito di mangiare, uscirono tutti dalla Taverna per recuperare le proprie cavalcature, che nel frattempo erano state nutrite a loro volta; BrightBlade invece li precedette a piedi fino ai Cancelli, dove fu raggiunto dal resto del gruppo.
«Avete preso tutto?»
Gli altri annuirono in silenzio.
Soddisfatto, il Vassallo si voltò e mormorò alcune parole in quello che Eruner riconobbe essere atlantideo. Pochi istanti dopo, lo spiazzo davanti i Cancelli fu colpito come da un fulmine, senza però che si udisse alcun rumore.
Tutti quanti ne furono abbagliati: quando tornarono a vedere bene, BrightBlade era già montato in sella a un imponente destriero bianco, la cui criniera sembrava tessuta con fili d'argento.
Tame era pronto ancora una volta a servire il suo padrone.
«Un normalissimo fischio no, eh?»
disse Eruner, scuotendo la testa sorridendo.
Ignorando la battuta, il Paladino di Atlantide voltò il cavallo a oriente.
«Si parte!»
Tame si impennò, scalciando nell'aria con le zampe anteriori e lanciando un poderoso nitrito, quindi partì al galoppo.
Gli Aspiranti si scambiarono una lunga, significativa occhiata.
Infine, spronarono a loro volta i cavalli e si accodarono al Paladino di Atlantide.
Eruner
00mercoledì 24 settembre 2008 17:38
Eruner cavalcava silenzioso, avvolto nel mantello di pelliccia d'orso bianco regalatogli dal Maestro tempo addietro, appuntato da un fermaglio di metallo con al centro uno zaffiro blu oltremare, anch'esso donatogli da BrightBlade prima di un'avventura.
-Praticamente è il mio sarto personale...- pensò sorridendo il bicentenario elfo. L'altlatideo, notando quella breccia di umorismo nell'imperturbabile allievo, gli disse divertito, avvicinandosi:
<< Ah, ma allora sapete ancora sorridere! >>
L'aspirante, ricompostosi nella sua perenne aria di distacco, rispose: << Ogni tanto accade ancora, lo ammetto. Dev'essere l'emozione di una nuova sfida! >>.
Intanto, gli altri tre compagni di viaggio dei paladini, che cavalcavano poco dietro, si scambiarono un'altra occhiata, questa volta dubbiosa, domandandosi senza parlare quante ne avessero passate quei due per conoscersi così bene. Decisero, ognuno nella sua mente, di domandarglielo, prima o poi, magari proprio durante il viaggio in mare che si accingevano a compiere.
Durante i pochi giorni che ci vollero per raggiungere Vetoio e imbarcarsi, i tre si sorpreso sempre di più quando constatarono il numero di volte al giorno in cui i paladini si allenavano, nonostante fossero entrambi degli spadaccini molto capaci, ognuno a suo modo.
Soprattutto Albins, convinto che i due combattessero con il medesimo, rimase schockato dalle differenze lampanti che avevano, quindi, fattosi coraggio, decise di damandarglene il motivo (anche perchè l'elfo, senza un occhio e sempre silenzioso, gli incuteva un certo timore).
BrightBlade lo guardò un attimo stupito, come se la risposta fosse la più facile del mondo, quindi gli disse:
<< Vedete, io sono stato allenato dai Maestri paladini del Tempio del Gran Veggente e della Guardia Reale, che mi hanno insegnato lo stile proprio della mia cultura, fatto di un numero pressochè infinito di parate, schivate, affondi e contrattacchi. Una scherma che deve portare il Paladino a divenire solido e irremovibile come un bastione>> indi fece un leggero cenno del capo verso l'allievo che, seduto sul ramo basso di un albero, era intento a studiare alcuni incantesimi da un libro << Eruner al contrario è divenuto mio allievo molto decenni dopo la caduta di Atlantide e dopo oltre due secoli di vita quindi quando lo presi sotto la mia ala, per così dire, era già un esperto guerriero e un capace mago. Non avrebbe avuto senso imporgli il mio stile, ragion per cui gli dissi di proseguire come meglio credeva. Gli insegnai ciò che sapevo, ma lui ha sempre modificato le mie lezioni in modo che si adattassero al suo singolare modo di combattere. All'occorrenza sarebbe perfettamente in grado di combattere come un vero Paladino di Atlantide e anche in modo molto efficace, credetemi, ma preferisce sempre sfruttare la sua naturale agilità. Ah, vi dò un consiglio per il futuro: se doveste vederlo sorridere nel mezzo di una battaglia, preoccupatevi. PSecondo me viene colto da raptus di follia, ma lui dice che si diverte soltanto.>> E fece una leggera alzata di spalle. Quindi raggiunse l'allievo e iniziarono nuovamente a combattere. Albins, alquanto preoccupato, tornò a preparare il suo giaciglio.
Claudium
00mercoledì 24 settembre 2008 20:31
Anche nell'animo di Claudium erano sorti degli interrogativi, i quali, tuttavia, non riguardavano il rapporto tra il maestro e l'allievo, bensì unicamente Eruner.
Il primo di questi interrogativi trovò presto risposta durante i primi giorni di viaggio.
Claudium, infatti, da quando era partito, coltivava dentro di sè il desiderio di apprendere il più possibile le tecniche di battaglia di un vero Paladino, quali erano BrightBlade ed Eruner. Tuttavia, allenarsi con BrightBlade, per un Aspirante come lui, era praticamente impossibile, poichè sarebbe stato come se una mosca volesse imparare a volare da un'aquila. Così, un pomeriggio, il Paladino chiese ad Eruner di allenarsi insieme a lui. Il combattimento non fu per niente facile per Claudium, in quanto il suo avversario era incredibilmente veloce ed anticipava con grande abilità tutti i suoi colpi. Dopo circa mezzora di combattimento l' Aspirante fu costretto a fermarsi per riprendere fiato:
<<Anf... ma come... è possibile... anf... che riusciate... ad evitare... tutti i miei colpi... anf... nonostante... vi manchi un occhio... anf...>>
Eruner rivolse delicatamante la lama a terra e rispose:
<<Amico mio, non dimenticate mai le risorse che un guerriero ha a disposizione. E' vero, quasi la metà del mio campo visivo è stata compromessa, però ho altri sensi a disposizione. Tra questi vi è l'udito che negli elfi, come bene saprete, è molto più sviluppato del normale. Così, è facile per me anticipare la vostra lama in quanto, pur non vedendola, sono comunque in grado di sentirla, prevenendo così il colpo. Inoltre, ricordate che, nonostante non sia ancora un Vassallo, ho molta esperienza alle mie spalle, e perciò sono in grado di prevedere con facilità la direzione dei colpi di un guerriero alle prime armi come voi, limitandomi ad osservare solo la posizione delle gambe e la distribuzione del peso. Non vi preoccupate comunque: queste nozioni le imparerete strada facendo>>.
Claudium chinò il capo in tono di assenso e, sollevata la lama, riprese l'allenamento.
Drago.89
00giovedì 25 settembre 2008 09:46
Anche Drago,era curioso sul rapporto che vi era fra Brightblade ed Eruner,ma adesso,adesso che si trovava in Vetoio,suo paese natio,si sentiva molto triste.Stava cominciando ad imbrunire quando l'aspirante si allontanò dal luogo dell'allenamento senza farsi notare,camminò sino ad arrivare nella cappella di Vetoio.
Appena entrò sentì un gradevole odore di incenso.
Innanzitutto fece un inchino ed osservò la cappella in cui aveva trascorso buona parte della sua vita.
Il confessionale era alla destra delle panche,poco più in avanti vi era il mobile delle offerte.Vari dipinti affrescavano le pareti,angeli volavano liberi nel cielo limpido e sereno,infondendo tranquillità e un alone di magnificenza alla cappella.
Il prete come sempre era nel solito posto,Drago si sedette sulla panca ove era seduto e incominciò a pregare.
Il prete avendolo riconosciuto proferì parola:
<<Salve Drago>>
<<Salve padre,scusatemi ma ho bisogno di conforto,le vostre parole mi hanno sempre aiutato nei momenti più difficili della mia vita...>>
<<Oh Drago...ricordo bene tutti quei bei momenti,quando venivate anche insieme a vostro padre,lui si che era un eroe...siate sempre fiero e non rattristatevi perchè sento che egli vive ancora in Voi>>
<<Come farei senza di voi..>>
Ci fu un sincero abbraccio fra i due,dopodichè il prete gli diede la sua benedizione.
