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Cellulari e tumori, sentenza storica che dimostra la correlazione

Ultimo Aggiornamento: 04/05/2017 09:49
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Smartphone e campi elettromagnetici: tutto ciò che dovete sapere









Sulle schede tecniche degli smartphone vengono specificati i valori SAR per testa e corpo. Ma cosa indicano questi numeri? Quanto campi elettromagnetici a radiofrequenze di smartphone e dispositivi mobili sono nocivi alla nostra salute?





 


SAR: cos'è e cosa indica


SAR è l'acronimo di Specific Absorption Rate, in italiano tasso di assorbimento specifico. Si tratta di un valore che indica la quantità di energia elettromagnetica che viene assorbita da un corpo. Si misura in watt per chilogrammo e, in poche parole, è il modo in cui brand e autorità dedicate misurano le onde elettromagnetiche emesse da un dispositivo.


Secondo la normativa europea, gli smartphone dovrebbero offrire un valore non superiore ai 2W/kg. I valori SAR vengono specificati per testa e corpo per due motivi specifici: perché si è soliti portare lo samrtphone vicino alla testa per chiamare e perché spesso lo si tiene in tasca quando non lo si utilizza.


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Usate gli auricolari o portate lo smartphone all'orecchio? / © AndroidPIT

Come si misura il SAR di uno smartphone


Per determinare il SAR di uno smartphone si espone un manichino alle onde elettromagnetiche. Questo viene riempito con un liquido particolare capace di riprodurre la struttura e la densità dei tessuti del corpo umano. La misurazione del valore viene effettuata da diverse angolazioni.


Durante il test lo smartphone trasmette al massimo della sua potenza in tutte le bande di frequenza collaudate per essere certi che il suo valore SAR non superi la soglia consentita dalla legge. Produttori e venditori sono tenuti a specificare il SAR dei dispositivi messi in vendita.


Perché è importante saperlo




Prima di addentrarci, è doveroso sottolineare che non vogliamo e non possiamo entrare troppo nel tecnico su questo spinoso tema, dopotutto questo è un blog di Android e non abbiamo le competenze di trattare esaurientemente argomenti di salute pubblica. Il nostro intento è quello di porre alla vostra attenzione i dati fin ora dimostrati e anzi vi invitiamo ad esporre le vostre opinioni.


In particolare mi sono basato su informazioni tratte da AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) e OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), a cui ho aggiunto le mie personali considerazioni e conclusioni. I lettori sono quindi pregati di non basare le proprie opinioni esclusivamente su quanto scritto, ma di documentarsi quanto possibile a seconda dei propri interessi sull’argomento.


Cosa sono i campi elettromagnetici?


I campi elettromagnetici sono presenti ovunque attorno a noi, ma sono invisibili all’occhio umano. Questi comprendono campi elettrici, creati da differenze di potenziale elettrico (tensioni) e campi magnetici, creati dalla circolazione di una corrente elettrica. Oltre ad essere presenti in natura, i campi elettromagnetici sono generati da sorgenti artificiali: dispositivi a raggi X, prese di corrente, dispositivi che trasmetterono informazioni, e via dicendo.


Ogni campo elettromagnetico è caratterizzato da una particolare frequenza e dalla corrispondente lunghezza d’onda: se tenete una corda legata ad una estremità ad un palo e la muovete su e giù velocemente, il numero di onde create è la frequenza, mentre la distanza tra un’onda e l’altra è la lunghezza d’onda. Campi di lunghezza d’onda diversa interagiscono col corpo umano in modo diverso.


Maggiore è la frequenza di un’onda (e minore la lunghezza d’onda) e maggiore è l’energia trasportata. Alcune onde hanno una frequenza tale per cui la loro energia è in grado di rompere i legami tra molecole, ad esempio i raggi gamma, i raggi cosmici ed i raggi X. Queste vengono chiamate radiazioni ionizzanti, ma fortunatamente in questo caso non hanno a che fare con noi.


Le emissioni generate da uno smartphone fanno parte delle radiazioni non ionizzanti e rientrano tra i campi elettromagnetici a radiofrequenza. Questi campi sono caratterizzati da onde in alta frequenza e vengono utilizzati per trasmettere informazioni su lunghe distanze, costituendo le basi dei sistemi di telecomunicazione e di diffusione radiotelevisiva in tutto il mondo.


