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Malati immaginari, le paure costano quattro miliardi

Ultimo Aggiornamento: 24/01/2011 11:13
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24/01/2011 11:13


Si fanno diagnosi con web e dottor House. E sono un incubo per medici e conti pubblici
MARIA CORBI

Italiani? Un popolo di ipocondriaci. Malati immaginari che cercano su Internet la causa dei loro doloretti, che affollano le anticamere dei medici di base, in fila alle farmacie carichi di prescrizioni, sempre pronti a trasformare una febbriciattola nell’annuncio della fine. E che per questo costano allo Stato 4 miliardi all’anno, come spiega il senatore Antonio Gentile, Pdl, della commissione finanze di Palazzo Madama. «La metà di questi soldi vengono spesi per risonanze magnetiche, Tac, esami di Ecg inutili mentre l’altra metà viene spesa in visite specialistiche convenzionate».

Come Verdone nel film
E tra le patologie più temute ci sono i tumori (38 per cento), le malattie cardiovascolari (34 per cento), le malattie mentali e neurodegenerative (22 per cento). Un problema che causa certamente sofferenza e che annovera tra le sue vittime anche molti nomi noti, a iniziare da Carlo Verdone che proprio in uno dei suoi film più famosi, «Maledetto il giorno che ti ho incontrato», porta sullo schermo una coppia di ipocondriaci (lui e Margherita Buy) destinati a innamorarsi. E la battuta «Copro tutto, fino al delirio schizoide», è ormai diventata un cult tra gli ipocondriaci confessi. E da Wikileaks abbiamo saputo che anche Gheddafi è della partita e che si porta in giro, sempre, un’infermiera oltre a filmare tutti i suoi controlli medici.

Boom di allucinazioni
Ma il problema non è solo italiano, visto che negli Stati Uniti l’ipocondria affligge un americano su 20 e costa 150 miliardi di dollari all'economia. E qualche giorno fa i ricercatori dell’Università di Stanford hanno pubblicato l’esempio delle allucinazioni. Su un campione di 13.057 persone, scelto tra Regno Unito, Germania e Italia, rappresentativo di 150 milioni di europei, ben il 16,3 per cento aveva allucinazioni occasionali. «Eppure - scrivono i ricercatori - ancora oggi molti si attardano a fare diagnosi sulla base solo di questo sintomo che può essere patognomonico (indica cioè la certezza della malattia, ndr), ma può anche non significare nulla, specialmente nelle età di transizione».

E nell’era di Internet essere ipocondriaci è sicuramente più facile, visti gli strumenti a disposizione, come l’applicazione per I-phone che regala diagnosi in base ai sintomi che si digitano. Una ricerca ci dice che oltre 16 milioni di italiani cercano informazioni sanitarie su Internet, e molti di loro, e sempre di più, lo fanno in modo compulsivo, convincendosi, alla fine, di essere malatissimi. E sembra che le serie televisive piene di camici bianchi e ospedali - in testa dottor House, il genio delle diagnosi impossibili - non aiutano a placare l’ansia dei malati immaginari.

Secondo uno studio dell’Università del Rhode Island gli appassionati del genere possono mettere in atto comportamenti di eccessiva attenzione per la loro salute. Ma guai a definire qualcuno «ipocondriaco», tanto che Verdone ha spiegato in un’intervista di non sentirsi affatto tale quanto piuttosto un «cultore della materia»: «Io studio la sera, leggo libri, mi documento su Internet, ascolto specialisti». Tanto, dice, da avere salvato la vita ad almeno cinque persone mandate dal medico «a calci nel sedere». «Non per vantarmi, ma sarei stato un grande medico di famiglia».

Fonte

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Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo.

(Voltaire)

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<-- IO -->

I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pac Man avesse influenzato la nostra generazione ora staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva."
(Kristian Wilson, Nintendo Inc., 1989)

Pochi anni dopo nacquero le feste rave, la musica techno e l'ecstasy...

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