Referendum Costituzionale

Ultimo Aggiornamento: 16/02/2023 08:29
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Re:
pliskiss, 28/02/2016 23:40:

Per Renzi e chi lo segue, io indico cosi [SM=x44458]


Parole e niente poesia si è trasferito?




Lo seguono sempre in meno, l'effetto novità sta svanendo e sta emergendo la sua vera natura con tutti i suoi difetti...



Si, da tempo!


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29/02/2016 00:33

Re: Re:
raggio di luna78, 29/02/2016 00:11:




Lo seguono sempre in meno, l'effetto novità sta svanendo e sta emergendo la sua vera natura con tutti i suoi difetti...



Si, da tempo!





Che sia mai la volta BùNA! Ma ho i miei dubbi, tanti ex PCI non hanno capito un cazzo, se gli dici che sono diventati Democristiani non ci credono, le vecchie di 70anni!" il mio Renzone guai a chi me lo tocca!!" speriamo che muori presto! [SM=x44458]
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29/02/2016 12:36

Re: Re: Re:
pliskiss, 29/02/2016 00:33:

...tanti ex PCI non hanno capito un cazzo, se gli dici che sono diventati Democristiani non ci credono, le vecchie di 70anni!" il mio Renzone guai a chi me lo tocca!!"



Vedrai che capiranno appena vedranno che Renzi gli toglierà la pensione di reversibilità, allora capiranno che il PD non difende più né i diritti né gli interessi dei suoi elettori.

A dirla tutta con le ultime uscite il PD non potrebbe nemmeno definirsi di orientamento DC, perchè nemmeno Forlani, Andreotti e De Mitta avrebbero rivoluzionato così banche, pensioni, istruzione e tasse.

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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29/02/2016 12:59

Re:
raggio di luna78, 28/02/2016 20:35:





Questa riforma della Costituzione è ancora più pasticciata dell'altra fatta pochi anni fa, ma fortunatamente bocciata al referendumo.

Stavolta però Renzi dispiegherà tutte le armi di cui dispone pur di farci votare si al referendum.
Intanto adesso non se ne parla, preferendo parlare degli spioni americani, di unioni gay, dovere alla fedeltà coniugale, petaloso e varie amenità....
Poi quando sarà il momento tutti i tg e giornali obbediranno alla presidenza del consiglio parlando solo degli aspetti positivi della riforma, omettendo le aberrazioni.

Quello che mi spaventa è vedere che Renzi dà per scontato che verrà rieletto in eterno, perchè vedo che dà poteri enormi al Premier di turno, senza contrappesi istituzionali, senza alcun potere alle opposizioni. Senza pudore insomma si sta virando verso la tirannia.
[Modificato da Arcanna Jones 29/02/2016 13:00]
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29/02/2016 15:28

Vorrei sapere solo 2 cose,
1 buon motivo, il migliore, per votare questa riforma costituzionale
e 1 valido motivo, il più grave, per bocciarla.
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Re:
camilllo mandrilllo, 29/02/2016 15:28:

Vorrei sapere solo 2 cose,
1 buon motivo, il migliore, per votare questa riforma costituzionale
e 1 valido motivo, il più grave, per bocciarla.




Dato che nessuno prova a rispondere alla tua domanda,
ci provo io sperando di convincerti a non votarla e spero non solo tu,
e quando ci sarà il referendum, sicuramente io sarò in prima linea.

Un buon motivo per votarla purtroppo non esiste,
nella riforma ci sono alcune cose interessanti,
ma nulla che non si potesse fare senza modificare la costituzione.

