La tragedia di Renato Curi
Tra i protagonisti della promozione in Serie A si fa notare Renato Curi, un giovane calciatore proveniente dal Como e scoperto da Ilario Castagner, autore di due reti decisive contro il Verona[1]. Insieme a Vannini diventa il motore del centrocampo di una squadra che in 3 stagioni riesce a centrare non solo l'obiettivo della salvezza, ma a realizzare una costante crescita di livello, che consentirà alla squadra di raggiungere posizioni di classifica medio alte, e di compiere imprese che per una compagine di provincia erano considerate all'epoca proibitive, come battere la Juventus e il Torino.
Il 16 maggio 1976 è proprio una rete del numero 8 biancorosso (in Perugia-Juventus 1-0) a decidere la vittoria del campionato del Torino ai danni della Juventus, celeberrima, tra l'altro, la radiocronaca di Sandro Ciotti: «il Perugia è passato in vantaggio, rete di Curi su cross da destra di Novellino niente da fare per Zoff...» alla quale, non prima di aver finito l'intervento, subentra quella di Enrico Ameri: «Scusa Ciotti questo è l'urlo del Comunale di Torino che ha appreso in questo momento la notizia che tu hai dato, ecco l'urlo del Comunale di Torino, sventolio di bandiere del Torino, la linea a Dalla Noce».[2]
Nella stagione 1976-1977, con 28 presenze e 8 gol, è determinante per il raggiungimento del sesto posto finale del Perugia, prima delle squadre escluse per la qualificazione alla Coppa UEFA.
Il campionato 1977-1978 inizia molto bene per il Perugia e per Renato Curi. Dopo 5 giornate il Perugia è primo in classifica assieme a Genoa, Milan e Juventus.
Il 6° turno di campionato vede di scena al Comunale di Pian di Massiano la partita più importante, una sfida al vertice proprio contro la Juventus. È il 30 ottobre1977, 30.000 spettatori gremiscono gli spalti. Curi, reduce da un infortunio, ha recuperato appena in tempo per essere della partita. La gara ha inizio alle 14:30 ed il primo tempo trascorre combattutto da entrambe le parti. Nel mentre una fitta pioggia si abbatte sul capoluogo umbro. Alle 15:34, cinque minuti dopo l'inizio del secondo tempo, sugli sviluppi di una rimessa laterale nei pressi del centrocampo, Renato Curi fa uno scatto per raggiungere la palla, ma dopo pochi metri si accascia a terra. Morirà poco dopo, stroncato da un arresto cardiaco, ad appena 24 anni[3]. Ancora oggi lo stadio di Perugia è intitolato alla memoria di Renato Curi.
L'imbattibilità
L'esultanza dei giocatori del Perugia, dopo un goal.
Nelle prime 3 stagioni in Serie A, il Perugia era riuscito a guadagnarsi una buona reputazione e la fama di squadra simpatia, quando i giornali cominciano a parlare di "Perugia dei miracoli".
Nella stagione 1978-79, il Perugia diventa la prima squadra a completare il campionato di Serie A senza perdere una partita e restando in lotta fino alle ultime giornate per la conquista dello scudetto. Con un alto numero di pareggi (19 su 30 partite), il Perugia si piazza secondo. È questo il miglior piazzamento della squadra in Serie A. Bisognerà aspettare la stagione 1991-92, per vedere raggiunto tale primato da un'altra squadra di serie A.[4]
Il Perugia, allenato da Ilario Castagner, propone un gioco d'avanguardia, e tallona il Milan per tutta la stagione d'andata.
Gara emblematica della stagione, quella disputata il 4 febbraio 1979, al Renato Curi, contro l'Inter, terminata con il punteggio di 2-2. Al termine del primo tempo, il Perugia è sotto di due reti, e vede la sua imbattibilità a rischio.
D'Attoma era il presidente del Perugia dei miracoli.
Al 53' Franco Vannini accorcia le distanze, ma pochi minuti dopo viene steso da un cattivo fallo di Adriano Fedele, e s'infortuna. Al 90' Antonio Ceccarini sigla il gol del pareggio, l'unico gol segnato dal difensore in carriera, ma significativo perché salva il primato del Perugia. L'infortunio di Vannini, giocatore chiave della squadra anche nelle brillanti stagioni precedenti, risulta grave, tanto che il giocatore dovrà terminare la carriera. Al suo infortunio si aggiunge quello di Pierluigi Frosio, libero della difesa a 4 del Perugia, che dovrà saltare quasi tutto il girone di ritorno.
