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Ultimo Aggiornamento: 04/02/2015 23:03
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13/04/2011 20:55

Re: Contrordine ragazze:è ora di coprire le ginocchia
killing zoe, 13/04/2011 20.54:

Il caldo subtropicale di questi giorni può invitare alla mini e agli hot pants, ma sappiate che la tendenza della stagione è chiarissima: ragazze, coprite le ginocchia.

Anzi, già che ci siete abituatevi al lungo fin dalla mattina, e non stiamo evocando un lungo da ballo delle debuttanti, istituzione peraltro già abbastanza squalificata di suo.

Quello che va nel 2011 è floreale, hippy e molto libertario: per ispirarsi, serve dare un’occhiata alle foto della mamma quando occupava il liceo, o cercare in Rete il sito My mom, style icon (http://momstyleicons.blogspot.com).
Altrimenti riguardarsi il film di Woodstock, e anche, in fase più chic, documentarsi sul lavoro di Yves Saint Laurent e cercare di riprodurne lo spirito e la leggiadria con tutti i mezzi a disposizione, compreso lo shopping nelle catene della grande distribuzione.

Ma l’importante è venire a patti con le nuove proporzioni, perché un orlo più abbondante implica un certo tipo di scarpa, giacche o spolverini ridimensionati alle nuove lunghezze, accessori in scala; e il rischio da evitare come la peste è l’effetto bambola di pezza, oppure peggio ancora quello Morticia o figlia di Boemia.
Avevano cominciato già un paio di stagioni fa certe avvedute ragazze di Londra o di Manhattan a presentarsi, invece che in leggings o in jeans, con abitoni lunghi fino ai piedi e infradito: come ha riassunto al «New York Times» Holli Rogers, buyer per il sito di vendita online Net-a-Porter, «le gonne lunghe erano in fase d’incubazione».

Sono poi esplose sulle passerelle, per esempio da Marc Jacobs, da Karl Lagerfeld per Fendi, da Ferragamo. Missoni ha fatto sfilare certe tuniche in fantasie afro, nei toni del blu elettrico e dell’arancio, con sandali piatti e grandi cappelli.
Diane Von Furstenberg, che dell’abito è stata una geniale reinventrice proprio nei fatidici Settanta, ha disegnato certi sciolti vestiti stampati, alcuni perfino col cappuccio.

D&G non hanno avuto paura del look Holly Hobbie, o di certi grembiulini alla «Piccola casa nella prateria», che vanno portati con senso dell’umorismo e falcata elegante. Ma anche da H&M e da Zara proliferano i look Talitha Getty e Ali MacGraw, e forse questo è l’anno giusto per tentare il pigiama palazzo.
Intanto, fra le ragazze famose, hanno adottato il nuovo look, tra le altre, Jade Jagger, Nicole Richie e Vanessa Paradis.
Secondo un certo George Taylor, economista americano, l’andamento della Borsa è legato all’altezza degli orli: a gonne corte corrisponde una certa euforia finanziaria, a gonne lunghe la crisi.

Taylor formulò la sua teoria nel 1926 e tre anni dopo ne ricevette la meno piacevole delle conferme: crollo di Wall Street, Depressione, fine delle flapper alla Zelda Fitzgerald con sottane sopra le ginocchia e trionfo della longuette stile Joan Crawford. Oggi che certe equazioni non funzionano più, tutto va con tutto e al medesimo istante, ma è necessaria qualche piccola precauzione.
I pro, intanto. L’abito lungo preserva dal complesso delle gambe non impeccabili, è femminile, è fresco e non costringe. Nonostante i pregiudizi lo può portare anche una donna minuta, magari accessoriato di scarpe con una (piccola) zeppa.
Chi ha la fortuna di essere esile preferirà un modello a fascia, chi ha un fisico mediterraneo un corpino più sagomato: non è difficile, basta usare gli stessi criteri che guidano nella scelta del costume da bagno.
Piuttosto, occhio alle fantasie troppo aggressive e alle balze troppo numerose. Se la voglia di flower power vi ha contagiato, vi verrà voglia di zoccoli di legno, créoles metalliche alle orecchie, borse con le frange e profumo al patchouli.
Coraggio, è tutto divinamente alla moda. Ma non mischiate più di due elementi alla volta, perché il rischio di strafare è altissimo.



di EGLE SANTOLINI
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13/04/2011 21:09

Re: Salone del Mobile a Milano
texdionis, 13/04/2011 20.55:

di Rita Piccolini



Il Salone del Mobile scende in campo. La metafora calcistica è d’obbligo. La conferenza stampa di apertura a cui partecipano il sindaco Letizia Moratti, il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, il presidente di Ice, ambasciatore Umberto Vattani, oltre al presidente del Cosmit Carlo Guglielmi, che fa gli onori di casa, si svolge in un ambiente del padiglione 22 in cui è stato riprodotto un campo di calcio, con tanto di tifoserie, ovviamente interiste e milaniste, disegnate sulle pareti. Anche l’atmosfera è da stadio