<<In nomine patris,filius et spiritus sancti ti benedico in modo che sia sempre sotto la protezione di nostro signore.>>
Detto questo l’aspirante si congedò e tornò nel luogo in cui si erano stabiliti con il cuore colmo di fierezza,confortato anche dalle parole del prete .Albins gli si parò davanti appena arrivò e cominciò a rinfacciargli che era ora di allenarsi,ogni volta che combattevano fra di loro miglioravano in velocità e forza,inoltre Drago aveva iniziato a sviluppare un certa resistenza contro gli attacchi magici. Questo era niente in confronto a quello che avrebbero potuto imparare dal vassallo Brightblade e da Eruner,ma Drago preferì solo pensarlo,perché non avrebbe mai potuto tener testa a due paladini come loro…I combattimenti erano oramai finiti e si preparavano per organizzare i turni della notte.
§ Albins §
00giovedì 25 settembre 2008 11:33
Era ormai calata la sera sui cinque guerrieri, e si poteva facilmente notare che erano tutti un po’ affaticati, anche perché nessuno si era risparmiato durante il giorno, tutti avevano voluto allenarsi, sia per tenersi in forma, sia per poter migliorare ulteriormente, in modo da poter tenere testa a qualsiasi avversario. Albins però sapeva bene che in un combattimento faccia a faccia non sarebbe stato in grado di eguagliare nessuno dei quattro, e per questo si era dato da fare, allenandosi fino ai propri limiti, e cercando di imparare quanto più poteva dai suoi compagni, fratelli, amici. Amici si, perché in questi pochi giorni aveva iniziato a poco a poco a conoscerli meglio, a parte Drago, che conosceva ormai da una vita. Claudium aveva avuto già il piacere di conoscerlo e di parlarvi, e subito aveva notato una certa intesa, quelli a lui sconosciuti erano i due Paladini di Atlantide. Di BrightBlade lo conosceva di fama, ma prima di questo viaggio non lo aveva mai incontrato, e quando lo vide, forse rimase un po’ deluso, aspettandosi un gigante pieno di muscoli chiuso in un’armatura, il cui colpo sarebbe stato in grado di abbattere centinaia di nemici. Quello che vide invece era un uomo più o meno della sua stazza, con addosso però un’armatura di come non ne aveva mai viste, e con una spada…tale che non avrebbe voluto il privilegio di incontrarla in battaglia. Infine, a prima vista non riuscì a dire se quello che si diceva sul suo conto era vero o no, ma aveva tutta la voglia di scoprirlo durante il viaggio, per questo lo osservava con un misto di curiosità e timore reverenziale. E quando lo aveva visto in giornata allenarsi con il suo discepolo Eruner, capì che era tutto vero quello che si diceva su di lui, era perfetto e rapidissimo nei movimenti, tanto che Albins, anch’egli dotato di una velocità fuori dal comune, ne rimase stupito, ma felice allo stesso tempo, perché sapeva che aveva molto da apprendere, in tutti i campi, non solo nel combattimento, ma anche nelle altre arti, e quindi aveva modo di migliorare, anche solo osservandolo, e poi perché, con un compagno come lui in squadra, era molto più tranquillo.
Albins però rimase stupito anche dall’altro paladino, Eruner, forse ancor di più di quanto lo fosse per BrightBlade, in quanto di quest’ultimo ne conosceva la fama, mentre del primo no.
Infatti notò che Eruner riusciva a tener testa al suo maestro, anche se aveva uno stile di combattimento un po’ diverso, che si adattava meglio alle proprie caratteristiche di elfo, ma sapeva che entrambi probabilmente non stavano facendo del loro meglio, e non riuscì ad immaginare di cosa sarebbero stati capaci di fare in un combattimento.
A parte quello che potè vedere nel suo allenamento, il paladino aveva un qualche cosa di malinconico nel suo modo di fare. Albins non conosceva la sua storia, ma dalla ferita che notava sul suo volto sapeva che aveva subito qualche cosa di terribile, ma al tempo stesso sapeva che forse ciò che lo tormentava non era in quella ferita, ma nel suo animo. Comunque decise di non chiedere nulla al paladino, per non essere invadente.
Tutti infine si erano preparati per passare la notte, e si decisero i turni di guardia: Albins si offrì di fare il primo turno, poi venivano Claudium, Eruner e BrightBlade. Infine l’ultimo lo faceva Drago, il quale aveva anche il compito di svegliare tutti all’alba.
Claudium
00sabato 27 settembre 2008 21:01
Quella notte Claudium ebbe una curiosa disavventura: una volta finito il suo turno di guardia, l'Aspirante cedette il posto ad Eruner e, non avendo ancora sonno, decise di fare un giro poco lontano dal luogo in cui si erano accampati. Il Paladino camminò fino a raggiungere un torrente e si sedette nei suoi pressi, mettendosi ad osservare il suo pugnale; il suo cuore ebbe un sussulto quando vide che questo era illuminato. Rimase a contemplare l'oggetto fino a quando la luce non si spense; dopodichè si avvicinò assetato all'acqua. Improvvisamente, una specie di serpente fluviale spuntò dal torrente aprendo le sue fauci aguzze; Claudium tolse la testa appena in tempo, evitando per pochi centimetri i denti della bestia. Tuffatosi all'indietro, l'Aspirante sguainò Arkea e si mise in posizione di guardia <<E tu che ci fai qua, bestiaccia?>>
Il rettile non era per niente piccolo: il diametro delle sue spire era pari a metà del corpo del Paladino e dalle sua bocca spuntavano denti affilati come rasoi, grondanti uno strano liquido verde smeraldo, lo stesso colore dei bagliori che le sue squame lanciavano sotto la luce della luna.
La creatura non perse un solo attimo di tempo e, appena l'Aspirante fu in piedi, sputò un denso liquido nero.

<<EGO SCUTUM LUCIS VOCO!>>

Claudium evocò immediatamente uno scudo di Luce che, materializzandosi sul suo braccio, impedì che questo venisse corroso dal liquido; esso infatti si rivelò essere un potente acido.
Il Paladino si preparò a rispondere all'attacco: caricò una discreta quantità di mana nella sua spada, le cui rune iniziarono ad illuminarsi di una tenue luce azzurra; la luce finì con l'espandersi su tutta la lama, ed essa venne ricoperta da uno strato di folgore; il Paladino fece roteare in aria la spada e scagliò una piccola saetta contro il serpente. Claudium pensava che sfruttando la conducibilità elettrica dell'acqua avrebbe potuto avere facilmente ragione della bestia, ma essa sembrò non riportare alcun danno.
<<Possibile che debbano capitare sempre a me gli avversari più coriacei?>> mormorò tra sè e sè il Paladino, prima di continuare il suo attacco contro la creatura.

Il combattimento continuò per un'ora ma, nessuno dei due combattenti riuscì a ferire l'avversario. Poi, mentre il rettile si preparava a scagliare il suo ennesimo attacco, una luce intensa, giunta dalle spalle del Paladino, accecò la bestia. L'incantesimo era stato lanciato da Eruner, che sguainata Enemesi si lanciò sul serpente, tagliandolo in più parti. A combattimento concluso i due Aspiranti rinfoderarono le armi e si avvicinarono l'uno all'altro.
<<Grazie, Eruner, iniziavo a stancarmi di combattere contro quella creatura. Come mai mi avete raggiunto?>>
<<Finito il mio turno non vi ho trovato nel vostro giaciglio e così ho pensato che fosse meglio vedere dove eravate finito. Comunque, la prossima volta state più attento quando combattete mostri del genere o almeno invitate anche me>> rispose il Paladino con un sorrisetto malefico stampato sulla faccia.
Claudium tornò dai suoi compagni insieme all'ex-Mago dell'Acqua, pensando che esso era esattamente come lo descrivevano gli abitanti delLo Regno.
BrightBlade
00domenica 28 settembre 2008 13:37


Il gruppetto capitanato da BrightBlade raggiunse Vetoio di buon mattino.
Dopo la distruzione ad opera delle melme marine, il porto fluviale del paese era stato ricostruito ed ampliato ulteriormente in modo da poter ospitare una piccola flotta di navi battenti bandiera del Drago Blu: persino la Maed Blue Cross, uno dei vascelli più famosi al mondo, aveva attraccato a Vetoio, qualche volta.
La realizzazione del nuovo molo era stata una notevole sfida per i mastri architetti del Regno.
Accanto al letto del fiume, era stata scavata una grande apertura rettangolare, larga circa centoventi metri e lunga cinquanta. La buca era separata dal fiume da un grande molo fortificato, dello spessore di dieci metri, quattro dei quali occupati dalle mura che circondavano interamente la nuova darsena. Il molo presentava un'apertura larga venticinque metri, alle cui estremità sorgevano due torrette. Una volta completati i lavori di scavo e lastricata completamente la buca, gli ingegneri avevano fatto crollare la diga di legno che ostruiva l'apertura: in pochi minuti, l'acqua aveva allagato la buca, trasformandola in un bacino perfetto per l'ormeggio delle navi.
