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Pericope dell'adultera: autentica?

Ultimo Aggiornamento: 10/05/2019 11:21
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27/06/2010 07:25
 
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Re: Non sono parole mie quelle quotate da te, barnabino, ma di Polymetis
barnabino, 26/06/2010 23.27:

Caro Nevio,


Il testo dell'adultera non appartiene probabilmente alla stesura originale del Vangelo di Giovanni tuttavia quando questo Vangelo è stato riconosciuto come canonico il testo c'era



Ti riferisci al Concilio di Trento?

Così come c'era il comma giovanneo e altre lezioni palesemente spurie. Per altro sarebbe da capire se è vero quello che dici, perché la pericope dell'adultere mi pare che manchi dai testo greci più importanti e dunque può darsi che comparisse nel testo nel XVI secolo, ma non certo nel III-IV.




Come queste considerazioni che seguono, ancora di Polymetis:


Caro nevio63, innanzitutto una parola sulla tua idea secondo cui la pericope dell'adultera potrebbe essere stata tolta da alcuni manoscritti perché troppo prorompente. Ti farà piacere sapere che Agostino era dello stesso parere. Egli scrive nella sua opera "I connubi adulterini":

"Ma ora, dopo che Cristo ha detto all'adultera: Io non ti condannerò; va' e d'ora in poi non peccare più 12, chi non capirebbe che il marito ha il dovere di perdonare ciò che ha perdonato il Signore di ambedue? Anzi, non deve neppure più chiamarla adultera, se crede che la divina misericordia ha cancellato la colpa della donna pentita.

Tutto questo è inaccettabile, evidentemente, per l'intelletto dei non credenti: infatti alcuni di fede debole, o piuttosto nemici della fede autentica, per timore, io credo, di concedere alle loro mogli l'impunità di peccare, tolgono dai loro codici il gesto di indulgenza che il Signore compì verso l'adultera, come se colui che disse: d'ora in poi non peccare più avesse concesso il permesso di peccare, o come se la donna non dovesse essere guarita dal Dio risanatore con il perdono del suo peccato, perché non ne venissero offesi degli insensati. E infatti quelli ai quali non piace quel gesto del Signore non sono personalmente virtuosi, e non è certo la castità che li rende severi; ma piuttosto appartengono al numero di quegli uomini ai quali il Signore dice: Chi fra di voi è senza peccato, scagli contro di lei per primo la pietra 13. Solo che quelli, intimoriti dalla coscienza, si ritirarono, rinunciando a tentare Cristo e a punire l'adultera 14; questi invece sono malati e rimproverano il medico, commettono adulterio e sono implacabili contro le adultere. Ma se a costoro si dicesse, non la frase udita da quelli: Chi è senza peccato (infatti chi c'è senza peccato?), ma: Chi è senza questo peccato, scagli contro di lei per primo la pietra, allora forse, invece di sdegnarsi perché non avevano ucciso l'adultera, rifletterebbero alla grande misericordia del Signore, che li perdona e, per quanto adulteri, li lascia vivere." (II, 6,7)

Il testo dell'adultera non c'è pervenuto né nel P66 e p75 del II I secolo, né nei codici Sinaitico e Vaticano del IV, tuttavia entrambi tutti questi manoscritti in corrispondenza della fine del cap. 7 mettono il segno diacritico che segnala la presenza di una variante tralasciata, motivo per cui generalmente si ritiene che questi testimoni, sebbene scelgano di non riportare il passo, ne conoscano l'esistenza. La pericope infatti è conosciuta almeno già dal III secolo, visto che è citata dalla siriaca Disaskalia Apostolorum.
Come scrive Raymond Brown nell' Anchor Bible Commentary:

The 3rd century Didaskalia Apostolorum (II 24:6; Funk ed., I, 93) gives a clear reference to the story of the adulteress and uses it as a presumably well-known example of our Lord's gentleness; this work is of Syrian origin, and the reference means that the story was known (but not necessarily as Scripture) in 2nd-century Syria.' (Raymond Brown, (Anchor Bible/Commentary on John, 1966) p.355)

Non dobbiamo dimenticare poi una constatazione importante: il fatto che i due manoscritti a noi pervenuti del IV secolo non abbiano il testo, non implica che il testo non ci fosse in altri manoscritti coevi. Questo lo sappiamo niente meno che da Girolamo, il quale ci informa che il testo con la pericope dell'adultera era presente in molti antichi manoscritti presenti a Roma che lui aveva consultato, ed è per questo, dice, che ha scelto di tradurre il brano.

"In Evangelio secundum Johnnem in multis et Graecis et Latinis codicibus invenitur de adultera muliere, quae accusata est apud Dominum" (Contro Pelagio, II, 17, 4)

Se fossero sopravvissuti questi manoscritti del IV secolo, anziché il Sinaitico e il Vaticano, avremmo forse la pericope dell'adultera sul Nestle-Aland senza parentesi quadre doppie?

Quanto alla lettera agli Ebrei, se si dice che fu riconosciuto come canonica solo verso la fine del IV secolo, non si intende dire che nessuno prima di allora l'abbia ritenuta Parola di Dio, perché non è che l'autorità dei libri salti fuori dal nulla. Semplicemente si intende dire che è entrata in un canone condiviso, cioè accettato da tutti, solo nel IV secolo. Ad esempio a fine II secolo la lettera agli Ebrei manca nel canone muratoriano. Dunque perché rifarsi al canone di una regione, e non di un'altra?
Per avere l'attuale canone bisogna necessariamente passare per il IV secolo: il primo testo che cita tutti e soli gli attuali testi del NT come canonici è infatti la lettera festale di Atanasio del 367. Qualunque cosa precedente o è incompleta o sovrabbonda di libri.
Quanto all'obiezione che l'episodio non è storico perché i giudei lapidano l'adultera, mentre il diritto di mettere a morte era riservato alle autorità romane, occorre ricordare che i giudei spesso se ne infischiavano e risolvevano le cose tra di loro. Lo sappiamo da due ordini di considerazioni: 1)Stefano stesso viene lapidato da dei giudei, che non hanno chiesto ai romani il permesso. 2)Gesù, accusato di farsi Dio, durante i suoi discorsi corre il rischio di essere lapidato. Sta scritto "presero le pietre per lapidarlo", ma Gesù fugge. Ciò mostra che i giudei, quando volevano, agivano.
Se durante la festa di Pasqua Gesù viene consegnato alle autorità romane e non si agisce in modo illegale era perché, vista la festa, la città era piena e si voleva fare tutto nel modo più legale possibile per evitare tumulti e faide tra giudei, qualora i sinedriti avessero lapidato Gesù da soli.


nevio63: Io l'ho sempre saputo, fin da piccolo, che Gesù ha detto quelle parole e fatto quei gesti, era Musica di Dio e non studi di studiosi, nè carne o sangue me l'hanno rivelato e chi può togliermele?

[SM=g2037508]
[Modificato da nevio63 27/06/2010 07:31]
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