bè visto che si fa' omaggio a foibe...ebrei e quant'altro

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12/02/2007 20:47

Re:

Scritto da: =Victor Von Doom= 12/02/2007 17.28
Fare l'esegesi di un gruppo, la cosiddetta "Brigata Osoppo", che ha coperto la ritirata dei nazisti da Lubiana verso Vienna, combattendo contro le formazioni partigiane italiane e jugoslave e che ha fornito sia gli uomini che il materiale esplosivo per i primi anni della "strategia della tensione" e per Gladio, paragonandola a "foibe...ebrei e quant'altro" (espressione che, con raccapriccio, mi pare messa in bocca ad un salumiere quando ti chiede se, dopo il salame e la mortadella, vuoi pure del formaggio...), mi pare, per restare in "argomento", parlare di storia nto al chilo"... [SM=x44463]



quanto sano e puro odio che scaturisce da queste parole.
Nessuna scusa può essere trovata, nessuna attenuante politica può essere addotta per rendere meno crudele un crimine simile.

Perché, se vogliamo essere corretti, imparziali e obiettivi conisiglio Il sangue dei Vinti di Pansa.

Non esprime giudizi, riporta fatti.

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12/02/2007 20:54

Re: Re:

Scritto da: FerrariDaytona 12/02/2007 20.47


Perché, se vogliamo essere corretti, imparziali e obiettivi conisiglio Il sangue dei Vinti di Pansa.

Non esprime giudizi, riporta fatti.




Se vogliamo essere corretti, imparziali e obiettivi, dobbiamo imparare a contestualizzare gli eventi. [SM=x44458]

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12/02/2007 21:40

Re: Re: Re:

Scritto da: -Asmodeus- 12/02/2007 20.54


Se vogliamo essere corretti, imparziali e obiettivi, dobbiamo imparare a contestualizzare gli eventi. [SM=x44458]



gli assassini che hanno rucidato innocenti erano fascisti, e poi molti partigiani di colore politico opposto.
Questa è la verità, nessuna scusa può essere trovata
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13/02/2007 01:32

Re: Re: Re: Re:

Scritto da: FerrariDaytona 12/02/2007 21.40


gli assassini che hanno rucidato innocenti erano fascisti, e poi molti partigiani di colore politico opposto.
Questa è la verità, nessuna scusa può essere trovata



Vedo che la discussione inizia a prendere forti tonalità politiche, che non erano affatto mia intenzione si evidenziassero (anche se giustamente ognuno di noi ha le proprie idee).

Quoto le parole de LaMicia "le guerre un san da fare perchè rendono l'essere umano assai peggio di avvoltoi e iene".

Io volevo solo esprimere questo concetto e ricordare tutte le altre stragi dimenticate e che non hanno neanche una Giornata del Ricordo.
Non pensavo che ognuno volesse tirare il Ricordo dalla propria parte.

[Modificato da radcla 13/02/2007 1.33]

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13/02/2007 02:30

Re: Re: Re:

Scritto da: -Asmodeus- 12/02/2007 20.54


Se vogliamo essere corretti, imparziali e obiettivi, dobbiamo imparare a contestualizzare gli eventi. [SM=x44458]



[SM=x44462]

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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13/02/2007 08:43

Re: Re:

Scritto da: FerrariDaytona 12/02/2007 20.47


quanto sano e puro odio che scaturisce da queste parole.
Nessuna scusa può essere trovata, nessuna attenuante politica può essere addotta per rendere meno crudele un crimine simile.

Perché, se vogliamo essere corretti, imparziali e obiettivi conisiglio Il sangue dei Vinti di Pansa.

Non esprime giudizi, riporta fatti.




Odio? Quale odio? Io approfondisco e cerco di conoscere tutto, da tutti i metodi di interpretazione, ascoltando tutti e poi facendomi una idea mia...

Pansa? Purtroppo per te, io trovo più vicino a me il modo di interpretare la storia di Giorgio Bocca...