Accanto a quella sorta di ''baia'' protetta, erano stati costruiti due grandi magazzini di pietra, un grande ostello e una piccola rocca, poco più che una torre fortificata.
Grazie alle sue dimensioni, la nuova darsena poteva ospitare fino a otto galeoni da battaglia, anche se non si era mai visto un simile affollamento di navi da guerra. La maggior parte del tempo, infatti, la nuova darsena era occupata da navi più piccole, per lo più fregate o brigantini, come quello in attesa della compagnia diretta in Katai.
Quando i compagni giunsero a Vetoio, trovarono ad attenderli un ragazzo dai capelli rossi, di nome Anthaner.
«... Ma potete chiamarmi Than» aggiunse subito, mentre li guidava attraverso il paese, fino alla nuova darsena.
Il molo brulicava di attività. Gru e montacarichi di legno portavano su e giù casse di ogni genere e dimensione: gabbie contenenti animali esotici, carichi di stoffe e spezie, generi alimentari, legname, pietra e metalli pregiati. Le banchine erano affollate di marinai e braccianti provenienti dai quattro angoli del mondo e nell'aria c'era un baccano assordante.
«Da questa parte!» disse Than, facendosi largo a stento tra la folla. Alto poco più di un metro e sessanta, il ragazzo aveva l'aspetto di un monello: capelli rossi, lentiggini e due occhi castani che sembravano incapaci di fermarsi per più di cinque secondi su qualcosa. Il giovane era piuttosto magro e questo fatto era accentuato dal suo abbigliamento: le braghe bianche di tela, arrotolate molte volte attorno alle caviglie, e la camicia rossa, piena di macchie e rattoppi, erano di molte taglie troppo grandi per il giovane.
Dopo ben dieci minuti di spintoni e deviazioni forzate, la comitiva riuscì finalmente ad emergere dal tumulto. Il gruppo aveva attraversato tutta la banchina, raggiungendo il fondo del molo, dove sorgeva uno dei magazzini ed il forte.
Di fronte a questi edifici era ormeggiato un agile veliero. Lo scafo era lungo trentacinque metri e largo quasi otto, ed era sormontato da tre alberi: trinchetto, albero maestro e albero di mezzana, più il lungo bompresso che sporgeva dalla prua.
Leggermente più piccola di un galeone, ma dotata della stessa alberatura, la nave doveva essere una delle più veloci in circolazione.
Osservando le sovrastrutture del veliero, BrightBlade vide diversi marinai intenti a sistemare le cime, rammendare la velatura e prendersi cura delle sei balliste montate sul ponte di coperta, tre per lato. Più in basso, il Paladino notò che sullo scafo si aprivano quattro boccaporti.
L'atlantideo aveva viaggiato molto, ma non aveva mai visto una nave dotata di una vera e propria batteria di armi da fuoco: evidentemente, il Sommo aveva assegnato loro uno dei migliori velieri in circolazione.
«Signori, questa è la Ventura» disse con aria importante Than, accompagnando le parole con un ampio gesto della mano.
«Guardate, maestro: sembra Unot'nah!» disse Eruner, indicando la polena, che raffigurava la testa di un drago marino. Il Vassallo sorrise incuriosito: da quanto ne sapeva, nessun abitante della terraferma aveva mai visto l'antico drago all'infuori di lui, Eruner e Cyber Dark. Eppure, la somiglianza con la creatura mitologica era davvero incredibile...
«Il capitano Dixon vi aspetta alla Mensa Ufficiali; nel frattempo, potete lasciarmi le vostre cose e i cavalli» disse il ragazzo.
Dopo aver affidato zaini e cavalcature a Than, la compagnia del Regno entrò nella Mensa, che sorgeva proprio accanto al forte e aveva l'aspetto di una locanda di lusso.
All'interno l'atmosfera era piuttosto tranquilla: il locale era infatti riservato agli ufficiali, mentre i marinai potevano disporre dell'osteria situata all'altro capo della nuova darsena.
In quel momento la sala era completamente deserta, fatta eccezione per il locandiere e per il capitano Dixon, seduto a un angolo della stanza con gli stivali sopra il tavolo.
Non appena vide la comitiva, il capitano si fece notare con ampi gesti delle braccia, quindi si alzò e andò incontro al gruppo.
«Benvenuti a Vetoio, signori.
John Curtis Dixon, capitano della Ventura, la fregata ormeggiata qui fuori.
Voi dovete essere la squadra diretta in Katai, giusto?»
Mentre parlava, il capitano porse la mano, che BrightBlade si affrettò a stringere a nome del gruppo. Entrambi avevano una stretta decisa e furono ben impressionati da quella dell'altro.
«Sedetevi, vi prego» disse Dixon, accomodandosi al tavolo.
«Con piacere, Capitano. Vi ringrazio per aver accettato di accompagnarci in Katai» esordì il Paladino di Atlantide.
«Il piacere è mio, signori. Ho sentito molto parlare delle vostre imprese» rispose Dixon, riempendo di birra i boccali dei presenti fino all'orlo.
«Ditemi, Capitano: quanto tempo ci vorrà per raggiungere Niwa?» domandò Claudium, prima di bere un sorso dal suo bicchiere.
«Dipende soprattutto dal tempo – rispose Dixon – ma direi che due mesi è una stima più che verosimile. Naturalmente bisogna anche considerare l'eventualità di un attacco da parte dei pirati, o di qualche viverna... ma non sono molto preoccupato a riguardo».
Sul volto del lupo di mare era apparso un sinistro sorrisetto.
«Vi riferite ai vostri... cannoni, è così che si dice?» disse allora BrightBlade, ripensando ai boccaporti che aveva visto poco prima.
«Proprio così. Li ho fatti montare in questi giorni, mentre vi aspettavo. Otto ''colubrine'' da 15 libbre, quattro per lato, più una da 10 libbre a prua» disse con orgoglio Dixon.
La polvere da sparo era una novità per gli Aspiranti, che conoscevano i cannoni solo per sentito dire, per lo più come protagonisti di racconti difficili da credere. Nel Regno circolavano da tempo alcuni modelli di fucile, ma si trattava di armi portatili, non certo di vere e proprie macchine da guerra! Per giunta, l'arco e la balestra si dimostravano ancora decisamente superiori ai nuovi e spesso inaffidabili ritrovati della scienza.
«Sono armi molto potenti?» chiesero all'unisono Drago ed Albins.
Dixon scoppiò ridere.
«A dire il vero fanno solo un gran baccano! Che dire... sono terribilmente imprecisi sulla lunga distanza e per ricaricarli serve il doppio del tempo di una ballista... ma a corto raggio sono micidiali. Credete a me: quelle armi sono il futuro».
Come a sottolineare quest'ultima affermazione, Dixon bevve un lunghissimo sorso di birra.
«Quando saremo pronti a partire, Capitano?» chiese invece Eruner.
«Non appena lo desiderate, signori. E' ancora presto, quindi possiamo salpare anche ora, oppure domattina. Di solito non parto mai di pomeriggio, perché non riusciremmo a raggiungere il mare aperto prima che scenda la sera... e vi garantisco che navigare un fiume stretto come questo in piena notte non è piacevole!».
BrightBlade annuì, quindi si voltò verso i compagni.
«Per quanto mi riguarda, possiamo partire anche subito. Qualcuno di voi deve sbrigare qualche faccenda qui a Vetoio?».
Tutti scossero il capo ad eccezione di Drago.
«Se possibile, vorrei passare a salutare il sacerdote di Vetoio: è un mio vecchio amico. In ogni caso, sarò di ritorno in mezz'ora al massimo».
BrightBlade annuì:
«Non c'è problema. Facciamo così: ci rivediamo tutti tra mezz'ora di fronte alla Ventura».
Dopo essersi salutati, gli Aspiranti uscirono dalla locanda; il Vassallo invece rimase seduto con il Capitano. I due discussero brevemente del viaggio, quindi Dixon si offrì di mostrare la nave al Paladino, il quale accettò ben volentieri.
Mentre uscivano dalla Mensa Ufficiali, BrightBlade avvertì una strana sensazione. Voltatosi, notò che un uomo lo stava osservando, fermo in mezzo alla folla tumultuosa che si agitava sul molo.
Non appena si accorse di essere stato visto, lo sconosciuto si dileguò tra la gente, ma non prima che il Vassallo avesse notato almeno un particolare: due sottili occhi a mandorla...
