La vertenza Alitalia è in un punto di grande confusione, non solo per il braccio di ferro con i sindacati, ma soprattutto per l’incertezza all’interno dell’azienda sulle strategie e sul piano industriale, che ancora non ha visto la luce.
Le perdite continuano a mordere il conto economico e a intaccare il patrimonio. Per quest’anno è prevista una perdita di gestione superiore a 600 milioni di euro. La liquidità concessa dalle banche si esaurirà alla fine di marzo.
Il governo ieri ha chiesto alla compagnia di ritirare il “diktat” con il quale aveva annunciato che
dal primo marzo, in mancanza di accordo sindacale su un nuovo contratto, avrebbe tagliato le buste paga dei 12mila dipendenti, non applicando più il contratto collettivo che è scaduto a fine 2016. Un capitolo a parte sono gli esuberi, mai dichiarati ufficialmente, che potrebbe essere alcune migliaia. L’azienda ha risposto convocando per oggi alle 16,30 i sindacati attraverso Assaereo. I sindacati in serata hanno detto: «Siamo disponibili a discutere del contratto ma non accettiamo ultimatum come quello sull’applicazione del regolamento aziendale».
Alitalia, Calenda: «Serve una soluzione rapida sul contratto»
Dopo l’incontro di ieri mattina allo Sviluppo economico dell’a.d. di Alitalia, Cramer Ball, con il ministro Carlo Calenda, che ha invitato la compagnia a ritirare la decisione unilaterale di applicare dal primo marzo un regolamento aziendale, anziché il contratto collettivo, la società ha comunicato che «Ball ha ribadito l’intenzione della compagnia di trovare un’intesa con le organizzazioni sindacali sul rinnovo del contratto nazionale di lavoro, scaduto lo scorso 31 dicembre».
Sembra un’apertura all’invito di Calenda a congelare la minaccia di interventi unilaterali sulle buste paga. Secondo i sindacati la riduzione delle buste paga potrebbe essere almeno del 20%, in particolare avverrebbe con il congelamento degli scatti di anzianità dei naviganti, che da annuali diventerebbero quinquennali. L’azienda inoltre intende ridurre i riposi annuali del personale di volo, da 120 giorni si ridurrebbero a 96 giorni.
«Alitalia continua a ritenere che un accordo con le sigle sindacali sia la strada più auspicabile per il rilancio della compagnia. Ferma restando la necessità di rinnovare il proprio modello di business, aumentando i ricavi e riducendo i costi», ha detto la compagnia. Non c’è armonia sul percorso da seguire per abbattere i costi nei voli fino a tre ore: c’è uno studio affidato alla «project manager» Laura Cavatorta per creare un settore «narrow body» low cost in Alitalia, si prenderebbe a riferimento a Aer Lingus, che è un modello ibrido, non una low cost, oppure ci sono due posizioni, cedere il settore a una vera low cost (lo vorrebbe il socio forte Etihad) o fare un accordo con Lufthansa, idea cui lavora il presidente, Luca Cordero di Montezemolo.
La riduzione dei costi affidata all’a.d. Ball dal cda del 22 dicembre (per volontà delle banche azioniste, che non si fidano più di Ball) non ha prodotto risultati apprezzabili. Sono stati conseguiti risparmi certi solo per 1,2 milioni di euro, nella manutenzione. Un risultato insufficiente rispetto a un obiettivo di 160 milioni di risparmi quest’anno, escluso il costo del personale.
«Tra tre settimane» ci sarà un piano «forte e coraggioso» per Alitalia, diceva il presidente Montezemolo il 12 gennaio. Sono passate sei settimane.
Il piano ancora non si è visto.
Fonte: Il Sole 24 Ore
Finirà mai questa situazione? Potrà mai ritornare la gloriosa compagnia di bandiera quale era un tempo, quando tutti ce la invidiavano?
Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.