Pur indebolita dagli infortuni la squadra riesce a rimanere imbattuta anche per tutto il girone di ritorno, e chiude il campionato a soli 3 punti dal Milan campione, approdando per la prima volta nella sua storia in Coppa UEFA. La stagione 1978-1979 costituisce il miglior piazzamento della storia dell'AC Perugia, un risultato eccezionale per una squadra di provincia, sapientemente raggiunto grazie ad un'oculata gestione societaria, del dirigente Silvano Ramaccioni e del presidente Franco D'Attoma.
Il Perugia 1978/79 aveva una rosa così composta:
Portieri: Marcello Grassi; Nello Malizia.
Difensori: Michele Nappi; Antonio Ceccarini (il Tigre); Pierluigi Frosio (capitano); Mauro Della Martira; Luciano Zecchini.
Centrocampisti: Paolo Dal Fiume; Cesare Butti; Franco Vannini (la torre e soprattutto la mente di quel Perugia); Salvatore Bagni; Giorgio Redeghieri; Mario Goretti.
Attaccanti: Gianfranco Casarsa; Walter Speggiorin; Marco Cacciatori.
Allenatore: Ilario Castagner.
La squalifica e il declino
Nel successivo campionato 1979-80, il Perugia si assicura a sorpresa l'astro nascente del calcio italiano Paolo Rossi, che aveva rifiutato il trasferimento a Napoli, preferendo la più tranquilla collocazione perugina. Paolo Rossi fece egregiamente la sua parte, ma la squadra non riuscì comunque a ripetere il miracolo della precedente stagione, forse anche per l'assenza di un valido centrocampista, come Franco Vannini, costretto al ritiro per il gravissimo infortunio subito nel 1979.
Comunque, proprio nel momento in cui la società sembra aver stabilmente raggiunto una collocazione di vertice nel calcio italiano, arriva inaspettatamente la svolta negativa. Il 1º marzo 1980 scoppia lo scandalo del calcio italiano del 1980, che travolgerà lo stesso Paolo Rossi e, indirettamente le sorti del Perugia, che termina il campionato solo 10°.
Oltre a Paolo Rossi vengono squalificati anche Mauro Della Martira e Luciano Zecchini, e alla squadra nel successivo campionato viene inflitta una penalizzazione di 5 punti. Il colpo per il Perugia è pesante, anche psicologicamente. Così, a sole 2 stagioni dall'imbattibilità e da uno scudetto sfiorato, al termine della stagione 1980-81 si assiste a una malinconica retrocessione in serie B; quindi, negli anni successivi, seguirà anche lo sfaldarsi di quel geniale e compatto gruppo dirigenziale che aveva portato il Perugia ai massimi livelli. La stagione 1984-85, nella quale il Perugia manca il ritorno in A di un solo punto e curiosamente stabilisce i record tuttora in essere del minor numero di sconfitte in una stagione in B (1) e del maggior numero di pareggi (ben 26 su 38 incontri) nel campionato cadetto, sembra l'inizio di un'inversione di tendenza, invece il declino prosegue fino alla umiliante doppia retrocessione in C2 deliberata dalla C.A.F. nel 1986 per il coinvolgimento degli umbri anche nel secondo calcioscommesse, dopo peraltro essere retrocessi dalla B sul campo.
L'arrivo di Gaucci
Nel 1991 Luciano Gaucci, imprenditore romano già vicepresidente della Roma, rileva il Perugia, che milita in Serie C ed è sull'orlo del fallimento. Il nuovo proprietario vuole portare il Perugia ad alti livelli e con una imponente campagna acquisti, che porta in Umbria anche Giuseppe Dossena, in alcuni anni ci riesce. Nel 1991-92 la squadra è 3° e sfiora la promozione in Serie B, ottenuta l'anno successivo al termine di uno spareggio contro l'Acireale vinto dalla formazione umbra 2-1; ma per Gaucci scoppia lo scandalo di un cavallo "regalato" ad un arbitro compiacente (che in realtà era stato venduto per 10 milioni anziché 20), e la CAF rispedisce il Perugia in Serie C, promuove l'Acireale e squalifica il presidente per tre anni. L'anno successivo, stagione 1993-94, non c'è storia: il Perugia vince nettamente il campionato e viene promosso in Serie B: vi resta solo 2 anni, perché nella stagione 1995-96, la squadra, allenata da Giovanni Galeone, compie il grande salto in Serie A classificandosi al 3º posto.