Eruner
00lunedì 29 settembre 2008 03:11
Eruner si aggirò svogliatamente per la cittadina, giusto per far passare più rapidamente il tempo, senza interessarsi a nulla di ciò su cui cadeva il suo sguardo.
- E va bene, direi che mi sono annoiato più che a sufficienza...
Voltandosi, prese a ritornare verso la nave dalla strana, ma in qualche modo famigliare, polena di forma draconica, la quale riportò alla mente del Paladino i ricordi della sua investitura: quella notte sembrava che il cielo avesse deciso di riversare tutte le sue lacrime sul mondo, tanto che, persino bardati nei loro mantelli, Cyber Dark, BrightBlade e lui si bagnarono inverosimilmente. Quanti anni erano passati... Sembrava un'altra vita!
Senza accorgersene, si ritrovò sulla nave, anzi, percisamente sopra la nave, appolaiato sull'albero maestro, lo sguardo rivolto al fiume.
- Come diavolo sono finito quassù? Mah...
Voltando l'occhio sulla folla che si accalcava sulla darsena, notò una figura immobile e irriconoscibile a causa di un mantello, che osservava sfacciatamente la nave. Probabilmente non si sarebbe notata dal basso, ma dall'altezza a cui si trovava l'elfo in quel momento risultava singolare qualcuno fermo tra gli uomini indaffarati che riempivano la riva. Incredibilmente, appena la figura notò che l'Aspirante l'osservava, sembrò sparire nel nulla dopo aver mosso pochi passi.
- Questo è curioso... Conosco solo una persona capace di fare qualcosa di simile e al momento non si trova certamente qui, ne sono più che sicuro. Interessante...
Proprio mentre pensava ciò, udì le voci dei compagni di viaggio da basso, appena tornati dalle loro faccende in città.
- Sarà meglio raggiungerli...
Drago.89
00lunedì 29 settembre 2008 12:11
Drago stava tornando dalla cappella di Vetoio,il panorama che si stagliava di fronte a lui appena uscito dal villaggio era una foresta immensa ed una stradina verso sud che portava alla darsena.
Era in perfetto orario e camminava tranquillo verso la sua meta,quando udì degli strani rumori,l'aspirante si mise subito in posizione d'attacco:
<<Vieni fuori,chi sei?>>
Non successe nulla,ci fu solo silenzio.L'aspirante adesso camminava con una mano tesa sulla elsa della spada.
Stranamente la spada del Tramonto iniziò a luccicare.
-"Quale strano potere avvolge questa spada?Spero un giorno di comprendere il suo vero potenziale.."
Finalmente arrivò alla darsena e si diresse verso il veliero,l'area portuale era affollata,ma aveva la strana sensazione che qualcuno lo stesse seguendo,si voltò per sicurezza ma non vide nulla.
Arrivato nel posto si accorse che Eruner e Birghtblade lo aspettavano e fortunatamente i suoi amici in quel momento salivano sulla nave.Albins chiese dove fosse sparito:
<<Ma dove siete andato,non vi ho visto in città>>
<<Laciamo perdere ho avuto un contrattempo..>>
Il ninja incuriosito voleva saperne di più:
<<Che genere di contrattempo?>>
<<Niente mi è solo sembrato di essere seguito..>>
Infine quella strana sensazione era avvolta da un profondo mistero, forse collegata alla missione che avrebbero presto intrapreso.

OT-Ho cambiato tutto scusa Eruner... [SM=x92713]-OT
Eruner
00lunedì 29 settembre 2008 20:49
ot Non è che bisogna far spuntare nemici ogni tre per due. Tanto più che in mezzo a una città risulta ben poco credibile... ot
Claudium
00giovedì 2 ottobre 2008 19:47
Ora che erano finalmente tutti riuniti, la compagnia potè salire sulla nave, procedendo lentamente sulla passerella. Una volta imbarcati, gli Aspiranti si diressero verso i fianchi dell' imbarcazione, per godersi al meglio lo spettacolo della partenza, mentre BrightBlade rimaneva al centro del ponte, attendendo che il capitano Dixon lo raggiungesse:
<<Sir BrightBlade, possiamo partire?>> fu la perentoria domanda del Capitano.
<<Sì, partiamo pure>>.
<<Bene: UOMINI, SCIOGLIETE LE CIME E SPIEGATE LE VELE! SI PARTE!>> udito l'ordine del loro capitano, gli uomini della la ciurma si misero immediatamente all'opera, spostandosi velocemente lungo il ponte, per raggiungere i loro posti: oltre che la nave più veloce sembrava che i Sommi avessero messo a disposizione del gruppo anche l'equipaggio più competente.
Dopo che tutto fu pronto, la nave iniziò finalmente a muoversi, dapprima lentamente, staccandosi dal molo, poi sempre più veloce, sotto le attente cure del timoniere. In breve la nave uscì dalla darsena ed entrò lenta nelle acque del fiume, proseguendo calma lungo il suo corso. Dopo alcune ore di viaggio raggiunsero poi il mare:
<<FOCE IN VISTA, SPIEGARE TUTTE LE VELE!>> ordinò il capitano; poi, rivolgendosi al Paladino di Atlantide, esclamò <<Ora vedrete quanto è veloce il nostro veliero...>>
Quando tutte le vele furono spiegate, la nave rivelò la sua vera potenza e, sfruttando al massimo la sua agilità, raggiunse la sua velocità massima, correndo rapida sulle onde, che, come la migliore delle spade, facilmente fendeva.
<<Non è stupefacente quanto questa nave sia veloce, Ser Claudium?>> domandò Albins al Paladino.
<<Ehm.. già... burp... stupefacente>>.
<<Claudium, vi sentite bene? Non avete una bella cera...>>
<<Già... temo... burp... di soffrire di mal di mare... burp... vogliate scusarmi...>> l'Aspirante corse immediatamente verso il fianco dell'imbarcazione, in preda ai conati, compiendo cose che è meglio non specificare.
<<Eh, non fanno più gli Aspiranti di una volta; mi chiedo dove finiremo di questo passo>> esclamò Eruner scuotendo la testa, mentre BrightBlade e gli altri Aspiranti sorridevano divertiti di fronte alle disavventure del compagno.
BrightBlade
00venerdì 3 ottobre 2008 13:38
Il paesaggio al cospetto del monaco era splendido. L'immensa distesa d'erba si agitava ritmicamente, onda dopo onda, sospinta dal forte vento. All'orizzonte, un salice si ergeva come uno scoglio solitario, le fronde cullate nell'aria satura dei colori dell'alba. Era un luogo che esisteva al di fuori dello spazio e del tempo. Il lento scorrere dei secoli e il battito d'ali di una farfalla si confondevano in quell'eterno presente in cui il pensiero umano sembrava arrendersi, sopraffatto da tanta bellezza.
I lama del sud ritenevano che il mondo fosse abitato dal Nulla e che tutto fosse Apparenza, Vuoto: ma in quel momento, le loro pur profonde riflessioni erano come disperse dal vento, rese esse stesse vuote dalla profonda verità di quella valle, una verità che parlava alla mente prima ancora che ai sensi.
Il ciclico trascorrere delle stagioni, il ritmo imperturbabile della natura erano manifestazioni di un altro Tempo, tanto vero quanto l'inesorabile avanzare degli anni: in quel luogo speciale, queste due dimensioni sembravano toccarsi, manifestarsi insieme.
Forse la natura non era una madre ingannatrice, come sostenevano i lama; forse quella valle non era affatto una ''maschera del Nulla''. In quel momento, sembrava piuttosto l'immagine di un mondo superiore ed eterno, di ciò che dà forma alle cose e ti permette di riconoscerti allo specchio, sempre te stesso nonostante il tempo sia passato... e ti abbia cambiato. Una costante spirituale, una sorta di ''tempo dello Spirito'' tanto vero quanto lo è quello della Carne. Due dimensioni indissolubili, che si incontrano ad ogni festa, ad ogni ricorrenza...
Persino in quel momento, in cui il sole stava sorgendo, quei due mondi si incontravano; anzi, l'eterno volgere del sole era la prima e più costante manifestazione dell'unione tra il tempo ciclico e quello lineare.
Raggiunto il salice, il monaco si sedette ai suoi pedi, stanco dopo un'intera notte di cammino.
Si ricordò in quel momento che proprio quel giorno era il Solstizio d'Autunno: esattamente cinque anni prima, aveva superato il suo Kenmei na Saiban ed era diventato un monaco.
Fu questo pensiero a fargli spalancare gli occhi. Ora, come cinque anni prima... cinque anni prima, Solstizio d'Autunno...
