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Campionato di Serie A stagione 2016/2017

Ultimo Aggiornamento: 28/05/2017 23:58
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28/05/2017 18:17
 
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Cagliari-Milan 2-1, Pisacane nel recupero dopo Lapadula e Joao Pedro

Sardi in vantaggio nel primo tempo con Joao Pedro, nella ripresa due rigori per i rossoneri.
Bacca sbaglia, Lapadula no. Nel recupero gol del difensore con i rossoneri in 10



Tra i nomi della domenica, oltre a Vettel e Totti, Luca Crosta. Fino a stamattina era portiere di nicchia, da appassionati di calcio giovanile, quasi sconosciuto. In un pomeriggio ha esordito in Serie A, ha parato un rigore a Bacca, è diventato il mito del Sant’Elia nell’ultima partita prima della demolizione: dopo 47 anni da stadio del Cagliari, anche l'impianto saluta. Cagliari-Milan è finita 2-1, decisa da un gol nel recupero di Fabio Pisacane: punizione di Joao Pedro, respinta di Donnarumma, tap-in del difensore napoletano. Prima avevano segnato Joao Pedro e, su rigore, Lapadula. Il Milan ha chiuso male la stagione e Crosta è stato il simbolo di una partita inattesa, di fine campionato ma non da sonno. Abisso ha espulso Paletta – quinto rosso in campionato, un record –, ha annullato un gol di Han e fischiato due rigori per il Milan. Il portiere del Cagliari, classe 1998, ex riserva di Donnarumma nelle giovanili del Milan, ha parato il primo a Bacca, probabilmente all’ultima triste partita con il Milan, ed è piaciuto anche nelle uscite. Quando Lapadula ha segnato l'1-1, lo stadio si è acceso: in una giornata da mare, oltre 12mila persone si sono divertite allo stadio e sono state premiate dal 2-1 all'ultimo secondo.

CIAO CARLOS — Cagliari-Milan, comunque, è stata partita strana, con il Milan già in Europa e il Cagliari già tredicesimo. Per un po’ è sembrato fosse un sonnolento prolungamento di un pre-partita animato, in cui l’a.d. Fassone ha parlato del caso Donnarumma: “Percepisco nei suoi occhi la volontà di rimanere. Quello che non possiamo fare è aspettare. Dobbiamo dare a Montella il 3 luglio la squadra dell’anno prossimo: i nostri tempi sono più rapidi di quelli di Raiola, dobbiamo sapere se abbiamo un portiere”. Il Cagliari invece si è divertito. Ha giocato con la coppa centrale Pisacane-Tachtsidis, decisamente improvvisata, e nel secondo tempo ha fatto giocare sia Han sia Biancu, un 2000 come Kean. Il Milan è partito con Honda capitano, Mati a metà campo e Bacca titolare in attacco, tutti quasi sicuramente all’ultima in rossonero. In campo tanto caldo, come comprensibile dal ritmo (lento…) e dai time out acqua primo tempo, ma anche qualche occasione. Prima, il Cagliari. Dopo 6 minuti Joao Pedro ha inventato, Farias è scappato a sinistra e ha crossato, Ionita ha calciato sulla traversa. Dopo meno di 17 minuti, il gol: filtrante di Borriello per Joao Pedro e tiro di destro. Poi il Milan, con un minimo di reazione. Angolo da destra, Paletta di testa ha prolungato e Bacca è spuntato sul secondo palo per la deviazione. Gol? No, Crosta ha cominciato il suo pomeriggio di stile salvando sulla linea.

DONNARUMMA PARA SEMPRE — Montella nel secondo tempo è passato al 3-5-2, con Lapadula vicino a Bacca. Il colombiano dopo 8 minuti ha sprecato un’azione Mati Fernandez-Honda calciando… addosso a “Lapa”, poi sono arrivati i due rigori – sbagliato da Bacca al 18’, segnato da Lapadula al 27’ – e almeno tre parate non banali di Donnarumma. Gigio, anche alla fine di una settimana di tensione, ha detto no prima a Farias, poi a Joao Pedro e Deiola, che ha calciato da centro area. La curva sull’ultima punizione per il Milan ha cantato “rigore, rigore” – era una provocazione per Abisso – poi Han ha sprecato l’ultima occasione. Quando tutti pensavano sarebbe finita 1-1, è arrivato il gol di Pisacane, festeggiato con corsa sotto la tribuna, come se fosse una partita importante. Fabio ha ragione, il gol chiude una bella stagione e resta nella storia: il primo nella storia del Sant'Elia lo aveva segnato Gigi Riva...

