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Grenfell Towers

Ultimo Aggiornamento: 16/06/2017 14:37
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16/06/2017 14:37

Londra - Decine e decine di morti, forse 100: un’ecatombe. Non c’è più speranza fra i resti carbonizzati della Grenwell Tower. Se ad ammetterlo sono i vigili del fuoco, che da due giorni sfidano temperature insopportabili e fumi tossici, bisogna crederci. Se poi sono i genitori di due ragazzi poco più che ventenni, come Gloria Trevisan e Marco Gottardi, non resta che il silenzio.

Non c’è più speranza nel grattacielo “popolare” di North Kensington, inghiottito l’altra notte a Londra in un rogo degno dell’apocalisse e ridotto a scheletro. Le fiamme dell’inferno adesso sono spente. Quelle della rabbia e della polemica no. Se ne farà un’inchiesta. Ma la gente del quartiere, tanti esperti e l’intera stampa dell’isola - senza distinzione di credo politico - un verdetto l’hanno già dato: è stata una tragedia annunciata e, chissà, evitabile. Una vergogna in grado di far cadere un cadere un governo, laddove il Regno ne avesse uno nel pieno delle sue funzioni.

La conta ufficiale aggiornata si ferma per ora a 17 morti, e decine di feriti, 18 in condizioni «critiche». Ma decine sono anche coloro che restano nell’elenco dei cosiddetti «dispersi». Solo il pudore, e il richiamo al miracolo, trattiene dalla sentenza senz’appello. Una cosa comunque è certa: là dentro, fra le rovine, non c’è più anima viva, come è costretta ad annunciare la comandante della London Fire Brigade, Dany Cotton.

30 persone ricoverate, 15 in condizioni critiche

Trenta persone ferite nel rogo sono ricoverate in sei ospedali della città, 15 sono in condizioni critiche. Questo l’ultimo aggiornamento fornito dal Sistema sanitario nazionale britannico.

La polizia: «Speriamo siano meno di 100 morti»

La polizia di Londra si augura che le vittime dell’incendio alla Grenfell Tower siano meno di 100. Lo ha detto il comandante della operazioni, Stuart Candy, che non ha voluto dare indicazioni sulle stime fatte dalle autorità sui morti ma spera che il numero non sia «di tre cifre». C’è il rischio che alcuni corpi recuperati non si riescano a identificare

Il legale ella famiglia di Gloria Trevisan: «Non ci sono motivi per sperare che Gloria e Marco siamo ancora vivi»

«Ho sentito la registrazione della telefonata di Gloria alla mamma. Le dice grazie per quello che ha fatto per lei. Stavano dando un addio. Non ci sono motivi per sperare che Gloria e Marco siamo ancora vivi»: a dirlo l’avvocato Maria Cristina Sandrin, legale della famiglia di Gloria Trevisan, la giovane padovana dispersa nell’incendio a Londra assieme al fidanzato Marco Gottardi. «Gloria - ricorda la legale - si era laureata il 18 ottobre ed è andata a Londra perché qui non ci sono possibilità professionali neanche per chi si laurea con 110».

May sul luogo dell’incendio
Theresa May ha compiuto una breve visita nella zona della Grenfell Tower a Londra. La premier britannica, vestita di nero, ha incontrato i pompieri e gli agenti di polizia impegnati nei soccorsi e si è fatta aggiornare sulla situazione parlando con la comandante della London Fire Brigade, Dany Cotton. Più tardi è attesa anche la visita del leader laburista Jeremy Corbyn.

«Difficile trovare superstiti»
Le autorità non si aspettano di trovare altre persone vive all’interno della Grenfell Tower andata a fuoco a Londra . Lo ha detto il capo dei vigili del fuoco, aggiungendo che ancora «sinceramente non sanno» quante sono le vittime e che ci vorranno settimane per bonificare tutto l’edificio.

La regina: «Prego per le famiglie»
«I miei pensieri e le mie preghiere vanno alle famiglie che hanno perso i loro cari nell’incendio della Grenfell Tower e alle molte persone che sono gravemente ferite in ospedale». È il messaggio della regina Elisabetta diffuso oggi da Buckingham Palace.

Gli appelli per i dispersi
Sono ancora decine i dispersi nell’incendio della Grenfell Tower a Londra, fra cui due italiani . Nelle ultime ore si sono moltiplicati gli appelli e le telefonate di amici e parenti che hanno tentato di recuperare notizie su quanti mancano all’appello, casomai chiedendo se fossero fra gli sfollati evacuati dall’edificio e ospitati in uno dei centri che sono stati predisposti a North Kensington dopo la tragedia. Ma come già affermato ieri dalla polizia si attende in giornata un nuovo aggiornamento del numero di vittime, al momento fermo a 12.

