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Berlusconi contro i giornali: "Disinformano"

Ultimo Aggiornamento: 30/06/2010 11:37
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28/06/2010 23:33

Berlusconi ancora contro i giornali
"Servirebbe uno sciopero dei lettori"

Il premier se la prende con la stampa per la copertura del G20:
"Una presa in giro, da mesi vedo disinformazione inconcepibile".
Di Pietro: "E' allergico alla libertà di stampa".
Finocchiaro: "Berlusconi ossessionato".
Siddi: "Aggressione continua e ingiustificata"


SAN PAOLO (Brasile) - "I giornali disinformano. I lettori dovrebbero scioperare per insegnare a chi scrive a non prenderli in giro". Il premier Silvio Berlusconi, a San Paolo del Brasile per una visita istituzionale, ha inaugurato il viaggio attaccando la copertura dedicata dalla stampa italiana al vertice G20 in Canada: "I resoconti sono l'esatto contrario della riunione", ha detto. "Da molti mesi", ha aggiunto, "vedo una disinformazione inconcepibile".

Immediate le reazioni. Secondo il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro, "il presidente del Consiglio è allergico alla libertà di stampa e a chi, con la schiena dritta, esercita il suo mestiere raccontando la verità. In realtà i giornali che disinformano sono proprio quelli di sua proprietà. Vogliono descrivere il Paese del Bengodi, quando la realtà è un'altra. Vogliono scaricare tutta la responsabilità dell'attuale grave crisi economica sui lavoratori, sui precari, sugli insegnanti e su tutte le famiglie che non arrivano alla fine del mese. Quindi Berlusconi, se proprio vuole parlare di disinformazione, cominci a condannare le sue televisioni e i suoi giornali. Ma sappiamo che questo è impossibile, visto che è lui a dettare la linea".

Per Anna Finocchiaro, le dichiarazioni del premier "sono l'ennesima testimonianza di un'ossessione per la libertà di informazione". Per combatterla, prosegue il capogruppo del Pd al Senato, Berlusconi "non si ferma davanti a nulla e non esita a incitare gli italiani a non pagare il canone tv oppure, come accaduto oggi, a non acquistare i quotidiani". Affermazioni "gravissime, ma purtroppo non sorprendenti. Ancora più incredibili" secondo Finocchiaro, se riconducibili al "protagonista assoluto del conflitto di interessi" . Secondo Finocchiaro "tutto questo non è più tollerabile. E' una ragione in più per partecipare alla manifestazione del 1 luglio a Roma, per difendere la libertà d'informazione e contro tutti i bavagli".

Il segretario Fnsi, Franco Siddi, parla di "aggressione continua, ingiustificata e fondata sulla verità invertita. E' ben curioso che il capo del governo proponga uno sciopero contro i giornali: siamo all'inversione della verità e della realtà, sistematica". E Roberto Natale, presidente del sindacato giornalisti, definisce il premier "spudorato oltre ogni limite"

Fonte: Repubblica

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29/06/2010 16:48

Premesso che le critiche di Berlusconi si possono benissimo applicare a tutti i giornali, e non solo come fa lui a quelli politicamente dall'altra parte, devo però dire di essere abbastanza d'accordo con quanto da lui sostenuto sul fatto che il giornalismo è spesso disinformazione (o informazione distorta).

Seguiranno alcuni esempi tratti dal sito noiseFromAmerica di cattiva stampa (italiana).
Magari finisce che ne facciamo una rubrica in evidenzia ...

