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Soluzioni alla crisi

Ultimo Aggiornamento: 14/05/2012 22:13
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14/05/2012 14:05

Posto una parte di un articolo trovato su un blog.
Se poi volete leggere il resto il link è:
sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2012/05/paolo-barnard-propone-lunica-genia...

Questa parte mi ha colpito.


L’articolo di Barnard mi ha ricordato un aneddoto che mi ha raccontato un mio amico argentino a Buenos Aires, tre anni fa, quando ancora vivevo in Argentina. Perché ha a che vedere esattamente con ciò di cui parla Barnard. Guillermo (così si chiama il mio amico) è un professore di pedagogia infantile, un consulente del governo nella sezione istruzione pubblica ma ha partecipato a molte riunioni di governo della coppia Kirchner, soprattutto all’inizio quando era anche sottosegretario ai beni culturali.

Mi raccontò quando i Kirchner presero il potere e una volta insediati, dopo qualche mese, ricevettero la delegazione della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, allora guidato da Dominique Strauss Kahn. All’uscita dalla riunione, i Kirchner erano sbiancati. Lui, Nestor, più sanguigno, iroso e viscerale della moglie (e meno colto) capì subito come si erano messe le cose. Disse, per l’appunto, a Guillermo “io so soltanto che non ho capito nulla di quello che hanno detto, ma proprio nulla; ma una cosa, questa sì, l’ho capita: questi si portano via tutta la repubblica argentina, compresi i ghiacciai del polo sud. Siamo davvero nella merda”. Sua moglie, invece, più accorta (una solida sindacalista) si confidò con i consulenti intimi e fedeli, alcuni dei quali, ammisero perfino di essere stati convinti sia dalla Banca Mondiale e dal FMI che l’attuazione del loro piano era una bella cosa.

Ci spiegarono” mi raccontò allora Guillermo “che per riprendersi dalla nostra catastrofica situazione visto che eravamo andati in default e stavamo barcamenandoci ma non riuscivamo a trovare il bandolo della matassa, bisognava opera una manovra che consisteva nell’attuare delle strategie neo-liberiste di grande austerità e rigore, comprimendo la spesa pubblica per non avere inflazione; convincere a fare altrettanto ai boliviani, cileni e uruguaiani, con i quali poi –con la benedizione dell’Europa- avere una moneta unica nuova che avrebbe anche potuto emettere dei bot che sarebbero stati garantiti dalla BCE che avrebbe anticipato i soldi gestendoli. In pratica, dal punto di vista economico diventavamo una piazza finanziaria dell’euro”.

Gli argentini si resero conto che non avevano la cultura tecnico-specifica adeguata per poter rispondere in maniera argomentata. Nestor Kirchner era furibondo. Guillermo mi raccontava che “dava l’impressione di essere uno messo all’angolo; ammetteva di non aver capito niente ma allo stesso tempo andava in giro a dire ci hanno preso per degli indiani con la piuma in testa e si presentano da noi con gli specchietti magici, una frase che aveva fatto il giro della classe politica. Ma Cristina, invece, che non aveva incarichi di responsabilità, ma aveva il potere sul capo del governo che esercitava in camera da letto, ebbe una fulminante intuizione. Convinse il marito a darle carta bianca per trovare le persone giuste, nel frattempo che acquistasse tempo con gli europei. Ed è quello che fecero”.

Cristina si fa un giro internazionale e si rivolge a Joseph Stieglitz, ma non si capiscono.
Si fa presentare a Paul Krugman, il quale le spiega che essendo il responsabile dell’economia per la elezione di Obama (eravamo tra il 2005 e il 2006) non poteva occuparsi della questione, ma le consiglia vivamente Christina Rohmer, una sua allieva, divenuta ordinario di economia finanziaria applicata all’università di Berkeley in California. Cristina la chiama e si piacciono subito, anche perché la Rohmer era diventata bilingue e parlava perfettamente lo spagnolo. E così, Cristina (l’argentina) vola a San Francisco e si incontra per dieci giorni con la Christina (l’americana). Chiudono un accordo. Ritorna in patria e comunica al marito l’esito, ma lui non ne vuole sapere perché odia gli statunitensi dato che loro avevano appoggiato la dittatura militare 15 anni prima. Ma lui era molto innamorato e lei lo convince, nonostante avesse tutto il partito contro.

Mi raccontava Guillermo “Lì si è giocata la sua carriera politica. Un mese dopo, arriva la Rohmer con 12 consulenti personali al seguito, piuttosto giovani, tutti bilingui. Ma c’era soltanto un economista, tutti gli altri erano esperti in diritto internazionale, diritto finanziario, diritto legale tra nazioni. Si sono chiusi in un ufficio e lì per quindici giorni, insieme ai consulenti del governo argentino hanno letto e spulciato tutte le proposte della Banca Mondiale, della BCE e del Fondo Monetario Internazionale.

