Cappotto o piumino? Quest’anno finisce pari
Il match quest’inverno si gioca tutto fra il team dei cappotti e la squadra dei piumini. Alla fine, però, almeno al Nord, vinceranno entrambi, intercalandosi a seconda delle occasioni (o addirittura fondendosi in un unico capo). Ma entrambi i contendenti hanno cambiato i propri connotati.
Il revival del paltò
Il cappotto vive una nuova giovinezza. E non conosce vie di mezzo. Coloratissimo, sgomita accanto ai modelli militar di stampo prussiano. Ci accompagnerà inaspettatamente di giorno, in ufficio e a per fare la spesa, quando il freddo non picchia troppo. Perché raramente è in grado di assicurare il calore di un duvet. Il nuovo paltò assottiglia la figura segnando il punto vita anche di chi l’ha perso negli anni appesantendosi sui fianchi; oppure è a uovo, nel donante taglio retrò alla Balenciaga.
Promuove l’arancio, il blu copiativo, il sabbia, il nocciola, il rosa e il verde prato. Tinte coraggiose che una volta tanto danno filo da torcere agli intramontabili grigi, neri e marroni.
L’ orlo, però, non deve mai superare la rotula. Le maniche possono essere appena sotto il gomito. Per consentire alle più snob di sfoggiarlo con i guanti lunghi, in pelle, in una sfumatura più chiara. Con gli stivali, o con i mocassini a tacco alto, queste soluzioni senza età saranno perfette sopra a pantaloni slim. Il genere militare invece, è più adatto alle giovanissime che non hanno bisogno di illuminare il viso con colori accesi. Enfatizza i tratti acerbi e freschi con il rigore della divisa, dove la silhouette asciutta e i bottoni oro o argento contrastano come un vezzo con jeans e felpone.
Il tocco vintage
Chi possiede in fondo all’armadio un paltò in tessuto double, lo rispolveri. Sarà iper-trendy. Raf Simons nell’ultima sfilata per Jil Sander - prima di volare via chez Dior - ha disegnato per quest’inverno cabane in tinte pastello di rara bellezza che ricordano i best seller di Mila Schön negli Anni Sessanta-Settanta. È il momento di cavalcare il revival. Attualissimo anche il vecchio casentino arancione, magari con collo di marmotta.
Piume trasformiste
I piumini più attuali sono opachi, ospitano fantasie e ricami. Oppure, hanno due anime. Sopra cappotto, dentro duvet, con gilet o maniche staccabili. Da indossare anche di sera con gli abiti eleganti, quando il termometro è sotto zero. Sempre seguendo la regola che sposa alto e basso, sportivo e chic. Senza contare le versioni reversibili che fanno la gioia di chi ha poco tempo per cambiarsi e con un gesto cambia look.
Come si sceglie il piumino? Intanto in base alla leggerezza. Pesante non sempre fa rima con caldo. La differenza è data dalla qualità dell’imbottitura. Deve essere di vera piuma d’oca - la «premium» garantisce il giusto tepore con un peso super light (si riconosce dal colore, è bianchissima, non punge). Poi bisogna guardare la vestibilità. No all’effetto omino Michelin. Vietato anche alle magrissime. Un giaccone-boiler su due gambe da merlo è orrendo. Altro dettaglio non da poco: deve consentire di muoversi agevolmente (inutile dire che i materiali elasticizzati scippati al mondo degli alpinisti sono da preferire rispetto a quelli rigidi) .
Il revival Anni Ottanta
Da recuperare è senz’altro la giacca a vento da paninaro della Moncler (marchio che quest’anno compie sessant’anni), adatta a riscaldare in montagna persino una tenuta capodannesca a base di lustrini.
Semaforo verde anche per i modelli genere Zeno Colò seppelliti in soffitta. Il massimo dello chic d’antan.
di Antonella Amapane
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