Approfondimenti
www.televideo.rai.it/televideo/pub/articolo.jsp?id=9016




16/04/2011 09:37

Il ritorno della zampa
Si allargano e si stringono. Salgono e scendono. S'incupiscono e si schiariscono. Tra i corsi e i ricorsi dello stile, quello dei pantaloni è uno dei più emblematici. Per la primavera 2011, poi, si può addirittura parlare di liberazione. Da cosa? Ovviamente dalla schiavitù degli skinny-pants, ovvero le panta-calze effetto seconda pelle che hanno avviluppato le gambe delle donne durante gli ultimi anni.
Alcune, a dire il vero, ne portano ancora i segni, soprattutto in corrispondenza delle cuciture troppo strette: sono le stigmate da fashion victim, sinonimo dell'appartenenza alla casta delle modaiole.
Bene: per la nuova stagione, è arrivato il momento di abbandonare questa mania (tranquille, tra due inverni la riciclerete: è il bello dei corsi&ricorsi) in favore dei più innocui modelli a zampa. Vagamente gipsy e un po' rétro, questi pantaloni scampanati devono i propri natali al movimento hippy che negli Anni '60 e '70 li consacrò a uniforme. Il ritorno contempla ben tre varianti, tutte studiate per assecondare ogni gusto e genere fisico. Ecco, nel dettaglio, quali sono, come si distinguono e a chi stanno bene.

1) PALAZZO. Il pantalone "Palazzo" è un modello che scivola sulle gambe largo e dritto come un grattacielo della 5th Avenue. Vi consigliamo la versione a vita alta, perfetta per chi non è altissima: se lo s'indossa con tacchi vertiginosi, è in grado di aggiungere centimetri preziosi alla silhouette. Una sola accortezza: l'orlo deve sfiorare terra, altrimenti il tacco spunta e il trucco si svela.

2) BOOTCUT. Il pantalone "Bootcut" è un modello a zampa però più discreto: si finge stretto fino al ginocchio per poi dichiarare la sua vera identità nella svasatura, che copre solo parzialmente il piede senza diventare "troppo" a campana. Si porta indifferentemente con sneakers e sandali alti. In entrambi i casi, però, meglio non essere avari con la stoffa e preferire un leggero strofinamento a terra.

3) FLARE. Il pantalone "Flare" è uno dei modelli più hot del momento: in un certo senso, può essere considerato il cugino eccessivo del modello bootcut perché come lui rimane aderente fino al ginocchio salvo poi allargarsi verso il piede senza mezze misure, praticamente come una vela spiegata. Va usato con cautela: l'effetto clessidra (stretto sopra, ampissimo sotto) può penalizzare chi non è slanciata.

Per tutti e tre i modelli vale la regola aurea delle proporzioni: minimizzare il top per esaltare il volume dell'estremità. Ovvero: bustier, maglie e giacche devono essere piccoli e ben aderenti alla figura. In caso di modelli a vita alta, infine, la soluzione migliore è scegliere una camicia da portare infilata, con cintura sottile per evidenziare la silhouette.



Fonte:http://d.repubblica.it/
[Modificato da killing zoe 16/04/2011 09:38]
19/04/2011 23:21

Quest'estate vestiremo tutte pizzi e merletti
Il bello della moda del pizzo, che ha già cominciato a invadere gli armadi di signore e signorine, è che puoi cominciare da dove vuoi. Una scarpa a ramage, una borsa di paglia e trina, un portacipria con la texture di stagione, un foulard bianco e nero? Ci sono tutti e quattro: da Sergio Rossi, Valentino Garavani, Dior, Etro.

Quanto agli abiti, alle bluse, ai copricostume, c’è solo da scegliere: va bene tutto, dai mercatini dell’usato ai capi sfilati in passerella. E questo è uno di quei casi in cui andare a pescare nei cimeli di famiglia può dare davvero qualche soddisfazione.

Ma insomma prepariamoci al pizzo innocente e a quello malizioso, al sangallo e al see-through, al valenciennes e allo chantilly, perfino al ritorno di termini desueti come «camisole» e «giustacuore».

La nuova «guerre en dentelles» si combatterà in mille gradazioni, fa star fresche e addolcisce i lineamenti del viso più di una seduta di ossigenoterapia, dunque anche le cinquanta-sessantenni à la page se ne gioveranno nei giorni d’estate a 30 gradi; ma certo la destinazione naturale sono le «jeunes filles en fleur», che possono indossare trine, come segnalano gli esperti, «dalla corsa in bicicletta della mattina alla cena elegante della sera».

Niente come il pizzo permette di essere, insieme, stuzzicante e romantica: prendete, per esempio, certi calzoncini proposti da Dolce e Gabbana, mandati in passerella con una blusa accollata e a maniche lunghe, che però, proprio per il gioco dei ricami, mette in risalto il seno.
Se invece quello che perseguite è il sempiterno modello di Audrey, sempre da Dolce e Gabbana si sono visti certi abitini smilzi e istoriatissimi ben sotto il ginocchio che sembrano usciti da una commedia sofisticata degli anni Cinquanta, e da Bottega Veneta squisiti modelli di stampo francese in pizzo Lamarie.
«Guipure» fatto a mano in Svizzera, di un inconsueto color bordeaux, per Marc Jacobs, mentre Ermanno Scervino propone il pizzo anche in giallo dorato, in tuniche corte e svasate che giocano con le trasparenze, e per contrasto ankle boots piuttosto aggressivi; e ad Alberta Ferretti piace écru, insomma come in certe tovaglie della bisnonna che per ottenere quell’effetto venivano bollite nel tè, ma volete mettere la differenza: qui la trina è decisamente sexy, mette in mostra le gambe e di salottiero non ha proprio nulla.
Anzi, il rischio qualche volta è di strafare: vedi certe celebrities un po’ troppo sbrigliate, come Jessica Lowndes della serie televisiva «90210», che la settimana scorsa si è appalesata all’Embassy di Londra con un aggeggio nero di difficile definizione indossato su un reggiseno bianco a triangolo.
Meglio di lei hanno fatto altre ragazze famose, tipo Nicky Hilton, che si è presentata in tunichetta bianca a una charity o Emily Browning accollatissima alla prima di «Sucker Punch»: tutt’e due con scarpe color carne, e anche questo è un suggerimento da accogliere.
E poi la nuova trina è anticrisi non soltanto perché mette di buonumore, ma soprattutto perché ha risollevato l’economia di un intero distretto produttivo, e cioè di quella regione del Nord della Francia che sul tombolo ha vissuto per generazioni e che era da tempo in recessione.
Il «Wall Street Journal» ha dedicato al tema un lungo reportage, sottolineando che la città da tener d’occhio non è più Chantilly ma Caudry, dove due aziende rivali, Sophie Hallette e Solstiss, sfidando coraggiosamente il pizzo cinese che costa dieci volte meno riforniscono Dior, Chanel e Jean Paul Gaultier con una fiorente produzione.
Fatta a macchina, bisogna ammetterlo. Ma vi sfidiamo a notare la differenza.



