Indagati anche i 4 carabinieri che lo arrestarono e i medici del reparto penitenziario
Parla un testimone: «Picchiato in cella»
Accusati di omicidio tre agenti penitenziari e tre detenuti
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Stefano Cucchi
Ci sono i primi sei indagati per la morte di Stefano Cucchi.
Omicidio preterintenzionale, questa è l’accusa ipotizzata dai pm della procura di Roma, Vincenzo Barba e Francesca Loy.
Sono tre agenti della polizia penitenziaria e tre detenuti che il
16 ottobre scorso si trovavano con lui a piazzale Clodio,
nelle camere di sicurezza del tribunale, subito dopo l’udienza di convalida dell’arresto.
Un testimone ha raccontato a chi indaga di aver «sentito rumori» e aver visto, parzialmente, «Cucchi aggredito in cella», dopo lo scoppio di un parapiglia per futili motivi (il ragazzo aveva chiesto di andare in bagno).
Ma non è l’unica novità:
il commissario di polizia penitenziaria che sovrintendeva alle celle del tribunale di piazzale Clodio, Alfredo Proietti, capo della centrale operativa regionale, lascerà il posto nei prossimi giorni a un nuovo comandante, Costanzo Sacco, del reparto di Frosinone.
Solo un caso?
Un normale avvicendamento? Le indagini dei magistrati avanzano «a 360 gradi».
Riguardano
anche i 4 carabinieri responsabili dell’arresto la notte tra il 15 e il 16 ottobre.
E poi
i medici del reparto penitenziario dell’ospedale Sandro Pertini dove Cucchi fu ricoverato il 17 ottobre e morì all’alba del 22.
I sanitari rischiano l’incriminazione per omicidio colposo se verrà accertata l’inerzia nelle cure, malgrado il detenuto si ostinasse a rifiutarle.
Eppoi ecco il racconto di
Giorgio Rocca, l’avvocato d’ufficio che la mattina del 16 ottobre era in udienza con Cucchi.
Dice al Corriere: «Alle 13.15 di quel giorno mi congedai dal ragazzo. In aula l’avevo visto solo un po’ gonfio in faccia ma avevo pensato che fosse a causa del metadone, visto che faceva uso di droghe.
Sono assolutamente certo, però, che a quell’ora non aveva tutte le ecchimosi e i lividi che si vedono bene nelle foto segnaletiche scattate a Regina Coeli...».
Adesso, attenzione:
Cucchi entra in carcere alle 15.45 del 16 ottobre e lì si sottopone ad immatricolazione (foto comprese).
Ma secondo il rapporto della polizia penitenziaria consegnato al ministero della Giustizia, già alle
14.05, cioè appena una cinquantina di minuti dopo che Cucchi e il suo avvocato si sono salutati, il dottor Giovanni Battista Ferri dell’ambulatorio della città giudiziaria stila un certificato in cui c’è scritto che sul ragazzo «si rilevano
lesioni ecchimotiche in regione palpebrale... ».
Ancora:
il paziente «riferisce dolore e lesioni alle regioni sacrale e agli arti inferiori...
evasivamente riferisce che le lesioni conseguono ad accidentale caduta per le scale, avvenuta ieri...».
Ieri?
In quei 50 minuti Cucchi è stato portato in cella di sicurezza, accompagnato dai carabinieri e consegnato alla Polpen e lì è rimasto in compagnia di altri detenuti destinati a Regina Coeli.
Secondo i primi rilievi svolti dai periti della procura, diretti da Paolo Arbarello, la tipologia delle lesioni riscontrate sul ragazzo sarebbero compatibili sia con un evento accidentale, come potrebbe essere una caduta, sia con le percosse.
I legali della famiglia, Fabio Anselmo e Dario Piccioni, ora chiedono che venga riesumata la salma per effettuare una Tac.
Fonte: Corriere della Sera - Fabrizio Caccia, Lavinia Di Gianvito - 10 novembre 2009
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Ma se succede tutto questo in casa nostra con che autorità possiamo riempirci la bocca di diritti umani violati all'altro capo del mondo?
[Modificato da Etrusco 10/11/2009 20:04]