Mentre di contro, il più valido e nello stesso tempo più grave motivo per bocciarla,
è dato dal fatto che una legge costituzionale non dovrebbe essere approvata a colpi di maggioranza, ma bisognerebbe cercare di approvarla anche con il consenso delle opposizioni,
magari non tutte che sarebbe impossibile ma gran parte,
e se si considera che persino la maggioranza attuale è illegittima, e non lo dico io ma la consulta,
la cosa diventa doppiamente pericolosa per il futuro de paese. [SM=g1700002]
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05/04/2016 00:07

La”riforma” Renzi-Boschi è “bullismo” che distrugge la Repubblica

La”riforma” Renzi-Boschi è “bullismo” che distrugge la Repubblica



No, non abbiamo cambiato idea. Né sul presidenzialismo né sull’esigenza di modernizzare l’infrastruttura costituzionale italiana. Semplicemente la “riforma” Renzi – Boschi è un’azione propagandistica e “da bulli” che non fa bene alla democrazia del Paese e innesca quella miccia che distrugge il concetto stesso di Repubblica. Quando un premier, come vorrebbe Renzi,  si trova nella condizione di poter scegliere il Presidente della Repubblica e la maggioranza dei giudici costituzionali (oltre ad essersi assicurato i capilista ed un premio di maggioranza spropositato) ecco che l’ombra dell’assenza totale di una minima forma di controlli e contrappesi si staglia minacciosa su un leaderismo di cui, al netto di idee e sensibilità soggettive, non si sente il bisogno. Tutt’altro.
Alzando lo sguardo su ciò che accade in altri Paesi non si trova nulla del genere. I campioni del potere e del liberalismo, gli Stati Uniti, hanno sì un Presidente forte e decisionista, ma va ricordato che il potere legislativo è affidato al Congresso. Per cui il presidente non può introdurre disegni di legge, tranne nei casi in cui abbia il sostegno da parte dei deputati del suo partito. Il Presidente potrà bloccare disegni di legge in Parlamento ma per superare il suo potere di veto l’assemblea avrà bisogno di una maggioranza qualificata di due terzi. Un altro elemento di oggettivo check and balance è il ricorso a strumenti di consultazione popolare diretta: questi rappresentano un’evidente garanzia democratica contro velleità leaderistiche e abusi di potere del Presidente.

In Francia il sistema è praticamente semi-presidenziale e, anche se non c’è una netta indipendenza tra presidente e parlamento come negli Usa, vi è la necessità che il presidente ottenga la fiducia dal parlamento. In Gran Bretagna si osserva la funzione del Civil Service, politicamente neutrale, che supervisiona l’esecuzione delle decisioni del Ministro. Il suo compito è coadiuvare il Governo indipendentemente dal partito politico al potere. Per cui i membri del Civil Service conservano il loro posto, anche in caso di cambio di Governo. E molti dei membri prestano servizio all’interno delle Agenzie Esecutive, ovvero entità in capo ai Dipartimenti di Stato.

Se il referendum sulla riforma costituzionale elaborata da Renzi e Boschi dovesse passare, si aprirebbe la strada ad una pericolosa deriva, che non avrebbe pari in Europa. Tra l’altro nell’impianto della riforma non c’è traccia della modalità di elezione dei senatori, con un persistente problema di rappresentanza parlamentare. Non c’è traccia di quale ruolo definito dovrebbe avere il nuovo Senato, dal momento che dovrebbe mantenere anche una funzione di controllo su alcune leggi. Solo l’abolizione del Cnel e delle province, con queste ultime più frutto di azione sloganistica che di reale risparmio per le casse dello Stato. Per cui l’azione da irradiare sui territori per sensibilizzare a votare “no” al referendum credo possa essere un primo e strategico punto all’ordine del giorno non solo del centrodestra di domani ma anche nell’animo di chi, da riformatore, crede alla modernità che però non stravolga il concetto di Repubblica.

 

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L'ho gia' postato sul referendum trivelle, ma ci sta anche qui:
video.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/crozza-renzi-non-votare-sulle-riforme-e-poverta-di-contenuti-e-per-le-trivelle/23551...

