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20/03/2017 21:39

Rigori e falli di mano, un po’ di ordine Fonte lucamarelli.it

Capita che, in una particolare settimana, avvengano più episodi che riportano allo stesso ambito regolamentare. La conseguenza è che tutti si occupano della specifica fattispecie spesso facendo una confusione allucinante tra fonti primarie (regolamento), fonti secondarie (precisazioni del 2015 illustrate dall’AIA), varie ed eventuali spesso diffuse da persone che non hanno la minima idea di quello che dicono.

E capita anche che persone provenienti dallo stesso mondo AIA possano avere idee differenti su un medesimo episodio. Non c’è nulla di male ad avere idee diverse, pensate che palle se così non fosse!

Proviamo a fare un po’ di ordine nel mare magnum di (dis)informazione letta e sentita un po’ ovunque.


Fonte primaria: regolamento

Il regolamento, ovviamente, dedica uno spazio specifico al fallo di mano, per la precisione a pagina 92 del testo vigente, Regola 12.



Per quanto ci interessa (facendo riferimento, in particolare, agli episodi di De Sciglio e D’Ambrosio) il regolamento ci indica due parametri fondamentali, cioè la direzione della mano verso il pallone e la distanza.

Nella guida pratica (che, nella sostanza, rappresenta una sorta di quizzario a risposta immediata, formula strumentale sia alla spiegazione di casi particolari sia alla preparazione teorica degli arbitri) i criteri per la concessione di un fallo di mano volontario sono specificati al numero 1:



Premessa: come vedete non viene mai indicata la dizione “calcio di rigore” perché il fallo di mano (ovviamente) deve essere punito in qualsiasi zona del campo con la medesima disciplina. E deve essere punito in qualunque momento della gara: il regolamento non cita mai la circostanza “se mancano pochi secondi alla fine si può sorvolare”…
Per tornare all’argomento, vengono citati altri due parametri, vale a dire se la volontarietà del tocco è voluto (e, a questo punto, nulla quaestio sulla concessione del rigore) OPPURE se il braccio venga allargato, alzato o mosso per costituire maggior ostacolo. Il famoso “volume corporeo”. Nel regolamento è citato il volume corporeo? Evidentemente NO, perchè non tutto ciò che viene spacciato per regolamento lo è. Ci torniamo più tardi.
Altro elemento che viene inserito per la valutazione del contatto pallone/mano-braccio è rappresentato dall’esclusione della concessione di un calcio di punizione diretto o di rigore nel caso in cui il gesto sia strumentale ad evitare colpi a parti sensibili del corpo (esempio: sui calci di punizione al limite dell’area i calciatori sono spesso posizionati in modo da riparare con le mani le parti più sacre)



Passiamo oltre ed aggiungiamo una postilla: il calcio è uno sport relativamente semplice ed intuitivo, motivo per cui viene praticato in ogni angolo del pianeta.
A fronte di una semplicità apparente, ci sono taluni particolari di enorme difficoltà. In questo ambito il fallo di mano è sicuramente il più complesso, ancor più difficile del fuorigioco perchè implica la valutazione di tanti elementi in pochissimi decimi di secondo, oltre alla capacità di individuare il tocco stesso. Capacità che spesso si traduce con “fortuna”, nel senso che non è certo raro che i falli di mano sfuggano alla squadra arbitrale.

Regolamento chiaro? No, non è chiarissimo. O, meglio: trattandosi di un regolamento non può scendere nei particolari per ogni voce, altrimenti sarebbe necessario un volume di 8000 pagine che prenda in considerazione tutte le fattispecie specifiche relative a decine di ipotesi. E ne mancherebbe sempre qualcuna.


Fonte secondaria: precisazioni del Settore Tecnico

E’ per questo motivo che i responsabili tecnici (cioè i responsabili delle varie categorie nazionali), su incipit del Settore Tecnico (l’organo che vigila sul e spiega il regolamento in caso di necessità) spesso indicano delle vie da seguire per la valutazione di fatti complessi.

Ed è esattamente ciò che è accaduto per i falli di mano (e non solo), con la diffusione di un PDF, in occasione di un incontro tra arbitri, dirigenti, allenatori e capitani, svoltosi a Fiumicino il 23 marzo 2015.

Il documento si occupa di vari aspetti, tra i quali fuorigioco, falli di mano e dati statistici.

Rimaniamo al nostro argomento del giorno.
A cosa serve questo documento?
Il documento NON modifica il testo del regolamento ma, semplicemente, lo integra. Integrare significa aggiungere altri elementi utili al giudizio, non cambiare i parametri basilari.

Di seguito le tre “schermate” che ci interessano e per capire a cosa si riferiscano, spesso in modo confuso, i vari commentatori.







Quando affermo, come ho affermato, che la volontarietà del tocco di mano sia stata sostanzialmente limitata, non intendo certo sostenere la tesi della punibilità anche in caso di involontarietà. Al contrario vorrei far comprendere che, di fatto, è stato inserito (sebbene mai citato espressamente) il concetto di “colposo”, cioè del fallo di mano commesso senza tenere in considerazione il rischio di sanzionabilità del braccio in posizione innaturale o tale da occupare uno spazio maggiore.

Nella prima foto, infatti, leggiamo che la volontarietà rimane il principio basilare per la decisione arbitrale.
Ma (MA!), allo stesso tempo, si illustrano altri passaggi necessari per la valutazione della fattispecie.

Il Settore Tecnico usa la dizione “VIENE CONSIDERATO VOLONTARIO” nel senso che il tocco di mano va giudicato tale nel caso in cui si muova verso il pallone oppure assuma una posizione innaturale. Dizione, quest’ultima, che lascia ovvi margini interpretativi perché i movimenti del corpo sono migliaia e sarebbe impossibile spiegarli od immaginarli tutti.