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Le emissioni generate da uno smartphone fanno parte delle radiazioni non ionizzanti e rientrano tra i campi elettromagnetici a radiofrequenza! / © AndroidPIT

Quali effetti hanno sulla salute i campi elettromagnetici RF?


Il principale effetto biologico dei campi elettromagnetici a radiofrequenza (o RF) è il riscaldamento. Nei forni a microonde questa caratteristica viene utilizzata per riscaldare i cibi, tuttavia i livelli dei campi ai quali la gente è normalmente esposta sono di gran lunga inferiori a quelli richiesti per produrre un riscaldamento significativo.


Sono proprio gli effetti di riscaldamento che costituiscono la base su cui si fondano le attuali linee guida. Gli scienziati stanno indagando anche la possibilità che, al di sotto dei livelli di soglia necessari per provocare il riscaldamento corporeo, si manifestino altri effetti, legati ad esposizioni a lungo termine. Tutt’oggi, non è stata fornita conferma di alcun effetto nocivo dovuto ad esposizioni a lungo termine a bassi livelli di campi elettromagnetici, a radiofrequenza o a frequenza industriale. Comunque gli scienziati continuano attivamente le ricerche in questo settore.


È assolutamente certo che, al di sopra di determinati livelli, i campi elettromagnetici possono avere degli effetti biologici sul nostro organismo. Tuttavia esperimenti condotti su volontari sani indicano che esposizioni di breve durata ai livelli di campo presenti nell’ambiente o in casa non provocano alcun effetto nocivo evidente.


Esposizioni a livelli più elevati, che potrebbero essere pericolose, sono prevenute dalle linee guida nazionali ed internazionali. Il dibattito attuale si concentra quindi sulla possibilità o meno che l’esposizione prolungata a bassi livelli di campo possa sollecitare una qualche risposta biologica e influenzare lo stato di benessere delle persone.


Conclusioni della ricerca scientifica


Negli ultimi 30 anni, sono stati pubblicati circa 25.000 articoli scientifici nel settore degli effetti biologici e delle applicazioni mediche delle radiazioni non ionizzanti. Sebbene alcuni abbiano la sensazione che si debbano svolgere ancora più ricerche, le conoscenze scientifiche in questo campo sono oggi addirittura più ampie che per la maggior parte degli agenti chimici.


Sulla base di una approfondita rassegna della letteratura scientifica tenutasi nel 2015, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha concluso che le evidenze attuali non provano che l’esposizione a bassi livelli di campi elettromagnetici abbia alcuna conseguenza sulla salute. Esistono comunque alcune lacune per quanto riguarda le conoscenze sugli effetti biologici, che richiedono ulteriori ricerche.


Nonostante molti studi, le evidenze di effetti cancerogeni di qualsiasi genere restano molto controverse. È comunque chiaro che, se i campi elettromagnetici avessero effettivamente un effetto sul cancro, l’aumento di rischio, di qualunque tipo, sarebbe estremamente basso. I risultati ottenuti fino ad oggi presentano molte incongruenze, ma non si è comunque trovato nessun aumento consistente di rischio per nessuna forma di cancro, né nei bambini né negli adulti.


Gli effetti a lungo termine dell’uso di smartphone costituiscono attualmente uno dei più intensi settori di ricerca riguardo i campi elettromagnetici. Non è stato scoperto nessun ovvio effetto nocivo legato a bassi livelli di campi a radiofrequenza. Tuttavia, date le preoccupazioni del pubblico per la sicurezza dei telefoni cellulari, ulteriori ricerche mirano a stabilire se, a livelli di esposizione molto bassi, possano verificarsi effetti meno ovvi.


Misure cautelative generali


Man mano che si accumulano nuovi dati della ricerca, diventa sempre più improbabile che l’esposizione a campi elettromagnetici costituisca un serio problema sanitario, anche se rimangono alcune incertezze. Le iniziali discussioni scientifiche sull’interpretazione di risultati controversi si sono trasformate in un problema sociale e politico.


