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Svolta tra la gente del Vajont "Quella centrale la vogliamo"

Ultimo Aggiornamento: 24/01/2011 11:12
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24/01/2011 11:12


Erto: l'impianto è sicuro, così il paese può tornare a vivere
BENIAMINO PAGLIARO

ERTO E CASSO (PN)
Le scritte sui muri restano, ma gli ertani vogliono voltare pagina. Il fantasma Vajont non fa più paura: i 392 abitanti sono pronti ad accogliere una nuova centrale idroelettrica. Ancora una volta, si aspetta il regalo della natura: l’acqua che cade diventa energia, che diventa denaro; l’assegno vale 300 mila euro all’anno, prezzo base.

In paese hanno fatto due conti, del progetto si parla da anni, e ora si è deciso. Arrivare a Erto può raccontare molto di questa terra, strana, buia, inerpicata in alto, dove il termometro supera lo zero poche ore al giorno. La strada è stretta: prima di raggiungere il piccolo borgo si costeggia la vallata, con i turisti che guardano il monumento per le vittime. Duemila, almeno, quelli che sono morti il 9 ottobre del 1963.

In paese, il primo posto dove andare per tastare il polso alla gente è il «Gallo cedrone». Dietro al banco c’è Massimo Bernarda, che spiega tutto in due parole. «È una centralina, non intralcia. I paesani son tutti d’accordo, è utile». E le vecchie paure? «Sai cos’è - risponde - questa è una cosa che nemmeno si vede». Da Erto, infatti, la centrale, che sorgerà a valle, ai piedi della diga, e sfrutterà il salto del torrente, non si vedrà davvero. «Si può fare - dice Ruggero Corona, ristoratore nato tre anni dopo il disastro -, e gli incentivi aiutano». Il passato? «È successo quel che è successo. Ma questi sono altri anni, il turismo cresce, il paese torna a vivere». Il piccolo borgo è un po’ rinato, confermano anche in Comune: c’è chi compra casa, c’è il solito turismo dei disastri, e due mesi fa è pure arrivata la connessione a Internet.

Un esempio vivente del cambiamento è Wilma Manarin, 41 anni, madre di due bimbi, figlia di genitori costretti a scappare nel 1963: ha deciso di tornare, gestisce la pro loco e non boccia l’idea della centrale, anzi. «Se non intacca il territorio va bene». Ma si fida? «La fiducia è a metà, ma in questo periodo - aggiunge - non so quanti possano dire di essere fiduciosi». Le associazioni si dividono: i «Sopravvissuti» alzano la voce contro il progetto, per i «Superstiti» si può fare, mentre ad accelerare sono i sindaci di Erto e Casso, Longarone e Castellavazzo, pronti a costituire la nuova società per la centrale.

Lo start-up sarà a carico dei privati, pronti a investire 10 milioni di euro per produrre 15 milioni di kilowatt ora all’anno. Anche se ieri un portavoce di En&En, spa di Belluno, interessata all’operazione, è caduto dalle nuvole: «Avevamo presentato il progetto anni fa, pensavamo fosse tutto fermo». Bisogna cercarlo, ma a fine giornata, quando è già buio, a Erto si trova pure Mauro Corona. «Siamo tutti d’accordo sul denaro - dice lo scrittore e scultore -. Il giudizio, però, è etico. Sai cosa ci diranno da fuori? Dopo Paolini e Martinelli, il dolore e la memoria, ecco, diranno, quelli del Vajont vendono l’acqua dei morti. Quindi io sono per il no».

«Ora la chiamano centralina - insiste Corona -, ma tutte le cose madornali sono anticipate dai diminutivi. Fatti un bicchierino, dicono, e poi diventi alcolista. E comunque i soldi li possiamo trovare in modo più nobile, con il turismo. Oppure - sbotta - li tiro fuori io, ma non facciano quella mossa lì. Il mondo ci ha dato ragione perché abbiamo combattuto contro l’oblio di questa tragedia nascosta dallo Stato. E ora? Ci castriamo con le nostre mani e va tutto in malora».

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Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo.

(Voltaire)

ma difendiamo anche la grammatica Italiana





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<-- IO -->

I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pac Man avesse influenzato la nostra generazione ora staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva."
(Kristian Wilson, Nintendo Inc., 1989)

Pochi anni dopo nacquero le feste rave, la musica techno e l'ecstasy...

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