Luca Bianchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
28/05/2017 20:35
 
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Roma-Genoa 3-2: Perotti fa la festa a Totti.
Napoli dietro, giallorossi secondi

L'ultima del capitano in giallorosso è da brivido.
I giallorossi superano all'ultimo respiro la squadra di Juric e
approdano in Champions senza passare dai preliminari


Un gol di Perotti al fotofinish, quando la Roma aveva perso e riacciuffato la Champions e persa ancora una volta in corsa. Un gol di Perotti per cacciare tutti i fantasmi e regalare il finale migliore alla storia di Francesco Totti, al suo addio calcistico alla Roma. Non è stato facile però. Anzi, tutt'altro. Ed il merito è di un Genoa che ha giocato apertamente la partita, senza prestarsi al ruolo di vittima sacrificale. Tutto il resto è stato Francesco Totti e l'amore che la sua gente gli ha tributato a cominciare da un'oretta prima della partita fino alla fine. Con tanto di lacrime.


LA GRANDE ATTESA — Se per qualcuno c'era ancora qualche dubbio su da che parte stesse il tifo giallorosso, l'ha potuto capire ad inizio partita, con l'urlo vibrante dello stadio per Francesco Totti e la montagna di fischi immediatamente successivi per Luciano Spalletti. Una contrapposizione che aveva avuto come appendice altri fischi, quelli per il presidente Pallotta e per il d.g. Baldissoni (affiancati agli applausi al nuovo d.s. Monchi) e che ha poi lasciato spazio alla coreografia della Sud per Totti, quasi in lacrime: "Totti è la Roma".

Poi si è giocato o giù di lì. Perché allo stadio c'era un'atmosfera particolare, un misto di ansia e dolore. E perché il Genoa dopo appena 2' di gioco ha fatto capire che la Roma la partita l'avrebbe dovuta sudare, con il gol del baby Pellegri (il primo in A) a scombussolare tutti i piani romanisti. E bene è andata al 9' che Palladino non ha centrato i pali da 20 metri a porta vuota, dopo un'uscita scellerata di Szczesny. Un minuto dopo la Roma ha pareggiato con Dzeko, che dopo aver colpito il palo di sinistro ha ribadito in rete di petto. Da lì, poi, i giallorossi hanno preso la partita in mano, sfiorando due volte il vantaggio, prima ancora due volte con Dzeko (sulla seconda cintura di Gentiletti e possibile rigore) e poi con El Shaarawy. Al 33' si è alzato Totti per riscaldarsi ed allora l'Olimpico è tornato a riaccendersi, anche se la sensazione di profondo dolore per l'addio del giocatore più forte di sempre della storia della Roma era sempre lì, latente. E forse un po' ha pesato anche il brutto infortunio occorso ad Emerson dopo appena un quarto d'ora, con il ginocchio sinistro del brasiliano che fa fatto crac su un appoggio in corsa.

CUORE E BATTICUORE — Con il Napoli che vince a Genova, la Roma ha bisogno di un gol per la Champions diretta. Ed allora, viste le difficoltà che trovano i giallorossi a costruire gioco, dopo appena 9' di gioco della ripresa Spalletti manda in campo proprio l'uomo più atteso di tutti, Francesco Totti, che nell'intervallo a Juan Jesus aveva fatto una piccola profezia: "Ti racconto il secondo tempo: entro, segno e li porto in Champions". L'intento è infiammare l'Olimpico, la speranza che il genio di Totti regali una magia. Il problema della Roma però è la statisticità, lo scarso dinamismo della squadra. Movimenti senza palla vicini allo zero, idee quasi. E allora è proprio Totti ad inventare una giocata delle sue per El Shaarawy, sul cui colpo di testa è perfetto Lamanna in angolo. Al 29' l'apoteosi e il passaggio ideale di consegne: a siglare il 2-1 (su assist di Dzeko) è Daniele De Rossi, l'uomo a cui Totti in mattinata aveva detto: "Lascio la Roma a lui, un fratello". E i fratelli contraccambiano, in questo caso con il bacio di De Rossi sul 10 stilizzato sulla maglia in onore proprio di Totti. Sembra finita, tutto è pronto per la festa. Non per Lazovic, però, che al 34' approfitta di testa di un'uscita sbagliata di Szczesny e di testa insacca tra Fazio e Manolas. E due minuti dopo Lazovic potrebbe bissare su di una ripartenza a campo aperto, ma il suo destro (deviato da Szczesny) finisce sul palo. A salvare la Roma allora ci pensa Perotti al 45': sponda di testa di Fazio e sinistro vincente ravvicinato dell'argentino. Tutti sotto la curva, anche Spalletti. Poi spazio alla festa per Totti. E alle lacrime.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
28/05/2017 23:41
 