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Sportivo ipercafone
29/06/2010 16:52

Articolo Originario:
La bandiera Strappata del Federalismo di M. Giannini (La Repubblica)
e richiamo un mese dopo sul Corriere.it a firma di M.Franco

articolo di nFA:

Nell'edizione di Repubblica del 14 maggio 2010 M.Giannini scrive:

COMMENTO
La bandiera strappata del federalismo
di MASSIMO GIANNINI

[...] C'è un vincolo "interno", che pesa come un macigno. È il debito degli enti locali sul versante sanitario, che a legislazione vigente impone ad almeno quattro regioni (Lazio, Campania, Calabria e Molise) di ripianarlo a colpi di inasprimenti fiscali. Ed è, più in generale, il costo stimato del federalismo tanto caro al Senatur. L'ultima stima, aggiornata sui bilanci delle regioni nel 2008, l'ha fornita la Commissione tecnica paritetica per il federalismo, nel rapporto curato da Luca Antonini e appena depositato in Parlamento. È una cifra scioccante: per assicurare il passaggio al federalismo nelle materie strategiche (cioè sanità, istruzione e assistenza sociale) occorrerebbero quasi 133 miliardi di euro calcolati in termini di spesa storica (caratterizzata da sprechi, iniquità e inefficienze di ogni genere). La riforma federale, com'è noto, ruota intorno al principio dei "costi standard" delle prestazioni, cioè quelli considerati ottimali secondo i livelli dei servizi raggiunti dalle regioni più efficienti. Ebbene, anche a voler dimezzare l'esborso necessario, nel passaggio dalla spesa storica a quella standard, il federalismo fiscale costerebbe allo Stato non meno di 60 miliardi. [...]


Un mese dopo, nel Corriere della Sera del 19 giugno 2010 M.Franco scrive:

LA NOTA
Scelta controversa che vuole coprire una riforma in bilico
Perplessità anche nel Pdl e l' opposizione sospetta uno scudo giudiziario
Massimo Franco

[...] E i leghisti esultano, perché vedono il federalismo fiscale più vicino: sebbene calcoli ufficiosi parlino di un costo di 130 miliardi di euro. [...]


Si tratta in entrambi i casi di vera e propria disinformazione (probabilmente indotta dalla volontà di fare propaganda contro il federalismo). Le stime cui si riferiscono i giornalisti nei pezzi sopra riportati, senza peraltro offrire uno straccio di riferimento ai lettori, sono semplicemente le stime della commissione Antonini su quanto oggi spendono le Regioni italiane, circa 2200 Euro per cittadino italiano, primariamente per la Sanità. È ovvio anche per l'alfabetizzato più sprovveduto che questa cifra non ha nulla a che fare con gli eventuali costi aggiuntivi del federalismo.

L.Ricolfi fa delle ipotesi molto più ragionevoli e contenute sui costi del federalismo fiscale in discussione: 0.65 miliardi di Euro (~10 euro per italiano) se si usano i costi standard della regione virtuosa più spendacciona, la Toscana. Se vengono invece adottati i costi della regione virtuosa più efficiente, la Lombardia, ci sarebbero dei consistenti risparmi di spesa pubblica.

Ma se errare è umano, nel caso di M.Giannini, che sarebbe anche scusabile se avesse il coraggio di fare pubblica ammenda, quasi diabolico risulta l'errore di M.Franco un mese dopo, perchè il gigantesco abbaglio di Giannini su Repubblica era stato evidenziato (oltre che dalle repliche dei politici di maggioranza) anche da M.Bordignon su lavoce.info del 18/5/2010:

ATTUARE IL FEDERALISMO? NON HA PREZZO
di Massimo Bordignon 18.05.2010

Nei giorni scorsi anche un commentatore generalmente preparato e attento alle cose economiche come Massimo Giannini, nel tentativo di rispondere a questa domanda, ha preso fischi per fiaschi, confondendo la spesa attuale delle Regioni in sanità, istruzione e assistenza - stimata dalla commissione tecnica sulla attuazione del federalismo fiscale in circa 133 miliardi di euro - con la nuova spesa che si dovrebbe devolvere alle Regioni, dimenticando che se i 133 miliardi costituiscono la spesa attuale, vuole dire che tributi propri regionali e trasferimenti già la finanziano, e non c'è dunque nessuna necessità di nuovi finanziamenti in vista.