I dibattiti pubblici si concentrano sui potenziali danni dei campi elettromagnetici, ma spesso ignorano i benefici associati alle tecnologie basate su questi campi. Senza l’elettricità, la società sarebbe alla paralisi. Anche le trasmissioni radiotelevisive e le telecomunicazioni sono un dato di fatto nella vita moderna. È essenziale analizzare benefici e potenziali rischi e farne un bilancio.


Sulla base delle conoscenze scientifiche del momento vengono sviluppate linee guida internazionali e normative nazionali, che mirano ad assicurare che i campi elettromagnetici che l’uomo incontra non siano pericolosi per la salute.


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Quante cose non esisterebbero (e non esisteranno) senza i progressi e l'utilizzo delle onde elettromagnetiche, in ambito ludico così come in ambito medico. / © Samsung Tomorrow

Per tener conto delle incertezze nelle conoscenze (dovute ad esempio agli errori sperimentali, all’estrapolazione dall’animale all’uomo o all’indeterminazione statistica), le linee guida includono ampi fattori di sicurezza nei limiti di esposizione (ad esempio i livelli massimi di esposizione al pubblico sono 50 volte inferiori a quelli in grado di causare il più basso effetto sanitario osservabile su animale).


Che cosa possiamo fare a riguardo?


Chi usa uno smartphone è esposto a campi a radiofrequenza molto più elevati di quelli che si possono trovare nell’ambiente. Inoltre, questi dispositivi vengono utilizzati molto vicino alla testa ed è per questo che occorre stabilire come l’energia assorbita si distribuisca nella testa dell’utente.


Le aziende, come specificato sopra, sono tenute a pubblicare il valore SAR dei loro dispositivi. Considerando che per la normativa europea il valore consentito è di 2W/kg (misurato su 10 grammi di tessuto) e che la maggior parte degli smartphone non superano 1W/kg, siamo ben al di sotto di una esposizione potenzialmente pericolosa.


Chi fosse particolarmente suscettibile riguardo questo argomento, potrebbe seguire queste linee guida per minimizzare l’esposizione alle onde elettromagnetiche a radiofrequenze emesse da uno smartphone:



  • Evitare dispositivi dual sim, in quanto l’indice SAR è normalmente più elevato.

  • Controllare l’indice SAR di un dispositivo prima di un suo eventuale acquisto. Generalmente, i dispositivi Samsung sono tra quelli con l’indice SAR più basso, mentre gli iPhone tra i più alti.

  • Evitare esposizioni inutili, ad esempio spegnendo il dispositivo o attivando la modalità offline quando si va a dormire, oppure ancora posizionandolo il più lontano possibile dal nostro corpo.

  • Evitare di utilizzare lo smartphone in macchina (che funge da gabbia di Faraday, ostacolando il segnale) o in luoghi con scarsa copertura, in quanto il dispositivo avrà bisogno di una maggiore potenza per avere un segnale stabile.

  • Durante le chiamate, utilizzare auricolari Bluetooth o attivare il vivavoce per limitare la distanza dello smartphone alla testa. Ove non possibile, tenere il dispositivo distante un paio di centimetri anziché appoggiarlo all’orecchio.


Personalmente ritengo che più che una reale emergenza il discorso sulla nocività dei campi elettromagnetici sia un modo per attirare l’attenzione pubblica ed ottenere un ritorno economico. Se si dovesse comunque dimostrare una reale complicazione sulla salute, sarebbe decisamente trascurabile per l’umanità e ben inferiore ai benefici di queste tecnologie.


Ci sono cose ben più importanti che ci circondano e di cui dovremmo preoccuparci, le quali hanno noti effetti nocivi sull’organismo, come il fumo o l’alcol, fino all’alimentazione e all’inquinamento. Non è mia intenzione arrivare alla solita frase “tanto alla fine moriremo comunque”, anzi, sono sicuro che con uno stile di vita sano ed una maggiore attenzione potremo vivere meglio e più a lungo, ma sono anche convinto che vi è una priorità sulle cose da evitare e che le emissioni di uno smartphone non sia tra i primi posti.


Almeno questo è come la vedo io, voi che cosa ne pensate?


 


Articolo originario di Mattia Mercato.


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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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