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Crotone-Lazio 3-1, calabresi salvi.
Palermo-Empoli 2-1

I calabresi, che avevano chiuso l'andata con 9 punti, perfezionano la rimonta battendo la Lazio.
I toscani perdono sul campo del già retrocesso Palermo



L'ultimo verdetto della serie A 2016/17 è clamoroso. Il Crotone, che aveva chiuso il girone d'andata con 9 punti, si salva grazie alla vittoria per 3-1 sulla Lazio. Decisiva la doppietta di Nalini, in aggiunta al gol di Falcinelli e all'inutile rigore di Immobile. L'Empoli si butta via perdendo 2-1 sul campo del già retrocesso Palermo (Nestorovski, Bruno Henrique e Krunic) e scende in B coi siciliani e il Pescara.

Crotone-Lazio 3-1 (dal nostro inviato Stefano Cieri)

Incredibile, emozionante, meritatissima. Il Crotone firma una storica salvezza, completando una rimonta che pareva impossibile e che si è invece concretizzata proprio negli ultimi 90 minuti di un campionato che da queste parti nessuno dimenticherà mai. Bravi tutti, ma l'allenatore è l'artefice principale di un'impresa unica. E complimenti anche alla società, brava a non esonerarlo nonostante il deludente cammino iniziale. Il tempo di prendere le misure alla Lazio (che peraltro sfiora il gol nei primissimi minuti con Immobile: bravo Cordaz) e il Crotone mette le mani sul match. Lo fa con la forza della disperazione, ma anche con la lucidità di chi sa che la foga da sola non basta. I calabresi al quarto d'ora sono già in vantaggio. Sul cross di Rohden dalla destra Nalini impatta di piatto destro e infila Strakosha sul primo palo. Altri dieci minuti e i padroni di casa raddoppiano. Nalini conquista una punizione sulla trequarti (provocando anche la prima ammonizione di Bastos). Sul calcio da fermo di Barberis Falcinelli vola più in alto di tutti (in particolare di Bastos che lo controlla) e firma il 2-0. Sembra chiusa, anche perché la Lazio, oltre che decimata dalle assenze, pare pure svagata. A riaprire la gara provvedono un avventato Samprisi e un fiscale Rocchi. Il difensore va in pressione in area su Patric, ma lo fa con troppa foga. L'arbitro concede un rigore un po' generoso. Forse lo sarebbe di più il successivo intervento di Ceccherini sullo stesso Immobile (che nel frattempo aveva trasformato il penalty, 23° gol in campionato per il laziale, record personale). Ma in questo secondo caso Rocchi lascia correre. L'arbitro non lascia invece correre (giustamente) un nuovo duro intervento di Bastos sempre su Nalini. Secondo giallo ed espulsione per il difensore laziale, che lascia così la sua squadra in dieci poco prima dell'intervallo. Inzaghi ridisegna la squadra con un 4-3-2 (Basta e Patric bassi, Wallace-Radu centrali, per il resto tutto come all'inizio) , ma il 4-4-2 di Nicola, che già in parità numerica copriva meglio il campo, si rivela invalicabile per i biancocelesti. Squadra corta, con i reparti molto stretti, e un Nalini formato gigante per i calabresi. L'esterno, davvero incontenibile, prima provoca l'ennesima ammonizione di un avversario (stavolta tocca a Murgia beccare il giallo), quindi firma il preziosissimo gol del 3-1 di testa (angolo di Barberis e assist di testa di Ferrari). Le emozioni arrivano via radio da Palermo. E sono emozioni dolcissime per il Crotone.