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13/02/2007 10:40

Re: Re: Re:

Scritto da: =Victor Von Doom= 13/02/2007 8.43


Odio? Quale odio? Io approfondisco e cerco di conoscere tutto, da tutti i metodi di interpretazione, ascoltando tutti e poi facendomi una idea mia...

Pansa? Purtroppo per te, io trovo più vicino a me il modo di interpretare la storia di Giorgio Bocca...



ah bella roba, praticamente Bocca sostiene che gli assassinati dopo il 45 se lo sono cercato.
15/02/2007 07:54

Re: Re: Re: Re:

Scritto da: FerrariDaytona 13/02/2007 10.40


ah bella roba, praticamente Bocca sostiene che gli assassinati dopo il 45 se lo sono cercato.



veramente...se parli del sangue dei vinti...io non l'ho interpretato così...anzi

ci ho trovato parecchi spunti di riflessione

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Haeresiarca
15/02/2007 08:48

Re: Re: Re: Re: Re:

Scritto da: la micia 15/02/2007 7.54


veramente...se parli del sangue dei vinti...io non l'ho interpretato così...anzi

ci ho trovato parecchi spunti di riflessione




Parla di Bocca, non di Pansa. [SM=x44461]

Pansa certamente lascia molti spunti di discussione. Non lo amo troppo, perchè imho dà giudizi sottesi, ma certo spunti ne lascia. [SM=x44450]

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16/02/2007 07:49

Re: Re: Re: Re: Re: Re:

Scritto da: -Asmodeus- 15/02/2007 8.48


Parla di Bocca, non di Pansa. [SM=x44461]

Pansa certamente lascia molti spunti di discussione. Non lo amo troppo, perchè imho dà giudizi sottesi, ma certo spunti ne lascia. [SM=x44450]



ah allora mi son confusa...sorry...

manco a me piace particolormente pansa...ma il sangue dei vinti...è sicuramente un libro (almeno a me è parso) scritto in maniera...diretta senza troppi giri di parole e per nulla fazioso...
ma parlo per me...
cosa sono i giudizi sottesi???
perdonami lo sai che con l'italiano ho notevoli difficoltà [SM=x44478]
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16/02/2007 16:39

[SM=x44515]

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"Io sono un cantastorie, per molte terre e paesi ho sempre viaggiato.
Ora sono giunto a questa: lasciate che prima di partirne io canti..."


(Anonimo del XIII sec.)

16/02/2007 19:35

Re:

Scritto da: Zalmoxis 16/02/2007 16.39
[SM=x44515]



è sicuramente un complotto

vedrai vedrai [SM=x44456] [SM=x44477]
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18/02/2007 19:56


Colgo l'occasione di questo 3D per rendere omaggio ai nostri soldati che furono "dimenticati" in Russia.

Quei prigionieri dimenticati
di Sergio Bertelli

Il tenente di vascello Evgenij Zhirnov non è nuovo al pubblico italiano, perché era già intervenuto, sul dramma dei prigionieri italiani in Russia in "Pci. La storia dimenticata", dove aveva raccontato in breve come i nostri soldati fossero stati decimati non già in battaglia, ma nelle marce forzate di trasferimento nei campi d'internamento, soprattutto vittime del disordine burocratico russo. Qui apprendiamo che non si trattò solo di disorganizzazione. Le sorti dei nostri prigionieri si intrecciarono fortemente con le vicende politiche, essi furono prima di tutto degli ostaggi, nella mani sia dei sovietici che dei collaborazionisti italiani. Chi non si sottopose ai continui ricatti, la pagò cara. Come il cappellano Giovanni Brevi, scelto come merce di scambio, per aiutare il senatore comunista Edoardo D'Onofrio (uno dei collaborazionisti che cercavano di indottrinare, indossando la divisa militare dell'esercito sovietico, i propri connazionali rinchiusi nei campi). Era successo che, una volta rimpatriati, un gruppo di soldati aveva accusato D'Onofrio "di aver collaborato coi servizi speciali sovietici e di aver causato danni morali ai prigionieri italiani credenti. I diplomatici sovietici, per aiutare D'Onofrio, chiedevano di trovare materiali compromettenti sul conto degli ex prigionieri che al processo del senatore comunista figuravano come testimoni a carico.

