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Che fior fiori di campioni

Ultimo Aggiornamento: 30/05/2007 10:59
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Post: 9
Sesso: Maschile
Matricola
30/05/2007 10:59

Altro bel tuffo nei ricordi... Magari i più giovani del forum conoscono bene alcuni dei grandi giocatori elencati e poco, molto poco, altri che invece meritano rispetto e considerazione. Stan Pietkiewicz è stato uno dei tanti grandi americani che nei primi anni ottanta nobilitavano i nostri campionati (perchéanche in A2 giocavano super campioni, come Haywood, Dalipagic, lo stesso Piet). Nato nel 1956, uscì da Auburn University, conosciuta più per il football che per il basket ed andò al draft del 1978, quello consegnato alla storia per "lo scippo di Auerbach", il quale, favorito dalla follia delle altre franchigie, ebbe la possibilità di scegliere come sesto giocatore un certo... Larry Bird!!! (Prima scelta fu Mychael Thompson e per terzo i Pacers, invece di scegliere il miglior figlio dello stato presero, incredibilmente il legnoso e broccoso Rick Robey, roba da spararsi nelle palle...). Piet venne chiamato dai Clippers, che all'epoca giocavano a San Diego, solo al settimo giro come sesto del turno, ma decise ugualmente di partecipare al camp, guadagnandosi il contratto. All'università aveva giocato guardia e anche ala piccola (era un 6'5"), non era molto atletico, ma aveva ottimi fondamentali, che gli consentirono di fare tre stagioni in NBA come guardia tiratrice, all'occorrenza anche cambio per la point guard (era anche un buon difensore). L'ultimo anno fece uno spicchio di stagione negli appena creati Dallas Mavericks. Chiuse tra i pro con 96 partite, 3,9 pp. e 1,8 ass. Lo volle in Italia quel grandissimo, e sottovalutato, allenatore che è stato il barone Sales, forse il più bravo coach italiano di sempre nella scelta degli americani; basti pensare che portò a Brescia Iavaroni, un giovane, ma già grosso, tosto e cattivo Bill Laimbeer, destinato a diventare un big nella NBA, Piet e Tom Abernethy, un'ala dai fondamentali adamantini e con un'intelligenza cestistica (ed una cultura generale) fuori dal comune. Piet giocò due stagioni in A2 (lo sponsor di Brescia era Cidneo) e poi, dopo una trionfale promozione, un campionato in A1, con sponsor Simmenthal. Nel 1984 passò alla Scavolini, dove iniziò la stagione per esser sostituito, causa grave infortunio, dopo quattro partite da Zimbalist "Zam" Frederick, un tiratore spaventoso, una macchina da punti (faceva praticamente solo quello, perché il passaggio era un optional, i compagni quasi degli sconosciuti e la difesa una faccenda di contemplazione, così noiosa, ma così noiosa...). Piet negli anni bresciani tenne sempre medie tra i 18 e 20 pp. a partita, 3/4 assist a sera, 3/4 rimbalzi a gara, ma soprattutto percentuali di tiro spaventose per una guardia che aveva nelle conclusioni da fuori il pezzo forte del repertorio. Fu sempre sopra il 55% a match, incredibile, (e non c'era ancora il tiro da tre) e ben oltre l'ottanta per cento ai liberi. Sales lo usava prevalentemente come play, riservando a Silvano Motta lo spot di guardia tiratrice. Era una bellissima squadra, ben allenata, ben amalgamata, equilibrata, non molto atletica (con l'eccezione di Solfrini, il primo grande verticalista e schiacciatore italiano), ma solida, intelligente, agonisticamente feroce e dalle soluzioni in attacco variate. Motta e Piet mitragliavano da fuori, liberati dai blocchi di Abernethy e Costa, o dagli scarichi sul perimetro di Ario da Cogorno, quando le difese avversarie raddoppiavano su di lui per impedirgli il gancio o le soluzioni dal post basso. Abernethy era un'ala factotum, Solfrini un'ala micidiale in contropiede. Nel 1982/83 vinsero il campionato di A2, fecero i play off, eliminarono 2-0 la Fortitudo Bologna e nei quarti beccarono la fortissima e favoritissima Billy Milano di Dan Peterson, che vinse con fatica immane 2-1, 71-66 alla bella, patendo oltre ogni previsione. Piet mise in croce D'Antoni, che patì le sue braccia lunghissime e la sua determinazione in difesa, ed il suo tiro mortifero dall'altra parte del campo. E' stato un grande giocatore, credetemi.
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