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Se ancora ci fosse qualche indeciso su cosa votare a questo referendum,
ecco un motivo molto valido per votare il no alle riforme di Renzi e Verdini,
www.repubblica.it/politica/2016/04/14/news/riforme_napolitano-137581454/?re...
Se Napolitano afferma che non vi è pericolo per la democrazia,
allora statene certi che è vero il contrario.
Come può Napolitano pensare di essere ancora credibile, dopo aver ripetuto per mesi che non si sarebbe più ricandidato a PDR, è arrivato addirittura ad auto-eleggersi per poi dimettersi per togliersi da una posizione ormai diventata troppo scomoda per lui, dimettersi si fa’ per dire, perché io non sono convinto che Mattarella sia il PDR in carica. [SM=g1700002]
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14/04/2016 20:48

Re:
riccardo60, 14/04/2016 19.24:

Se ancora ci fosse qualche indeciso su cosa votare a questo referendum,
ecco un motivo molto valido per votare il no alle riforme di Renzi e Verdini,
www.repubblica.it/politica/2016/04/14/news/riforme_napolitano-137581454/?re...
Se Napolitano afferma che non vi è pericolo per la democrazia,
allora statene certi che è vero il contrario.
Come può Napolitano pensare di essere ancora credibile, dopo aver ripetuto per mesi che non si sarebbe più ricandidato a PDR, è arrivato addirittura ad auto-eleggersi per poi dimettersi per togliersi da una posizione ormai diventata troppo scomoda per lui, dimettersi si fa’ per dire, perché io non sono convinto che Mattarella sia il PDR in carica. [SM=g1700002]



Ma non era morto Napolitano? [SM=x44473] L'uomo dai mille inciucci.
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15/04/2016 18:20

Andate a votare

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16/04/2016 20:15

Re:
Quak150, 15/04/2016 18.20:

Andate a votare

Questo referendum NON raggiungerà il Quorum, ma sarà un test in vista di ottobre quando ci sarà il Referendum Costituzionale (a proposito della Riforma Renzi-Boschi-Verdini in cui bisognerà votare NO) che è senza il Quorum (ai sensi dell'articolo 138 della Costituzione vigente). Se in questo referendum sulle trivelle (cioè su una materia marginale) i promotori del SI riusciranno a portare a votare il 35-40% degli italiani (e io ho fortissimi dubbi), allora per Renzi e il PD le cose si mettono male perchè ad ottobre NON ci sarà il Quorum (ai sensi dell'articolo 138 della Costituzione vigente) a salvare Renzi: qui viene spiegato il ragionamento e il calcolo matematico per fare le stime in vista di ottobre :)

Alle elezioni europee, quelle con il PD al 40,81% dei voti, l'affluenza fu (al netto di schede bianche e nulle) del 55,6% e quindi è impossibile che i partiti anti-Renzi riescano a raggiungere il 50%+1 dei voti per superare il Quorum (tieni presente che nel calcolo del Quorum ci sono anche gli italiani residenti all'estero che hanno il diritto di voto per posta, ma quasi nessuno di loro vota per davvero). Se al 55,6% togliamo i voti del PD otteniamo che gli altri partiti alle Europee hanno preso il 32,90% sul 100% degli aventi di diritto (prendi la calcolatrice e fai 55,6 moltiplicato 0,4081 e quindi ottieni 22,69 come risultato, il che significa che su 100 aventi di diritto il PD ha ottenuto il 22,69% e quindi riprendi la calcolatrici facendo 55,6 meno 22,69 e ottieni il 32,90 come risultato). Ergo, se domani il SI supera il 35% allora per Renzi si apre un serio problema perchè il 32,90% su 100 degli anti-Renzi (sinistra estrema, centrodestra e grillini) alle Europee è superiore al suo 22,69 su 100 (cioè il 40,81% su 55,6 di affluenza). Come sempre accade in Italia, la sinistra (cioè il PD e i suoi antenati PCI-PDS-DS) vince solo se i moderati stanno a casa (la vicenda delle Europee lo dimostra chiaramente: con l'astensione pari al 44,4% su 100 aventi diritto, il PD ha vinto quelle elezioni con appena il 22,69% su 100 aventi diritto). Notare che ad ottobre non ci sarà il Quorum (ai sensi dell'articolo 138 della Costituzione vigente) nel Referendum Costituzionale (in cui si deve votare NO). E per il referendum delle trivelle di domani occhio che molti elettori del centrodestra, pur contrari a Renzi e alla sua Riforma Costituzionale, voteranno NO come reazione all'isteria dei civiatini e dell'estrema sinistra ("non possiamo chiudere le trivelle solo per fare un favore a Civati e all'estrema sinistra. Comunque a ottobre io voto NO a Renzi visto che la sua proposta di abolizione del Senato è solamente una truffa", sai quanta gente dice questa cosa in giro per strada sul mercato tra il popolo del centrodestra? Lo stesso vale per parte del PD, precisamente nella minoranza di sinistra che detesta sia Renzi che il gruppo di Civati). Ma se domani l'affluenza starà ben sotto al 30% allora possiamo chiudere tutto: la sconfitta del "fronte no-Renzi/Boschi/Verdini" ad ottobre sarà molto probabile e sarà praticamente certa in caso di affluenza al 20% al referendum sulle trivelle di domani (e io temo che domani ci sarà ben poca gente che andrà a votare).
[Modificato da Robert - W la... foiga! 16/04/2016 20:23]