Un mese dopo convocano la riunione con gli europei. Io stavo lì. Il gruppo dei consulenti (soltanto tre parteciparono) vennero presentati come personalità di governo. Si comincia la riunione e a un certo punto, dopo un segnale, uno degli uomini della Rohmer prende la parola e comincia a contestare i punti uno per uno, spiegando perché non funzionavano ed erano illegali. Inizia una discussione che si protrae davvero molto a lungo. Gli europei decidono di rimanere altri due giorni invece di un solo pomeriggio. E il giorno dopo ricominciano.
Finchè al terzo giorno, alla fine gli europei chiedono: insomma, che cosa avete intenzione di fare? E allora viene consegnato il piano della Rohmer. Gli europei lo bocciano subito dicendo che è una follia che distruggerà il paese in due anni. Loro tengono duro. Inizia un battibecco. Alla fine uno dei tre minaccia gli europei: avete violato dei comma specifici del diritto internazionale e adesso ve lo dimostriamo; come stato sovrano noi siamo in grado di poter denunciare al tribunale internazionale dell’Aja la BCE. Vi facciamo causa per 50 miliardi di euro, per voi è una cifra ridicola, a noi ci basta.
Ricominciano a discutere. La mattina dopo, gli europei accettano le condizioni argentine”.
Dopo tre giorni i consulenti legali se ne vanno e ritornano in Usa. La Rohmer, a quel punto, fa arrivare gli economisti keynesiani che gestiscono per quattro mesi di seguito, insieme al governo, le modalità di esecuzione del piano economico che in quattro anni porta l’Argentina dal 45esimo posto al mondo come solvibilità e potenza economica al 12esimo.

Oggi,a Buenos Aires, sono nate due specifiche università dove studiano soltanto il funzionamento dei meccanismi perversi della finanza speculativa applicata. Per accedervi, bisogna già essere laureati in Economia e in Diritto Internazionale.

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Grazie all'umorismo si può sdrammatizzare ogni cosa.
Voi direte che non è vero, su certe cose non si può ridere... per esempio lo stupro.
Ah no? Allora sentite qua: immaginate Stanlio che stupra Ollio! (Daniele Luttazzi)

Qui non si fanno distinzioni razziali.
Qui si rispetta gentaglia come negri, ebrei, italiani o messicani!
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14/05/2012 14:39

insomma, col caro, vecchio, buon keynes e' impossibile sbagliare [SM=x44462]
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Re:
sperminator, 14/05/2012 14.39:

insomma, col caro, vecchio, buon keynes e' impossibile sbagliare [SM=x44462]




Certamente tra Keynes ed il liberismo selvaggio che ha già dimostrato come può devastare l'economia d'un intero paese (dilagando persino oltre oceano) è preferibile il 1° [SM=x44458]
ma attenzione: le ricette di Keynes non sono applicabili sempre e comunque in ogni contesto [SM=x44464]

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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14/05/2012 20:03

Rigore e sviluppo non sono incompatibili, ma ci vuole competenza ed intelligenza da parte dei governi, ed ingerenza nell'economia reale, che non può essere lasciata senza controlli e senza stimoli.

Non si può solo mungere la vacca, bisogna accudirla e darle da mangiare, e come facevano i contadini di un tempo, piuttosto stringe la cinghia la famiglia ma la vacca deve essere nutrita.

Rigore massimo nelle spese gestionali ed improduttive dell'apparato pubblico, per conservare tutte le risorse, anche ricorrendo al credito, per gli investimenti.

Non servono molte teorie, basta il buonsenso.
Ma se per pagare i debiti pregressi vendo o mortifico le attività produttive senza tagliare drasticamente le spese superflue sono destinato al fallimento.

In Italia abbiamo perso centinaia di migliaia di posti di lavoro nelle imprese private, nemmeno uno nella pubblica amministrazione: forse si poteva fare meglio.

Purtroppo non abbiamo nessuno nella classe politica che abbia neanche la più pallida idea di come investire nell'economia reale. Pensano ancora che basti riempire di soldi le banche, o abolire l'art. 18!

Servono dei veri piani industriali, i famosi "piani quinquennali" di antica memoria, che però devono essere fatti in maniera solida ed oculata.

Ma per politicanti, che hanno a cuore solo il loro interesse, fa più comodo ora dare tutte le colpe agli altri: è colpa dell'euro, è colpa della BCE, è colpa del FMI.

Troppo comodo. Mai sentito uno confessare che è colpa sua?
L'euro è in vigore da 13 anni (la moneta da 10, ma già nei tre anni precedenti era fissato il concambio), e oggettivamente stiamo peggio, quantomeno in termini di prospettive.

Ma cosa abbiamo fatto di utile in questi anni? Abbiamo distrutto interi settori industriali, abbiamo delocalizzato selvaggiamente, abbiamo moltiplicato gli sprechi e la corruzione, e di tutto questo sfascio ce ne laviamo le mani dando le colpe agli altri?