Il tempo era trascorso, giorno dopo giorno, ma erano le ricorrenze a farglielo percepire. Se non ci fosse stato un solstizio, un'alba e un tramonto, non se ne sarebbe accorto.
Che cos'è il tempo? E' il regolare scorrere della sabbia all'interno di una clessidra?
Eppure, quello scorrere perdeva ogni significato senza il tempo ciclico, che proprio nel suo eterno ed immutabile ripetersi dava dimensione e sostanza all'altro, al tempo lineare... e dava all'uomo riferimenti, tappe della sua Storia, cioè della sua identità.
L'eternità terrena, di colpo, apparve agli occhi del monaco come la più terribile delle maledizioni: poiché era un eterno presente, una clessidra sempre piena, un tempo senza stagioni, senza tramonti, senza ricorrenze, senza passato, e quindi senza identità.
Il monaco rivolse il suo pensiero ai Bannin, i Custodi delle Falci: com'era la loro vita? Eppure la stessa parola ''vita'' non aveva senso, nel loro caso. La vita per definizione ha termine: si può dire ''vive'' di qualcuno che non muore?
Gli fu allora chiaro il terribile fardello di quegli uomini, i quali per proteggere le Falci avevano rinunciato a tutto: al proprio passato, alla propria vita, alla stessa umanità, disposti a esistere sospesi nel tempo, senza ieri o domani... soltanto un interminabile oggi.
Dovevano essere personalità eccezionali: per un comune mortale, un simile peso avrebbe ben presto significato la follia.
Il monaco rivolse più di una preghiera in loro favore, quindi raccolse le sue cose e, dopo aver carezzato il tronco del salice, riprese il cammino. Sebbene fosse stremato, sapeva di essere inseguito e non poteva permettere che lo prendessero... No, doveva raggiungere la Jutaku-Tatsujin, a qualunque costo!
§ Albins §
00giovedì 9 ottobre 2008 10:55
Albins aveva viaggiato per mare solo un paio di volte, e sempre su una grande nave. Le occasioni erano state entrambe per arrivare al Regno di BlueDragon, la prima volta per portare a termine una missione affidatagli, la seconda per stabilirsi definitivamente nelLo Regno, e chiedere l’investitura ad Aspirante Vassallo. In entrambe le occasioni il mare lo aveva affascinato, rapito, come solo una bella donna sa fare. Un’immensa distesa di acqua, che arrivava fino all’orizzonte, che pullulava di creature di tutti i tipi, dalle più docili alle più pericolose. Aveva, osservendolo, quasi l’impressione di perdersi nella sua vastità, e non riuscire più a togliere lo sguardo dall’infinito movimento delle onde. A volte ascoltava le storie di coloro che lo attraversavano molto più di lui, siano essi pescatori o esploratori, e sentiva di mostri marini giganti che attaccavano le navi per distruggerle, a volte erano draghi marini, altre volte calamari enormi, ma sapeva bene che molte di esse erano inventate, allo scopo di raccontare le proprie gesta.
Albins non aveva mai incontrato nessuno di quei mostri, ma nel suo secondo viaggio verso il Regno vide qualcosa che gli fece credere che non tutte le storielle raccontate da pescatori o esporatori erano false. Infatti una notte in cui non riusciva a dormire, decise di uscire dalla sua cabina e salire sul ponte a prendere una boccata d’aria. Era solo e poteva ascoltare il rumore del mare e notare il riflesso quasi argenteo della luce della Luna, anche se a volte veniva coperta da alcune nuvole. E proprio mentre una di queste nuvole cessava di oscurarla, vide in lontananza qualcosa a cui non avrebbe mai creduto, dapprima solo due brillanti occhi, poi una buona parte del corpo, formata da scaglie color verde. Era sicuro che fosse un Drago Marino, bellissimo a vedersi, e sembrava fissare prorpio lui. Ma in quel momento un’altra piccola nuvola passò davanti la Luna, fu solo un attimo, ma bastò alla creatura per sparire così come era apparsa. Albins non raccontò nulla di quella notte, ma sapeva che da qualche parte negli abissi vivevano creature come quella.

I giorni passavano e il viaggio procedeva nel migliore dei modi, anche per Claudium, che si stava abituando a viaggiare per mare, e non si sentiva sempre male come nei primi giorni…
Eruner
00giovedì 9 ottobre 2008 18:25
Di quando il viaggio si allungò...


Luce di Luna che nel cielo splendi,
sol tu rischiari il mio inquieto sonno,
quasi come torcia in antro oscuro.
Luce di Stelle che a gemme pari,
sol tu mi rallegri di mille sfavilli,
quasi di fiamme la notte popoli.
Luce di Ombra che laggiù t'addensi
sol tu mi desti com'orrido sogno,
lasciandomi tremante e impotente.

Luce di Notte che...


La notte era riempita di una soave litania in lingua elfica, insieme dolce e raccapricciante, capace di raggiungere ogni angolo della veloce nave del Regno. BrightBlade, che non riusciva a prendere sonno a causa di un nervosismo immotivato, appena udì quelle ritmiche parole rimase un secondo ad ascoltarle, come rapito, quindi di alzò e decise di scoprire chi ne fosse il cantore. Una volta sul ponte, rimase alquanto sorpreso nello scoprire che a riempire l'aria di note canore era il suo allievo, appolaiato su uno degli alberi della loro imbarcazione.
Eruner, una gamba a penzoloni nel vuoto e lo sguardo perso nell'infinito, s'interruppe appena il Vassallo fece capolino da sotto coperta, avvertendo la fastidiosa sensazione di essere osservato.
<<Non riuscite a dormire neanche voi, Maestro? >> chiese l'elfo, voltandosi verso il Paladino.
<<Noto di non essere l'unico... Cosa vi tiene sveglio? Lo sò che non dormite mai più di un paio di ore, ma dovreste riposare il più possibile prima dei disagi che ci affrontiamo a intraprendere.>>
<<Lo sò, ma ho una sgradevole sensazione di pericolo imminente... Come anche Drago>> quindi indicò un punto a prua, da dove un'ombra più scura prese ad avvicinarsi.
<<Sir BrightBlade, vedo che ora i nottambuli sono tre! Vi ha forse svegliato il canto? Non prendetevela, sono stato io a domandare a Sir Eruner di farmi ascoltare qualche composizione del suo popolo>>
<<Drago, vi ho già detto di non darmi titoli... Non sono più meritevole di voi in alcun modo!>> disse Eruner, senza malizia, facendo capire con lo sguardo di non essere affatto infastidito.
<<Avete ragione Eruner, è solo la forza dell'abitudine... A palazzo, con tutti i diplomatici dei vari regni del mondo che vanno e vengono, sono più le volte che dico "Sir" di quelle in cui saluto!>> replicò la guardia reale, prorompendo in una leggera, quanto decisa, risata.
Improvvisamente, Eruner voltò lo sguardo verso il castello di poppa, corrucciato, seguito subito dopo da BrightBlade.
<< Sentite nulla?>> domandò l'elfo.
<<No...>> risposero gli altri due. Quindi BrightBlade proseguì: <<Perchè il timoniere non fa rumore?>>
Quasi prima che il Vassallo terminasse la frase, un dardo si diresse letale verso Eruner, che riuscì ad evitarlo di pochissimo e si lanciò con un balzo verso la direzione da cui era provenuto, la spada già in pugno, seguito immediatamente dai meno agili umani. Appena vicino al timone per poco non inciampò in qualcosa, riacquistando immediatamente l'equilibrio, ma perdendo l'opportunità di bloccare l'aggressore, che sparì oltre la balaustra, ma senza che si sentisse alcun tonfo in acqua. L'elfo, noncurante di quell'ultimo aprticolare, si si lanciò a sua volta nell'oceano, ritrovandosi però completamente solo. Imprecando a bassa voce, formulò un paio di parole in atlantideo e una colonna d'acqua lo riportò sul ponte. Mentre muoveva rapidamente il capo per spruzzare via l'acqua di mare dai lunghi capelli neri, l'aspirante disse:
<<E' fuggito. Non sò come, ma è riuscito a sparire nel nulla. Mi state ascoltando?! >> l'ultimo sbotto di rabbia era rivolto ai due compagni, fermi davanti al timone, Drago che fissava un punto ai suoi piedi e il Vassallo accucciato sull'ombra contro cui aveva inciampato Eruner durante il breve inseguimento appena conclusosi. Quando l'Aspirante abbassò lo sguardo a sua volta, vide il cadavere di un uomo: il timoniere. Dopo essersi rialzato, BrightBlade disse;
<<Non c'è più nulla che i nostri poteri possano fare. E' morto immediatamente a causa di una ferita netta alla gola. Come se non bastasse, il timone è stato manomesso. Ecco il perchè della sensazione che ci teneva svegli... Mi domando chi possa aver fatto tutto questo.>>
<<Ho io la risposta>> la voce era quella di Albins, che, come gli altri occupanti della nave, era stato svegliato dal trambusto. <<Deve essere stato un ninja come me: l'arma conficcata nell'albero è uno shuriken. I nostri avversari vogliano evitare che si riesca a giungere in Katai...>>
<<Sembra che ci siano riusciti...>> fece notare mestamente Eruner.