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27/04/2011 14:31

27/04/2011 21:41

Mini guida allo stivaletto
Se è vero che non esistono più le mezze stagioni, il discorso non vale per le scarpe da mezza stagione, quelle che ci accompagnano per tutta la primavera, traghettandoci dagli stivali di cuoio ai sandali gioiello. Parliamo degli ankle boots, gli "stivaletti" protagonisti di quell'interregno che è la primavera. Dominano indisturbati perché ci sono poche alternative per sfoggiare le gambe senza ibernarsi i piedi.
Riconoscerli è semplice: un ibrido tra camperos e bikers, ma non così appuntiti e nemmeno troppo accessoriati, scoprono il malleolo lasciando la caviglia libera. Ed è questo indubbiamente il loro vantaggio, ovvero non comportare l'effetto strozza gamba&evidenzia polpaccio degli altri stivali. Anzi, se usati con cognizione di causa possono slanciare e rendere armoniosa la shilhouette.

Ecco una mini guida all'uso consapevole degli ankle boots:

1) Con la gonna. È questione di lunghezze -o meglio cortezze- e di una sincera considerazione delle proprie gambe. Tradotto: stacco di coscia permettendo, lo stivaletto è l'epilogo migliore di una minigonna. Via libera invece alle maxi gonne con ankle boot scamosciato per un look gitano.

2) Col pantalone. Non ci sono mezze misure, gli unici che vanno daccordo con lo stivaletto sono i modelli skinny o quelli boyfriend. Mentre i primi s'infilano nello stivaletto come una seconda pelle, per i secondi vale la regola aurea delle quattro dita ovvero l'orlo si deve fermare con un bel risvolto un palmo sopra la caviglia.

3) Il Colore da scegliere. È la variabile meno insidiosa, perché lo stivaletto si sviluppa bene dai classici beige al nero dark. Inutile dire che se si vuole approfittare dell'effetto ottico allungante è meglio scegliere un colore che non sia troppo diverso dalla propria carnagione. Quindi sì al sabbia per le pelli chiare, mentre sulle gambe abbronzate vanno bene anche le nuance tortora e cioccolato.

4) Gli accessori da abbinare. Oltre al classico salvapiede (brutto ma indispensabile) le opzioni sono tre: i collant, la parigina (ovvero le calze che si fermano appena sopra il ginocchio), oppure il calzino corto. I primi, rigorosamente neri in tinta con lo stivaletto, funzionano in caso di previsioni del tempo funeste o di allarmi ceretta in atto (si fa di necessità virtù). Per gli ultimi due basta spostare il focus rispettivamente su cosce e caviglie: se i punti caldi superano l'esame ritenzione e circonferenza, allora via libera (per sbizzarrirsi con fantasie e stampe consigliamo i piccoli accessori di Antipast).



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30/04/2011 12:46

Kate come Grace Kelly, maestra di stile

Londra, 29 apr. (Adnkronos) - Ricorda molto quello indossato da Grace Kelly quando sposò il principe Ranieri di Monaco nel 1956 l'abito scelto da Kate Middleton per le nozze con il principe William.

Firmato Alexander McQueen il vestito è stato realizzato da Sarah Burton, dell'atelier del grande maestro della moda scomparso. Sobrio ed elegante, l'abito nuziale presenta un piccolo scollo a V, maniche lunghe di pizzo, uno strascico di tre metri. Lo stilista prescelto da Kate è venuto a mancare lo scorso 11 febbraio. Genio ribelle della moda internazionale, si è tolto la vita a 40 anni all'apice del suo successo. Uno stile elegante, chic e sofisticato il suo, così come anche l'abito di Kate, molto femminile nella sua sobrietà.

Il velo sul capo di Kate era fermato da una tiara ad aureola realizzata da Cartier nel 1936, che le è stata prestata dalla Regina Elisabetta. La tiara fu comprata dall'allora Duca di York, tre settimane prima di succedere al fratello e diventare re Giorgio VI. Il gioiello era un dono per la moglie Elisabetta. Questa la regalò alla figlia maggiore, poi diventata Regina Elisabetta II, in occasione del suo 18esimo compleanno. Gli orecchini di diamanti della sposa sono un regalo dei suoi genitori. Sono stati realizzati dal gioielliere Robinson Pelham, con foglie di quercia e ghiande che s'ispirano allo stemma araldico concesso alla famiglia Middleton. Lo stesso gioielliere ha realizzato gli orecchini per Carole e Philippa, madre e sorella della sposa. Il padre Michael e il fratello James portano due spille d'oro, uno con una foglia di quercia, l'altro con una ghianda.

