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Bankitalia: La ricchezza degli italiani

Ultimo Aggiornamento: 23/12/2010 09:38
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21/12/2010 16:02

o di alcuni italiani
Le famiglie italiane hanno un ombrello anti-crisi (ma non tutte riescono ad aprirlo)


analisi di Rossella Bocciarelli per Il Sole 24 Ore

La ricchezza lorda delle famiglie italiane alla fine del 2009 era pari a quasi 9.500 miliardi di euro, quella netta ammontava a 8.600 miliardi, corrispondenti a circa 350 mila euro in media per famiglia. Le attività reali (soprattutto immobili) rappresentavano il 62,3% della ricchezza lorda, le attività finanziarie erano invece il 37,7% (la ricchezza in abitazioni, in particolare è stimata intorno ai 4.800 miliardi di euro). Le passività finanziarie, pari a 860 miliardi di euro, costituivano il 9,1% delle attività complessive.

L'ombrello anti-crisi delle famiglie
Sempre alla fine del 2009 la ricchezza netta è stata pari a 8,2 volte il reddito disponibile lordo delle famiglie. Alla fine del 2008, ultima data per cui è possibile effettuare un confronto internazionale completo e omogeneo, in Italia la ricchezza netta era risultata pari a 7,8 volte il reddito disponibile lordo delle famiglie, valore in linea con quello della Francia (7,5) e del Regno Unito (7,7), lievemente superiore a quello del Giappone (7) e significativamente superiore a quello degli Stati Uniti (4,8). Se ne può quindi dedurre che, se si considera lo stock di ricchezza, nell'insieme le famiglie italiane dispongono di un ombrello anti- crisi economica piuttosto consistente in confronto alla posizione di altri paesi avanzati.

La quota italiana del Pil mondiale è del 3 per cento
Del resto, stime recenti affermano che la quota di ricchezza netta mondiale posseduta dalle famiglie italiane è consistente perchè pari al 5,7% mentre la quota italiana del pil mondiale è al 3% e la quota italiana della popolazione mondiale è all'1 per cento. Insomma, complessivamente siamo "ancora" ricchi, nonostante la crescita del reddito che, putroppo, continua ad essere bassa da 15 anni a questa parte, anche volendo mettere tra parentesi gli effetti della recessione.

Ricchezza ad elevato grado di concentrazione
Il discorso cambia molto, però, quando dal dato complessivo si passa a considerare la distribuzione della ricchezza: una grandezza che, più ancora del reddito avverte Bankitalia, è caratterizzata da un elevato grado di concentrazione. Qui si scopre che l'ombrello anti-crisi non è per tutti. Infatti, alla fine del 2008 la metà più povera delle famiglie italiane disponeva soltanto del 10% della ricchezza totale, mentre il 10% delle famiglie più ricche deteneva quasi il 45% del totale. Non basta: dal 2000 al 2008 il numero di famiglie che hanno ricchezza netta negativa ( prevalenza dei debiti sugli asset)è aumentato, passando dall'1,8 al 3,2 per cento.
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21/12/2010 16:06

Ecco, in questo articolo, e più in particolare nella sua ultima parte, se abbinata al crescente malcontento popolare che arriva dalle piazze, e al sempre più alto astensionismo elettorale, la sinistra troverebbe buona parte di un programma elettorale e, probabilmente, anche la maggioranza dei consensi (è una balla grossa come una casa la solita recita di berlusca e della lega, che loro sono stati scelti dalla maggioranza degli italiani, sono stati scelti solo dalla maggioranza, neanche troppo alta, di coloro che sono andati a votare).

Senza la necessità di inseguire personaggi ambigui come i terzopolisti, primi specialisti nel saltare da una parte all'altra e per nulla affidabili in ottica di una coalizione (i "curriculum" politici dei loro leader sono sotto gli occhi di tutti!).

Bersani ci pensi bene prima di decidere dove vuole volgere lo sguardo! [SM=x44458]
[Modificato da radcla 21/12/2010 16:07]
21/12/2010 16:23

Una tantum per la crisi
di Peter Gomez

Bisogna essere grati all’ufficio studi di Banca d’Italia che oggi ci ha ricordato come la ricchezza nel nostro Paese continui da anni ad essere molto mal distribuita.

In tempi come questi ragionare sui numeri è importante. E se chi, in questi giorni, è asserragliato nei palazzi del Potere cominciasse a farlo, scoprirebbe che per arginare le proteste non servono gli arresti preventivi o la forza pubblica. Perché, solo ad averne il coraggio, una via per traghettare il Paese fuori dalle secche della crisi c’è.

Bankitalia spiega infatti come la ricchezza delle nostre famiglie (case, terreni, liquidi, titoli ecc ecc) ammonti in totale a 8.600 miliardi di euro. E aggiunge però che il 10 per cento di esse ha in mano quasi il 45 per cento del tesoro (circa 4000 miliardi).