Claudium
00venerdì 10 ottobre 2008 20:28
In breve Claudium e tutti i membri dell'equipaggio, Capitano compreso, salirono sul ponte, circondando il corpo ormai senza vita del timoniere. Dixon si fece largo tra la folla seguito da Claudium:
<<Cosa diavolo succede qui?>> il suo sguardo si posò sui Seguci di Blue Dragon, per poi passare sul cadavere del timoniere <<ERIEMITON! NOOOO!>>
Dixon si gettò sul marinaio nella vana speranza che i suoi strattoni potessero svegliare l'uomo da quello che sembrava essere un prodondo sonno; e sonno lo era ma troppo profondo per poterne essere risvegliato.
<<QUALE BASTARDO HA OSATO TANTO?>> gridò il capitano con la voce rotta dal dolore.
<<Non lo sappiamo. Siamo stati attaccati da uno sconosciuto, un ninja probabilmente, ma ora sembra essersi volatilizzato. Poi abbiamo trovato il vostro timoniere in questo stato>> rispose Eruner chinando il capo e stringendo i pugni, gesti suscitati dal rispetto per la sorte del marinaio e dalla rabbia per essersi lasciato sfuggire l'assassino>>.
<<Inoltre l'assassino ha manomesso il timone, perciò per ora siamo bloccati qui>> aggiunse BrightBlade indicando i resti dello strumento.
Dixon si ricompose ed alzatosi passò ad esaminare lo stato dei meccanismi. Claudium gli si avvicinò lentamente:
<<Credete che si possa aggiustare, capitano?>>
<<Sì, ma dovremmo essere in un cantiere per farlo. Ora come ora è inservibile>>.
<<Quindi addio missione, siamo costretti a rimanere bloccati qui per chissà quanto tempo>> esclamò stizzito Drago incrociando le braccia.
<<Non necessariamente; il timone non è l'unico sistema con cui si può governare una nave, possiamo usare anche i remi. Purtroppo però, la nostra marcia subirà un forte rallentamento, in quanto, se prima potevano correggere la nostra rotta mentre navigavamo, ora dovremmo fermare la nave di volta in volta ed aspettare che i rematori modifichino la traiettoria del veliero. Di questo però preferirei parlarne più tardi. Ora vorrei far portare via il mio timoniere>>.
Dixon ordinò così agli uomini di portare via il corpo di Eriemiton; il mattino dopo avrebbero proceduto con il suo funerale, affidando il suo corpo al mare.
Dopo che tutti se ne furono andati, sul ponte rimasero solo gli Aspiranti, il Vassallo ed il Capitano.
<<Risolto il problema del timone ora dobbiamo pensare a come trovare il nostro amico ed a evitare che si azzardi di nuovo a giocarci un tiro del genere>> disse Claudium.
<<Sicuramente il ninja deve essere rimasto sulla nave; se ci fosse stata un'altra imbarcazione l'avrei sicuramente vista dopo che mi sono tuffato>> affermò Eruner.
<<Dannazione! Quindi quel maledetto si aggira tra la mia ciurma. Giuro che se gli metto le mai addosso gli farò rimpiangere di essere nato>>.
<<Calmatevi capitano, state pur certo che non gliela faremo passare liscia, ma ora dobbiamo ragionare: quel tale, essendo un ninja, doveva sicuramente essere un orientale. Quanti ve ne sono nell'equipaggio?>> chiese BrightBlade.
<<Praticamente metà degli uomini>> rispose Dixon.
<<Quindi ci sono poche probabilità di scoprire chi sia; l'unica cosa che possiamo fare, per ora, è impedire che ci riprovi ancora. Purtroppo fare delle ronde notturne temo sia inutile contro un nemico che trova nella notte la sua migliore alleata. Voi avete qualche idea?>>
Albins fece un passo avanti:
<<Io in verità ne avrei una: ho portato con me dei fogli speciali che producono un ronzio molto forte qualora qualcuno vi si avvicini troppo, percettibile solo da animali o da persone che possiedono un udito molto sviluppato, come me. Potrei piazzare tali trappole lungo tutto il ponte, così da avvertirvi in tempo qualora il nostro uomo decidesse di uscire di nuovo allo scoperto>>.
Il Vassallo chinò la testa in tono di assenso, ricominciando a parlare:
<<Molto bene, mi sembra un buon piano. Voi, Capitano, domani mattina, tranquilizzate i vostri uomini sull'accaduto, ma tenetegli all'oscuro del nostro piano; limitatevi a vietargli di aggirarsi per il ponte di notte, adducendo come pretesto l'episodio verificatosi stasera. Voi, Albins, d'ora in avanti, disponete ogni sera senza farvi vedere le voste trappole lungo il ponte, per poi toglierle al mattino.
La prossima volta saremo preparati...>>
§ Albins §
00sabato 11 ottobre 2008 11:28
Subito dopo il capitano e gli aspiranti scesero tutti sotto coperta, solo Albins rimase sul ponte per poter piazzare le sue trappole. Sapeva bene di aver a che fare con un ninja come lui, se non più abile, dato il modo in cui era riuscito a fuggire e a farla ad un aspirante vassallo quale Eruner, ma non aveva ancora capito bene quale tecnica abbia usato. Comunque non c’era tempo da perdere, l’assassino era ancora a piede libero, e per di più sulla loro stessa nave, Albins doveva fare in fretta e farlo al meglio.
Mente piazzava le trappole in modo strategico vide qualcuno salire sul ponte, era Eruner.
<< Salve Eruner, come mai siete salito di nuovo sul ponte? >>
<< Eh Albins volevo vedere come procedeva il vostro lavoro. >>
<< Tutto bene, sto continuando a mettere le mie trappole, penso che prima o poi il nostro amico ci finirà dentro… Aspettate, non da lì.. >> disse girandosi verso Eruner, che nel frattempo lo stava raggiungendo.
<< Vogliate scusarmi Albins, non mi ero reso conto che le aveste già attivate. >>
<< Solo alcune, quelle nel punto in cui stavate passando. Così se l’assassino mi avesse voluto fare una visita anticipata, lo avrei accolto a braccia aperte..eheh.
Comunque c’è poco da scherzare, quel ninja deve essere molto forte e per questo avevo già intenzione di farvi alcune domande. >>
<< Dite pure Albins. >>
<< Volevo sapere se avevate notato qualcosa di quel ninja, anche un piccolo particolare. >>
<< Era nella penombra e si è mosso rapidamente, ma i miei occhi da elfo sono riusciti a seguirlo finchè non ha voltato l’angolo ed è sparito, cosa che i ninja sanno fare meglio di tutti al mondo.
Comunque era vestito tutto di nero, ma ora che mi ci fate pensare, la cosa che mi ha colpito è stata una fascia che aveva sul braccio…una fascia rossa, si. >>
Detto questo Eruner notò che gli occhi di Albins ( l’unica parte del corpo visibile del ninja ) assumevano una strana espressione, un misto di sorpresa e preoccupazione.
<< Ne siete proprio sicuro Eruner? >>
<< Certo, vorreste mettere in dubbio la mia vista? >>
<< No no, vogliate scusarmi voi ora, è solo che questo vuol dire che la situazione peggiora sempre di più. I nostri nemici sono disposti a tutto pur di fermarci, l’atto di stasera non è che l’inizio…>>
<< Perché Albins? Cosa avete scoperto? >> disse Eruner interrompendo l’aspirante.
<< Penso di aver capito chi ci ha attaccati stanotte, ma prima di spiegarvi tutto in modo più chiaro, ho bisogno di controllare una cosa. Voi non preoccupatevi e andate a riposare, domattina potrò dire a tutti voi qualche cosa di più. >>
<< Va bene Albins, vi lascio fare ciò che dovete e seguirò il vostro consiglio. A domani. >>
Eruner sapeva che Albins era agitato, ma non riusciva a capire come facesse a sembrare così calmo, come se la paura e la preoccupazione gli scivolassero via dal corpo come l’acqua.