Davvero non si trovano modi migliori per fare propaganda contro il federalismo?



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29/06/2010 16:54

Articolo Originario: I governatori mandano ambasciate di S. Rizzo (Corriere della Sera)

articolo di nFA


Non è raro leggere notizie false, distorte, tendenziose, imprecise, superficiali. La cosa non riguarda solo propagandistici bollettini di partito od impresentabili fogliacci che fanno del gossip la ragion d'esistere. Anzi, proprio i frequentatori di nFA hanno costantemente modo di apprezzare il pessimo servizio che la cosiddetta "grande stampa" rende alla sete di conoscenza del Belpaese: solo per citare alcuni episodi - tra i più recenti - si veda qui, quo e qua.

La segnalazione odierna - reo, ancora una volta, il principale quotidiano italiano - riguarda un ambito che abitualmente e giustamente suscita la riprovazione generale: la casta spreca il danaro dei contribuenti. Nel caso specifico, particolarmente esecrabile nel momento della discussione sul federalismo, le regioni si dotano di sedi diplomatiche all'estero. E lo fanno in misura francamente inconcepibile (se si assume che il vantaggio di tali operazioni non debba esser ricercato solamente nella dotazione di poltrone aggiuntive). Di più, le realtà amministrative maggiormente colpevoli - a dispetto del sentire comune - non sono le scialacquatrici regioni meridionali: in testa alla classifica, con distacco incolmabile, svetta - udite, udite - quel Veneto che si picca di dichiararsi virtuoso e che soffre del terribile morbo leghista.

Secondo Sergio Rizzo, sdegnato e sarcastico estensore della denuncia mediatica, dati provenienti dal Dipartimento del Tesoro certificano l'esistenza di ben 61 sedi di rappresentanza all'estero per la terra dei Dogi - circa un terzo delle 178 totali - in luoghi più o meno noti e talvolta apparentemente improponibili.

Di primo acchito pare si tratti di un dato fattuale incontrovertibile, e di uno spreco inconcepibile, dal momento che nessuno può seriamente dubitare della propensione italica allo scialo dei quattrini pubblici. La dovizia di particolari conferisce credibilità, anche in virtù della fonte dichiarata. Dunque, ecco un'altra tacca sull'arma fumante del Grande Giornalista Senza Macchia e Senza Paura. Ed ecco la ripresa della notizia da parte di alcuni altri osservatori - talora un filino grondante di compiacimento - che trovano la possibilità di stigmatizzare l'avversario politico, oppure di vendicare l'onore territoriale a lungo ferito.

Ma la situazione è davvero quella presentata? Non esattamente.

Non senza imbarazzo iniziale, i presunti responsabili hanno immediatamente cercato riscontri e - sorpresa! - quell'indagine che cotanto Cato Censor avrebbe dovuto premurarsi d'eseguire, prima di lanciarsi all'attacco con furore, dichiara una realtà piuttosto differente: le uniche due sedi di rappresentanza sono a Roma ed a Bruxelles. Ma come, e che fine han fatto "i dieci uffici in Cina, l'irrinunciabile ufficetto in Bielorussia, gli appartamenti in Bosnia ed Uzbekistan, i due punti d'appoggio in Canada con i tre in Romania ed i quattro negli Stati Uniti, il pied-à-terre in Vietnam, la tenda (?) negli Emirati Arabi Uniti, il bungalow a Puerto Rico e finanche il consolato in Turchia"?