Le scarpe della sposa sono state realizzate a mano sempre nell'atelier Alexander McQueen della stilista Sarah Burton, che ha disegnato il vestito. Le scarpe sono ricoperte di satin color avorio e ornate di pizzo. Tutti i pizzi della sposa, compresi quelli dell'abito e del velo, sono stati realizzati dalla Royal School of Needlework.

Anche il bouquet scelto da Kate ricorda quello della principessa di Monaco. Tra mughetti, giacinti e garofanini dei poeti, nel mazzetto della sposa c'è anche il mirto, emblema del matrimonio e dell'amore, che nei matrimoni della monarchia britannica ha una tradizione centenaria. In particolare, riporta il sito ufficiale del 'royal wedding', nel bouquet disegnato da Shane Connolly ci sono degli steli del mirto piantato alla Osborne House, sull'isola di Wight, dalla regina Vittoria nel 1845 e un rametto della pianta derivata dal mirto utilizzato per le nozze di Elisabetta II nel 1947. La tradizione iniziò quando alla regina Vittoria venne donato un mazzetto con il mirto dalla nonna di suo marito, il principe Alberto; quello stesso anno la coppia reale acquisto' la Hosborne House e un ramoscello della pianta venne piantato lungo un muro dove continua a crescere ancora oggi. Per la prima volta il mirto è stato scelto per il bouquet della primogenita della regina Vittoria che si sposò nel 1858 per significare la tradizionale innocenza della sposa.
it.royalwedding.yahoo.com/news/labito-di-kate-come-quello-di-grace-la-1...
03/05/2011 20:12

L'estate comoda dei pantaloni lunghi e larghi
Ma tu quest’anno li vuoi in stile harem o alla cavallerizza? E come la mettiamo con i bloomers, i johdpurs e i palazzo? Scegliersi i pantaloni per la primavera-estate coincide, stavolta, non soltanto con un esercizio di stile ma anche con uno sforzo semantico, perché converrà impararsi un bel po’ di terminologia per non farsi trovare impreparate quando, nei negozi, ti proporranno un modello «gaucho» oppure «playsuit».
Partiamo da un concetto fondamentale, intanto. Vale tutto e il contrario di tutto, ma l’autentica fashion victim nel 2011 sceglierà il largo e il voluminoso: si sentirà, insomma, per metà una bellezza hippie Anni Settanta alla Donyale Luna e per metà un’elegante signora in vacanza sulla Costa Azzurra circa nel 1935. Per passare dall’aderentissimo al vaporoso, inoltre, dovrà prestare particolare attenzione alle proporzioni e agli accessori: le esperte consigliano tacchi alti (o zeppe, o plateaux) per compensare gli orli sovrabbondanti; e sopra, top smilzi e sobri, per non strafare.Per quelle che non si sentono pronte al grande salto perché troppo minute o allergiche al revival, le alternative sono comunque tante e tutte chic. Qui di seguito, un po’ di vocabolario per destreggiarsi nello shopping. con la consulenza di Michela Zio, autrice con Monica Camozzi di «Parole di moda. Da A Line Dress a zuava», appena pubblicato da Hoepli.

Palazzo. Come pigiama palazzo: deriva dall’invenzione da sera fatta sfilare per la prima volta da Irene Galitzine nel 1960 a Palazzo Pitti. Li hanno rifatti, tra gli altri, Max Mara e Stella McCartney. Da indossare con tacchi a spillo, piccola cintura e, soprattutto, un’andatura adeguata.

Sarouel O harem, sono i calzoni di foggia mediorientale ampi come una gonna fino al ginocchio e poi stretti alla caviglia. Tra i più fascinosi quelli di Balmain, ma li trovate anche nelle catene della grande distribuzione, a tutti i prezzi.

Jodhpurs. Il nome viene dalla città indiana del Rajasthan e designa i calzoni alla cavallerizza, aderentissimi al polpaccio. Hermès rispetta la propria tradizione equestre e li propone in color crema; Gucci ha svolto il tema in stile disco, rifacendoli in satin.

Bloomers. Vietati alle maggiori di 25 anni, sono i calzoncini corti e gonfi, simili a quelli indossati da Jodie Foster in Taxi Driver. Ne hanno di divertenti Dolce & Gabbana. Quelli da spiaggia, secondo la terminologia classica, si chiamano «playsuit». Ma attenzione a non confondersi perché il «jumpsuit» è la tuta intera, anche quella molto Anni Settanta, in stile Charlie’s Angels.

Flares. La tendenza all’abbondanza portata all’esasperazione. In alcune versioni (Jil Sander, per esempio) sono simili a due maxigonne cucite insieme. Da usare con circospezione e solo se si ha una silhouette perfetta, per evitare l’effetto mongolfiera.

Jupeculotte. La gonna pantalone, un grande ritorno. Molto comoda e ideale per andare in bicicletta.Preparatevi perché quest’autunno si vedrà dovunque: Gucci guida la tendenza.

Capri o clamdiggers. Corti al polpaccio, scavigliati, il complemento ideale della classica blusa a righe bianca e blu o bianca e rossa. Aleggia, è ovvio, il fantasma di Audrey Hepburn.