Anche il ninja scese nella propria cabina e subito prese dalla sacca che porta con sé un libricino.
Si mise a sfogliarlo con foga e improvvisamente si fermò ad una pagina contenente un simbolo e un disegno raffigurante una fascia.
Sbalancò gli occhi, appartenevano alla più potente famiglia di ninja assassini dell’oriente, la famiglia Sawamura.
Drago.89
00sabato 11 ottobre 2008 20:31
Drago prima di coricarsi si era trattenuto a parlare con Albins per saperne di più sul nemico e quello che aveva scoperto non era nulla di rassicurante.
Due ore prima...
<<Allora direi che siamo messi bene,anzi benissimo...>>.
Il ninja sembrava alquanto spiritoso.
<<Non penso che stiamo così ben messi...indi parlatemi un pò di questa stirpe,come li avete chiamati i Sawamura?Il nome mi sembra familiare..>>.
Improvvisamente l'espressione del ninja cambiò radicalmente,sia dal suo tono di voce,sia dal suo sguardo,Drago oramai aveva imparato a leggere anche i suoi pensieri stando da molto insieme a lui.
<<Questa stirpe di ninja assassini è nota per la loro pessima reputazione,conoscono delle arti e dei ninjutsu fatali,non per niente è la più potente che sia mai esistita nel Katai e vi posso assicurare che non sarà così semplice,infatti vengono assoldati dalle famiglie più ricche...>>.
Anche Drago assunse un'espressione seria,ma non sembrava per nulla impressionato.
<<Non dobbiamo preoccuparci,nessuno potrà fermarci perchè noi siamo i portatori della Luce e non possiamo permettere che loro intralcino il nostro cammino,soprattutto adesso che sappiamo si trovi sulla nave dovremo prenderlo prima o poi,almeno spero.>>
<<Avete ragione senz'altro,le trappole non sono così facili da evitare ma se è un ninja esperto,il che non lo dubito,state pur certo che non abboccherà così facilmente..>>
<<A domani fratello>>
<<A domani...>>
Dopo quella breve chiacchierata fra i due,la Guardia Reale ritornò nella sua cabina e prima di entrare,gli sembrò di udire uno strano fruscio...
BrightBlade
00giovedì 16 ottobre 2008 23:37
L'enigma del sicario
Il sole era ormai tramontato da molte ore e sulla Ventura non si udiva altro suono che il continuo scroscio delle onde.
Quella sera, il timoniere Eriemiton aveva ricevuto l'ultimo saluto prima di essere affidato alle cure del mare: nessuno era in vena di scherzi, neppure il giovane Than.
Dopo due ore di estenuante lavoro, i marinai erano infine riusciti a rimuovere il timone: il ninja, infatti, aveva chissà come riscaldato le giunture di ferro fino a farle fondere, bloccando la barra tutta a dritta in modo che la nave girasse in tondo. L'albero del timone – un'asta metallica spessa cinque pollici – si dimostrò un avversario formidabile e resistette ostinatamente a tutti i tentativi di manomissione della ciurma, fino a quando, sotto la guida di BrightBlade, cinque marinai, calatisi dalla coperta con imbragature improvvisate, riuscirono a scardinarlo facendo leva in modo opportuno con sbarre di ferro. A quel punto, però, la poppa era talmente danneggiata da rendere impensabile l'ipotesi di sostituire il timone: qualsiasi riparazione – come aveva previsto il Capitano Dixon – non sarebbe sopravvissuta alla prima avvisaglia di tempesta.
Dopo aver riallineato il vascello alla rotta a forza di remi, dunque, la nave riprese a navigare, sospinta dalla sua possente velatura. Per recuperare il tempo perduto, Dixon ordinò di spiegare tutte le vele, nonostante il mare fosse piuttosto agitato. La nave fendette le acque per tutta la notte a una velocità impressionante, tra continui sobbalzi e violenti scossoni che fecero venire il mal di mare non solo al povero Claudium, ma a metà della ciurma, costretta all'interno dello scafo traballante dal coprifuoco.
Soltanto gli uomini strettamente necessari alle manovre rimasero all'aperto, guardati a vista a turno dagli Aspiranti, ma non poterono certo reputarsi più fortunati dei compagni rimasti sotto coperta: un'ora dopo il tramonto, infatti, la Ventura fu investita da un violento acquazzone. La pioggia durò solo una decina di minuti, ma fu talmente intensa da inzuppare completamente i marinai aggrappati alle cime.
Quando BrightBlade tornò sotto coperta assieme al suo gruppo, lasciò dietro di sé un vero e proprio rivolo d'acqua. Avvolto nella fradicia pelliccia, con la barba gocciolante e i capelli arruffati, il Paladino sembrava uscito direttamente da un romanzo di avventure in alto mare e fu suo malgrado protagonista delle sporadiche battute che sospendevano, di tanto in tanto, l'atmosfera lugubre in cui era sprofondata la nave dalla morte di Eriemiton. Dopo essersi asciugato, l'atlantideo si rintanò nella propria cabina senza una parola.
Quanto a Eruner, l'elfo non sembrava infastidito dal continuo dondolio della Ventura più di quanto non lo fosse il suo maestro. Il Guerriero di Atlantide trascorse quasi tutta la notte all'aperto, accovacciato accanto alla polena a forma di drago, incurante della pioggia e del freddo, gli occhi continuamente rivolti alle acque scure sotto di lui, come se da un momento all'altro da esse potesse riemergere il loro misterioso assalitore.
Quando ormai mancavano poco meno di due ore all'alba, il Paladino di Atlantide uscì improvvisamente dalla sua stanza. Mentre tutti dormivano, BrightBlade fece il giro delle cabine e radunò i compagni di viaggio.
«Scoperto niente?» disse, non appena gli Aspiranti furono riuniti nella sua cabina.
«Negativo – rispose Albins scuotendo la testa – le mie trappole non sono scattate neanche una volta».
Ad uno ad uno, tutti fecero rapporto: nessun membro della ciurma si era comportato in maniera sospetta; né il coprifuoco era stato violato.
Dopo aver ascoltato il resoconto degli amici, BrightBlade si sedette sul proprio giaciglio, chiuso in un impenetrabile silenzio.
«A cosa state pensando, maestro?» chiese infine Eruner.
Il Vassallo si riscosse dai suoi pensieri.
«Tutto ciò è molto strano.
L'altra sera, quando avete sorpreso il ninja, si è dato immediatamente alla fuga. Voi, Albins, mi avete assicurato che questi ninja sono molto ben addestrati: il solo essere riuscito a seminare tanto facilmente Eruner è una prova più che sufficiente della sua abilità, per non parlare del fatto che pur avendo ripetutamente perquisito la nave non siamo riusciti a trovare nemmeno una traccia del suo passaggio».
«Senza dubbio» convenne Claudium, ancora pallido in volto a causa della nausea.
«Bene. Ma non vi sembra che ci sia qualcosa di strano in tutto ciò?» domandò BrightBlade.
Nella stanza calò un breve silenzio.
Dopo aver capito che nessuno aveva notato nulla, il Paladino si decise a parlare.
«Vedete: intenti come eravamo ad andare su e giù per la nave, ci siamo dimenticati della cosa più elementare, e cioè le nostre percezioni.
Come forse saprete, i maestri di spada dell'oriente si vantano di poter controllare il proprio ''sakki'', o brama di uccidere. Essi affermano che la violenza e il desiderio di morte verso qualcuno non solo possono essere percepiti, ma anche controllati. Grazie all'addestramento in questa difficile arte, questi combattenti non sono mai colti alla sprovvista, perché avvertono le minacce imminenti prima che queste si verifichino. Tutto ciò è il loro modo di spiegare quelle che noi chiamiamo ''aure'' e a cui l'uomo comune spesso si riferisce quando parla di ''sesto senso''. Sapete anche che, per quanto controllo si possa esercitare sulla propria aura, è impossibile nasconderla nell'istante in cui si sferra il colpo. Certo, un guerriero formidabile potrebbe riuscire a celare il proprio ''sakki'' fino a pochi istanti prima: ricordo che l'abilità di Nightlord in questo era impareggiabile. Per così dire, si può nascondere il pugnale nella manica sia prima che dopo l'omicidio, ma per uccidere la lama deve uscire allo scoperto, per quanto rapido possa essere l'assassino nel ritrarla: lo stesso vale per le aure.
Ebbene: qualcuno di voi ha percepito mai un'aura malvagia, dal giorno in cui siamo partiti? Ne dubito. Io stesso non ho avvertito nulla, neppure la più lieve sensazione: eppure è stato assassinato un uomo! Inoltre, per quanto abile sia questo ninja, dubito che sia così capace da nascondersi completamente a me. Ho passato tutta la notte a concentrarmi, ma non ho percepito alcunché».