Il ritorno in serie A
La permanenza in Serie A dura solo un anno: al termine di una stagione difficile, segnata anche dall'esonero di Galeone e dall'approdo a Perugia di Nevio Scala, la squadra retrocede all'ultima giornata, pur a seguito di un inizio di campionato esaltante.
Di nuovo in Serie B, il Perugia è subito intenzionato a tornare nel calcio che conta; ci riesce, ma per farlo il patron cambia quattro volte allenatore: Attilio Perotti viene prima sostituito da Albertino Bigon, poi Gaucci lo richiama per alcune giornate a riprendere il suo posto, ma poi lo scarica definitivamente riportando in panchina Ilario Castagner. E l'allenatore dei miracoli riesce in una nuova impresa: con un finale da record aggancia il Torino al quarto posto e nello spareggio promozione di Reggio Emilia trionfa sui granata ai calci di rigore.
In serie A il Perugia stavolta resta 6 anni; nella stagione 1998-99 la squadra, guidata da Castagner poi sostituito da Vujadin Boskov, raggiunge la salvezza classificandosi al 14º posto e qualificandosi per la Coppa Intertoto: si mettono in luce, amatissimi dai tifosi, il croato Milan Rapaic e il giapponese Hidetoshi Nakata. Nella stagione 1999-2000 la squadra è affidata a Carlo Mazzone, che la porta al 10º posto, e soprattutto compie, all'ultima giornata, l'impresa di battere la Juventus, togliendole così la gioia dello scudetto, che andò alla Lazio.
L'era di Serse Cosmi
Nel luglio 2000, il patron Gaucci, abituato a stupire, ingaggia Serse Cosmi, allenatore perugino di nascita ma semi-sconosciuto dal grande pubblico. La piazza è contro il suo presidente, che sembra far di tutto per non andare d'accordo con i tifosi; riempie la squadra di giovani e di giocatori presi a prezzi bassissimi in campionati di ogni angolo del mondo o dalle serie inferiori, ma che in Serie A troveranno grande fortuna: Mirko Pieri, Fabio Grosso, Fabio Liverani, Davide Baiocco, Marco Di Loreto. Dall'estero arrivano, ad esempio, Ze Maria e Zisis Vryzas.
Il risultato è sorprendente: la squadra gioca un calcio divertente e proficuo, affermandosi come la sorpresa della Serie A. Serse Cosmi ottiene il massimo dalla sua squadra, lanciando i giovani ai massimi livelli della Serie A: tra questi Materazzi, Liverani, Grosso, Baiocco, Miccoli, che presto approderanno in Nazionale e nei club più importanti del campionato di Serie A. Il Perugia si classifica 10° nella stagione 2000-01, 8° nella stagione 2001-'02, mentre l'anno successivo, guidato da Fabrizio Miccoli, addirittura sfiora la finale di Coppa Italia dopo aver eliminato la Juventus, ma venendo eliminata dal Milan, e si qualifica per la Coppa Intertoto classificandosi 9°, al termine di un'annata ricca di soddisfazioni.
La quarta stagione sotto la guida di Cosmi si apre con la vittoria della Coppa Intertoto sui tedeschi del Wolfsburg, che qualifica la squadra in Coppa UEFA. Il Perugia arriva fino al terzo turno, nel quale, dopo aver eliminato Dundee United e Aris Salonicco, viene eliminato dal più titolato Psv Eindhoven. Non altrettanto fortunato però il cammino in campionato: il Perugia non vince una partita per tutto il girone di andata e, quasi spacciato a quattro giornate dal termine, riesce alla fine a raggiungere l'insperato spareggio salvezza contro la Fiorentina; ma ad avere la meglio è la squadra viola (0-1; 1-1), che torna così in Serie A dopo il fallimento. Il Perugia scende in serie B, si conclude l'era Cosmi, e ben presto si concluderà anche l'era Gaucci.