Palermo-Empoli 2-0 (Fabrizio Vitale)

In ginocchio e in lacrime. E’ successo quello che fine a un mese fa era impensabile. L’Empoli saluta la Serie A. A fargli lo sgambetto il Palermo, già retrocesso, che vincendo chiude in crescendo una stagione disastrosa e fuga ogni dubbio sull’ipotetica convenienza di una retrocessione del Crotone, per via della ripartizione del paracadute. L’Empoli si è svegliato troppo tardi e sulla sua strada trova un empolese come Fulignati nella porta avversaria non in vena di sconti. Martusciello deve fare a meno di tre uomini chiave come Skorupski, per la prematura scomparsa del padre, e degli squalificati Buchel ed El Kaddouri. Al loro posto Pelagotti, Diousse e Zajc. Bortoluzzi ripropone la stessa formazione di Pescara inserendo il 17enne Ruggiero in mezzo al campo. L’Empoli prova a fare la partita ma ci riesce a metà, troppo timido il piglio degli uomini di Martusciello che comunque nei primi minuti (all’8’ e al 10’) confezionano due palle-gol sull’asse Diousse-Thiam senza successo, perché il senegalese spedisce in entrambi i casi a lato. All’11’ la replica del Palermo con Nestorosvki, che dal limite prova un pallonetto che è facile preda di Pelagotti. I padroni di casa gestiscono in modo ordinato, i toscani stentano a trovare varchi e quando ci riescono con Krunic al 26’ si scontrano su Fulignati, che si ripete anche al 36’ su un calcio di punizione insidioso di Zajc. Lo sloveno ha un’altra opportunità al 40’, ma non capitalizza un rimpallo a favore in area spedendo fuori. Nella ripresa i ritmi non cambiano di molto. Al 12’, però, l’Empoli costruisce una grande occasione con Krunic che pesca tutto solo in area Maccarone, che invece di andare al tiro serve Zajc che si fa anticipare. Un minuto dopo su Thiam è Fulignati a dire ancora una volta di no. Martusciello allora cambia: fuori Maccarrone e Zajc, dentro Marilungo e Pucciarelli. La gara si accende e si innervosisce, l’Empoli prova spingere sull’acceleratore, al 24’ Thiam innesca Krunic che da posizione defilata fa partire un diagonale che lambisce il palo. Il Palermo è costretto sulle sue, ma riesce a contenere e riproporsi e al 31’confeziona il vantaggio con Nestorosvki. Il macedone potrebbe raddoppiare dopo 2’, ma a tu per tu con Pelagotti fallisce clamorosamente. Gli uomini di Martusciello subiscono la doccia fredda e si riversano in avanti prestando il fianco che porta al raddoppio dei rosanero con Bruno Henrique al 39’, bravo ad approfittare di errore di Diousse e a punire Pelagotti con un pallonetto. L’Empoli non si abbatte e accorcia le distanze due minuti più tardi con Krunic di testa su assist di Thiam e al 43’ sfiora il pari con Bellusci che di testa manda di poco a lato. Il finale è un assedio empolese che risulta sterile.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
28/05/2017 23:45
 
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Fiorentina-Pescara 2-2, pareggio spettaco al Franchi

Nel giorno dei saluti di Sousa e Rodriguez, tecnico e capitano viola,
gli abruzzesi vanno in vantaggio con Caprari e Bahebeck.
Saponara e Vecino portano il risultato in parità



Tantissime occasioni, quattro gol, pareggio giusto. Poco da chiedere dall’ultima al Franchi per Fiorentina e Pescara e la partita ne è una logica conseguenza, con ampi spazi e molte sviste difensive. Bella comunque la doppia rimonta viola, anche in virtù dell’inferiorità numerica. Sousa, all’ultima panchina in viola, opta per Babacar punta centrale. Chiesa, Saponara e Bernardeschi giocano sulla trequarti. In porta il giovane polacco Dragowski (’97) all’esordio. Zeman risponde con il tridente offensivo formato da Caprari, Bahebeck e Muric. Regia affidata a Brugman. All’11 ci prova la squadra di Zeman con Caprari che approfitta di un errore di Babacar e calcia, Dragowski respinge con il piede. Due minuti dopo il Pescara segna. Contropiede veloce con Verre che serve Caprari abile a saltare Tomovic e mettere all’angolo con un destro a girare.

ROSSO CHIESA — La Fiorentina reagisce con Bernardeschi, il cui sinistro potente sibila fuori alla sinistra di Fiorillo. Lo stesso portiere salva miracolosamente sul destro ravvicinato di Vecino un minuto più tardi. Al 29’ è Chiesa ad avere la palla buona sul destro, ma il neo azzurro non trova lo specchio della porta. A cavallo del 37’ minuto Chiesa prende due gialli in un minuto venendo espulso. Prima per aver calciato in porta a gioco fermo, poi per un tocco da dietro su Caprari. Lunghe proteste viola, ma Martinelli non cambia idea.