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22/05/2016 17:23

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/05/20/referendum-studente-alla-boschi-lei-fa-tour-propagandistici-in-atenei-ma-e-interrotto-dal-rettore/524376/

Lungo e ricco intervento di Alessio Grancagnolo, studente universitario di giurisprudenza, durante un incontro con il ministro Boschi,
avvenuto lo scorso 13 maggio presso l’Università di Catania. Il giovane, che è anche e membro del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale di Catania,
ha esposto con dovizia di dettagli le sue critiche alla riforma costituzionale per la quale è previsto il referendum di ottobre:
dall’approvazione della riforma da parte di un Parlamento eletto con una legge elettorale dichiarata incostituzionale al Senato non elettivo
fino all’accentramento dei poteri nelle mani del Governo a scapito del Parlamento.
“Negli ultimi giorni molte amiche e molti amici mi hanno caldamente suggerito di rivedere il mio intervento” – ha esordito Alessio – “perché era ritenuto troppo critico.
Tuttavia, credo che questo Paese abbia bisogno di piccoli atti di coraggio, a partire dal quotidiano
. Così ho deciso di non ascoltare consigli
che erano certamente dati in buona fede, e il mio intervento sarà esattamente come era stato ideato”.
In questa sintesi video, pubblicata da Referendum Io voto NO, lo studente rintuzza punto per punto la riforma progettata dal governo Renzi.
Ma quando parla di “campagna referendaria del governo” e di “tour propagandistici del ministro Boschi negli Atenei”,
viene interrotto dal Rettore, che lo rimbrotta: “Questo incontro non prevede contraddittorio. Chi non gradisce questo format può anche non partecipare”

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/05/20/referendum-studente-alla-boschi-lei-fa-tour-propagandistici-in-atenei-ma-e-interrotto-dal-rettore/524376/


L’intervento dello studente critica:
- l’approvazione della riforma da parte di un parlamento eletto con una legge elettorale dichiarata incostituzionale;
- l’iniziativa del Governo nel DDL costituzionale;
- l’accentramento dei poteri nelle mani del Governo a scapito del Parlamento, con un mutamento della forma di Governo e potenziali derive autoritarie;
- il Senato non elettivo;
- il confuso processo legislativo previsto dalla riforma;
- l’assenza di un progetto complessivo di riforma costituzionale;
- la personalizzazione del dibattito intorno al referendum come un plebiscito sul Governo

Il testo integrale e la registrazione dell'iniziativa al link: https://coordinamentodemocraziacostituzionale.net/2016/05/19/il-paese-ha-bisogno-di-piccoli-atti-di-coraggio-a-partire-dal-quotidiano/
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22/05/2016 19:00

Alessio Grancagnolo ha elencato tutti (o quasi) i motivi per votare no alla riforma,
e la Boschi ha risposto con una lezioncina imparata a memoria e che più o meno anche oggi ha ripetuto su raitre dalla Annunziata.

Ma temo che ci sarà poco da fare contro la "Corazzata del SI", lo dimostra anche la reazione del Rettore.

