"nella descrizione dell'aldilà, che segue puoi nella parabola, Gesù si attiene ai concetti nel giudaismo del suo tempo. Pertanto non è lecito forzare questa parte del testo: Gesù adotta gli elementi immaginifici preesistenti senza con questo elevarli formalmente a suo insegnamento sull'aldilà"
E poi continua
"Approva, tuttavia, chiaramente la sostanza della immagini. Non è privo d'importanza che Gesù riprenda le idee dello stato intermedio tra morte e risurrezione (...) Il ricco si trova nell'Ade come luogo provvisorio e non nella "geenna" (l'inferno) che è il termine per lo stato definitivo (Jeremias, p.152). Gesù non conosce una 'risurrezione nella morte'."
Caro I-gua il problema è sempre lo stesso: i TdG hanno questa malsana abitudine di strumentalizzare le parole altrui per fargli dire quello che in realtà non dicono.
Ratzinger dice che le immagini (usate in senso simbolico) sono vere, cioè veramente l'uomo quando muore avrà una ricompensa o una punizione.
In cosa consiste allora la non elevazione formale ad insegnamento dell'aldilà?
La risposta è in quello che Ratzinger chiama "risurrezione nella morte" che per noi cristiani significa semplicemente la possibilità di andare in Paradiso con Gesù e Dio subito dopo la morte. Infatti il racconto lucano nn dice che Lazzaro va in paradiso, ma va nel seno di Abramo che sicuramente non era un luogo di tormenti, ma allo stesso tempo non era neanche un luogo dove risiedeva Dio.
E' stato proprio Gesù, in Lc 23:43, a rivelare per la prima volta questo concetto rivoluzionario rispetto al passato.
Cosa dicono i TdG di Lc 23:43? E meglio che tu non lo legga perché è davvero mortificante vedere come la Parola di Dio a volte possa essere martoriata e mortificata.