New York o a sigaretta. Dritti, affusolati, con piccolo spacco finale oppure con risvolto in stile college (e allora i puristi li chiamano Oxford Pants). Tra i più desiderabili quelli blu di taglio perfetto sfoggiati da Carla Bruni sull’ultimo numero di «Paris Match». In attesa del prémaman?



di EGLE SANTOLINI

Fonte: http://www3.lastampa.it/moda/
04/05/2011 09:22

Re: Kate come Grace Kelly, maestra di stile
texdionis, 30/04/2011 12.46:


Londra, 29 apr. (Adnkronos) - Ricorda molto quello indossato da Grace Kelly quando sposò il principe Ranieri di Monaco nel 1956 l'abito scelto da Kate Middleton per le nozze con il principe William.

Firmato Alexander McQueen il vestito è stato realizzato da Sarah Burton, dell'atelier del grande maestro della moda scomparso. Sobrio ed elegante, l'abito nuziale presenta un piccolo scollo a V, maniche lunghe di pizzo, uno strascico di tre metri.



Bello, ma decisamente più bello l'originale [SM=x44462] Parlando con delle amiche a caccia dell'abito da sposa, sembra che il pizzo questo anno vada molto per le spose [SM=x44450]
04/05/2011 09:26

Donne e scarpe, un amore senza fine
Croce e delizia, le scarpe sono un simbolo tutto femminile. Dai tacchi a spillo alle ballerine – e tutte le vie di mezzo – fino agli stivali; nella scarpiera di una donna a quanto pare ci si potrebbe perdere. E, poi, c’è sempre un posto libero – o lo si trova – per quell’irresistibile nuovo paio che faceva l’occhiolino dalla vetrina del negozio.

Eh, sì, a quanto pare le scarpe sono una delle “debolezze” delle donne. Questo, almeno, secondo quanto emerge da un sondaggio commissionato dalla britannica Co-operative Insurance.
Dalle risposte delle 3.000 donne intervistate si è scoperto che, in media, ognuna possiede 20 paia di scarpe. Di queste, una buona parte – in media 11 paia – indossate solo quando sono state provate in negozio e mai più messe ai piedi. Le stesse che, con tutta probabilità, non lo saranno mai più.

Si è calcolato che il valore in denaro di queste cenerentole abbandonate nella scarpiera sia intorno ai 450 euro per donna. Nonostante questo, alla domanda se avrebbero acquistato altre scarpe nell’anno a venire, la maggioranza delle intervistate hanno confessato che sì, ne avrebbero comprate ancora. Il tutto con una spesa media di circa 300 euro per almeno otto paia. Il 10% poi ha rivelato che potrebbe arrivare anche a spendere 650 euro per placare questa vera e propria tossicodipendenza da calzatura.

«E' impressionante pensare a quanto la collezione di scarpe di una donna potrebbe valere. Considerando che a pochi decenni fa le scarpe potevano essere considerate un acquisto indulgente, è ormai norma spendere una considerevole quantità di denaro ogni anno per il loro acquisto», ha commentato Lee Mooney, direttore della Co-operative Insurance.

Ma l’essere sorpreso del signor Mooney e le sorprese del sondaggio non finiscono qui, difatti quasi un terzo delle intervistate ha candidamente ammesso di aver buttato i soldi in almeno un acquisto che sembrava essere buono in negozio, ma che si è rivelato uno spreco perché poi la scarpa non piaceva.

Le donne del sondaggio hanno dichiarato di tenere le scarpe, in media, per tre anni prima di gettarle. Molte però hanno confessato di fare fatica a disfarsi di quel paio a cui sono affezionate: il 21% ha detto di averle tenute anche se ormai consumate.
Le scarpe sono riposte nella scarpiera o nel ripostiglio per il 55 per cento delle intervistate. Tuttavia, una donna su cinque ha confessato di lasciarle dove capita: sparse in salotto o da qualche altra parte in casa o, addirittura, in macchina – Viene da domandarsi se quando è scesa non si è accorta di essere scalza…

Ma cosa muove all’acquisto la donna, in questi casi? Il 37 per cento delle donne compra un paio di scarpe nuove semplicemente perché questo le fa sentire più allegre. Il 52 per cento, perché devono abbinarle a un vestito nuovo; il 18 per cento per seguire la moda, e il 10 per cento perché non ne possono fare a meno.
Insomma, le scarpe pare siano un capo d’abbigliamento che, sì, sta relegato fisicamente in basso, ma sta molto in alto nei desideri delle donne.

[lm&sdp]

Fonte: http://www3.lastampa.it/benessere/
07/05/2011 20:50

la definiscono la bimba miglior vestita
al mondo...
la figlia di tom cruise ...e quell'altra che...non ricordo come si chiama





a uddio....per fortuna che i gusti son taaaaaaaaaaanto personali [SM=x44463]
07/05/2011 20:51

Re: Il ritorno della zampa
killing zoe, 16/04/2011 09.37:

Si allargano e si stringono. Salgono e scendono. S'incupiscono e si schiariscono. Tra i corsi e i ricorsi dello stile, quello dei pantaloni è uno dei più emblematici. Per la primavera 2011, poi, si può addirittura parlare di liberazione. Da cosa? Ovviamente dalla schiavitù degli skinny-pants, ovvero le panta-calze effetto seconda pelle che hanno avviluppato le gambe delle donne durante gli ultimi anni.
Alcune, a dire il vero, ne portano ancora i segni, soprattutto in corrispondenza delle cuciture troppo strette: sono le stigmate da fashion victim, sinonimo dell'appartenenza alla casta delle modaiole.
Bene: per la nuova stagione, è arrivato il momento di abbandonare questa mania (tranquille, tra due inverni la riciclerete: è il bello dei corsi&ricorsi) in favore dei più innocui modelli a zampa. Vagamente gipsy e un po' rétro, questi pantaloni scampanati devono i propri natali al movimento hippy che negli Anni '60 e '70 li consacrò a uniforme. Il ritorno contempla ben tre varianti, tutte studiate per assecondare ogni gusto e genere fisico. Ecco, nel dettaglio, quali sono, come si distinguono e a chi stanno bene.

