Prigozhin avrà visto il rischio di uno sgretolamento del proprio potere, fatto soprattutto di migliaia di mercenari fedelissimi, e ha così pianificato una rivolta non contro Putin ma contro i suoi vertici militari che criticava già da mesi.

Secondo gli 007 americani, lo stesso Cremlino era a consapevole del pericolo e dell’imminente rivolta del gruppo Wagner. Da qui emergono dubbi che solo il tempo potrà chiarire: sorprende infatti la facilità con cui Prigozhin si è impadronito della città di Rostov, snodo cruciale per le operazioni belliche russe in Crimea e nel Donbass, probabilmente contando su contrasti e falle presenti all’interno delle gerarchie militari di Mosca. Anche la marcia indisturbata verso la capitale sorprende. Così come lascia qualche dubbio che a far ragionare Prigozhin sia stato addirittura Lukashenko che nelle prossime ore lo accoglierà in Bielorussia da dove potrebbe sferrare nuovi attacchi all’Ucraina.

Tra propaganda e aspetti ancora poco chiari, è difficile paragonare l’azione del gruppo Wagner a quelle avvenute in passato. Così come è difficile azzardare un presunto indebolimento dello stesso presidente russo Vladimir Putin.

Intanto il dipartimento di Stato americano ha deciso di rinviare l’adozione di nuove sanzioni al gruppo di mercenari Wagner. Secondo il Wall Street Journal, il Dipartimento di Stato voleva annunciare martedì misure contro l’attività di Wagner in Africa, dove i mercenari mettono a disposizione dei governi locali l’assistenza militare ottenendo in cambio l’accesso alle risorse naturali e sfruttamento delle miniere; ma ora prevedono un rinvio. “Washington non vuole che sembri che stia prendendo posizione”, ha spiegato una fonte informata.