Un articolo di Virginia Zullo su
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Da poco nelle librerie il libro di Cinzia Tani, Stringimi (ed. Piemme). E’ la storia di Aba Sada, storia intensa e folle che ispirò il cineasta Nagisa Ochima per la realizzazione di un capolavoro della storia del cinema:
L’impero dei sensi, del 1976. Il film, quando fu proiettato alla ventinovesima edizione del Festival di Cannes, ebbe talmente tanto successo da costringere gli organizzatori a passare dalle cinque proiezioni previste a dodici.
Aba Sada è un eroina folle ma è proprio la sua follia ad emanare fascino. Il fascino maledetto di una donna che fa della passione sessuale il centro della relazione con il suo “padrone”. Aba è la donna di servizio di un ricco uomo giapponese con il quale intrattiene una passionale e morbosa relazione. La sfrenata ricerca di piacere è tale che l’uomo si sottoporrà ad una pratica erotica che prevede una stretta al collo che aumenta e prolunga il piacere, ma che può dare anche la morte. E dopo la morte lei lo evira, custodendo quel pezzo di carne nel chimono. Verrà arrestata ma non sconterà mai la sua pena perché, si narra, che risultò “simpatica” alla corte che la giudicò semplicemente un’isterica …
La follia più grande di Aba? L’aver creduto che, attraverso il sesso, si possa fare “uno” con l’altro, e che la passione sessuale possa essere il modo per appropriarsi di un altro essere. Il gesto estremo dell’evirazione scandalizza non per l’atto in sé, ma perché segnala l’essenza stessa della castrazione femminile, la follia del desiderio femminile di credere che col possesso dell’organo maschile si possa esorcizzare una castrazione strutturale. Ecco allora che il libro di Cinzia Tani, Stringimi, si presenta con un titolo perfetto, sarà proprio con una stretta estrema al collo che l’uomo di Abe perderà la vita. La storia ha certo il suo fascino trasgressivo e innesca la domanda: ”Si può morire per amore?” Anzi: “Si può cercare la morte nel sesso?” A questi temi è dedicato quel capolavoro che è L’Erotismo, di Georges Bataille, che definisce l’erotismo come “l’affermazione della vita fin dentro la morte”. Aba lo sapeva bene e Cinzia Tani lo racconta. (Virginia Zullo)