Tutto sommato, è stato facile svelare l'arcano. Anche ad un dilettante dell'informazione, pur scrupoloso, è bastato spedire un'e-mail o poco più. Ciò che il professionista ha colpevolmente trascurato di fare. Et voilà: si tratta di "antenne" all'interno di strutture internazionali esistenti, nelle quali non v'è traccia di personale stipendiato dalla regione Veneto, né di attrezzature di proprietà della medesima. Succede che la Comunità europea spinga fortemente un programma di collaborazioni transfrontaliere: la rete Enterprise Europe Network - di cui fa parte Eurosportello Veneto - gode perciò di cospicui finanziamenti comunitari. Essa fornisce un supporto informativo agli operatori economici interessati a specifici mercati, e servizi di secondo livello a pagamento.

Simili accordi di collaborazione esistono con altri Paesi, sempre presso le Camere di Commercio all'estero. Per alcuni specifici servizi di base è previsto un contributo a carico della Regione, che indirizza le imprese, le quali poi pagano prestazioni più mirate. La spesa regionale complessiva è ammontata alla stratosferica somma di euro 37.750 per tutto il 2009: suppergiù 640 euro/anno per ognuna di queste faraoniche sedi.

Dove stia, dunque, lo spreco di danaro del contribuente veneto è mistero senza fine bello. Si potrebbe, anzi, sostenere che l'azione di questa regione costuisca merito e non colpa, dal momento che dimostra di essere il territorio italiano che meglio si è inserito nei programmi di collaborazione europea ed internazionale a più ampio raggio.

Si può, certo, discutere dell'opportunità di prevedere tali "sportelli" e del rapporto costi-benefici. È lecito anche non essere d'accordo sulla necessità di mantenere qualunque tipo di operatività lobbistica a Roma e Bruxelles, luoghi delle decisioni. Soprattutto, è irrinunciabile denunziare comportamenti che antepongano le prebende personali all'interesse comune, nella consapevolezza che troppo spesso quella sia l'evidenza dei fatti. Dalla Vetta d'Italia a Lampedusa, pur se - ça va sans dire - non ovunque in egual misura. Ma il rispetto della realtà rimane essenziale.

Qualcuno dirà che, in fin dei conti, l'errore non sia grave. Non è vero. Perché la cosa è deontologicamente censurabile e perché costituisce un ennesimo esempio di quanto sia claudicante la qualità dell'italica informazione. Ed anche perché un simile approccio - al lupo, al lupo! - mina la credibilità: ciò, almeno, dovrebbe importare a chi di quella vive. Dovrebbe, in un luogo differente dallo Stivale.

Altrimenti, in fondo - ma proprio in fondo - vien tristemente da rivalutare l'inverosimile Biscardi. Anch'egli alla ricerca della notizia purchessia.

Con l'indimenticabile grido di battaglia: sgoop!

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Sportivo ipercafone
29/06/2010 16:58

Articolo Originario: Medici e infermieri, l'errore in corsia di M. Pappagallo (Corriere della Sera)

articolo di nFA


Nell'articolo si legge:

I casi di malasanità si consumano soprattutto in ospedale [...] Più colpito il Nord, ma le denunce sono in calo

[...] Ma il maggior numero di decessi riguarda la fascia che va dai 77 agli 87 anni. Soprattutto al Sud? No. Il 38% a Nord, il 21 al Sud, il 29 al Centro e il 12 nelle Isole. [...]


Una cartina dell'Italia chiarisce quali regioni appartengono alla ripartizione geografica usata. La fonte sono le segnalazioni di malasanità nel rapporto di Cittadinanzattiva - Tribunale per i diritti del malato, 2008. Come accade con molte altre "notizie disinformative", il Nord Italia è al vertice della classifica primariamente perché ha più residenti (27.1M) rispetto a Centro, Sud e Isole (11.7M, 14.1M, 6.7M, rispettivamente). Se usiamo i dati ISTAT 2008 dei residenti nelle regioni italiane, e poniamo uguale a 100 il rischio di segnalare un caso di malasanità in tutta Italia, otteniamo che il rischio per macroarea è il seguente:

rischio (fatto 100 il rischio in Italia)
centro 148
isole 107
sud 89
nord 84


Quindi contrariamente a quanto affermato nell'articolo, il rischio di problemi sanitari (almeno quelli segnalati) è minimo nel Nord Italia, e massimo nel Centro, seguito dalle Isole. Ma il rischio al Nord è anche minore di quello indicato nella tabella, perché in numero di operazioni sanitarie eseguite nel Nord Italia è maggiore rispetto alla frazione della popolazione residente. Questo si deve al fatto che esiste, in Italia, un nomadismo sanitario sostanzialmente monodirezionale da Sud e Isole al Centro-Nord.