1) PALAZZO. Il pantalone "Palazzo" è un modello che scivola sulle gambe largo e dritto come un grattacielo della 5th Avenue. Vi consigliamo la versione a vita alta, perfetta per chi non è altissima: se lo s'indossa con tacchi vertiginosi, è in grado di aggiungere centimetri preziosi alla silhouette. Una sola accortezza: l'orlo deve sfiorare terra, altrimenti il tacco spunta e il trucco si svela.

2) BOOTCUT. Il pantalone "Bootcut" è un modello a zampa però più discreto: si finge stretto fino al ginocchio per poi dichiarare la sua vera identità nella svasatura, che copre solo parzialmente il piede senza diventare "troppo" a campana. Si porta indifferentemente con sneakers e sandali alti. In entrambi i casi, però, meglio non essere avari con la stoffa e preferire un leggero strofinamento a terra.

3) FLARE. Il pantalone "Flare" è uno dei modelli più hot del momento: in un certo senso, può essere considerato il cugino eccessivo del modello bootcut perché come lui rimane aderente fino al ginocchio salvo poi allargarsi verso il piede senza mezze misure, praticamente come una vela spiegata. Va usato con cautela: l'effetto clessidra (stretto sopra, ampissimo sotto) può penalizzare chi non è slanciata.

Per tutti e tre i modelli vale la regola aurea delle proporzioni: minimizzare il top per esaltare il volume dell'estremità. Ovvero: bustier, maglie e giacche devono essere piccoli e ben aderenti alla figura. In caso di modelli a vita alta, infine, la soluzione migliore è scegliere una camicia da portare infilata, con cintura sottile per evidenziare la silhouette.



Fonte:http://d.repubblica.it/




adoro la zampaaaaaaaaaaaa ma da mattiiiiiiiiiii
la stavo aspettando da 3 anni



era oraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa [SM=x44520]
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07/05/2011 21:40

Re: la definiscono la bimba miglior vestita
la micia, 07/05/2011 20.50:

al mondo...
la figlia di tom cruise ...e quell'altra che...non ricordo come si chiama





a uddio....per fortuna che i gusti son taaaaaaaaaaanto personali [SM=x44463]




questa bimba ha pure l'elicottero personale [SM=x44491]
07/05/2011 22:12

Re: Re: la definiscono la bimba miglior vestita
texdionis, 07/05/2011 21.40:




questa bimba ha pure l'elicottero personale [SM=x44491]




[SM=x44471] [SM=x44463] [SM=x44464]
17/05/2011 19:11

Chanel collezione Crociera 2012
"Questa è l'altra metà del paradiso" ha dichiarato il direttore creativo della maison francese riferendosi alla splendida località della riviera, Antibes, dove, nella prestigiosa cornice dell'Hotel du Cap, è andato in scena il defilè della nuova collezione Cruise 2012 firmata Chanel. Ad assistere all'evento, iniziato qualche ora prima del tramonto e sofisticato preludio all'eleganza del Festival di Cannes, un guarnito parterre di celebrità internazionali, dalle giovani attrici Rachel Bilson e Blake Lively alla principessa Caroline di Monaco, passando per Alexa Chung, Vanessa Paradis, Poppy Delevigne e l'ex direttrice di Vogue Paris, Carine Roitfeld

Quella che sfila sotto gli occhi dei presenti è una collezione fresca e moderna, ma come sempre elegante e sofisticata, che strizza l'occhio ai Sixties e si ispira al glamour di Rita Hayworth e Aly Khan. La palette dei colori è delicata e raffinatissima, si apre con il giallo (già eletto must di stagione nella nail art della maison) e il lilla, suggestioni della flora estiva locale, per poi procedere con le luminose nuances di bianchi, crema e avorio. Immancabile il black&white, prediletto specialmente per il beachwear dal gusto minimal chic, mentre stampe optical e decorazioni floreali rendono gli abiti multicolor, mai però troppo sgargianti.

La sera è in lungo, che sia in seta, raso, tulle o impalpabile chiffon, mentre per il giorno è sempre il tailleur l'outfit consigliato da Chanel, in tweed e con gonna bon ton, rigorosamente al ginocchio. Ricami e plissé decorano i capi, resi ancor più preziosi da bijoux di grandissimo valore, in oro e diamanti, della collezione di haute joaillerie della griffe. La scarpa è un infradito avvolgente, in nappa leggerissima, semplice sandalo con cinturino alla caviglia oppure in versione ibrida con lo stivale, bianchi o neri, senza vie di mezzo.

Le borse sono pochette da portare a mani in pendant con il vestito, oppure piccole box-case rigide in pelle matelassé, come scrigni porta-gioie pronti a custodire i più preziosi segreti. Fantastici i bracciali di perle multifilo che vestono i polsi, un po' meno i guanti lunghi in raso nero. Ma si sa che a certe cose, Karl Lagerfeld non riesce proprio a resistere…



di Daniela Raspa
(a cura di Nexta)
Fonte: http://www3.lastampa.it/moda/
19/05/2011 19:45

Sciarpe, foulard e carrés, vezzi fashion in estate
Nel mitico libro "I Love Shopping" la straordinaria protagonista Rebecca Bloomwood racconta la più classica e deprecabile delle bugie a quello che sarebbe diventato il grande amore della sua vita, per non lasciarsi sfuggire un incantevole modello di Denny&George, marchio di fantasia che nella pellicola cinematografica si trasforma in una più semplice ma altrettanto preziosa sciarpa verde.