OVAZIONE GONZALO — Nessun cambio nella ripresa e Pescara ancora pericoloso con il solito Caprari. Il tiro dell’esterno offensivo viene deviato da un difensore e termina fuori di poco. Sousa cambia: fuori uno spento Bernardeschi e dentro il giovane Hagi. Il figlio del grande Gheorghe prova subito il colpo, tiro alto. Al 59’ momento toccante. Il capitano Gonzalo Rodriguez lascia il campo: ovazione dello stadio e omaggio di tutta la squadra. L’argentino dopo 5 anni in viola saluta e se ne va. Dentro Borja Valero, che prende anche la fascia da capitano.

PARI VIOLA — Al 64’ il Pescara sembra chiudere il match. Caprari taglia dentro per Bahebeck che, tutto solo davanti a Dragowski, lo batte senza problemi. Il tempo di riprendere il match e la Viola accorcia con Saponara, preciso nello sfruttare un assist dalla sinistra di Babacar. Sousa finisce i cambi inserendo Tello per Cristoforo per sfruttare le corsie esterne. Nel Pescara entra Mitrita per Muric. Al 74’ Fiorillo è super su Saponara, anche se l’ex Empoli poteva e doveva fare di più tutto solo davanti al portiere ospite. Sugli sviluppi del corner Babacar di testa sfiora il palo. A cinque dal termine arriva il meritato pari: Vecino si libera ai 30 metri e sgancia un missile che si infila all’incrocio dei pali. Gol bellissimo e 2-2. Prima della fine ci provano ancora gli uomini di Zeman con Caprari che colpisce l’esterno del palo disperandosi. Al 92 Babacar si mangia l’incredibile 3-2 tutto solo davanti a Fiorillo. Finisce con un pari giusto e spettacolare. Al contrario del campionato delle due squadre.

Giovanni Sardelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
28/05/2017 23:49
 
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Inter-Udinese 5-2: Eder doppietta, Perisic, Brozovic gol.
Palacio saluta

Vecchi si congeda con un successo, il quinto gol è un'autorete di Angella:
segnano Balic e Zapata per i bianconeri.
L'argentino, all'ultima gara con i nerazzurri, colpisce un palo


Almeno non ha vinto la noia. L’Inter chiude settima in campionato con un 5-2 all’Udinese (doppietta di Eder, Brozovic, Perisic e autogol di Angella, gol friulani di Balic e Zapata) che gli permette di salutare il torneo con due vittorie consecutive. Quando non servivano, buone solo per amplificare i fischi della Nord che ha risparmiato solo Palacio.


LA CURVA CONTESTA — Per l’ultima partita della stagione Stefano Vecchi regala la maglia da titolare a Carrizo che, come Palacio, chiuderà qui il suo ciclo all’Inter. Rodrigo subentrerà perché la punta centrale è Eder (Icardi out, nemmeno convocato, come Ansaldi, Miranda e i due “puniti” Gabigol e Joao Mario) alle cui spalle agiscono Candreva, Brozovic e Perisic. In una serata interessante vedere l’effetto che fanno le nuove divise interiste, rientra Kondogbia davanti alla difesa dopo due turni di squalifica. La risposta del pubblico è tutti nei cori (“Siam presenti solo per la maglia”, “Andate a lavorare”, “Bastardi”, “Ci avete rotto i c…, veniamo con i bastoni”, “Non siete degni”, “Giocate senza la maglia” canta la Nord), ma quando lo speaker annuncia Palacio, sono grandi feste (cori per lui e uno striscione “Hai sempre dimostrato di onorare la nostra maglia, grazie di tutto Rodrigo Palacio” sempre dalla Nord). L’Udinese di Gigi Delneri si presenta con l’abito più classico, quello del 4-4-2.