Speriamo dunque che i cittadini capiscano che tale corazzata assomigli a quella che Villaggio in un suo film, definiva come: "una cagata pazzesca"
[Modificato da riccardo60 22/05/2016 19:02]
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22/05/2016 19:43

off topic,
avete notato che castroneria sta scritto in uno dei titoli della prima pagine del Fatto quotidiano
che ha aperto il topic? ventimila miliardi!! [SM=x44457] [SM=x44457]
ovviamente la cifra è in pesos, ma i giornali lo riportano in dollari.
[Modificato da riccardo60 22/05/2016 19:49]
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23/05/2016 11:45

Re:
riccardo60, 22/05/2016 19.43:

off topic,
avete notato che castroneria sta scritto in uno dei titoli della prima pagine del Fatto quotidiano
che ha aperto il topic? ventimila miliardi!! [SM=x44457] [SM=x44457]
ovviamente la cifra è in pesos, ma i giornali lo riportano in dollari.




Però tra titolo e sottotitolo non c'è un'associazione esplicita, bisogna poi vedere cosa hanno scritto all'interno dell'articolo.


Per quanto riguarda l'intervento dello studente Grancagnolo ha fatto una gran cagnara, nomen omen [SM=x44455]
perchè mi risulta che prima di lui anche altri suoi colleghi hanno portato all'attenzione della ministro le stesse critiche, ma con toni più pacati. Ben venga però se questo entusiasmo e tutto il suo accaloramento è riuscito a sfondare il muro d'omertà dei social network e chissà forse oggi trapelerà qualcosa anche sui mass media tradizionali.

Il dibattito su questa riforma costituzionale è molto lucido e ben articolato in ambiente accademico, quello che mi preoccupa è ciò che di tutta la riforma passerà all'elettore medio italiano, temo che passerà solo quello che vuole Renzi: taglio dei senatori e dei costi della casta, quando in realtà il rovescio della medaglia è assai differente, ma è impossibile ai più capirlo da una fugace lettura superficiale...
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23/05/2016 20:27

Referendum, 'terremoto' Casson nel Pd: "Voto no"
Casson: anche altri parlamentari del gruppo Pd con me



Articolo di Alberto Maggi
Referendum, 'terremoto' Casson nel Pd: "Voto no. Con me altri parlamentari"

Felice Casson rompe il fronte del sì all'interno del Pd sul referendum costituzionale di ottobre. "Io faccio parte dei comitati per il no e li organizzo", afferma il senatore ad Affaritaliani.it. "Da due anni non sono nel Partito Democratico, non sono iscritto al partito". Però fa parte del gruppo parlamentare del Pd al Senato... "Solo perché non ce ne sono altri. Siccome è obbligatorio essere iscritti a un gruppo sono lì, mentre non è obbligatorio essere iscritti a un partito". Lasciare il gruppo dem a Palazzo Madama? "E per andare dove? Non ci sono altri gruppi dove andare. Sel e Sinistra Italiana non hanno gruppi autonomi al Senato, stanno nel Misto dove c'è di tutto".

Di questa riforma - afferma Casson - "non mi piace niente, tanto che non l'ho mai votata".
E quando il premier Renzi dice 'se perdo il referendum lascio'? "Non mi interessa, perché io ho sempre fatto una battaglia sul merito al Senato e non ho mai votato questa riforma. Sono assolutamente convinto della negatività di questa riforma. Per me la Costituzione viene prima di qualsiasi governo e di qualsiasi presidente del Consiglio". Ci sono altri parlamentari, Camera e Senato, nel gruppo del Pd che la pensano come lei? "Quelli che non l'hanno votata sicuramente. Poi ci sono quelli che l'hanno votata a metà e poco conviti, vedremo nelle prossime settimane cosa decideranno di fare. C'è anche il problema del collegamento con la legge elettorale e quindi la situazione è estremamente pesante", conclude Casson.
Fonte: Affari Italiani


Fonte: Affari Italiani

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06/06/2016 23:29

La strategia di Renzi per il referendum di ottobre


Istituto di Politica | di Alessandro Campi

Il lancio dei “Comitati per il Sì” – avvenuto ieri a Firenze – cambia in modo significativo lo schema della battaglia per il referendum del prossimo ottobre. Ci stavamo infatti mentalmente preparando ad una sorta di “uno contro tutti” politico-mediatico: ad un plebiscito sul nome di un leader più che ad una consultazione referendaria basata sul merito tecnico dei problemi.