Nella seconda immagine leggiamo: “Non è di per sé automaticamente INVOLONTARIO un fallo di mano che avviene dopo che il pallone è rimbalzato su altra parte del corpo”.
Ragioniamo su questo concetto. Pensiamo ad un calciatore che, con un braccio largo, tocchi il pallone con un piede e poi con un braccio. Il braccio largo dovrà essere punito con un calcio di punizione diretto o di rigore (aumentando il proprio volume corporeo) benché solo un pazzo potrebbe pensare che il difendente possa essere in grado di volontariamente immaginare che il pallone potrà colpirlo prima su un piede (o coscia, o ginocchio) per poi schizzare sul braccio. Di fatto, implicitamente, il fallo di mano viene punito per atteggiamento colposo. In altre parole, un difendente si assume il rischio di vedersi fischiare un calcio di punizione o di rigore nel caso in cui il braccio largo dovesse incocciare nel pallone. Un po’ come il guidatore col cellulare: se mentre si trova in viaggio parla al telefono, si assume il rischio di pagare una multa oppure di essere ritenuto responsabile nel caso provochi un incidente per distrazione.

Fermiamoci un secondo: è possibile che un calciatore possa saltare, scivolare, contrastare l’avversario con la chiara volontarietà (specialmente in area, per le conseguenze…) di colpire il pallone con le mani o le braccia? Ovviamente no, altrimenti dovremmo chiamare in causa non l’arbitro ma la neuro. Quasi sempre il calciatore non pensa alla posizione delle proprie braccia quando, in corsa, si frappone all’avversario perché non c’è tempo. Quando, al contrario, ha il tempo di pensare, è sempre più frequente vedere difendenti che corrono con le braccia dietro alla schiena, proprio per evitare contatti braccia/pallone non voluti.

Per quale motivo siamo arrivati al punto di specificare gli elementi su cui basare la concessione di un calcio di punizione diretto o di rigore?
Ciò è accaduto perché il regolamento, in merito, non è chiarissimo, lasciando enormi margini interpretativi. Per poter fornire elementi più concreti per capire il concetto, sono state inserite delle linee di confine per la comprensione delle decisioni.

Il problema è che, come spesso accade, si è creata una confusione irreale in mezzo a coloro che si dilettano (gratuitamente o stipendiati) nel giudicare gli episodi da moviola. E’ così, in questi giorni, abbiamo ascoltato frasi del tipo “il regolamento indica la necessità di un movimento congruo” oppure “il regolamento indica come parametro la distanza tra attaccante e difensore”: NO, NO e NO. Il regolamento non dice nulla di tutto ciò, sono linee interpretative. Il fine è solo quello di chiarire alcuni elementi da valutare in caso di un episodio di tal genere.

Arriviamo, dunque, ai due episodi.
No, non voglio tornare alla discussione “rigore sì, rigore no”: credo che 4 giorni possano bastare e, soprattutto, sono abbastanza stanco di leggere bestialità di ogni genere, così come è deprimente leggere dementi, deficienti e diversamente intelligenti che scrivono insulti e finanche minacce per una partita di calcio.

Voglio evidenziare, però, un particolare che viene sempre sottovalutato: l’enorme, indicibile, straordinaria difficoltà di giudicare episodi del genere. Non è certo un caso che questi episodi abbiamo dovuto (tutti) vederli una decina di volte, non solo per capirne la punibilità ma anche solo per notare il contatto.

Milano ieri



Per far comprendere la difficoltà di interpretazione, questo rigore è solare. Ci sono tutti gli elementi che abbiamo analizzato:
1 – aumento volume corporeo
2 – distanza
3 – posizione innaturale.

Eppure, in campo, se ne accorto solo un soggetto: Spinazzola, il calciatore che ha effettuato il cross al centro. Nessun altro, e nemmeno i membri della squadra arbitrale. Eppure, rivisto, è un fallo evidente che avrebbe portato alla concessione del calcio di rigore. Di questo episodio ce ne siamo accorti (io compreso) dopo ore.

Torino venerdì



Molto più complesso, indubbiamente. Questo fischiato perché “fortuna” vuole che Doveri, addizionale, si trovi esattamente di fronte all’episodio. Chi è stato il primo a protestare? Lichtsteiner, sempre e solo il calciatore che ha effettuato il cross. Gli altri gli sono andati dietro, anche se NON POTEVANO aver visto il contatto (ma, al limite, solo averlo intuito. Come Massa).

Per quanto concerne questo episodio, non mi esprimo oltre ma vi lascio una riflessione. Ed una domanda.
La riflessione è che un difendente, se decide di contrastare in questo modo l’attacco avversario, deve avere il controllo totale del corpo. In caso contrario deve assumersi il rischio di commettere un’irregolarità a causa di braccia troppo larghe. Sul movimento congruo o meno di De Sciglio se ne parlerà (con opinioni contrastanti) anche fra anni. Ognuno si tenga la propria (legittima idea) ma, per cortesia, non parliamo di scandali o regalini su una decisione che può essere discutibile ma certamente non campata per aria…

La mia idea ormai la conoscete. Ma certamente non posso negare che ci siano buoni spunti anche nella tesi contraria. D’altronde non è mio obiettivo convincere qualcuno ma, semplicemente, porre ordine nelle fonti e fornirvi più elementi possibili per farvi un’idea in merito.

E, magari, capire anche quanto sia maledettamente difficile svolgere il ruolo di arbitro.





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