Credo che articoli come quello qui commentato siano dannosi per diversi motivi: danno informazioni errate a chi volesse scegliere dove fruire di servizi sanitari, danno informazioni errate all'opinione pubblica e al legislatore su dove intervenire più urgentemente, danno un cattivo esempio di statistiche mal fatte e mal presentate, diminuiscono la credibilità della stampa e quindi la fiducia in generale dei cittadini che possono correttamente ritenere molti articoli di giornale viziati da incompetenza e/o distorti da scelte politiche ed editoriali.

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29/06/2010 17:02

Re:
paperino73, 29/06/2010 16.48:


Premesso che le critiche di Berlusconi si possono benissimo applicare a tutti i giornali, e non solo come fa lui a quelli politicamente dall'altra parte, devo però dire di essere abbastanza d'accordo con quanto da lui sostenuto sul fatto che il giornalismo è spesso disinformazione (o informazione distorta).



Effettivamente lo stato dell'informazione qui in Italia è pessimo... [SM=x44463]

I giornalai dovrebbero essere onesti e mettere in prima pagina un'avvertenza del tipo: "Articoli contro Berlusconi/finanziaria/federalismo/ecc.", almeno uno sa a cosa va incontro. [SM=x44457]

Visto che un'informazione neutrale/attendibile/non faziosa è ormai un'utopia. [SM=x44464]

paperino73, 29/06/2010 16.48:


Seguiranno alcuni esempi tratti dal sito noiseFromAmerica di cattiva stampa (italiana).



Bel sito, non lo conoscevo. [SM=x44462]


paperino73, 29/06/2010 16.48:


Magari finisce che ne facciamo una rubrica in evidenzia ...



Idea interessante. [SM=x44458]

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29/06/2010 17:04

Re:
paperino73, 29/06/2010 16.48:

Premesso che le critiche di Berlusconi si possono benissimo applicare a tutti i giornali, e non solo come fa lui a quelli politicamente dall'altra parte, devo però dire di essere abbastanza d'accordo con quanto da lui sostenuto sul fatto che il giornalismo è spesso disinformazione (o informazione distorta).

Seguiranno alcuni esempi tratti dal sito noiseFromAmerica di cattiva stampa (italiana).
Magari finisce che ne facciamo una rubrica in evidenzia ...




Berlusconi dimentica di dire che lui stesso è la causa per cui alcuni giornali disinformano.

Ma probabilmente parlo di quei giornali che lui ritiene essere gli unici che informano.

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Re: Re:
il tobas, 29/06/2010 17.04:




Berlusconi dimentica di dire che lui stesso è la causa per cui alcuni giornali disinformano.

Ma probabilmente parlo di quei giornali che lui ritiene essere gli unici che informano.




[SM=x44458] Infatti il pensiero corre subito ai giornali pro/di Berlusconi:
Il Foglio, Il Giornale, Panorama, Libero, etc. etc.
che oltre ad "informare", nell'accezione gradita a Sua Emittenza,
bastonano all'occorrenza avversari politici o mogli recalcitranti... [SM=x44455]


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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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29/06/2010 17:42

Re: Re: Re:
Etrusco, 29/06/2010 17.31:


[SM=x44458] Infatti il pensiero corre subito ai giornali pro/di Berlusconi:
Il Foglio, Il Giornale, Panorama, Libero, etc. etc.
che oltre ad "informare", nell'accezione gradita a Sua Emittenza,
bastonano all'occorrenza avversari politici o mogli recalcitranti... [SM=x44455]




E gli altri cosa fanno? [SM=x44464]
"informano" contro Berlusconi a prescindere, bastonando gli "avversari". [SM=x44465]

La differenza è solo il bersaglio, cambiano i suonatori, ma non la musica. [SM=x44466]

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29/06/2010 17:50

Re: Re: Re: Re:
Arjuna, 29/06/2010 17.42:




E gli altri cosa fanno? [SM=x44464]
"informano" contro Berlusconi a prescindere, bastonando gli "avversari". [SM=x44465]

La differenza è solo il bersaglio, cambiano i suonatori, ma non la musica. [SM=x44466]



infatti. per arrivare ad una parziale verità/realtà delle cose si dovrebbero indagare più fonti. ovvio poi che a me vengano i brividi a leggere libero, ma sta anche anche allo spirito critico di ognuno rendersi conto quando il limite è passato.
tanto per dire a me repubblica sembra faziosa nell'altro senso [SM=x44464]

l'unico appunto da fare a silvio sarebbe un "senti da che pulpito" visto che comanda, vabbeh non di fatto, dei giornali, ma alla fin fine mi tocca anche dargli ragione, anche se il suo pensiero si ferma un passetto prima [SM=x44452]
[Modificato da piperitapatty 29/06/2010 17:51]

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30/06/2010 10:04

Re: Re: Re: Re: Re:
piperitapatty, 29/06/2010 17.50:




l'unico appunto da fare a silvio sarebbe un "senti da che pulpito" visto che comanda, vabbeh non di fatto, dei giornali, ma alla fin fine mi tocca anche dargli ragione, anche se il suo pensiero si ferma un passetto prima [SM=x44452]




L'avesse detto qualcun altro poteva essere tema di riflessione, ma da uno che, non contento dei suoi tg, ha ridotto il (fù) più autorevole in una specie di commedia... Certo ci vuole una bella faccia di ...tolla, ma anche questa non è una novità.


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30/06/2010 11:37




COSE MAI VISTE! IL NANO SUPREMO SOTTO ATTACCO DE “IL GIORNALE”, ”LIBERO” E “IL TEMPO”
- ESSì, MENTRE CAVALIERE INVITA GLI ITALIANI A SCIOPERARE CONTRO I GIORNALI "CHE PRENDONO IN GIRO I LETTORI",
I "SUOI" QUOTIDIANI LO SBATTONO AL MURO COME UN POLIPO - ’LITTORIO’ FELTRI: "IO NON FACCIO UN GIORNALE DI PARTITO.
ANCHE SE LA CARTA, L’INCHIOSTRO E IL MIO STIPENDIO ME LO PAGA LA FAMIGLIA BERLUSCONI, NON RINUNCIO A VEDERE LE COSE.
IO SEGUO I MIEI UMORI E SOPRATTUTTO I MIEI MALUMORI E SICCOME HO UN CERTO ISTINTO,
RIESCO A VEDERE ANCHE QUELLI DEI MIEI LETTORI. E SONO FORTI"


Lina Palmerini per "il Sole 24 Ore"
www.ilsole24ore.com/


«Ho solo dato un pizzicotto, non capisco la sorpresa...»,
ci diceva stupito (ma forse nemmeno troppo) Vittorio Feltri.
La sorpresa - direttore - è che il destinatario del pizzicotto è Silvio Berlusconi.
Già, perché a un premier che invitava gli italiani a scioperare contro i giornali «che prendono in giro i lettori»,
Feltri in prima pagina rispondeva tirandolo in ballo e rimettendo un po' in ordine la classifica.