Si tratta di una somma enorme che diventa ancor più grande se si pensa che il 50 per cento delle famiglie italiane è invece molto più povero, tanto da possedere solo il 10 per cento della ricchezza complessiva (860 miliardi).

Se le cose stanno così diventa chiaro dove devono essere trovati i soldi per affrontare l’emergenza.

Dopo i tagli orizzontali allo Stato sociale e alla pubblica amministrazione decisi da Giulio Tremonti, è perfettamente velleitario pensare che questo governo, o qualunque altro, possa riuscire nel giro di pochi mesi a individuare ad una ad una le spese realmente improduttive.

Certo, in Italia ve ne sono moltissime, ma oggi nessun esecutivo ha la forza o la capacità d’intervenire subito e con precisione. Così come nessuno è realmente in grado, anche se ne avesse la volontà, di andare a colpire da un mese all’altro i 100 miliardi e passa di euro di evasione fiscale. Eppure, come dimostrano le manifestazioni degli studenti, a cui adesso si sommano quasi paradossalmente quelle delle forze di Polizia, la necessità di fare cassa è immediata.

Ecco allora che bisogna guardare a quel 10 per cento di famiglie ricche. È a loro che deve essere chiesto un contributo di solidarietà provvisorio, una sorta di tassa patrimoniale una tantum, che permetta di raccogliere 10 miliardi di euro con cui far fronte ai bisogni più impellenti (per esempio l’istruzione, la ricerca, la benzina per le auto degli agenti, gli ammortizzatori sociali), in attesa che a Roma ci si decida a procedere sui bilanci dello Stato utilizzando non la scure, ma il bisturi e la lente d’ingrandimento.

Ovviamente non dovranno essere tassati i beni produttivi, non si pagheranno cioè imposte sulla proprietà delle imprese. A essere tassato sarà invece tutto il resto. E, visto che solo l’8 per cento di quei 4.000 miliardi è ricollegabile all’attività d’impresa, la base imponibile (cioè il pezzo di tesoro sul quale il fisco può intervenire) toccherebbe i 3.500 miliardi.

Non tutti i proprietari comunque dovrebbero mettere mano al portafogli. L’idea è che il prelievo scatti solo a carico di quelle famiglie chi possiedono beni per più di due milioni di euro. Fatti due conti si scopre così che basterebbe un intervento del 3 per mille per far incamerare allo Stato 10 miliardi.

Sarebbe impopolare un contributo di solidarietà del genere? No, perché riguarderebbe solo un parte minoritaria della popolazione. Che, oltretutto, non verrebbe particolarmente vessata.

Il 3 per mille di 2 milioni (pari a due grandi appartamenti nel centro di Milano o Roma) equivale a 6mila euro. Soldi che potrebbero benissimo essere versati in tre rate annuali da qui al 2013.

Un’alternativa alla macelleria sociale insomma esiste. Ed è un’alternativa che le opposizioni hanno il dovere di proporre. E che il centrodestra ha il dovere (e l’interesse) di esaminare.

L’ormai risicata maggioranza Pdl-Lega deve infatti ricordare di essere stata mandata a Palazzo Chigi da una base elettorale vasta e composita.

Silvio Berlusconi e Umberto Bossi non sono stati votati solo da super-ricchi o evasori.

Tra i supporter del Cavaliere e del Senatur le persone comuni con redditi, proprietà e stili di vita normali, sono tantissime. Si tratta di milioni e milioni di cittadini che nel 2008 pensavano di scegliere un sogno. E che adesso rischiano di ritrovarsi in un incubo. Evitare che si risveglino troppo in fretta conviene. Anche (o persino) a loro.

www.ilfattoquotidiano.it/2010/12/20/una-tantum-per-la-cris...

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22/12/2010 14:23

Ad ottobre il Credit Suisse Research Institute ha pubblicato uno studio sulle richezze private, dal quale risulta un dato molto interesante (QUI l'articolo del sole24ore): utilizzando l'indice di Gini per contare la concentrazione della ricchezza, emerge che l'Italia è il primo Paese tra i g-7 e il secondo tra i g-20 dietro l'Australia, con ricchezza meglio distribuite rispetto non solo agli USA (previsione facile) ma a realtà più socialmente vicine alla nostra come Francia e Germania.
Sarebbe interessante approfondire questo studio e quello di Bankitalia, per capire se i dati in qualche modo convergono nei metodi di calcolo della ricchezza; cosa che se fosse vera, dimostrerebbe come l'esperienza italiana sia la "migliore" (in un ottica di equi-distribuzione) rispetto a quelle conosciute nel mondo occidentale.
Ma è ovvio che la concentrazione non è l'unico parametro interessante - un paese povero può anche avere ricchezze perfettamente distribuite, ma se queste sono complessivamente poche sia in media che nel singolo la cosa è poco gratificante.

