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WASHINGTON - Citando Lincoln, parlando come Martin Luther King, ispirandosi a Kennedy, criticando Bush, il senatore Barack Obama ha annunciato oggi ufficialmente la sua candidatura a diventare il primo presidente nero degli Usa. La scelta del luogo dell'annuncio era altamente simbolica: la stessa piazza davanti al Campidoglio di Springfield (Illinois) dove Abramo Lincoln quasi 150 anni fece uno dei suoi discorsi piu' famosi.
''All'ombra di questo Campidoglio, dove Lincoln esorto' in passato un paese diviso a ritrovare unita', dove vivono ancora speranze comuni e sogni comuni - ha detto Obama parlando ad una vasta folla che aveva sfidato il freddo intenso - io mi presento oggi davanti a voi per annunciare la mia candidatura a presidente degli Stati Uniti''. Parlando con la cadenza eloquente di un Martin Luther King, citando piu' volte l'appello di Lincoln a ritrovare unita' nazionale, il senatore Obama ha criticato severamente, senza mai citarlo per nome, il presidente George W. Bush e la sua conduzione della guerra in Iraq.
''Negli ultimi sei anni ci e' stato detto che il nostro debito crescente non ha importanza, che la nostra ansieta' verso l'aumento dei costi sanitari e la immobilita' dei salari era una illusione, che il mutamento del clima era una beffa, che discorsi macho e una guerra mal concepita possono sostituire la diplomazia, la strategia, la programmazione'', ha detto il senatore tra gli applausi della folla. ''Quando tutto il resto fallisce, quando arriva il disastro Katrina o quando il numero dei morti in Iraq continua a crescere ci viene detto che le nostre crisi sono colpa di altri - ha aggiunto Obama - Ci viene detto di dare la colpa all'altro partito, o alle persone gay o agli immigranti''. Il senatore, definendo quella in Iraq ''una guerra senza fine'', ha sottolineato di ''essere stato contro questa guerra fin dall'inizio'' perche' ''pensavo che fosse un tragico errore''. Una stilettata alla sua rivale democratica Hillary Clinton che invece ha votato all'inizio a favore del conflitto.
''E' giunto il momento di riportare le nostre truppe a casa - ha detto Obama tra grandi applausi - e' giunto il momento di ammettere che nessun sacrificio di vite americane, per quanto grande, puo' risolvere i disaccordi politici che sono alla radice di questa guerra civile altrui''. Il senatore ha proposto di far rimpatriare le truppe Usa entro il marzo 2008 imponendo cosi' agli iracheni un ultimatum temporale per risolvere i loro dissidi interni. Il senatore, che ha 45 anni ed e' al Senato di Washington solo da due, ha cercato di trasformare la sua inesperienza in una virtu'. ''Riconosco che c'e' una dose di presuntuosita', una dose di audacia, nel mio annuncio - ha sottolineato - Sono appena arrivato a Washington. Ma ci sono stato a sufficienza per capire che le cose devono cambiare''.
Richiamandosi agli ideali di John Kennedy, Obama ha esortato ''la nostra generazione'' a ''lavorare unita'' per una lunga serie di obiettivi: dalla indipendenza energetica alla conquista della assistenza sanitaria per tutti, dalla educazione scolastica accessibile a tutti a salari decenti e alla lotta alla poverta' ''per completare l'opera di una piu' perfetta unione ed una america migliore''. Con una chiusura trascinante, dove le parole di Lincoln sono state pronunciate con le cadenze ritmiche di Martin Luther King, il senatore Obama ha invitato l'America a unirsi alla sua crociata. ''Mettiamoci al lavoro'', ha esortato, chiudendo il discorso, anziche' col tradizionale e patriottico 'God Bless America' con un piu' informale ''I Love You''. Obama trascorrera' i prossimi due giorni in Iowa e New Hampshire, i due stati che apriranno le primarie del 2008. I sondaggi vedono, in campo democratico, la Clinton e Obama in testa, con l'ex-senatore John Edwards come possibile terzo incomodo.
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