Tutta l'attenzione era rivolta, in primo luogo, alla figura del cappellano Don Enelio Franzoni. Il Mid, con ogni probabilità su suggerimento dello stesso D'Onofrio, era informato dell'esistenza, negli archivi del Mvd, di una delazione di Don Franzoni nei confronti di un altro cappellano prigioniero di guerra, Don Giovanni Brevi". La colpa di Don Brevi era stata quella di aver tenuto un quadernetto, poi sequestratogli, nel quale aveva registrato i nomi dei commilitoni morti nel lager in cui era internato, con l'annotazione per ciascuno: "fucilato dai russi, torturato a morte, morto di fame" e di comportarsi, negli interrogatori, "con sfrontatezza" (come si sa, le convenzioni internazionali vietano di interrogare i prigionieri di guerra). Internato in un Gulag vero e proprio, condannato a dieci anni di galera solo per essersi rifiutato di lavorare (altra cosa vietata), il cappellano era passato da un campo all'altro, pur tempestando di lettere le autorità sovietiche e chiedendo che i suoi appelli fossero inoltrati in Vaticano. Ma Don Brevi non fu il solo caso sul quale i russi si accanirono tanto. "Nell'autunno del 1945, dopo quasi tre anni di tremenda prigionia, l'Unione Sovietica restituì i soldati italiani prigionieri nel suo territorio. Molti mesi dopo, nel luglio 1946, quando ormai in Italia i giochi politici erano fatti, Stalin e i "commissari politici" italiani permisero il rimpatrio degli ufficiali".

I due autori non mancano di ricordare la terribile risposta che Togliatti diede a chi gli chiedeva di far qualcosa per salvare i nostri connazionali: "Se un buon numero di prigionieri morirà in conseguenza delle dure condizioni di fatto non ci trovo assolutamente da dire […]". Commentano Bigazzi e Zhirnov: "In pratica, giustificando in pieno le atroci esecuzioni sommarie, le privazioni di ogni tipo e lo sterminio di gente inerme convogliata verso campi di prigionia che assomigliavano più a dei "lager della morte", Togliatti dette le direttive per il comportamento dei "commissari politici" italiani incaricati di "rieducare" i prigionieri dell'Armir, nei lager staliniani". Gli autori sono anzi riusciti a rintracciare un opuscolo stilato da Dmitrij Manuil'skij, nell'ambito della Direzione superiore politica (GlavPU) dell'Armata Rossa, per l'organizzazione del lavoro di indottrinamento dei prigionieri di guerra, soprattutto degli italiani, il cui scopo precipuo era quello di reclutare agenti. Il colonnello Krastin, comandante del lager n. 160 a Suzdal', in un rapporto del 10 maggio 1945, diceva che il gruppo "antifascista" comprendeva 185 persone, ma che "il lavoro antifascista veniva costantemente frenato dagli ufficiali reazionari, in special modo dagli alti ufficiali", fra questi, il generale Umberto Ricagno e i cappellani, i quali cercavano "costantemente di esercitare la loro influenza sugli ufficiali e sui soldati credenti" occupandosi "periodicamente di propaganda religiosa" (!).