Da un lato Renzi, che aveva annunciato di voler legare la sua stessa carriera politica all’esito del voto popolare. Dall’altro il variegato e combattivo fronte di coloro che ritengono, più che sbagliata, decisamente pericolosa la riforma della Costituzione definitivamente approvata dal parlamento lo scorso mese di gennaio.

Per farla votare, il primo avrebbe dato fondo a tutta la sua retorica sul rinnovamento generazionale, sull’Italia che cambia e cresce oppure muore, sui “gufi” che frenano colpevolmente il cambiamento. Gli esponenti del secondo, pur di farla bocciare, avrebbero messo in guardia, con toni allarmistici, dai pericoli di una deriva autoritaria e di un’eccessiva concentrazione del potere nelle mani di un solo uomo.

Potremmo invece assistere, se la fortuna ci assiste, al confronto tra due schieramenti relativamente più omogenei ed equilibrati: i fautori del Sì e i partigiani del No, entrambi organizzati sul territorio nella forma di circoli e comitati, composti al loro interno in modo politicamente (e ideologicamente) trasversale. Due blocchi che per risultare persuasivi dinnanzi agli elettori s’immagina dovranno ricorrere, più che gli insulti e alle semplificazioni, a ragionamenti e argomentazioni minimamente articolati.

Beninteso, ciò non farà venire meno del tutto la dimensione personalistica dell’imminente scontro, anche perché Renzi ritiene che tale dimensione, nel contesto di quella che lo storico Emilio Gentile ha definito nel suo ultimo libro (Il capo e la folla) la “democrazia recitativa”, giovi alla sua causa e alla sua immagine di leader risoluto e al passo coi tempi. Ma potrebbe comunque venirne fuori una campagna elettorale nel corso della quale sostenitori e critici della riforma saranno giocoforza costretti a confrontarsi pubblicamente in modo civile, costruttivo e argomentato. Per il dibattito pubblico italiano, avvezzo alle risse, sarebbe un bel risultato, tenuto anche conto dell’importanza della posta in gioco.

Con questa mossa, tesa a mobilitare tutti i suoi estimatori, reali e potenziali, Renzi ha fatto che quel Berlusconi – al quale viene spesso erroneamente paragonato per stile e scelte – non fece nell’autunno-inverno del 2005. All’epoca il Cavaliere riuscì a far approvare dalla sua maggioranza una controversa, ma comunque coraggiosa, proposta di revisione costituzionale, che includeva anch’essa – come quella odierna – il superamento del bicameralismo e il rafforzamento dell’esecutivo (ma conteneva anche la devolution a favore delle Regioni, mentre la riforma renziana è d’impianto più centralista). Salvo poi abbandonarla al suo destino in occasione del referendum del giugno dell’anno successivo, che infatti la bocciò sonoramente.

Renzi ha invece deciso di difendere politicamente il suo progetto costituzionale: vuole spiegarlo agli italiani “casa per casa”, come ha detto ieri, e per fare questo ha bisogno di una mobilitazione dal basso che vada al di là dei confini del suo partito.

Ma oltre ad allargare la sua base di consenso, egli vuole anche evitare che la discussione sul tema si riduca ad un confronto tra specialisti, come tale inevitabilmente noioso. Par di capire che Renzi, con la nascita dei “Comitati per il Sì”, voglia trasformare il confronto sulle regole costituzionali da materia riservata a giuristi e politologi a tema d’interesse diretto dei cittadini, ai quali si chiede di valutare non solo l’articolazione tecnica della riforma, ma soprattutto il suo valore politico complessivo. La sua idea inoltre è far apparire il Comitato per il No un club di blasonati accademici, peraltro piuttosto agé e come tali inclini al conservatorismo istituzionale, mentre i diecimila “Comitati per il Sì” evocati ieri dovrebbero costituire piuttosto un movimento politico di massa mosso dal desiderio di innovazione e cambiamento (e composto, va da sé, soprattutto da giovani).

