pliskiss, 27/12/2015 15:00:
Che si ritirino un pò e lascino lo spazio a Israele, tanto loro di spazio ne hanno, e poi a che cosa gli serve? tanto fuori che fare guerre non sono capaci di fare niente, lavativi!
Ma quanto ancora devono ritirarsi? Sono ridotti a vivere in un lagher peggio di quelli dove i tedeschi confinavano gli ebrei durante la 2a guerra mondiale...
Facciamo chiarezza altrimenti rischiamo di confonderci e capire fischi per fiaschi, allora:
Per quanto le cause del conflitto israelo palestinese possano essere molto complicate, le loro ragioni storiche sono sintetizzabili nella cartina di cui al lato, ovvero nel concetto proprio dei palestinesi: “Avevamo questi territori, ora siamo confinati qui, e tutto il resto appartiene a Israele”.
Il conflitto in questione non è quindi di carattere religioso, ma soprattutto territoriale.
Diverse porzioni del territorio che oggi dovrebbe essere ad uso esclusivo palestinese, sono occupate dalle cosiddette colonie, ovvero de comunità composte da israeliani. Queste installazioni sono di fatto illegali, così come sancito, tra le ultime, da 162 nazioni su 171 in una votazione tenutasi dall’ONU nel Novembre del 2013 (vedasi GAEF3387). Nonostante questa palese violazione della legge internazionale, Israele raramente procede all’evacuazione di queste colonie, anzi, le stesse sono protette dall’esercito israeliano (IDF). Molti degli abitanti delle colonie sono degli estremisti sionisti, caratterizzati da una notevole aggressività nei confronti della popolazione palestinese. Il 40% di loro crede che il loro diritto di vivere in quei territori venga direttamente da Dio. Geograficamente inoltre, le colonie sono posizionate nei territori più ricchi, e hanno quindi accesso a riserve primarie che, di fatto, dovrebbero appartenere ai palestinesi. Uno di questi beni è, per esempio, l’acqua, cosa che, stando ad alcuni ideologi, fa del conflitto israelo palestinese il primo tra quelli che verranno per il controllo dell’oro blu (vedasi file in allegato: water). Fatte salve l’effettiva difficoltà che lo stesso governo israeliano ha nel gestire i coloni, in termini socio economici il risultato immediato dato da queste installazioni illegali è:
- un vantaggio per Israele derivante dallo sfruttamento del territorio e delle sue risorse;
- una valvola di sfogo ove far risiedere gli immigrati di origine ebraica che si recano in Israele, come dimostra il loro incremento demografico, pressoché costante negli ultimi anni.
L’occupazione di questi territori è uno degli elementi più destabilizzanti per la pace in quei territori.
Questa premessa, seppure abbastanza riduttiva per una situazione molto complessa, era d’obbligo per inquadrare gli eventi delle ultime settimane.
I movimenti politici più diffusi in Palestina sono due: Hamas e Fatah. Come si può vedere dalla cartina, anche i territori palestinesi di fatto sono divisi in due. Da una parte la striscia di Gaza, dall’altro la cosiddetta Cisgiordania, conosciuta anche come West Bank.
Hamas si è stabilita come forza politica in controllo della striscia di Gaza, mentre Fatah della Cisgiordania. Storicamente, i rapporti tra le due fazioni non sono mai stati buoni. Vi sono anche delle teorie le quali vogliono che, almeno in principio, Hamas fosse aiutata dall’intelligence Israeliana come forza contrapposta a Fatah. Nell’Aprile 2014 però, dopo varie vicissitudini, vi è stata una svolta, ovvero un riavvicinamento politico tra le due fazioni, teso a formare un governo di unità nazionale. Naturalmente a Israele non faceva affatto comodo avere un fronte unito.
E poi infatti...
[Modificato da raggio di luna78 27/12/2015 16:27]