Come si legge nel Rapporto sui prigionieri di guerra italiani in Russia dell'Unirr, del maggio 1995 (parzialmente riportato nel libro): "I russi erano furibondi con questi ufficiali che, anziché piegarsi, diventavano sempre più refrattari, insolenti, motivo di disordine e cattivo esempio per i prigionieri delle altre nazionalità egualmente isolati nello stesso campo di punizione". Dopo l'avvenuto rimpatrio dei sopravvissuti, restarono in mano dei sovietici ventotto prigionieri (tra i quali proprio il generale Ricagno, oltre al cappellano Brevi). Accusati di aver commesso atrocità, per anni i tribunali sovietici furono incapaci di trovare delle prove certe in base alle quali giudicarli. Eppure, quando una delegazione dell'Unione donne italiane, si recò a Mosca, nell'estate del 1947, e fu ricevuta dal tenente generale K. D. Golubev, vicedelegato del Consiglio dei ministri per gli affari del rimpatrio, Giuliana Nenni e le deputate comuniste Rina Picolato ed Elettra Pollastrini non esitarono a prendere per oro colato tutte le bugie snocciolate in modo imperturbabile da un generale ben abituato alla dezinformacija. Quei ventotto erano divenuti, in realtà, merce di scambio, per ottenere dall'Italia la consegna di prigionieri russi. Convinto che la miglior difesa è l'attacco, il generale Golubev accusò gli italiani esattamente delle colpe di cui si erano macchiati e continuavano a macchiarsi i sovietici: "Gli italiani non ci consegnano tutti i cittadini sovietici da rimpatriare (si trattava in maggioranza di ucraini, bielorussi, lettoni, lituani che si erano uniti ai tedeschi) […] oltre mille cittadini sovietici, di competenza delle autorità italiane, non possono tornare in patria […] il governo sovietico, invece, come avete potuto constatare, ha lealmente rinviato in patria tutti gli italiani".

A parte il fatto che molti di costoro non intendevano affatto rientrare in patria, ben immaginando la sorte che li avrebbe attesi, molti di essi non erano nemmeno nelle mani del governo italiano, ma in campi di raccolta controllati dagli americani! Eppure, diligentemente, Pollastrini prometteva di presentare un'interrogazione, appena rientrata in Italia, all'Assemblea costituente! Solo il 5 giugno 1953 la Sezione militare della Corte suprema deliberò la scarcerazione di tutti i prigionieri italiani. Era il momento in cui la lotta al Cremlino era aperta: Malenkov doveva far fuori Lavrentij Beria, mentre Kruscëv si apprestava a sua volta ad esautorare la trojka Malenkov-Molotov-Kaganovis. Gli ultimi prigionieri italiani, vittime di un gioco più grande, potevano finalmente partire per Vienna. Solo Don Brevi e il capitano Ludovico Scagliotti, reo confesso di aver rubato, con altri commilitoni, un torello ad un contadino (!), furono costretti ad attendere il gennaio successivo! Resta da dire della sorte dei collaborazionisti e delatori. Alcuni dei primi sarebbero divenuti dirigenti del Pci, come Edoardo D'Onofrio o Paolo Robotti, il cognato di Togliatti, che ai prigionieri che protestavano di non ricevere posta - come era loro diritto - rispondeva sprezzante: "Le vostre donne non hanno tempo per scrivervi, si divertono con gli americani". Quanto alle spie, alcune avrebbero ricevuto la lezione che meritavano dalle stesse vittime, lungo il viaggio di ritorno in patria; il soldato Antonio Mottola, che i sovietici avevano scaricato dopo averne goduto dei servigi, andò invece incontro ad una condanna a dieci anni nella fortezza di Gaeta.



_________________

"Chi ha parlato, chi ca..o ha parlato? Chi è quel lurido str...o comunista checca pompinaro, che ha firmato la sua condanna a morte? Ah, non è nessuno, eh? Sarà stata la fatina buona del ca..o..."

Il più acerrimo nemico del Bremaz è Rurro Rurrerini.
(ma anche Ramarro Rurale, con il suo fedele servitore lo gnomo Corri Rorra, non scherza....)




Legionis praefectus more cinaedi communis currum regit.

"Siccome c'ho una certa immagine da difendere....."

Dice il saggio: "Viajare descanta, ma se te parti mona te torni mona."




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10/02/2016 10:27

10 Febbraio.
Aveva 23 anni, Norma Cossetto.

Aveva ventitré anni quando il suo corpo è stato ripreso dalla foiba di Villa Surani 136 metri sottoterra in queste condizioni: pugnalati entrambi i seni, ferite da taglio ovunque e un bastone nella vagina, semi nuda.
Quei 136 metri che aveva percorso ancora viva ma forse desiderosa soltanto di morire, dopo essere stata seviziata e torturata per giorni da diciassette partigiani titini. Dopo che il padre, corso dai partigiani a chiedere notizie della figlia, era stato accoltellato e ucciso e gettato in un’altra foiba. Dopo che la vita le aveva riservato un destino da patriota negli anni in cui essere patrioti nell’Italia nord-orientale era una colpa per cui si meritavano tortura e morte.