Una grande griffe come Hermés ha invece fatto del carré, raffinato quadrato di seta per molte ma non per tutte, un simbolo di classe e di eleganza, da portare non solo e semplicemente al collo, ma in testa come l'indimenticabile Audrey Hepbourn, legato alla borsa come amava fare Grace Kelly e in decine di altri modi che hanno meritato addirittura la stesura di un vero e proprio manuale d'istruzioni a cura della maison francese.

Foulard, stole, sciarpe e sciarpette, quadrate, rettangolari, lunghe, lisce o ricamate, se in inverno sono uno degli accessori più sfoggiati, calde e gradite compagne d'uscita nelle serate più rigide, in estate diventano invece dettagli di stile capaci di incorniciare il viso come di trasformare una mise. Dalle maxi pashmine in cui avvolgersi piacevolmente al chiaro di luna, ai minuscoli carrés da legare al collo come vezzose collane, c'è solo l'imbarazzo della scelta, se si ha voglia e fantasia per lasciarsi conquistare dal magico e variegato scarves world.

Inutile dire che il must di stagione sono i colori vivaci, tinta unita in pendant o meglio in contrasto con il vestito, fantasia o di stampe optical e geometriche, come quelle sempre in voga da Missoni. Per le amanti dei pois, Moschino propone un foulard da mettere in testa a mo' di fascia, mentre Blugirl lo declina in luminoso satin, annodandolo intorno alla coda. Come la donzelletta che vien dalla campagna sono da indossare i modelli di Rochas e D&G, mentre sulla falsariga di eleganti cravatte si portano quelli di Paul Smith o Ralph Lauren. E ancora, diventano veri e propri copricapo dal fascino orientale le maxi proposte di Giorgio Armani, mentre i foulard di Jean Paul Gaultier vestono i polsi come bracciali.



di Daniela Raspa
(a cura di Nexta)
Fonte: http://www3.lastampa.it/moda/
22/05/2011 12:21

La via emiliana all’eco-fashion
Non è poi così ingessato e tradizionalista, il mondo della moda italiana. Qualche spazio di manovra per idee alternative c’è. È il caso dell’associazione bolognese Impronta Leggera, che nel solco della green economy e insieme alla Regione Emilia Romagna ha creato il progetto “Green à Porter”: moda e sostenibilità, coworking, produzioni a chilometro zero. Insomma: unire i giovani talenti del territorio, per i quali mettere in piedi un’impresa è assai complicato, intorno a spazi condivisi e a una logica di rete nell’organizzazione degli eventi. Il risultato si è visto nelle prime sfilate dei capi realizzati in queste realtà, che si sono svolte prima al Teatro San Martino di Bologna e poi all’atelier Montevergini di Palermo, poiché il modello emiliano è pensato proprio per essere replicabile in altre regioni d’Italia.
Spin-off dell’avventura: la creazione di una scuola di Eco-Fashion. È l’idea a cui stanno lavorando una decina di donne emiliane che nella vita fanno mestieri assai diversi tra loro, dall’avvocatessa alla scrittrice, dall’impiegata statale alla dottoressa, ma accomunate dalla passione per gli abiti e l’ecologia. Si tratta di un vero e proprio master «rivolto ai giovani che hanno studiato moda e design». L’idea è coinvolgere, in qualità di insegnanti, stilisti che già lavorano nella direzione della moda sostenibile, da Silvia Pizzoli a Carmina Campus di Fendi.
Primo nel suo genere in Italia, «il progetto è ancora alle fasi iniziali e stiamo dialogando sia con la Regione che con alcuni marchi di moda già presenti sul mercato con linee ecologiche», spiega Arianna, una delle animatrici del progetto. «Al Teatro San Martino abbiamo incontrato delle giovani stiliste che hanno creato capi bellissimi con stock di tessuti destinati al macero. Riciclo e riuso: vogliamo intercettare la creatività dei giovani stilisti e la loro sensibilità eco e offrire loro non soltanto un corso di studi specifico, ma anche un evento annuale in cui mettere in scena le proprie creazioni. Una piattaforma/vetrina per rendere la vita più facile ai giovani che vivono, creano e lavorano nella precarietà». I tempi? «Il primo evento sarà a giugno e l'avvio del master, di un anno e a numero chiuso, avverrà entro il mese di ottobre».



di Giuliano Di Caro
Fonte: http://d.repubblica.it/
22/05/2011 12:22

Re: La via emiliana all’eco-fashion
killing zoe, 22/05/2011 12.21:

Non è poi così ingessato e tradizionalista, il mondo della moda italiana. Qualche spazio di manovra per idee alternative c’è. È il caso dell’associazione bolognese Impronta Leggera, che nel solco della green economy e insieme alla Regione Emilia Romagna ha creato il progetto “Green à Porter”: moda e sostenibilità, coworking, produzioni a chilometro zero. Insomma: unire i giovani talenti del territorio, per i quali mettere in piedi un’impresa è assai complicato, intorno a spazi condivisi e a una logica di rete nell’organizzazione degli eventi. Il risultato si è visto nelle prime sfilate dei capi realizzati in queste realtà, che si sono svolte prima al Teatro San Martino di Bologna e poi all’atelier Montevergini di Palermo, poiché il modello emiliano è pensato proprio per essere replicabile in altre regioni d’Italia.
Spin-off dell’avventura: la creazione di una scuola di Eco-Fashion. È l’idea a cui stanno lavorando una decina di donne emiliane che nella vita fanno mestieri assai diversi tra loro, dall’avvocatessa alla scrittrice, dall’impiegata statale alla dottoressa, ma accomunate dalla passione per gli abiti e l’ecologia. Si tratta di un vero e proprio master «rivolto ai giovani che hanno studiato moda e design». L’idea è coinvolgere, in qualità di insegnanti, stilisti che già lavorano nella direzione della moda sostenibile, da Silvia Pizzoli a Carmina Campus di Fendi.
Primo nel suo genere in Italia, «il progetto è ancora alle fasi iniziali e stiamo dialogando sia con la Regione che con alcuni marchi di moda già presenti sul mercato con linee ecologiche», spiega Arianna, una delle animatrici del progetto. «Al Teatro San Martino abbiamo incontrato delle giovani stiliste che hanno creato capi bellissimi con stock di tessuti destinati al macero. Riciclo e riuso: vogliamo intercettare la creatività dei giovani stilisti e la loro sensibilità eco e offrire loro non soltanto un corso di studi specifico, ma anche un evento annuale in cui mettere in scena le proprie creazioni. Una piattaforma/vetrina per rendere la vita più facile ai giovani che vivono, creano e lavorano nella precarietà». I tempi? «Il primo evento sarà a giugno e l'avvio del master, di un anno e a numero chiuso, avverrà entro il mese di ottobre».



di Giuliano Di Caro
Fonte: http://d.repubblica.it/



I [SM=x44479] organic cotton. Sono anni che alcune aziende come H&M propongono linee di abiti in cotone organico

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STAFF IPERCAFORUM



22/05/2011 19:21

Re: Re: La via emiliana all’eco-fashion
killing zoe, 22/05/2011 12.22:



I [SM=x44479] organic cotton. Sono anni che alcune aziende come H&M propongono linee di abiti in cotone organico




[SM=x44459] [SM=x44462]

23/05/2011 22:59

Shopping online con "Iou" le magliette che aiutano l'India
MADE in India, Bangladesh, Cina... Ma da chi? E in quali condizioni? E una volta uscita dal laboratorio tessile all'altro capo del mondo, chissà che giro avrà fatto quella maglietta prima di arrivare nel negozio dove l'abbiamo fatta nostra? Tanti di noi si saranno fatti domande simili almeno una volta osservando le etichette cucite sul collo delle t-shirt. Ebbene, finalmente qualcuno ha pensato di darci una risposta: creando un ponte tra consumatori finali e artigiani tessili. In nome della trasparenza e sfruttando le potenzialità di internet.

Lanciato questa settimana, il progetto nasce in Spagna e si chiama IOU, acronimo di "I owe you": letteralmente "Sono in debito con te". Di fatto la piattaforma iouproject.com 1 funziona come un sito di shopping online che vende una propria linea di vestiti. Se non fosse per qualche particolare. Ogni sciarpa, t-shirt o vestito è unico perché creato a partire da un particolare pezzo di cotone tessuto a mano chiamato "madras check". Si tratta di tessuti di circa 8 metri per 6,25 che vengono fabbricati nella regione indiana Tamil Nadu da una delle 20 milioni di famiglie del Subcontinente che ancora basano il proprio sostentamento economico sulla tessitura manuale del cotone, proprio quella che il Mahatma Gandhi sperava di salvaguardare dal crescente impiego di macchine industriali da parte dei colonizzatori britannici. Per tesserne uno un artigiano impiega dai quattro ai cinque giorni. Un'arte e una fatica che ora saranno valorizzate.
Il sistema ideato, infatti, collega ogni prodotto a un link, denominato "La storia di questo prodotto", che rimanda l'acquirente a una foto dell'artigiano, a informazioni sulla sua vita e il suo lavoro. "La storia" può essere scaricata grazie a una app e a un codice Qr così da poterla avere a portata di click sul proprio smartphone. Non solo: una volta fatto l'acquisto, si può "interagire" con il proprio artigiano personale e regalargli la soddisfazione di vedere che fine abbia fatto il suo lavoro: semplicemente scattandosi una foto col suo manufatto indosso e caricandola nel file della "storia". Che così sarà arricchita da un nuovo capitolo.

C'è un'altra particolarità. Nella piattaforma IOU ogni utente può diventare parte attiva del progetto, contribuendo a vendere la "propria" maglietta sulla pagina del proprio profilo Facebook. Premendo il tasto "Reserve", il capo selezionato sarà di "proprietà" dell'utente per 21 giorni. Lui per ogni vendita percepirà una piccola commissione. Ma intanto avrà contribuito a dare visibilità all'obiettivo del progetto di garantire più trasparenza alla "storia" dei prodotti e di salvare prodotto unici dal rischio di sparire sotto il peso dell'industrializzazione delle economie in via di sviluppo.

"Il guadagno è per entrambi", ha spiegato Enrique Posner, direttore della sezione tecnologica di Iou. "Il coinvolgimento del mondo dei social media sarà essenziale per dare visibilità ai nostri vestiti, ma soprattutto alla nostra filosofia"



di VALERIA FRASCHETTI
Fonte: http://www.repubblica.it/esteri/
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