Insomma, Renzi non ha alcuna intenzione di andare al voto autunnale da solo, ovvero col solo sostegno della maggioranza del suo partito. Intorno alle riforme costituzionali punta a costruire un fronte di consenso più vasto della maggioranza parlamentare che attualmente lo sostiene. Egli è convinto, ad esempio, che per il centrodestra che fu berlusconiano sarà difficile schierarsi contro proposte di innovazione istituzionale delle quali per anni esso è stato un convinto sostenitore. Lo stesso vale per quegli ambienti del riformismo in senso lato laico-socialista che si sono battuti per decenni a favore di un cambiamento della Costituzione oggi finalmente a portata di mano. Anche questo mondo difficilmente potrà sottrarsi all’appello renziano. Non è un caso che tra i seniores del costituzionalismo italiano, in maggioranza ostili al progetto di riforma, si siano invece schierati per il Sì al referendum due personalità di schietta formazione riformista quali Giuliano Amato e Sabino Cassese.

A proposito di riformismo, non bisogna trascurare l’effetto che una vittoria del Sì il prossimo ottobre potrebbe avere anche fuori dai confini nazionali. In epoca di populismo dilagante, Renzi si accrediterebbe come il leader politico europeo che per contrastarlo efficacemente ha scelto come arma, pratica ma anche retorica, quella appunto delle riforme, del cambiamento e dell’innovazione da operare all’interno del sistema. Per renderlo più equo e funzionale, anche a costo di alterare equilibri consolidati, non per abbatterlo o disintegrarlo come vogliono i suoi contestatori radicali. Con Cameron acciaccato dagli scandali, la Merkel in difficoltà sul tema dell’immigrazione e Hollande preoccupato solo di non farsi sbattere fuori dall’Eliseo, il voto di ottobre sarà per Renzi, purché vinca la sua sfida, una grande occasione per proporsi come una figura sempre più forte, autorevole e di riferimento su scala continentale.

*Editoriale apparso su “Il Messaggero” del 3 maggio 2016.
www.istitutodipolitica.it/wordpress/2016/05/03/la-strategia-di-renzi-per-il-referendum-di-...
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14/06/2016 12:21


SE VINCE IL “SÌ” AVREMO UN PADRONE  






Per decisione di Renzi, SCRIVE MAURIZIO VIROLI professore emerito di Teoria politica all'Università di Princeton e all'Università della Svizzera Italiana a Lugano,
il referendum di ottobre sarà di fatto un plebiscito sulla sua leadership. E se vincerà, Renzi potrà vantare di avere il consenso diretto (senza la mediazione del Pd)
ed esplicito del popolo da lui chiamato a pronunciarsi. L’Italia diventerà così una democrazia plebiscitaria.

La posta in gioco non è trasformare il Senato in un’accozzaglia di nominati e modificare il rapporto Stato-regioni, ma cambiare la Repubblica democratica
in una democrazia plebiscitaria con Renzi padrone assoluto. Ecco il motivo di tanto accanimento da parte di Renzi e dei suoi…

Da Area Politica


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14/06/2016 12:32


La Boschi rimproverata dal Presidente emerito della Consulta: “riforma anticostituzionale!”
13/06/2016

Ministro Boschi è stata effettivamente “bacchettata” dal presidente emerito della Corte Costituzionale Annibale Marini in merito ad un incontro sulla Riforma Costituzionale: “E’ una riforma di parte se il governo afferma che andrà casa se si boccerà la riforma. Questo parlamento è illegittimo, c’è una sentenza della Corte che lo dice, bocciando il porcellum, il principio di continuità non può significare far tutto, soprattutto riforme così ampie che toccano 40 articoli della nostra Costituzione”,
sostiene Marini davanti alla Boschi seduta in prima fila.

E si anima un battibecco. L’immagine finale è da esame di università, dove il professore con sarcasmo rimbecca l’alunna saccente. Per il presidente Marini non ci saranno chissà quali risparmi sui costi della politica, non ci sarà semplificazione, anzi il problema dell’Italia è che si legifera troppo, non troppo poco
(Fonte: Il Fatto Quotidiano).
Il VIDEO:
[Modificato da Arcanna Jones 14/06/2016 12:33]
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