Era solo una dei 20 mila infoibati, Norma. Solo una fra quelle donne, quei bambini e quegli uomini gettati vivi o morti, legati da fili di ferro e seviziati con la colpa di avere il tricolore nel cuore. Donne e uomini istriani, che avevano visto con l’armistizio la caduta del Regio Esercito, l’occupazione comunista delle proprie terre e la cancellazione della loro lingua e della loro religione dai programmi scolastici dei propri figli e dalla loro vita. Donne e uomini fiumani, che dopo aver festeggiato l’annessione all’Italia nel 1924 si erano trovati senza patria e senza storia. Donne e uomini dalmati che solo due anni dopo il trattato di Roma, tornavano vittime del regime titino che negava loro l’identità.

350mila esuli tra vittime e martiri, che morivano per non sottostare ai soprusi, o che lasciavano tutto e varcavano il confine espropriati di ogni bene tranne l’orgoglio della nostra tradizione. Lasciavano le loro case scrivendoci sopra “Italia”, e portavano via pezzi delle loro terre ancora sporche di sangue italiano, o pietre da quel mare di Zara, dove i titini ne annegavano centinaia nascondendo la storia dietro al velo dei vincitori.

È proprio questa la tragedia, in ogni secolo e per ogni crimine umano: la supremazia narrativa dei vincitori che possono negare l’evidenza in nome di successi militari. Ma cosa si vince dove si lascia terrore e morte? Cosa si vince dove si opprime un popolo e si alimenta l’odio reciproco? Cosa si vince quando resta appesa a un muro sconosciuto la foto di un bambino che piange accanto al cadavere in brandelli della mamma della quale non potrà più neanche scrivere il nome nella sua lingua?
Diranno che vale per tutti i regimi non solo quello titino. Senza dubbio. Vale per ogni popolo oppresso non solo quello italiano. Senza dubbio. Vale per tutti i vincitori che omettono la verità. Senza dubbio.

Allora perché mi soffermo oggi, il 10 febbraio, a ricordare solo una minuscola parte delle vittime dei crimini contro l’umanità?
Perché l’eccidio delle foibe ancora non è scritto in tutti i libri di storia. Perché anche dopo la legge Menia del 2004 ci sono persone che negano il ricordo. Perché fra quelle pietre di lacrime ci sono le ossa dei nostri nonni.
Perché in un pianeta di soprusi che ha perso ogni riferimento ideale in balìa del potere e a discrezione dei vincitori, non posso più immaginare un mondo migliore e diverso e non mi resta che immaginare me stessa migliore e diversa. E per fare questo ho bisogno di esempi.
Oggi il mio esempio sono quegli italiani, martiri per non soccombere all’oppressione, colpevolizzati per l’amore delle loro radici. E non voglio sentirmi dire che non è la mia storia e che la mia generazione non lo può capire. Aveva ventitré anni, Norma, e per il suo eroismo la ringrazio per sempre.
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10/02/2016 10:44

"Non piangere per me. Non mi sono mai sentito così forte come in questa notte di attesa, che è l'ultima della mia vita.
Tu sai che io muoio per l'Italia. Siamo migliaia di italiani, gettati nelle Foibe, trucidati e massacrati, deportati in Croazia falciati giornalmente dall'odio, dalla fame, dalle malattie, sgozzati iniquamente.
Aprano gli occhi gli italiani e puntino i loro sguardi verso questa martoriata terra istriana che è e sarà italiana. Se il Tricolore d'Italia tornerà, come spero, a sventolare anche sulla mia Cherso, bacialo per me, assieme ai miei figli.
Domani mi uccideranno. Non uccideranno il mio spirito, né la mia fede.
Andrò alla morte serenamente e come il mio ultimo pensiero sarà rivolto a Dio che mi accoglierà e a voi, che lascio, così il mio grido, fortissimo, più forte delle raffiche dei mitra, sarà: Viva l' Italia! ".
Stefano Petris
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10/02/2016 15:21

