La caccia al demone (1)
ThunderBlade e Cyber Dark viaggiarono per molti giorni seguendo la pista lasciata dal vampiro nella sua precipitosa fuga. Non si trattava in realtà di qualcosa di concreto: niente impronte, niente vittime dissanguate lungo la strada...
Eppure, era facilissimo per i due guerrieri individuare i luoghi dove Krash Loth era passato: bastava ascoltare le numerose voci circa il passaggio di uno spettro urlante che si andavano diffondendo ovunque.
Fu dunque seguendo le storie che andavano creandosi - e che un giorno sarebbero state leggenda - che Thunder e Cyber raggiunsero infine il villaggio di Dyreck.
Era un piccolo agglomerato di case, aggrappato al fianco scosceso del monte Drim.
Quando i due guerrieri della luce entrarono a Dyreck, il silenzio nel villaggio era assoluto. La gente, affacciandosi agli usci o, per lo più, dalle finestre socchiuse, spiò la loro venuta con molta diffidenza.
"Gente allegra..." mormorò il Samurai, scendendo da cavallo.
Cyber emise qualcosa di simile a uno sbuffo, e diede una pacca sul collo al suo pegaso.
"Non fateci caso, Thunder, la gente di queste terre è diffidente per natura. Gli serve a sopravvivere..." spiegò quindi il Paladino.
In quel mentre, un omone fece capolino dal grande uscio di quercia dell'edificio di fronte ai due seguaci di Blue Dragon, la costruzione più grande della piccola piazza di Dyreck.
"Chi siete? Che cosa volete?" ringhiò lo sconosciuto, mentre con le mani carezzava una grande scure di legna.
Era un uomo dall'aspetto singolare. I capelli neri, spettinati e tagliati abbastanza corti, incorniciavano un volto dall'espressione dura, delineato da una mascella praticamente quadrata. Indossava un grande grembiule nero, sotto il quale portava una camicia bianca - sporca di fuliggine - e un paio di brache, nere anch'esse.
Tutto sommato, pensò Cyber Dark, assomigliava molto più ad un fabbro che ad un sindaco.
"Siamo giunti in cerca del Vamp..." cominciò ThunderBlade. Cyber Dark, non appena si accorse cosa stava per dire il suo inesperto compagno, lo colpì con una gomitata alle costole.
Mentre il Samurai si piegava in due sulla sella, boccheggiando, il Paladino esordì:
"Vi saluto, mio signore. Io e il mio compagno siamo in viaggio da molti giorni, e non cerchiamo altro che un giaciglio ed un pasto caldo".
Lo sconosciuto non parve per nulla rassicurato.
"Andatevene. Non condividiamo il nostro cibo e il nostro tetto con gli estranei" fu la sua risposta per nulla diplomatica.
Il volto di Cyber Dark era più impassibile di una statua di marmo.
"Come volete, messere. Io ed il mio assistente cercheremo altrove chi sia interessato ai nostri servigi...".
Il Paladino voltò con fare maestoso il Pegaso, e fece per avviarsi in senso opposto. ThunderBlade, pur non capendo che intenzioni avesse l'amico, lo imitò seguendolo con il destriero.
"Che genere di servigi?" chiese allora l'omone. Sul volto del Paladino comparve l'accenno di un sorriso. Voltò il Pegaso.
"Io e il mio assistente siamo ammazza-vampiri... ma sono sicuro che questo ameno villaggio non soffra di questi problemi..." disse.
Thunder comprese in quel momento il piano del Paladino, e assunse l'espressione più truce che gli riuscì.
"I vostri servigi potrebbero... interessarci, messere. - grugnì l'omone - Io mi chiamo Durek, sono il fabbro di Dyreck e, da quando il sindaco è...
scomparso, sono anche il capo qua.
Potrete alloggiare alla locanda. Discuteremo in seguito dell'accordo, ora ho da fare". Durek parlò come se avesse già raggiunto un'intesa con i due bluedragoniani, ma Cyber sapeva perfettamente di aver guadagnato un punto di vantaggio su quello scorbutico capovillaggio.
Con un sorrisetto beffardo, il Paladino osservò il fabbro tornare all'interno dell'edificio. Quindi, voltato il Pegaso, si diresse verso la Locanda.
ThunderBlade rimase per qualche secondo immobile, sconcertato dall'arguzia con cui Cyber aveva sbaragliato l'avversario. Infine, scuotendo la testa, seguì al trotto il compagno.