In generale sarebbe bello poter approfondire questi dati (mi riprometto di farlo appena ho tempo) ma ancora più interessante vedere come si muovono nel tempo gli indicatori di ricchezza, che è un modo per vedere come sta effettivamente l'economia - soprattutto individuale - degli italiani.

[SM=x44515]

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22/12/2010 16:07

Re:
paperino73, 22/12/2010 14.23:

Ad ottobre il Credit Suisse Research Institute ha pubblicato uno studio sulle richezze private, dal quale risulta un dato molto interesante (QUI l'articolo del sole24ore): utilizzando l'indice di Gini per contare la concentrazione della ricchezza, emerge che l'Italia è il primo Paese tra i g-7 e il secondo tra i g-20 dietro l'Australia, con ricchezza meglio distribuite rispetto non solo agli USA (previsione facile) ma a realtà più socialmente vicine alla nostra come Francia e Germania.
Sarebbe interessante approfondire questo studio e quello di Bankitalia, per capire se i dati in qualche modo convergono nei metodi di calcolo della ricchezza; cosa che se fosse vera, dimostrerebbe come l'esperienza italiana sia la "migliore" (in un ottica di equi-distribuzione) rispetto a quelle conosciute nel mondo occidentale.
Ma è ovvio che la concentrazione non è l'unico parametro interessante - un paese povero può anche avere ricchezze perfettamente distribuite, ma se queste sono complessivamente poche sia in media che nel singolo la cosa è poco gratificante.

In generale sarebbe bello poter approfondire questi dati (mi riprometto di farlo appena ho tempo) ma ancora più interessante vedere come si muovono nel tempo gli indicatori di ricchezza, che è un modo per vedere come sta effettivamente l'economia - soprattutto individuale - degli italiani.

[SM=x44515]




Da quanto ho potuto leggere in una prima, e ammetto veloce, lettura dell'articolo indicato del Sole, mi sembra di capire che la ricchezza conteggiata sia riferita. principalmente, ai patrimoni (immobiliari e/o finanziari). Se così fosse, è risaputo che da noi, anche a costo di grossi sacrifici o di eredità ricevute (da ascendenti che sono vissuti negli anni del boom economico o in quelli nei quali si è gonfiato il debito pubblico), quattro mura ed un tetto di proprietà li hanno quasi tutti.
Di per se, sempre se la mia lettura non è stata troppo superficiale, questo indice dice un po poco, e lo dimostra la scarsissima possibilità di spesa degli italiani, o almeno di larga parte di essi (escludo i soliti pochi "ricconi").
La difficoltà di arrivare a fine mese e i tagli alle spese per beni primari testimoniano anche qualcosa [SM=x44465]
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22/12/2010 17:17

radcla, 22/12/2010 16.07:

Da quanto ho potuto leggere in una prima, e ammetto veloce, lettura dell'articolo indicato del Sole, mi sembra di capire che la ricchezza conteggiata sia riferita. principalmente, ai patrimoni (immobiliari e/o finanziari). Se così fosse, è risaputo che da noi, anche a costo di grossi sacrifici o di eredità ricevute (da ascendenti che sono vissuti negli anni del boom economico o in quelli nei quali si è gonfiato il debito pubblico), quattro mura ed un tetto di proprietà li hanno quasi tutti.
Di per se, sempre se la mia lettura non è stata troppo superficiale, questo indice dice un po poco, e lo dimostra la scarsissima possibilità di spesa degli italiani, o almeno di larga parte di essi (escludo i soliti pochi "ricconi").
La difficoltà di arrivare a fine mese e i tagli alle spese per beni primari testimoniano anche qualcosa [SM=x44465]




non volevo trarre delle conclusioni, ma visto che qualche settimana fa avevo sentito parlare del report di CS, mi ha colpito quando è uscito quello di Bankitalia.
che, ripeto, possono essere complementari.

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23/12/2010 09:38

Per conoscenza, riporto il link al sito di Bankitalia con la presentazione della ricerca in PDF.

Una cosa che spicca nella ricerca (vd pag.23 fig. 15) è che la distribuzione della ricchezza negli ultimi 15 anni è rimasta pressochè costante.
Si evidenzia - in altra chart - come la ricchezza faimliare sia legata sempre più agli immobili e sempre meno alle attività finanziare.


Un'altro aspetto interessante è visualizzato a pag. 15 fig. 6: il reddito familiare deflazionato è lo stesso del 2003. Se però si ripulisce il dato dalle modifiche della dimensione di "famiglia", il reddito (lordo) equivalente è aumentato del 12% in 15 anni.
risentendo però di una diminuzione nel biennio 2006-2008.

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