Domanda tutt'altro che semplice. Proverò a dare il mio punto di vista di credente. Ritengo che sia un libro "divinamente ispirato", il che vorrebbe dire che, a differenza del Corano che riporterebbe esattamente le parole dell'Onnipotente, ha contenuti validi e imprescindibili ancora oggi, ma non è esente da contaminazioni dovute alla mentalità degli autori. Dunque ritengo che sia un libro che vada interpretato sia storicamente (certe cose dette da san Paolo riguardo alle donne, a esempio, oggi susciterebbero scandalo, ma è necessario tenere in considerazione l'epoca in cui visse e scrisse il redattore), che allegoricamente( come altrimenti si potrebbe comprendere un libro come l'Apocalisse?). Detto questo, chi decide che un'interpretazione sia più valida di un'altra? Diciamo che ci può essere una certa libertà da questo punto di vista. Un cattolico tende ad affidarsi all'interpretazione proposta dal magistero, in quanto frutto di una riflessione profonda, tutt'altro che priva di controversie, di un'ampia comunità di studiosi, filosofi, religiosi etc. Bisogna tuttavia tenere presente che tale interpretazione è tutt'altro che definitiva, anche oggi è vivo il dialogo, che talvolta si muta in scontro aperto, su alcune tematiche. Si tratta di un work in progress, per così dire, e come tale va preso.
edit: non ho letto la bibbia nella sua interezza. Posso dire in tutta sincerità di conoscere gran parte dei Vangeli. Ho letto integralmente Genesi, Esodo, Qoelet, Salmi, Cantico dei Cantici. Conosco passi di altri libri, in particolare Apocalisse, Numeri, Profeti. Riguardo alla lingua, beh bisognerebbe parlare dellE linguE. Di queste io mastico solo un po' il greco in cui sono stati scritti i vangeli.
[Modificato da DorotheaBrooke 19/08/2014 21:30]