ORGOGLIO — Serve l’orgoglio per uscire da una serata così. L’orgoglio nerazzurro, quello delle serate migliori. Al 5’ una discesa di Santon termina col cross per Eder che prende spazio e tempo al centrale che lo marca e segna. E’ 1-0 Inter, giusto il tempo di esultare e la Nord riprende a cantare. Ovviamente contro. Il cuore del tifo nerazzurro ha evidentemente preso posizione contro tutta la rosa – a eccezione di Palacio e Carrizo – dopo una stagione negativa. In campo succede poco di significativo. Al 12’ Angella va vicino al pareggio su colpo di testa da calcio d’angolo. Due minuti dopo il destro di Zapata è comodo per Carrizo. Al 15’ una rapida ripartenza friulana mette in crisi il sistema difensivo interista e ancora Zapata è poco lucido scegliendo un piattone sul secondo palo che si spegne sul fondo. L’Inter è cinica, evento da segnare sul calendario. Al 18’ Eder mantiene il pallone dopo lo scontro con Heurtaux, alza la testa e vede sul secondo palo Perisic. Il croato gira alle spalle di Gabriel Silva e in scivolata riesce a calciare raddoppiando. Delneri, dopo essersela presa per l’intervento di Eder sul suo difensore, mette mano al libro tattico. La difesa passa a tre, con Gabriel Silva che scivola a sinistra e Widmer sugli esterni. Il reparto, senza palla, è a cinque: 5-3-2 con Jankto interno sinistro in mediana. Al 29’ primo cambio per l’Udinese, obbligato: esce uno zoppicante Heurtaux, entra Matos. L’impulso riporta la difesa a 4 con il nuovo entrato esterno destro del centrocampo a 4. Al 31’ azione personale di Perisic che si accentra dalla sinistra e con il destro non produce altro che un passaggio a Scuffet. L’Inter tiene il suo passo e al 36’ sale 3-0. Widmer esce male palla al piede regalandola a Perisic che si lancia sulla fascia, crossa per l’accorrente Brozovic che controlla e indovina il secondo palo. Più segnano, più i nerazzurri vengono bersagliati dalla Nord (in questo caso Marcelo, affossato dai fischi). La risposta dell’Udinese è immediata, ma il sinistro di Matos va al rallentatore ed è largo. Al 43’ parte un improvviso contropiede dell’Inter: tre nerazzurri contro uno. Titolare della sceneggiatura è Perisic che porta palla fino in bocca a Scuffet prima di scaricare sopra la traversa.

PALACIO, NIENTE GOL — Doppio cambio a inizio ripresa. Nagatomo per Medel (Santon finisce al centro al fianco di Andreolli) e Badu per Jankto. La serata è incanalata ormai. Ripartenza nerazzurra di Brozovic che apre per Perisic, Ivan punta e salta Angella, crossa basso per Eder che arriva puntuale e insacca il 4-0. All’11’ è il momento di Palacio (al posto di Perisic): il Meazza si scalda d’affetto ed è un meritatissimo tributo al Trenza. Zapata prova ad approfittare di un errore in impostazione di Candreva per diminuire lo svantaggio, ma il suo diagonale è largamente fuori. L’Inter ora gioca per fare segnare Palacio. Al 13’ Candreva lo mette – seppur defilato – davanti a Scuffet, ma l’argentino è sfortunato e colpisce il palo. Terzo cambio per l’Udinese, dentro Evangelista per Hallfredsson. Al 26’ esce Santon ed entra Sainsbury, l’ultimo a non aver mai messo piede in campo quest’anno. Un giusto spazio per un giocatore arrivato in silenzio e che lascerà Milano dopo soli sei mesi. Al 31’, quando la tensione è ormai ai minimi, l’Udinese mette la sua presenza sul tabellino. Su un pallone respinto corto dalla difesa interista si avventa Balic che al volo indovina l’incrocio. E’ 4-1 con il gol del migliore in campo per i friulani. La giostra non si ferma. Arriva anche il 5-1: cross violento di Kondogbia che sbatte addosso ad Angella invece che arrivare a Nagatomo. Autogol evidente, il giapponese nemmeno esulta. E infine, al 47’, ecco il gol che chiude la serata: è di Zapata che in scivolata sul secondo palo aggiusta un calcio d’angolo. Poco cambia, finisce 5-2.

Matteo Brega

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28/05/2017 23:51
 
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Torino-Sassuolo 5-3: tris Defrel non basta, granata al nono posto

La banda di Mihajlovic domina in lungo e in largo il match:
apre Boyé, chiude Belotti.
I neroverdi si consolano con la tripletta della punta francese


