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I casi Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi : violati Diritti umani

Ultimo Aggiornamento: 07/12/2019 02:51
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Uccisi da chi doveva custodirli

MUORE 31ENNE IN CARCERE.



Cronaca

Morte sospetta in carcere. Dieci giorni fa Stefano Cucchi viene arrestato per possesso di un piccolo quantitativo di droga, entra nel carcere romano di Regina Coeli per non uscirne più:
il corpo del 31enne è coperto di lividi, ha il volto tumefatto, i genitori sono sconvolti, non hanno avuto neppure la possibilità di vederlo nei giorni dell'agonia, quando era ricoverato nel reparto detentivo dell'ospedale Pertini.

"Voglio sottolineare il fatto che quando mio fratello è uscito di casa coi carabinieri dopo la perquisizione della sua abitazione stava bene e camminava con le sue gambe e non aveva nessun segno sul viso
- sottolinea a CNRmedia Ilaria, sorella di Stefano Cucchi - la mattina dpo c'è stato il processo per direttissima e mio padre ha visto che Stefano aveva il viso gonfio.
Ai miei genitori è stato comunicato il sabato successivo che mio fratello era stato ricoverato in ospedale, per tre giorni non li hanno fatti entrare, prima dicendo che non c'era l'autorizzazione del carcere, poi che non c'erano i medici.

L'epilogo giovedì: intorno alle 12.30 i carabinieri si presentano a casa di mia madre per notificarle il decreto del pm per l'incarico del consulente d'ufficio per l'autopsia per il decesso di mio fratello.
Così i miei genitori scoprono che Stefano è morto, all'alba.
Mio fratello sapeva che stava morendo, aveva chiesto anche una Bibbia.
Ci hanno vietato di stargli accanto, non ci hanno spiegato cos'è successo e perché è morto.
Ora lo Stato ci deve rispondere ".


"Siamo cauti, aspettiamo che la magistratura faccia le sue indagini, collaborando con la polizia penitenziaria e si farà chiarezza sul caso - spiega a CNRmedia.com Donato Capece, Segretario Generale del SAPPE sindacato agenti polizia penitenziaria- La polizia penitenziaria è garante dell'incolumità fisica dei detenuti, ma bisogna tenere presente che siamo in una situazione emergenziale, dove le carceri scoppiano e sicuramente, man mano che si restringono gli spazi, aumentano i problemi della convivenza dei detenuti".
Una rissa fra detenuti, quindi ipotizza il dottor Capece, ma allora come si fa a condurre un'indagine fra galeotti?
"Ci sono molti detenuti che collaborano e se qualcuno ha visto, parlerà" non è rischioso rientrare in cella dopo aver fatto la spia?
"No, perché la polizia carceraria ha il potere di controllare chi l'aiuta", se è così, dovrebbe essere anche in grado di evitare un pestaggio mortale: "No, perché c'è il sovraffollamento: una guardia controlla 100 detenuti, è impossibile vigilare su tutto e comunque aspettiamo le indagini".

Di diverso avviso l´avvocato Fabio Anselmo che si occupa del caso e che ne ha già seguiti due simili: quello di Federico Aldrovandi, a Ferrara e di Riccardo Rasman a Trieste: "Se si fosse trattato di una rissa fra detenuti dovrebbero esserci dei detenuti arrestati e degli indagati.
Noi non diciamo che siano state le guardie carcerarie, mi risulta che il direttore del carcere abbia detto che il ragazzo stava già male quando è entrato
- spiega il legale a CNRmedia.com -
Noi ci chiediamo perché un ragazzo di 31 anni viene affidato allo Stato in regime custodiale, quindi è in una situazione di minorata difesa ed è in totale balia dello Stato, dato che al momento dell'arresto si perde la libertà personale e lo Stato ha un completo obbligo di tutela, entri un buona salute e ne esca morto.

E poi ci chiediamo perché ai familiari è stato impedito di sapere nulla e, siccome è morto dopo diversi giorni in ospedale, perché gli è stato negato di vedere in punto di morte la sorella e i familiari più stretti".


Si tratta di un reato, conferma il garante dei diritti dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni: "Aver impedito ai genitori di far visita al figlio moribondo è un reato ed è di una gravità estrema - ribadisce a CNRmedia.com - E' previsto dall'ordinamento che si consenta ai parenti di visitare il malato anche quando è in stato di detenzione e se gli è stato vietato per evitare che possa parlare e raccontare quello che gli è successo, è un reato di occultamento.

Gli è stato proibito di denunciare i suoi aggressori".

In questi casi come si muove: "Trasferisco tutti i dati alla magistratura, sia in presenza di un reato, ma anche nell'ipotesi di un reato".
Ma com'è morto Stefano Cucchi? "In effetti non si sa, il referto dell'autopsia non c'è ancora - spiega l'avvocato Anselmo - non abbiamo avuto l'autorizzazione a fare le foto al cadavere, i genitori non hanno potuto parlare neppure con un medico dell'ospedale. Il corpo non presenta lesioni vitali, ci sono segni di traumi, ha due vertebre fratturate non consequenziali, una lombare e una sacrale, avrebbe avuto perdite di sangue dalla schiena e il volto tumefatto, raccontano i familiari che l'hanno visto per il riconoscimento all'obitorio".

Francesca Sassoli

CNRmedia 27/10/09


Altre fonti:

Dazebao - Roma. Detenuto muore al Pertini in circostanze misteriose
Mercoledì 28 Ottobre 2009 15:54


RaiNews24 - Morte sospetta a seguito di un fermo di polizia

[Modificato da Etrusco 28/10/2009 21:25]

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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