Massimo Cacciari (da avvenire 10 febbraio 2004)
Il filosofo Massimo Cacciari di pazienza ne ha poca nei confronti dei
"molti che temporibus illis erano nel vecchio PCI, sapevano di tutto ciò che succedeva in Istria ma tacevano"
Cosi come ne ha poca nei confronti degli "odierni reinterati pentitismi di tutti i generi.
Non apprezza le parole del Centro Sinistra

"Come no!! tutto questo va benissimo ora però questo paese
vuole smettere di chiedere scusa e di "pentirsi" per iniziare
a ragionare in modo serio e non "ipocrita"???
Se no di questo tempo ci pentiremo anche delle stragi dei Galli fatte da Giulio Cesare o del genocidio degli Incas
ma senza mai far nulla perchè non succedano più.
Oramai lo sappiamo ,qualunque ideologia vittoriosa è stata intollerante, la storia stessa è tutta una tragedia.
Detto ciò
Ora è tempo di passare da queste visioni moralistiche ad altre realistiche e disincantate
se noi commettiamo sempre sciagure e poi puntualmente ci pentiamo
non andiamo più avanti.

Commento: Mattarella vuole la verità? Che gliela chieda a qualche capoccione di quelli che l'hanno messo a fare il Presidente della Repubblica? Cacciari è un filosofo di Sinistra mi pare? che però secondo me esprime la vera realtà dei fatti, anche lui come me sottolinea che di stragi ne sono state fatte tante, una strage è una strage non ha marca, la marca gliela diamo noi a secondo per chi non o simpatizziamo.
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10/02/2016 18:03

Re:
pliskiss, 10/02/2016 15:21:

Massimo Cacciari (da avvenire 10 febbraio 2004)
"Ora è tempo di passare da queste visioni moralistiche ad altre realistiche e disincantate
se noi commettiamo sempre sciagure e poi puntualmente ci pentiamo
non andiamo più avanti.

Commento: Mattarella vuole la verità? Che gliela chieda a qualche capoccione di quelli che l'hanno messo a fare il Presidente della Repubblica? Cacciari è un filosofo di Sinistra mi pare? che però secondo me esprime la vera realtà dei fatti




Ecco, allora inizia a non girarti dall'altra parte almeno laddove da oltre 80 anni si fanno stragi, mi riferisco a Gaza, alla Palestina, dove spesso mostri cinico distacco.


Oggi però ricordiamo gli italiani brutalmente infoibati

e gli altri deportati forzosamente... [SM=x44471]
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10/02/2016 19:15

Re: Re:
Da da da, 10/02/2016 18:03:




Ecco, allora inizia a non girarti dall'altra parte almeno laddove da oltre 80 anni si fanno stragi, mi riferisco a Gaza, alla Palestina, dove spesso mostri cinico distacco.


Oggi però ricordiamo gli italiani brutalmente infoibati

e gli altri deportati forzosamente... [SM=x44471]



Appunto, questo è un anniversario delle Foibe e voi che non ho ancora capito da che cazzo di parte state? Continuate a tirare in ballo sta cazzo di Palestina? Ma che siete un associazione?
Se me lo dite vi prometto che non ci metto più becco, basta dirle le cose nessuno si offende.
Basta dire" Pliskiss noi su questo forum odiamo gli ebrei e siamo dalla parte dei Palestinesi qualunque cosa facciano" se non volete scriverlo pubblicamente basta che Etrusco manda un ffz, mica mi offendo.
Dall'altra parte c'è scritto Attivisti Siria, qui si parlava di Istria e viene fuori ancora sta cazzo di Palestina, sembra che nel mondo muoiono solo loro?
Palestina, Palestina, Palestina e Palestina e bastaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!
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