Si chiude con una goleada, come nelle previsioni, per una partita che aveva poco da dire alla classifica. Gara divertente per il pubblico, meno sul piano tecnico, e per i due allenatori che hanno dovuto sbracciarsi, e non poco, per gli errori marchiani di entrambe le squadre. Partita a folate, ribaltamenti di fronte e gol da chi non ti aspetti, la prima volta di Boyé ad esempio. Il Torino conclude la stagione rimboccandosi le maniche e tornando alla vittoria dopo due tonfi contro Napoli e Genoa, l'ultima vittoria prima del Sassuolo è datata 23 aprile contro il Chievo. Si ferma a sette risultati utili consecutivi invece il Sassuolo di Di Francesco. Senza Ljajic, squalificato, il Toro torna quello di un mese e mezzo fa, vecchio modulo, speculare al Sassuolo (4-3-3). Nessuna passerella per i granata, in campo la formazione migliore per tornare a rialzare la testa dopo due sconfitte consecutive. Al contrario gli emiliani, nonostante l'obiettivo del decimo posto (che porta in cassa due milioni in più dai proventi tv) rivoluzionano la squadra rispetto alle attese della vigilia: Pegolo tra i pali, in difesa Gazzola, Acerbi, Cannavaro e Peluso, a centrocampo in panchina Missiroli, in attacco Defrel ha la meglio su Iemmello, per Berardi ultima passerella in neroverde.

BALLETTO DI GOL — Si comincia con i tifosi del Toro che dalla curva invitano il presidente Cairo ad investire per il futuro e all'allenatore a "non mollare, in Europa ci devi portare". In campo il Torino prova a lavorare la palla sugli esterni, il Sassuolo in tenuta blu si affida alle invenzioni di Magnanelli. Dopo soli sei minuti i padroni di casa passano in vantaggio grazie a Boyé, primo gol dell'attaccante argentino, poco fortunato fino a oggi davanti alla porta. Dribbling secco su Biondini all'ingresso in area e destro con pallone a fil di palo lontano da Pegolo. Al 14' il Sassuolo trova il pari con una palla persa a centrocampo da Barreca. Al 22' il Toro torna in vantaggio. Pallone filtrante in area di Acquah, velo di Belotti, destro chirurgico e preciso di Baselli lasciato solo in area della difesa ospite. Il Sassuolo cerca il pari da calcio piazzato, cinque calci d'angolo e tre punizioni ma il pari arriva al 40' con un liscio della difesa granata, tiro sporco di Politano che trae in inganno Moretti, pallone che arriva a Defrel che sbuca alle spalle e insacca. Torino ancora in vantaggio nel primo minuto di recupero con De Silvestri, primo gol stagionale. Sull'azione che porta al vantaggio granata Acquah mima una gomitata a Magnanelli, il ghanese non colpisce il capitano del Sassuolo che d'istinto si ritrae ma ne scaturisce un parapiglia in campo, spintoni e allenatori in campo, che Rapuano fatica a contenere. Difese allegre anche nella ripresa. Apre il palo di Sensi, trova la rete su azione personale Iago Falque e dopo torna al gol il Gallo Belotti (26° centro stagionale). Chiude dal dischetto con un penalty procurato da Iturbe Defrel. Per Di Francesco, destinato alla Roma, un po' di emozione ai saluti finali. Un poker di allenatori per il futuro sulla panchina neroverde, da Maran a Bucchi, da De Zerbi a Inzaghi.

Francesco Bramardo

Fonte: Gazzetta dello Sport
28/05/2017 23:54
 
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SERIE A 2016/2017 38ª Giornata (19ª di Ritorno)

27/05/2017
Atalanta - Chievo 1-0
Bologna - Juventus 1-2
28/05/2017
Cagliari - Milan 2-1
Roma - Genoa 3-2
Sampdoria - Napoli 2-4
Crotone - Lazio 3-1
Fiorentina - Pescara 2-2
Inter - Udinese 5-2
Palermo - Empoli 2-1
Torino - Sassuolo 5-3

Classifica
1) Juventus punti 91;
2) Roma punti 87;
3) Napoli punti 86;
4) Atalanta punti 72;
5) Lazio punti 70;
6) Milan punti 63;
7) Inter punti 62;
8) Fiorentina punti 60;
9) Torino punti 53;
10) Sampdoria punti 48;
11) Cagliari punti47;
12) Sassuolo punti 46;
13) Udinese punti 45;
14) Chievo punti 43;
15) Bologna punti 41;
16) Genoa punti 36;
17) Crotone punti 34;
18) Empoli punti 32;
19) Palermo punti 26;
20) Pescara punti 18;

(gazzetta.it)

Juventus Campione d'Italia
Juventus e Roma di diritto qualificate in Champions League
Napoli ai preliminari di Champions League
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28/05/2017 23:58
 
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Roma, Totti, ultimo giro di campo.
Tutto l'Olimpico in lacrime

Cronaca di un delirio annunciato.
Il capitano, al termine della gara col Genoa,
ha preso il microfono per ringraziare il popolo giallorosso.
Ecco le sue parole