Feltri «Ho solo detto quello che pensano tutti: che nell'arte del prendere in giro i più bravi sono i politici».
Incluso, quindi, il premier che ormai da 16 anni fa il politico e non più l'imprenditore.
«Forse vi era sfuggito qualcosa ma sono stati almeno una trentina i fondi critici che ho scritto finora »,
insisteva il direttore del "Giornale" parlando di un «mugugno» crescente tra i lettori-elettori del Pdl.

Il fatto è che questo mugugno deve essere diventato forte a giudicare dalla prima pagina del "Giornale" di ieri
dove non c'era solo il «pizzicotto» ma pure un editoriale sulla «manovra e i ripensamenti »,
un focus sulla «guerra per bande » nel Carroccio e un altro commento sui sacrifici
e il buon esempio che dovrebbe arrivare dal Palazzo. Non mancava niente.

Insomma, che succede? Scricchiola così tanto la base berlusconiana? Sfogliando i giornali dell'area di centro-destra
si direbbe proprio di sì. Prendiamo il quotidiano di Maurizio Belpietro, "Libero."


Senza esitazione, ieri dava del «pirla» ai dirigenti, alleati e governatori del Pdl confidando in un colpo d'ala del premier.
Ma forse a fare più male di tutti, ieri, era "Il Tempo". Al suo direttore, il quarantenne Mario Sechi,
è bastato mettere una percentuale scritta a caratteri cubitali sulla prima pagina per incalzare il governo:
«43,2%, aumenta la pressione fiscale».
Insomma, proprio le tasse, proprio il core business della maggioranza berlusconiana diventa
l'oggetto della critica fatta "in casa".


Ma che vuol dire questo fuoco amico?

«Guardi io non faccio un giornale di partito. Anche se la carta, l'inchiostro e il mio stipendio
me lo paga la famiglia Berlusconi, non rinuncio a vedere le cose. Io seguo i miei umori e soprattutto
i miei malumori e siccome ho un certo istinto, riesco a vedere anche quelli dei miei lettori. E sono forti».

Per Feltri ormai si è messa in moto un'insofferenza nella base di centro-destra e pure in quella leghista
«perché il federalismo non c'è e non ci sarà mai e non so cosa si inventerà Bossi, su chi scaricherà la colpa».
Elezioni anticipate? «Sono un indovino sprovveduto ma sono possibili se la Lega sarà in difficoltà
e se Berlusconi vedrà che il tirare a campare potrebbe far marcire la maggioranza e lui stesso».

Insomma, i giornali di area lanciano segnali alla politica e - contemporaneamente - fronteggiano la concorrenza in edicola
andando incontro ai malumori dei loro lettori. «Facciamo da pungolo all'esecutivo essendo - noi -
rappresentanti di una comunità di lettori-elettori del centro-destra che è scontenta.
Facciamo né più né meno quello che ha fatto


Repubblica con il Pd che prima lo ha lanciato, poi criticato e ora abbandonato surrogandone
il ruolo di opposizione davanti alla sua comunità di lettori», spiegava Mario Sechi aggiungendo subito
«speriamo che l'epilogo non sia lo stesso per il Pdl». Il direttore incrocia le dita e adesso vede
«che le difficoltà del governo nascono da una battaglia già iniziata sul post-Berlusconi.
Noi invece gli ricordiamo che l'obiettivo è quella percentuale sul carico fiscale.
Alla fine della legislatura sarà la stessa lasciata da Prodi e Visco?». Bella domanda.

C'è poi una comunità nella comunità. «Io - racconta Sechi - sono entrato al "Giornale" con Feltri
e poi sono diventato vicedirettore con Belpietro, sono stato vicedirettore anche a "Libero" e posso dire
che questi due quotidiani hanno creato una "scuola" giornalistica, casuale, involontaria ma con uno stile:
il gusto del graffio». O del pizzicotto. E chissà che effetto farà.


[30-06-2010]
Lina Palmerini per "il Sole 24 Ore"
www.ilsole24ore.com/

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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