«Non capisco, maestro: volete dire che non c'è nessun sicario a bordo? Ma allora chi ha pugnalato il timoniere?» disse Eruner.
«Neanch'io so cosa pensare, amici miei. Però posso partire dalle poche certezze che ho: la prima delle quali è che la brama di morte è percepibile da un uomo addestrato a farlo, come sono tutti i presenti».
«Beh, non si direbbe proprio che il povero Eriemiton sia stato vittima di un incidente!» esclamò Drago.
«Per di più, Eruner ha chiaramente visto un sicario dei Sawamura: costoro sono professionisti dell'assassinio. – proseguì Albins – Non metto certo in dubbio le vostre facoltà, BrightBlade, ma personalmente non sono così sicuro di non poter essere ingannato da uno di quegli assassini...».
«Sarà come dite voi, Albins, ma quell'assassino mi ha seminato come se niente fosse. – disse Eruner – Se è così bravo, perché non ci ha ancora eliminati tutti? Forse non è capace di sorprendere BrightBlade, ma se davvero noi non siamo in grado di percepire la sua minaccia, può coglierci di sorpresa quando vuole. Io sono stato solo sul ponte per più di tre ore: un sicario così abile mi avrebbe potuto uccidere almeno una decina di volte...»
«Beh, magari non è sua intenzione eliminarci» intervenne Claudium.
«Mah... di certo non vuole farci arrivare in Katai, amico mio: e come ci arriviamo, se siamo morti?» ribatté Drago, animandosi.
«Questo è vero, però forse il suo scopo è solamente rallentarci: dopo tutto, non abbiamo idea di quale sia la situazione! Può darsi che ai nostri nemici sia sufficiente guadagnare tempo!»
«In effetti Claudium ha ragione– disse Albins – Non sappiamo nulla dei nostri avversari, quindi non possiamo fare altro che supporre».
«In ogni caso, questo non spiega perché il mio maestro non abbia sentito nulla!» esclamò Eruner.
A quel punto, tutti gli Aspiranti si accorsero che il Vassallo aveva uno strano sguardo. Sebbene i suoi occhi fossero fissi sui presenti, sembrava quasi che il Paladino guardasse attraverso i compagni.
«Albins, che mi dici della divinazione in Katai?» chiese all'improvviso BrightBlade.
Il ninja, colto alla sprovvista da quella domanda apparentemente fuori luogo, impiegò qualche secondo a raccogliere le idee:
«Io... ehm... credo che sia... beh, la divinazione è molto praticata in Katai. Ma questo cosa c'entra con...».
«Interessante – lo interruppe BrightBlade – non ci avevo mai pensato.
Ditemi: vedete quella candela?». Mentre parlava, indicò il lume appoggiato su una mensola dall'altro lato della cabina, a tre metri di distanza.
Gli Aspiranti si scambiarono uno sguardo allarmato, prima di annuire esitando.
«Non ne dubitavo. E Eruner, grazie ai suoi occhi da elfo, potrebbe probabilmente dirci cosa c'è scritto nel piattino alla base».
In effetti, nel sottile disco di ottone era incisa una scritta, ma era talmente piccola che i presenti faticavano anche solo a scorgerla
«Mi sembra dica ''Ventura illustro, non ventura''».
Gli altri Aspiranti spostarono lo sguardo esterrefatto dall'allievo al maestro, confusi dai discorsi senza senso del Vassallo e dalla vista incredibile dell'elfo.
«E che significa?» chiese sottovoce Albins, senza ricevere risposta.
«Benissimo – riprese BrightBlade – Ora, che cosa potrebbe far sì che nessuno di noi, neppure Eruner, veda quel lume?».
Deve esserci un qualche nesso tra la maledetta candela e il sicario, pensò Drago, prima di dire: «Beh, potrei coprirlo!»
«Oppure, lo si potrebbe spostare in un'altra stanza» aggiunse Albins.
«O magari, nasconderlo tra cento altre candele» disse Claudium.
«Come il proverbio elfico: se vuoi nascondere un albero, mettilo in una foresta!» aggiunse Eruner.
«Molto interessante – commentò BrightBlade – ma non è a questo che penso. Che altro?»
Uno dopo l'altro, i presenti scossero il capo.
«Io penso – disse allora il Vassallo – che un altro modo per impedire a Eruner di vedere la candela sia metterla molto lontano da lui. E penso che sia questa la ragione per cui nessuno di noi ha avvertito il sicario».
«Ma... ma era... è sulla nostra stessa nave!» disse Drago.
«Davvero? Eppure di lui non c'è traccia: niente di niente.
Sarà un'idea strana, ma a me sembra abbastanza plausibile: il sicario non è mai salito a bordo».
«Come? E allora chi ha ucciso...»
«Come ha confermato Albins, in Katai è molto diffusa la divinazione. Dal canto mio, ho letto qualche storia di sicari capaci di imprese stranissime...»
«... come uccidere principi che si erano circondati di soldati e chiusi ermeticamente nella loro stanza!» concluse per lui Albins.
«Esattamente. Secondo voi come è possibile? Per me, è divinazione».
«Intendete forse dire che questi sicari riescono a creare una specie di ''fantasma'' a molta distanza dal luogo in cui si trovano?» chiese Eruner.
«Ebbene sì. Dopo tutto, anche i lama dicono di poter abbandonare il proprio corpo: perché non potrebbe farlo un ninja?
Immaginate che i più abili sicari dei Sawamura siano capaci di ciò: molte delle loro imprese sarebbero facilmente spiegate da simili capacità. Inoltre, è ben difficile percepire la brama di morte di un uomo che si trova magari a decine di chilometri di distanza, giusto? Proprio come la nostra candela! Inoltre, l'aura emanata da una simile manifestazione è per noi del tutto sconosciuta: magari qualcuno di voi si è sentito a disagio o osservato, ma non ha potuto ricollegare queste sensazioni a qualcosa di definito».
Gli Aspiranti guardavano il Paladino attoniti, mentre l'idea che qualcuno fosse in grado di ''uccidere a distanza'' si faceva lentamente strada nella loro mente.
«Ma se ciò che dite è vero, siamo completamente impotenti di fronte a un simile avversario!»
«Anche in questo caso, ho un'idea differente – spiegò BrightBlade – Quando Eruner ha inseguito il sicario, quest'ultimo è come svanito nel nulla, giusto?
E se fosse invece che l'aura di Eruner ha interferito con la proiezione del ninja? Una cosa molto simile avviene anche nel mio caso: la magia arcana si attenua naturalmente a contatto con la mia aura – e questo a dire il vero mi ha salvato la vita più di una volta!».
«Fatemi capire – disse allora Claudium – Secondo voi un ninja del Katai si è ''proiettato'' sulla nave e ha eliminato il timoniere, prima che la sua ''magia'' fosse dissolta dall'avvicinamento di Eruner?».
BrightBlade sorrise.
«Questa è la mia teoria. Che ne pensate?».
I presenti guardarono sbalorditi il Vassallo per un lungo minuto. Poi...
«Credo che ci dormirò su.» disse Drago, ed uscì dalla stanza.


**********


PS: ma che significa la scritta sulla candela? [SM=x92702]
(PPS: speriamo di non aver sbagliato niente, sennò Enricus mi pela vivo!)
[SM=x92710]
PPPS: Complimenti a tutti! Ero proprio indeciso se intervenire o no: il racconto filava a meraviglia!
Claudium
00venerdì 17 ottobre 2008 00:49
Ot- Sono contento che tu sia rimasto soddisfatto, Bright, anche perchè non è affatto facile scrivere all'altezza di te ed Eruner, che, almeno secondo il mio parere, scrivete molto più scorrevolmente di me, Drago ed Albins e sapete dare alle vostre parole un fascino che non tutti sanno dare. Io tra l'altro ero un po' in dubbio sul proporre o meno la soluzione dei remi, non sapendo nulla di navi e navigazione e pensavo di prendere una cantonata grossa come una casa; per fortuna, invece, a parte la tua correzione sul timone è andato tutto liscio. La frase in latino ho provato a tradurla alla veloce e l'ho interpretata così: "Illumino la Ventura (cioè la nave) e non le cose che accadranno" -OT
Drago.89
00sabato 18 ottobre 2008 10:55
OT-Sono sicuro che questa diventerà una grande storia.Molto lusingato dai complimenti di Brightblade anche se io non sono bravo e prendo anche io delle cantonate...Ringrazio tutti voi di cuore,il solo prendere parte a questa missione è un Onore per me.-OT
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