Un silenzio surreale. Nel momento in cui Francesco Totti saluta per sempre la Roma, da giocatore, i 65mila dell’Olimpico vivono sospesi nel tempo e nello spazio. Qualcuno prova a intonare qualche coro, ma non c’è la forza: le musiche del Gladiatore, del Re Leone, quella di Morricone e poi La vita è bella fanno da colonna sonora all’ultimo giro di campo del capitano della Roma. Piangono tutti, sugli spalti, in tribuna stampa e in campo. Gli unici fischi arrivano per Pallotta e Spalletti (che litiga con un cameraman di Sky perché lo inquadrava sui maxischermi dell’Olimpico e devono intervenire gli uomini dello staff a riportare la calma), per il resto c’è una commozione che nessuno dimenticherà. Soprattutto Francesco: “Adesso - dice - ho bisogno io di voi”.


TUTTI 10 — Quando la partita finisce, Totti entra subito negli spogliatoi, in campo si prepara la festa. Semplice, ma sentita. Davvero, almeno dai compagni di squadra e dai tifosi. Francesco rientra e tutto lo stadio si colora di cartoncini gialli e rossi, lui ha gli occhi lucidi ma è solo quando vede la moglie Ilary e i figli Cristian, Chanel e Isabel che scoppia in lacrime. Lacrime che non lo lasceranno più durante il giro di campo - tanto che si ferma, ed è l’amico fraterno Vito Scala a dargli la forza di continuare -, soprattutto quando arriva sotto la curva Sud. Piange, Totti, e con lui tutto lo stadio: lui si inchina ai tifosi e i tifosi si inchinano a lui, una simbiosi rara totale. La squadra gli batte le mani, tutti indossano la maglia numero 10, Pallotta gli regala una maglia incorniciata, che lui bacia, a nome della squadra De Rossi gli dà un piatto con tutte le firme. I giocatori sono in lacrime come i tifosi: il capitano di domani, De Rossi, ma anche Florenzi, Manolas, Nainggolan, El Shaarawy e Emerson, con le stampelle.

IL DISCORSO — Quando arriva a centrocampo, dopo aver lanciato un pallone in curva e averci scritto sopra “Mi mancherai”, prende il microfono e legge il discorso preparato con Ilary: “Se non ce la faccio continua lei che non vede l’ora, in questi giorni piangevo a casa da solo come uno scemo”. Prova a scherzare Totti, ma del ragazzo spiritoso che tanto piace in tv non c’è traccia. C’è solo un calciatore “che adesso diventa grande”. E quindi legge, riuscendo ad arrivare fino in fondo: “Grazie Roma, grazie a mamma e papà, grazie a mio fratello, ai miei parenti, ai miei amici. Grazie a mia moglie e ai miei tre figli. È impossibile raccontare ventotto anni di storia in poche frasi. A un certo punto della vita si diventa grandi, così mi hanno detto e così il tempo ha deciso. Maledetto tempo. Oggi questo tempo è venuto a bussare sulla mia spalla dicendomi: Dobbiamo crescere, da domani sarai grande, levati i pantaloncini e gli scarpini, perché tu da oggi sei un uomo e non potrai più sentire l’odore dell'erba così da vicino. Io voglio dedicare questa lettera a tutti voi - ha aggiunto - ai bambini che hanno tifato per me, a quelli di ieri che ormai sono cresciuti e forse sono diventati padri e a quelli di oggi che magari gridano Tottigol. Mi piace pensare che la mia carriera diventi per voi una favola da raccontare. Ora è finita veramente. Mi levo la maglia per l’ultima volta. La piego per bene anche se non sono pronto a dire basta e forse non lo sarò mai (e dagli spalti in tanti urlano, “nooo!”, ndr). Spegnere la luce non è facile. Adesso ho paura. E non è la stessa che si prova di fronte alla porta quando devi segnare un calcio di rigore. Questa volta non posso vedere attraverso i buchi della rete cosa ci sarà dopo. Concedetemi un po' di paura. Questa volta sono io che ho bisogno di voi e del vostro calore. Nascere romani e romanisti è un privilegio, fare il capitano di questa squadra è stato un onore. Siete e sarete sempre la mia vita: smetterò di emozionarvi con i piedi ma il mio cuore sarà sempre lì con voi. Ora scendo le scale, entro nello spogliatoio che mi ha accolto che ero un bambino e che lascio adesso, che sono un uomo. Sono orgoglioso e felice di avervi dato ventotto anni di amore. Vi amo”. Lacrime, ancora.

Chiara Zucchelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
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