| | | OFFLINE | Post: 2.496 | Registrato il: 12/05/2003 | Sesso: Maschile | | | |
|
04/05/2021 23:52 | |
rufusexc, 27/04/2021 14:23:
Il problema è che una parola dialettale è stata travisata e cambiata di significato e, il significato errato è stato trasportato pari pari nell'uso della lingua italiana.
Proprio sul significato errato della parola, il Belli scrisse un sonetto dove enuncia tutti i termini con cui si soleva chiamare il pene a Roma. Ne scrisse anche uno sulla vagina.
Er padre de li santi
Er cazzo se po di' radica, ucello,
Cicio, nerbo, tortore, pennarolo,
Pezzo-de-carne, manico, cetrolo,
Asperge, cucuzzola e stennarello.
Cavicchio, canaletto e chiavistello,
Er gionco, er guercio, er mio, nerchia, pirolo,
Attaccapanni, moccolo, bruggnolo,
Inguilla, torciorello e manganello.
Zeppa e batocco, cavola e tturaccio,
E maritozzo, e cannella, e ppipino,
E ssalame, e ssarciccia, e ssanguinaccio.
Poi scafa, canocchiale, arma, bambino.
Poi torzo, crescimmano, catenaccio,
Minnola, e mi'-fratello-piccinino.
E tte lascio perzino,
Ch'er mi' dottore lo chiama cotale,
Fallo, asta, verga e membro naturale.
Quer vecchio de spezziale
Dice Priapo; e la su' moje pene,
Segno per dio che nun je torna bene.
Giuseppe Gioachino Belli, Roma, 6 dicembre 1832
ma è normale che nei secoli il linguaggio si evolve tra travisazioni e quantaltro,
comunque per come la vedo io sopra si sta facendo confusione tra cacare il cazzo e rompere il cazzo, secondo me hanno sfumature di significato differenti |