E pensiamo che gli altri ora ci aiutino? Ci aiuteranno a scavarci la fossa, se non ci diamo da fare da soli.

La storia che dà origine a questa discussione è esemplare: la soluzione non mi arriva preconfezionata dall'esterno, anzi può essere mortifera, ma non basta fregarmene e fare finta di niente, devo prepare un piano concreto, attento e realizzabile, e poi attuarlo.

Non ho ancora sentito niente di questo, solo farneticazioni tipo tornare alla lira e svalutare: è un piano serio? tutto il resto va benissimo? E' confrontabile alla storia di partenza?

Per me è solo una presa per i fondelli da parte di chi vuole approfittare del marasma per partecipare al banchetto finchè resta qualcosa.





[Modificato da fabius039 14/05/2012 20:11]
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14/05/2012 20:29

Re:
fabius039, 14/05/2012 20.03:

Rigore e sviluppo non sono incompatibili, ma ci vuole competenza ed intelligenza da parte dei governi, ed ingerenza nell'economia reale, che non può essere lasciata senza controlli e senza stimoli.

Non si può solo mungere la vacca, bisogna accudirla e darle da mangiare, e come facevano i contadini di un tempo, piuttosto stringe la cinghia la famiglia ma la vacca deve essere nutrita.

Rigore massimo nelle spese gestionali ed improduttive dell'apparato pubblico, per conservare tutte le risorse, anche ricorrendo al credito, per gli investimenti.

Non servono molte teorie, basta il buonsenso.
Ma se per pagare i debiti pregressi vendo o mortifico le attività produttive senza tagliare drasticamente le spese superflue sono destinato al fallimento.

In Italia abbiamo perso centinaia di migliaia di posti di lavoro nelle imprese private, nemmeno uno nella pubblica amministrazione: forse si poteva fare meglio.

Purtroppo non abbiamo nessuno nella classe politica che abbia neanche la più pallida idea di come investire nell'economia reale. Pensano ancora che basti riempire di soldi le banche, o abolire l'art. 18!

Servono dei veri piani industriali, i famosi "piani quinquennali" di antica memoria, che però devono essere fatti in maniera solida ed oculata.

Ma per politicanti, che hanno a cuore solo il loro interesse, fa più comodo ora dare tutte le colpe agli altri: è colpa dell'euro, è colpa della BCE, è colpa del FMI.

Troppo comodo. Mai sentito uno confessare che è colpa sua?
L'euro è in vigore da 13 anni (la moneta da 10, ma già nei tre anni precedenti era fissato il concambio), e oggettivamente stiamo peggio, quantomeno in termini di prospettive.

Ma cosa abbiamo fatto di utile in questi anni? Abbiamo distrutto interi settori industriali, abbiamo delocalizzato selvaggiamente, abbiamo moltiplicato gli sprechi e la corruzione, e di tutto questo sfascio ce ne laviamo le mani dando le colpe agli altri?

E pensiamo che gli altri ora ci aiutino? Ci aiuteranno a scavarci la fossa, se non ci diamo da fare da soli.

La storia che dà origine a questa discussione è esemplare: la soluzione non mi arriva preconfezionata dall'esterno, anzi può essere mortifera, ma non basta fregarmene e fare finta di niente, devo prepare un piano concreto, attento e realizzabile, e poi attuarlo.

Non ho ancora sentito niente di questo, solo farneticazioni tipo tornare alla lira e svalutare: è un piano serio? tutto il resto va benissimo? E' confrontabile alla storia di partenza?

Per me è solo una presa per i fondelli da parte di chi vuole approfittare del marasma per partecipare al banchetto finchè resta qualcosa.



Ma il vero rigore non lo pratichi tagliando i servizi come sta facendo Monti ma tagliando gli sprechi.

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Voi direte che non è vero, su certe cose non si può ridere... per esempio lo stupro.
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Qui non si fanno distinzioni razziali.
Qui si rispetta gentaglia come negri, ebrei, italiani o messicani!
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KEINE GEGESTAENDE AUS DEM FENSTER WERFEN
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14/05/2012 21:17

Re: Re:
il tobas, 14/05/2012 20:29:



Ma il vero rigore non lo pratichi tagliando i servizi come sta facendo Monti ma tagliando gli sprechi.




[SM=x44462] Esatto. E quando ci dicono che "così vuole l'Europa" è una balla per nascondere la loro insipienza, fare la cosa più comoda dando la colpa agli altri.
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14/05/2012 22:13

Re: Re:
Etrusco, 14/05/2012 19.11:




Certamente tra Keynes ed il liberismo selvaggio che ha già dimostrato come può devastare l'economia d'un intero paese (dilagando persino oltre oceano) è preferibile il 1° [SM=x44458]
ma attenzione: le ricette di Keynes non sono applicabili sempre e comunque in ogni contesto [SM=x44464]




diciamo cosi' : sempre e comunque in ogni contesto no, ma decisamente quanto keynes ci vorrebbe oggi ... [SM=x44458]
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