Intanto i pompieri, come si legge sul sito della Bbc, hanno lavorato per tutta la notte all’interno della torre, dove alcune parti dell’edificio hanno continuato a bruciare.

Il capo dei pompieri londinesi Danny Cotton ha poi riferito che le condizioni strutturali della Grenfell Tower non sono più sicure da permettere ai pompieri di andare avanti entrare in altri piani per proseguire le ricerche dei dispersi causati dal devastante incendio.

| Foto: i post di Gloria | L’abbraccio di Adele ai superstiti |

Le testimonianze
Seduta su un muretto, appena fuori dalla chiesa di St Clement, c’è una anziana donna di colore, un paio di ciabatte e un pigiama rosa. Stringe in mano un bastone di legno. Guarda fisso davanti a sé e piange in silenzio. Le lacrime le rigano il volto ma non fa niente per asciugarle. Piccoli sussulti le muovono le spalle. Inizia a parlare.

Lo sguardo sempre fisso avanti. «Sentivo le grida. Grida terribili, come ululati di animali. Voci di bambini. Urlavano mamma, mamma. Altri chiedevano aiuto. Sentivo il crepitio del fuoco che si avvicinava. E poi una serie di scoppi. Esplosioni di gas ho pensato». Le lacrime continuano a scendere. Chiedo: «Lei ha visto tutto da vicino?», «Mi piacerebbe poter vedere. Sono cieca. Ma è come se avessi visto tutto. E ho questa voce nella testa: aiuto aiuto, ho un bambino. Siamo qui. Non potrò mai dimenticarla. Ce l’ho qui» e si tocca con il dito contro la tempia. «Ho sentito che una signora si è buttata dal decimo piano ed è morta sul colpo. Altri gettavano i bambini dalla finestra, per salvarli. Un’altra donna ha lasciato il figlio disabile dentro».

| Il padre di uno dei due dispersi italiani: «Spero nel miracolo» |

| L’architetto Boeri: «Anche in Italia più controlli sull’edilizia popolare» |

Si chiama Leila, è una delle sopravvissute. Lei è stata portata fuori dai vigili del fuoco. Abita nello stesso blocco di case popolari, un complesso di appartamenti «molto etnici», come si dice qui. Un eufemismo per dire immigrati da tutto il mondo, tra cui molti musulmani, accomunati da una sola cosa: la povertà. Si chiama Lancaster West Estate. La Grenfell Tower fa parte del complesso, costruito negli Anni 70. Siamo a North Kensington, a due passi dalle strade del glamour di Notting Hill e al mercatino di Portobello Road. Ma è tutta un’altra Londra. È la Londra delle gang, dello spaccio fuori dalla Tube Station di Latimer Road, degli adolescenti coi coltelli. Povera gente che non potrebbe mai permettersi una casa nel quartiere, dove i prezzi medi si aggirano sui due milioni di sterline. Sono per lo più famiglie con bambini. Ma anche disoccupati, disabili o ragazze madri: le sfortune della vita fanno punteggio nell’assegnazione di questi alloggi a prezzo ridotto.

Marilyn e il marito si tengono per mano. Parla lui: «Ci hanno svegliato i colpi alla porta. Ho aperto e c’era un pompiere in ginocchio con un idrante puntato contro di noi che ha urlato: fuori fuori. Via via». Parla lei: «Abbiamo preso le bambine e il cellulare. Fuori era un delirio di urla, fiamme e un odore fortissimo di plastica bruciata». Tutti racconti così, racconti fotocopia dell’orrore. Urla, fumo, fiamme, scoppi e richieste di aiuto.


commento- 30 morti accertati ma risultano 76 dispersi e forse non si troveranno neanche perchè di solito il fuoco carbonizza, vivere in un grattacielo ai piani alti deve essere bello ma se succede qualcosa nei piani bassi forse è meglio iniziare a pregare, purtroppo come al solito ci hanno lasciato le penne una coppietta padovana che abitava al 24mo piano, bravi gli inglesi che sono riusciti a nascondere una apocalisse di simili proporzioni, si era partiti da 12 morti e ora si arriva a 100, cause o non cause li gente è morta bruciata viva senza nessuna speranza
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